Controne: differenze tra le versioni
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|Nome=Controne
|Panorama=Zampillo.jpg
|Didascalia=Veduta della
|Bandiera=Controne-Gonfalone.png
|Voce bandiera=
|Stato=ITA
|Grado amministrativo=3
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|Divisione amm grado 2=Salerno
|Amministratore locale=Ettore Poti
|Partito=[[lista civica]] "Nuovi
|Data elezione=6-6-2016
|Data rielezione=4-10-2021
|Data istituzione=
|Altitudine=200
|Sottodivisioni=
|Divisioni confinanti=[[Altavilla Silentina]], [[Castelcivita]], [[Postiglione (Italia)|Postiglione]]
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|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of Controne (Province of Salerno, region Campania, Italy 2024).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Controne all'interno della provincia di Salerno
}}
'''Controne''' è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di
▲'''Controne''' è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di 779 abitanti della [[provincia di Salerno]] in Campania.
== Geografia fisica ==
Controne è situato alle falde dei [[Monti Alburni]] e immediatamente al di sopra del fiume [[Calore Lucano|Calore]]. Rientra nel territorio del [[Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano]].
* [[Classificazione sismica]]: zona 2 (sismicità media), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003.
==Storia==
Situato ai piedi dei [[monti Alburni]], deve le sue origini ad un gruppo di "esuli pestani", rifugiatisi nel [[IX secolo]] d.C., dopo che l'allora [[Poseidonia]],
Le monete raffiguranti il [[Nettuno (divinità)|dio Nettuno]] rinvenute sul sito archeologico e i resti ancora visibili di un tempio con pavimenti mosaicati nella località "Pezza", testimoniano una presenza nel periodo ellenico.▼
Il suo nome, secondo un' interpretazione strettamente filologica, viene fatto derivare dal germanico (longobardo) '''Gundro-one''' (già attestato a [[Farfa]] nel 785)<ref>{{Cita libro|titolo=C. Marcato, s.v. "Controne", in AA.VV. "Dizionario di Toponomastica UTET, Torino, 1990, pp.226-227}}</ref>; secondo l' interpretazione tradizionale, invece, il nome deriva dalla sua posizione e dalla esposizione al sole: ''Contra – Eljone'' (dal greco ''helios'' che significa sole), ovvero "Di faccia al sole".▼
▲Il suo nome, secondo un'
In realtà, l'etimo tradizionale del toponimo può avere un'altra interpretazione. Lucido Di Stefano di [[Aquara]], nella sua trattazione del 1781 intitolata [[Della Valle di Fasanella nella Lucania|"''Della valle di Fasanella nella Lucania",'']] per spiegare la toponomastica del luogo, fa riferimento ad una bolla del 1168 di [[papa Alessandro III]] nella quale Controne viene menzionato come: -'''Monistero di San Nicolai Genestrosola, i'''ndizio chiaro, per l'autore, che il paese allora non era ancora sorto.▼
▲In realtà,
L'erudito spiega che ''Genestrosola'' significa ''Gens extra solem,'' con riferimento al fatto che il monte (gli Alburni), ostacolando la luce del mattino, ''rende l'aere meno sana''. Dalla ''corruzione'' di ''Genestrosola'' deriverebbe il nome ''Controne,'' da intendersi etimologicamente nel senso di ''contra solem.'' <ref name=":1">{{Cita libro|titolo=Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, p.43}}</ref>▼
▲L'erudito spiega che ''Genestrosola'' significa ''Gens extra solem,'' con riferimento al fatto che il monte (gli Alburni), ostacolando la luce del mattino, ''rende l'aere meno sana''. Dalla ''corruzione'' di ''Genestrosola'' deriverebbe il nome ''Controne,'' da intendersi etimologicamente nel senso di ''contra solem.''
Il "''contra solem*,'' tradizionalmente considerato, su calco greco o latino, l'etimo del toponimo ''Controne,'' potrebbe, dunque, non indicare la piena esposizione del paese alla luce del sole, quanto il ritardo con cui esso ne riceve al mattino i primi raggi a causa della sua collocazione geografica. Resta aperto, rispetto a questa proposta interpretativa, il problema della difficile individuazione della collocazione del Monastero nel territorio attuale di Controne o della vicina [[Postiglione (Italia)|Postiglione]].<ref>{{Cita libro|titolo=Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, p.44}}</ref> ▼
▲Il "''contra solem*,'' tradizionalmente considerato, su calco greco o latino,
Il Monastero fu fondato dal normanno '''Guglielmo di Postiglione.''' Questi ebbe due figli: Tancredi e Guglielmo II. Il feudo andò in eredità al primogenito '''Tancredi''' e successivamente ad '''Alessandrina,''' figlia di Tancredi, la quale aveva sposato '''Pandolfo Fasanella,''' anch’egli di stirpe normanna e appartenente alla famiglia dei Sanseverino. ▼
▲Il
Pandolfo di Fasanella nel 1246 partecipa alla congiura dei ''Baroni'' contro [[Federico II di Svevia|Federico II]], i quali, in accordo con il papa [[Papa Innocenzo IV|Innocenzo IV]], avevano progettato di assassinare l’imperatore e suo figlio Enzo, in modo da eliminare la presenza degli Svevi nel Sud Italia.▼
▲Pandolfo di Fasanella nel 1246 partecipa alla congiura dei
Scoperta la trama, Federico si mosse da Grosseto e accorse immediatamente nel Regno, mentre i suoi sostenitori avevano già iniziato ad assalire nel [[Cilento]] le rocche dei traditori: [[Sala Consilina]] fu occupata, [[Altavilla Silentina]] rasa al suolo. Le truppe passarono anche per Controne e, se ebbero rispetto dei monaci, non esitarono a razziare e ad appropriarsi di qualsiasi cosa potesse loro servire. I congiurati si rifugiarono così nel castello di [[Capaccio Paestum|Capaccio]], sperando nell'aiuto del Pontefice, ma nel torrido luglio, rimasti privi di acqua, furono alla fine costretti ad arrendersi. Federico fece ben centocinquanta prigionieri.<ref>{{Cita libro|titolo=Un agile resoconto della della congiura e della conquista del Castello di Capaccio si può leggere in Manzi S. "Trasferimento dei benedettini da Controne a Castelcivita nel XIII secolo", in "Il Postiglione", a.VI, n.7, giugno 1994, pp. 7-8}}</ref>▼
▲Scoperta la trama, Federico si mosse da Grosseto e accorse immediatamente nel Regno, mentre i suoi sostenitori avevano già iniziato ad assalire nel [[Cilento]] le rocche dei traditori: [[Sala Consilina]] fu occupata, [[Altavilla Silentina]] rasa al suolo. Le truppe passarono anche per Controne e, se ebbero rispetto dei monaci, non esitarono a razziare e ad appropriarsi di qualsiasi cosa potesse loro servire. I congiurati si rifugiarono così nel castello di [[Capaccio Paestum|Capaccio]], sperando nell'aiuto del Pontefice, ma nel torrido luglio, rimasti privi di acqua, furono alla fine costretti ad arrendersi. Federico fece ben centocinquanta prigionieri.<ref>
Le punizioni dei traditori furono esemplari e commisurate alla colpa. Mutilati del naso, delle mani e delle gambe, accecati con un ferro ardente perché non potessero più guardare in faccia il loro signore, gli antichi amici furono trascinati al cospetto dello spietato giudice: Federico li condannò, secondo la ''[[Lex Pompeia de Transpadanis|lex pompeia]]'', come violenti e li trattò da parricidi. Come tali, avendo operato ''contro natura'', furono giustiziati secondo i quattro elementi di essa: alcuni furono trascinati da cavalli sino a morte, altri bruciati vivi, impiccati, infilati in sacchi di cuoio e gettati in mare (secondo la legge romana dei parricidi: ''Federico fece per di più introdurre nei sacchi dei serpenti velenosi).''
Successivamente vennero confiscati i beni dei Fasanella, tra cui anche Controne, [[Postiglione (Italia)|Postiglione]], [[Aquara]], Castelluccia, Civita Alburno, Corneto,
Dopo lo scempio, con l'allontanarsi
Gravemente danneggiata era stata anche la Badia di San Nicola, tanto da costringere i monaci a disperdersi in cerca di nuovi alloggi. Il Presule Capaccese, nel 1258, volle provvedere alla sistemazione di quel cenobio benedettino, risolvendo una vecchia questione feudale sorta con il
Nel mese di settembre dello stesso anno, davanti ai pubblici notai Guglielmo di Capaccio e
Innanzitutto fu trovata una sistemazione decorosa per i monaci benedettini, che momentaneamente si trasferirono nel convento di San Filippo martire e confessore della ''Castelluccia'', nella cui chiesa si trovavano anche le reliquie del Santo.
Sulle proprietà del
Con la battaglia di Benevento nel 1266 [[Carlo I d'Angiò|Carlo I d’Angiò]] (guelfo) sconfigge le truppe (ghibelline) di [[Manfredi di Sicilia|Re Manfredi]].
Nel 1283
Fra i beni assegnati al Conte, però, non vi rientra Controne. Infatti, tra il 1275 e il 1286
La chiesa di San Nicola è di matrice Benedettina, ha fatto parte del complesso ''Badiale Nullius''<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|nome=Marco|cognome=Ambrogi|titolo=In commendam: la Badia Nullius di San Nicola di Bari a Controne: con un saggio sul restauro del fonte battesimale barocco|data=2021|editore=ARCI Postiglione|ISBN=978-88-97581-53-6}}</ref> e come tale ha costituito un ente religioso autonomo, non soggetto ad alcuna autorità vescovile. Gli Abati Mitrati infatti, erano di nomina esclusiva del Pontefice. Il Vescovo di Capaccio aveva la prerogativa soltanto di: “''esaminare e conferire gli Ordini Sacri a coloro che vi ascendono”''<ref>{{Cita libro|
Nel 1298 Tommaso Sanseverino, Conte di Marsico e Contestabile del Regno, cede al nuovo Abate di San Nicola un territorio denominato ''Lanzo'' "''che frammezza tra gli confini di Castelluccia
I
Nel 1433 il re di Napoli [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso I d’Aragona]] concede i Contadi di Capaccio, Castelluccia, Controne ed altri ad
I suddetti feudi passarono successivamente a
▲Nel 1433 il re di Napoli [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso I d’Aragona]] concede i Contadi di Capaccio, Castelluccia, Controne ed altri ad '''Americo Sanseverino,''' signore di [[Montesano sulla Marcellana|Montesano]], [[Padula]], [[Laurino]] e di altri Feudi.<ref>{{Cita libro|titolo=Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, p.25}}</ref>
La definitiva conclusione di questo movimento si ebbe nel 1487 nel [[Maschio Angioino|Castel Nuovo]] di [[Napoli]], precisamente nella sala dei
▲I suddetti feudi passarono successivamente a '''Guglielmo Sanseverino''' terzogenito di Americo, ma ne fu privato in quanto ribelle al re di Napoli [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante I d’Aragona]] per aver partecipato alla nuova congiura dei Baroni. Infatti, il re Ferrante, aspirava ad una modernizzazione dello stato e ad una riforma fiscale che avvantaggiasse le amministrazioni comunali chiamate ''Università,'' a discapito dei diritti feudali dei Baroni e della Chiesa. I Baroni mal sopportarono tale riforma e non erano disposti a perdere privilegi consolidati nel tempo.
Successivamente divenne signore di Controne e di Castelcivita
▲La definitiva conclusione di questo movimento si ebbe nel 1487 nel [[Maschio Angioino|Castel Nuovo]] di [[Napoli]], precisamente nella sala dei Baroni, dove furono invitati tutti i più importanti signori del Regno con la scusa di celebrare le nozze della nipote del Re. In realtà questa era una trappola: i Baroni furono arrestati e condannati a morte.
▲Successivamente divenne signore di Controne e di Castelcivita '''Francesco D’Alitto,''' il quale appoggiò la politica francese di [[Francesco I di Francia|Francesco I]] e del papa [[Papa Clemente VII|Clemente VII]], in contrasto con gli interessi e le mire espansionistiche dell’imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V d’Asburgo]].<ref>{{Cita libro|titolo=Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, pp.25-26}}</ref>
Per questo passaggio di potere molto si prodigò il [[
▲il papa Clemente VII, infatti, nel 1527, per sfuggire al [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma]] ad opera dei Lanzichenecchi si era rifugiato in [[Castel Sant'Angelo|Castel Sant’Angelo]]; il D’Alitto insieme ad altri si spese per liberare il Sommo Pontefice. A causa di ciò, però, perse il feudo di Controne, il quale il 20 giugno 1527 andò a '''Ferdinando Vitelli,''' capitano di leva della ''Castelluccia, ''per ricompensarlo delle spese di guerra effettuate a favore di Carlo V.<ref>{{Cita libro|titolo=Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, p.26}}</ref>
La famiglia Vitelli si tramanderà il feudo in eredità con Camilla, Diego, Gerolamo, fino a Biagio Vitelli (1694); successivamente passa al cavaliere Ruggiero Cavaselice, il quale riceve il feudo dalla dote della moglie, Maddalena Manganaro, erede della famiglia Vitelli.[[File:Stemma Duca di Postiglione Marcantonio Garofalo.jpg|miniatura|Foto:2.Stemma del Duca Marcantonio Garofalo di Postiglione (Ubicato nel palazzo comunale)]]Dal 1700 in poi Controne passa al Duca di Postiglione Marcantonio Garofalo: la sua presenza è attestata anche da uno stemma di famiglia inciso su pietra, raffigurante due leoni rampanti che reggono tra le zampe due garofani. Lo stemma è ubicato nel palazzo baronale, ora palazzo comunale. (Foto:2)
▲Per questo passaggio di potere molto si prodigò il [[Principe di Orange|Principe D’Oranges]], vicerè dell’Imperatore a Napoli: l’investitura comprendeva la concessione della ''bagliva'' (dazi e bolli per bilance, stadere) ''dogana'' (dazio di passaggio) ''fida'' (tassa di pascolo) ecc.
Nel 1752 [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] faceva realizzare a [[Persano (Serre)|Persano]] il Real Casino di Caccia. Il re negli anni successivi pensò di ampliare la tenuta, per avere più spazio per la sua attività venatoria. I feudi di Controne e Postiglione furono scelti per assolvere a questo scopo(1759).[[File:Bolla Papale 1727.jpg|miniatura|Foto:3.Lapide in pietra che attesta l'annullamento dei privilegi dell'Abbazia sul popolo contronese. Datata 9 Aprile 1763 (Ubicata nel palazzo comunale)]]Il 20 settembre 1759
Il 20 gennaio 1760 Controne diventa
Nel 1763, il
Veniva stabilito che dal 22 maggio del 1763 "il popolo era esentato nei confronti della
▲Il 20 settembre 1759 l’''Università'' di Controne venne ''apprezzata'' (stimata) da uomini illustri fedeli al Re e al Duca. Quest’ultimo cedeva i suddetti feudi e riceveva in cambio quelli di [[Bonito (Italia)|Bonito]], [[Teverola]] e Isola di Morrone, tutti facenti parte del [[Principato Ultra]].<ref>{{Cita libro|titolo=Apprezzo Controne nell'atto del Notaio Giovanni Ranucci di Napoli, in Capano A. "Controne. Note storiche" Alburnia-3, Arci Postiglione,1993, p.83}}</ref>
L’Abate a sua volta si impegnava a somministrare a fine anno, la carne dei maiali ai poveri (i porci sacri, liberi al pascolo)
▲Il 20 gennaio 1760 Controne diventa '''Regia Terra.''' Intanto il Re nel 1759 lascia Napoli per il trono di Spagna, con il nome di Carlo III, e cede a suo figlio Ferdinando di 8 anni il sud Italia.
Gli accordi, stipulati tra il
▲Nel 1763, il Notaio '''Gerardo Farsetti''' di Controne riporta l’esistenza di due dispacci reali, datati uno 1761, l’altro 1762, in cui il Re [[Ferdinando IV di Borbone|Ferdinando IV]], per mezzo del segretario di Stato [[Bernardo Tanucci]], comunicava e stabiliva in via definitiva i diritti e i doveri spettanti all’[[Abate commendatario|Abate Commendatario]] e al signore dell''’Università.''
La [[Rivoluzione Francese]], al grido di “liberté, égalité, fraternité” segna una svolta decisiva, per la Francia e non solo. Il 1789 è l’inizio della fine
▲Veniva stabilito che dal 22 maggio del 1763 il popolo era esentato nei confronti della Badia Nullius dal pagamento d''elle decime di grani, di lino, dal pagamento di un barile di vino per ogni persona che faceva vendemmia''; la popolazione veniva esentata, inoltre, dal pagare ''la quarta parte del prezzo della casa in caso di vendita'' e dalla tassa ''per tutti coloro che usufruivano delle canne situate vicino al fiume Calore;'' veniva finalmente abolita l’usanza di dare una gallina ai monaci per chiunque volesse edificare una nuova casa; veniva Infine abolito il diritto di sepoltura e di stola o di eventuali fabbriche”
Il
▲L’Abate a sua volta si impegnava a somministrare a fine anno, la carne dei maiali ai poveri (i porci sacri, liberi al pascolo) e di dare una candela ad anima nel giorno della [[Candelora]] (2 febbraio di ogni anno). Si stabiliva, in ultimo, che l’Abate ricevesse ogni anno ducati 80 da parte dell’Università da recuperare fra la popolazione.<ref>{{Cita libro|titolo=( Arch.di Stato (SA) Busta: 2430)}}</ref>
Testimone ne è un
▲Gli accordi, stipulati tra il Card. Scipione Borghese, Abate Commendatario e il [[Barone]] di Controne, vennero suggellati a perenne ricordo, con iscrizione su pietra. La lapide è conservata nel palazzo comunale ed è datata 9 aprile 1763. FOTO
Controne, con cautela e forse ancora in modo celato, accoglieva un sogno di libertà, si dimostrava ricettivo al cambiamento, desideroso di
▲La Rivoluzione Francese, al grido di “liberté, égalité, fraternité” segna una svolta decisiva, per la Francia e non solo. Il 1789 è l’inizio della fine dell’Ancien Regime e dell’ascesa definitiva della borghesia. Al di là dei differenti ed opinabili punti di vista, la Rivoluzione, ha smosso qualcosa di secolare oltre ogni limite interpretativo. Libertà ed uguaglianza sono le parole chiave del cambiamento, queste nuove idee fecero nascere anche in Italia numerose repubbliche filofrancesi e giacobine, quali, la [[Repubblica Ligure]] e la [[Repubblica Cisalpina]] nel [[1797]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]] nel [[1798]] e successivamente nel 1799 [[Repubblica Napoletana (1799)|la Repubblica Napoletana]].
La cittadinanza aderì nel 1799 alla Repubblica Napoletana: venne piantato in piazza
▲Il Re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] avvertiva tra il popolo questa voglia di innovazione; per questo motivo, cercò in tutti i modi di ostacolarne le idee e respingere eventuali attacchi da parte dell’esercito francese.
Il Cilento tradizionalmente fu un territorio particolarmente temuto dai sovrani borbonici (nel 1820 lo definivano “focolaio di tutte le rivolte”). Le ribellioni, infatti, coinvolgevano fasce della popolazione non esigue e, per la loro insistenza, minacciavano la stabilità degli istituti monarchici territoriali
▲Testimone ne è un Dispaccio del 24 maggio 1796 in cui il Sovrano invita la popolazione della Regia Terra di Controne ''ad essere pronti a correre contri li nemici per la difesa della religione, del Trono e delle proprie vite e sostanze.'' L’Università risponde al Dispaccio reale l’8 luglio 1796 con questa dichiarazione: ''essendosi convocato pubblico parlamento precedenti i debiti banni per i luoghi soliti e consueti, propriamente nella pubblica piazza [...] alla presenza del Regio Governatore, il Clero, Galantuomini e tutti i fedeli sudditi […] incoraggiati a prender l’armi, o arruolarsi volontariamente per la difesa della religione, Trono e Patria non vi è stata persona alcuna disposta a tale sevizio.'' <ref>Archivio comunale Controne: Testo Unico; pag.38</ref>
La situazione peggiorò nel 1861, dopo l’Unità d’Italia: bande spesso guidate da ex militari dell’esercito borbonico si coalizzarono e intensificarono i loro crimini, sperando di sovvertire l’ordine costituito
▲Controne, con cautela e forse ancora in modo celato, accoglieva un sogno di libertà, si dimostrava ricettivo al cambiamento, desideroso di una innovazione non ben delineata, ma sicuramente pronto a ricevere qualcosa di nuovo e di diverso.
Gli Alburni non furono immuni da queste scorrerie, se
▲La cittadinanza aderì nel 1799 alla Repubblica Napoletana: venne piantato in piazza l’albero della libertà con il berretto frigio (''pileus'' per i romani: simbolo della libertà donato dal padrone) e fu dato sostegno armato alla colonna del Generale giacobino Giuseppe Schipani, che, attraverso il territorio salernitano, puntava a raggiungere la Calabria per bloccare i sanfedisti del Cardinale Ruffo. Durante la marcia, i ribelli repubblicani incontrarono la forte resistenza degli abitanti di Castelcivita, rimasti fedeli ai Borboni, che consentì alle truppe sanfediste di muovere liberamente alla volta di Napoli. La caduta della Repubblica comportò per Controne la condanna dei suoi cittadini come ''ribelli della Corona'' e l'imposizione da parte dei sanfedisti castelcivitesi di quattromila ducati di risarcimento per le ''spese sofferte''. Un atto del Notaio Vincenzo Miele di Castelcivita, datato 24 aprile 1799, sancisce una dichiarazione di pace solenne tra i due paesi.<ref>Il documento, relativo al Notaio Vincenzo Miele; Archivio di Stato Salerno: Busta 1178, è stato ritrovato grazie alle ricerche della dott.ssa Anna Gammaldi. </ref> La figura più rappresentativa dell'insurrezione giacobina contronese fu Don Nicola Diodati, che subì per questo la confisca di tutti i beni, il cui ricavato servì a finanziare la festa solenne di [[Antonio di Padova|Sant'Antonio da Padova]], il santo che, nell'immaginario popolare, aveva protetto miracolosamente Castelcivita dall'oltraggio rivoluzionario.
Alcuni contronesi furono coinvolti nelle azioni criminali di queste bande (in particolare quella di Scarapecchia), macchiandosi di soprusi, furti, omicidi, stupri e misfatti di ogni genere, documentati dai verbali della
▲Il Cilento tradizionalmente fu un territorio particolarmente temuto dai sovrani borbonici (nel 1820 lo definivano “focolaio di tutte le rivolte”). Le ribellioni, infatti, coinvolgevano fasce della popolazione non esigue e, per la loro insistenza, minacciavano la stabilità degli istituti monarchici territoriali
[[File:Madonna dello spirito santo.jpg|miniatura|Foto 4.Pala d’altare della Madonna del Rosario, detta anche dei Quindici Misteri.Opera di Giovanni De Luca di Eboli, datata 1577.
(Ubicata: Museo Diocesano Teggiano)]]
▲La situazione peggiorò nel 1861, dopo l’Unità d’Italia: bande spesso guidate da ex militari dell’esercito borbonico si coalizzarono e intensificarono i loro crimini, sperando di sovvertire l’ordine costituito e/o di indurre un sostanziale cambiamento sociale. Si sviluppò, così, il fenomeno del cosiddetto ''[[Brigantaggio postunitario italiano|Brigantaggio.]]''<ref>{{Cita libro|titolo=D'Ambrosio G., Il brigantaggio nella provincia di Salerno dopo l’Unità, Vol. I (Circondario di Campagna), Palladio editrice, Salerno 1991, pp. 720}}</ref>
Il
Lo stemma del comune di Controne reca al centro dello scudo un'aquila bicipite, di colore grigio, con le ali spiegate. Secondo alcuni autori una testa rappresenta l'Occidente e l'altra l'Oriente, in particolare le
▲Gli Alburni non furono immuni da queste scorrerie, se consideriamo l'attività criminale di personaggi come '''Gaetano Tranchella''', di Serre, che era stato sottufficiale dell’esercito borbonico e la cui banda raggiunse la trentina di componenti; in seguito i suoi luogotenenti, '''D’Errico Vitantonio''', detto '''Scarapecchia''', e '''Raffaele D’Ambrosio''', assoldarono un cospicuo numero di briganti.
L’aquila doveva essere l'emblema del feudo già in tempi antichi, infatti, nella chiesa intitolata alla Vergine Santissima, patronato dell’Università, vi era collocata una pala d’altare ad opera di Giovanni Luca De Luca, originario di Eboli, datata 1577.
▲Alcuni contronesi furono coinvolti nelle azioni criminali di queste bande (in particolare quella di Scarapecchia), macchiandosi di soprusi, furti, omicidi, stupri e misfatti di ogni genere, documentati dai verbali della '''Gran Corte Criminale'''.<ref>Archivio di Stato di Salerno, Gran Corte Criminale; (processi politici) busta 280 fascicolo B. ed altri.</ref>
Il dipinto ad olio, di dimensioni ragguardevoli, (conservato presso il museo diocesano di Teggiano) oltre a raffigurare la Madonna del Rosario, seduta in trono con bambino, riporta in basso, il nome dell’Università e due aquile reali di color nero. (Foto: 4)
▲Il '''referendum''' sulla forma istituzionale dello stato del '''2 giugno 1946''' vide prevalere a Controne la '''Repubblica''' con 486 voti rispetto ai 241 della '''Monarchia'''.<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=F&dtel=02/06/1946&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=24&levsut1=1&lev2=72&levsut2=2&levsut3=3&ne1=24&ne2=72&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=720450&lev3=450|titolo=Eligendo, Archivio, Referendum 2 giugno 1946, comune di Controne}}</ref> Il risultato di Controne risultò in assoluta controtendenza rispetto agli esiti referendari nell'intera provincia di Salerno, dove la Monarchia stravinse con il 75,17% dei consensi (264.721 voti) sulla Repubblica, che conquistò solo il 24,83% dei suffragi (87.453 voti).<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=F&dtel=02/06/1946&tpa=I&tpe=P&lev0=0&levsut0=0&lev1=24&levsut1=1&lev2=72&levsut2=2&ne1=24&ne2=72&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=0|titolo=Eligendo, Archivio, Referendum 2 giugno 1946, Provincia di Salerno}}</ref> L'orientamento repubblicano della popolazione contronese, documentato dall'adesione alla Repubblica Napoletana del 1799, risultò ancora una volta confermato alle origini della democrazia italiana.
Con l’opera, commissionata dalla baronessa Camilla Vitelli e dalla popolazione civica, si voleva dare simbolicamente un'ispirazione identitaria e di orgoglio, nei confronti dell’Abate Commendatario.<ref name="ReferenceA"/>
▲Lo stemma del comune di Controne reca al centro dello scudo un'aquila bicipite, di colore grigio, con le ali spiegate. Secondo alcuni autori una testa rappresenta l'Occidente e l'altra l'Oriente, in particolare le due metà dell'Impero bizantino, una in Europa e una in Asia. Controne è uno dei quattro Comuni Italiani ad adottare un’aquila bicipite nel proprio stemma. Gli altri comuni sono: Velletri, Villafrati e Piana degli Albanesi. Al di sopra dello scudo è posta una corona. I comuni devono utilizzare una corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d'argento e murato di nero. Al di sotto dello scudo si intrecciano due ramoscelli, uno di ulivo ed uno di quercia richiamanti lo stemma della Repubblica Italiana ed aventi, come esso, questo significato: Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale. Il ramo di quercia che chiude a destra l'emblema, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del patrimonio arboreo.
Non va trascurato il fatto, (ma questa è solo un’ipotesi) che l’aquila nera è anche l’emblema dell’imperatore Carlo V, il quale, donò il feudo, nel 1527, alla famiglia Vitelli.
▲Le monete raffiguranti il [[Nettuno (divinità)|dio Nettuno]] rinvenute sul sito archeologico e i resti ancora visibili di un tempio con pavimenti mosaicati nella località "Pezza", testimoniano una presenza nel periodo ellenico.
Dal [[1811]] al [[1860]] ha fatto parte del [[Suddivisione amministrativa del Regno delle Due Sicilie#Circondari|circondario]] di Postiglione, appartenente al [[distretto di Campagna]] del [[regno delle Due Sicilie]].
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=== I fagioli di Controne ===
{{vedi anche|Fagiolo di Controne}}
== Infrastrutture e trasporti ==
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== Sport ==
Gli sport più praticati a Controne sono
Esiste anche una squadra di calcio a 5,
== Note ==
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==Voci correlate==
* [[Monti Alburni]]
* [[Comunità montana Alburni]]
* [[Grotte di Castelcivita]]
* [[Riserva naturale Foce Sele-Tanagro]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.controne.com Stazione Meteo di Controne]
{{Comunità montana Alburni}}
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{{Comuni del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano}}
{{Comuni della provincia di Salerno}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Cilento}}
[[Categoria:
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