Locri Epizefiri: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Locri, città d'Italia ordinata a leggi bellissime, dove per copia di sostanze e gentilezza di sangue non istà dopo a niuno...|[[Platone]]. ''[[Timeo (dialogo)|Timeo]]'', [[s:Timeo/Capitolo II|<small>II</small>]], traduzione di [[Francesco Acri]]}}
'''Locri Epizefiri''' (in [[Lingua greca{{Lang-grc|greco]] Λοκροὶ Επιζεφύριοι, ''|Lokroi Epizephyrioi''}}) fu una città della [[Magna Grecia]], fondata sul [[mar Ionio]], nel [[VII secolo a.C.]], da greci provenienti dalla [[Locride (Grecia)|Locride]].
 
Locri Epizefiri fu l'ultima delle [[Colonizzazione greca|colonie greche]] fondate sul territorio dell'attuale [[Calabria]]. I coloni, giunti all'inizio del VII secolo a.C., si stabilirono inizialmente presso lo ''Zephyrion Acra'' (Capo Zefirio), oggi [[Bruzzano Zeffirio|Capo Bruzzano]], e solo più tardi si insediarono pochi chilometri a nord della città storica conservando però l'appellativo di ''Epizephyrioi'', che significa appunto "attorno a Zephyrio".
 
== Storia ==
 
Scrive il geografo greco [[Strabone]] su ''Locri Epizefiri'':<br />
{{Citazione|Dopo il Promontorio di Eracle<ref>L'attuale [[Capo Spartivento (Calabria)|Capo Spartivento]]</ref>, si trova quello di Locri, detto Zefirio, che ha il porto protetto dai venti occidentali e da ciò deriva anche il nome.
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Le fonti riguardo alla fondazione di Locri Epizefiri sono quindi discordanti. Secondo il passo di Strabone, qui riportato, la città fu fondata dai [[Locresi]] del golfo di Crisa, guidati dall'[[ecista]] Evante. Altre fonti, tra cui [[Polibio]],<ref>''Storie'', XII, 5-10.</ref> dicono che i coloni sarebbero venuti dalla ''[[Locride Opunzia]]'' (Locride orientale) di fronte all'isola [[Eubea]], e questa testimonianza è confermata da Eforo, con cui polemizza Strabone, e da [[Virgilio]], che chiamò i fondatori della colonia ''Narici''.<ref>''Eneide'', III, 339.</ref>
Altre testimonianze parlano di una provenienza dalla ''[[Locride Ozolia]]'', sul [[golfo di [[Corinto]].
 
Per quel che concerne la cronologia della fondazione della colonia, [[Pausania il Periegeta|Pausania]] e [[Polibio]] la collegano alla [[prima guerra messenica]], in una data quindi molto alta rispetto al quadro generale della grecizzazione del golfo ionico.<ref>Polibio, XII, 5; 6, a, b; Paus. III, 3.</ref> [[Eusebio di Cesarea]] nelle ''[[Chronicon (Eusebio di Cesarea)|Cronache]]'' indica il [[673 a.C.]],<ref>Eusebio, ''Chron. Arm.'', sub. Ol., 25, 1.</ref> e [[San Girolamo|Girolamo]], che curò la traduzione latina dell'opera di Eusebio scritta in [[lingua armena]], colloca l'avvenimento nel [[679 a.C.]] Secondo Strabone essa seguì di poco quella di [[Siracusa]] ([[733734 a.C.]]) e di [[Crotone]] ([[710 a.C.]]), dunque sarebbe avvenuta alla fine dell'[[VIII secolo a.C.]].
[[Aristotele]] sostiene che i fondatori fossero dei servi fuggiti con le mogli dei loro padroni, impegnati con [[Sparta]] nella guerra contro i [[Messenia|Messeni]]. Tale asserzione, negata più tardi da Timeo, fu confermata da Polibio che raccolse le testimonianze dirette dei discendenti locresi.<ref>Polibio, ''Storie'', XII, 5-10.</ref>
Pausania, dal canto suo, ha respinto la tesi della fondazione della colonia da parte di servi fuggiti, con tutta una serie di motivazioni ben argomentate.
Innanzitutto riferisce della tradizionale leggenda Locrese riguardo ad una spedizione ufficialmente inviata da Sparta, ai tempi del re Polidoro, per partecipare alla fondazione della colonia, in netto contrasto quindi con l'idea di una fuga di servi.
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Tutti questi dettagli sembrano quindi invalidare l'idea di Polibio, restituendo valore a quella di Timeo.
<ref>Luigi Pareti, "Storia della regione lucano-bruzzia nell'antichità", pag. 137, Ed. Di storia e letteratura, 1997</ref>
Tra gli studiosi ha preso piede l'idea che questi spostamenti dalla Grecia fossero inizialmente occasionali, da parte di mercanti, esploratori e pirati, in un periodo di "pre-colonizzazione" compreso tra la fine del [[IX secolo a.C.|IX]] e l'inizio del [[VIII secolo a.C.]], prima quindi del periodo di vera e propria colonizzazione successiva.<ref>{{cita|Brancaccio|p. 10cn}}.</ref>
Questo rende, se non plausibile, quantomeno ipotizzabile l'idea della fondazione di Locri da parte di una spedizione di coloni, accompagnati da soldati spartani od addirittura da pirati, assoldati come mercenari da Sparta che a causa della [[prima guerra messenica]], probabilmente avrebbe ritenuto più prudente questa soluzione che non distrarre delle forze militari dalle operazioni in corso.
 
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Nel corso di un secolo la ''[[polis]]'' di Locri Epizefiri estese la propria presenza dalla costa ionica al versante tirrenico dell'attuale [[Calabria]], probabilmente per tenere lontana la minaccia di un'espansione della nemica [[Kroton]] ([[Crotone]]); così i locresi fondarono tra il [[650 a.C.]] ed il [[600 a.C.]] le due colonie di [[Medma]] (oggi [[Rosarno]]) e di [[Hipponion]] (oggi [[Vibo Valentia]]), probabilmente su preesistenti centri abitati, ed occuparono [[Metauros]] (oggi [[Gioia Tauro]]), centro già fondato come propria colonia da [[Zancle]] ([[Messina]]) o [[Rhegion]] ([[Reggio Calabria]]).<ref>Per altre notizie sulle colonie fondate o conquistate da Locri si veda quanto riportato in [http://www.locrideonline.it/storia/colonial.htm Locri on line] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070915164745/http://www.locrideonline.it/storia/colonial.htm |data=15 settembre 2007 }}.</ref>
 
=== L'alleanzaAlleanza con Reggio ===
{{vedi anche|Battaglia della Sagra}}
[[File:Reggio calabria museo nazionale dioscuri da locri statua sinistra.jpg|thumb|Una delle statue dei [[Dioscuri]] esposte al [[Museo nazionale della Magna Grecia|museo di Reggio]].]]
Verso il [[560 a.C.]]-[[550 a.C.]] Locri Epizefiri ebbefu alleata di Reggio nella vittoriosa battaglia avvenuta al fiume Sagra che fermò la volontà espansionistica verso sud di Crotone.
 
Secondo la leggenda, i 15.000{{formatnum:15000}} uomini dell'alleanza locrese-reggina sbaragliarono ben 130.000{{formatnum:130000}} crotoniati, e [[Zeus]] avrebbe sorvolato la battaglia sotto forma di aquila, mentre i suoi figli (i [[Dioscuri]]) sarebbero apparsi a cavallo prendendovi parte.<ref>Si tratta della testimonianza di Trogo-Giustino, ''VP'', XX 2, 13 ss.; XXI, 2, 7; 3, 2.</ref>
 
In seguito a tale vittoria nelle due ''poleis'' italiote di Reggio e Locri Epizefiri iniziò ad essere praticato il culto dei Dioscuri; in particolare presso gli scavi del [[tempio ionico]] di "Marasà" a Locri Epizefiri sono state rinvenute due statue, gli [[acroteri]] in [[marmo]], che potrebbero raffigurare i gemelli figli di Zeus (oggi custodite a Reggio presso il [[Museo nazionale della Magna Grecia]]).
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Successivamente, con il crescere della potenza di Reggio governata dal tiranno [[Anassila]], Locri Epizefiri dovette respingere l'egemonia della città dello stretto, ricorrendo all'aiuto di [[Siracusa]].
 
=== L'alleanzaAlleanza con Siracusa ===
Dal [[V secolo a.C.]] Locri Epizefiri stabilì alleanze con la [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] dei [[Dinomenidi]] prima e di [[Dionisio I]] e del figlio [[Dionisio II]] poi, entrando così nell'orbita dei tiranni della ''polis'' siceliota. [[Erodoto]] riporta di un arrivo nel [[493 a.C.]] di profughi samii a Locri.<ref>Erodoto, ''Storie'', VI, 23 ([http://dariosoldani.interfree.it/erodoto/storieVI.html traduzione] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080327084123/http://dariosoldani.interfree.it/erodoto/storieVI.html |data=27 marzo 2008 }}).</ref> Nel [[477 a.C.]] [[Anassila di Reggio]] durante la sua campagna espansionistica attaccò Locri, che si rivolse al tiranno [[Ierone I|Ierone di Siracusa]]. Successivamente, quando [[Atene]] organizzò la spedizione in [[Sicilia]], Locri Epizefiri si schierò dalla parte di Siracusa nella sua personale guerra contro Reggio (alleata di Atene).
 
L'alleanza tra Locri e Siracusa venne ulteriormente rafforzata dal matrimonio tra Dionigi e la locrese Doride. Quando nel [[389 a.C.]] il tiranno siracusano sconfisse la [[Lega Italiota]], donò a Locri Epizefiri le terre di [[Kaulonia]] (presso [[Monasterace|Monasterace marina]] e di ''[[Scolacium]]'' (nei pressi di [[Squillace]]), che delimitavano il confine nord con Crotone, mentre a sud il confine con Reggio era delimitato dal fiume ''Halex'' (presso [[Palizzi]]). Il [[IV secolo a.C.]] fu per Locri Epizefiri un periodo di grande splendore artistico, economico e, soprattutto, culturale. In particolare, di questo periodo storico, vanno ricordate le figure della poetessa [[Nosside]] e dei filosofi [[Echecrate]], [[Timeo di Locri|Timeo]] ed [[ArioneAcrione]], fondatori di una fiorente scuola pitagorica (introdotto a Locri all'epoca di Dionisio I): lo stesso [[Platone]], secondo quanto attesta Cicerone, si sarebbe recato di persona a Locri per apprenderne i fondamenti.<ref>Cicerone, ''De finibus bonorum et malorum'', V, 29, 87.</ref>
 
Dopo la morte di Dionigi I, Locri Epizefiri ospitò fra le proprie mura [[Dionigi II di Siracusa|Dionigi II]] il quale, esiliato da Siracusa, instaurò tra il [[357 a.C.|357]] e il [[347 a.C.]] la tirannide nella ''polis'' italiota. Ma la sua politica contro gli aristocratici locali mirava solo al ritorno in patria e dunque, una volta che ebbe svuotate le casse della cittadina calabra, il popolo insorse uccidendo tutta la sua famiglia e cacciandolo ancora.
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In seguito la città declinò e nell'[[VIII secolo]] fu abbandonata dagli abitanti che si ritirarono nell'entroterra.
 
== Le cicaleCicale di Locri e di Reggio ==
La storia di Eunomo nasconde un motivo che nel corso del tempo, a più riprese, riaffiora nella tradizione leggendaria di Locri e si collega alle contese territoriali tra Locri e Reggio.<ref>Si vedano a tale proposito i contenuti di ''Reggio (miti e leggende)'', alla voce [http://galileo.cincom.unical.it/centro/Cubo20/Antimus/mostre/poleis/reggio/2/5.htm Heracle] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130208180724/http://galileo.cincom.unical.it/centro/Cubo20/Antimus/mostre/poleis/reggio/2/5.htm |data=8 febbraio 2013 }}.</ref>
 
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Secondo una versione più antica della leggenda che riguarda le cicale sul fiume Halex (forse l'odierna ''fiumara Galati''), quelle che dimoravano sulla sponda locrese erano canore, mentre quelle sulla sponda rhegina quasi mute.
Già Timeo<ref>FGrH 566 F 43</ref> era a conoscenza di tale storia e, a suo parere, alludeva a una contesa poetica tra [[Aristone]] di ''Reghion'' ed Eunomo di Locri, vinta peraltro da quest'ultimo. [[Claudio Eliano|Eliano]]<ref>Nat. an. V, 9.</ref> parla di una controversia tra gli abitanti di ''Reghion'' e quelli di Locri a proposito del diritto di transitare o lavorare i campi appartenenti al territorio di confine. A questa leggenda potrebbe riferirsi quanto riporta [[Aristotele]]<ref>Rhet. II, 22, 8; III, 2, 6</ref> che dice di rifarsi a [[Stesicoro]] circa un [[proverbio]], noto ai locresi, che raccomandava di temere il canto delle cavallette, volendo alludere con questo al pericolo di un'invasione dei ''Reghini''. Va ricordato che la notizia del silenzio delle cicale reggine, che si contrapponeva al canto di quelle di Locri, compare pure in [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]].<ref>Nat. Hist., XI, 95.</ref>
 
[[Strabone]] dà una spiegazione del fenomeno in termini razionalistici sostenendo che, siccome le cicale locresi si trovavano al sole, le loro membrane potevano asciugarsi dalla rugiada e quindi permettere il canto, mentre quelle reggine, poste in una zona d'ombra, avevano sempre le membrane umide.<ref>Strab. VI, 1, 6.</ref>
 
== Archeologia ==
[[File:Ionic temple locri.JPG|thumb|300x300px|Pianta del tempio ionico.]]
[[File:Tempio Ionico di Marasà (Locri Epizefiri) - Locri (Reggio Calabria) - 6 June 2009.jpg|thumb|Resti del tempio ionico.]]
[[File:Scavi di locri epizefiri, porta del propileo.jpg|thumb|Resti della porta del Propileo.]]
La zona archeologica dell'antica Locri Epizefiri si trova nel comune di [[Portigliola]], circa {{M|3&nbsp;|u=km}} a sud dell'attuale centro abitato del comune di [[Locri]], si estende nel territorio pianeggiante compreso tra la fiumara Portigliola, la fiumara Gerace, le basse colline di Castellace, Abbadessa e Manella, e il mare.
Il fatto che tale area si trovi a distanza dagli odierni centri abitati ha preservato quasi integralmente la città antica: tuttavia, nel corso dei secoli, sono state usate pietre prelevate nell'area per edificare nuove case nei dintorni.<ref>Per una panoramica sul sito di Locri si veda Dieter Mertens, ''Città e monumenti dei Greci di occidente'', pp. 59-62 (2006). Su [http://books.google.it/books?id=qmR5R9HegOMC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q=&f=false googlebooks].</ref>
 
Gli scavi archeologici portati avanti da [[Paolo Orsi]] (tra il [[1908]] ed il [[1912]]), da [[Paolo Enrico Arias]] (tra il [[1940]] ed il [[1941]]) e da [[Giulio Jacopi]] (nel [[1951]]), hanno rivelato che l'abitato, organizzato con un impianto urbanistico regolare, è attraversato da una grande arteria che ancora oggi conserva il nome greco di "dromo".
 
La città antica, che era difesa da una cinta muraria di {{M|7&nbsp;|u=km}}, in molti tratti ancora visibile. All'esterno delle mura si estendono le [[necropoli]], mentre la maggior parte delle aree sacre sono disposte in prossimità della cinta. I santuari all'interno delle mura sono dotati di edifici templari monumentali e risalgono al periodo arcaico, mentre quelli situati immediatamente all'esterno presentano un aspetto meno monumentale, pur essendovi state rinvenute abbondanti offerte votive.<ref>Si vedano anche i dati della sezione dedicata a Locri nel [http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm sito della regione Calabria] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100115004148/http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm |data=15 gennaio 2010 }}.</ref>
 
Tra i monumenti ancora oggi visibili c'è il teatro, risalente al [[IV secolo a.C.]] con rifacimenti in età romana: è l'unico edificio pubblico non sacro riportato alla luce a Locri. Si tratta di una costruzione realizzata sfruttando una conca naturale situata ai piedi dell'altura di ''Casa Marafioti''. Rimangono, oltre alle fondazioni dell'edificio scenico, parte dei gradoni in [[arenaria]] della [[cavea]], che potevano accogliere circa 4.500{{formatnum:4500}} spettatori. In età romana imperiale l'edificio fu trasformato eliminando le file più basse delle gradinate e costruendo un alto muro semicircolare in blocchi di [[calcare]], in modo da proteggere gli spettatori durante le lotte tra gladiatori o tra uomini e animali.
 
Per quel che concerne il periodo arcaico va menzionato il santuario di [[Zeus]] che nel corso del tempo ebbe un'articolazione sempre più ricca. In base alla scoperta a metà altezza della ''collina della Mannella'' di un deposito di iscrizioni, così importante per la più tarda amministrazione della città, si è congetturata la presenza dell<nowiki>'</nowiki>''agorà'' ai suoi piedi.<ref>Rubinich, 1996, p. 65; Sabbione, 1996, p. 21.</ref>
 
E sempre all'interno della cinta di mura sulla ''collina della Mannella'' fu apprestato, con ogni probabilità nel [[VI secolo a.C.]], un luogo di culto per un'altra divinità olimpica, [[Atena]].<ref>Costabile, 1996, p. 25.</ref>
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L'area sacra di [[Afrodite]] si trova nei pressi dell'abitato di ''Centocamere'', situato vicino alla costa, ed è un complesso formato da un tempietto, da una serie di ambienti con portico a "U" e da un cortile centrale; la sua costruzione, avvenuta in due tempi, è da collocarsi tra la fine del [[VII secolo a.C.|VII]] e la metà del [[VI secolo a.C.]], mentre il suo utilizzo si è protratto fino alla metà del [[IV secolo a.C.]] In località ''Marasà sud'', immediatamente all'esterno delle mura, e a contatto con l'area delimitata dalla ''stoa'' ad U sorgono un [[sacello]] tardo arcaico (databile tra il 500 e il 480 a.C.) dedicato senza dubbio ad Afrodite e la cosiddetta ''casa dei leoni'', dove avevano luogo celebrazioni private delle [[Adonie]], improntate allo "stile" di culto ateniese, tenute da tiasi femminili.<ref>Marcella Barra Bagnasco, ''Il culto di Adone a Locri Epizefiri'', in ''Ostraka'', anno III, 2, dicembre 1994.</ref>
 
La necropoli locrese più nota è quella di ''Lucifero'', dove sono state rinvenute circa 1.700{{formatnum:1700}} tombe databili tra il [[VII secolo a.C.|VII]] e il [[II secolo a.C.]] e spesso segnalate da vasi di grandi dimensioni, di buona fattura e pregio, opera di ceramografi ateniesi di fama, oppure da "arule", piccoli altari in terracotta decorati con immagini del mondo dell'oltretomba.
 
Uno dei templi interni alla cinta muraria è il Tempio ionico di Marasà, una costruzione databile attorno al VI-V secolo a.C.
 
Tra i maggiori rinvenimenti statuari vi è il gruppo marmoreo dei Dioscuri a cavallo, esposto nel [[Museo nazionale della Magna Grecia]] di [[Reggio Calabria]]. Si tratta di una imponente scultura raffigurante un Dioscuro che scende da un cavallo impennato sorretto da un tritone con la barba, il busto umano coperto da un panno e il resto del corpo con sembianze di pesce. Nello stesso Museo, oltre ai numerosi reperti provenienti dagli scavi effettuati nella zona dell'antica colonia greca, sono esposte alcune antefisse a testa di [[sileno]], che forse coronavano a scopo decorativo la scena del Teatro. Nella cella tesauraria del santuario della Mannella dedicato a [[Persefone|Kore]]-[[Persefone]] sono state trovate numerose tavolette fitillifittili ([[Pinakes]]), scolpite con la tecnica del bassorilievo e diverse decorazione in mosaico, raffiguranti scene mitologiche, risalenti per la maggior parte alla prima metà del [[V secolo a.C.]] Alcune fanno riferimento alla pratica della prostituzione sacra delle vergini, in uso presso la società locrese. Questo tempio era inoltre di piccole dimensioni, per questo si pensava che fosse un luogo di culto privato. Nonostante le sue limitate dimensioni erano presenti anche scuole e biblioteche, per l’apprendimento dei giovani. Un particolare che differenzia questo tempio dagli altri, dedicati a Persefone, era che per gli abitanti di questa città la dea simboleggiava saggezza e conoscenza, il tempio era luogo dove i devoti potevano cercare la sua guida.
 
Secondo molti studiosi, il celebre [[Trono Ludovisi]] proviene proprio dal tempio ionico di Afrodite di contrada Marasà dell'antica ''polis.'' Del resto un frammento di pínax, quadretto votivo in terracotta del 470-60 a. C.circa rinvenuto nel tempio di Persefone in contrada Mannella presso Locri e attualmente nel Museo della Magna Grecia a Reggio Calabria, mostra parte di una figura femminile pressoché identica a una delle due donne rappresentate sui lati del Trono Ludovisi.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Pino|cognome=Blasone|titolo=Locri, divinità al femminile|lingua=en|accesso=2020-01-22|url=https://www.academia.edu/930860/Locri_divinit%C3%A0_al_femminile}}</ref>
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In cucina venivano usati vasellami a vernice nera (coppe per bere, piatti e coppette). Venivano inoltre usati dei contenitori per cibi cotti e crudi e per i liquidi. Soltanto i più ricchi potevano permettersi vasi in vetro o metallo.
Per la conservazione o trasporto di vino, olio, olive e salse venivano usate delle anfore.<br />
 
Il sostentamento della popolazione era basato su cereali e legumi, sulla caccia alle lepri, cervi e cinghiali. Veniva praticata anche la pesca con lenza e reti. Nel museo sono visibili degli ami da pesca.
 
I latticini erano forniti da capre, montoni e suini. Infine la frutta era composta da mele, melograni, fichi, mandorle, uva e miele.}}
All'esterno della città vi sono diverse necropoli, presso le contrade ''Monaci'', ''Russo'', ''Faraone'', ''Lucifero'', dove sono state ritrovate oltre 1.700{{formatnum:1700}} tombe.
 
La ''Necropoli di contrada Lucifero'', in uso dall'[[VIII secolo a.C.]] al [[III secolo a.C.]] comprende tombe di tre tipi: tomba a fossa, [[tomba aalla cappuccina]] e tomba a semibotte.<br />Vi sono stati trovati oggetti di valore e pregiati, importati dalla Grecia o dalla Magna Grecia ([[IV secolo a.C.]]), tra cui vasi, specchi, ornamenti di bronzo e monili in metallo prezioso.<br />Gli oggetti da toletta per donna erano per la cosmesi personale (''pissidi'' e ''lekànai'', dal greco λεκάνη, vassoio).<br />Nella necropoli di ''Lucifero'' sono stati trovati specchi in bronzo (prodotti da artigiani locali), e ''fibule'' (spille di bronzo per abiti, prodotti locali del [[VI secolo a.C.|VI]] e [[V secolo a.C.]]).<br />In tutte le tombe sono state trovate delle ''lekythoi'', al sing. [[lekythos]], ovvero vasi per contenere oli profumati per toeletta, usati anche dagli atleti prima degli esercizi sportivi e per i rituali funebri.<br />Gli specchi, produzione tipica locrese, esportati in Magna Grecia ed in Sicilia, erano fabbricati in bronzo con manici a figura maschile o femminile.<ref>Si veda [http://www.virtualmg.net/Reale/c_Musei%20e%20Parchi%20Archeologici/c_Museo%20Nazionale%20di%20Locri%20Epizefiri/c_Piano%201/c_Sala%202/La%20Necropoli%20di%20Lucifero.aspx la necropoli di Lucifero] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130318040029/http://www.virtualmg.net/Reale/c_Musei%20e%20Parchi%20Archeologici/c_Museo%20Nazionale%20di%20Locri%20Epizefiri/c_Piano%201/c_Sala%202/La%20Necropoli%20di%20Lucifero.aspx |data=18 marzo 2013 }}.</ref>
 
La ''Necropoli di contrada Parapezza'', a sud-ovest di Lucifero, comprende oltre 200 tombe. Fu usata intensamente in età arcaica ([[VI secolo a.C.]]) e in età ellenistica ([[III secolo a.C.|III]] e [[II secolo a.C.]]).<br />In una tomba ad inumazione sono stati trovati piccoli contenitori importati da [[Corinto (città antica)|Corinto]], dall'oriente greco ([[Asia Minore]]) e dall'[[Attica]].<br />Nel [[VI secolo a.C.]] erano usati grandi contenitori di ceramica (anfore per il trasporto del vino e dell'olio), molte delle quali erano state importate da Corinto o da [[Atene]]. Vi sono inoltre delle anfore importate dalla [[Laconia]]; questo tipo di ceramiche fu prodotto nel [[VII secolo a.C.|VII]] e [[VI secolo a.C.]] La [[ceramica laconica]], diffusa in tutto il [[Mediterraneo]], veniva fabbricata usando un'[[argilla]] rosata, coperta da ingubbiatura giallina, sulla quale si dipingevano figure in nero.<br />Sono state ritrovate delle ''hydriai'', vasi a tre anse per attingere e trasportare acqua. I vasi più grossi venivano usati per contenere i corpi senza vita di piccoli bambini. Altri vasi venivano usati per le ceneri dei defunti.<br />''I giardini di [[Adone (mitologia)|Adone]]'' ([[IV secolo a.C.]]) erano realizzati nelle anfore da trasporto, opportunamente spezzate e capovolte. Venivano coltivati finocchi e lattughe, innaffiati con acqua calda per accelerarne la crescita.
 
La ''Necropoli di contrada Faraone'' è posizionata nel nord-est dell'area urbana. Durante gli scavi è stato trovato un piccolo frontone in calcare con fregi dorici (frontone del ''[[naiskos]]''), datato tra il [[IV secolo a.C.|IV]] e [[III secolo a.C.]]
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=== Templi ===
{{Approfondimento
|titolo = [[Museo Nazionale della Magna Grecia#Collezione di Pinakespinakes|iI Pinakes''pinakes'']]
|larghezza = 400px
|contenuto = [[File:Pinax con Ade e Persefone, da Locri - MARC.jpg|thumb|unUn Pinax''[[pinax]]'' raffigurante [[Ade (divinità)|Ade]] e [[Persefone.]]]]
Nel santuario della Mannella sono stati trovati molti ''pinakes'': quadretti in terracotta decorati con scene a rilievo policrome. I ''pinakes'' (ex voto) illustrano aspetti del mito e del culto di Persephone. Sono stati realizzati nella metà del secolo V a.C. I ''pinakes'' sono di forma rettangolare o quasi quadrata, ed hanno una dimensione massima di 30 cm di lato. Questi quadretti avevano dei fori, utilizzabili per appenderli.
 
Il soggetto raffigurato più frequentemente è il rapimento di [[Persefone|Kore]]. Kore è la figlia di [[Demetra]], che diventa [[Persefone]] (regina degli inferi) e sposa di [[Ade (divinità)|Ade]] (dio dell'oltretomba). Secondo Helmut Prueckner, [[Afrodite]] è la dea più venerata a Locri nel V secolo a.C. Altre divinità venerate sono [[Ermes]] e [[Dioniso]].
}}
Il celebre ''Santuario di Persefone'' situato a mezza costa del ''colle della Mannella'' è stato definito da [[Diodoro Siculo]] come ''"il più famoso tra i santuari dell'Italia meridionale"'' (ma escludeva la Sicilia).<ref>Diod. XXVII, 4, 3.</ref> Non è ancora stato compreso quale culto si praticasse in questo santuario, ma sembra si tratti delle divinità dell'oltretomba, principalmente [[Persefone]].<ref>Per un'analisi di questo complesso si veda, M. Cardosa, ''Per la topografia del Persephoneion della Mannella''.</ref> Le ricchezze del ''Persephoneion'' locrese furono depredate da [[Dionisio II]] ([[360 a.C.]]), [[Pirro]] ([[276 a.C.]]) e dal comandante romano Pleminio luogotenente di [[Publio Cornelio Scipione|Scipione]] dopo la cacciata da Locri Epizefiri durante la [[seconda guerra punica]] ([[205 a.C.]]). Gli oggetti votivi rinvenuti nel complesso architettonico (terrecotte figurate, frammenti di vasi, arule, ''pinakes'', specchi e iscrizioni con dedica alla dea) si datano tra il VII e il II secolo a.C.<ref>Ettore M. De Juliis, ''Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana'', p. 165 (1996). Su [http://books.google.it/books?id=spyaXD2bp_EC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q=&f=false googlebooks].</ref>
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Riguardo al ''Tempio Ionico'' in contrada Marasà si sa che nella prima metà del [[V secolo a.C.]] i locresi abbatterono il tempio arcaico e lo sostituirono con uno più grande in [[stile ionico]] in calcare. Orsi pensa che il tempio sia stato importato da [[Siracusa]].
 
Il tempio di Marasà fu realizzato da architetti e maestranze siracusane operanti a Locri Epizefiri nel [[470 a.C.]] su iniziativa del tiranno [[Ierone I|Ierone di Siracusa]] (alleato e protettore dei locresi). Il nuovo tempio ha la stessa ubicazione ma è orientato diversamente.<br />

Il tempio è stato distrutto nel [[XIX secolo]] ed i ruderi mostrano oggi un solo rostro di colonna.
 
La dimensione del tempio era di {{M|45,.5&nbsp;|u=m}} per {{M|19,.8&nbsp;|u=m}}. La cella, libera da sostegni sull'asse centrale, era preceduta da un ''pronaos'' (vestibolo) con due colonne fra le ante, che si ripetevano anche fra le ante dell<nowiki>'</nowiki>''[[opistodomo]]'', il vano retrostante la cella, non comunicante con questo. Nello spessore dei muri tra ''pronaos'' e cella erano inserite le scale di servizio, per accedere al tetto, come in alcuni templi agrigentini.
 
Al centro della cella tre grandi lastre di [[calcare]], infisse verticalmente nel terreno, rivestivano un ''bothros'' (fossa sotto il livello del pavimento), che doveva essere di notevole importanza per il culto.
 
Il tempio aveva 17 colonne ioniche sui lati lunghi, e 6 colonne sulla fronte. Le colonne dovevano essere di circa {{M|12&nbsp;|u=m}} di altezza, con base a [[capitello ionico]] a volute. L'[[epistilio]] (blocchi sulle colonne) con [[architrave]] a tre fasce e dentelli in sostituzione del [[fregio]], non era molto sviluppato in altezza, così come i frontoni dall'inclinazione assai poco accentuata.
 
Questo tempio era molto più alto dei templi dorici (rapporto altezza e larghezza 1:1), ed è uno dei pochi templi ionici della Magna Grecia.
 
Da un esame preliminare risulta che a Locri Epizefiri vi fosse un ''Tesmophorion'', un ''Iatreion'' di Demetra (Grotta Caruso), e un ''Persephoneion'' che apparentemente veniva adibito a ''Telesterion'' per i Misteri "Eleusini".<ref>[http://www.xanga.com/Longobardese/679253235/104-locri-demeter-persephone-the-cave-grotta-caruso.html Per una panoramica sugli elementi e i luoghi di culto]. Per la catalogazione dei ''pinakes'' nel santuario di Persefone si veda il ''Corpus'' (pubblicazione di oltre {{formatnum:5000}} frammenti) a cura di Elisa Lissi Caronna, Claudio Sabbione e Licia Vlad Borrelli.</ref>
 
La connessione di Locri con il culto occidentale di [[Afrodite]] e [[Adone (mitologia)|Adone]] è stata evidenziata dall'analisi di Torelli che ha identificato il ''bothos'' del tempio di Marasà con la cassa-tomba del giovane dio.<ref>M. Torelli, ''Atti'', Taranto, 1993.</ref> Si tenga conto che nella ''stoà ad U'' sono stati rinvenuti 356 ''bothroi'' con resti di pasti, evidentemente destinati alla celebrazione di banchetti sacri. La ''casa dei leoni'' che sorge in zona limitrofa a questo complesso è un luogo destinato all'omaggio rituale privato nei confronti di Adone. Di questo culto locrese ci dà notizia anche la poetessa Nosside, che forse faceva parte di uno dei ''thiasi'' femminili che onoravano il dio.<ref>Marcella Barra Bagnasco, ''art. cit.''; ''Anthologia Palatina'', Nosside, VI, 275.</ref>
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Identificato nel [[XX secolo]] da P. E. Arias, il teatro greco di contrada Pirettina sfrutta una concavità naturale ai piedi del pianoro Cusemi ed è stato scavato tagliando i gradini nell'arenaria tenerissima. La prima fase del teatro risale alla metà del [[IV secolo a.C.]]
 
L'edificio conteneva fino a 4.500{{formatnum:4500}} spettatori. Dalla [[cavea]] (koilon) costituita da gradoni tagliati in parte nella roccia ed in parte sistemati con lastre della stessa arenaria, si godeva un notevole panorama della città e del mare.
 
La gradinata era divisa in sette cunei (kerkìs, in greco κερκίς) mediante 6 scalette (climax, in greco κλῖμαξ). Una partizione orizzontale ([[diazoma]]) separava le gradinate da altre (epitheatron) oggi rovinate. Si pensa che il teatro servisse anche per riunioni politiche.
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* [[Museo nazionale della Magna Grecia]]
* [[Trono Ludovisi]]
*[[Acrolito Ludovisi]]
* [[Kaulon]]
* [[Nomothetai]]
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm|Locri Epizefiri nel sito ArcheoCalabriaVirtual}}
*{{cita web | 1 = http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm | 2 = Locri Epizefiri nel sito ArcheoCalabriaVirtual | accesso = 29 novembre 2009 | dataarchivio = 15 gennaio 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100115004148/http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm | urlmorto = sì }}
*{{cita web|http://www.locriantica.it|Sito su Locri Antica}}
*{{cita web|http://www.magnagrecia.it/pagare/calabria/italiano/itinerar/locri/locri.html|sintesi di storia e archeologia su Locri}}
*{{cita web | 1 = http://www.maridelsud.com/Magnagrecia/Locri/Locri.htm | 2 = Lokroi | accesso = 27 novembre 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090602090753/http://www.maridelsud.com/Magnagrecia/Locri/Locri.htm | dataarchivio = 2 giugno 2009 | urlmorto = sì }}
*{{cita web |1=http://www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S97.html |2=Museo Nazionale di Locri Epizefiri |accesso=30 novembre 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090125202416/http://www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S97.html |dataarchivio=25 gennaio 2009 |urlmorto=sì }}
*{{cita web | 1 = http://www.pinakes.it/pinakes_locri_epizefiri.htm | 2 = I ''pinakes'' di Locri | accesso = 29 novembre 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090204143742/http://pinakes.it/pinakes_locri_epizefiri.htm | dataarchivio = 4 febbraio 2009 | urlmorto = sì }}
 
{{Colonie della Magna Grecia}}
{{Città romane della Regio III Lucania et Bruttii}}
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