Pierre Ravanas: differenze tra le versioni

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[[File:Frantoi.jpg|left|thumb|upright=1.6| Rappresentazione di un frantoio classico: in luoghi dalle scarse condizioni igieniche, uomini e animali utilizzavano la forza muscolare per muovere grandi macine di pietra e torchi di legno]]
 
L'olio d'oliva prodotto nel [[XVIII secolo|Settecento]] nelnelle [[SudDue ItaliaSicilie]] era di qualità scarsa: generalmente la raccolta del frutto avveniva dopo la sua caduta dall'albero per maturazione e quindi dopo l'inizio della fermentazione; le olive venivano prese dal suolo senza separarle dalle foglie; in attesa della molitura, venivano conservate in vasche dove continuavano la fermentazione. Spesso, i [[trappeto ipogeo|frantoi erano collocati in grotte]] e vi lavoravano uomini sottoposti a regime feudale e animali da soma in luoghi caratterizzati da pessime condizioni igieniche<ref>{{cita libro | cognome=Moschettini | nome=C. | titolo=Osservazioni intorno agli ostacoli dei trappeti feudali alla prosperità della olearea economia | editore= | città=Napoli | anno=1792 }}</ref>. Tradizionalmente, le olive venivano frantumate in grandi [[macinazione|macine]] costituite da una ruota di [[Roccia|pietra]] che girava in una vasca; successivamente, le olive tritate venivano pressate in torchi di legno. Questo processo richiedeva molto tempo e non riusciva ad ottenere risultati ottimali. Inoltre, la macina spesso non riusciva a lavorare le olive troppo dure; per questa ragione le si depositava in grandi vasche allo scopo di ammorbidirle<ref>{{cita | Grimaldi | pp. 51-52}}.</ref>.
 
Invece, l'olio prodotto in [[Provenza]] era riconosciuto per la sua elevata qualità<ref>{{cita | Grimaldi | p. 16}}.</ref>. Ciò era possibile grazie alle tecniche di coltura dell'[[olivo]], di raccolta del frutto direttamente sull'albero prima della completa maturazione e sicuramente prima della caduta dall'albero, di selezione delle varietà, di separazione dell'oliva dalle foglie prima della molitura e al breve tempo di attesa delle olive nei magazzini prima della spremitura. Questo olio era richiesto in molti mercati d'[[Europa]], delle [[Indie Orientali]] ed [[Indie Occidentali|Occidentali]] dove gli acquirenti erano disposti a pagare prezzi elevati<ref>{{cita | Grimaldi | p. 105}}.</ref>. Allo scopo di rispondere alla crescente richiesta di olio di qualità prodotto secondo le tecniche provenzali, gli imprenditori francesi dell'epoca cercarono di espandere il bacino di approvvigionamento. Pertanto inviarono in [[Toscana]] e nella [[riviera ligure]] tecnici preparati nella costruzione e nel funzionamento di frantoi. L'operazione fu un successo<ref>{{cita | Carrino, Salvemini | pp. 73-74}}.</ref>.
 
Il marchese [[Domenico Grimaldi]], originario della famiglia di commercianti genovesi dei [[Grimaldi (famiglia)|Grimaldi]], era possessore nel [[XVIII secolo]] di vasti appezzamenti coltivati ad ulivi in [[Calabria]]<ref>{{cita libro | titolo= Uliveti, olio ed economia nella storia della Calabria | autore = Domenico Grimaldi }}</ref>. Egli provò a importare nel Sud[[Regno Italiadi Napoli]] le tecniche di macinazione delle olive in uso in [[Liguria]]: nel [[1771]], fece venire nei suoi possedimenti del SudRegno di ItaliaNapoli 20 artigiani che costruirono macchinari in grado di lavorare l'intero raccolto delle sue terre in breve tempo<ref>{{cita libro | cognome= Luciano| nome=Domenico | titolo=Domenico Grimaldi e la Calabria del Settecento | editore= | città=Assisi-Roma | anno= 1974}}</ref>.
 
Anche i fratelli Ravanas decisero di espandere i propri interessi al di fuori dei confini francesi. Il loro progetto era ambizioso: creare nel Sud[[Regno Italiadelle Due Sicilie]] degli oleifici da loro gestiti e trarre guadagno dalla vendita dell'olio prodotto con tecniche e macchinari innovativi per quelle terre, in modo da poter agire senza concorrenti.<ref name="ReferenceA">{{cita | Carrino, Salvemini | p. 92}}.</ref>. Pierre si sarebbe occupato materialmente dell'impresa, mentre Jean Baptiste sarebbe rimasto a Marsiglia con il duplice scopo di introdurre nel mercato di Marsiglia l'olio prodotto innelle PugliaPuglie e di continuare nei tradizionali affari di famiglia<ref name="books.google.it"/>.
 
{{Doppia immagine|right|Antic Molí d'oli - Celler d'Igualada.JPG|356|Premsa hidràulica a l'antic Molí d'oli - Celler d'Igualada.JPG|200|I due macchinari introdotti da Pierre Ravanas in Terra di Bari: la mola a doppia macina e il torchio idraulico.}}
Allo scopo di realizzare il progetto di introdurre le macchine e le tecniche in suo in Provenza nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno d'Italia]], i fratelli Ravanas avevano bisogno che il governo del [[Regno di Napoli]] riconoscesse loro l'esclusiva per l'utilizzo di questi macchinari. Nell'ottobre [[1825]] Pierre si recò a Napoli con l'intento di chiedere oltre all'esclusiva di utilizzo delle tecniche e macchinari di origine provenzale nel [[Regno delle dueDue Sicilie]], anche la totale esenzione da [[Dazio (economia)|dazi]] per l'esportazione a Marsiglia dell'olio che avrebbe prodotto. Tuttavia, a causa della sua scarsa influenza nella corte, dovette ben presto rinunciare a questa idea<ref>{{cita | Salvemini | p. 486}}.</ref> puntando al riconoscimento del [[brevetto]] sull'invenzione di tecniche innovative di raccolta e di lavorazione delle olive tramite un nuovi macchinari: la [[macinazione|mola]] a doppia macina e la [[pressa idraulica]]<ref>{{cita libro | cognome= Bianchi| nome=Ornella | titolo=L'impresa agro-industriale: un'economia urbana e rurale tra XIX e XX secolo | editore=edizioni Dedalo | città=Bari | anno=2000 }}, pagg.22-24</ref>.
 
Il decreto numero 827 del 26 giugno [[1826]] riconobbe ai fratelli Ravanas quanto richiesto. Di seguito viene riportato l'intero testo del Decreto:
{{q|Decreto che accorda a' fratelli Ravanas d'Aix in Provenza una [[privativa]] di cinque anni ne' reali dominj di qua del Faro per estrarre l'olio dalle ulive all'uso di Francia adoperando la macchina ed i processi di loro invenzione restando libero a chiunque ogni altro modo conosciuto e praticato sin ora o che potrà essere inventato in avvenire per estrarre l'olio medesimo e senza che gl'indicati fratelli Ravanas possano godere alcuna esenzione di dazio. (Portici, 26 giugno 1826) |Decreti Reali, anno 1826<ref>{{cita libro | cognome= | nome= | url=http://books.google.it/books?id=KaVDAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=ravanas&f=false | titolo = Collezione delle Leggi e de' Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie, semestre I | editore=Stamperia Reale | città=Napoli | anno=1826 | p=400}}</ref>}}
 
Pierre ricevette un'offerta di 40.000 [[Franco francese|franchi]] per il brevetto ottenuto. Se in un primo tempo fu tentato a cedere alla proposta, suo fratello intervenne per convincerlo a perseverare sul progetto originario<ref>{{Cita | Ricchioni | p. 88}}.</ref>.
 
In realtà i fratelli Ravanas non erano degli [[inventore|inventori]], ma [[imprenditore|imprenditori]] e [[commercio|commercianti]]: il [[Estrazione dell'olio di oliva|torchio]] idraulico, definito come fortemente innovativo, in realtà era costituito da soluzioni tecniche già in uso da tempo<ref>{{cita libro | cognome= De Stefano| nome= R.| capitolo = Memoria contenente una breve idea del meccanismo e dei resultamenti del trappeto all'uso provenzane nel 1828 | titolo = Il Contributo di Pietro Ravanas all'agricoltura meridionale dell'Ottocento, in atti del convegno nazionale di studi sul rilancio dell'agricoltura nel III centenario della nascita di [[Sallustio Bandini]] | città= Siena| anno=1979 | pp= 416-418}}</ref>. Pierre ebbe modo di conoscere ampiamente queste tecniche dall'osservazione delle fabbriche di Marsiglia e in un viaggio nelle [[Fiandre]], terra che aveva stretti rapporti commerciali con Marsiglia in quanto nella produzione dei saponi era utilizzato l'[[olio vegetale|olio di semi]] prodotto con l'utilizzo di torchi idraulici<ref>{{cita | Ravanas, Précis des motif | p. 2}}.</ref>. Almeno fino al [[1840]], i fratelli Ravanas non erano nemmeno in grado di realizzare il torchio idraulico in ferro progettato e Pierre (come egli stesso ammise anni dopo) dovette acquistarlo da [[Parigi]] a costi elevatissimi: da 500 a 550 ducati, circa il 60% della spesa totale per le attrezzature di un intero frantoio<ref>{{cita | Ravanas, Memoria | p. 6}}.</ref>.
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Un proprietario di un piccolo oleificio, interessato alle novità introdotte da Ravanas, volle testarle in una sfida fra i due frantoi. La sfida venne persa da Pierre Ravanas perché falsata in una maniera impensabile per lo stesso vincitore...
 
{{citazione|Nel 1827 io aveva stabilito un [[Oleificio|trappeto]] di mio conto in [[Massafra]] e quell'anno fu tanto ubertoso il ricolto delle ulive in [[Palagianello]], [[feudo]] del marchese di [[Santeramo in Colle|S. Eramo]], che essendo stato venduto per cantara 1200 ad una compagnia di proprietari di Massafra, costoro ne ricavarono 2000. Tre trappeti siti nel [[Fondo (urbanistica)|fondo]], non macinando più di tre [[Antiche unità di misura italiane|salme]] al giorno, uno di quei proprietari, più avveduto degli altri, volle esperimentare se facendo macinar le ulive nel mio trappeto a torchio idraulico potesse col notabile risparmio di tempo andar congiunto il prodotto medesimo in olio che davano i trappeti del paese. Venne costui a gettarmi il guanto che io raccolsi; ed il [[saggio]] doveva consistere nel macinare 8 [[Tomolo|tomoli]] di quelle olive di Palagianello nel mio trappeto, ed altrettanti nel suo, per paragonarne i prodotti rispettivi in olio. Non mi stetti dall'avvertirlo di vegliare sulla gente del trappeto e sugli stessi suoi soci, che non avrebbero avuto scrupolo di fare ogni malarte perché la prova fosse stata a mio danno. Egli mi assicurò di tutta la sua vigilanza, aggiungendo che la porta del trappeto sarebbe stata chiusa durante la macinatura di prova, e niuno avrebbe potuto entrarvi se non per mezzo di una scala di legno che metteva nella propria stanza. La prova mi fu contraria; dal mio trappeto uscirono 80 tomoli d'olio (prodotto regolare per 8 tomoli di olive fresche); dal suo 95. L'inganno era evidentissimo, tanto più che l'apparenza del nocciuolo stava in mio favore. Ma le olive di Palagianello non furono portate nel mio trappeto, il quale, discreditato da quel saggio, non ebbe più avventori. Questo primo cattivo risultato non era poi tale da abbattere la mia costanza; ma io non mi curavo dell'olio di Massafra, poiché lo vidi meno gradito in Francia. me ne partii dunque in marzo e vi ritornai nell'ottobre seguente: scendendo di carrozza, m'imbatto in colui che aveva voluto la prova, il quale, fatti appena i convenevoli, mi dice: Ahimè, signor Ravanas! Le olive di Palagianello marciscono ancora nelle fosse, e ne abbiamo da macinare per più mesi! Così sono punito dell'essermi lasciato ingannare in quel famoso saggio. Ma vaglia il vero, quando io fossi stato un Argo, come diamine avrei potuto guardarmi da mio padre? Chi avrebbe mai sospettato che egli, entrando nel trappeto per meco soprastare alla macinatura, celasse sotto il suo vestito bottiglioni d'olio che versava sulla pasta delle olive, spiando il momento in cui la mia attenzione fosse rivolta altrove? La cosa è strana ma non è meno vera.
| {{cita | Ravanas, Memoria | p. 9 e seguenti}}}}
}}
La [[Puglia]] del Settecento era un terreno fertile per l'idea imprenditoriale dei fratelli Ravanas. In particolare due erano le caratteristiche favorevoli: un largo bacino di produzione di olive che vengono lavorate con tecniche poco efficiente; la disponibilità di edifici dove poter impiantare frantoi<ref name="ReferenceA"/>. Pierre Ravanas intraprese un viaggio in Puglia con lo scopo di studiare il territorio e di prendereprendervi contatti: sulera territorio.il Erasuo laprimo primaviaggio voltanelle che veniva in PugliaPuglie<ref>{{cita | Ravanas, Précis des motif | p. 8}}.</ref>. In principio, si recò in [[Terra di Bari (territorio storico)|Terra di Bari]], luogo in cui si effettuava già la raccolta delle olive dall'albero. Prese contatti con agricoltori e proprietari di frantoi di [[Bari]], [[Bitonto]] e [[Modugno (Italia)|Modugno]], con lo scopo di ricevere le informazioni necessarie per impiantare la sua attività, ma quelli che potenzialmente erano suoi concorrenti non furono propensi ad aiutare il francese<ref>{{cita | Salvemini | pp. 490-491}}.</ref>.
 
Per questo motivo, Pierre decise di recarsi a [[Monopoli (Italia)|Monopoli]] per iniziare la propria impresa in un luogo dove la produzione di olive era molto superiore alla capacità di molitura dei frantoi locali. Pierre si rivolse ai più grandi proprietari di frantoi nella zona, chiedendo di usufruire dei loro locali e offrendo una partecipazione agli utili. Tutti si rifiutarono. Perciò decise di chiedere all'amministrazione comunale di poter usufruire in affitto di un locale in disuso. I produttori locali erano influenti presso il [[decurionato]]: il permesso arrivò, ma il prezzo del fitto fu molto elevato e il permesso per la ristrutturazione del locale arrivò ben oltre la stagione di raccolta delle olive<ref>{{cita | Carrino, Salvemini | p. 94}}.</ref>. Questo primo investimento non fu molto redditizio, sia perché nel primo anno di attività iniziò la macinatura delle olive molto in ritardo rispetto ai concorrenti, sia perché negli anni successivi i raccolti non furono abbondanti come nelle attese.
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Pierre non si diede per vinto. Decise di aprire un terzo frantoio a [[Massafra]], in [[Terra d'Otranto]]. Ma anche qui la fortuna non fu dalla sua parte: nell'annata [[1827]]-[[1828|28]] il raccolto fu molto abbondante in tutta la zona, tranne che a Massafra dove una grandinata aveva pregiudicato la resa degli ulivi. L'ostilità dei produttori locali gli impedì anche l'acquisto di olive dai paesi limitrofi<ref>{{cita | Salvemini | p. 492}}.</ref>.
 
Questi tre investimenti poco remunerativi mettevano in serio pericolo l'impresa dei fratelli Ravanas in Puglia. Gli unici guadagni provenivano dalla possibilità di sfruttare la rete commerciale di cui disponevano: Pierre vendeva il poco olio prodotto, a [[Marsiglia]] dove era rimasto suo fratello, Jean Baptiste<ref>Archives Dépertamentales des Bouches-du-Rhone, DécalrationsDéclarations de Santé, 200 E 1</ref>.
Visti gli scarsi risultati, Jean Baptise Ravanas non continuò a finanziare l'apertura di frantoi in Puglia; ma Pierre non era d'accordo con la visione del fratello e decise di continuare a curare l'investimento: si assunse la piena responsabilità dell'impresa e mantenne i contatti col fratello solo per le esportazioni di olio a Marsiglia<ref>{{cita | Carrino, Salvemini | p. 95}}.</ref>
 
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In breve tempo, Pierre Ravanas stabilì un solido [[business|giro di affari]] in Puglia, basato su due pilastri: la lavorazione delle olive con tecniche innovative che consentivano la produzione di olio di qualità elevata; una rete di approvvigionamento che procurava grandi quantità di olive da lavorare nel frantoio e offriva vantaggi ai produttori. L'oleificio di Bitonto diventò un punto di riferimento per i produttori dei paesi limitrofi<ref>{{cita libro | cognome= Sylos| nome=F.S. | titolo= Per la scuola olearia regionale| editore= |città=Giovinazzo |anno=1880}}, pag.5</ref>.
 
Poco dopo l'apertura dell'oleificio bitontino, nel [[1830]] ne acquisì un quinto a [[Modugno (Italia)|Modugno]]<ref>{{cita libro | cognome=Milano | nome=Nicola | titolo=Modugno. Memorie storiche | editore=Edizioni Levante | città=Bari | anno=1984 }}, pag. 491</ref>.
 
===Arrivo della concorrenza: diffusione della nuova tecnologia e allargamento del mercato===
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Inoltre, l'olio di elevata qualità che Pierre Ravanas introduceva nel [[Porto vecchio di Marsiglia|porto di Marsiglia]] aveva mostrato ai mercanti provenzali il potenziale commerciale dei prodotti pugliesi. Questo indusse altri imprenditori francesi, come i Sue, ad emulare Ravanas nell'aprire oleifici in Terra di Bari. E, dagli anni trenta del [[XIX secolo]], diversi commercianti francesi arrivavano in Puglia al momento della raccolta delle olive per accaparrarsi la materia prima direttamente dai produttori. Fra questi, si ricorda [[Felice Garibaldi]], fratello minore di [[Giuseppe Garibaldi]], commerciante di olio per conto della società di [[Nizza]] ''Avigdor ainé et fils'' e per la famiglia Sue<ref>{{cita libro | cognome= Cotugno | nome=R. | titolo=Un fratello di Garibaldi a Bari (1835-1852) in "Archivio pugliese del Risorgimento italiano", nn.2-4, pagg.103-114| editore= | città= | anno=1915 }}</ref><ref>{{cita libro | cognome=Riccardi | nome=Riccardo | titolo=L'impresa di felice Garibaldi, fratello dell'eroe dei due mondi | editore=Congedo editore | città=Galatina | anno= 2007}}</ref>.
 
Allo scadere della privativa, per cercare di contrastare la [[Concorrenza (diritto commerciale)|concorrenza]], Pierre Ravanas decise di ricorrere ancora una volta alla via istituzionale. Nel settembre [[1831]] tramite il ministro dell'interno Marchese di Pietracatella, inviò una lettera al Re del Regno delle Due Sicilie da poco in carica, [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]]. Nella lettera rivendicava di aver contribuito allo sviluppo di un'industria nevralgica nell'economia del Regno: quella agricola. Chiedeva la conferma dei permessi per gli edifici nei quali sorgevano gli oleifici di Monopoli e di Bitonto e l'esenzione dalle tasse per l'esportazione dell'olio da lui prodotto<ref>{{cita | Ravanas, Précis des motif | pp. 18-19}}.</ref>. Questa volta, tuttavia, le richieste al monarca non vennero accolte.
 
Nonostante ciò, il venir meno del regime di concorrenza attenuata di cui Pierre ha potuto godere nei primi cinque anni della sua attività nel Regno delle Due Sicilie, almeno nel primo periodo, non incise negativamente sugli affari di Ravanas. Se è vero che nei primi anni trenta dell'[[XIX secolo|Ottocento]] si assisté all'ingresso di molti concorrenti nel mercato della compravendita di olio e olive nella Terra di Bari, è anche vero che questo mercato è in forte espansione e vede sempre Pierre Ravanas fra i principali attori. Nel [[1834]]-[[1835|35]] erano state esportate dalla Provincia di Bari 8000 salme di olio; nel giro di qualche anno si arriva ad una media confresa fra le 18000 e le 24000 salme, con un picco di 36000 nel [[1845]]<ref>{{cita libro | cognome= Bursotti (a cura di)| nome=Giovanni | titolo= Sul commercio di olii di olive delle Due Sicilie in Biblioteca di Commercio | editore= |città= | anno=1842 }}</ref>. Infatti, l'azione di Ravanas ha prodotto sia un aumento della domanda di olio prodotto nella ProvinciaTerra di Bari (conseguente all'incremento della qualità dello stesso), sia un aumento dell'offerta (l'aumento della collocabilità del prodotto su nuovi mercati ha prodotto un aumento del prezzo e questo ha spinto alla creazione di nuovi frantoi e all'allargamento delle coltivazioni ad ulivi)<ref>{{cita | Carrino, Salvemini | p. 101}}.</ref>.
 
[[File:Chiesa s.domenico -modugno.jpg|thumb|upright=1.6| Facciata dell'[[Convento dei Domenicani (Modugno)|ex convento dei Domenicani]] a [[Modugno (Italia)|Modugno]] dove Pierre Ravanas creò il suo oleificio più grande.]]
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Questo era il momento più alto della sua [[carriera]]: la cittadinanza civile e il tessuto mercantile della provincia di Bari gli riconoscevano i meriti della sua azione commerciale ed apprezzavano quanto fatto dal francese per diffondere una nova tecnologia produttiva e per espandere un mercato cruciale per l'economia barese dell'epoca<ref>{{cita libro | cognome= Bursotti (a cura di)| nome=Giovanni | titolo= Sul commercio di olii di olive delle Due Sicilie in Biblioteca di Commercio | editore= | città= | anno=1842 }}, pagg. 69 e seguenti</ref>. I cittadini di Bitonto, grati per il suo operato, inviarono una petizione al re del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II, il quale rispose con un [[rescritto]] che conferiva a Pierre Ravanas una medaglia d'oro al merito civile.<ref name="emeroteca.provincia.brindisi.it"/>.
 
Nel [[1840]] aprì un nuovo frantoio a [[Modugno (Italia)|Modugno]], nei locali dell'[[Convento dei Domenicani (Modugno)|ex convento dei Domenicani]]. Questo fu il più grande fra i frantoi gestiti da Pierre Ravanas: disponeva di 10 pile, 10 torchi di legno e 3 torchi idraulici. Lo stabilimento aveva una produzione di circa 1200 salme di olio nel 1842<ref>{{cita libro | cognome= | nome= | titolo=Fondo Industria Agricoltura Commercio | editore= Archivio di Stato di Bari| città= | anno= }}, f 8 fs 60</ref>. In questo stabilimento era presente anche un'officina che consentì per la prima volta la costruzione in autonomia di botti e torchi senza doverli importare dalla Francia. Qui si registra per la prima volta un'altra innovazione introdotta da Pierre Ravanas: l'uso della [[Cotone idrofilo|bambagia]] per filtrare l'olio che usciva dai torchi. L'introduzione di questa innovazione nacque dall'esigenza di rispondere alla grande quantità di ordinativi ricevuti, che non consentiva di attendere l'eliminazione delle impurità per [[decantazione]]<ref>{{cita | Ravanas, Memoria |pp. 6 e 8}}.</ref>.
 
In seguito aprì un grande frantoio a [[Bari]], in contrada San Marco, lungo la via che conduce a [[Mola di Bari]]. Trasferì la propria nel capoluogo della Provincia dal cui [[porto di Bari|porto]] partivano le esportazioni di olio. Sempre a Bari, Pierre possedeva dei magazzini in via Melo<ref>{{Cita | Ricchioni | pp. 91-92}}.</ref>.
 
===Il fallimentare ingresso nella Borsa di Napoli===
Dopo quelli di Modugno e Bari non aprì altri stabilimenti, limitandosi alla gestione di quelli già in suo possesso e concentrandosi sullo sviluppo dell'aspetto commerciale della sua impresa<ref name = p103>{{cita | Carrino, Salvemini | p. 103}}.</ref>. Infatti, iniziò a prendere contatti a [[Napoli]], la capitale del Regno delle Due Sicilie, dove era attiva una [[borsa valori|borsa]] nella quale, già in quell'epoca, si registrano elevati livelli di [[speculazione]] e i prodotti agricoli erano venduti ancor prima che fossero raccolti nei campi<ref>{{cita libro | cognome=Schisani | nome=M.C. | titolo= La Borsa di Napoli(1778-1860)| editore= | città=Napoli| anno=2001 }}</ref>.
 
Pierre decise di entrare nel rischioso circuito dei "giochi di carta" e cercò un accordo con la casa d'affari di origine francese ''Claudio Duchaliot'' che godeva della "classe di eccezione" presso la Camera di Commercio di Napoli che le consentiva una posizione privilegiata negli scambi nella [[borsa di Napoli]]<ref>{{cita libro | cognome= Russo| nome=G. | titolo=La Camera di Commercio di Napoli dal 1808 al 1979. Una presenza nell'economia | editore= | città=Napoli | anno=1985 }}, pagg. 25 e 28</ref>: l'8 luglio [[1841]] Pierre propose alla ''Claudio Duchaliot'' di creare una società con la ''Ravanas et cie'' dei fratelli Ravanas. Da quel momento i rapporti fra le due società si fecero intensi e si registrò un notevole aumento del volume commerciale dell'olio prodotto nei frantoi Ravanas sia verso la Francia che nell'Adriatico. Per esempio, se in precedenza Pierre Ravanas non aveva contatti a [[Venezia]], nei cinque anni compresi fra il [[1841]] e il [[1845]] inviò 28 carichi di olio fine nel porto dell'alto Adriatico<ref>{{cita | Salvemini | p. 508}}.</ref>.
 
Tuttavia, il rapido incremento del volume di affari aumentò notevolmente anche il rischio connesso alle attività di scambio nel mercato borsistico napoletano e nei casi in cui Pierre non era in grado di onorare le commesse ricevute, era costretto a cercare accordi economici per rimandare il loro soddisfacimento. Questi fattori produssero un grave indebitamento che indussero Pierre ad ipotecare le sue proprietà<ref>{{cita libro | cognome= | nome= | titolo= Memoria per D Francesco Lopane contro D Pietro Ravanas-ainé| editore= | città=Trani | anno=10/02/1846 }}</ref>. Inoltre anche la ''Ravanas et cie'' accumulò un forte indebitamento nei confronti della società ''Claudio Duchaliot'': nel bilancio del 30 agosto [[1844]] venne registrato un debito di 89.521,69 ducati<ref>{{cita libro | cognome= Boursier | nome= avvocato | titolo= lettera alla Ravanas et cie per conto di Duchaliot | editore=Archives Ravanas | città= | anno=17/04/1845 }}</ref>.
 
Per cercare di sanare la posizione debitoria della ''Ravanas et cie'', Jean Baptiste dovette far ricorso alle proprie conoscenze in Provenza. Nel 1844, il signor Lezeaud di Aix acquistò un quinto della partecipazione nella società Ravanas-Duchaliot per 100.000 ducati ed effettuò l'[[avallo]] di cambiali intestate a Pierre Ravanas per un valore di 11.500 ducati<ref>{{cita libro | cognome= | nome= |titolo=Lettera di Duchaliot a Lezeaud | editore=Archives Ravanas | città= | anno= 31/08/1844}}</ref>. Pierre, inoltre, decise di rischiare ancora, aumentando gli ordini che si impegnava ad evadere di ulteriori 55.243 ducati<ref>{{cita libro | cognome= | nome= | titolo=Memoria del signor Ravanas Ainé di Bari contro D Francesco Lopane di detto comune | editore= | città= Bari| anno= 1846}}, pag. 12</ref>.
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Pur rendendosi contro di trovarsi ad un passo dal [[fallimento (diritto)|fallimento]], Pierre non si dava per vinto, continuava nella commercializzazione dell'olio prodotto nei suoi stabilimenti affidandosi a [[Capitale (economia)|capitali]] provenienti da finanziatori napoletani e della provincia di Bari. Ma questo peggiorava ulteriormente la sua condizione debitoria mentre le cambiali continuano a scadere e le cause intentate dai suoi creditori sono immancabilmente perse. Per evitare il tracollo Pierre dovette [[Liquidazione|liquidare]] tutte le sue [[proprietà (diritto)|proprietà]] già gravate da [[ipoteca|ipoteche]].
 
Ormai, Pierre Ravanas non poteva più utilizzare il suo nome per ottenere fiducia e credito dagli acquirenti e si avvalse del nipote Charles Pons (commerciante attivo nel porto di Marsiglia e sostenitore dei Ravanas con prestiti) che fece venire a Bari da Aix per poter concludere affari utilizzando un nuovo nome<ref>{{cita libro | cognome= | nome= | titolo=Lettera di Abèle Durand a Jean Baptiste Ravanas | editore=Archives Ravanas | città= Napoli | anno= 21/07/1845}}</ref>. Si trasferì a Modugno, dove poteva contare sulla solidarietà di una serie di contatti. Nel [[1847]] riattivò il grande stabilimento di Modugno e continuò per un paio d'anni a commerciare piccoli carichi di olio<ref>{{Cita | Ricchioni | p. 98}}.</ref>.
Si ritirò definitivamente dagli affari nel [[1850]], all'età di 53 anni.
 
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*Col rescritto del 6 maggio [[1854]] Re Ferdinando II gli conferì una seconda medaglia d'oro al merito civile con la seguente motivazione iscritta sulla medaglia: "Petro Ravanasio sen. quod artem oleariam in Peucetia auxerit diffuserit - MDCCCLIV"<ref name="ReferenceB"/>.
*Le città di Bari, Bitonto, Modugno<ref>{{cita libro | cognome=Milano | nome=Nicola | titolo= Curiosando per Modugno| editore=Levante, II edizione | città=Bari | anno=1997 }}, pag. 278</ref> e [[Ruvo di Puglia]] gli hanno intitolato una via.
*Il 17 dicembre [[1949]] il consiglio comunale di Bari stabilì che un [[Mezzobusto (scultura)|mezzo busto]] di Pierre Ravanas sarebbe stato collocato nel giardino di [[GiardinoPiazza Garibaldi (Bari)|Piazza Garibaldi]]<ref>{{cita web |cognome=De Santis |nome=Gigi |autore= |url=http://www.dondialetto.it/bari/articles.asp?id=19&page=14 |titolo=Diatèrze, nestèrze, aiìre (date storiche e cronache baresi) |accesso=21 giugno 2012 |editore= |opera= |pagina= |data=06 |anno=2008 |mese=febbraio |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140301061257/http://www.dondialetto.it/bari/articles.asp?id=19&page=14 |dataarchivio=1º marzo 2014 }}</ref>.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro | cognome=Annastella Carrino e Biagio Salvemini | nome= | titolo= Un "homme à projets" fra Provenza e mezzogiorno: Pierre Ravanas e l'olivicoltura sette-ottocentesca | cid = Carrino, Salvemini}} in {{cita libro | autore = Felice Moretti | curatore = Vincenzo Robles | url = http://books.google.it/books?id=Ws2eMDAtZ8gC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false | titolo = Cultura e società a Bitonto nell'Ottocento | editore= Edipuglia | città=Bari |anno=2003}}
* {{cita libro|cognome=Salvemini| nome=Biagio | url = http://books.google.it/books?id=70ZltMzMCJAC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false | titolo = Il territorio sghembo. Forme e dinamiche degli spazi umani in età moderna. Sondaggi e letture | editore=Edipuglia srl| città=Bari | anno=2006 | cid = Salvemini}}
* {{Cita news|autore =|nome = Vincenzo|cognome = Ricchioni|url = http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Japigia/1938/Articoli/Fascicolo%201/L'Olivicoltura%20Meridionale%20e%20l'Opera%20di%20P%20Ravanas.pdf
|titolo = L'olivicultura meridionale e l'opera di Pietro Ravanas |pubblicazione = Japigia |città = Bari |anno =1938 |accesso = 23 febbraio 2021 | cid = Ricchioni}}
* {{cita libro | cognome=Ravanas | nome= Pierre| titolo=Précis des motif qui m'ont amené dans le Rouyaume, et de mes travaux pendant six anéees pour créer une bonne fabrication d'huile fine si nécessaire et si importante pour tous les pays d'oliviers, et indispensabile pour la prospérité de la province de Bari, in [[Archivio di Stato di Napoli]] | editore=Ministero degli Interni |città= | anno= 3/9/1831 | cid = Ravanas, Précis des motif}}, II Inventario, b. 571, 1
* {{cita libro|cognome=Ravanas | nome= Pierre|titolo=Memoria sulle innovazioni introdotte sul modo di macinar le ulive in provincia di Bari| editore=tipografia Sante Cannone e figli | città= Bari| anno= 1845 | cid = Ravanas, Memoria}}
* {{cita libro | cognome= Grimaldi| nome=Domenico |wkautore = Domenico Grimaldi| titolo=Istruzioni sulla nuova manifattura dell'Olio introdotta nel Regno di Napoli | città=Napoli | anno= 1777 | cid = Grimaldi}}
* {{cita libro|cognome=Polacchi |nome=Italo | titolo= Pietro Ravanas, in Rassegna Pugliese 9, pagg.206-207 | editore= | città= | anno=1884 }}
*{{cita libro|cognome=Beltrani|nome=Giovanni| titolo= Pietro Ravanas e Valdemero Vecchi, in Rassegna Pugliese 9-10| editore= | città=| anno=1905 | cid = Beltrani}}