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|Data istituzione=
|Altitudine=200
|Sottodivisioni=
|Divisioni confinanti=[[Altavilla Silentina]], [[Castelcivita]], [[Postiglione (Italia)|Postiglione]]
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|Didascalia mappa=Posizione del comune di Controne all'interno della provincia di Salerno
}}
'''Controne''' è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di
== Geografia fisica ==
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Il monastero fu fondato dal normanno Guglielmo di Postiglione. Questi ebbe due figli: Tancredi e Guglielmo II. Il feudo andò in eredità al primogenito Tancredi e successivamente ad Alessandrina, figlia di Tancredi, la quale aveva sposato Pandolfo Fasanella, anch’egli di stirpe normanna e appartenente alla famiglia dei Sanseverino.
Pandolfo di Fasanella nel 1246 partecipa alla congiura dei baroni contro [[Federico II di Svevia|Federico II]], i quali, in accordo con [[papa Innocenzo IV]], avevano progettato di assassinare l’imperatore e suo figlio Enzo, in modo da
Scoperta la trama, Federico si mosse da Grosseto e accorse immediatamente nel Regno, mentre i suoi sostenitori avevano già iniziato ad assalire nel [[Cilento]] le rocche dei traditori: [[Sala Consilina]] fu occupata, [[Altavilla Silentina]] rasa al suolo. Le truppe passarono anche per Controne e, se ebbero rispetto dei monaci, non esitarono a razziare e ad appropriarsi di qualsiasi cosa potesse loro servire. I congiurati si rifugiarono così nel castello di [[Capaccio Paestum|Capaccio]], sperando nell'aiuto del Pontefice, ma nel torrido luglio, rimasti privi di acqua, furono alla fine costretti ad arrendersi. Federico fece ben centocinquanta prigionieri.<ref>Un agile resoconto della congiura e della conquista del Castello di Capaccio si può leggere in {{Cita pubblicazione|autore=S. Manzi | titolo=Trasferimento dei benedettini da Controne a Castelcivita nel XIII secolo|rivista= "Il Postiglione"| anno = VI| numero = 7 | data = giugno 1994 | pp = 7-8}}</ref>
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Gravemente danneggiata era stata anche la Badia di San Nicola, tanto da costringere i monaci a disperdersi in cerca di nuovi alloggi. Il Presule Capaccese, nel 1258, volle provvedere alla sistemazione di quel cenobio benedettino, risolvendo una vecchia questione feudale sorta con il barone di Postiglione del tempo: il medico salernitano Giovanni da Procida, subentrato ai Fasanella.
Nel mese di settembre dello stesso anno, davanti ai pubblici notai Guglielmo di Capaccio e
Innanzitutto fu trovata una sistemazione decorosa per i monaci benedettini, che momentaneamente si trasferirono nel convento di San Filippo martire e confessore della ''Castelluccia'', nella cui chiesa si trovavano anche le reliquie del Santo.
Sulle proprietà del monastero di San Filippo, infatti, vantava diritti la moglie di [[Giovanni da Procida]], per cui si rese necessario ottenere l’assenso del barone per tutta l’operazione del trasferimento e lì stettero per qualche decennio. (…''provvidit transferre sedem et statum ab ecclesia Sancti Nicolai
Con la battaglia di Benevento nel 1266 [[Carlo I d'Angiò|Carlo I d’Angiò]] (guelfo) sconfigge le truppe (ghibelline) di [[Manfredi di Sicilia|Re Manfredi]]. Pandolfo di Fasanella, approfitta della situazione, scende in aiuto degli [[Angioini]] e con la vittoria rientra in possesso di tutti i suoi beni, tra cui anche la Terra di Controne.
Nel 1283
Fra i beni assegnati al Conte, però, non vi rientra Controne. Infatti, tra il 1275 e il 1286 l'abbazia di San Nicola è sotto la giurisdizione del vescovo di Capaccio: Pietro, che è anche abate di Controne.<ref name="Capano A 1993, p.22" />
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Successivamente divenne signore di Controne e di Castelcivita Francesco D’Alitto, il quale appoggiò la politica francese di [[Francesco I di Francia|Francesco I]] e di [[papa Clemente VII]], in contrasto con gli interessi e le mire espansionistiche dell’imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V d’Asburgo]].<ref>{{Cita libro|autore=A. Capano| titolo=Controne. Note storiche | editore = Alburnia-3| città= Arci Postiglione| anno = 1993| pp = 25-26}}</ref>
Papa Clemente VII, infatti, nel 1527, per sfuggire al [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma]] ad opera dei Lanzichenecchi si era rifugiato in [[Castel Sant'Angelo|Castel Sant’Angelo]]; il D’Alitto insieme ad altri si spese per liberare il Sommo Pontefice. A causa di ciò, però, perse il feudo di Controne, il quale il 20 giugno 1527 andò a Ferdinando Vitelli, capitano di leva della ''Castelluccia, ''per ricompensarlo delle
Per questo passaggio di potere molto si prodigò il [[principe di Orange]], viceré dell’Imperatore a Napoli: l’investitura comprendeva la concessione della ''bagliva'' (dazi e bolli per bilance, stadere) ''dogana'' (dazio di passaggio) ''fida'' (tassa di pascolo) ecc.
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La famiglia Vitelli si tramanderà il feudo in eredità con Camilla, Diego, Gerolamo, fino a Biagio Vitelli (1694); successivamente passa al cavaliere Ruggiero Cavaselice, il quale riceve il feudo dalla dote della moglie, Maddalena Manganaro, erede della famiglia Vitelli.[[File:Stemma Duca di Postiglione Marcantonio Garofalo.jpg|miniatura|Foto:2.Stemma del Duca Marcantonio Garofalo di Postiglione (Ubicato nel palazzo comunale)]]Dal 1700 in poi Controne passa al Duca di Postiglione Marcantonio Garofalo: la sua presenza è attestata anche da uno stemma di famiglia inciso su pietra, raffigurante due leoni rampanti che reggono tra le zampe due garofani. Lo stemma è ubicato nel palazzo baronale, ora palazzo comunale. (Foto:2)
Nel 1752 [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] faceva realizzare a [[Persano (Serre)|Persano]] il Real Casino di Caccia. Il re negli anni successivi pensò di ampliare la tenuta, per avere più spazio per la sua attività venatoria. I feudi di Controne e Postiglione furono scelti per assolvere a questo scopo(1759).[[File:Bolla Papale 1727.jpg|miniatura|Foto:3.Lapide in pietra che attesta l'annullamento dei privilegi
▲Nel 1752 [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] faceva realizzare a [[Persano (Serre)|Persano]] il Real Casino di Caccia. Il re negli anni successivi pensò di ampliare la tenuta, per avere più spazio per la sua attività venatoria. I feudi di Controne e Postiglione furono scelti per assolvere a questo scopo(1759).[[File:Bolla Papale 1727.jpg|miniatura|Foto:3.Lapide in pietra che attesta l'annullamento dei privilegi dell'Abbazia sul popolo contronese. Datata 9 Aprile 1763 (Ubicata nel palazzo comunale)]]Il 20 settembre 1759 l{{'}}''Università'' di Controne venne apprezzata, cioè stimata, da uomini illustri fedeli al Re e al Duca. Quest’ultimo cedeva i suddetti feudi e riceveva in cambio quelli di [[Bonito (Italia)|Bonito]], [[Teverola]] e Isola di Morrone, tutti facenti parte del [[Principato Ultra]].<ref>Apprezzo Controne nell'atto del notaio Giovanni Ranucci di Napoli, in A. Capano, ''Controne. Note storiche'', Alburnia-3, Arci Postiglione, 1993, p. 83</ref>
Il 20 gennaio 1760 Controne diventa Regia Terra. Intanto il Re nel 1759 lascia Napoli per il trono di Spagna, con il nome di Carlo III, e cede a suo figlio Ferdinando di 8 anni il sud Italia.
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L’Abate a sua volta si impegnava a somministrare a fine anno, la carne dei maiali ai poveri (i porci sacri, liberi al pascolo) e di dare una candela ad anima nel giorno della [[Candelora]] (2 febbraio di ogni anno). Si stabiliva, in ultimo, che l’Abate ricevesse ogni anno ducati 80 da parte dell’Università da recuperare fra la popolazione.<ref>Archivio di Stato di Salerno. Notaio Gerardo Garsetti; Busta: 2430</ref>
Gli accordi, stipulati tra il cardinale Scipione Borghese, abate commendatario e il [[barone]] di Controne, vennero suggellati a perenne ricordo, con iscrizione su pietra. La lapide è conservata nel palazzo comunale ed è datata 9 aprile 1763. (Foto:3)
La [[Rivoluzione Francese]], al grido di “liberté, égalité, fraternité” segna una svolta decisiva, per la Francia e non solo. Il 1789 è l’inizio della fine dell’[[Ancien Régime]] e dell’ascesa definitiva della borghesia. Al di là dei differenti ed opinabili punti di vista, la Rivoluzione, ha smosso qualcosa di secolare oltre ogni limite interpretativo. Libertà ed uguaglianza sono le parole chiave del cambiamento, queste nuove idee fecero nascere anche in Italia numerose repubbliche filofrancesi e giacobine, quali, la [[Repubblica Ligure]] e la [[Repubblica Cisalpina]] nel [[1797]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]] nel [[1798]] e successivamente nel 1799 [[Repubblica Napoletana (1799)|la Repubblica Napoletana]].
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Il re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] avvertiva tra il popolo questa voglia di innovazione; per questo motivo, cercò in tutti i modi di ostacolarne le idee e respingere eventuali attacchi da parte dell’esercito francese.
Testimone ne è un dispaccio del 24 maggio 1796 in cui il Sovrano invita la popolazione della Regia Terra di Controne ''ad essere pronti a correre contri li nemici per la difesa della religione, del Trono e delle proprie vite e sostanze.'' L’Università risponde al Dispaccio reale l’8 luglio 1796 con questa dichiarazione: ''essendosi convocato pubblico parlamento precedenti i debiti banni per i luoghi soliti e consueti, propriamente nella pubblica piazza [...] alla presenza del Regio Governatore, il Clero, Galantuomini e tutti i fedeli sudditi […] incoraggiati a prender l’armi, o arruolarsi volontariamente per la difesa della religione, Trono e Patria non vi è stata persona alcuna disposta a tale
Controne, con cautela e forse ancora in modo celato, accoglieva un sogno di libertà, si dimostrava ricettivo al cambiamento, desideroso di un'innovazione non ben delineata, ma sicuramente pronto a ricevere qualcosa di nuovo e di diverso.
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Il Cilento tradizionalmente fu un territorio particolarmente temuto dai sovrani borbonici (nel 1820 lo definivano “focolaio di tutte le rivolte”). Le ribellioni, infatti, coinvolgevano fasce della popolazione non esigue e, per la loro insistenza, minacciavano la stabilità degli istituti monarchici territoriali.
La situazione peggiorò nel 1861, dopo l’Unità d’Italia: bande spesso guidate da ex militari dell’esercito borbonico si coalizzarono e intensificarono i loro crimini, sperando di sovvertire l’ordine costituito o di indurre un sostanziale cambiamento sociale. Si sviluppò, così, il fenomeno del cosiddetto ''[[Brigantaggio postunitario italiano|Brigantaggio.]]''<ref>{{Cita libro|autore = G. D'Ambrosio |titolo= Il brigantaggio nella provincia di Salerno dopo l’Unità, Vol. I (Circondario di Campagna) | editore = Palladio editrice |città = Salerno | anno = 1991 |
Gli Alburni non furono immuni da queste scorrerie, se si considera l'attività criminale di personaggi come Gaetano Tranchella, di Serre, che era stato sottufficiale dell’esercito borbonico, la cui banda raggiunse la trentina di componenti; ben noti anche i suoi luogotenenti, Vitantonio D’Errico, detto Scarapecchia, e Raffaele D’Ambrosio', i quali, assoldarono un cospicuo numero di briganti.
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