Apollo 6: differenze tra le versioni
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L'Apollo 6 aveva come obiettivo principale dimostrare la capacità del terzo stadio del Saturno V, l'S-IVB, di spingere se stesso e la [[navicella spaziale Apollo]] a distanze compatibili con il viaggio verso la [[Luna]]. I suoi componenti iniziarono ad arrivare al [[Kennedy Space Center]] all'inizio del 1967 mentre i test procedettero lentamente, spesso ritardati da quelli dedicati alla missione [[Apollo 4]]. Una volta che quella missione, anch'essa priva di equipaggio, poté essere lanciata nel novembre 1967, i preparativi per Apollo 6 poterono proseguire più velocemente tuttavia ulteriori ritardi fecero posticipare il volo da marzo ad aprile 1968.
Il piano di volo prevedeva l'effettuazione, una volta raggiunta l'[[orbita]], di un'accensione (la [[manovra di inserzione translunare]]) per immettere il [[veicolo spaziale]] in una
== Obiettivi ==
La missione Apollo 6 aveva come scopo principale quello di dimostrare la capacità del [[razzo vettore]] [[Saturno V]] di spingere un [[modulo di comando e servizio]] (CSM) e un [[modulo lunare]] di
Tutto ciò avrebbe, in sostanza, dovuto verificare la capacità del veicolo di lancio Saturno V di inviare l'intera [[navicella spaziale Apollo]] sulla Luna, e in particolare di testare le sollecitazioni del [[modulo lunare]] (LM) e le [[vibrazione|vibrazioni]] dell'interno complesso riscontrate a carico quasi completo.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|pp.
==L'assemblaggio==
[[File:67-H-1230 Lunar module LTA-2 R.jpg|thumb|sinistra|Il modulo lunare di test (''Lunar Module Test Article'') (LTA-2R) viene collocato nel suo alloggiamento]]
Il [[razzo vettore]] dell'Apollo 6 era stato denominato AS-502 ed era il secondo [[Saturno V]] con capacità di volo prodotto. Il suo [[carico utile]] includeva il CSM-020, un [[modulo di comando e servizio|CSM ''Block I'']] su cui erano state approntate alcune modifiche previste per il ''Block II''. Tra le altre cose, il modello ''Block I'' non disponeva della capacità di attraccarsi con un modulo lunare, come invece era previsto che facessero i modelli ''Block II''.<ref name="Orloff e Harland p. 172">{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 172}}.</ref> Tra le modifiche apportate al CSM-020 vi era un nuovo portello per l'entrata e uscita dell'equipaggio che doveva essere testato in condizioni di ritorno lunare.<ref name="Orloff e Harland p. 151">{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 151}}.</ref> Questo nuovo portello sostituiva quello che la commissione investigativa sull'incidente dell'[[Apollo 1]] aveva accusato di essere troppo difficile da aprire in caso di emergenza, circostanza che avevano contribuito alla morte di tre astronauti il 27 gennaio 1967.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|pp.
Il modulo di servizio utilizzato era l'SM-014: quello originariamente pianificato per l'Apollo 6, l'SM-020, era stato utilizzato per l'Apollo 4 dopo che il suo, l'SM-017, era stato danneggiato in un'esplosione e dovette essere demolito. Il CM-014 non era disponibile per il volo poiché veniva utilizzato per aiutare le indagini sull'Apollo 1.<ref name="MarAprChron">{{Cita libro |autore-capitolo-cognome=Ertel |autore-capitolo-nome=Ivan D. |url=http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/contents.htm#Volume%20IV |titolo=The Apollo Spacecraft: A Chronology |autore-capitolo-cognome2=Newkirk |autore-capitolo-nome2=Roland W. |autore-capitolo-cognome3=Brooks |autore-capitolo-nome3=Courtney G. |editore=[[NASA]] |anno=1969–1978 |volume=IV |città=Washington, D.C. |capitolo=Part 1 (H): Preparation for Flight, the Accident, and Investigation: March 25 – April 24, 1967 |lccn=69060008 |oclc=23818 |id=NASA SP-4009 |accesso=25 settembre 2021 |urlcapitolo=http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/v4p1h.htm |dataarchivio=5 febbraio 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080205020128/http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/contents.htm#Volume%20IV |urlmorto=sì }}</ref> Non tutti i sistemi del modulo di servizio erano state attivate per la breve missione di Apollo 6: ad esempio, i radiatori installati per rimuovere il calore in eccesso dall'impianto elettrico e il sistema di controllo ambientale non erano funzionanti.<ref>{{cita|Press Kit|p. 16}}.</ref>
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[[File:Ap6-68-HC-191.jpg|miniatura|sinistra|Separazione dell'interstadio in orbita]]
A causa dei problemi riscontrati nella fase di ascesa, il veicolo spaziale poté essere inserito in un'[[orbita]] di parcheggio di 173,14 chilometri per 360,10 chilometri, invece di quella circolare pianificata di 190 chilometri.<ref name="lver" /> Questa variazione rispetto al piano di volo non ha precluso, tuttavia, il proseguimento della missione.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 154}}.</ref> Durante la prima orbita, l'S-IVB effettuò alcune manovre cambiando il proprio assetto per testare le tecniche che i futuri astronauti avrebbero utilizzato per il tracciamento dei punti di riferimento per la navigazione. Quindi, dopo le due orbite percorse per verificare che tutto il veicolo funzionasse a dovere in previsione della manovra di inserimento in orbita translunare (TLI), all'S-IVB è stato dato il comando di riavvio ma senza successo.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|pp.
Passando, allora, ad una missione alternativa pre-pianificata,<ref name = "legacy" /> il direttore di volo [[Clifford Charlesworth]] e la sua squadre del [[centro di controllo missione]] scelsero di utilizzare il motore ''[[Service Propulsion System]]'' (SPS) del modulo di servizio per portare la navicella spaziale in un'orbita ad alto apogeo e con un basso perigeo che avrebbe comportato un rientro sulla Terra,<ref name = "legacy" /> come era stato fatto nella missione [[Apollo 4]]. Il motore SPS rimase acceso per 442 secondi per raggiungere l'apogeo pianificato di {{M|22204|s=km}}. Non essendoci abbastanza propellente per accelerare il [[rientro atmosferico]] con una seconda accensione del motore, il veicolo spaziale entrò nell'atmosfera solo a una velocità di {{M|10000}} metri al secondo invece dei previsti {{M|11000}} metri al secondo che avrebbero simulato un ritorno lunare.<ref name = "chariots 6" /> Mentre era ad alta quota, il modulo d comando è stato in grado di restituire dati sulla misura in cui i futuri astronauti sarebbero stati protetti dalle [[fasce di Van Allen]] dalla struttura del veicolo spaziale.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 356}}.</ref>
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|titolo=Apollo 6 Press Kit|editore=NASA|città=Washington, D.C.|anno=1968|url=http://libarchstor2.uah.edu/digitalcollections/items/show/1629|cid=Press Kit|lingua=en}}
* {{Cita libro|titolo=Apollo 6 Mission Report|editore=
* {{Cita libro|cognome1=Orloff|nome1=Richard W.|cognome2=Harland|nome2=David M.|wkautore2=David M. Harland|titolo=Apollo: The Definitive Sourcebook|url=https://archive.org/details/apollodefinitive0000orlo|anno=2006|editore=Praxis Publishing Company|città=Chichester, UK|isbn=978-0-387-30043-6|cid=Orloff e Harland, 2006|lingua=en}}
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