Periodo dei Duchi: differenze tra le versioni
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Con '''Periodo dei Duchi''' (detto anche '''dell'anarchia''') si indica il decennio di interregno tra il [[574]] (morte di [[Clefi]]) al [[584]] (elezione di [[Autari]]), durante la quale il [[regno longobardo]] e d'[[Elenco di monarchi italiani|Italia]] non ebbe un sovrano, ma fu governato in maniera collegiale dai vari [[Duca (Longobardi)|duchi longobardi]] di recente insediati e indipendenti l'uno dall'altro.
Gli storici sono incerti sulla ragione di questo interregno: alcuni{{citazione necessaria}} ritengono che i duchi abbiano solo agito come tutore collettivo per il figlio di Clefi, Autari, che in effetti salì infine al trono; altri{{citazione necessaria}} parlano invece di "signoria collettiva". In ogni caso, a questo stadio dell'occupazione i duchi erano null'altro che i capi delle diverse stirpi del popolo longobardo, non ancora associati in pianta stabile alle città, e quindi avranno solo agito in autonomia, anche perché avranno dovuto cedere alle pressioni dei guerrieri{{citazione necessaria}}, in teoria sotto la loro autorità, per approfittare delle ancora larghe possibilità di bottino. Questa situazione instabile, protrattasi nel tempo, portò al definitivo crollo
I duchi non riuscirono a organizzarsi in modo duraturo. Quando invasero la [[Provenza]] [[merovingi
== Storia ==
===Uccisione di Clefi e disgregazione del Regno in
In seguito all'assassinio di Alboino, i duchi longobardi elessero come loro nuovo re un nobile longobardo di nome [[Clefi]] (572): costui, però, dopo aver ucciso con la spada o cacciato dall'Italia molti potenti Romani, fu massacrato con la spada da un servo del suo seguito dopo appena un anno e sei mesi di regno (574).<ref>Paolo Diacono, II,31.</ref> Dopo l'uccisione di Clefi, non fu eletto un nuovo re per circa dieci anni, e il [[regno longobardo|Regno]] si frammentò di conseguenza in 35 ducati indipendenti tra di loro, ognuno retto da un duca residente nella propria città. Paolo Diacono cita i nomi di cinque duchi:<ref>{{Cita libro|autore=[[Paolo Diacono
*[[Zabano]], [[Ducato di Pavia|duca di Pavia]]▼
*[[Wallari]], [[duca di Bergamo]]
*[[Alachis I di Brescia|Alachis I]], [[duca di Brescia]]
▲*[[Zabano]], [[duca di Pavia]]
*[[Ewin]], [[duca di Trento]]
*[[
Precisa però che, oltre a questi vi furono anche 30 duchi, di cui però Paolo Diacono evidentemente non conosceva i nomi. I ducati in cui si frammentò il regno dovettero essere quindi 35.<ref>Post cuius mortem [di Clefi] Langobardi per annos decem regem non habentes sub ducibus fuerunt. Unusquisque enim ducum suam civitatem obtinebat: Zaban Ticinum, Wallari Bergamum, Alichis Brexiam, Eoin Tridentum, GisuIfus Forumiulii. Sed et alii extra hos in suis urbibus triginta duces fuerunt.</ref>
Durante il governo dei duchi il trattamento dei [[Romanici]] fu molto duro, stando a quanto afferma [[Paolo Diacono]]:
{{Citazione|In questi giorni molti dei nobili Romani vennero uccisi per la cupidigia di ricchezze, mentre i restanti furono divisi tra i loro "ospiti" e resi tributari, stabilendo che essi avrebbero dovuto pagare la terza parte dei loro prodotti ai Longobardi. Da questi duchi longobardi, nel settimo anno dalla venuta di Alboino e del suo intero popolo, le chiese vennero spogliate, i preti uccisi, le città rovinate, le popolazioni cresciute come messi sui campi annientate, e, oltre alle regioni che Alboino aveva sottomesso, la maggior parte dell'Italia fu invasa e soggiogata dai Longobardi.|Paolo Diacono, ''Storia dei Longobardi'', II,32.}}
I duchi longobardi, dopo aver ucciso o scacciato la maggior parte dei latifondisti Romanici, impossessandosi dei terreni, permisero ai superstiti di conservare le terre; in base all'''[[hospitalitas]]'', i latifondisti superstiti dovevano però versare un terzo dei raccolti alle fare longobarde; i Longobardi si erano così impossessati delle posizioni chiave della società, e ben pochi romanici poterono mantenere una posizione agiata.<ref>{{Cita|Jarnut
===La controffensiva bizantina: Baduario (575-576)===
Nel frattempo, [[Tiberio II Costantino|Tiberio Costantino]], reggente dell'Impero d'Oriente a nome del folle [[Giustino II]], aveva comprato una tregua sul fronte persiano, non valida tuttavia per l'Armenia, e questo gli permise di inviare nuove truppe in Italia, comandate dal genero di Giustino II, [[Baduario]]. Baduario dovette arrivare a Ravenna nel 575/576, dove sembra che edificò una Chiesa, con nuove truppe provenienti dall'Oriente, di cui le fonti non riferiscono la forza e la composizione etnica, ma che alcuni studiosi hanno congetturato potesse contenere anche mercenari longobardi. Un passo della ''Storia Ecclesiastica'' di Giovanni di Efeso evidenzia infatti che 60.000 longobardi avevano combattuto nel 575 in Siria al servizio dell'Impero,<ref>Giovanni da Efeso, ''Storia Ecclesiastica'', VI,14.</ref> e non è da escludere che abbiano poi seguito Baduario in Italia.<ref>{{
===La formazione dei ducati di Spoleto e Benevento e minaccia portata a Roma (576-580)===
La sconfitta di Baduario fu drammatica per l'Impero e benefica per i Longobardi. Infatti, dopo la battaglia, i Longobardi al servizio dell'Impero sembra si siano rivoltati, fondando i [[ducato di Spoleto|ducati di Spoleto]] e [[ducato di Benevento|Benevento]]. [[Faroaldo I di Spoleto|Faroaldo]], ex foederato bizantino e primo duca di Spoleto, tradito l'Impero, si impadronì con l'inganno di [[Classe (Ravenna)|Classe]], il porto di Ravenna, spogliandola di ogni ricchezza; quando poi [[Droctulfo]], guerriero longobardo passato dalla parte dell'Impero, attaccò Classe, Faroaldo fu costretto ad abbandonarla, riconsegnandola all'Impero e rifugiandosi a Spoleto, sede del suo nuovo ducato.<ref>{{
Le fonti dell'epoca descrivono in poche ma laconiche parole la situazione drammatica in cui si trovava l'Impero. Il ''Liber Pontificalis'' narra che in
Poco tempo prima dell'assedio alla Città Eterna, verso la fine del 578, Tiberio ricevette nel palazzo un'ambasceria proveniente da Roma e capeggiata dal senatore romano [[Pamfronio]]: l'ambasceria, oltre a offrirgli in dono 3.000 libbre d'oro per celebrare la sua ascesa al trono (avvenuta da poco tempo), richiese urgentemente all'Imperatore truppe da inviare in Italia, devastata dai Longobardi; l'Imperatore rispose a malincuore che era impegnato nella gravosa guerra contro la Persia e dunque era impossibilitato a inviare nuove truppe, però in compenso restituì le 3.000 libbre a Pamfronio, suggerendogli di utilizzarle per corrompere i duchi longobardi, convincendoli a passare dalla parte dell'Impero in Oriente contro i Persiani, o, in alternativa, per convincere i Franchi ad attaccare i Longobardi.<ref>Menandro Protettore, frammento 49.</ref> L'anno dopo fu inviata dal [[senato romano]] un'altra ambasceria e questa volta l'Imperatore si risolse a mandare un piccolo esercito in Italia.<ref>Menandro Protettore, frammento 62.</ref> Tale esercito risultò però insufficiente a fermare l'avanzata dei Longobardi, che occuparono dagli anni dal 578 al 582 Classe, il porto di Ravenna, e assediarono Napoli. Il pontefice tentò nel 580 a rivolgersi al re dei Franchi, ma invano.
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===Fine del periodo dei duchi e conseguenze===
====Longobardi====
Nel 582 salì al trono di Bisanzio [[Maurizio
Comunque il pericolo corso a causa dell'alleanza tra Bisanzio e i Franchi, fece seriamente considerare ai Duchi la possibilità di porre fine all'anarchia: temendo una reazione più forte da parte bizantina dal sud e franca da ovest e necessitando di una leadership necessaria a coordinare le diverse forze militari, elessero in quello stesso anno un nuovo re, [[Autari]], figlio di Clefi, a cui fu ceduta la nuova capitale, [[Pavia]], e la metà delle ricchezze ducali.<ref>{{Cita|Jarnut
{{citazione|C'era questo di meraviglioso nel regno dei Longobardi: non c'erano violenze, non si tramavano insidie; nessuno opprimeva gli altri ingiustamente, nessuno depredava; non c'erano furti, non c'erano rapine; ognuno andava dove voleva, sicuro e senza alcun timore|[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber III|III]], 16|''Erat hoc mirabile in regno Langobardorum: nulla erat violentia, nullae struebantur insidiae; nemo aliquem iniuste angariabat, nemo spoliabat; non erant furta, non latrocinia; unusquisque quo libebat securus sine timore''|lingua=la}}
====Bisanzio====
[[File:Eparchie_Italia_580_ca..GIF|upright=1.4|thumb|L'Italia nel 580, suddivisa in eparchie, secondo [[Giorgio Ciprio (geografo)|Giorgio Ciprio]]. Cartina basata sulla ricostruzione di PM Conti, non esente da critiche.]]
Le conquiste dei Longobardi durante il periodo dei duchi aveva spinto Bisanzio a riorganizzare l'assetto amministrativo-militare dell'Italia rimasta bizantina. Intorno al [[580]], stando alla ''Descriptio orbis romani'' di Giorgio Ciprio, sembra che [[Tiberio II Costantino
* [[Annonaria (eparchia)|Annonaria]], comprendente i residui possedimenti bizantini
* [[Ducato di Calabria|Calabria]], comprendente i residui possedimenti bizantini in ''Lucania'' e in ''Apulia'' meridionale.
* [[Ducato di Napoli|Campania]], comprendente i residui possedimenti in ''Campania'', in Sannio e nel Nord dell'Apulia.
* [[Emilia (eparchia)|Emilia]],
* [[Urbicaria (eparchia)|Urbicaria]], comprendente i residui possedimenti bizantini in Liguria, [[Alpi Cozie]], Tuscia, Valeria, Piceno, e l'estremo Nord della Campania.
Tale riforma amministrativa dell'Italia sembra motivata dall'adattare l'amministrazione dell'Italia alle necessità militari del momento, visto che gran parte della Penisola era soggetta alle devastazioni dei [[Longobardi]] e ogni tentativo (compresa la spedizione di Baduario) per sloggiarli era fallito; prendendo dunque atto delle conquiste effettuate dai Longobardi, fu introdotto con la riforma il sistema dei tratti limitanei, anticipando la riforma dell'Esarcato, che fu realizzata alcuni anni dopo.<ref>{{
Appena quattro anni dopo questo nuovo assetto venne già abolito, sostituito da quello dell'[[esarcato d'Italia|esarcato]] suddiviso nei suoi vari distretti. La fondazione dell'esarcato va fatta risalire proprio all'anno 584, curiosamente lo stesso dell'elezione di Autari. Il termine ''esarca'' viene usato per la prima volta in un'epistola papale del 584 in cui si dichiarava amaramente che l'esarca non poteva inviare aiuti a Roma perché a malapena riusciva a difendere Ravenna. Il nuovo esarcato venne ripartito in sette distretti, strettamente controllati e governati dall'esarca di Ravenna:
* l'Esarcato propriamente detto
* la Pentapoli
* Roma
* la Liguria
* la Venezia
* l'Istria
* Ducato di Napoli (comprendente il Bruzio, la Lucania e l'Apulia)
La popolazione locale fu tenuta a concorrere alla difesa del territorio, che andava ad affiancare i soldati di professione. Veniva così a formarsi un'efficiente macchina difensiva dei territori rimasti, principalmente situati sulle coste, dove maggiori potevano farsi sentire il potere imperiale e la flotta bizantina. Grazie anche alla nuova riforma, l'esarcato riuscì a resistere agli assalti dei Longobardi fino al 751.
==Note==
==Bibliografia==▼
* {{Cita libro|titolo=Storia dei Longobardi|autore= [[Jörg Jarnut]]|editore=Piccola Biblioteca Einaudi|ISBN=9788806161828 |cid=Jarnut|urlmorto=no|postscript=nessuno}}
* {{Cita libro|titolo=Le duché byzantin de Rome. Origine, durée et extension géographique|autore=Bernard Bavant|url=https://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5110_1979_num_91_1_2486|editore=[[Persée]]|anno= 1979|lingua=fr|accesso=14 febbraio 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20240417215433/https://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5110_1979_num_91_1_2486|dataarchivio= 17 aprile 2024|cid=Bavant|urlmorto=no}}
==Voci correlate==
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*[[Longobardi]]
*[[Regno longobardo]]
▲==Bibliografia==
▲*{{en}} ''The Dark Ages 476-918'' (C. Oman) - Londra (1914).
{{portale|Longobardi}}
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