Leonida Bissolati: differenze tra le versioni

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|didascalia =
|carica = [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio = 10 giugno [[1895]]
|mandatofine = 6 maggio [[1920]]
|legislatura = [[XIX legislatura del Regno d'Italia|XIX]], [[XX legislatura del Regno d'Italia|XX]], [[XXI legislatura del Regno d'Italia|XXI]], [[XXII legislatura del Regno d'Italia|XXII]], [[XXIII legislatura del Regno d'Italia|XXIII]], [[XXIV legislatura del Regno d'Italia|XXIV]], [[XXV legislatura del Regno d'Italia|XXV]]
|legislatura =
|gruppo parlamentare = Socialista
|coalizione =
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|tipo nomina =
|incarichi =
|sito = {{Deputati Regno}}
|sito = http://storia.camera.it/deputato/leonida-bissolati-bergamaschi-18570220
|partito = [[Partito Socialista Italiano|PSI]] (1880-1912) <br> [[Partito Socialista Riformista Italiano|PSRI]] (1912-1920)
|titolo di studio = Laurea in Giurisprudenza
|alma mater =
|professione = Avvocato, Pubblicistapubblicista, Giornalistagiornalista
|firma =
|carica2 = [[Ministro dell'Assistenza Militare e Pensioni di Guerra]]<ref>{{cita web|titolo=Legislature / XXIV Legislatura del Regno d'Italia / I Governo Orlando |url=http://storia.camera.it/governi/i-governo-orlando/Ministero%20dell'assistenza%20militare%20e%20pensioni%20di%20guerra|accesso=6 maggio 2016}}</ref>
|mandatoinizio2 = 1º novembre [[1917]]
|mandatofine2 = 31 dicembre [[1918]]
|mandato2 =
|vice di2 =
|capo di stato2 = [[Vittorio Emanuele III]]
|presidente2 = [[Vittorio Emanuele Orlando]], [[Paolo Boselli]]
|vicepresidente2 =
|primoministro2 = [[Governo Boselli]] e [[Governo Orlando]]
|viceprimoministro2 =
|vice2 =
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== Biografia ==
 
Fu uno dei più importanti dirigenti del movimento [[Socialismo|socialista]] italiano a cavallo tra il [[XIX secolo|XIX]] e il [[XX secolo]].
 
=== La famiglia e gli studi ===
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Nella sua città natale esercitò la professione di avvocato, pubblicando anche numerosi articoli su riviste e quotidiani.
 
Nel [[1885]] sposò [[Ginevra Coggi]], morta di [[tubercolosi|tisi]] nel [[1894]]. In seguito ebbe come compagna [[Carolina Cassola]], in libera unione fino alle nozze avvenute nel 1913.
 
=== L'impegno nel Partito Socialista Italiano ===
Dal [[1880]] fu elettoe per 18 anni fu eletto consigliere comunale a Cremona, inizialmente nelle file dei radicali, per poi aderire ai [[Socialismo|movimenti socialisti]].
 
Rivestì incarichi all'Assessorato all'istruzione.
 
Tra il [[1889]] e il [[1895]] organizzò le agitazioni contadine e le lotte sociali per ottenere migliori condizioni di vita nelle campagne.
 
Nel [[1889]] fondò ''L'Eco del Popolo'', che successivamente divenne l'organo locale del [[Partito Socialista Italiano]], e pubblicò una parziale traduzione del [[Manifesto del Partito Comunista|Manifesto]] di [[Carlo Marx|Marx]] ed [[Friedrich Engels|Engels]].
[[File:Locandina Avanti! 1896.jpg|thumb|left|Locandina pubblicitaria pro abbonamento all<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' del [[1896]]]]
 
=== La fondazione dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' ===
Nel [[1896]] divenne direttore dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Avanti!]]'', organo ufficiale del [[Partito Socialista Italiano]].
 
Nel primo numero del nuovo giornale, nell'editoriale inaugurale ne tracciò un manifesto politico-ideale identitario, lanciando una sfida all'ordine costituito.
Rivolgendosi direttamente al [[Presidente del Consiglio dei ministri]] e Ministro dell'Interno dell'epoca [[Antonio Starabba, marchese di Rudinì]], che aveva ammonito i dirigenti e gli iscritti al neonato PSI con l'intimazione: “''di qui non si passa''”, Bissolati rispose, con un titolo che passerà nella storia del socialismo e del giornalismo, “''[[Avanti!#DI QUI SI PASSA|Di qui si passa]]''”, manifestando la fede e la certezza "scientifica" nell'affermazione delle ragioni dei socialisti e nella conquista del potere da parte dei lavoratori.
 
Questo titolo verrà poi ripreso da molti direttori dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' in occasione di eventi particolarmente importanti della vita del partito e del giornale.
 
Il 12 maggio del [[1899]], a causa della repressione governativa a seguito dei [[moti di Milano]], Bissolati venne arrestato insieme a tutta la redazione dell{{'}}''Avanti''. Il giornale poté comunque continuare le sue pubblicazioni sotto la direzione provvisoria di [[Enrico Ferri (criminologo)|Enrico Ferri]]. Bissolati venne rilasciato due mesi dopo perché la Camera non diede l'autorizzazione a procedere contro di lui, escludendo che potesse aver preso parte ai tumulti avvenuti a Milano, dove era giunto solo il 9 maggio.<ref>{{cita libro | nome= Giorgio| cognome= Candeloro| titolo= Storia dell'italia moderna. Volume settimo. La crisi di fine secolo e l'età giolittiana| anno= 1974| editore= Feltrinelli| città= Milano|p =60}}</ref>
 
Diede le dimissioni dall'incarico nel [[1903]], per poi accettare nuovamente la direzione del quotidiano tra il [[1908]] ed il [[1910]].
 
=== L'impegno parlamentare e in Massoneria ===
Alle [[elezioni politiche italiane del 1895|elezioni politiche del 1895]] si candidò come deputato nel collegio di [[Pescarolo ed Uniti]] e vinse al [[ballottaggio]] contro il candidato del partito conservatore [[Alessandro Anselmi (politico)|Alessandro Anselmi]], ma l'elezione fu in seguito annullata dalla [[giunta delle elezioni]]. NelNelle [[Elezioni politiche italiane del 1897|elezioni del 1897]] si ripresentò nello stesso collegio e vinse al primo turno, sempre contro lo stesso Anselmi.<ref>ISTAT, Statistica delle elezioni generali del 1897, p. 30.</ref>. [[Massoneria in Italia| Massone]], nelmembro del [[1902Grande Oriente d'Italia]], nel 1902 rappresentò la Loggia "Alsazia-Lorena" al Congresso mondiale del [[Libero pensatore|Libero Pensiero]] a [[Losanna]]<ref>Aldo A. Mola,''Storia della Massoneria in Italia'', Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 325.</ref>, nel [[1908]] presentò alla Camera dei deputati una mozione volta ad abolire l'[[Insegnamento della religione cattolica in Italia|insegnamento della religione]] nella scuola elementare e(una nel corsoparte della Granmassoneria loggiaappoggiò annualeapertamente della [[Grandemozione, Orientementre dun'Italia]]altra ilparte Gran maestro [[Ettore Ferrari]] proposerifiutava la [[censura]]politicizzazione all'indirizzoforzata; dilo queiscontro parlamentari aderentiportò alla massoneriascissione cheil si24 eranogiugno rifiutati1908 dial votarla.Supremo Il Sovrano gran commendatoreConsiglio d''in pectore''Italia del [[Rito scozzese|Rito scozzese antico eed accettato]], Saveriocon Fera, fortela oppositorecreazione della politicizzazione forzata perseguita da Ferrari all'interno dell'obbedienza, pose il veto formale contro la proposta di censura. Lo scontro arrivò fino alla scissione, che si consumò il 24 giugno [[1908]]Gran nelLoggia senod'Italia deldegli SupremoAlam|Gran ConsiglioLoggia d'Italia del [[Rito scozzese antico ed accettato]]).
 
=== L'adesione alla Guerra di Libia e l'interventismo ===
Nel febbraio del [[1912]], la sua mancata opposizione alla [[Guerra italo-turca|Guerra di Libia]] provocò le sue dimissioni da parlamentare e gli valse accuse di [[sciovinismo]] da parte di [[Lenin]]<ref>Lenin, ''La situazione e i compiti dell'Internazionale Socialista'', "Sotsjal-demokrat", n. 33, 1º novembre 1914.</ref>. Cinque mesi più tardi fu espulso dal Partito Socialista Italiano.
 
Bissolati fu uno dei più autorevoli ''leader'' dell'intervento nella [[prima guerra mondiale]]. Si arruolò volontario a 58 anni compiuti nel 4º reggimento alpini, col grado di sergente. Partecipò ai combattimenti per la conquista del [[Monte Nero (Alpi Giulie)|Monte Nero]]; venne ferito due volte e fu decorato di medaglia d'argento. Alternò la permanenza al fronte con soggiorni a Roma per i lavori parlamentari. Nel giugno 1916 entrò come ministro nel [[governo Boselli]] con il compito di collegare il governo al fronte. Sotto l'influsso di Cadorna, prese una posizione contro i pacifisti che volevano una pace di compromesso. La tragedia di Caporetto la visse al fronte, portandolo a una grave crisi personale.
 
=== La fondazione del Partito Socialista Riformista Italiano ===
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Il 1º novembre [[1917]] divenne ministro dell'Assistenza Militare e Pensioni di Guerra del [[governo Boselli]] e del successivo [[governo Orlando]]. In questo ruolo ebbe contatti diretti con i generali italiani impegnati sul fronte della [[prima guerra mondiale]].
 
Dopo un violento scontro con il ministro degli esteri [[Sidney Sonnino|Sonnino]], il 28 dicembre 1918 rassegnò le dimissioni dal governo.
 
=== Il dopoguerra ===
Alla fine del conflitto concordò le nuove linee di frontiera in accordo coi princìpi della [[Società delle Nazioni]], ma i contrasti che ne derivarono lo spinsero a dimettersi dal governo il 28 dicembre [[1918]].
 
Le sue dimissioni furono messe in relazione a presunti contrasti sorti con Ivanoe Bonomi e suscitarono dubbi e perplessità negli ambienti vicini a Bissolati: mentre "[[Ernesto Nathan]] stigmatizzò duramente la decisione di Bissolati, Giuseppe Meoni, che nella giunta esecutiva del [[Grande Oriente d'Italia|Goi]] ricopriva l’importante carica di grande oratore, difese la scelta dell’esponente social-riformista"<ref>M. Mondini (a cura di), ''La guerra come apocalisse. Interpretazioni, disvelamenti, paure'', Bologna, Il Mulino, 2016, p. 87, secondo cui, come conseguenza, "cinque logge milanesi capeggiate dal medico Luigi Resnati votarono un ordine del giorno contro Nathan e verso la metà di febbraio decisero di abbandonare il Grande Oriente d’Italia e di costituirsi in «Gruppo indipendente di rito scozzese». Il 29 aprile 1919 indirizzarono ai confratelli una circolare nella quale delineavano un programma di azione politica di chiara ispirazione democratica e riformista, che appariva in evidente contrasto con quello dei vertici di Palazzo Giustiniani". La circolare è riprodotta in G. Padulo, ''Contributo alla storia della [[massoneria]] da [[Giolitti]] a [[Mussolini]]'', in «Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici», 8, 1983-1984, p. 265.</ref>.
Le sue dimissioni suscitarono dubbi e perplessità negli ambienti vicini a Bissolati e furono messe in relazione a presunti contrasti sorti con Ivanoe Bonomi.
[[File:Cremona-Lapide a Leonida Bissolati.jpg|thumb|{{citazione|LEONIDA BISSOLATI<br />assertore magnanimo<br />dell’idealità socialista<br la/>La città<br />ridesta a tempi nuovi<br />1857 – 1920,}}''Lapide 1posta dicembre 1957,a [[Cremona]]}}'']]
 
Bissolati volle spiegare pubblicamente la propria posizione tenendo un discorso pubblico a [[Milano]], al [[Teatro alla Scala]]. La sera dell'11 gennaio [[1919]] Bissolati si presentò in un teatro gremito in ogni ordine di posti. Ma la lettura del discorso fu interrotta più volte dalla gazzarra organizzata da [[Benito Mussolini|Mussolini]] e [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], in cui nazionalisti, futuristi ed ex combattenti gli impedirono di parlare, senza peraltro essere contrastati dalle autorità pubbliche.<ref>R. De Felice, "Mussolini il rivoluzionario", Einaudi, Torino, 1965, p. 485-490.</ref>
 
In occasione delle [[Elezioni politiche italiane del 1919|elezioni politiche del 1919]], che si tennero in novembre, Bissolati risultò nuovamente eletto nel suo collegio di [[Cremona]].
 
=== L'ultimo saluto dei socialisti ===
Il 1º maggio [[1920]] venne posta la prima pietra della nuova sede milanese dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Avanti!'' in via Ludovico da Settala, che verrà costruita grazie alla sottoscrizione popolare lanciata all'indomani della devastazione fascista del 15 aprile [[1919]] della precedente sede di via San Damiano 16:<ref>{{Cita web |url=http://www.avantionline.it/2015/03/le-dimissioni-di-nenni-e-i-documenti-dellavanti-degli-anni-20/#.V0wM5Omx16A |titolo=Ugo Intini, "''Avanti! Un giornale, un'epoca''", Ponte Sisto, Roma, 2012. |accesso=3 giugno 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180405222323/http://www.avantionline.it/2015/03/le-dimissioni-di-nenni-e-i-documenti-dellavanti-degli-anni-20/#.V0wM5Omx16A |dataarchivio=5 aprile 2018 |urlmorto=sì }}</ref>
 
{{Citazione|Un immenso corteo sommerso dalle bandiere rosse si forma in piazza Cinque Giornate e si ingrossa a ogni incrocio mentre arriva all’angolo tra via Settala e via San Gregorio, che i compagni scoprono in mezzo agli applausi essere stata ribattezzata con una nuova targa stradale “Via ''Avanti!''”. (...) Gli ex direttori dell’<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' sono tutti presenti. Manca Bissolati, che è ammalato in ospedale a Roma e che, ministro e uomo di governo, ormai milita in un altro partito. [[Oddino Morgari]] lo ricorda con parole commosse. Il popolo socialista sa essere giusto e generoso: le accoglie con un grande applauso. Bissolati, quando lo saprà, nel letto di ospedale dove morirà dopo pochi giorni, piangerà di gioia.|}}
 
Leonida Bissolati morì a [[Roma]] il 6 maggio [[1920]] per un'[[infezione]] [[chirurgia|post-operatoria]].
 
È sepolto a Roma nel [[Cimitero del Verano]].
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== Riferimenti nella cultura di massa ==
Il suo nome è citato nel film ''[[I cinque dell'Adamello]]'', regia di [[Pino Mercanti]] (1954).
 
Porta il suo nome la [[Canottieri Leonida Bissolati]], associazione sportiva con sede a [[Cremona]].
 
== Opere ==
* ''Diario di Guerra'', edizione integrale a cura di Alessandro Tortato, Mursia, Milano (2014) ISBN 978-88-425-4615-3
 
== Note ==