Impero sovietico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: numeri di pagina nei template citazione
 
(20 versioni intermedie di 16 utenti non mostrate)
Riga 1:
[[File:Soviet empire 1960.png|thumb|Massima estensione dell'Impero sovietico (1959–1960), il territorio che l'[[Unione Sovietica]] ha dominato politicamente, economicamente e militarmente (superficie totale: circa {{formatnum:35000000}} km²)<ref group="IS">Precisamente {{formatnum:34374483}} km².</ref>]]
 
'''Impero sovietico''' è un termine politico usato in "Sovietologia" (detta anche "Cremlinologia"[[sovietologia]]<ref>{{cita web|lingua=en|titolo=kremlinology|sito=[[Merriam-Webster]]|accesso=22 marzo 2021|citazione=Definition of kremlinology: the study of the policies and practices of the former Soviet government|url=https://www.merriam-webster.com/dictionary/kremlinology}}</ref>) per descrivere le azioni e la natura dell'[[Unione Sovietica]], in quanto [[Stato]] con un ruolo dominante su altri [[Paesi]].
 
In senso più ampio, il termine si riferisce alla dimensione geopolitica [[Imperialismo|imperialista]] attuata dallo Stato sovietico durante la [[guerra fredda]]: gli Stati che facevano parte dell'del cosiddetto Impero sovietico erano ufficialmente indipendenti, con governi propri e autonomi, più o meno [[stato autoritario|autoritari]], che stabilivano le proprie politiche interne ed estere; ma quelletali politiche dovevano comunque rimanere entro certi limiti decisi e imposti dall'Unione Sovietica, pena l'intervento militare delle [[Forze armate sovietiche]], e poi di tutto il [[Patto di Varsavia]], che di fatto è avvenutoavvenne durante i [[moti operai del 1953 nella Germania Est]], durante la [[rivoluzione ungherese del 1956]], durante la [[Primavera di Praga]] del 1968, durante la [[legge marziale in Polonia]] (1981–1983) e nell'[[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|intervento sovietico in Afghanistan]] (1979–1989). Gli Stati in questo contesto sono spesso chiamati "[[Stati satellite]]".
 
Il termine "Nuovo Impero Russo" è talvolta usato da quando [[Vladimir Putin]] è salito al potere in [[Russia]] nel [[2000]] e per descrivere la sua aggressiva e controversa [[politica estera]] atta a incrementare l'influenza russa in quanto [[grande potenza]] a livello regionale e internazionale.
Riga 9:
==Storia e caratteristiche dell'imperialismo sovietico==
[[File:Flag of the Soviet Union.svg|thumb|left|[[Bandiera dell'Unione Sovietica]].]]
Sebbene l'[[Unione Sovietica]] non fosse governata da un [[imperatore]] e si dichiarasse [[Stato socialista]] e anti-imperialista, si sostiene<ref name=is1>{{Cita|Beissinger|pp. 294–303294-303}}.</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Bhavna Dave|anno=2007|titolo=Kazakhstan: Ethnicity, Language and Power|editore=[[Routledge]]}}</ref><ref name=is2>{{Cita|Caroe|pp. 135–144135-144}}.</ref> che esibisse tendenze comuni agli imperi storici. L'inizio degli studi a tal proposito è tradizionalmente attribuito al libro di [[Richard Pipes]], ''The Formation of the Soviet Union'' (1954).<ref>{{cita libro|autore=Nelly Bekus|anno=2010|titolo=Struggle Over Identity: The Official and the Alternative|editore=Belarusianness|p=4|lingua=en}}</ref> Diversi studiosi ritengono che l'Unione Sovietica fosse un'entità ibrida contenente elementi comuni sia agli imperi multinazionali sia agli [[Stati-nazione]].<ref name=is1/> È stato anche affermato che l'Unione Sovietica ha effettivamente praticato il [[colonialismo]] allo stesso modo di altre potenze imperiali.<ref name=is2/><ref>{{cita libro|lingua=en|Epp Annus|anno=2019|titolo=Soviet Postcolonial Studies: A View from the Western Borderlands|editore=[[Routledge]]|isbn=978-0367-2345-4-6|pp=43–4843-48}}</ref><ref>{{cita web|autore=Riccardo Cucciolla, Riccardo|data=23 marzo 2019|titolo=The Cotton Republic: Colonial Practices in Soviet Uzbekistan?|sito=Central Eurasian Studies Society|accesso=22 marzo 2021|url=https://thecessblog.com/2019/03/the-cotton-republic-colonial-practices-in-soviet-uzbekistan-by-riccardo-mario-cucciolla-higher-school-of-economics-hse/|lingua=en|dataarchivio=15 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210115001141/https://thecessblog.com/2019/03/the-cotton-republic-colonial-practices-in-soviet-uzbekistan-by-riccardo-mario-cucciolla-higher-school-of-economics-hse/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Benedikts Kalnačs|anno=2016|titolo=20th Century Baltic Drama: Postcolonial Narratives, Decolonial Options|editore=Aisthesis Verlag|p=14|isbn=978-3849-8114-7-1}}</ref><ref name=is3>{{Cita|Loring|pp. 77–10277-102}}.</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Ewa Thompson|anno=[[2014]]|titolo=It is Colonialism After All: Some Epistemological Remarks|editore=[[Accademia polacca delle scienze]]|url=https://rcin.org.pl/ibl/Content/51834/WA248_71045_P-I-2524_thompson-it-is.pdf#page=9|p=74|accesso=22 marzo 2021}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Vytas Stanley Vardys|anno=[[1964]]|titolo=Soviet Colonialism in the Baltic States: A Note on the Nature of Modern Colonialism|pubblicazione=[[Lituanus]]|volume=10|numero=2|ISSN=0024-5089|url=https://www.lituanus.org/1964/64_2_01_Vardys.html|accesso=22 marzo 2021|dataarchivio=9 novembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211109162257/https://www.lituanus.org/1964/64_2_01_Vardys.html|urlmorto=sì}}</ref> I sovietici perseguirono il "colonialismo interno"<ref group="IS">Il "colonialismo interno" è lo sfruttamento di [[minoranza|gruppi minoritari]] all'interno di una società più ampia, che porta a disuguaglianze politiche ed economiche tra le regioni all'interno di uno Stato.</ref> in [[Asia centrale]], ad esempio in [[Kirghizistan]] dove veniva favorita la produzione di grano rispetto all'[[allevamento]] di [[bestiame]] così da avvantaggiare i coloni [[slavi]] rispetto ai [[Kirghisi]], perpetuando le stesse disuguaglianze dell'era coloniale [[zarista]].<ref name=is3/> I [[maoismo|maoisti]] [[cinesi]] sostenevano che l'Unione Sovietica fosse diventata essa stessa una potenza imperialista pur mantenendo una facciata socialista, definendolo un "imperialismo sociale".<ref>{{cita pubblicazione|autore=Albert Szymansk|anno=1977|titolo=SOVIET SOCIAL IMPERIALISM, MYTH OR REALITY: AN EMPIRICAL EXAMINATION OF THE CHINESE THESIS|pubblicazione=Berkeley Journal of Sociology|volume=22|pp=131–166131-166|ISSN=0067-5830|lingua=en|url=https://www.jstor.org/stable/41035250|accesso=19 luglio 2021}}</ref> Un'altra dimensione dell'imperialismo sovietico è l'[[imperialismo culturale]]. La politica dell'imperialismo culturale sovietico implicava la "sovietizzazione" della [[cultura]] e dell'[[istruzione]] a scapito delle tradizioni locali.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Natalia Tsvetkova|anno=2013|titolo=Failure of American and Soviet Cultural Imperialism in German Universities, 1945-1990}}</ref> [[Leonid Brezhnev]] perseguì una pervasiva politica di [[russificazione]] culturale come parte del [[socialismo reale]], forzando ulteriormente la [[centralizzazione]] nello Stato.<ref name="is/0">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Jason A. Roberts|anno=[[2015]]|titolo=The Anti-Imperialist Empire: Soviet Nationality Policies under Brezhnev|pubblicazione=Graduate Theses, Dissertations, and Problem Reports|doi=10.33915/etd.6514|accesso=22 marzo 2021}}</ref> Seweryn Bialer, studioso ed esperto del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], ha sostenuto che lo Stato sovietico praticasse il nazionalismo imperiale.<ref name=is4>{{Cita|Noren|pp. 27–3827-38}}.</ref>
 
[[File:EasternBloc BasicMembersOnly (it).svg|upright 0.8|thumb|right|L'[[Unione Sovietica]] (in rosso) e gli Stati satelliti del [[blocco orientale]] (in rosso chiaro); la [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] (in viola), alleata sovietica fino al 1948 e la [[Repubblica Popolare Socialista d'Albania]] (in arancione), alleata sovietica fino al 1961]]
Sebbene l'[[Unione Sovietica]] non fosse governata da un [[imperatore]] e si dichiarasse [[Stato socialista]] e anti-imperialista, si sostiene<ref name=is1>{{Cita|Beissinger|pp. 294–303}}.</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Bhavna Dave|anno=2007|titolo=Kazakhstan: Ethnicity, Language and Power|editore=[[Routledge]]}}</ref><ref name=is2>{{Cita|Caroe|pp. 135–144}}.</ref> che esibisse tendenze comuni agli imperi storici. L'inizio degli studi a tal proposito è tradizionalmente attribuito al libro di [[Richard Pipes]], ''The Formation of the Soviet Union'' (1954).<ref>{{cita libro|autore=Nelly Bekus|anno=2010|titolo=Struggle Over Identity: The Official and the Alternative|editore=Belarusianness|p=4|lingua=en}}</ref> Diversi studiosi ritengono che l'Unione Sovietica fosse un'entità ibrida contenente elementi comuni sia agli imperi multinazionali sia agli [[Stati-nazione]].<ref name=is1/> È stato anche affermato che l'Unione Sovietica ha effettivamente praticato il [[colonialismo]] allo stesso modo di altre potenze imperiali.<ref name=is2/><ref>{{cita libro|lingua=en|Epp Annus|anno=2019|titolo=Soviet Postcolonial Studies: A View from the Western Borderlands|editore=[[Routledge]]|isbn=978-0367-2345-4-6|pp=43–48}}</ref><ref>{{cita web|autore=Riccardo Cucciolla, Riccardo|data=23 marzo 2019|titolo=The Cotton Republic: Colonial Practices in Soviet Uzbekistan?|sito=Central Eurasian Studies Society|accesso=22 marzo 2021|url=https://thecessblog.com/2019/03/the-cotton-republic-colonial-practices-in-soviet-uzbekistan-by-riccardo-mario-cucciolla-higher-school-of-economics-hse/|lingua=en}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Benedikts Kalnačs|anno=2016|titolo=20th Century Baltic Drama: Postcolonial Narratives, Decolonial Options|editore=Aisthesis Verlag|p=14|isbn=978-3849-8114-7-1}}</ref><ref name=is3>{{Cita|Loring|pp. 77–102}}.</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Ewa Thompson|anno=[[2014]]|titolo=It is Colonialism After All: Some Epistemological Remarks|editore=[[Accademia polacca delle scienze]]|url=https://rcin.org.pl/ibl/Content/51834/WA248_71045_P-I-2524_thompson-it-is.pdf#page=9|p=74|accesso=22 marzo 2021}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Vytas Stanley Vardys|anno=[[1964]]|titolo=Soviet Colonialism in the Baltic States: A Note on the Nature of Modern Colonialism|pubblicazione=[[Lituanus]]|volume=10|numero=2|ISSN=0024-5089|url=https://www.lituanus.org/1964/64_2_01_Vardys.html|accesso=22 marzo 2021}}</ref> I sovietici perseguirono il "colonialismo interno"<ref group="IS">Il "colonialismo interno" è lo sfruttamento di [[minoranza|gruppi minoritari]] all'interno di una società più ampia, che porta a disuguaglianze politiche ed economiche tra le regioni all'interno di uno Stato.</ref> in [[Asia centrale]], ad esempio in [[Kirghizistan]] dove veniva favorita la produzione di grano rispetto all'[[allevamento]] di [[bestiame]] così da avvantaggiare i coloni [[slavi]] rispetto ai [[Kirghisi]], perpetuando le stesse disuguaglianze dell'era coloniale [[zarista]].<ref name=is3/> I [[maoismo|maoisti]] [[cinesi]] sostenevano che l'Unione Sovietica fosse diventata essa stessa una potenza imperialista pur mantenendo una facciata socialista, definendolo un "imperialismo sociale".<ref>{{cita pubblicazione|autore=Albert Szymansk|anno=1977|titolo=SOVIET SOCIAL IMPERIALISM, MYTH OR REALITY: AN EMPIRICAL EXAMINATION OF THE CHINESE THESIS|pubblicazione=Berkeley Journal of Sociology|volume=22|pp=131–166|ISSN=0067-5830|lingua=en|url=https://www.jstor.org/stable/41035250|accesso=19 luglio 2021}}</ref> Un'altra dimensione dell'imperialismo sovietico è l'[[imperialismo culturale]]. La politica dell'imperialismo culturale sovietico implicava la "sovietizzazione" della [[cultura]] e dell'[[istruzione]] a scapito delle tradizioni locali.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Natalia Tsvetkova|anno=2013|titolo=Failure of American and Soviet Cultural Imperialism in German Universities, 1945-1990}}</ref> [[Leonid Brezhnev]] perseguì una pervasiva politica di [[russificazione]] culturale come parte del [[socialismo reale]], forzando ulteriormente la [[centralizzazione]] nello Stato.<ref name="is/0">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Jason A. Roberts|anno=[[2015]]|titolo=The Anti-Imperialist Empire: Soviet Nationality Policies under Brezhnev|pubblicazione=Graduate Theses, Dissertations, and Problem Reports|doi=10.33915/etd.6514|accesso=22 marzo 2021}}</ref> Seweryn Bialer, studioso ed esperto del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], ha sostenuto che lo Stato sovietico praticasse il nazionalismo imperiale.<ref name=is4>{{Cita|Noren|pp. 27–38}}.</ref>
 
[[Iosif Stalin]] ordinò trasferimenti di popolazione nell'Unione Sovietica e la deportazione di persone, spesso interi gruppi etnici, dagli [[anni 1930]] agli [[anni 1950]] con destinazioni in aree remote e sottopopolate. Ciò terminò ufficialmente nell'era di [[Chruščëv]], con molte delle etnie autorizzate a tornare nelle loro zone d'origine nel [[1957]]. Tuttavia, Nikita Chruščëv e Leonid Brežnev rifiutarono il diritto al ritorno per i [[Tartari di Crimea]], i tedeschi[[Tedeschi russidi Russia]] e i turchi meskheti.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Junius P. Rodriguez|anno=2011|titolo=Slavery in the Modern World: A History of Political, Social, and Economic Oppression|editore=ABC-CLIO|p=179|isbn=978-1-85109-783-8|url=https://books.google.it/books?id=kzro5ziGRRoC&pg=PA179&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|accesso=22 marzo 2021}}</ref> Nel 1991, il [[Soviet Supremo della RSFS Russa]] dichiarò le deportazioni di massa staliniste come "politiche di diffamazione e genocidio".<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Jeronim Perovic|anno=2018|titolo=From Conquest to Deportation: The North Caucasus under Russian Rule|editore=[[Oxford University Press]]|isbn=978-0-19-093467-5|url=https://books.google.it/books?id=O19gDwAAQBAJ&pg=PA320&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|accesso=22 marzo 2021}}</ref>
[[File:EasternBloc BasicMembersOnly.svg|upright 0.8|thumb|right|L'[[Unione Sovietica]] (in rosso) e gli Stati satelliti del [[blocco orientale]] (in rosso chiaro); la [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] (in viola), alleata sovietica fino al 1948 e la [[Repubblica Popolare Socialista d'Albania]] (in arancione), alleata sovietica fino al 1961]]
 
La storia delle relazioni tra la RSFS Russa (la repubblica sovietica dominante) e il [[blocco orientale]] aiuta a comprendere i sentimenti degli Stati dell'[[Europa orientale]] nei confronti dei residui della cultura sovietica, vale a dire l'odio e il desiderio di sradicamento di quest'ultima. La [[Repubblica Popolare di Polonia]] e la [[sovietizzazione dei paesi baltici|sovietizzazione degli Stati baltici]] incarnano il fattuale tentativo sovietico di uniformare le loro culture e i loro sistemi politici tramite, appunto, la "sovietizzazione". Secondo lo studioso Dag Noren, la [[Russia]] ha cercato di costituire e rafforzare una "zona cuscinetto", tra sé stessa e l'[[Europa occidentale]], sfruttando gli Stati dell'Europa orientale come scudo per proteggersi da potenziali attacchi futuri.<ref name=is4/> È anche importante ricordare che le 15 repubbliche socialiste dell'URSS hanno pagato un costo in vite umane pari a 26–{{formatnum:27000000}} di morti nel corso della [[seconda guerra mondiale]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Michael Ellman; S. Maksudov|anno=[[1994]]|titolo=Soviet deaths in the great patriotic war: A note"|pubblicazione=Europe-Asia Studies|volume=46|numero=4|pp=671–680671-680|doi=10.1080/09668139408412190|ISSN=0966-8136|accesso=22 marzo 2021}}</ref> L'Unione Sovietica riteneva di dover espandere le proprie influenze, anche tramite interferenze politiche dirette, in modo da stabilire una gerarchia di dipendenza tra gli Stati sottomessi e sé stessa.<ref name=is4/> A tale scopo veniva prospettata l'instaurazione di un [[clientelismo]] economico.
[[Iosif Stalin]] ordinò trasferimenti di popolazione nell'Unione Sovietica e la deportazione di persone, spesso interi gruppi etnici, dagli [[anni 1930]] agli [[anni 1950]] con destinazioni in aree remote e sottopopolate. Ciò terminò ufficialmente nell'era di [[Chruščëv]], con molte delle etnie autorizzate a tornare nelle loro zone d'origine nel [[1957]]. Tuttavia, Nikita Chruščëv e Leonid Brežnev rifiutarono il diritto al ritorno per i [[Tartari di Crimea]], i tedeschi russi e i turchi meskheti.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Junius P. Rodriguez|anno=2011|titolo=Slavery in the Modern World: A History of Political, Social, and Economic Oppression|editore=ABC-CLIO|p=179|isbn=978-1-85109-783-8|url=https://books.google.it/books?id=kzro5ziGRRoC&pg=PA179&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|accesso=22 marzo 2021}}</ref> Nel 1991, il [[Soviet Supremo della RSFS Russa]] dichiarò le deportazioni di massa staliniste come "politiche di diffamazione e genocidio".<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Jeronim Perovic|anno=2018|titolo=From Conquest to Deportation: The North Caucasus under Russian Rule|editore=[[Oxford University Press]]|isbn=978-0-19-093467-5|url=https://books.google.it/books?id=O19gDwAAQBAJ&pg=PA320&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|accesso=22 marzo 2021}}</ref>
 
Con la [[Dottrina Brežnev]], la politica del "[[socialismo reale]]" è stata utilizzata per sancire il socialismo così come applicato in Unione Sovietica come "il più completo" (secondo la dottrina, seppure altri Paesi erano "socialisti", l'URSS era "socialista per davvero") evidenziando il suo ruolo dominante e l'egemonia sugli altri Paesi socialisti.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Mark Sandle|anno=2002|capitolo=Brezhnev and Developed Socialism: The Ideology of Zastoi?|titolo=Brezhnev Reconsidered, Studies in Russian and East European History and Society|editore=Palgrave Macmillan UK|pp=165–187165-187|doi=10.1057/9780230501089_8|ISBN=978-0-230-50108-9|accesso=19 luglio 2021}}</ref> Questa dottrina e l'interventismo di Brežnev, giustificarono l'invasione di altri Paesi socialisti e portarono alla caratterizzazione dell'URSS come impero.<ref name="is/0" />
La storia delle relazioni tra la RSFS Russa (la repubblica sovietica dominante) e il [[blocco orientale]] aiuta a comprendere i sentimenti degli Stati dell'[[Europa orientale]] nei confronti dei residui della cultura sovietica, vale a dire l'odio e il desiderio di sradicamento di quest'ultima. La [[Repubblica Popolare di Polonia]] e la [[sovietizzazione dei paesi baltici|sovietizzazione degli Stati baltici]] incarnano il fattuale tentativo sovietico di uniformare le loro culture e i loro sistemi politici tramite, appunto, la "sovietizzazione". Secondo lo studioso Dag Noren, la [[Russia]] ha cercato di costituire e rafforzare una "zona cuscinetto", tra sé stessa e l'[[Europa occidentale]], sfruttando gli Stati dell'Europa orientale come scudo per proteggersi da potenziali attacchi futuri.<ref name=is4/> È anche importante ricordare che le 15 repubbliche socialiste dell'URSS hanno pagato un costo in vite umane pari a 26–{{formatnum:27000000}} di morti nel corso della [[seconda guerra mondiale]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Michael Ellman; S. Maksudov|anno=[[1994]]|titolo=Soviet deaths in the great patriotic war: A note"|pubblicazione=Europe-Asia Studies|volume=46|numero=4|pp=671–680|doi=10.1080/09668139408412190|ISSN=0966-8136|accesso=22 marzo 2021}}</ref> L'Unione Sovietica riteneva di dover espandere le proprie influenze, anche tramite interferenze politiche dirette, in modo da stabilire una gerarchia di dipendenza tra gli Stati sottomessi e sé stessa.<ref name=is4/> A tale scopo veniva prospettata l'instaurazione di un [[clientelismo]] economico.
 
Anche la penetrazione dell'influenza sovietica nei cosiddetti "Stati di tendenza socialista"<ref group="IS">Nella terminologia politica dell'[[Unione Sovietica]], gli "Stati di tendenza socialista" (in russo: Страны социалистической ориентации; ''Strany socialističeskoj orientacii'', lett. "Stati di orientamento socialista") erano Stati del [[Terzo mondo]] postcoloniale riconosciuti dall'Unione Sovietica come aderenti alle idee del socialismo.</ref> è stata di tipo politico e ideologico, poiché piuttosto che impadronirsi delle loro ricchezze economiche, l'Unione Sovietica ha pompato in loro enormi quantità di "assistenza internazionale" per assicurarsi tale influenza,<ref name=is5>{{Cita|Trenin|pp. 144–145144-145}}.</ref> anche a scapito della propria economia. L'influenza politica che lo Stato sovietico cercava di perseguire mirava a raggruppare e sottomettere questi Stati alla causa sovietica nel caso di un attacco dagli Stati occidentali e come supporto nel contesto geopolitico della [[guerra fredda]].<ref name=is6>{{cita testo|url=https://m.polit.ru/article/2003/09/19/sng2/|titolo=Экономическая экспансия России и имперский госзаказ|titolotradotto=L'espansione economica della Russia e l'ordine del governo imperiale|data=19 settembre 2003|accesso=22 marzo 2021|autore=Vitaly Leibin|lingua=ru|sito=Polit.ru|dataarchivio=9 marzo 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210309013452/https://m.polit.ru/article/2003/09/19/sng2/|urlmorto=sì}}</ref> Dopo la [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]], la Russia si è dichiarata come suo ufficiale successore e ha riconosciuto 103 miliardi di dollari di [[debito estero]] sovietico e 140 miliardi di dollari di [[Bene (diritto)|beni]] sovietici all'estero.<ref name=is5/>
Con la [[Dottrina Brežnev]], la politica del "[[socialismo reale]]" è stata utilizzata per sancire il socialismo così come applicato in Unione Sovietica come "il più completo" (secondo la dottrina, seppure altri Paesi erano "socialisti", l'URSS era "socialista per davvero") evidenziando il suo ruolo dominante e l'egemonia sugli altri Paesi socialisti.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Mark Sandle|anno=2002|capitolo=Brezhnev and Developed Socialism: The Ideology of Zastoi?|titolo=Brezhnev Reconsidered, Studies in Russian and East European History and Society|editore=Palgrave Macmillan UK|pp=165–187|doi=10.1057/9780230501089_8|ISBN=978-0-230-50108-9|accesso=19 luglio 2021}}</ref> Questa dottrina e l'interventismo di Brežnev, giustificarono l'invasione di altri Paesi socialisti e portarono alla caratterizzazione dell'URSS come impero.<ref name="is/0" />
 
Anche la penetrazione dell'influenza sovietica nei cosiddetti "Stati di tendenza socialista"<ref group="IS">Nella terminologia politica dell'[[Unione Sovietica]], gli "Stati di tendenza socialista" (in russo: Страны социалистической ориентации; ''Strany socialističeskoj orientacii'', lett. "Stati di orientamento socialista") erano Stati del [[Terzo mondo]] postcoloniale riconosciuti dall'Unione Sovietica come aderenti alle idee del socialismo.</ref> è stata di tipo politico e ideologico, poiché piuttosto che impadronirsi delle loro ricchezze economiche, l'Unione Sovietica ha pompato in loro enormi quantità di "assistenza internazionale" per assicurarsi tale influenza,<ref name=is5>{{Cita|Trenin|pp. 144–145}}.</ref> anche a scapito della propria economia. L'influenza politica che lo Stato sovietico cercava di perseguire mirava a raggruppare e sottomettere questi Stati alla causa sovietica nel caso di un attacco dagli Stati occidentali e come supporto nel contesto geopolitico della [[guerra fredda]].<ref name=is6>{{cita testo|url=https://m.polit.ru/article/2003/09/19/sng2/|titolo=Экономическая экспансия России и имперский госзаказ|titolotradotto=L'espansione economica della Russia e l'ordine del governo imperiale|data=19 settembre 2003|accesso=22 marzo 2021|autore=Vitaly Leibin|lingua=ru|sito=Polit.ru}}</ref> Dopo la [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]], la Russia si è dichiarata come suo ufficiale successore e ha riconosciuto 103 miliardi di dollari di [[debito estero]] sovietico e 140 miliardi di dollari di [[Bene (diritto)|beni]] sovietici all'estero.<ref name=is5/>
 
Ciò non significa che l'espansione economica non abbia giocato un ruolo significativo nelle ragioni sovietiche di diffondere la loro influenza nei suddetti territori satelliti. In teoria, questi nuovi territori avrebbero garantito un aumento della ricchezza globale su cui l'Unione Sovietica avrebbe avuto una presa.<ref name=is6/> Seguendo l'ideologia teorica del [[comunismo]], questa espansione avrebbe ipoteticamente contribuito a un [[reddito pro capite]] più alto per ogni cittadino sovietico attraverso il processo di ri[[distribuzione della ricchezza]].
 
I funzionari sovietici della RSFS Russa hanno intrecciato questa opportunità economica con l'[[immigrazione]]. In effetti, hanno visto negli Stati dell'Europa orientale il potenziale di una grande [[forza- lavoro]] offendo loro il benvenuto all'unica condizione di lavorare sodo e raggiungere il successo sociale. Paradossalmente questa ideologia è stata modellata seguendo la [[politica estera]] americana del [[XIX secolo]] basata sulla [[meritocrazia]].<ref name=is6/>
 
==Alleati dell'Unione Sovietica==
Line 33 ⟶ 32:
 
===Stati non marxisti-leninisti alleati dell'Unione Sovietica===
Alcuni Stati del [[Terzo mondo]] avevano governi filo-sovietici durante la [[guerra fredda]]. Noti anche come "Stati di tendenza socialista" nella terminologia politica dell'Unione Sovietica, questi Stati erano contrapposti ai più avanzati "Stati del socialismo reale" che si trovavano principalmente nell'[[Europa orientale]], ma che includevano anche [[Cuba]] e [[Vietnam]]. Hanno ricevuto aiuti militari ed economici dall'Unione Sovietica e ne sono stati influenzati a vari livelli. Per alcuni di questi, il loro sostegno all'Unione Sovietica alla fine si interruppe per vari motivi e in alcuni casi i governogoverni filo-sovietici persero il potere mentre in altri casi perpetuarono i loro regimi, ma ponendo fine alla loro alleanza con l'Unione Sovietica.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Jermey Friedman|anno=2015|titolo=Shadow Cold War: The Sino-Soviet Competition for the Third World|isbn=978-1-4696-2377-1|editore=University of North Carolina Press}}</ref>
 
==="Stati neutrali"===
La posizione di Stati come la [[Finlandia]] era complessa. Nella [[seconda guerra mondiale]], la Finlandia, dopo aver firmato il [[trattato di Mosca (1940)]], decise tuttavia di attaccare l'Unione Sovietica, alleandosi con la [[Germania nazista]] nel 1941, in quella che in Finlandia è conosciuta come "[[guerra di continuazione]]". Alla fine della guerra, la Finlandia continuò a controllare la maggior parte del suo territorio, nonostante avesse perso il conflitto. Lo Stato finlandese aveva un'[[economia di mercato]], proficui rapporti commerciali con gli Stati occidentali e aveva aderito agli [[accordi di Bretton Woods]]. Tuttavia, sebbene la Finlandia fosse considerata neutrale, il "Trattatotrattato Finnofinno-Sovieticosovietico" del 1948 limitava in modo significativo la politica estera finlandese: la Finlandia era di fatto costretta a difendere l'Unione Sovietica dagli attacchi occidentali usando il proprio territorio come "cuscinetto", il che in pratica ha impedito allo Stato di aderire alla [[NATO]] e ha effettivamente dato all'Unione Sovietica un [[veto]] nella politica estera finlandese. In questo modo l'Unione Sovietica poté assicurarsi di esercitare un potere egemonico "imperiale" anche nei confronti di uno Stato neutrale.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=The Empire Strikes Out: Imperial Russia, “National” Identity, and Theories of Empire|autore=Ronald Grigor Suny|editore=[[Università di Chicago]]|anno=[[1997]]|url=https://www.dartmouth.edu/~crn/crn_papers/Suny4.pdf|accesso=22 marzo 2021}}</ref>
 
La dottrina Paasikivi-Kekkonen cercò di mantenere relazioni amichevoli con l'Unione Sovietica, sviluppando ampi accordi commerciali bilaterali. In Occidente, questo portò a timori riguardo il processo definito "[[finlandizzazione]]", nel caso in cui gli Stati occidentali non avrebbero più sostenuto in modo affidabile gli [[Stati Uniti d'America]] e la [[NATO]].<ref>{{cita web|lingua=en|titolo=Finns Worried About Russian Border|data=4 febbraio 1992|accesso=22 marzo 2021|sito=[[The New York Times]]|url=https://www.nytimes.com/1992/02/04/world/finns-worried-about-russian-border.html}}</ref>
 
==Alleati della Russia==
Dopo la fine della [[guerra fredda]], e la [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]], alcuni Stati dell'Impero sovietico hanno formato la [[confederazione di Stati]] detta [[Comunità degli Stati Indipendenti]] (CSI) e l'[[alleanza]] difensiva nota come [[Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva]] (CSTO), mantenendo così strette relazioni con la [[Russia]], sebbene quest'ultima non sia in grado di esercitare su di loro, per volume economico, militare e politico, la stessa [[egemonia]] che l'URSS esercitava direttamente sull'Impero sovietico. [[Vladimir Putin]] è salito al potere nel [[2000]] e ha progressivamente attuato l'esercizio di un'aggressiva [[politica estera]], talvolta detta "Nuovo Impero Russo", determinata a incrementare l'infuenzainfluenza russa in quanto [[grande potenza]] negli affari regionali e internazionali [[geopolitici]], come nella [[seconda guerra in Ossezia del Sud]] del 2008, nell'illegale [[annessione della Crimea alla Russia]] del 2014 e nell'attuale [[crisi russo-ucraina]].<ref>{{cita web|lingua=en|titolo=Former White House Official: Putin Wants 'New Russian Empire'|sito=[[National Public Radio]]|data=21 marzo 2014|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.npr.org/sections/thetwo-way/2014/03/21/292456952/former-white-house-official-putin-wants-new-russian-empire?t=1616195452546}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|titolo=Putin's Ukraine War Is About Founding a New Russian Empire|sito=[[Newsweek]]|data=6 marzo 2015|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.newsweek.com/putins-ukraine-war-about-founding-new-russian-empire-319832}}</ref><ref>{{cita web|titolo=PAROLE D’ORDINE GRANDE POTENZA E TERRA RUSSA|autore=Adriano Roccucci|sito=Limesonline.com|data=16 luglio 2020|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.limesonline.com/cartaceo/parole-dordine-grande-potenza-e-terra-russa}}</ref>
 
La Russia è stata affiancata da altri alleati tra cui la [[Siria]] di [[Bashar al-Assad]], la l'[[TurchiaArmenia]], dila [[RecepCorea Tayyipdel ErdoğanNord]], la [[Cina]], l'[[Egitto]] di [[Abdel Fattah al-Sisi]], il Venezuela e l'[[Iran]].<ref>{{cita web|lingua=en|sito=[[The New York Times]]|titolo=What Does Putin Really Want?|data=25 giugno 2019|accesso=20 marzo 2020|url=https://www.nytimes.com/2019/06/25/magazine/russia-united-states-world-politics.html}}</ref>
 
==Residui dell'Impero sovietico, rimozione e decomunizzazionedecomunistizzazione==
===In Ucraina===
[[File:Falling of Lenin in Khmelnytskyi park.jpg|thumb|right|Abbattimento di una statua di [[Lenin]] a [[Chmel'nyc'kyj]].]]
 
La [[Repubblica Socialista Sovietica Ucraina]], in quanto repubblica costituente dello Stato sovietico, era uno dei soggetti più pesantemente influenzati dal Governo dell'Unione Sovietica ed è tutt'oggi soggetta alla pratica delle "misure attive" russe,<ref group="IS">Le "misure attive" (in russo: активные мероприятия; ''aktivnye meropriyatiya'') implicano una [[guerra politica]] condotta dal governo sovietico a partire dagli [[anni 1920]] e include programmi offensivi tra cui [[disinformazione]], [[propaganda]], [[inganno]], [[sabotaggio]], destabilizzazione e [[spionaggio]]. I programmi erano al centro della politica estera sovietica e sono in uso ancora oggi in Russia.</ref> che sono state contrastate da molteplici movimenti popolari.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=Beyond Propaganda: Soviet Active Measures in Putin's Russia|autore=Steve Abrams|anno=[[2016]]|volume=15|numero=1|pp=5–315-31|pubblicazione=Connections|ISSN=1812-1098|url=https://www.jstor.org/stable/26326426?seq=1#metadata_info_tab_contents|accesso=22 marzo 2021}}</ref> L'enorme portata e l'eredità dell'azione segreta sovietica persiste in Ucraina, con una significativa continuità tra passato e presente.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Olga Bertelsen|anno=2021|titolo=Russian Active Measures Yesterday, Today, Tomorrow|isbn=978-3-8382-7529-1|oclc=1237865841|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.worldcat.org/title/russian-active-measures-yesterday-today-tomorrow/oclc/1237865841}}</ref>
 
Il processo di decomunizzazione e desovietizzazione è iniziato subito dopo la fine dell'URSS, dal presidente [[Leonid Kravčuk]], un ex funzionario di alto rango del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]].<ref>{{cita web|lingua=en|data=26 novembre 2009|titolo=Ukraine tears down controversial statue|sito=[[BBC]]|accesso=22 marzo 2021|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/8380433.stm}}</ref> Dopo le [[elezioni presidenziali in Ucraina del 1994]], vinte dal filo-russo [[Leonid Kučma]], il processo è stato quasi completamente interrotto.
Line 58 ⟶ 57:
 
===In Unione europea===
Dopo la fine della dittatura socialista e della [[Repubblica Popolare di Polonia]], l'odierno Stato polacco ha demolito centinaia di monumenti sovietici a causa della reputazione negativa che l'Unione Sovietica ha in [[Polonia]].<ref name=is8>{{cita web|lingua=en|data=13 aprile 2016|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.dw.com/en/poland-plans-to-tear-down-hundreds-of-soviet-memorials/a-19185159|titolo=Poland plans to tear down hundreds of Soviet memorials|sito=[[Deutsche Welle]]}}</ref> Sebbene molti polacchi considerino i memoriali sovietici giustificati per onorare coloro che sono morti combattendo contro la [[Germania nazista]], altri hanno chiesto la loro rimozione a causa dei decenni di [[totalitarismo]] derivati dall'egemonia dell'Impero sovietico e a causa del [[patto Molotov-Ribbentrop]] per la spartizione della Polonia e anche del [[massacro di Katyn]].<ref name=is9>{{cita web|lingua=en|sito=[[The Guardian]]|titolo=Poles apart: the bitter conflict over a nation’s communist history|data=13 luglio 2018|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.theguardian.com/news/2018/jul/13/poles-apart-the-bitter-conflict-over-a-nations-history-poland-monuments-communism-soviet-union}}</ref> Lo storico Łukasz Kamiński dell'[[Istituto della memoria nazionale]] ha affermato: «I memoriali nei centri urbani e nei sobborghi possono inviare il messaggio storico sbagliato... cosa pensate che abbiamo ottenuto, quando i sovietici hanno liberato la Polonia da [[Adolf Hitler]], se non una nuova dittatura?».<ref name=is8/> Negli [[anni 2010]], la Polonia ha continuato a demolire i rimanenti monumenti sovietici, alcuni dei quali sono stati trasferiti in musei.<ref name=is10>{{cita web|lingua=en|titolo=Poland Set to Demolish 500 Soviet Monuments|data=31 marzo 2016|accesso=22 marzo 2021|sito=The Moscow Times|url=https://www.themoscowtimes.com/2016/03/31/poland-set-to-demolish-500-soviet-monuments-a52341}}</ref> I trasferimenti hanno scatenato polemiche dalle autorità russe, con il [[Ministri degli esteri della Russia|Ministro degli esteri]], [[Sergej Lavrov]], che si è scagliato contro i funzionari di [[Varsavia]] per la rimozione dei monumenti.<ref name=is9/><ref name=is10/> D'altra parte, la Polonia sta cercando di eliminare tutti i residui del dominio sovietico anche perché storicamente ci sono state molte guerre contro l'[[Impero russo]] per via degli sforzi di quest'ultimo di invadere il territorio polacco.<ref name=is4/>
 
Nell'aprile [[2020]], una statua del [[Maresciallo dell'Unione Sovietica]] [[Ivan Konev]] è stata rimossa da [[Praga]], in [[Repubblica Ceca]], provocando indagini a riguardo da parte delle autorità russe che lo hanno considerato un insulto. Il sindaco del sesto distretto municipale di Praga, Ondřej Kolář, ha annunciato sull'[[emittente televisiva]] "Prima televize" di aver ottenuto una [[guardia del corpo]] della polizia dopo che un uomo russo ha attentato alla sua vita. Il primo ministro [[Andrej Babiš]] ha condannato il fatto in quanto "interferenza straniera", mentre il segretario stampa del [[Cremlino]], [[Dmitrij Peskov]], ha liquidato le accuse di coinvolgimento russo come "l'ennesima bufala".<ref>{{cita web|lingua=en|sito=[[Reuters]]|titolo=Prague district mayor says he is under police protection against Russian threat|data=29 aprile 2020|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.reuters.com/article/uk-czech-russia-threat/prague-district-mayor-says-he-is-under-police-protection-against-russian-threat-idUKKCN22A3GA?edition-redirect=uk}}</ref>
Line 86 ⟶ 85:
*[[Patto di Varsavia]]
*[[Dissoluzione dell'Unione Sovietica]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
{{Comunità degli Stati Indipendenti}}