Shoho: differenze tra le versioni

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== Progettazione, costruzione e conversione ==
La ''Shoho'' e la sua nave gemelle ''[[Zuiho]]'' vennero progettate in modo da poter essere facilmente trasformate, all'occorrenza, in [[petroliera|petroliere]], [[Nave da supporto sommergibili|navi da supporto sommergibili]] o [[portaerei]]. La ''Shoho'' venne impostata presso l'arsenale navale di [[Yokosuka]] il 3 dicembre [[1934]] come nave da supporto sommergibili, con il nome di ''Tsurugisaki''.<ref>{{cita|Peattie|pp. 241–242.241-242}}.</ref> Venne [[Varo (nautica)|varata]] il 1º giugno [[1935]] e completata il 15 gennaio [[1939]]. Poco dopo il termine dei lavori di costruzione, nel [[1941]], iniziò il processo di conversione della nave in una portaerei. Le sue sovrastrutture vennero rimosse e rimpiazzate da un [[ponte di volo]], sotto il quale vennero installati gli [[hangar]] destinati a ospitare gli [[Aeroplano|aeroplani]]. La nave venne ribattezzata ''Shoho'' e i lavori di conversione terminarono il 26 gennaio [[1942]].<ref name=jjm_49>{{cita|Jentschura, Jung e Mickel|p. 49.}}.</ref>
 
[[File:Shoho conversion.jpg|thumb|left|La ''Shoho'' fotografata il 2 settembre [[1941]] durante i lavori di conversione]]
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[[File:Fig of japanese aircraft carrier Shoho in 1942.gif|thumb|left|Tavole prospettiche della ''Shoho'']]
 
La nuova ''Shoho'' aveva una lunghezza totale di 205,5 [[Metro|metri]]. La larghezza era di 18,2 metri e il [[pescaggio]] era di 6,58 metri. Aveva un [[dislocamento]] di 11&nbsp;443 [[Megagrammo|tonnellate metriche]] in condizioni standard. Nel processo di conversione gli originali [[Motore diesel|motori diesel]] (che garantivano alla nave una velocità massima di 18 [[Nodo (unità di misura)|nodi]], o 33 [[Chilometro orario|chilometri orari]]) vennero rimpiazzati con una coppia di [[Turbina a vapore|turbine a vapore]] di un tipo normalmente installato sui [[cacciatorpediniere]], sviluppanti un totale di 52&nbsp;000 [[Shaft horsepower|cavalli vapore all'albero di trasmissione]], o 39&nbsp;000 [[chilowatt]]. Il vapore era generato da quattro [[Caldaia a tubi d'acqua|caldaie]] Kampon e la velocità massima della nave così equipaggiata era di 28 nodi, o 52 chilometri orari. I gas di scarico delle caldaie venivano evacuati da un singolo [[fumaiolo]] collocato posteriormente, sul lato destro. Con una capacità di 2&nbsp;642 tonnellate di [[olio combustibile]], la ''Shoho'' aveva un'autonomia di 7&nbsp;800 [[Miglio nautico|miglia nautiche]], o 14&nbsp;400 [[chilometri]], a una velocità di 18 nodi, o 33 chilometri orari.<ref>{{cita|Jentschura, Jung e Mickel|p. 48.}}.</ref> L'[[equipaggio]] era formato da 785 tra [[Ufficiale (forze armate)|ufficiali]] e [[marinai]].<ref name=peattie_242>{{cita|Peattie|p. 242.}}.</ref>
 
Il ponte di volo della ''Shoho'' era lungo 180 metri e aveva una larghezza massima di 23 metri. Gli aerei erano ricoverati in un singolo hangar lungo 124 metri e largo 18.<ref>{{cita|Brown|p. 22.}}.</ref> Il collegamento tra il ponte di volo e l'hangar era garantito da due grandi [[ascensori]] di forma ottagonale: quello di prua aveva un'estensione di 13 metri per 12 e quello di poppa di 12 per 10,8. La nave era provvista di un [[Cavo d'arresto|sistema di arresto]] formato da sei cavi, ma non era dotata delle [[Catapulta per aerei|catapulte]] per il lancio dei velivoli. La ''Shoho'' era priva della struttura a "isola" tipica di molte portaerei, e la sua parte superiore era completamente piatta. Era progettata per accogliere 30 aerei tra [[Aereo da caccia|caccia]], [[Aerosilurante|aerosiluranti]] e [[Bombardiere in picchiata|bombardieri in picchiata]].<ref name=peattie_242/>
 
L'armamento di lancio della nave era costituito esclusivamente da [[artiglieria contraerea]]: la ''Shoho'' era equipaggiata di 8 cannoni antiaerei [[12.7 cm/40 Type 89|Type 89]] da 127&nbsp;mm installati in quattro postazioni binate in degli [[sponson]] laterali, a cui si aggiungevano altri 8 [[Cannone automatico|cannoncini]] [[25 mm/Type 96|Type 96]] da 25&nbsp;mm, pure binati in sponson ai lati dello scafo.<ref name=jjm_49/>
 
== Impiego operativo ==
=== Dall'esordio all'operazione Mo ===
La ''Shoho'' divenne operativa il 30 novembre 1941 e il [[capitano]] [[Izawa Ishinosuke]] divenne il suo comandante. Mentre erano in corso le ultime fasi dell'allestimento, il 22 dicembre, la nave venne assegnata alla 4ª divisione portaerei della 1ª flotta aerea.<ref name=tully/> Il 4 febbraio 1942 la ''Shoho'' trasportò degli aerei a [[Truk]], nelle [[isole Caroline]], vi rimase fino all'11 aprile e quindi fece ritorno a Yokosuka.<ref name=tully>{{cita web|autore=Anthony P. Tully |data=1999 |url=http://www.combinedfleet.com/shoho.htm |titolo=IJN Shoho: Tabular Record of Movement |sito=Kido Butai |editore=[http://www.combinedfleet.com/ Imperial Japanese Navy Page] |accesso=11 dicembre 2011 |lingua=en }}</ref><ref name="cita|-Lundstrom|p. 188-p188">{{cita|Lundstrom|p. 188.}}.</ref>
 
Nel tardo aprile 1942 alla ''Shoho'' venne assegnato un ruolo nell'operazione Mo, l'invasione di [[Port Moresby]] finalizzata a occupare la [[Nuova Guinea]]. La nave raggiunse nuovamente Truk il 29 aprile, e il giorno successivo ripartì verso l'obiettivo della missione insieme agli [[Incrociatore|incrociatori]] ''[[Aoba (incrociatore)|Aoba]]'', ''[[Kinugasa (incrociatore)|Kinugasa]]'', ''[[Furutaka]]'' e {{nave||Kako|incrociatore|2}}, della 6ª divisione incrociatori sotto il comando del [[contrammiraglio]] [[Aritomo Gotō]].<ref name=tully/> Questo gruppo di unità formava la forza di invasione principale nell'ambito dell'operazione Mo.<ref>{{cita|Stille|p. 32.}}.</ref>
 
A causa di una certa scarsità di aeroplani, a bordo della ''Shoho'' si trovavano allora solamente 4 obsoleti caccia [[Mitsubishi A5M]], 8 moderni [[Mitsubishi A6M]]2 (i famosi Zero) e 6 aerosiluranti [[Nakajima B5N]]. Ulteriore copertura aerea agli altri elementi dell'operazione Mo era fornita dalle portaerei ''[[Shokaku]]'' e ''[[Zuikaku]]''.<ref name="cita|-Lundstrom|p. 188-p188"/>
 
Dopo aver coperto gli sbarchi giapponesi presso [[Tulagi]] il 3 maggio, la ''Shoho'' fece rotta verso nord il 4 maggio per fornire protezione ai convogli che si dirigevano verso la zona dell'invasione; per questo la nave non fu presente a Tulagi quando, lo stesso 4 maggio, gli aerei della portaerei statunitense [[USS Yorktown (CV-5)|USS ''Yorktown'']] attaccarono il naviglio giapponese. Questa'azione diede conferma ai comandanti giapponesi che almeno una portaerei americana era nelle vicinanze, anche se la sua posizione era sconosciuta.<ref>{{cita|Stille|pp. 46, 48.}}</ref> Il 5 maggio diversi [[Aereo da ricognizione|ricognitori]] vennero inviati alla ricerca delle navi statunitensi, ma senza risultato. Un [[idrovolante]] a lungo raggio [[Kawanishi H6K]] avvistò la ''Yorktown'', ma venne abbattuto da uno dei caccia [[Grumman F4F Wildcat]] della portaerei prima di poter inviare per radio un rapporto. I caccia terrestri dell'[[U.S. Army Air Forces]] invece avvistarono la ''Shoho'' (il cui nome venne [[Traslitterazione|traslitterato]] erroneamente come ''Ryukaku'')<ref>{{cita|Lundstrom|p. 181.}}.</ref> a sudovest dell'[[isola di Bougainville]], ancora il 5 maggio, e riuscirono a comunicare la sua posizione al comando. Tuttavia la nave giapponese si trovava troppo lontano dal punto, molto più a sud, dove le portaerei statunitensi stavano facendo rifornimento.<ref>{{cita|Stille|pp. 49, 51.}}</ref> Quel giorno stesso il retroammiraglio statunitense [[Frank Jack Fletcher]] ricevette un comunicato [[Ultra (crittografia)|Ultra]] che lo informava della presenza di ben 3 portaerei giapponesi coinvolte nell'operazione Mo non lontano da Bougainville, e prevedeva il 10 maggio come data dell'invasione. Prevedeva anche che gli aerei imbarcati nipponici avrebbero condotto una serie di attacchi in supporto dell'invasione già da diversi giorni prima del 10 maggio. Affidandosi a queste informazioni Fletcher pianificò di terminare il rifornimento il 6 maggio per spostarsi più vicino all'estremità orientale della [[Nuova Guinea]], in modo tale da essere in una posizione favorevole per lanciare un attacco contro le forze giapponesi il 7.<ref>{{cita|Lundstrom|p. 179.}}.</ref>
 
=== La battaglia del Mar dei Coralli ===
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[[File:Shoho under attack.jpg|thumb|L'esplosione di una bomba da 450 chilogrammi sul ponte della ''Shoho'' il 7 maggio 1942]]
 
Un altro H6K avvistò gli statunitensi nel corso della mattinata del 6 maggio, riuscendo poi a tenere sotto controllo i loro movimenti fino alle 14.00. I giapponesi, comunque, non vollero o non poterono lanciare attacchi aerei contro gli americani per via delle cattive condizioni meteorologiche.<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 178, 181–82, 187.}}</ref> Entrambe le parti ritenevano di sapere dove si trovava il nemico e si aspettavano di iniziare a combattere il giorno successivo.<ref>{{cita|Stille|p. 52.}}.</ref> Il 7 maggio i giapponesi furono i primi a scovare gli avversari quando, alle 07.22, un ricognitore avvistò la petroliera [[USS Neosho (AO-23)|USS ''Neosho'']] scortata dal cacciatorpediniere [[USS Sims (DD-409)|USS ''Sims'']] poco a sud della forza d'attacco nipponica. Queste due navi vennero erroneamente identificate come una portaerei e un incrociatore, e quindi alle 08.00 la ''Shokaku'' e la ''Zuikaku'' lanciarono un attacco aereo che affondò il ''Sims'' e danneggiò la ''Neosho'' in modo abbastanza grave da costringere il suo stesso equipaggio ad affondarla pochi giorni più tardi. Le portaerei americane erano in realtà a ovest della forza d'attacco giapponese, non a sud, e vennero avvistate da altri velivoli giapponesi poco dopo le 08.00.<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 189-191.}}.</ref>
 
[[File:Shoho g17026.jpg|thumb|Lo stesso giorno, la ''Shoho'' nuovamente colpita da un siluro proveniente da un [[Douglas TBD Devastator]] della [[USS Lexington (CV-2)|USS ''Lexington'']].]]
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Alle 07.35 i ricognitori statunitensi fecero rapporto sulla presenza di due incrociatori pesanti giapponesi a nordest dell'[[isola di Misima]], nell'arcipelago delle [[Louisiadi]], poco lontano dall'estremità orientale della Nuova Guinea; alle 08.15, nella stessa zona, vennero avvistate due portaerei. Un'ora più tardi Fletcher ordinò il lancio di un attacco aereo, nella convinzione che le due portaerei avvistate fossero la ''Shokaku'' and ''Zuikaku''. La [[USS Lexington (CV-2)|USS ''Lexington'']] e la ''Yorktown'' lanciarono in totale 53 bombardieri in picchiata [[Douglas SBD Dauntless]] e 22 aerosiluranti [[Douglas TBD Devastator]] scortati da 18 caccia Wildcat. Il rapporto delle 08.15 però si rivelò errato, dal momento che il pilota del ricognitore aveva avuto l'intenzione di indicare due incrociatori pesanti ma, per errore, aveva inviato il codice relativo a due portaerei; comunque nel frattempo altri ricognitori avvistarono davvero la ''Shoho'', la sua scorta e il convoglio destinato all'invasione. Dato che queste unità risultavano essere ad appena 30 miglia nautiche, o 56 chilometri, dalla posizione indicata dal rapporto delle 08.15 verso cui gli aerei statunitensi si stavano dirigendo essi vennero deviati verso il nuovo obiettivo.<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 193, 195-196.}}</ref>
 
La ''Shoho'' venne avvistata, insieme al resto della sua forza d'attacco, dagli aerei della ''Lexington'' alle 10.40. La pattuglia di scorta della portaerei che era in volo in quel momento consisteva di due A5M e un A6M. I bombardieri in picchiata della squadriglia VS-2 iniziarono il loro attacco alle 11.10, sotto il fuoco dei caccia giapponesi: nessuna delle bombe della prima ondata andò a segno, a causa delle manovre evasive della nave, e un Dauntless venne abbattuto dallo Zero (altri vennero danneggiati più o meno gravemente). La ''Shoho'' lanciò altri tre Zero immediatamente dopo la fine di questo primo attacco per rinforzare la sua copertura. I Dauntless della squadriglia VB-2 iniziarono il loro attacco alle 11.18 e misero a segno sul ponte della portaerei giapponese due bombe da 450 chilogrammi, che penetrarono la sua superficie ed esplosero nell'hangar sottostante, incendiando gli aerei (armati e riforniti) che si trovavano al suo interno. Un minuto più tardi i Devastator della squadriglia VT-2 iniziarono a sganciare i loro siluri su entrambi i lati della nave. Cinque di essi colpirono lo scafo, mettendo fuori uso i motori e il sistema di controllo. I Dauntless della ''Yorktown'', che tallonavano gli aerei della ''Lexington'', iniziarono il loro attacco alle 11.25 e piazzarono sulla ''Shoho'' undici bombe da 450 chilogrammi, che resero impossibile per la nave compiere qualunque tipo di movimento. Alle 11.29 attaccarono anche i Devastator della squadriglia VT-3 della ''Yorktown'', che colpirono di nuovo la portaerei nipponica (2 volte secondo i giapponesi stessi, 10 volte secondo gli statunitensi). Gli aerosiluranti della VT-3 vennero attaccati dalla scorta giapponese mentre si allontanavano dalla zona dell'attacco, ma i Wildcat riuscirono a proteggerli efficacemente, abbattendo inoltre 2 A5M e un A6M Zero. Le perdite statunitensi furono in totale solo 3 Dauntless. Alla fine dell'attacco, il [[tenentecapitano comandantedi corvetta#Stati Uniti e Regno Unito|capitano di corvetta]] [[Robert E. Dixon]], comandante della VS-2, inviò per radio alle portaerei statunitensi il famoso messaggio: «''Scratch one flat top!''»<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 198-206.}}.</ref> («Cancellate [dalla lista] una tutto-ponte!»).<ref>{{cita|Grant|p. 218.}}.</ref>
 
Il capitano di vascello Izawa diede l'ordine di abbandonare la ''Shoho'', colpita da almeno 13 bombe e 7 siluri e completamente distrutta, alle 11.31. Quattro minuti più tardi la nave affondò. Circa 300 uomini riuscirono a lasciare la portaerei incolumi, ma dovettero attendere l'arrivo dei soccorsi fino al pomeriggio perché l'ammiraglio Goto nel frattempo aveva ordinato al resto della flotta di dirigersi a nord alla massima velocità per sfuggire a ulteriori attacchi aerei. Verso le 14.00 il cacciatorpediniere ''[[Sazanami]]'' ricevette l'ordine di tornare sul posto e di recuperare i superstiti.<ref>{{cita|Lundstrom|p. 205.}}.</ref> Ne vennero trovati solo 203, tra i quali il capitanocomandante Izawa.<ref>{{cita|Stille|p. 61.}}.</ref> Il resto degli 834 uomini dell'equipaggio era morto nell'attacco o mentre attendeva i soccorsi. La ''Shoho'' fu la prima portaerei giapponese distrutta durante la [[seconda guerra mondiale]].<ref>{{cita web|url=http://www.aviation-history.com/airmen/coralsea.htm |titolo=The Battle of the Coral Sea |sito=[http://www.aviation-history.com/ The Aviation History Online Museum] |data=2006 |accesso=14 febbraio 2012 |lingua=en }}</ref>
{{coord|-16.120603|151.913061|display=title}}
 
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* {{cita libro|cognome=Jentschura |nome=Hansgeorg |coautori=Dieter Jung, Peter Mickel |anno=1977 |titolo=Warships of the Imperial Japanese Navy, 1869–1945 |editore=United States Naval Institute |città=Annapolis |cid=Jentschura, Jung e Mickel |isbn=0-87021-893-X |lingua=en }}
* {{cita libro|cognome=Lundstrom |nome=John B. |anno= 2005 |titolo=The First Team: Pacific Naval Air Combat from Pearl Harbor to Midway |editore=Naval Institute Press |città=Annapolis|isbn=1-59114-471-X |lingua=en |cid=Lundstrom}}
* {{cita libro|cognome=Peattie |nome=Mark |titolo=Sunburst: The Rise of Japanese Naval Air Power 1909–1941 |url=https://archive.org/details/sunburstriseofja0000peat |anno=2001 |editore=Naval Institute Press |città=Annapolis |cid=Peattie|isbn=1-55750-432-6 |lingua=en }}
* {{Cita libro|cognome=Polmar|nome=Norman|cognome2=Genda |nome2=Minoru |wkautore2=Minoru Genda|titolo=Aircraft Carriers: A History of Carrier Aviation and Its Influence on World Events|editore=Potomac Books|città=Washington, D.C.|data=2006|volume=Volume 1, 1909-1945|isbn=1-57488-663-0|lingua=en}}
* {{cita libro|cognome=Stille |nome=Mark |serie=Campaign |volume=214 |anno=2009 |titolo= The Coral Sea 1942: The First Carrier Battle |editore=Osprey Publishing|città=Oxford |isbn=978-1-84908-106-1 |lingua=en |cid=Stille}}
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |url=http://www.geocities.com/jwarship/Shoho.html |titolo=Shoho |autore= |editore=[httphttps://www.webcitation.org/ WebCite] |data= |accesso=13 febbraio 2012 |lingua=en |urlmorto=sì |urlarchivio=https://www.webcitation.org/query?url=http://www.geocities.com/jwarship/Shoho.html&date=2009-10-26+01:06:57# |dataarchivio=26 ottobre 2009 }}
* {{cita web|autore=Anthony P. Tully |data=1999 |url=http://www.combinedfleet.com/shoho.htm |titolo=IJN Shoho: Tabular Record of Movement |sito=Kido Butai |editore=[http://www.combinedfleet.com/ Imperial Japanese Navy Page] |accesso=11 dicembre 2011 |lingua=en }}
 
{{Portale|aviazione|marina|seconda guerra mondiale}}
 
[[Categoria:Portaerei della Marina Imperialeimperiale Giapponesegiapponese]]
[[Categoria:Navi costruite a Yokosuka]]