Terza guerra servile: differenze tra le versioni
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|Tipo = Rivolta
|Nome del conflitto = Terza guerra servile
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|Parte_di = delle [[guerre servili]]
|Data = [[73 a.C.|73]] - [[71 a.C.]]
|Luogo = [[Italia
|Esito = Vittoria romana
|Schieramento1 = [[Repubblica romana]]
|Schieramento2 = Schiavi ribelli
|Comandante1 = [[Gaio Claudio Glabro]]†,<br />[[Publio Varinio]]†,<br />[[Gneo Cornelio Lentulo Clodiano]],<br />[[Lucio Gellio Publicola]],<br />[[Gaio Cassio Longino (console 73 a.C.)|Gaio Cassio Longino]],<br />Gneo Manlio,<br />[[Marco Licinio Crasso]],<br />[[Gneo Pompeo Magno]],<br />[[Marco Terenzio Varrone Lucullo]],<br />Lucio Quinzio,<br />Gneo Tremellio Scrofa
|Comandante2 = [[Spartaco]]†,<br />[[Crixo]]†,<br />[[Enomao (schiavo)|Enomao]]†,<br />[[Casto (gladiatore)|Casto]]†,<br />[[Gannico]]†
|Effettivi1 =
|Effettivi2 =
|Perdite1 = gravi ma non conosciute
|Perdite2 = quasi tutti uccisi o crocifissi
}}
La '''terza guerra servile''', anche nota come '''rivolta''' o '''guerra di [[Spartaco]]''',<ref>La storiografia recente tende spesso a denominare con questo nome il conflitto. Si vedano, ad esempio, [[Luciano Canfora]], ''Giulio Cesare. Il dittatore democratico'', Laterza, Bari 1999, pp. 15 e 23; [[Antonio Spinosa]], ''Augusto. Il grande baro'', Mondadori, Milano 1996, p. 11; Yvon Thébert, ''Lo schiavo'', in [[Andrea Giardina]], ''L'uomo romano'', Laterza, Bari-Roma 1993, p. 162; Giulia Stampacchia, ''La rivolta di Spartaco come rivolta contadina'', in ''Index'', 1980, volume IX; Masaoki Doi, ''La rivolta di Spartaco e l'antica Tracia'', in AIGC, 1980-1981, volume XVII; Masaoki Doi, ''Le trattative tra Roma e Spartaco'', in IV Scritti Guarino; Roberto Orena ''Rivolta e rivoluzione. Il bellum di Spartaco nella crisi della repubblica e la riflessione storiografica moderna'', Milano 1984; Angelo Russi, ''Spartaco e M. Licinio Crasso nella Lucania e nel Bruzio'', in ''Studi in onore di [[Albino Garzetti]]''; Theresa Urbainczyk, ''Spartacus'', Londra 2004.</ref> fu una guerra combattuta tra la [[Repubblica romana]] e un esercito di schiavi ribelli tra il [[73 a.C.|73]] e il [[71 a.C.]] in [[Italia
Si trattò della terza e ultima delle [[guerre servili]], una serie di ribellioni di schiavi contro la [[Repubblica romana]], condotte in tempi diversi senza alcun legame tra loro e tutte destinate a risolversi in un insuccesso; a differenza delle precedenti, però, nella terza guerra servile, le bande di schiavi ribelli, rapidamente ingrossatesi, misero effettivamente in pericolo il controllo romano sull'Italia. Anche dopo la fine della guerra, infatti, il ricordo dello scontro continuò a condizionare almeno in parte la politica romana degli anni seguenti.
Dalla vicenda della guerra di Spartaco si ispirerà il partito politico tedesco della [[Lega di Spartaco]], di matrice [[Comunismo|comunista]].
== Contesto storico ==
La [[Repubblica romana]] attraversò, nel corso del [[I secolo a.C.]], un lungo periodo di crisi che la portò al definitivo crollo, e permise l'affermarsi del [[principato (storia romana)|principato]]. La situazione politica, dunque, si caratterizzò lungo tutto il corso del secolo per una costante instabilità, favorita dai continui contrasti tra la fazione dei ''[[populares]]'' e quella degli ''[[ottimati|optimates]]'': dopo la [[guerra civile tra Mario e Silla|guerra civile]] tra l
{{Citazione|Mancavano soldati addestrati non meno che generali sperimentati. Quinto Metello e Gneo Pompeo erano impegnati in Spagna, Marco Lucullo nella Tracia, Lucio Lucullo nell'Asia minore, e non vi erano disponibili che milizie inesperte e tutt'al più ufficiali mediocri.|[[Theodor Mommsen]]
Altro stimolo alla rivolta da parte degli schiavi (rivolta peraltro generale più che regionale, al contrario della [[prima guerra servile|prima]] e della [[seconda guerra servile]]) fu certamente il successo e l'inquietudine sociale dei [[popoli italici]] (che, in precedenza, erano sempre stati considerati solo federati),<ref>André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', cap. 21 ''La rivolta contro Roma. Tentativo di restaurazione del regime aristocratico. (91-71 a.C.)'', Milano 1989, pp. 385 e segg.; Antonelli, pp. 89-93; G. Brizzi, ''op. cit.'', p. 349.</ref> i quali erano riusciti ad ottenere, a prezzo di una lunga e sanguinosa "[[guerra sociale|guerra interna]]" durata ben tre anni ([[91 a.C.|91]]-[[88 a.C.]]), un'estensione dei diritti di cittadinanza.▼
▲Altro stimolo alla rivolta da parte degli schiavi (rivolta peraltro generale più che regionale, al contrario della [[prima guerra servile|prima]] e della [[seconda guerra servile]]) fu certamente il successo e l'inquietudine sociale dei [[popoli italici]] (che, in precedenza, erano sempre stati considerati solo federati),<ref>
=== Schiavitù nella Repubblica romana ===
{{vedi anche|Schiavitù nell'antica Roma}}
Il fenomeno della [[schiavitù]] nell'[[antica Roma]], con la conseguente disponibilità di una forza lavoro a basso costo sotto forma di schiavi, fu un elemento importante, anche se a livelli variabili nel tempo, nell'economia della [[Repubblica romana]]. Gli schiavi erano ottenuti sia tramite l'acquisto da mercanti stranieri sia attraverso la riduzione in schiavitù delle popolazioni straniere a seguito delle conquiste militari.<ref>{{cita|Smith 1890|p. 1038}}, spiega in dettaglio i mezzi civili e militari con i quali si riduceva in schiavitù un uomo.</ref> A seguito delle guerre di conquista romane del [[II secolo a.C.|II]] e del [[I secolo a.C.]], decine se non centinaia di migliaia di schiavi furono introdotti nell'economia romana da differenti zone dell'Europa e del Mediterraneo.<ref>{{cita|Smith 1890|p. 1040}}; [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], ii.33. Smith riporta l'acquisto di
Agli schiavi era perlopiù riservato, durante il periodo repubblicano, un trattamento particolarmente duro: secondo la legge, uno schiavo non era una persona, ma una proprietà privata della quale il padrone poteva abusare, che poteva danneggiare o uccidere senza conseguenze legali.<ref>[[Marco Terenzio Varrone]] nei suoi ''Rerum rusticarum libri III'' (i.17.1) propone una visione secondo cui gli schiavi dovevano essere classificati come ''strumenti parlanti'', distinti dagli ''strumenti semiparlanti'', gli animali, e gli ''strumenti non parlanti'', ovvero gli attrezzi agricoli veri e propri.</ref> L'uccisione di uno schiavo era, tuttavia, un evento abbastanza raro, in quanto si concretizzava nell'eliminazione di forza lavoro produttiva. Esistevano diversi livelli nella condizione di schiavo: la peggiore e più diffusa era quella dei lavoratori nei campi e nelle miniere, soggetti ad una vita di lavoro duro.<ref>{{cita|Smith 1890|pp. 1022-39}}, dove è presentata la complessa legislazione romana sugli schiavi.</ref>
L'elevata concentrazione e il trattamento oppressivo della popolazione degli schiavi portò allo scoppio di varie ribellioni. Nel [[135 a.C.]] e nel [[104 a.C.]], scoppiarono rispettivamente la [[prima guerra servile|prima]] e la [[seconda guerra servile]] in [[Sicilia (provincia romana)|Sicilia]], durante le quali piccole bande di ribelli trovarono decine di migliaia di seguaci che volevano sfuggire alla vita opprimente dello schiavo romano. Sebbene fossero considerate gravi sommosse civili e necessitassero di anni di interventi militari diretti per essere sedate, non furono ritenute delle vere minacce per la Repubblica: si trattava infatti di sommosse provinciali, non ben organizzate, che non minacciarono mai la penisola italiana né tanto meno la città di [[Roma]] direttamente. Tutto ciò cambiò in occasione della terza guerra servile.
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=== Fasi iniziali (73 a.C.) ===
==== Rivolta di Capua ====
[[File:Borghese gladiator 1 mosaic dn r2 c2.jpg|thumb|left|Il ''Mosaico del gladiatore'', alla [[Galleria Borghese]]
Nella [[Repubblica romana]] del [[I secolo a.C.]], i giochi [[gladiatore|gladiatorii]] erano una delle forme di intrattenimento più popolari. Allo scopo di garantire un numero sufficiente di combattenti per queste competizioni, furono costruite in tutta [[Italia
Nel [[73 a.C.]], un gruppo di circa duecento gladiatori del ''ludus'' di [[Capua antica|Capua]], appartenente a Gneo Cornelio [[Lentulo Batiato]], progettò una fuga; quando il loro piano fu scoperto, settanta di loro si impossessarono di attrezzi da cucina, e con questi si aprirono le porte della scuola, appropriandosi in seguito di diversi carri contenenti armi e armature per gladiatori.<ref>Plutarco, ''Crasso'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Lives/Crassus*.html#8 8:1–2], che riporta 78 fuggitivi; Appiano, i.116, che conferma la cifra in "circa settanta"; Tito Livio, ''Periochae'', [http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae091.html#95 95:2] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110629062758/http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae091.html#95 |date=29 giugno 2011 }}, che riporta 74 fuggitivi; Floro, ''Epitome'', [[Wikisource:Epitome of Roman History/Book 2#8|2.8]], dove la stima è i "trenta o forse più uomini".</ref>
Una volta liberi, i gladiatori fuggiaschi elessero tra loro dei capi, due schiavi [[Gallia|gallici]], [[Crixus]] ed [[Enomao (schiavo)|Enomao]], e [[Spartaco]], che pare fosse un [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliario]] [[tracia|tracio]] dell'[[esercito romano]] poi ridotto in schiavitù o forse un prigioniero di guerra.<ref name=appiano1_116>Appiano, i.116</ref><ref>Plutarco, ''Crasso'', viii.2.</ref> La nazionalità di Spartaco è dubbia, in quanto un ''[[Thraex]]'' era una tipologia di gladiatore, e dunque il titolo "Tracio" potrebbe derivare dallo stile al quale era addestrato per i giochi gladiatorii.<ref>{{cita|Smith 1890|p. 576}}.</ref>
Gli schiavi fuggiaschi furono capaci di sconfiggere un piccolo contingente di truppe inviato da Capua, e si impadronirono dell'equipaggiamento militare sottratto ai nemici aggiungendolo alle loro armi da gladiatore.<ref>Plutarco, ''Crasso'', ix.1.</ref> Le fonti si contraddicono riguardo ai fatti immediatamente successivi alla fuga, ma in generale concordano nel dire che i gladiatori fuggitivi saccheggiarono la zona intorno a Capua, arruolando altri schiavi tra le loro file, e si asserragliarono poi in una posizione più difendibile sul [[Vesuvio]].<ref name=appiano1_116 /><ref>Floro, ii.8. Floro e Appiano affermano che gli schiavi si ritirarono sul Vesuvio, mentre Plutarco, nel racconto dell'assedio dell'accampamento degli schiavi da parte di Glabro, parla di una collina.</ref>
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[[File:3-guerra-servil-inicial.svg|thumb|Movimenti delle forze romane e ribelli dalla rivolta di [[Capua antica|Capua]] all'inverno 73/72 a.C.{{legenda|#0055d4|Movimenti degli schiavi ribelli}}{{legenda|#d40055|Movimenti dell'esercito romano di [[Gaio Claudio Glabro|Glabro]]}}]]
La [[Campania antica]], centro della rivolta servile, era una zona in cui si trovavano le [[Villa romana|ville]] dell'aristocrazia romana, oltre che la regione dove si estendevano molte [[Latifondo
Quello stesso anno, comunque, Roma decise di inviare contro gli schiavi delle forze al comando di un [[pretore (storia romana)|pretore]], col compito di porre fine alla ribellione. Il pretore in questione, [[Gaio Claudio Glabro]], raccolse
Sebbene gli schiavi non avessero addestramento militare, le forze di Spartaco mostrarono intelligenza nell'uso delle risorse locali e nell'agire secondo tattiche efficienti e non ortodosse di fronte ai disciplinati eserciti romani.<ref>[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], i.5.20-22, vii.6.</ref> Di fronte all'assedio di Glabro, gli uomini di Spartaco fabbricarono funi e scale adoperando il legno delle vigne e degli alberi che crescevano sulle pendici del Vesuvio per [[Discesa in corda doppia|scendere]] per le pareti della montagna dalla parte opposta alle forze di Glabro; dopo aver girato intorno al Vesuvio, attaccarono alle spalle le forze romane, trucidando gli uomini di Glabro.<ref name=appiano1_116 /><ref>Plutarco, ''Crasso'', ix.1-3; Frontino, i.5.20-22; Broughton, ''Magistrates of the Roman Republic'', p. 109. Plutarco e Frontino raccontano che la spedizione era sotto il comando del "pretore Clodio" e di "Publius Varinius", mentre Appiano scrive di "Varinius Glaber" e "Publio Valerius".</ref>
Una seconda spedizione, sotto il pretore [[Publio Varinio]], fu poi inviata contro Spartaco. Sembra che Varinio abbia diviso le proprie forze, per qualche ragione, sotto i comandi dei suoi due subordinati, Furio e Cossinio: Plutarco afferma che Furio comandava circa
Durante questi avvenimenti, uno dei capi della rivolta, [[Enomao (schiavo)|Enomao]], scompare dalle narrazioni, probabilmente morto in battaglia.<ref>Orosio, v.24.2.</ref>
{{Citazione|
==== Organizzazione della rivolta ====
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Alla fine del [[73 a.C.]], [[Spartaco]] e [[Crixus]] si trovavano alla testa di un grande gruppo di armati che aveva dimostrato di saper reggere il confronto con gli eserciti romani; cosa i due intendessero fare con questa forza a disposizione è difficile da determinare per i lettori moderni: la rivolta si risolse infatti in un insuccesso, e non esistono testi scritti personalmente da coloro che vi parteciparono.
Le più diffuse ricostruzioni moderne dei fatti raccontano che vi fu una scissione tra gli schiavi: i sostenitori di Spartaco, che intendevano fuggire oltre le Alpi, si divisero da quelli di Crixus, che intendevano restare in Italia meridionale per continuare a saccheggiare la regione. Questa interpretazione trova il suo fondamento nel fatto che le regioni che [[Floro]] elenca tra quelle saccheggiate dagli schiavi ribelli includono [[Thurii]] e [[Metapontum]], ben distanti da [[Nola]] e [[Nuceria Alfaterna|Nuceria]], dove i ribelli erano accampati. Questo proverebbe l'esistenza di due gruppi separati; alla fine il console [[Lucio Gellio Publicola]] attaccò Crixus e un gruppo di circa
Ricostruzioni come il film ''[[Spartacus]]'' di [[Stanley Kubrick]] del [[1960]] fanno di Spartaco un combattente per la libertà nell'antica Roma, che lotta per cambiare la corrotta società romana e porre fine alla [[schiavitù]]. Sebbene neppure questa visione sia contraddetta dagli storici classici, nessun racconto storico afferma che lo scopo dei ribelli fosse quello di porre fine alla schiavitù nella Repubblica, né alcuna delle azioni sembra espressamente indirizzata a questo scopo.
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=== Sconfitta degli eserciti consolari (72 a.C.) ===
Nella primavera del [[72 a.C.]], gli schiavi ribelli lasciarono i propri accampamenti invernali per muoversi verso nord, in direzione della [[Gallia Cisalpina]]. Il [[Senato romano]], allarmato dalle dimensioni raggiunte dalla rivolta e dalla sconfitta degli eserciti [[pretore (storia romana)|pretoriani]] di Glabro e Varinio, inviò due [[esercito romano|eserciti]] [[console (storia romana)|consolari]] al comando di [[Lucio Gellio Publicola]] e [[Gneo Cornelio Lentulo Clodiano]].<ref>Appiano, i.116–117; Plutarco, ''Crasso'', ix.6; Sallustio, iii.64–67.</ref> Inizialmente, gli eserciti consolari furono vittoriosi: [[battaglia del Gargano|Gellio costrinse allo scontro un gruppo di circa
Da questo punto fino all'entrata in scena di [[Marco Licinio Crasso]], le due principali fonti storiche sulla terza guerra servile, [[Appiano di Alessandria|Appiano]] e [[Plutarco]], sono in disaccordo: pur non contraddicendosi a vicenda, riportano eventi differenti l'uno dall'altro, ignorando alcuni eventi riportati dall'altro autore e raccontandone invece altri ignorati dall'altra fonte.
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Secondo [[Appiano di Alessandria|Appiano]], la [[battaglia del Gargano]] tra le forze di [[Lucio Gellio Publicola|Gellio]] e quelle di [[Crixus]] fu l'inizio di una serie di complesse manovre militari che portarono quasi all'assalto diretto su [[Roma]] da parte degli uomini di [[Spartaco]].
Dopo la sua vittoria su Crixus, Gellio si mosse verso nord, inseguendo il gruppo principale degli schiavi al comando di [[Spartaco]], che si stava dirigendo verso la [[Gallia Cisalpina]]; l'[[esercito romano|esercito]] di [[Gneo Cornelio Lentulo Clodiano|Lentulo]] si dispose in modo tale da sbarrare il passo a Spartaco, e i due consoli contavano così di intrappolare tra i loro eserciti gli schiavi ribelli. L'esercito di Spartaco incappò in quello di Lentulo e lo sconfisse; poi, capovolto il fronte di battaglia, annientò anche l'esercito di Gellio, costringendo le legioni romane alla rotta.<ref name=appiano1_117 /> Appiano afferma che Spartaco, per vendicare la morte di Crixus, mise a morte 300 soldati romani catturati, costringendoli a combattersi l'un l'altro fino alla morte, come succedeva ai gladiatori.<ref name=appiano1_117 /><ref>Floro, ii.8; {{cita|Bradley
Gli eserciti consolari sconfitti si ritirarono a [[Roma]] per riorganizzarsi, mentre i seguaci di Spartaco puntavano a settentrione; i consoli ingaggiarono nuovamente battaglia con i ribelli da qualche parte nella regione del [[Regio V Picenum|Picenum]], e furono nuovamente sconfitti.<ref name=appiano1_117 />
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Secondo lo storico greco di [[Cheronea]], dopo la battaglia tra le legioni di [[Lucio Gellio Publicola|Gellio]] e gli uomini di [[Crixus]] (che Plutarco descrive come "Germani")<ref name="plutc_9_7">Plutarco, ''Crasso'', ix.7.</ref> vicino al [[monte Gargano]], gli uomini di [[Spartaco]] ingaggiarono un combattimento con la legione comandata da [[Gneo Cornelio Lentulo Clodiano|Lentulo]], la sconfissero, e le sottrassero l'equipaggiamento e i viveri, per spingersi direttamente in Italia settentrionale. Dopo questa sconfitta, entrambi i [[console (storia romana)|consoli]] furono esautorati dal comando dei loro eserciti dal [[Senato romano]] e richiamati a [[Roma]].<ref name="plutc_10_1">Plutarco, ''Crasso'', x.1.</ref> Plutarco non accenna per nulla allo scontro tra Spartaco e la legione di Gellio, né riporta della battaglia tra gli schiavi ribelli ed entrambi gli eserciti consolari nel [[Regio V Picenum|Picenum]].<ref name="plutc_9_7" />
Successivamente Plutarco si dilunga nel descrivere, con dovizia di dettagli, uno scontro non menzionato da Appiano: l'esercito di Spartaco continuò ad avanzare verso nord nella regione intorno a ''Mutina'' ([[Modena]]), e lì un esercito romano di
Plutarco non menziona altri eventi fino al primo scontro tra [[Marco Licinio Crasso]] e Spartaco, nella primavera del [[71 a.C.]], tralasciando la progettata marcia su [[Roma]] e la ritirata su [[Thurii]] descritta da Appiano.<ref name="plutc_10_1"/> Comunque, dal fatto che Plutarco descrive Crasso che obbliga gli uomini di Spartaco a ritirarsi dal Picenum verso sud, si può inferire che gli schiavi ribelli si avvicinarono al Picenum da meridione agli inizi del 71 a.C., e che, di conseguenza, si ritirarono da Mutina in Italia centrale o meridionale nell'inverno 72/71 a.C.
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Il [[Senato romano]], estremamente allarmato dall'apparente invincibilità della ribellione in Italia, conferì il compito di sedarla a [[Marco Licinio Crasso]].<ref name="plutc_10_1" /> Crasso non era estraneo né alla politica né all'esercito romano: era infatti stato un sottoposto di [[Lucio Cornelio Silla]] durante la seconda guerra tra questi e [[Gaio Mario]], combattuta nell'[[82 a.C.]], e aveva continuato a servire sotto Silla durante la sua [[dittatore romano|dittatura]].<ref>Plutarco, ''Crasso'', vi; Appiano, 1.76–104. Plutarco fa un breve riassunto del coinvolgimento di Crasso nella guerra tra Mario e Silla, e in vi.6–7 presenta un esempio delle capacità del generale come abile comandante; Appiano espone più dettagliatamente le vicende dell'intera guerra tra Mario e Silla e della successiva dittatura, raccontando le gesta compiute da Crasso in quel periodo.</ref>
Crasso ricevette la [[pretore (storia romana)|pretura]] e sei nuove [[legioni romane|legioni]], oltre alle due legioni consolari di [[Lucio Gellio Publicola|Gellio]] e [[Gneo Cornelio Lentulo Clodiano|Lentulo]], per un totale di
==== Crasso contro Spartaco ====
[[Plutarco]] narra che Spartaco prima di questa battaglia uccise il suo cavallo, dicendo che se avesse vinto avrebbe avuto tutti i cavalli che voleva, ma se avesse perso non ne avrebbe più avuto bisogno.
Quando le forze di [[Spartaco]] si mossero nuovamente verso nord, [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] dispose le proprie legioni sul confine della regione ([[Plutarco]] afferma che la prima battaglia tra le legioni di Crasso e gli uomini di Spartaco avvenne nei pressi del [[Regio V Picenum|Picenum]],<ref name="plutc_10_1" /> mentre [[Appiano di Alessandria|Appiano]] ricostruisce lo scontro nei pressi del [[Regio IV Samnium|Samnium]]),<ref name="appiano1_119">Appiano, i.119</ref> assegnando due legioni al suo legato Mummio, cui diede l'ordine di seguire Spartaco alle spalle col divieto, però, di ingaggiare battaglia.
Durante lo scontro decisivo Spartaco sarebbe andato personalmente alla ricerca di Crasso per affrontarlo direttamente. Non riuscì a trovarlo ma si batté con grande valore uccidendo anche due centurioni che lo avevano attaccato<ref
''"... Il senato vi mandò Crasso colle legioni de' consoli, e anche altri assai nuovi cavalieri.''
''Questi, incontanente che co' fuggitivi incominciò la battaglia, sei migliaia di loro ne tagliò, e novecento ne prese. E poscia in prima che andasse contro Ispartaco, il quale era coll'oste a Capo del fiume Silaro''<ref>
''E al da sezzo vinse Ispartaco combattuto con lui con ordinata battaglia, e abbiende seco grandissima moltitudine di fuggitivi; nella quale battaglia sessanta migliaia de' uomini uccise, e sei migliaia ne prese, secondochè si dice; e tremila cittadini di Roma a comandamento ricevette.''
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(Paolo Orosio; ''Delle Storie Contra i Pagani..'' Libri VII. Testo latino volgarizzato da Bono Gianbroni. Firenze. Anno 1849 Ed. Tommaso Baracchi)
A questo punto sembrò che il corso della guerra fosse cambiato: le legioni di Crasso riportarono numerose vittorie, uccidendo migliaia di schiavi ribelli, e obbligarono Spartaco a ritirarsi a sud, attraverso la Lucania fino allo [[stretto di Messina]]<ref>La tradizione orale vuole che Crasso abbia attraversato il fiume Calore e abbia incontrato i primi ribelli nella zona che poi prese il nome di "Scanno" nel comune di Altavilla Silentina (SA). Per questa ragione si afferma anche che il detto locale ''"Ti aspetto al varco"'' si riferisca proprio a questo avvenimento.</ref>. Secondo [[Plutarco]], Spartaco si accordò con i [[pirateria|pirati]] [[Cilicia|cilici]] per farsi trasportare assieme a
Le forze di Spartaco si ritirarono allora verso [[Rhegium]], seguite dalle legioni di Crasso, che, al loro arrivo, costruirono delle
==== Rinforzi romani e fine della guerra ====
{{Vedi anche|Battaglia del fiume Sele}}
[[File:Last battle.svg|thumb|left|upright=1.4|Gli ultimi eventi della guerra, quando l'esercito di [[Spartaco]] ruppe l'assedio delle forze di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e si ritirò verso le montagne di Peteli; si notino gli scontri iniziali tra elementi dei due schieramenti, il rovesciamento del fronte delle forze di Spartaco per lo scontro finale e l'arrivo da nord delle legioni di [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] che catturarono i sopravvissuti. {{legenda|#0055d4|Movimenti degli schiavi ribelli}}{{legenda|#d40055|Movimenti dell'esercito romano (Pompeo da nord, Crasso da sud)}}1: schermaglie<br />2: battaglia decisiva<br />x: sbarramenti romani]]
A questo punto, le legioni di [[Gneo Pompeo Magno]] erano di ritorno in [[Italia
Le fonti sono discordi sul fatto che [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] abbia richiesto rinforzi o che il [[Senato romano]] abbia approfittato del ritorno di Pompeo in Italia, ma al generale in arrivo fu detto di non passare da [[Roma]] e di raggiungere direttamente l'Italia meridionale e portare aiuto a Crasso.<ref>Si confronti Plutarco, ''Crasso'', xi.2 con Appiano, i.119.</ref> Il Senato inviò allora altri rinforzi al comando di un certo "Lucullo", che [[Appiano di Alessandria|Appiano]] confonde col generale [[Lucio Licinio Lucullo]], impegnato all'epoca nella [[terza guerra mitridatica]], ma che in realtà sarebbe stato il [[proconsole]] di [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], [[Marco Terenzio Varrone Lucullo]], fratello del precedente. Con le legioni di Pompeo che scendevano da nord e quelle di Lucullo sbarcate a [[Brundisium]], Crasso si rese conto che se non avesse posto immediatamente fine alla rivolta, il merito di aver vinto la guerra sarebbe andato al generale che fosse arrivato con i rinforzi, e decise così di spronare le proprie truppe a concludere in fretta le ostilità.<ref name="appiano1_120">Appiano, i.120.</ref><ref name="plutarco_11_2">Plutarco, ''Crasso'', xi.2.</ref>
Avvisato dell'arrivo di Pompeo, Spartaco tentò di negoziare con Crasso la fine della guerra prima dell'arrivo dei rinforzi romani;<ref name="appiano1_120" /> fallite le trattative, una parte delle forze ribelli ruppe l'accerchiamento e fuggì verso le montagne a ovest di [[Petelia]] (moderna [[Strongoli]]) in [[Bruttium]], con le legioni di Crasso all'inseguimento.<ref name="appiano1_120" /><ref name="plutarco_10_6">Plutarco, ''Crasso'', x.6.</ref><ref>Non si fa menzione della sorte delle truppe che non ruppero l'accerchiamento, anche se si potrebbe trattare degli uomini agli ordini di Gannico e Casto menzionati in seguito.</ref> Le legioni riuscirono a catturare una parte dei ribelli, agli ordini di Gannico e Casto, che si erano separati dal grosso dell'esercito, uccidendone
== Conseguenze ==
[[File:Spartacus II.JPG|thumb|Morte di Spartaco
La ribellione fu letteralmente annientata da [[Marco Licinio Crasso|Crasso]]; le forze di [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] non ingaggiarono mai direttamente il nemico, ma le sue legioni, scendendo da nord, furono in grado di catturare 5.000 ribelli che fuggivano dalla battaglia e che il generale romano «uccise tutti».<ref>Matyszak, ''The Enemies of Rome'', p. 133; Plutarco, ''Pompeo'', xxi.2, ''Crasso'', xi.7.</ref> Per questo motivo Pompeo inviò un messaggio al [[Senato romano]], in cui diceva che sebbene fosse stato senza dubbio Crasso a sconfiggere gli schiavi in battaglia, lui aveva "estirpato la guerra fino alle radici"<ref>Plutarco, ''Vita di Pompeo'', 21.</ref>, reclamando in questo modo gran parte del merito, e ottenendo l'ostilità di Crasso. La guerra causò, dunque, la rottura dei rapporti personali tra i due generali: a Pompeo fu infatti concesso il [[trionfo]] per la vittoria su Sertorio e sugli schiavi fuggiaschi, mentre Crasso poté ottenere soltanto l'[[ovazione]].<ref>Plutarco, ''Crasso'', xi.11.</ref> I due si riappacificarono soltanto dopo un decennio, quando costituirono assieme a [[Gaio Giulio Cesare]] il [[primo triumvirato]].▼
▲La ribellione fu
Sebbene la gran parte degli schiavi fosse morta in battaglia, circa 6.000 sopravvissuti erano stati catturati da Crasso, che li mise tutti a morte mediante [[crocefissione]] sulla strada tra Capua e [[Roma]].<ref name="appiano1_120" />▼
▲Sebbene la gran parte degli schiavi fosse morta in battaglia, circa
Pompeo e Crasso seppero cogliere appieno i frutti politici della loro vittoria sui ribelli; entrambi tornarono a [[Roma]] con le loro legioni, rifiutandosi di scioglierle e accampandosi appena fuori dalle mura della città.<ref name=appiano1_116 /> I due generali si candidarono al [[console (storia romana)|consolato]] per l'anno [[70 a.C.]], anche se Pompeo non era eleggibile a causa della sua giovane età e del fatto che non aveva ancora servito come [[pretore (storia romana)|pretore]] o [[questore (storia romana)|questore]], come richiedeva, invece, il ''[[cursus honorum]]''.<ref name="appiano1_121">Appiano, i.121.</ref> Cionondimeno, entrambi furono eletti,<ref name="appiano1_121" /><ref>Plutarco, ''Crasso'', xii.2.</ref> anche a causa della minaccia implicita rappresentata dalle legioni in armi accampate fuori dalla città.<ref name="appiano1_121" />
Gli effetti della terza guerra servile sull'atteggiamento dei Romani verso la schiavitù e sulle relative istituzioni sono più difficili da determinare. Certamente la rivolta aveva scosso il popolo romano, che «a causa della grande paura sembrò iniziare a trattare i propri schiavi meno duramente di prima».<ref>{{cita|Davis
Anche la condizione legale e i diritti degli schiavi romani iniziarono a mutare. Più tardi, durante il regno dell'imperatore [[
== Nella cultura di massa ==
=== Cinema e televisione ===
* ''[[Spartaco (film 1913)|Spartaco]]'' ([[1913]]), di [[Giovanni Enrico Vidali]].▼
* ''[[Spartaco (film 1953)|Spartaco]]'' ([[1953]]), di [[Riccardo Freda]].▼
* ''[[Spartacus]]'' ([[1960]]), di [[Stanley Kubrick]].▼
* ''[[Spartacus (film 2004)|Spartacus]]'' ([[2004]]), di [[Robert Dornhelm]].▼
* ''[[Spartacus (serie televisiva)|Spartacus]]'' ([[2010]]), serie TV.▼
== Note ==
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;Fonti secondarie
* {{cita libro | cognome=Antonelli | nome=Giuseppe | titolo=Crasso, il banchiere di Roma | editore=Newton & Compton| città=Roma | anno=1986 | isbn=88-8183-103-1 |cid=Antonelli 1986}}
* {{cita libro | cognome=Bradley | nome=Keith | titolo=Slavery and Rebellion in the Roman World | url=https://archive.org/details/slaveryrebellion00brad | editore=Indiana University Press | città=Bloomington | anno=1989 | isbn=0-7134-6561-1 | lingua=inglese |cid=Bradley 1989}}
* {{cita libro | cognome=Brizzi | nome=Giovanni | wkautore=Giovanni Brizzi | titolo=Storia di Roma
* {{cita libro | cognome=Broughton | nome=T. Robert S. | titolo=Magistrates of the Roman Republic | editore=Case Western University Press | città=Cleveland | anno=1968 | lingua=inglese }} Volume II.
* {{cita libro |
* {{cita libro|cognome=Giardina|nome=Andrea|wkautore=Andrea Giardina|titolo=L'uomo romano|editore=Laterza|anno=1993|città=Roma-Bari|isbn=978-88-420-4352-2}}
* {{cita libro | cognome=Leach | nome=John | titolo=Pompeo, il rivale di Cesare | editore=Rizzoli | città=Milano | anno=1983 | isbn=88-17-36361-8 }}
* {{cita libro | cognome=Matyszak | nome=Philip | titolo=The
* {{Cita libro|autore=Theodor Mommsen|wkautore=Theodor Mommsen|titolo=Storia di Roma antica |anno=1973|editore=Sansoni|città=Firenze|cid=Mommsen 1973}}
* {{cita libro | cognome=Mommsen | nome=Theodor | titolo=The History of Rome | editore=Project Gutenberg | città= | anno=2004 | lingua=inglese | isbn=0-415-14953-3 |cid=Mommsen 2004}} Volumi I-V
* {{cita libro | cognome=Piganiol | nome=André | titolo=Le conquiste dei Romani | editore=Il Saggiatore | città=Milano | anno=1989 | isbn=88-04-32321-3 |cid=Piganiol 1989}}
* {{cita libro | cognome=Scullard | nome=Howard H. | titolo=Storia del mondo romano |volume=volume 2 - ''Dalle riforme dei Gracchi alla morte di Nerone''| editore=Rizzoli | città=Milano | anno=1992 | isbn=88-17-11575-4 |cid=Scullard 1992}}
* {{SmithDGRA|articolo=Servus|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=S.servus-cn&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0063|cid=Smith 1890}}
* {{cita libro |
▲* ''[[Spartaco (film 1913)|Spartaco]]'' ([[1913]]), di [[Giovanni Enrico Vidali]].
▲* ''[[Spartaco (film 1953)|Spartaco]]'' ([[1953]]), di [[Riccardo Freda]].
▲* ''[[Spartacus]]'' ([[1960]]), di [[Stanley Kubrick]].
▲* ''[[Spartacus (film 2004)|Spartacus]]'' ([[2004]]), di [[Robert Dornhelm]].
▲* ''[[Spartacus (serie televisiva)|Spartacus]]'' ([[2010]]), serie TV.
== Voci correlate ==
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* [[Esercito romano]]
* [[Guerre servili]]
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=== Condottieri ribelli ===
* [[
* [[Enomao (schiavo)]]
* [[Spartaco]]
* [[Gannicus]]
* [[Casto (gladiatore)|Castus]]
=== Condottieri romani ===
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* [[Marco Terenzio Varrone Lucullo]]
* [[Publio Varinio]]
{{div col end}}
== Altri progetti ==
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{{Guerre antica Roma}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Antica Roma|
{{vetrina|24|giugno|2008|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Terza_guerra_servile|arg=guerra}}
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