Porta Santa Croce (Padova): differenze tra le versioni

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A marzo del 1517 viene pubblicata la relazione di [[Andrea Gritti]], che tracciava un programma complessivo di organizzazione militare di difesa dello Stato. Esso comprendeva una serie di interventi concentrati a Padova, proposti da [[Giovanni Giocondo|Fra Giocondo]], con il fine di rispondere nell'immediatezza alle urgenze belliche. Il nuovo sistema bastionato o Rinascimentale era composto da diverse elementi: ponti, mura, torrioni, bastioni e porte. È proprio in questa occasione che venne realizzata l'attuale Porta Santa Croce.<ref name=":5" /><ref name=":8" />
 
Il tema degli accessi urbani, ovvero delle porte, era molto dibattuto: si era alla ricerca di un “tipo” capace di soddisfare le necessità difensive e al contempo quelle celebrative. Le porte dovevano essere aggiornate in materia iconografica e di difensiva bellica, per difendere al meglio il Paese e rappresentare la sua forza politica e militatemilitare attraverso il linguaggio della magnificenza architettonica: gli accessi dovevano rappresentare uno Stato che si ritenesse sicuro.<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Donatella Calabi|titolo=Come la marea. Successi e sconfitte durante il dogado di Leonardo Loredan (1501-1521). a cura di Donatella Calabi, Giuseppe Gullino e Gherardo Ortalli|data=2023|editore=Istituto Veneto di Scienze, lettere ed Arti|pp=46 - 66|ISBN=978-88-9299-016-6}}</ref>
 
Lo sviluppo sul tema della porta urbana ebbe diversi interpretazioni lungo il corso del Cinquecento: tra il 1500 e il 1521 venne adottato un “tipo” in grado di fondere la funzione militare a quella di rappresentazione della magnificenza della Repubblica di Venezia. Gli accessi dovevano svolgere più funzioni, erano luoghi di transito, di controllo, di chiusura e apertura tra interno ed esterno, esplicitavano simboli dal contenuto politico e sacrale. Erano la facciata della città, l’immagine dell’istituzione politica e facevano da sfondo a feste, cerimonie e manifestazioni. Gli ingegneri militari ritenevano le porte come una falla nel sistema difensivo, mentre gli architetti e gli umanisti le consideravano un completamento di quest’ultimo, in quanto veicolo di celebrazione della sicurezza statale, mediante la trasmissione di messaggi simbolici, attraverso i linguaggi dell’architettura.<ref name=":4" /><ref name=":8">{{Cita libro|autore=Elio Franzin|autore2=Angiolo Lenci|autore3=Lionello Puppi|titolo=Padova e le sue Mura|data=1982|editore=Signum|pp=1-40}}</ref>
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Una porta nella parete più a est dà su una scala che conduce al piano superiore.<ref>{{Cita|Fadini, 2013|pp. 97, 98}}.</ref><gallery>
File:Affresco Sant'Antonio.jpg|Affresco di Sant'Antonio
File:Porta Santa Croce, Affresco di San Girolamo.jpg|Affresco di San Girolamo (è più facile che sia San Daniele da Padova, uno dei quattro santi patroni di Padova, lo si desume anche dall'iconografia del santo)
File:Porta Santa Croce, Affresco di San Prosdocimo.jpg|Affresco di San Prosdocimo
File:Porta Santa Croce, Affresco di Santa Giustina.jpg|Affresco di Santa Giustina