Primo ministro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
(Una versione intermedia di uno stesso utente non è mostrata)
Riga 18:
La necessità che il primo ministro abbia la fiducia del parlamento limita considerevolmente l'effettivo margine di scelta del capo dello stato al momento della nomina. In particolare, nei sistemi [[bipartitismo|bipartitici]] o [[bipolarismo|bipolari]] il capo dello stato non può far altro che nominare primo ministro il [[leader di partito|leader del partito]] o della coalizione che, avendo vinto le elezioni, ha la maggioranza in parlamento. Nei sistemi multipartitici, invece, il capo dello stato mantiene un più ampio margine di scelta, soprattutto quando non si delinea in parlamento una coalizione di maggioranza in grado di sostenere il governo.
 
Nei sistemi [[Repubblica semipresidenziale|semi-presidenziali]] il governo deve mantenere non solo la fiducia del parlamento ma anche quella del [[presidente della Repubblica]], che, in caso contrario, può revocare il primo ministro e far così cadere il suo governo. Tanto nei sistemi parlamentari quanto in quelli semi-presidenziali le dimissioni (così come la cessazione dall'ufficio per altre cause, ad esempio la morte) del primo ministro comportano la decadenza dell'intero governo. Le costituzioni non stabiliscono un limite temporale al mandato del primo ministro, che rimane quindi in carica fino alle dimissioni o alla cessazione dall'ufficio per altri cause (in alcuni ordinamenti, però, il primo ministro decade automaticamente al termine della legislatura).
 
Tanto nei sistemi parlamentari quanto in quelli semi-presidenziali le dimissioni (così come la cessazione dall'ufficio per altre cause, ad esempio la morte) del primo ministro comportano la decadenza dell'intero governo. Le costituzioni non stabiliscono un limite temporale al mandato del primo ministro, che rimane quindi in carica fino alle dimissioni o alla cessazione dall'ufficio per altri cause (in alcuni ordinamenti, però, il primo ministro decade automaticamente al termine della legislatura).
 
In alcuni sistemi (tipicamente quelli che seguono il cosiddetto [[sistema Westminster]]) il primo ministro, come del resto gli altri ministri, deve essere membro del parlamento; in altri (tra i quali quello italiano) può anche non esserlo, anche se normalmente lo è; infine, in alcuni sistemi (tra i quali quello [[Francia|francese]] e molte altre repubbliche semi-presidenziali) il primo ministro non può essere membro del parlamento e, se lo è, deve dimettersi al momento della nomina.
Line 41 ⟶ 39:
Il primo ministro sceglie gli altri membri del governo e gli attribuisce il portafoglio ministeriale; in alcuni sistemi li nomina formalmente, in altri la nomina formale spetta al [[capo dello stato]] su sua proposta, di fatto vincolante. Con le stesse modalità può revocare i membri del governo o mutare i loro portafogli. Va anche aggiunto che in certi sistemi (ad esempio in Italia) l'articolazione in dicasteri dell'amministrazione è predeterminata dalla [[legge]], sicché il primo ministro può solo decidere i nomi dei titolari; in altri sistemi (quale quello [[Gran Bretagna|britannico]]), invece, il primo ministro ha anche il potere di modificare tale articolazione.
Spettano inoltre al primo ministro, direttamente o attraverso la proposta al [[capo dello stato]], le nomine di altre importanti cariche dello stato e, in alcuni paesi, anche dei membri della [[camera alta]]. In alcuni sistemi il potere di [[Parlamento#Mandato|sciogliere il parlamento]] è attribuito al primo ministro; in altri spetta invece al Consiglio dei ministri o, più frequentemente, al capo dello stato, su proposta del primo ministro o di sua iniziativa.
 
In alcuni sistemi il potere di [[Parlamento#Mandato|sciogliere il parlamento]] è attribuito al primo ministro; in altri spetta invece al Consiglio dei ministri o, più frequentemente, al capo dello stato, su proposta del primo ministro o di sua iniziativa.
[[File:Mahathir Mohamad August 2019.jpg|thumb|[[Mahathir Mohamad]], il primo ministro più longevo della Malesia e uno dei leader più influenti del sud-est asiatico]]
Nella struttura del governo e, quindi, nel ruolo del primo ministro sono distinguibili due dimensioni: una "collegiale", in cui il primo ministro è presidente del collegio dei ministri che decidono congiuntamente la linea politica del governo, e una che potremmo definire "verticistica", in cui invece il primo ministro detiene una posizione di supremazia rispetto agli altri membri del governo. Nei vari ordinamenti prevale l'una o l'altra dimensione, secondo le scelte fatte in sede di costituzione o, più frequentemente, di [[convenzione costituzionale|convenzioni costituzionali]]: si va da governi con un elevato grado di collegialità ad altri dove sono più marcati gli aspetti verticistici, fino ad arrivare a casi in cui tra primo ministro e ministri intercorre un vero e proprio rapporto gerarchico.

Va anche detto che la posizione di preminenza del primo ministro, più ancora che dalla regolamentazione giuridica è determinata, in via di fatto, dalla configurazione del sistema dei partiti. È evidente, infatti, che in un sistema bipartitico il primo ministro, al contempo capo della maggioranza parlamentare e capo del governo, entrambi costituiti da esponenti del partito di cui è leader, finisce per ricoprire una posizione di netta supremazia che lo avvicina a quella del presidente di una repubblica presidenziale. Quando, invece, il primo ministro è a capo del governo sostenuto da una coalizione di partiti, è costretto a negoziare con i leader di questi stessi partiti e, di conseguenza, la sua posizione finisce per indebolirsi; ciò è ancor più vero se il sistema dei partiti non ha una configurazione bipolare e, quindi, le coalizioni tendono ad essere piuttosto instabili.
 
=== Nei sistemi semipresidenziali e presidenziali ===