Olocausto in Libia: differenze tra le versioni

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[[File:GreaterItalia.jpg|miniatura|destra|Una mappa della Libia nell'"Italia imperiale" del 1940 sotto il controllo italiano]]
L''''Olocausto in Libia''' si può identificare con il peggioramento delle condizioni di vita degli ebrei dopo l'approvazione del [[Manifesto della Razza|Manifesto della razza]] italiano nel 1938, questo evento fu ancora più marcato in seguito all'intervento tedesco del 1941, quando alcuni ebrei libici furono inviati nei campi di concentramento europei, e dove i sopravvissuti rimasero fino alla fine della [[seconda guerra mondiale]].<ref name=histclo>{{Cita web|titolo=The Holocaust in Libya (1938-43) - |url=http://histclo.com/essay/war/ww2/hol/holc-lib.html|accesso=21 settembre 2013}}</ref><ref name=c3.ort.org.il>{{Cita web|titolo=Jewish resistance in Libya - Organization of Partizans Underground and Ghetto Fighters|url=http://c3.ort.org.il/Apps/WW/page.aspx?ws=496fe4b2-4d9a-4c28-a845-510b28b1e44b&page=c1133131-9b1b-469e-a08e-0ae9eb685f98&box=e4b8e529-3402-411d-bb44-57b80f06af12&_pstate=item&_item=8a02225e-4c52-484f-bf0c-0afb107e6d71|titoloaccesso=Organization21 ofsettembre Partizans Underground and Ghetto Fighters2013|accessodataarchivio=2126 settembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130926085654/http://c3.ort.org.il/Apps/WW/page.aspx?ws=496fe4b2-4d9a-4c28-a845-510b28b1e44b&page=c1133131-9b1b-469e-a08e-0ae9eb685f98&box=e4b8e529-3402-411d-bb44-57b80f06af12&_pstate=item&_item=8a02225e-4c52-484f-bf0c-0afb107e6d71|urlmorto=sì}}</ref>
 
La [[Libia italiana]] aveva due grandi comunità ebraiche, una nel distretto occidentale della [[Tripolitania italiana|Tripolitania]] e principalmente nella sua capitale Tripoli, l'altra nel distretto orientale di Barka, in [[Cirenaica italiana|Cirenaica]], e nella sua capitale Bengasi. Durante l'[[Olocausto]] centinaia di ebrei morirono di fame:<ref>{{Cita web|titolo=The Terrors of the Holocaust…in North Africa?!|url=http://unitedwithisrael.org/the-terrors-of-the-holocaust-in-north-africa/|accesso=16 marzo 2014}}</ref><ref name=yad-vashem>{{Cita web|autore=Sheryl Ochayon|titolo=The International School for Holocaust Studies - The Jews of Libya|url=http://www.yadvashem.org/yv/en/education/newsletter/25/jews_libya.asp|editore=[[Yad Vashem]]|accesso=21 settembre 2013|dataarchivio=25 settembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130925162551/http://www.yadvashem.org/yv/en/education/newsletter/25/jews_libya.asp|urlmorto=sì}}</ref> in Libia prima della guerra vivevano circa 40000 ebrei, come risultato dell'esodo ebraico dai paesi arabi e musulmani. Oggi non ci sono ebrei rimasti nel paese.<ref>{{Cita web|cognome=Fendel|nome=Hillel|titolo=New Middle East at a Glance-Leader by Leader: Part II|url=http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/142358}}</ref>
 
== L'inizio dell'occupazione italiana ==
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Nel 1934, dopo l'ascesa al potere dei [[Fascismo|fascisti]], [[Italo Balbo]] fu nominato governatore generale della Libia italiana. Sviluppò la "colonia italiana" e, come molti altri fascisti, la vide come il simbolo del ritorno dell'Italia alla grandezza dell'Impero Romano. Durante il suo mandato, accelerò il processo di modernizzazione delle comunità ebraiche e gli ebrei entrarono a far parte attivamente delle istituzioni governative. Balbo rispettò la tradizione ebraica fino a quando non impedì il progresso che aveva già portato in passato in Libia: un caso di conflitto si verificò quando gli ebrei chiusero i loro negozi di sabato, anche al di fuori della comunità ebraica. Balbo condannò gli ebrei alla fustigazione, ma più tardi, nell'ottobre del 1937, ammise a un raduno del [[Partito Nazionale Fascista|Partito Fascista]] di essersi sbagliato e di non distinguere tra cattolici ed ebrei: erano tutti italiani. All'inizio di quell'anno, [[Benito Mussolini]] fu in visita nella comunità ebraica della Libia italiana e ricevette una calorosa accoglienza. Nell'occasione, promise che gli ebrei in Libia sarebbero stati al sicuro e che l'Italia avrebbe rispettato la comunità ebraica insieme a tradizioni, religione e leadership.
 
== Durante lL'Olocausto ==
=== Il peggioramento dellodella stato degli ebreisituazione ===
Le politiche aggressive dell'Italia portarono al suo isolamento all'interno dell'Europa e a un patto con la [[Germania nazista]] nel 1936. L'asse Roma-Berlino costrinse i paesi ad operare sulla base di principi comuni, quindi le leggi razziali tedesche si applicarono all'Italia e alle sue colonie.<ref name=yad-vashem/> Nel manifesto razziale, pubblicato in Italia nel 1938, le leggi razziste e antisemite apparivano come rappresentanti della posizione del [[Partito Nazionale Fascista|Partito Fascista Italiano]].
 
Le leggi razziali vertevano su alcuni divieti fondamentali:
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Nella seconda metà del 1940, dopo che l'Italia si unì nella guerra al fianco della Germania, la situazione degli ebrei peggiorò. Tripoli era nel caos e il quartiere ebraico fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti alleati, lasciando molti ebrei morti sul posto. Alcuni ebrei, come la popolazione musulmana, fuggirono nell'entroterra. La comunità ebraica di Tripoli affittò le case per i bisognosi, costruì dei rifugi antiaerei sotterranei e fornì l'istruzione ai bambini espulsi.
 
Col passare del tempo, le leggi razziali peggiorarono la situazione: gli ebrei della Cirenaica furono mandati in un campo di concentramento in Tripolitania e la maggior parte della forza lavoro della comunità fu mandata nei campi di lavoro. Gli ebrei che erano cittadini di paesi nemici furono espulsi dal paese mentre il resto soffrì le leggi razziste e oppressive che li danneggiarono socialmente ed economicamente. A metà del 1942, il governatore decretò che agli ebrei era vietato concludere affari o commerci al di fuori della comunità, pubblicare qualsiasi materiale che non riguardasse la religione e soggetto ad altre leggi oppressive. <ref name="c3.ort.org.il" />
 
=== Gli ebrei della Cirenaica sotto iI cambi di regime ===
L'applicazione accelerata delle leggi razziali fece perdere agli ebrei la fiducia nel governo italiano e li portò invece a sostenere gli inglesi. Quando la Gran Bretagna conquistò per la prima volta la Cirenaica nel dicembre 1940, gli ebrei furono liberati dalle leggi razziali. Non nascosero il loro sostegno all'esercito conquistatore, soprattutto a causa degli incontri tra la comunità ed i soldati ebrei che si unirono alla guerra. I soldati si sono incontrati molte volte con la comunità di Bengasi, rinnovarono le attività sioniste e sostennero l'attività educativa. Il 3 aprile 1941, le forze italo-tedesche riuscirono a respingere le forze britanniche fuori Bengasi e 250 ebrei partirono con loro. I cittadini italiani che vivevano in città durante il periodo del controllo britannico nutrirono ancora rancore nei confronti degli ebrei e organizzarono i ''pogrom'' durante i quali furono uccisi due ebrei e una grande quantità di proprietà fu saccheggiata e danneggiata. Quando l'ordine fu ristabilito e l'antisemitismo iniziò a crescere, il governo italiano arrestò molti ebrei con l'accusa di sostenere le forze nemiche.
 
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=== Il campo di concentramento di Giado ===
La maggior parte degli appartenenti alla comunità ebraica in Cirenaica fu inviata al [[campo di concentramento di Giado]], a circa 240 km a sud di Tripoli. La prospera comunità urbana di 2600 persone era tenuta in capanne in un vecchio campo militare convertito in campo di concentramento. Le condizioni igienico-sanitarie furono terribili e molti ebrei soffrirono la malnutrizione. Il campo fu gestito dagli ufficiali italiani, guidati dall'antisemita [[Ettore Bastico]], che fornì ai detenuti appena 100-150 grammi di pane al giorno, oltre a una piccola assegnazione settimanale extra di cibo. Gli ebrei furono incaricati di distribuire questa scorta di cibo insufficiente. Dopo molti respingimenti alle richieste dei leader ebrei di aumentare l'indennità di cibo, gli ufficiali del campo permisero ai mercanti arabi di vendere i generi alimentari di base agli ebrei, cosa che fecero a un prezzo elevato, che solo in pochi poterono permettersi. Dopo ulteriori richieste, sono stati autorizzati a ricevere degli aiuti da Tripoli.<ref name=haaretz/>
 
Il rabbino Frigia Zuaretz chiese il permesso di allestire una sinagoga nel campo e gli fu assegnata una delle cabine. Con la prima morte nella comunità, i leader della comunità avevano bisogno di organizzare la sepoltura. Trovarono un cimitero ebraico del 18°º secolo dove poterono seppellire i loro morti, in numero che crebbe ogni giorno, principalmente a causa della malnutrizione e della diffusione del tifo.
 
Nel gennaio 1943, pochi giorni prima che gli Alleati liberassero il campo, tutti i prigionieri furono chiamati in piazza e portati davanti ai soldati armati, e si credette che l'ordine di sparare sarebbe arrivato da un momento all'altro. L'ordine non fu eseguito. Dopo alcuni giorni, gli ufficiali del campo si ritirarono e alcuni dei prigionieri fuggirono. Quando gli inglesi arrivarono, trovarono gli ebrei in uno stato instabile e disorganizzato. Nel marzo di quell'anno, il rabbino militare britannico Orbach visitò il campo e ricevette il permesso di inviare 60 ebrei in Palestina. I sopravvissuti del campo furono inizialmente inviati a Tripoli, dove divennero un peso per la comunità locale, fino all'ottobre 1943, quando la maggior parte dei sopravvissuti si trasferì a Bengasi. La comunità non tornò mai alla sua precedente prosperità e pochi riuscirono a tornare alla stabilità economica. Quasi 600 dei 2600 ebrei residenti nel campo di Bengasi morirono.
 
=== Il lavoro forzato ===
Nel giugno 1942, il governatore italiano della Libia decretò che lo status giuridico degli uomini libici e italiani era lo stesso, il che significava che gli uomini di età compresa tra i 18 e i 45 anni furono arruolati nel servizio militare. Gli uomini della contea di Tripolitania furono mandati a lavorare a Sidi Azaz e Bukbuk. Ad agosto, 3000 ebrei furono mandati nel campo di lavoro di Sidi Azaz ma, a causa della mancanza di infrastrutture, la maggior parte fu riportata alle proprie case per servire il paese e nei campi di lavoro in Cirenaica. Gli ebrei rappresentarono la forza lavoro consistente che mancava alla comunità.<ref name=haaretz>{{Cita news|autore=Amiram Barkat|titolo=A new look at Libyan Jewry's Holocaust experience|url=http://www.haaretz.com/print-edition/news/a-new-look-at-libyan-jewry-s-holocaust-experience-1.11501|accesso=21 settembre 2013|rivista=[[Haaretz]]|data=30 aprile 2003}}</ref>
 
Il campo era isolato e desertico, con poche guardie e tende italiane. Fu un campo aperto, che permise ai ricchi di acquistare cibo che a volte condividevano con altri. Dopo qualche tempo, i residenti di Tripoli si recarono fuori per incontrare i loro familiari.<ref name=yad-vashem/> I residenti del campo iniziarono la loro giornata lavorativa alle 6:00 del mattino con l'appello e la conclusero alle 17:00. Ricevettero 500 grammi di pane, riso o pasta come cibo. Una considerazione senza precedenti fu mostrata quando le guardie italiane permisero ai prigionieri di riposare il sabato. Ci fu un incidente violento, quando un prigioniero litigò con una guardia italiana e di conseguenza fu ucciso a colpi di arma da fuoco. La guardia fu trasferita e gli ebrei impararono a stare fuori dalle discussioni con le guardie.
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=== L'espulsione degli ebrei con cittadinanza straniera ===
[[File:Jewish Holocaust survivors return to Libya from Concentration Camp Bergen-Belsen 1945.jpg|miniatura|Sopravvissuti ebrei all'Olocausto tornano in Libia dal [[campo di concentramento di Bergen-Belsen]]<ref>{{Cita web|autore=Goel Pinto|titolo=We Remember the Jews of Libya!|url=http://www.zchor.org/libya/libya.htm|accesso=21 settembre 2013}}</ref>]]
I soldati tedeschi entrarono nella Libia italiana nel 1941 dopo che l'esercito italiano fu sconfitto in Cirenaica, ma l'influenza tedesca si fece sentire già a partire dal 1938. A causa del coinvolgimento e dell'importanza che gli ebrei stranieri avevano nell'economia e nel commercio, furono trattati normalmente e il governo italiano non fu veloce nell'applicare le leggi razziali ed espellere gli ebrei stranieri. Tuttavia, ci furono episodi di soldati tedeschi che molestarono gli ebrei. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno 1940, le condizioni degli ebrei peggiorarono e a settembre tutti i cittadini dei paesi nemici furono rinchiusi nei campi di detenzione, in condizioni dignitose. Furono tutti espulsi durante la seconda metà del 1941, principalmente a causa del fatto che i campi di detenzione divennero un onere economico.
 
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L'approvvigionamento alimentare a Bergen Belsen fu terribile, le condizioni di lavoro furono molto dure e i prigionieri subirono abusi e molestie dai soldati delle SS.
 
Il campo di Innsbruck-Reichenau si trovava nell'Austria occidentale ed era una propaggine del [[Campo di concentramento di Dachau|campo di Dachau]]. Fu circondato da una recinzione elettrica, c'era separazione tra uomini e donne e tutti i detenuti furono costretti a lavorare. A differenza degli altri prigionieri, gli ebrei della Libia poterono rimanere nei loro abiti civili. Le guardie delle [[SS]] furono crudeli con gli ebrei: furono bandite da qualsiasi espressione o culto religioso e le punizioni come la fustigazione, la reclusione e la morte per fucilazione erano comuni. <ref name="histclo" />
 
Al di là dei noti orrori dell'Olocausto, gli ebrei della Libia furono un elemento straniero nella gelida Europa, il che rese la sopravvivenza molto più difficile. Al di là del diverso clima, la differenza culturale fu un grosso ostacolo. In entrambi i campi gli ebrei della Libia si sforzarono di osservare le restrizioni dietetiche ebraiche nonostante le difficoltà e scambiarono i loro pasti cucinati con il pane. Molti degli ebrei della Libia morirono nel campo, principalmente gli anziani che non poterono resistere alla fame, alle torture e alle malattie.
 
== Conseguenze ==
Secondo Maurice Roumani, un emigrante libico già Direttore Esecutivo del WOJAC,<ref>Yehouda Shenhav. [http://people.socsci.tau.ac.il/mu/yshenhav/files/2013/07/Ethnicity-and-National-Memory.pdf Ethnicity and National Memory: The World Organization of Jews from Arab Countries (WOJAC) in the Context of the Palestinian National Struggle]. British Journal of Middle Eastern Studies. Volume 29, Issue 1, 2002, Pages 27 - 56.</ref> i fattori più importanti che influenzarono la comunità ebraica libica ad emigrare sono stati "le cicatrici lasciate dagli ultimi anni dell'occupazione italiana e l'ingresso dell'esercito britannico nel 1943 accompagnato dai soldati palestinesi ebrei".<ref>{{Cita|Roumani|p. 133|MR2009}} :"As stated above, many factors influenced and strengthened the determination of the Jewish community in Libya to emigrate. Most important were the scars left from the last years of the Italian occupation and the entry of the British Military in 1943 accompanied by the Jewish Palestinian soldiers. These soldiers played an instrumental role in reviving Zionism in the community and turning it into a pragmatic program to fulfill the dream of immigrating to Israel. Moreover, the rise of nationalism and preparations for independence made many members of the community suspicious and apprehensive about their future in Libya. The difficulties raised by the British in allowing Libyan Jews to immigrate dampened the enthusiasm of many, however."</ref>
 
Dopo la vittoria alleata nella [[battaglia di El Agheila]] nel dicembre 1942, le truppe tedesche e italiane furono cacciate dalla Libia. Gli inglesi presidiarono il [[Palestine Regiment|reggimento palestinese]] in Cirenaica, che in seguito divenne il nucleo della [[Brigata Ebraica]], in seguito fu di stanza anche in Tripolitania. I soldati filosionisti incoraggiarono la diffusione del [[sionismo]] nella popolazione ebraica locale.<ref>{{Cita|Ariel|2013|p=. 150|AA2013}}.</ref><ref>[{{Cita libro |url=https://books.google.co.uk/books?id=0RY7AwAAQBAJ&pg=PT42 |titolo=Jewish Brigade: An Army with Two Masters 1944-45], |autore=Morris Beckman, |editore=The History Press, |anno=2010, p. |pp=42-52}}</ref><ref>[[Yoav Gelber]], ''Jewish Palestinian Volunteering in the British Army during the Second World War'', Vol. III. ''The Standard Bearers - The Mission of the Volunteers to the Jewish People'', (Hebrew, Yad Izhak Ben-Zvi, Jerusalem 1983).</ref>
 
Nel 1943, il [[Mossad LeAliyah Bet]] iniziò a inviare emissari per preparare le infrastrutture per l'emigrazione della comunità ebraica libica.<ref>{{Cita|Roumani|p. 133|MR2009}} :"The Jewish Agency and the Mossad Le Aliyah Bet (the illegal immigration agency) realized the potential of this immigration and decided as early as the summer of 1943 to send three clandestine emissaries — Yair Doar, Zeev (Vilo) Katz and Naftali Bar-Ghiora - to prepare the infrastructure for aliyah of the Libyan Jewish community. These emissaries played a crucial role in establishing the immigration infrastructure that would later, in a more advanced form, facilitate the mass of immigration of Libyan Jews."</ref>
 
La più grave violenza antiebraica del secondo dopoguerra nei paesi arabi avvenne in Tripolitania, allora sotto il controllo britannico, nel novembre 1945. In un periodo di diversi giorni più di 130 ebrei (tra cui 36 bambini) furono uccisi, centinaia sono rimasti feriti, 4000 sono rimasti senza casa e 2400 sono stati ridotti in povertà. Cinque sinagoghe a Tripoli e quattro nelle città di provincia furono distrutte e nella sola Tripoli furono saccheggiate oltre 1000 residenze ebraiche ed edifici commerciali. <ref name="Stillman, 2003, p. 145">{{Cita|Stillman, 2003, |p. 145|SN2003}}.</ref> Ulteriori disordini si verificarono in Tripolitania nel giugno 1948, quando 15 ebrei furono uccisi e 280 case di ebrei distrutte.<ref>{{Cita|Harris, 2001, |pp. 149–150149-150|H2001}}.</ref>
 
Nel novembre 1948, pochi mesi dopo gli eventi in Tripolitania, il console americano a Tripoli Orray Taft Jr. riferì che: "Vi è motivo di ritenere che la comunità ebraica sia diventata più aggressiva in seguito alle vittorie ebraiche in Palestina. C'è anche motivo di credere che la comunità qui stia ricevendo istruzioni e guida dallo [[Israele|Stato di Israele]]. È difficile determinare se il cambiamento di atteggiamento sia o meno il risultato di istruzioni o di una progressiva aggressività. Anche con l'aggressività o forse a causa di essa, i leader sia ebrei che arabi mi informano che le relazioni interrazziali sono migliori ora di quanto non siano state per diversi anni e che comprensione, tolleranza e cooperazione sono presenti in qualsiasi incontro di alto livello tra i leader delle due comunità".<ref>{{Cita|Fischbach|p. 68|MRF2008}}.</ref><ref>NARA RG 84, Libya— Tripoli, General Records 1948-49; file 800-833, Taft to Secretary of State (November 23, 1948)</ref>
 
L'emigrazione in Israele iniziò nel 1949, in seguito all'istituzione di un ufficio dell'[[Agenzia Ebraicaebraica]] a Tripoli. Secondo Harvey E. Goldberg, "un certo numero di ebrei libici" credettero che l'Agenzia Ebraica fosse dietro le rivolte, dato che le rivolte li aiutarono a raggiungere il loro obiettivo.<ref>{{Cita|Goldberg|p. 156|HEG1990}} :"Immigration began when the British authorities granted permission to the Jewish Agency to set up an office in Tripoli and organize the operation. As an indication of how the causes of events can be reinterpreted in terms of their results, a number of Libyan Jews have told me that their guess is that the Jewish Agency was behind the riots, for they clearly had the effect of bringing the Jews to Israel"</ref> Tra l'istituzione dello Stato di Israele nel 1948 e l'indipendenza della Libia nel dicembre 1951 oltre 30000 ebrei libici emigrarono in Israele.
 
Ben presto, la comunità ebraica della Libia cessò di esistere, con la maggior parte dei suoi membri che emigrarono in Israele e in altri paesi, principalmente in Italia.
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro |anno=2018|curatore=Sarah Abrevaya Stein |curatore2=Aomar Boum |titolo=The Holocaust and North Africa |città=Stanford |editore=Stanford University Press |ISBN=9781503605435 }}
=== Approfondimenti ===
* {{Cita libro |anno=2018|curatore=Sarah Abrevaya Stein |curatore2=Aomar Boum |titolo=The Holocaust and North Africa |città=Stanford |editore=Stanford University Press |ISBN=9781503605435 }}
* {{Cita libro |cognome=Abrevaya Stein |nome=Sarah |cognome2=Boum |nome2=Aomar |titolo=Labor and Internment Camps in North Africa |url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/labor-and-internment-camps-in-north-africa |data=13 maggio 2019 |editore=[[United States Holocaust Memorial Museum]]}}
* {{Cita libro|autore=Renzo De Felice|titolo=Jews in an Arab land: Libya, 1835-1970|url=https://archive.org/details/jewsinarablandli00defe|anno=1985|editore=University of Texas Press}}
* {{Cita libro|titolo=The Jews of Arab Lands: A History and Source Book|url=https://archive.org/details/jewsofarablands00stil|anno=1979|editore=Jewish Publication Society|ISBN=978-0-8276-0370-7}}
* {{Cita libro|titolo=Jewish-Muslim Relations and Migration from Yemen to Palestine in the Late Nineteenth and Twentieth Centuries|cognome=Ariel|nome=Ari|editore=BRILL|anno=2013|ISBN=9789004265370|url=https://books.google.com/books?id=OluNAgAAQBAJ|cid=AA2013}}
* {{Cita libro |cognome=Fischbach |nome=Michael R. |url=http://www.merip.org/mer/mer248/fischbach.html |titolo=Claiming Jewish Communal Property in Iraq |editore=Middle East Report |anno=2008 |accesso=5 aprile 2010 |urlarchivio=https://www.webcitation.org/5rEQr0uIo?url=http://www.merip.org/mer/mer248/fischbach.html|urlmorto=sì|cid=MRF2008}}
* {{Cita libro|cognome=Stillman|nome=Norman|anno=2003|titolo=Jews of Arab Lands in Modern Times|editore=Jewish Publication Society|città=Philadelphia|ISBN=0-8276-0370-3|cid=SN2003}}
* {{Cita libro|titolo=Jewish Life in Muslim Libya: Rivals and Relatives|nome=Harvey E.|cognome=Goldberg|editore=University of Chicago Press|anno=1990|ISBN=9780226300924|url=https://books.google.com/books?id=1_6XgrCXoTUC|cid=HEG1990}}
* {{Cita libro|titolo=The Jews of Libya: Coexistence, Persecution, Resettlement|nome=Maurice|cognome=Roumani|editore=Sussex Academic Press|anno=2009|ISBN= 9781845193676|cid=MR2009}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
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* {{YouTube|2O2v5d7Cqgo|Holocaust Survivor Testimonies: Libya}}
* {{Cita web|url=http://jimenaexperience.org/libya/about-jimena/past-and-present/ |titolo=Jewish History In Libya - Brief Biography}}
* {{Cita web |url=http://www.yadvashem.org/yv/en/education/interviews/doron.asp |titolo=Personal experiences of survivor Benjamin Doron from Benghazi, Libya |editore=Yad Vashem |accesso=22 febbraio 2022 |dataarchivio=10 marzo 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180310171132/http://www.yadvashem.org/yv/en/education/interviews/doron.asp |urlmorto=sì }}
 
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|fascismo|nazismo|seconda guerra mondiale}}
 
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