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{{Nota disambigua}}{{F|terminologia informatica|agosto 2012|La voce è scritta in linguaggio non enciclopedico. Mancano del tutto le sezioni Note/Bibliografia/Collegamenti esterni}}
{{Nota .{{cn}}messi all'inter tutto ufficiale Gianluca di Marzio conferma "trattativa a sorpresa nessuno se lo aspettava"
[[File:hackingprohibited.jpg|right|framed|Segnale stradale a [[New York]], c. 1965]]
L''''hacking,''' che non va confuso con il [[Cracking (informatica)|cracking]], è l'insieme dei metodi, delle tecniche e delle operazioni volte a conoscere, accedere e modificare un [[sistema informatico]] [[hardware]] o [[software]].
 
Il termine, tuttavia, avendo accompagnato lo sviluppo delle tecnologie di elaborazione e [[comunicazione]] dell'[[informazione]], ha assunto diverse sfumature a seconda del periodo storico e dell'ambito di applicazione. Sebbene venga usato principalmente in relazione all'informatica, l'hacking si riferisce più genericamente a ogni situazione in cui è necessario far uso di [[creatività]] e [[immaginazione]] nella soluzione di un problema.{{cn}}
 
== Storia ==
[[File:glider.svg|right|thumb|Il [[Glider (hacker)|glider]], "simbolo degli hacker"]]
Il termine "hacking" ha radici nel verbo inglese "to hack", che significa "intaccare". Questa parola è stata adottata per descrivere un insieme di pratiche tecnologiche che coinvolgono la manipolazione e la comprensione approfondita dei sistemi informatici. L'individuo che si dedica a queste pratiche è noto come [[hacker]]. Originariamente l'hacking aveva una connotazione positiva, indicando un approccio creativo e ingegnoso alla risoluzione dei problemi.
La parola hacking deriva dal verbo inglese ''to hack'', che significa intaccare. Colui che pratica l'hacking viene identificato come [[hacker]]: il suo obiettivo è solitamente quello di acquisire un'approfondita conoscenza del sistema su cui interviene, per poi essere in grado di accedervi o adattarlo alle proprie esigenze. Tale atteggiamento assume maggiore rilevanza se si considera che di frequente le informazioni tecniche e le potenzialità di un sistema non vengono interamente rese note dal produttore, o addirittura in certi casi vengono volutamente occultate e protette (per motivi industriali e commerciali o per tutelarne la sicurezza e l'affidabilità).
 
La cultura dell'hacking ha avuto origine presso il [[Massachusetts Institute of Technology]] (MIT) negli anni '60. Gli studenti del MIT iniziarono a condividere conoscenze e a migliorare i sistemi informatici, creando una cultura di collaborazione tecnica. Questo spirito di condivisione ha dato origine a un approccio etico conosciuto come "hacker ethic", sottolineando l'importanza della condivisione delle conoscenze e dell'ingegnosità.
 
Nel corso degli anni '80 la cultura hacker abbracciò l'ideale dell'[[open source]] e del [[software libero]]. Gli hacker iniziarono a sviluppare software che poteva essere condiviso e modificato liberamente, portando alla creazione di progetti di successo come GNU e Linux.
 
Tuttavia, nel tempo, il termine "hacking" assunse una connotazione più negativa a causa delle attività illegali e dannose associate ad alcuni individui. L'immagine dell'hacker divenne spesso associata al furto di dati, al danneggiamento dei sistemi e alla violazione della [[sicurezza informatica]].
 
È importante distinguere tra due categorie principali di hacking: il [[white hat]] hacking, che è condotto in modo etico da esperti in sicurezza informatica al fine di identificare e correggere vulnerabilità, e il [[black hat]] hacking, che comporta attività illegali come l'accesso non autorizzato ai sistemi o il furto di informazioni.
Il termine hacking, nel gergo informatico, è spesso connotato da un'accezione negativa, in quanto nell'immaginario collettivo identifica una tipologia di operazioni e comportamenti del tutto illegali. Tuttavia l'hacking comprende in realtà una serie di attività perfettamente lecite, svolte anche a livello professionale: i sistemi informatici vengono infatti sottoposti a specifici e costanti test al fine di valutarne e comprovarne la sicurezza e l'affidabilità (i risultati di questi test non possono comunque provare l'assoluta robustezza del sistema, ma soltanto il fatto che in un ristretto periodo di tempo chi ci ha lavorato non è riuscito a scoprire alcuna vulnerabilità). Altre attività di hacking sono poi svolte di ''routine'' da chi si occupa dell'amministrazione di sistemi informatici, nonché da chi ne cura lo studio e lo sviluppo.
 
Le giurisdizioni di tutto il mondo hanno introdotto leggi e regolamentazioni specifiche per affrontare le attività illegali legate all'hacking.<!-- da qui in avanti va ancora revisionato -->
In ogni caso, comunemente il termine è associato alla pratica di accedere illegalmente in sistemi altrui, con lo scopo di carpire dati riservati o danneggiarne il funzionamento: tale pratica è più propriamente denominata [[Cracking (informatica)|cracking]] (che si può tradurre in questo contesto come ''intaccare con l'obiettivo di rompere, distruggere''), sebbene utilizzi metodi e tecniche proprie dell'hacker.
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== Tipologie ==
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=== Web server ===
==== Pubblicazione di contenuti non autorizzati ====
Questo è un altro caso che ha contribuito a rendere celebre l'hacking, anche ai non esperti di informatica; come nel caso precedente, è possibile tentare di utilizzare una macchina fingendosi un utente autorizzato a farlo: ma attaccando questa volta un [[Server web|web server]] (un elaboratore in grado di fornire contenuti accessibili sul [[Web]]) si possono alterare i contenuti memorizzati su di esso, tipicamente aggiungendo una semplice scritta del tipo " '''...''' è stato qui" o aggiungendo immagini o testi scarsamente educativi che poi vengono mostrati a chiunque tenti di accedere al sito ospitato su tale server. Tale pratica è comunemente chiamata ''[[defacing]]''. Questa pratica può violare le leggi che regolamentano le telecomunicazioni e la privacy.
 
== Aspetti politici dell'hacking ==
In ambito internazionale, è in atto una discussione sugli aspetti politici e sociali della cosiddetta etica-hacker, in particolare sulla possibilità che essa esprima istanze di ''empowerment'' dal basso. Alcuni studiosi, infatti, ritengono che alcune pratiche hacker distribuiscano e democratizzino funzioni e poteri di controllo e di produzione “[[biopolitica]]” e che siano, quindi, potenzialmente capaci di produrre innovazione politica e istituzionale.
 
A dispetto di un contesto socio-politicosociopolitico dominato da imprese e corporazioni oligopolistiche, le pratiche hackers quali piattaforme indipendenti, progetti open-source di cittadinanza “[[scientifica]]” e le nuove esperienze dei makers o del bio-hacking sembrano quasi preludere ad un nuovo “[[fai-da-te]]” biopolitico.<ref>{{Cita pubblicazione|autore = Milone|titolo = Alcune considerazioni su hacking e innovazione politica|rivista = Politics. Rivista di Studi Politici|volume = 1|numero = 1/2014|nome = Vittorio|ppp = 47-68|url = https://rivistapolitics.files.wordpress.com/2014/07/politics_2014_01_47_68_milone.pdf}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Ippolita|titolo=Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato globale|anno=2005|editore=Eleuthera|città=Milano|p=|pp=|ISBN=}}</ref>
 
== Note ==