Leonida Bissolati: differenze tra le versioni
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|titolo di studio = Laurea in Giurisprudenza
|alma mater =
|professione = Avvocato,
|firma =
|carica2 = [[Ministro dell'Assistenza Militare e Pensioni di Guerra]]<ref>{{cita web|titolo=Legislature / XXIV Legislatura del Regno d'Italia / I Governo Orlando |url=http://storia.camera.it/governi/i-governo-orlando/Ministero%20dell'assistenza%20militare%20e%20pensioni%20di%20guerra|accesso=6 maggio 2016}}</ref>
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== Biografia ==
Fu uno dei più importanti dirigenti del movimento [[Socialismo|socialista]] italiano a cavallo tra il [[XIX secolo|XIX]] e il [[XX secolo]].
=== La famiglia e gli studi ===
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Nella sua città natale esercitò la professione di avvocato, pubblicando anche numerosi articoli su riviste e quotidiani.
Nel [[1885]] sposò
=== L'impegno nel Partito Socialista Italiano ===
Dal [[1880]]
Rivestì incarichi all'Assessorato all'istruzione.
Tra il [[1889]] e il [[1895]] organizzò le agitazioni contadine e le lotte sociali per ottenere migliori condizioni di vita nelle campagne.
Nel [[1889]] fondò ''L'Eco del Popolo'', che successivamente divenne l'organo locale del [[Partito Socialista Italiano]], e pubblicò una parziale traduzione del [[Manifesto del Partito Comunista|Manifesto]] di [[Carlo Marx|Marx]] ed [[Friedrich Engels|Engels]].
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=== La fondazione dell{{'}}''Avanti!'' ===
Nel [[1896]] divenne direttore dell{{'}}''[[Avanti!]]'', organo ufficiale del [[Partito Socialista Italiano]].
Nel primo numero del nuovo giornale, nell'editoriale inaugurale ne tracciò un manifesto politico-ideale identitario, lanciando una sfida all'ordine costituito.
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Questo titolo verrà poi ripreso da molti direttori dell{{'}}''Avanti!'' in occasione di eventi particolarmente importanti della vita del partito e del giornale.
Il 12 maggio del [[1899]], a causa della repressione governativa a seguito dei [[moti di Milano]], Bissolati venne arrestato insieme a tutta la redazione dell{{'}}''Avanti''. Il giornale
Diede le dimissioni dall'incarico nel [[1903]], per poi accettare nuovamente la direzione del quotidiano tra il [[1908]] ed il [[1910]].
=== L'impegno parlamentare e in Massoneria ===
Alle [[elezioni politiche italiane del 1895|elezioni politiche del 1895]] si candidò come deputato nel collegio di [[Pescarolo ed Uniti]] e vinse al [[ballottaggio]] contro il candidato del partito conservatore [[Alessandro Anselmi (politico)|Alessandro Anselmi]], ma l'elezione fu in seguito annullata dalla [[giunta delle elezioni]].
=== L'adesione alla Guerra di Libia e l'interventismo ===
Nel febbraio del [[1912]]
Bissolati fu uno dei più autorevoli ''
=== La fondazione del Partito Socialista Riformista Italiano ===
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Il 1º novembre [[1917]] divenne ministro dell'Assistenza Militare e Pensioni di Guerra del [[governo Boselli]] e del successivo [[governo Orlando]]. In questo ruolo ebbe contatti diretti con i generali italiani impegnati sul fronte della [[prima guerra mondiale]].
Dopo un violento scontro con il ministro degli esteri [[Sidney Sonnino|Sonnino]], il 28 dicembre 1918 rassegnò le dimissioni dal governo.
=== Il dopoguerra ===
Alla fine del conflitto concordò le nuove linee di frontiera in accordo coi princìpi della [[Società delle Nazioni]], ma i contrasti che ne derivarono lo spinsero a dimettersi dal governo il 28 dicembre [[1918]].
Le sue dimissioni furono messe in relazione a presunti contrasti sorti con Ivanoe Bonomi e suscitarono dubbi e perplessità negli ambienti vicini a Bissolati: mentre "[[Ernesto Nathan]] stigmatizzò duramente la decisione di Bissolati, Giuseppe Meoni, che nella giunta esecutiva del [[Grande Oriente d'Italia|Goi]] ricopriva l’importante carica di grande oratore, difese la scelta dell’esponente social-riformista"<ref>M. Mondini (a cura di), ''La guerra come apocalisse. Interpretazioni, disvelamenti, paure'', Bologna, Il Mulino, 2016, p. 87, secondo cui, come conseguenza, "cinque logge milanesi capeggiate dal medico Luigi Resnati votarono un ordine del giorno contro Nathan e verso la metà di febbraio decisero di abbandonare il Grande Oriente d’Italia e di costituirsi in «Gruppo indipendente di rito scozzese». Il 29 aprile 1919 indirizzarono ai confratelli una circolare nella quale delineavano un programma di azione politica di chiara ispirazione democratica e riformista, che appariva in evidente contrasto con quello dei vertici di Palazzo Giustiniani". La circolare è riprodotta in G. Padulo, ''Contributo alla storia della [[massoneria]] da [[Giolitti]] a [[Mussolini]]'', in «Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici», 8, 1983-1984, p. 265.</ref>.
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{{Citazione|Un immenso corteo sommerso dalle bandiere rosse si forma in piazza Cinque Giornate e si ingrossa a ogni incrocio mentre arriva all’angolo tra via Settala e via San Gregorio, che i compagni scoprono in mezzo agli applausi essere stata ribattezzata con una nuova targa stradale “Via ''Avanti!''”. (...) Gli ex direttori dell’<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' sono tutti presenti. Manca Bissolati, che è ammalato in ospedale a Roma e che, ministro e uomo di governo, ormai milita in un altro partito. [[Oddino Morgari]] lo ricorda con parole commosse. Il popolo socialista sa essere giusto e generoso: le accoglie con un grande applauso. Bissolati, quando lo saprà, nel letto di ospedale dove morirà dopo pochi giorni, piangerà di gioia.|}}
Leonida Bissolati morì a [[Roma]] il 6 maggio [[1920]] per un'[[infezione]] post-operatoria.
È sepolto a Roma nel [[Cimitero del Verano]].
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