Shirin (regina sasanide): differenze tra le versioni
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Gli ambasciatori ritornarono in [[Persia]] riferendo al loro re le parole della regina. Il re allora inviò un'ambasceria presso l'Imperatore Maurizio, chiedendo che il patriarca di Costantinopoli Giovanni fosse inviato ad Antiochia per battezzarlo. Fu ad Antiochia (secondo Paolo Diacono, invece, a Costantinopoli) che il re persiano, insieme al suo seguito di 60.000 uomini, fu battezzato, convertendosi al cristianesimo; il re persiano si riprese la moglie, tornando in Persia con molti doni. Fredegario afferma che per merito dell'Imperatore Maurizio tutti i Persiani furono battezzati e convertiti al culto di Cristo con grande celerità.<ref name=FredegarioIX/>
Paolo Diacono inserisce la narrazione della vicenda di Cesara subito dopo aver riferito dell'ascesa sul trono bizantino di [[Costante II]] (641-668), scrivendo che avvenne "circa in questo tempo". Paolo Diacono dunque data la vicenda di Cesara a circa metà del VII secolo, mentre l'Impero sasanide stava collassando sotto i colpi dell'invasione degli Arabi musulmani. La leggenda fu poi ripresa nel XV secolo dallo storico [[Bartolomeo Sacchi|Platina]], il quale nella sua ''Vita dei Papi'', inserisce la vicenda di Cesara nella biografia di [[Papa Vitaliano]], datandola all'anno 683 e riprendendola verosimilmente da Paolo Diacono.<ref>{{cita|Meserve|p. 120}}.</ref> Collocando la vicenda di Cesara all'epoca in cui la Persia era già stata sottomessa dagli Arabi, il Platina asserì che la conversione dei Persiani al Cristianesimo fosse avvenuta dopo la [[conquista islamica della Persia]]. Nel 1490 il vescovo di Cesena citò la vicenda di Cesara come prova che l'Asia, Persia compresa, era un tempo territorio cristiano, nel tentativo di convincere [[Papa Innocenzo VIII]] a indire una nuova crociata contro gli Infedeli [[Ottomani]].<ref name=Mes122>{{cita|Meserve|p. 122}}.</ref>
I primi dubbi sulla veridicità della storia vennero posti nel 1504 dall'umanista [[Marcantonio Sabellico]], il quale obiettò che nel 683 la Persia era già stata sottomessa dagli Arabi e dunque non vi potevano certo essere re e regine persiane indipendenti.<ref name=Mes122/> Sabellico suggerì dunque o che la vicenda di Cesara fosse stata collocata nel secolo sbagliato oppure che Cesara non fosse persiana ma di un'altra popolazione, come [[Unni]] o [[Mongoli]].<ref name=Mes122/> Il [[Ludovico Antonio Muratori|Muratori]] la riteneva una favola popolare a cui diedero credito Fredegario e Paolo Diacono.<ref>{{cita|Muratori|s.a. 650.}}</ref> Oggi si ritiene che la leggenda fu ispirata dalla figura di Shirin, una delle mogli di Cosroe II, la cui fede cristiana è attestata anche da fonti bizantine e armene.<ref>{{cita|Meserve|pp. 120-121}}.</ref> La conversione dell'intero popolo persiano al Cristianesimo probabilmente è una distorsione della tolleranza mostrata da Cosroe II nei confronti dei Cristiani attestata da [[Teofilatto Simocatta]],<ref>Teofilatto Simocatta, V,1.7-8.</ref> il quale afferma che, dopo la deposizione dell'usurpatore [[Bahram Chobin]] con il sostegno militare bizantino, Cosroe II, «confessando che il Cristo venerato e onorato presso i Romani è il Dio più grande di tutti, ripudiò la sua precedente religione».<ref>Teofilatto Simocatta, V,2.4.</ref> Secondo il ''Chronicon'' di Fredegario il marito di Cesara si chiamava Anaulfo, una possibile corruzione del nome persiano di Cosroe II, Parviz, oppure di Anosharwan (il nome persiano di [[Cosroe I]]).
== Note ==
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