Chiesa di San Nicolò di Castello: differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
|Nome = Chiesa di San Nicolò di Castello
|Immagine = San Nicolò di castello e ospedale dei marinai.jpg
|Didascalia = La chiesa di San Nicolò con in primo piano l'ospedale dei marinai, nella mappa ''[[Venetie MD]]'' di [[Jacopo de' Barbari]] del [[1500]].
|NomeComune = [[Venezia]]
|Regione = [[Veneto]]
|SiglaStato = ITA
|Religione = [[Chiesa cattolica romana|Cattolica]]
|AnnoConsacr = [[1503]]
|InizioCostr = tra il =1490 e il 1500
|StileArchitett = rinascimento
|Demolizione = [[1810]]
|InizioCostr =
|Demolizione = [[1810]]
}}
La '''chiesa di San Nicolò di Castello''', con l'annesso "ospedale dei marinai", in origine ambedue intitolati a '''Messer Gesù Cristo''', era un complesso assistenziale e religioso di [[Venezia]], situato nel sestiere di [[Castello (sestiere di Venezia)|Castello]] nellnella punta di Sant'Antonio, l'allora estremo lembo sud-orientale della città; gli edifici furono demoliti nel 1810, per permettere la costruzionerealizzazione dei [[Giardini Napoleonici|Giardini Napoleonic]]<ref>{{cita|Tassini|p. 14}}.</ref>[[Giardini Napoleonici|i]].
 
== Storia ==
Nel 1471 la [[Repubblica di Venezia]] aveva già deciso di costruire un «cohopertum» per i poveri, a carico dell'Ufficio del  Sale, autorità incaricata delle opere pubbliche, scegliendo come sito il campo Sant'Antonio, l'ampio scoperto e libero «intra [[Chiesa di San Domenico (Venezia)|Sanctum Dominicum]] et [[Chiesa di Sant'Antonio di Castello|Sanctum Antonium]]», antichi insediamenti conventuali. Lo scopo era creare un luogo protetto ma anche allontanare dal centro della città i numerosi mendicanti aumentati con gli sbandati qui giunti a causa dei conflitti contro l'espansionismo turco nella Dalmazia meridionale e nell'Albania veneta, che altro ricovero non trovavano se non i portici di [[piazzaPiazza San Marco]]. Successivamente si trovò più conveniente, ad imitazione di quanto fatto dal duca di Milano chiedere al papa la concessione di indulgenze per premiare la racloltaraccolta di elemosine a questo scopo. A questa decision del 7 settembre 1474 [[papa Sisto IV]] rispose con la bolla del 30 maggio 1475 che concedeva «[…] una Indulgentia Plenaria p. anni venti all'Hospedal de Ms Giesù Christo a St. Antonio di Castello, a questi fideli Christiani che confessati e comunicati insitassero il detto Hospedal et Cappella, et dassero delle elemosine p. la fabrica». Grazie ai contributi così raccolti, tra cui una cospicua donazione del doge Andrea Vendramin, si ptwèpoté iniziare la «fabrica  della Cappella, et  Altar dell'Ospital" e il 7 aprile 1476 si svvolsesvolse la cerimonia della posa delldella prima pietra da parte del patriarca [[Maffeo Girardi]], presenti il doge e il senato. L'istituzione posta sotto il governo del doge stesso e di tre [[procuratori di San Marco]] e da tre procuratori aggiuntivi eletti a cui non era assegnato altro compenso se non «che quello della Gloria del Sr. Iddio». La bolla fu rinnovata per altri venti anni da [[papa Innocenzo VIII]] consentendo la raccolta di altre cospicue somme<ref>{{Cita|Meijers 1989|pp. 43-44.}}</ref>.
[[File:Giovanni_Antonio_Canal,_il_Canaletto_-_View_of_San_Giuseppe_di_Castello_-_WGA03931.jpg|sinistraleft|miniaturathumb|upright=1.4|Canaletto, ''Veduta con le chiese di San Giuseppe e di San Nicolò di Castello'', 1740 circa, olio su tela, 47,5x77,5 cm, collezione privata]]
Tuttavia ancora nel 1489 il [[Marco Antonio Sabellico|Sabellico]] vedette una modesta costruzione in legno per la chiesa<ref name=":1">{{Cita|Sabellico 1502|p. 65 (N.B. la prima edizione in latino è del 1490).}}</ref> e le prime registrazioni dalla fornitura di materiali murari per questa risalgono al 1490, mentre restano alcune notizie dodi precedenti approvvigionamenti per l'ospedale; ugualmente taridivi risultano per i primi pagamenti ai proti Bartolomeo Gonella e [[Giorgio Spavento]]<ref>{{Cita|Meijers 1989|p. 46.}}</ref>. Nel 1497 Giovanni Battista [[Sfondrati|Sfondrato]] ambasciatore del [[Ludovico il Moro|Duca di Milano]] scriveva alsuoal suo signore che l'ospedale «sarebbe assai bello, se fosse ultimato, ma fin adesso non ha se non una parte dell'edificio fornito, il resto è imperfetto»<ref>{{Cita|Battiston 1992}}, |p. 42}}.</ref>. La chiesa fu finalmente consacrata il 25 marzo 1503<ref>{{cita|Tassini|p. 13}}.</ref> e l'ospedale venne attrezzato ma contemporaneamente venne deciso di limitare la fruibilità cioè «[…] che in d.to OspitaiOspital non si possono accettar se non Poveri, Veneziani, e Marinai, overo altri che fossero benemeriti dello Stato». Inoltre era necessario aver almeno sessant'anni, essere celibi o vedovi e disposti ad abitare stabilmente nell'istituto. Fra il personale addetto sotto la direzione del priore, un «cittadino di buona coscienza», figuravano un cuoco, due ''massare'', un ''famiglio'', un fornaio, un medico e un barbiere. Insomma dal primo progetto caritatevole si era tornati al tradizionale sistema di protezione legato ad una professione<ref>{{Cita|Meijers 1989|p. 44.}}</ref>.
[[File:Anonimo_mappa_insula_Sant'Antonio.jpg|miniaturathumb|upright=1.4|Anonimo, ''Mappa della Punta di Sant'Antonio'', 1500 circa, Venezia Museo Correr]]
Nel 1573 la "Fraterna dei marineri di San Nicolò" fu autorizzata ad usare la chiesa per una messa ogni mese su di una loro tavola coperta da un tappeto succeduta da una processione attorno all'edificio. L'anno successivo poterono anche installare un loro armadio per riporvi i propri arredi<ref>{{Cita|Battiston 1992|p. 42.}}</ref>.
 
Nel 1591 il [[Seminario Gregoriano]] fu trasferito dalla originaria sede dei [[Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (Venezia)|Santi Filippo e Giacomo]], lasciata nuovamente nella piena disponibilità del [[Primicerio della basilica di San Marco|Primicerioprimicerio]], in una parte del complesso ospedaliero. La direzione di questo seminario, destinato alla formazione dei [[Canonici di San Marco]], venne assegnata ai [[Chierici regolari di Somasca|padri Somaschi]] che la mantennero fino al 1612 per poi rientrarne in possesso definitivamente dal 1627. Ai SomsschiSomaschi erano affidati anche l'ospedale e la chiesa<ref>{{Cita|Battiston 1992|pp. 43-45.}}</ref>.
 
Nel 1658 fu concesso alla fraterna dei marinai l'erezione nella chiesa di un proprio altare dedicato ai santi Giuseppe e Nicolò. Fu probabilmente da allora che la chiesa venne abitualmente definita col nuovo nome di San Nicolò Didi Bari<ref name="Gaggiato_2019">{{Cita|Gaggiato 2019|p. 197.}}</ref>.
 
Nel 1668 vene concessa ad un gruppo di [[Cappuccine]] la porzione terminale ad oriente dell'ospedale per istituirvi un proprio convento. Per quanto riguarda la parte residenziale gli ambienti erano già ben predisposti ristrutturazione un po' più complesso fu ricavare una loro piccola [[Chiesa delle Cappuccine di Castello|chiesa]] all'interno dello stabile esistente che poterono farla consacrare nel 1675<ref>{{Cita|Gaggiato 2019|pp. 160, 197.}}</ref>.
 
Sussiste lunauna notevole incertezza sull'evoluzione della costruzione dell'ospedale: nella [[Veduta di Venezia|mappa del Dede' BabariBarbari del 1500]] viene disegnato dal mentre nelle incisioni di Carlevarijs e Lovisa viene rappresentato come un unico lungo e dignitoso palazzo. Comunque già nel 1489 Sabellico osservava lì un «novo hospitale»<ref name=":1" /> e, per quanto nel 1503 ospitasse solo 25 o 30 assistiti<ref>{{Cita|Meijers 1989|p. 48.}}</ref>, Sansovino nel 1581 lo descrisse come «luogo per ricetto de marinari ridotti in vecchiezza, & a pellegrini»<ref>{{Cita|Sansovino 1581|Sestiero di Castello, p. 9.}}</ref>.
[[File:Gainnantonio_Selva_mappa_Punta_di_SantGiannantonio Selva mappa Punta di Sant'Antonio_stato_di_fattoAntonio stato di fatto.jpg|sinistra|miniatura|Giannantonio Selva, ''Punta di Sant'Antonio – stato di fatto''. 1808, Venezia, Museo Correr (N.B. mappa orientata verso sud-ovest in alto)]]
Nel 1806 con l'estensione alle province venete, tornate sotto il controllo napoleonico, del decreto di soppressione e riorganizzazione dei conventi il seminario e tutte gli altri insediamenti religiosi della Punta di Sant'Antonio vengono soppressi<ref>{{Cita webtesto|url=https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=uc1.a0003190485&seq=483|titolo=Decreto riguardante le Corporazioni Religiose ne’ne' dipartimenti Veneti riuniti al Regno}}</ref> e gli edifici assegnati alla marina militare francese<ref>{{Cita|Gaggiato 2019|pp. 83, 197.}}</ref>. Ma il destino finale venne segnato il 7 dicembre 1807 dal ''Decreto portante varj provvedimenti a favore della città di Venezia'' in cui si prevedeva di dotare anche Venezia di grandi giardini pubblici<ref>{{Cita webtesto|url=https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=nyp.33433008423133&seq=240|titolo=Decreto portante varj provvedimenti a favore della città di Venezia}} (|posizione= Titolo V, artt. 36, 37, p. 1194) }}</ref>, soltanto tre settimane dopo la pubblicazione del decreto il consiglio comunale incraicò [[Giannantonio Selva|Selva]] per la progettazione e la realizzazione<ref>{{Cita|Romanelli 1988|p- 52.}}</ref>. L'architetto consegnò un primo progetto nel maggio 1808: l'idea era continuare la [[riva degli Schiavoni]] fino a San Giuseppe coprendo il rio di Sant'Anna, trasformando l'esistente in una larga strada (la Via Eugenia ovvero l'attuale [[Via Garibaldi (Venezia)|via Garibaldi]]) per poi collegarsi con un ponte senza gradini agli spazi destinati a giardino passando per l'area indemaniata di [[Chiesa di San Domenico (Venezia)|San Domenico]]. Del progetto furono rifiutate sostanzialmente tutte le attrezzature di servizio di nuova costruzione ma quel che interessa qui era la necessitò di sgombrare l'area abbattendo la chiesa di San NIcolò, l'ospedale e il convento con la chiesa di Sant'Antonio<ref>{{Cita|Romanelli 1982|pp. 54-57.}}</ref>.
 
Selva, delegato dal podestà, assieme all'ingegnere Ganassa, delegato della Congregazione di Carità, iniziò con la verifica dettagliata dello stato di fatto presentato il 21 gennaio 1809 in due relazioni (una brevissima per l'«Ospitale detto di Messer Gesù Cristo» e l'«Ospizio dei Pellegrini», l'altra necessariamente più estesa per gli ambienti destinati al seminario e la chiesa redatta alla presenza dell'ex rettore Barnaba) in cui vengono elencati tutti gli effetti dal numero di serrature, alle inferrriateinferriate e agli altari<ref>{{Cita|Battiston 1992|pp. 50-52.}}</ref>. NlNel marzo dell'anno successivo vennero prodotte le stime dell'edificio e dei marmi<ref name=":0">{{Cita|Zorzi 1984/2|p. 253}}.</ref> e dei costi di demolizione<ref>{{Cita|Battiston 1992|p. 48.}}</ref>. Nel luglio-agosto 1810 Cicogna commentava nei suoi diari le demolizioni in corso<ref>{{Cita|Romanelli 1988|p. 121 n. 53}}.</ref>ed entro quello stesso anno gli edifici erano definitivamente scomparsi<ref>{{Cita|Neikers 1989|p. 45.}}</ref>.
[[File:Portale_s_nicolò_castello.jpg|miniatura|Il portale principale della chiesa di San Nicolò di Castello ricomposto nel 1824 come porta secondaria delle attuali [[Gallerie dell'Accademia]].]]
I materiali costruttivi delle chiese, dei conventi e dell'ospedale vennero utilizzati per la volta di copertura del canale di Sant'Anna per la realizzazione della Via Eugenia, l'attuale [[Via Garibaldi (Venezia)|via Garibaldi]]. Di questa chiesa soltanto i portali della facciata finemente decorati con motivi a candelabra e girali vennero "salvati" e trasferiti negli edifici delle Gallerie dell'Accademia: il principale fu rimontato nel 1824 all'esterno vicino l'angolo sud occidentale del complesso, mentre i lacerti dei due portali minori vennero murati neinel cortile palladiano<ref>{{Cita|Gaggiato 2019|p.name="Gaggiato_2019" 197.}}</ref>.
 
== Descrizione ==
[[Francesco Sansovino|Sansovino]] e anche l'aggiornamento Martinioni lasciano soltanto qualche cenno storico in coda alla descrizione della [[chiesa di Sant'Antonio di Castello]], ne omettono una anche minima descrizione e la definiscono ''Chiesa dello Spedale di Sant'Antonio''<ref>{{Cita|Sansovino 1581|libro I, p. 9;}} {{Cita|Martinioni 1683|libro I, p. 32.}}</ref>.
 
Alcuni dipinti ed incisioni ci mostrano una chiesa dalla facciata incompiuta e sormontata da una cupola. L'impostazione con l'alta quadrifora centrale e gli oculi sopra le porte laterali fanno pensare che [[Giorgio Spavento]], esecutore del progetto, si sia basato sui modelli di [[Mauro Codussi]]<ref>{{Cita|Bassi 1997}}, |p. 112}}.</ref>.
 
Dobbiamo alioallo studio sui disegni di rilievo del [[Antonio Visentini|Visentini]], tra questi risultano particolarmente interessanti la pianta e gli spaccati conservati dal [[Royal Institute of British Architects]] che ci conducono alla probabile definizione della struttura interna. I disegni ci mostrano una chiesa a croce greca organizzata a [[quinconce]] secondo i parametri neo bizantinineobizantini tipici del primo rinascimento veneziano. Sopra il quadrato centrale del si alzava da un tamburo la snella cupola che si concludeva con una lanterna cieca (simile a quelle di San Marco). Definite verso gli angoli erano quattro spazi a baldacchino, più bassi della crociera e sormontati da cupolette, anche queste cieche come nella codussiana [[Chiesa di San Giovanni Grisostomo|San Giovanni Grisostomo]]. Un modello che Spavento produrrà moltiplicato a [[Chiesa di San Salvador|San Salvador]]. Particolare di questa chiesa era l'aggiunta di una cupola ribassata sul presbiterio concluso dal catino dell'abside e affiancato fda poco profonde cappelle laterali <ref>{{Cita|Tafuri 1985}}, |pp. 47-48}}.</ref><ref>{{Cita|Bassi 1997}}, |p. 119}}.</ref>.
 
L'aspetto neobizantino, della chiesa posta quasi all'ingresso della città via mare. costituiva una sorta di manifesto della missione della Repubblica come difensore della cristianità contro i turchi che avevano occupato [[Costantinopoli|Costantinipoli]]. La dignità dell'ingresso rafforzata con il completamento dell'ospedale e il rifacimento della facciata della precedente [[Chiesa di Sant'Antonio di Castello|chiesa di Sant'Antonio]]. <ref>{{Cita|Meijers 1989|p. 51.}}</ref>
 
+++significato anti turco<gallery>
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File:Veduta_di_San_Nicolò_di_Castello.jpg|Luca Carlevarijs, ''Veduta della chiesa e spiaggia di San Nicolò di Castello'', 1703, acquaforte
File:S_Nicolò_Castello.jpg|Anonimo, ''Veduta delle chiese di San Nicolò e San Giuseppe di Castello,'' 1720 c, acquaforte, Venezia, Domenico Lovisa
</gallery>I disegni del Visentini tuttavia, oltre a segnalare l'esistenza delle tre cappelle, non ci forniscono ulteriori sulla sistemazione degli altari; soltanto la scarna relazione del Selva nel 1809 enumera due altari marmo in legno e che il presbiterio era chiuso da una balaustrata<ref>{{Cita|Battiston 1992|p. 52.}}</ref>, Anche le guide sei-settecentesche di [[Marco Boschini|Boschini]] e [[Anton Maria Zanetti (1706-1778)|Zanetti]], ricordano soltanto le pale di due altari senza indicarne la posizione: un{{'}}''Annunciazione'' di [[Francesco Vecellio]] (ora nei depositi delle Gallerie dell'Accademia) e una ''Resurrezione di Cristo'' ''con i santi Nicola e Giuseppe'' ad opera di [[Pietro Ricchi]]<ref>{{Cita|Boschini 1658|Sestier di Castello, p. 11;}} {{Cita|Zanetti 1733|p. 207.}}</ref> sull'altare della fraterna dei marinai; questa ultima non viene citata nell'opera del 1771 dello Zanetti. Anche il [[Emmanuele Antonio Cicogna|Cicogna]] ne dichiara l'ignota la sorte rammentando invece per la prima volta la pala marmorea del terzo altare<ref>{{Cita|Cicogna 1824|p. 358.}}</ref>, un bassorilievo attribuibile a [[Tullio Lombardo]] ma di dubbia interpretazione: presenta infatti le figure di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]], atteggiata come come in un'annunciazione, e quella di una probabile [[Maria Maddalena|Maddalena]] orante che affiancano un tabernacolo sormontato dalla colomba dello [[Spirito Santo]]<ref name=":0" />.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
 
* {{Cita libro|autore=Marco Antonio Sabellico|titolo=Del sito di Vinegia|annooriginale=1502|anno=2017|editore=venipedia|città=Venezia|cid=Sabellico 1502}}
* {{cita libro|autore=Francesco Sansovino|titolo=Venetia città nobilissima et singolare descritta in XIIII libri da M. Francesco Sansovino|anno=1581|editore=Iacomo Sansovino|città=Venezia|posizione=Sestiero di Castello, p. 9|cid=Sansovino 1581}}
* {{cita libro|autore=Francesco Sansovino|autore2=Giustiniano Martinioni [con aggiunta di]|titolo=Venetia città nobilissima et singolare descritta in XIIII libri da M. Francesco Sansovino|anno=1663|editore=Steffano Curti|città=Venezia|p=32|posizione=Sestiero di Castello, p.32|cid=Martinioni 1663}}
* {{Cita libro|autore=Marco Boschini|titolo=Le ricche minere della pittura veneziana|anno=1674|editore=Francesco Nicolini|città=Venezia|posizione=Sestier di Castello, p. 11|cid=Boschini 1674}}
* {{Cita libro|autore=Domenico Martinelli|titolo=Il ritratto di Venezia|anno=1684|editore=Giacomo Hertz|città=Venezia|pp=84, 95|cid=Martinelli 1684}}