Emilio Becuzzi: differenze tra le versioni

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{{militare
|Nome = Emilio Becuzzi
|Immagine =
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 10 giugno [[1886]]
|Nato_a = [[Livorno]]
|Data_di_morte =? 26 agosto 1949
|Morto_a = Roma
|Cause_della_morte = Morte naturale
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
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|Nazione_servita = {{ITA 1861-1946}}
|Forza_armata = [[Regio Esercito]]
|Arma = [[Arma di Fanteria|Fanteria]]
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Generale di divisione]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra italo-turca]]<br/>[[Prima guerra mondiale]]<br/>[[Guerra d'Etiopia]]<br/>[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)]]
|Battaglie = [[Battaglia di Gargaresh]]<br/>[[Battaglia del Solstizio]]
|Comandante_di = [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]]<br/>[[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]]
|Decorazioni = [[#Onorificenze|vedi qui]]
|Studi_militari = [[Accademia militare di Modena|Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria]] di [[Modena]]
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|GiornoMeseNascita = 10 giugno
|AnnoNascita = 1886
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 26 agosto
|AnnoMorte = ?1949
|Epoca = 1900
|Attività = generale
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , veterano della [[guerra italo-turca]], della [[prima guerra mondiale]] e della [[guerra d'Etiopia]]
|PostNazionalità = , veterano della [[guerra italo-turca]], della [[prima guerra mondiale]] e della [[guerra d'Etiopia]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu comandante interinale della [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]], e successivamente effettivo della [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]] schierata a [[Spalato]], in [[Dalmazia]]. All'atto dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] cercò dapprima di resistere ai tedeschi in base alla "[[Memoria OP 44]]",raggiungendo un accordo di collaborazione con i [[partigiani jugoslavi]] in base agli ordini impartiti dal comandante della [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]], generale [[Mario Robotti]], e del comandante del [[XVIII Corpo d'armata (Regio Esercito)|XVIII Corpo d'armata]], generale [[Umberto Spigo]]. Successivamente quest'ultimo gli ordinò di consegnare il materiale militare italiano ai tedeschi non appena fossero giunti in città, ed egli decise di obbedire ignorando le insistenze dei partigliani, degli ufficiali alleati presenti in città, e di alcuni ufficiali italiani. Allora a Spalato successe il caos, e l'intera [[Divisione (unità militare)|Divisione]] "[[Bergamo]]", fu disarmata dai partigiani, ma la reazione tedesca fu rapida e il 19 iniziarono i bombardamenti aerei contro gli obiettivi italiani, tanto che egli decise di imbarcarsi sulla [[torpediniera]] della [[Regia marina]] '' [[Aretusa (torpediniera)|Aretusa]]'' per raggiungere [[Bari]], abbandonando così le proprie truppe. A quell'epoca risultava decorato con la [[Ordine militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]], tre [[Medaglia d'argento al valor militare|Medaglie d'argento]] e due di [[Valor militare|bronzo al valor militare]]
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Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu comandante interinale della [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]], e successivamente effettivo della [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]] schierata a [[Spalato]], in [[Dalmazia]]. All'atto dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] cercò dapprima di resistere ai tedeschi in base alla "[[Memoria OP 44]]", raggiungendo un accordo di collaborazione con i [[partigiani jugoslavi]] in base agli ordini impartiti dal comandante della [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]], generale [[Mario Robotti]], e del comandante del [[XVIII Corpo d'armata (Regio Esercito)|XVIII Corpo d'armata]], generale [[Umberto Spigo]].
 
Successivamente quest'ultimo gli ordinò di consegnare il materiale militare italiano ai tedeschi non appena fossero giunti in città, ed egli decise di obbedire ignorando le insistenze dei partigiani, degli ufficiali alleati presenti in città, e di alcuni ufficiali italiani. Allora a Spalato scoppiò il caos, e l'intera [[Divisione (unità militare)|Divisione]] "Bergamo", fu disarmata dai partigiani, ma la reazione tedesca fu rapida e il 19 iniziarono i bombardamenti aerei contro gli obiettivi italiani, tanto che egli decise di imbarcarsi sulla [[torpediniera]] della [[Regia marina]] ''[[Aretusa (torpediniera)|Aretusa]]'' per raggiungere [[Bari]], abbandonando così le proprie truppe.
 
A quell'epoca risultava decorato con la [[Ordine militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]], tre [[Medaglia d'argento al valor militare|Medaglie d'argento]] e due di [[Valor militare|bronzo al valor militare]].
 
== Biografia ==
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Il 10 settembre ricevette presso il suo [[Quartier generale]] i rappresentanti del comando supremo partigiano, venuti appositamente da Jajce, tra cui l'[[avvocato]] [[Ivo Lola Ribar]], rappresentante personale di [[Josip Broz Tito|Tito]], il generale Costantino Popovic e tre ufficiali alleati facenti parte della missione, tra cui il futuro [[storico]] inglese [[Frederick William Deakin]].<ref name="as"/>
Raggiunto un accordo di massima egli volle avere l'autorizzazione del generale Spigo, suo superiore diretto, e quando poté avere il contatto radio con Zara scoprì che gli ordini erano completamente cambiati.<ref name="as"/> Il generale Spigo gli ordinava la consegna del materiale militare italiano ai tedeschi non appena fossero giunti in città.<ref name="as"/> Malgrado le insistenze degli esponenti partigiani, e degli ufficiali alleati ed anche di alcuni di quelli italiani, affinché si continuassero le trattative per raggiungere a una diretta e fattiva collaborazione italo-slava, tutto fu inutile.<ref name="as"/> Egli rispose che avrebbe obbedito all'ordine diretto del suo superiore, anche se quest'ultimo era stato impartito sotto palese costrizione.<ref name="as"/> Allora a Spalato successe il caos, e l'intera [[Divisione (unità militare)|Divisione]] "[[Bergamo]]", priva di ordini chiari anche a causa delle sue incertezze,<ref>{{cita web|url=http://www.anpi.it/storia/125/la-divisione-bergamo-spalato-croazia|titolo=La divisione Bergamo: Spalato, Croazia|accesso=24 febbraio 2019|dataarchivio=24 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190224173908/http://www.anpi.it/storia/125/la-divisione-bergamo-spalato-croazia|urlmorto=sì}}</ref><ref name=d4p7>{{Cita|de Bernart 1974|p. 7}}.</ref> fu facilmente disarmata dai [[Partigiani jugoslavi|partigiani]].<ref name=A1p15>{{Cita|Aga--Rossi, Giusti 2011|p. 15}}.</ref>
 
Il generale Becuzzi in seguitò affermò che la maggioranza dei soldati e degli ufficiali non fosse intenzionata a proseguire la [[guerra]] e quindi non avrebbe aperto il fuoco né contro i tedeschi né contro i partigiani<ref name=A1p144>{{Cita|Aga--Rossi, Giusti 2011|p. 144}}.</ref>. Circostanza smentita però dalle testimonianze di numerosi superstiti che sottolinearono che i [[Soldato|soldati]] protestarono rumorosamente e che moltissimo armamento individuale fu reso inservibile o gettato in mare pur di non essere consegnato, e come molti automezzi furono ribaltati e quasi tutti i [[Cannone|cannoni]] resi inservibili<ref name=A1p144-145>{{Cita|Aga--Rossi, Giusti 2011|pp. 144-145}}.</ref>. Soltanto il giorno 16 egli si decise a sottoscrivere l'accordo con i partigiani e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|ufficiali alleati]],<ref group=N>L'accordo fu sottoscritto dall'avvocato Ribar, del generale Popovic, del maggiore inglereinglese Deakin, dal capitano inglese Burke, del capitano statunitense Benson.</ref> in cui risultava che le armi e il materiale militare erano state cedute spontaneamente, in cambio della fornitura di viveri ai militari e civili italiani presenti.<ref name="as"/> Inoltre i partigiani si impegnavano a chiedere agli alleati, ormai presenti in [[Puglia]], i mezzi per il rimpatrio degli italiani, cui veniva assicurata l'incolumità personale, salvo qualche elemento da considerarsi un [[criminale di guerra]].<ref name="as"/> La reazione tedesca fu immediata, e dopo un lancio di [[Volantino|manifestini]] diretti ai soldati della "Bergamo" in cui si invitavano i militari ad arrendersi e, soprattutto, si imponeva di non consegnare nessuna arma ai partigiani, il giorno 19, verso mezzogiorno, si verificò un improvviso e violento bombardamento effettuato dai [[cacciabombardiere|cacciabombardieri]] [[Junkers Ju 87 Stuka]] sui campi italiani di Spinut e Cappuccini, posizionati a [[nord]] della [[città]], ai piedi del monte Mariano, che provocò la [[morte]] di quasi 300 soldati italiani, mentre altrettanti rimasero feriti.<ref name="as"/>
 
Imbarcatosi poi sulla [[torpediniera]] della [[Regia marina]] '' [[Aretusa (torpediniera)|Aretusa]]'' per [[Bari]], abbandonò la maggior parte delle truppe sotto il suo comando alla mercé dei [[Germania nazista|tedeschi]] che, appena entrati in città, si abbandonarono, con gli alleati [[ustascia]], a rastrellamenti e feroci rappresaglie, passando per le armi soldati e ufficiali dell'esercito italiano, tra cui i generali [[Alfonso Cigala Fulgosi]], [[Angelo Policardi]] e [[Salvatore Pelligra]]. L'episodio sarà ricordato come il [[massacro di Treglia]], a lungo dimenticato dalle autorità italiane e riportato alla luce dalla figlia di uno degli ufficiali scomparsi dopo la resa, Carlo Linetti, maggiore e comandante di uno dei battaglioni di fanteria della divisione<ref>''Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna'' - Ed. Ferni Ginevra 1971 Vol. XII</ref>.
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[[Categoria:Militari italiani della guerra italo-turca]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:ItalianiMilitari italiani della seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]