Giancarlo Rittmeyer: differenze tra le versioni

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meglio il comune che la diga per il luogo di morte
 
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|AnnoNascita = 1933
|NoteNascita = <ref>{{cita libro|autore=Maurizio Reberschak|titolo=Il grande Vajont|edizione=2013|editore=Cierre|città=|p=411}}</ref>
|LuogoMorte = DigaErto dele VajontCasso
|GiornoMeseMorte = 9 ottobre
|AnnoMorte = 1963
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=== La carriera ===
[[File:Giancarlo Rittmeyer.jpg|thumb|Da sinistra, Giovanni De Vido, Gianni Cameri, Giorgio N. De Vido e Giancarlo Rittmeyer in un albergo a [[San Vito di Cadore]] la sera del 31 dicembre 1955.<ref>Cameri, pp. 58-59.</ref>]]
Nel 1954 trovò lavoro alla [[Società Adriatica di Elettricità|SADE]] come [[Topografia|topografo]] perfetto nel costruire dighe, canali e centrali elettriche, destinato spesso nella sede di [[Conegliano]], [[Pordenone]] e [[Barcis]].<ref name=":0"/> Militava nell'[[Sindacato|organizzazione sindacale]] FIDAE (Federazione italiana dipendenti aziende elettriche) e alloggiava in una pensione a Pordenone.<ref>Cameri, pp. 59-61.</ref>
 
Di fede religiosa e grande valore professionale, molto bravo nel disegno e nella pittura<ref>Cameri, pp. 60-61.</ref>, era molto apprezzato sia dai colleghi, come il geometra Raffaele Coan, sopravvissuto perché rientrato a casa la sera del disastro, che dai superiori, gli ingegneri [[Mario Pancini]] e [[Alberico Biadene]], come dichiararono negli interrogati della commissione Bozzi il 22-23 ottobre 1963.
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=== La morte ===
La sera del 9 ottobre 1963 era nella sua casa a [[Mestre]], in viale Garibaldi 87 di Venezia, con la moglie incinta, ma Biadene, attraverso una telefonata a un suo collega, il geometra Elio Tramontin che abitava nell'appartamento a fianco, lo fece rientrare subito al Vajont in vista della caduta della frana. Non cenò e partì subito in auto, arrivando al Vajont in oltre due ore, dopo le 21.00. Avendo sotto gli occhi la montagna che stava cedendo, circa alle 22.00, dalla cabina dei comandi centralizzati sul versante sinistro del bacino, chiamò Biadene a Venezia per chiedere istruzioni. Il 12 febbraio 1969, in un'udienza al processo di primo grado, Biadene dichiarò<ref>{{cita pubblicazione|autore=[[Archivio di Stato dell'Aquila]], Tribunale dell'Aquila|titolo=Archivio del processo penale del Vajont|città=[[Archivio di Stato di Belluno]]}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.sopravvissutivajont.org/jshow.asp?id=36|titolo="Il Gazzettino": Le ore che precedettero il disastro nel racconto dell'imputato Biadene|cognome=Zangrando|nome=Fiorello|data=13 febbraio 1969|accesso=12 marzo 2020}}</ref>:
 
{{citazione|L'ultima telefonata che ho avuto da lassù l'ho avuta da Rittmeyer [..] E ho chiesto a Rittmeyer, siccome lo conoscevo, intelligentissimo, e certamente era il migliore elemento, gli ho detto: come sono le cose? I fari sono funzionanti? I guardiani ci sono? Vedete venir giù qualcosa? Dalla frana che avete di fronte... perché, guardate dalla frana che avete di fronte... potrebbe darsi che cominci da lì, vedete qualche sasso che vien giù? Oppure verso monte vedete qualcosa? Lui mi disse: no ingegnere non vedo alcun segno, non vediamo niente ma stia tranquillo.|}}
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=== Televisione ===
* ''Vajont - Una tragedia annunciata'', documentario de ''[[La Storiastoria siamo noi]]'' del 1996.
* ''La tragedia del Vajont'', documentario di ''Sopravvissuti'' del 2017.