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{{Bio
'''Antonio Latini''' ([[Fabriano]], [[1642]]-[[Napoli]], [[1696]]) è stato un [[cuoco]] e uno [[scalco]] italiano.
|Nome = Antonio
==Notizie biografiche==
|Cognome = Latini
Antonio Latini nacque a Colle Amato, presso [[Fabriano]], nel [[1642]]. Rimasto orfano all’età di cinque anni, fu costretto a servire fin dalla più tenera età in cambio di un tetto sopra la testa e di che sfamarsi. Che fosse di umilissime origini lo sappiamo per certo, perché è stato recentemente ritrovato e pubblicato il manoscritto dell’autobiografia, dettata nel [[1690]] a un frate. A sedici anni, dopo aver imparato a leggere e a scrivere presso una famiglia di [[Matelica]], Latini tentò la fortuna emigrando a [[Roma]]. Assunto dal cardinale [[Antonio Barberini]] come sottocuoco, passò a mansioni via via superiori, per approdare infine, a soli ventotto anni, all’ufficio di [[scalco]], ossia di soprintendente alle cucine, a cui spettava selezionare e dirigere i cuochi e la servitù, rifornire la dispensa e organizzare i banchetti. In casa Barberini imparò anche la difficile arte del [[trinciante]], i modi del gentiluomo e a tirar di spada. Successivamente esercitò la scalcheria a [[Macerata]], [[Mirandola]] e [[Faenza]]. Concluse degnamente la carriera a [[Napoli]], alle dipendenze del reggente [[Esteban Carillo]] Salsedo. Qui crebbe la sua fama; qui fu insignito del titolo di cavaliere dello [[Speron d’oro]]; qui, negli ultimi anni della sua vita, compilò ''Lo scalco alla moderna, o vero l’arte di ben disporre i conviti'', che diede alle stampe in due volumi tra il [[1692]] e il [[1694]]. Morì nel [[1696]].
|Sesso = M
|LuogoNascita = Fabriano
|GiornoMeseNascita = 8 maggio
|AnnoNascita = 1642
|LuogoMorte = Napoli
|GiornoMeseMorte = 1º settembre
|AnnoMorte = 1696
|Attività = cuoco
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Portrait of Antonio Latini. Wellcome L0014343.jpg
}}
 
== Biografia ==
==''Lo scalco alla moderna''==
Antonio Latini nacque a Colle Amato, presso [[Fabriano]], nel [[1642]]. Rimasto orfano all'età di cinque anni, fu costretto a servire fin dalla più tenera età in cambio di un tetto sopra la testa e di che sfamarsi. Che fosse di umilissime origini lo sappiamo per certo, perché è stato recentemente ritrovato e pubblicato il manoscritto dell'autobiografia, dettata nel [[1690]] a un frate. A sedici anni, dopo aver imparato a leggere e a scrivere presso la nobile famiglia Razzanti di [[Matelica]], Latini tentò la fortuna emigrando a [[Roma]].
Come ha osservato [[Emilio Faccioli]], ''Lo scalco alla moderna'' è «la summa di tutta la letteratura precedente, dagli esordi della [[gastronomia]] umanistica ai trattati maggiori dell’età rinascimentale». Con la caratteristica mentalità dell’autodidatta, Latini vi stivò tutto ciò che aveva appreso in anni di esperienze sul campo, letture e riflessioni: considerazioni sui compiti dello [[scalco]] e dei suoi sottoposti, in particolare del [[trinciant]]e; istruzioni sull’organizzazione della cucina, sulla preparazione dei banchetti, e su come imbandire le tavole e realizzare i [[trionfi]]; ricette di arrosti, bolliti, stufati, fritti, brodi, minestre, pasticci, pizze, salse, aceti profumati, conserve; nozioni di dietetica, e ulteriori ricette di piatti di magro, di sciroppi e sorbetti; catalogo dei prodotti gastronomici d’eccellenza e dei migliori vini del [[Regno di Napoli]].
''Lo scalco alla moderna'' è un’opera ambiziosa e corposa, stampata senza badare a spese e illustrata da silografie e belle incisioni in rame. Ma non sono queste le ragioni del suo interesse, quanto piuttosto le preziose notizie che Latini ci dà sui primi passi di quella che diventerà, nel giro di due secoli, la vera [[cucina napoletana]].
 
Assunto dal cardinale [[Antonio Barberini (cardinale 1627)|Antonio Barberini]] come sottocuoco, passò a mansioni via via superiori, per approdare infine, a soli ventotto anni, all'ufficio di [[scalco]], ossia di soprintendente alle cucine, a cui spettava selezionare e dirigere i cuochi e la servitù, rifornire la dispensa e organizzare i banchetti. In casa Barberini imparò anche la difficile arte del [[trinciante]], i modi del gentiluomo e a tirar di spada. Successivamente esercitò la scalcheria a [[Macerata]], [[Mirandola]] e [[Faenza]].
==''Lo scalco alla moderna'' e la [[cucina napoletana]]==
Troviamo in questo libro, tanto per cominciare, la ricetta della «[[salsa di pomodoro]] alla spagnuola», con [[cipolla]], [[timo]], «peparolo», [[sale]], [[olio]] e [[aceto]]. Non è solo la prima ricetta pubblicata di una preparazione a base di [[pomodoro]], ma quella di un sugo che, «con qualche aggiustamento» – scivonono [[Alberto Capatti]] e [[Massimo Montanari]] – «sarà destinato a grande avvenire nella cucina italiana e nell’industria conserviera». Latini è pioniere anche nell’impiego di un altro ortaggio giunto dal Nuovo Mondo, il [[peperone]], che utilizza per insaporire alcune salse. Nel secondo volume del suo trattato, riservato interamente alle «vivande di magro», Antonio Latini sembra precorrere una tendenza che emergerà solo nella seconda metà del Settecento, e cioè la sostituzione delle [[spezie]] orientali con i profumi dell’orto. Insegna infatti come «cucinare e condire vivande senza spezierie», impiegando al loro posto [[prezzemolo]], [[timo serpillo]] e altre erbe odorose.
Alla cucina partenopea e al ruolo essenziale che vi giocano le paste e i molluschi rimandano i capitoletti sui «diversi maccaroni, lasagne e gnocchetti» e sui frutti di mare. Alla più schietta tradizione napoletana si collegano anche le pagine sui sorbetti, a cominciare dal [[sorbetto di limone]].
 
Concluse degnamente la carriera a [[Napoli]], alle dipendenze del reggente [[Esteban Carillo]] Salsedo. Qui crebbe la sua fama; qui fu insignito del titolo di cavaliere dello [[Ordine dello Speron d'oro|Speron d'oro]]; qui, negli ultimi anni della sua vita, compilò ''Lo scalco alla moderna, o vero l'arte di ben disporre i conviti'', che diede alle stampe in due volumi tra il [[1692]] e il [[1694]]. Morì nel [[1696]].
== Le specialità enogastronomiche del Meridione==
Di grande interesse è infine, in appendice al primo volume dello ''Scalco alla moderna'', l’atlante delle specialità enogastronomiche del Meridione, che coincidono spesso, a più di tre secoli di distanza, con quelle attuali. Vi ritroviamo gli ortaggi di [[Chiaia]], la frutta di [[Posillipo]], i cocomeri di [[Orta]], le olive di [[Gaeta]], l’[[olio d’oliva]] della [[Calabria]] e del [[Salento]], lo [[zafferano]] dell’[[Aquila]], i capponi di [[Nocera]], gli ovini del barese, i pesci di mare del napoletano e quelli d’acqua dolce di [[Avellino]], le ostriche di [[Taranto]], le soppressate di [[Nola]], i prosciutti abruzzesi e di [[Campobasso]], i caciocavalli di [[Laterza]], i confetti di [[Sulmona]], il [[torrone]] di [[Aversa]] e di [[Benevento]].
 
=== ''Lo scalco alla moderna'' ===
==Bibliografia==
Come ha osservato [[Emilio Faccioli]], ''Lo scalco alla moderna'' è «la summa di tutta la letteratura precedente, dagli esordi della [[gastronomia]] umanistica ai trattati maggiori dell’etàdell'età rinascimentale». Con la caratteristica mentalità dell’autodidattadell'autodidatta, Latini vi stivò tutto ciò che aveva appreso in anni di esperienze sul campo, letture e riflessioni: considerazioni sui compiti dello [[scalco]] e dei suoi sottoposti, in particolare del [[trinciant]]etrinciante; istruzioni sull’organizzazionesull'organizzazione della cucina, sulla preparazione dei banchetti, e su come imbandire le tavole e realizzare i [[Trionfo|trionfi]]; ricette di arrosti, bolliti, stufati, fritti, brodi, minestre, pasticci, pizze, salse, aceti profumati, conserve; nozioni di dietetica, e ulteriori ricette di piatti di magro, di sciroppi e sorbetti; catalogo dei prodotti gastronomici d’eccellenzad'eccellenza e dei migliori vini del [[Regno di Napoli]].
''L’arte della cucina in Italia'', a cura di E.Faccioli, Torino, Einaudi, 1987.
''Lo scalco alla moderna'' è un’operaun'opera ambiziosa e corposa, stampata senza badare a spese e illustrata da silografie e belle incisioni in rame. Ma non sono queste le ragioni del suo interesse, quanto piuttosto le preziose notizie che Latini ci dà sui primi passi di quella che diventerà, nel giro di due secoli, la vera [[cucina napoletana]].
 
=== ''Lo scalco alla moderna'' e la [[cucina napoletana]] ===
A.Capatti, M.Montanari, ''La cucina italiana. Storia di una cultura'', Bari, Laterza, 1999.
Troviamo in questo libro, tanto per cominciare, la ricetta della «[[salsa di pomodoro]] alla spagnuola», con [[cipolla]], [[thymus|timo]], «peparolo», [[sale]], [[olio di oliva|olio]] e [[aceto]]. Non è solo la prima ricetta pubblicata di una preparazione a base di [[pomodoro]], ma quella di un sugo che, «con qualche aggiustamento» – scivononoscrivono [[Alberto Capatti]] e [[Massimo Montanari]] – «sarà destinato a grande avvenire nella cucina italiana e nell’industrianell'industria conserviera». Latini è pioniere anche nell’impiegonell'impiego di un altro ortaggio giunto dal Nuovo Mondo, il [[peperone]], che utilizza per insaporire alcune salse. Nel secondo volume del suo trattato, riservato interamente alle «vivande di magro», Antonio Latini sembra precorrere una tendenza che emergerà solo nella seconda metà del Settecento, e cioè la sostituzione delle [[spezie]] orientali con i profumi dell’ortodell'orto. Insegna infatti come «cucinare e condire vivande senza spezierie», impiegando al loro posto [[Petroselinum crispum|prezzemolo]], [[Thymus serpyllum|timo serpillo]] e altre erbe odorose.
Alla cucina partenopea e al ruolo essenziale che vi giocano le paste e i molluschi rimandano i capitoletti sui «diversi maccaroni, lasagne e gnocchetti» e sui frutti di mare. Alla più schietta tradizione napoletana si collegano anche le pagine sui sorbetti, a cominciare dal [[sorbetto]] dial limone]].
 
=== Le specialità enogastronomiche del Meridione ===
Di grande interesse è infine, in appendice al primo volume dello ''Scalco alla moderna'', l’atlantel'atlante delle specialità enogastronomiche del Meridione, che coincidono spesso, a più di tre secoli di distanza, con quelle attuali. Vi ritroviamo gli ortaggi di [[Chiaia]], la frutta di [[Posillipo]], i cocomeri di {{chiarire|[[Orta]]}}, le olive di [[Gaeta]], l’l'[[olio d’olivad'oliva]] della [[Calabria]] e del [[Salento]], lo [[Zafferano (spezia)|zafferano]] dell’dell'[[Aquila]], i capponi di [[Nocera de' Pagani|Nocera]], gli ovini del barese, i pesci di mare del napoletano e quelli d’acquad'acqua dolce di [[Avellino]], le ostriche di [[Taranto]], le soppressate di [[Nola]], i prosciutti abruzzesi e di [[Campobasso]], i caciocavalli di [[Laterza (Italia)|Laterza]], i confetti di [[Sulmona]], il [[torrone]] di [[Aversa]] e di [[Benevento]].
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=D-HES-Order Iron Helmet.png
|nome_onorificenza=Cavaliere dello Speron d'oro
|collegamento_onorificenza=Ordine dello Speron d'oro
|motivazione=
}}
 
== Bibliografia ==
* ''L’arteL'arte della cucina in Italia'', a cura di E.Faccioli, Torino, Einaudi, 1987.
* A.Capatti, M.Montanari, ''La cucina italiana. Storia di una cultura'', Bari, Laterza, 1999.
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cucina}}
 
[[Categoria:Cavalieri dello Speron d'oro]]