Cancel culture: differenze tra le versioni

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[[File:Robert E Lee statue removed from column New Orleans 19 May 2017 12.jpg|thumb|Esempio di ''cancel culture'': la rimozione della statua del [[Confederate States Army|generale confederato]] [[Robert Edward Lee]] a [[New Orleans]], 19 maggio 2017.]]
 
La locuzione '''''cancel culture''''' (in [[Lingua italiana|italiano]], letteralmente, '''cultura della cancellazione''', oreso a volte impropriamente come "'''cultura del boicottaggio'''") è usata per indicare una forma moderna di [[ostracismo]], nellae quale[[iconoclastia]]. qualcuno

Essa divienesi oggettoesplica diattraverso indignate proteste edcontro persone (celebrità in particolare), aziende, personaggi storici e monumenti il cui scopo è diprovocarne conseguenzala estromessorimozione dalla vita, dagli spazi o dal dibattito pubblico: se applicata ada un contemporaneoindividuo vivente, l'estromissione avviene in rapporto alle cerchie sociali o professionali da lui frequentate, sia ''online'' sui ''[[social media]]'', che nel mondo reale, o in entrambi, con ricadute anche nella vita lavorativa.<ref>{{Cita news|cognome=McDermott|nome=John|data=2 novembre 2019|titolo=Those People We Tried to Cancel? They're All Hanging Out Together|sito=The New York Times|url=https://www.nytimes.com/2019/11/02/style/what-is-cancel-culture.html|lingua=en|accesso=4 gennaio 2021}}</ref>
 
Le medesime dinamiche applicate invece a personaggi storici, monumenti, opere d'arte ed altri ambiti culturali vengono invece a volte chiamate '''cultura della cancellazione''' o "dell'annullamento", con un'inversione dei termini nella traduzione italiana il cui scopo è evidenziare gli aspetti iconoclasti e di [[guerra culturale]] del fenomeno. <ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=Centro Studi Machiavelli|url=https://www.centromachiavelli.com/2023/04/17/cancel-culture-spiegazione-origini/|titolo=Da dove viene la cancel culture --- EMANUELE MASTRANGELO|sito=MACHIAVELLI|data=2023-04-17|accesso=2025-03-30}}</ref>
==Caratteristiche==
Nel 2020 il semiologo [[Noam Chomsky]] ha riconosciuto l'esistenza della cultura della cancellazione, contrapponendovisi:; egli l'ha descritta come la prosecuzione - con i mezzi offerti dalla modernità - delle metodologie con cui le istituzioni mediatiche tradizionalmente modellano l’[[Opinione pubblica|opinione di massa]] ("sugli obiettivi della politica estera americana, mettendo a tacere i dissidenti che parlano apertamente", ovvero mediante il ''[[Mainstream#Mezzi_di_comunicazioneMezzi di comunicazione|mainstream]]'' che fabbrica aziendalmente il consenso intorno a "libri ... editori, distruggendo carriere accademiche, mettendo a tacere le voci che non piacciono")<ref>{{Cita web|url=https://paradoxpolitics.com/2021/02/noam-chomsky-cancel-culture-harpers-letter/|titolo=Noam Chomsky Warns Against ‘Cancel Culture’ Establishing Itself in the United States|autore=Paradox|sito=Paradox Politics|data=4 febbraio 2021|lingua=en-AU|accesso=28 agosto 2021}}</ref>. Qui la peculiarità, rispetto alla [[manipolazione dell'informazione]], nasce però dal fatto che l'ostracismo proverrebbe "dal basso", da iniziative volontarie assunte da gruppi di persone socialmente o politicamente impegnate<ref>Si tratterebbe di [[Woke (ideologia)|persone ideologicamente motivate]] secondo ''Les nouveaux inquisiteurs'', in ''Humanisme'' 2021/3 (n° 332); in senso contrario, invece, Jean-Luc Nsengiyumva, ''De l’antiwokisme ou l’itération d’un réflexe colonial'', in ''La Revue Nouvelle'' 2023/3 (N° 3)</ref>.
 
Anche tra chi ne riconosce l'esistenza, tuttavia, vi sono difformità di valutazione: la messa in discussione delle ingiustizie veicolate dall'ordine sociale ereditato dal passato, comportando l'abbattimento di statue e lo sfatamento di miti, è secondo alcuni "valorizzata quando si colloca nel prima o nell'altrove, ma è screditata come un pericoloso eccesso quando riguarda il qui e ora"<ref>Réjane Sénac, ''Féminismes et « convergence des luttes » au temps de la Covid-19 et de la cancel culture'', Diogène 2019/3-4 (n° 267-268), pp. 234-253.</ref>. Secondo altri, invece, "la sconnessione dal quadro ordinario del dibattito delle idee, che notoriamente impone la critica delle fonti e la possibilità di riconoscere un errore"<ref>Renaud Maes, ''La «cancel culture» à l’assaut du débat public'', in ''La Revue Nouvelle'' 2021/4 (n° 4).</ref>, grazie ai ''[[mass media]]'' (ed ai ''social media'') offre una possibilità maggiore di diffusione di fatti non verificati, inquinando il dibattito pubblico anche e soprattutto rispetto alle risultanze scientifiche consolidate<ref>V. Bernard Hours, ''Du culte des ancêtres‑médiateurs au renversement de leurs statues?'', in ''Journal des anthropologues 2021/4 (n° 166-167)''.</ref>. Inoltre, alcuni riconducono l'origine del termine al discorso online afroamericano<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Chiara|cognome=Venuto|data=2022-01-01|titolo=From minority reappropriation to political accusation: A corpus-assisted analysis of ‘cancel culture’ in traditional and ‘slow’ news|accesso=2025-03-10|url=https://www.academia.edu/87499219/From_minority_reappropriation_to_political_accusation_A_corpus_assisted_analysis_of_cancel_culture_in_traditional_and_slow_news}}</ref>, quando originariamente il modo di dire "cancellare [qualcuno]" si riferiva alla rimozione dal proprio ''feed'' di una persona per delusione riguardo a ciò che aveva detto o fatto: l'espressione è stata poi "presa" da giornalisti e politici e trasformata nel suo significato<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Meredith|cognome=D. Clark|data=2020-09-01|titolo=DRAG THEM: A brief etymology of so-called “cancel culture”|rivista=Communication and the Public|volume=5|numero=3-4|pp=88-92|lingua=EN|accesso=2025-03-10|doi=10.1177/2057047320961562|url=https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/2057047320961562}}</ref>.
 
Anche tra chi ne riconosce l'esistenza, tuttavia, vi sono difformità di valutazione: la messa in discussione delle ingiustizie veicolate dall'ordine sociale ereditato dal passato, comportando l'abbattimento di statue e lo sfatamento di miti, è secondo alcuni "valorizzata quando si colloca nel prima o nell'altrove, ma è screditata come un pericoloso eccesso quando riguarda il qui e ora"<ref>Réjane Sénac, ''Féminismes et « convergence des luttes » au temps de la Covid-19 et de la cancel culture'', Diogène 2019/3-4 (n° 267-268), pp. 234-253.</ref>. Secondo altri, invece, "la sconnessione dal quadro ordinario del dibattito delle idee, che notoriamente impone la critica delle fonti e la possibilità di riconoscere un errore"<ref>Renaud Maes, ''La «cancel culture» à l’assaut du débat public'', in ''La Revue Nouvelle'' 2021/4 (n° 4).</ref>, grazie ai ''[[mass media]]'' (ed ai ''social media'') offre una possibilità maggiore di diffusione di fatti non verificati, inquinando il dibattito pubblico anche e soprattutto rispetto alle risultanze scientifiche consolidate<ref>V. Bernard Hours, ''Du culte des ancêtres‑médiateurs au renversement de leurs statues?'', in ''Journal des anthropologues 2021/4 (n° 166-167)''.</ref>.
===Valore euristico===
In [[Italia]] la locuzione è utilizzata per lo più come "termine ombrello in cui sono ricadute l'[[iconoclastia]], la censura preventiva degli editori, le polemiche sulle favole"<ref name="Cancel culture, che cos'è davvero la cultura della cancellazione - la Repubblica" />, eccetera. Per converso, chi ne contesta il valore euristico sostiene che il sintagma "cancel culture" rende più difficili le conversazioni complesse, raggruppando varie situazioni sotto un unico termine<ref>Jonah E. Bromwich, ''Why ‘Cancel Culture’ Is a Distraction, A reporter’s last thoughts before putting the phrase to rest'', New York Times, Aug. 14, 2020, che prosegue: «sono ancora interessato alla varietà di modi in cui i ''social media'' stanno cambiando il comportamento sociale. Ma la frase ''cancel culture'' è troppo vaga: una distrazione da un esame più approfondito del potere nella società».</ref>.
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==Storia dell'uso del termine==
Il termine si è diffuso a partire dal [[2017]] dal cosiddetto ''[[Black Twitter]]''<ref name="Hailey">{{Cita pubblicazione |url=https://www.jstor.org/stable/community.31638145 |autore=Roos Hailey |titolo=With(Stan)ding Cancel Culture: Stan Twitter and Reactionary Fandoms |editore= Muhlenberg College |data=aprile 2020}}</ref>, una comunità informale su Twitter composta per lo più da utenti afroamericani, attiva da almeno il 2009<ref>{{Cita news |url=https://www.theguardian.com/technology/2019/dec/23/ten-years-black-twitter-watchdog |titolo=Ten years of Black Twitter: a merciless watchdog for problematic behavior |rivista=The Guardian |data=23 dicembre 2019}}</ref> e che trae le sue origini dal [[Movimento Me Too]] del 20162017<ref name="Hailey"/>. Tale termine definiva inizialmente lo "smettere di dare supporto a una determinata persona" con mezzi come il "boicottaggio" o la "mancata promozione" delle sue attività. Ciò nel tentativo di danneggiare anche economicamente quella persona, giudicata moralmente o socialmente deprecabile.
 
Fra giugno e luglio 2020 prima il senatore repubblicano [[Tom Cotton]]<ref>{{Cita web|url=https://www.cotton.senate.gov/news/speeches/cotton-takes-on-cancel-culture|titolo=Cotton Takes on Cancel Culture|lingua=en|accesso=12 ottobre 2021}}</ref>, poi il presidente degli Stati Uniti [[Donald Trump]]<ref>{{Cita web|url=https://trumpwhitehouse.archives.gov/briefings-statements/remarks-president-trump-south-dakotas-2020-mount-rushmore-fireworks-celebration-keystone-south-dakota/|titolo=Remarks by President Trump at South Dakota’s 2020 Mount Rushmore Fireworks Celebration|sito=trumpwhitehouse.archives.gov|accesso=12 ottobre 2021|lingua=en|data=4 luglio 2020}}</ref> hanno accostato la cultura della cancellazione alle [[Rimozione dei memoriali e monumenti confederati|conseguenze del movimento ''Black Lives Matter'']] sulla coscienza storica americana.
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L'espressione cultura della cancellazione ha infatti connotati per lo più negativi e viene comunemente usata nei dibattiti che sostengono presunte minacce alla [[libertà d'espressione]] in nome del cosiddetto [[politicamente corretto]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ilriformista.it/che-cosa-e-la-cancel-culture-al-centro-di-un-grande-dibattito-sulla-liberta-di-espressione-130629/|titolo=Che cosa è la cancel culture, al centro di un grande dibattito sulla libertà di espressione|sito=Il Riformista|data=14 luglio 2020|accesso=4 gennaio 2021}}</ref> Tuttavia spesso si tratta solo di minacce ipotetiche, spesso a opere o artisti regolarmente pubblicati e attivi. La misura di [[stigmatizzazione (scienze sociali)|stigmatizzazione]] viene utilizzata relativamente a figure pubbliche, ma anche aziende e film, dopo che hanno fatto o detto qualcosa considerato discutibile o offensivo, in forma di protesta e [[boicottaggio]], e dunque non in forma di effettiva “cancellazione”.
 
Talvolta viene utilizzata relativamente a figure pubbliche, ma anche aziende e film, dopo che hanno fatto o detto qualcosa considerato discutibile o offensivo, in forma di protesta e [[boicottaggio]], venendo rimosso dai cataloghi o, nel caso di opere, semplicemente subendo delle modifiche.<ref>{{cita web|url=https://www.dictionary.com/e/pop-culture/cancel-culture/|sito=dictionary.com|titolo=What Does Cancel Culture Mean?|lingua=en|accesso=4 gennaio 2021}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Sophie Sills, Chelsea Pickens, Karishma Beach, Lloyd Jones, Octavia Calder-Dawe, Paulette Benton-Greig, Nicola Gavey|data=23 marzo 2016|titolo=Rape culture and social media: young critics and a feminist counterpublic|pubblicazione=Feminist Media Studies|volume=16|numero=6|pp=935–951935-951|doi=10.1080/14680777.2015.1137962|lingua=en}}</ref><ref name="Munro">{{Cita pubblicazione|cognome=Munro|nome=Ealasaid|data=23 agosto 2013|titolo=Feminism: A Fourth Wave?|url=https://www.psa.ac.uk/psa/news/feminism-fourth-wave|pubblicazione=Political Insight|volume=4|numero=2|pp=22–2522-25|doi=10.1111/2041-9066.12021|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191210124315/https://www.psa.ac.uk/psa/news/feminism-fourth-wave|accesso=4 gennaio 2021}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Sanam Yar|autore2=Jonah Engel Bromwich|data=31 ottobre 2019|titolo=Tales From the Teenage Cancel Culture|sito=The New York Times|url=https://www.nytimes.com/2019/10/31/style/cancel-culture.html|urlmorto=no|accesso=4 gennaio 2021|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200601235105/https://www.nytimes.com/2019/10/31/style/cancel-culture.html|issn=0362-4331}}</ref><ref name=":0">{{Cita news|cognome=Bromwich|nome=Jonah Engel|data=28 giugno 2018|titolo=Everyone Is Canceled|sito=The New York Times|url=https://www.nytimes.com/2018/06/28/style/is-it-canceled.html|urlmorto=no|accesso=4 gennaio 2021|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190813135512/https://www.nytimes.com/2018/06/28/style/is-it-canceled.html|issn=0362-4331}}</ref>
 
=== La caratterizzazione ''social'' ===
Sono state sollevate delle critiche sui limiti dei ''social media'', e in particolare di [[Twitter]], nel condurre delle campagne di [[Uguaglianza sociale|giustizia sociale]]. I ''social'' favoriscono lo scambio di commenti veloci, ma semplicistici e contraddittori, a svantaggio di un serio confronto sul tema. Il razzismo viene decontestualizzato e depoliticizzato; mentre la fruizione del ''social'' verte in favore di una condivisione edonistica e narcisistica della propria morale.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Gwen|cognome=Bouvier|data=2020-12|titolo=Racist call-outs and cancel culture on Twitter: The limitations of the platform’s ability to define issues of social justice|rivista=Discourse, Context & Media|volume=38|ppp=100431|lingua=ingleseen|accesso=2 giugno 2021|doi=10.1016/j.dcm.2020.100431|url=http://dx.doi.org/10.1016/j.dcm.2020.100431}}</ref><ref>[https://site.unibo.it/canadausa/it/articoli/fenomenologia-della-cancel-culture-tra-woke-capitalism-e-diritti-delle-minoranze Fenomenologia della Cancel culture: tra Woke Capitalism e diritti delle minoranze]</ref>
 
==Il dibattito sul passato==
===Rapporto con la storiografia===
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In questi casi destano sconcerto i casi effettivi di [[censura]] o di cancellazione di memorie del passato<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfoglio.it/cultura/2021/09/25/news/-basta-insegnare-che-colombo-ha-scoperto-l-america--3008900/|titolo=“Basta insegnare che Colombo ha scoperto l'America”|accesso=12 ottobre 2021|data=25 settembre 2021|autore=Giulio Meotti}}</ref>, mentre le posizioni storiografiche che si limitano a propiziare un processo di [[revisionismo]] ([[revisionismo storico|storico]], ideologico, ecc.), sia pure con tesi più o meno autorevoli, non fuoriescono dall'ambito della legittima funzione della [[critica]]<ref>Per il progetto lanciato dal The New York Times Magazine, volto a ripristinare la centralità della schiavitù nella costruzione delle società americane, v. Paul Musselwhite, Peter C. Mancall, James Horn (dir.), ''Virginia 1619: Slavery and Freedom in the Making of English America'', UNC Press, 2019; Valentine Faure, «L’esclavage, acte fondateur de l’histoire des États-Unis? », Libération, 23 juillet 2020. Per la controversia sul ruolo dei nativi americani nel discorso [[Storiografia|storico]] e nella ricerca a seguito della conferenza ''online'' della ''Historical Society of Young America'' (SHEAR) v. ''Clash of the Historians: Paper on Andrew Jackson and Trump Causes Turmoil'', The New York Times, 24 luglio 2020.</ref>.
 
Anche le diverse [[scienze umane]] su cui l'operazione impatta hanno il loro valore<ref>Rocco Sciarrone, ''Tra storia e scienze sociali'', Meridiana, No. 100 (2021), pp. 9-34.</ref>: mentre il diverso giudizio [[estetico]] delle epoche successive a quella in cui l'opera fu prodotta ha un peso nella [[critica letteraria]], il ''presentismo''<ref>François Hartog, ''Régimes d’historicité'', 2004. Esso però va nettamente distinto dall'approccio controfattuale che, contro l'insegnamento [[Benedetto Croce|crociano]] ma basandosi su solide tradizioni storiografiche, simula gli effetti di eventi non avvenuti, ma che sarebbero potuti verificarsi: Quentin Deluermoz et Pierre Singaravélou, «Explorer le champ des possibles. Approches contrefactuelles et futurs non advenus en histoire», Revue d’Histoire Moderne et Contemporaine, 59-3, 2012, p. 70-95.</ref> appare un vero e proprio [[paralogismo]], che viola la [[Giudizio di valore#Avalutatività|natura avalutativa]] delle [[scienze sociali]]<ref>[https://trafo.hypotheses.org/28808 Sabine Schülting, ''Shakespeare, History and ‘Cancel Culture’'', 3 giugno 2021].</ref> in quanto costituisce un “pregiudizio a favore del presente o degli atteggiamenti dell’oggi, specialmente nell’interpretazione della storia”<ref>Anna De Biasio, [http://acoma.it/sites/default/files/pdf-articoli/Acoma%2017%20def_0.pdf ''Una critica del cuore: la controversa vicenda degli studi su Charlotte Perkins Gilman'', Generazione woke, Ácoma n. 17, Autunno-Inverno 2019] ISSN 2421-423X, nota 30.</ref>.
===Rapporto con la letteratura===
Questo ostracismo negli Stati Uniti ha colpito alcuni scrittori famosi come [[Mark Twain]], [[Ernest Hemingway]], [[Toni Morrison]], [[Margaret Atwood]], [[J. D. Salinger|Salinger]], [[Harper Lee]], [[William Faulkner]], ma anche [[Fëdor Dostoevskij]], [[John Steinbeck]], [[Omero]], [[Philip Roth]] e il suo biografo, Blake Bailey<ref>Quest'ultimo accusato di misoginia e stupri a danni di ex studentesse, e conseguentemente la sua biografia su Roth è stata ritirata dalla circolazione: {{Cita web|url=https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/scorrettissimi-costanza-rizzacasa-d-orsogna-libro|titolo=Scorrettissimi di Costanza Rizzacasa d'Orsogna|autore=Maura Pruneri|accesso=5 maggio 2023-05-05|formato=|lingua=it|editore=Feltrinelli|data=8 luglio 2022-07-08}}</ref>.
 
Uno dei casi più dibattuti, soprattutto come esempio di ''cancel culture'' tentata ma non andata a segno, riguarda l'autrice della famosa saga di "Harry Potter", [[J. K. Rowling|J.K. Rowling]], violentemente attaccata per le sue posizioni sui transessuali. La Rowling ha strenuamente ribattuto ai propri detrattori, ribadendo le sue posizioni e non arretrando né porgendo le scuse richieste. I tentativi di provocarne il tracollo economico da parte degli attivisti sono poi andati tutti a vuoto, e la Rowling è rimasta saldamente in cima alle classifiche coi suoi lavori.<ref>{{Cita news|lingua=it-IT|url=https://www.ilgiornale.it/news/cultura-non-si-cancella-2108531.html|titolo=Chi elimina la Rowling dai suoi libri|pubblicazione=ilGiornale.it|data=2023-01-24|accesso=2025-04-12}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.huffingtonpost.it/cultura/2021/04/17/news/contro_j_k_rowling_la_cancel_culture_ha_fallito-5091635/|titolo=Contro J.K. Rowling la cancel culture ha fallito (di A. Marrocco)|sito=HuffPost Italia|data=2021-04-17|accesso=2025-04-12}}</ref>
 
== Inquadramento giuridico ==
Nella dottrina giuridica italiana si è sostenuto<ref name=NOMOS /> che «il diritto all'informazione, riflesso passivo della libertà di manifestazione del proprio pensiero, rischia di essere limitato ove un movimento di cancellazione porti ed eliminare o boicottare opinioni, personaggi o fatti storici non in linea con le idee e la sensibilità della maggioranza o comunque di un gruppo influente. Il diritto all'informazione dovrebbe invece essere completo, integrale e tenere conto anche degli elementi più “scomodi” e delle opinioni della minoranza (anche se il concetto di cancel culture non è necessariamente legato ad una idea di repressione di una “minoranza”). L'individuo deve pertanto avere la possibilità di conoscere anche i fatti storici più sgradevoli, così come le opinioni dissonanti, senza che vi sia qualcun altro in grado di decidere aprioristicamente per lui. In un contesto nel quale, invece, le opinioni venissero integralmente omologate a quelle della maggioranza o di un gruppo comunque dominante, ovvero fatti ed elementi storici ritenuti sgradevoli venissero cancellati, la conseguenza sarebbe una chiara lesione o, quantomeno, un impoverimento del dibattito democratico e del progresso anche sociale che da questo deriva»<ref>''Ibidem'', p. 3.</ref>.
 
Tale opinione appare conforme all'orientamento espresso dalla Corte Costituzionale con la sentenza 155/2002: «Il diritto all'informazione garantito dall'art. 21 Cost. deve essere caratterizzato sia dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie -così da porre il cittadino in condizione di compiere le proprie valutazioni avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali e politici differenti -sia dall'obiettività e dall'imparzialità dei dati forniti, sia infine dalla completezza, dalla correttezza e dalla continuità dell'attività di informazione erogata .[...] È in questa prospettiva di necessaria democraticità del processo continuo di informazione e formazione dell'opinione pubblica, che occorre dunque valutare la congruità del bilanciamento tra principi ed interessi diversi».
 
In sede di diritto positivo, si segnala la modifica dell'articolo 4 comma 1 del decreto legislativo n. 208/2021, recante il [[TUSMAR|testo unico dei servizi di media audiovisivi]], contenuta nel [https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2024-03-25;50 decreto legislativo 25 marzo 2024, n. 50]: esso aggiunge - tra i principi generali del sistema dei servizi di ''media'' audiovisivi e della radiofonia a garanzia degli utenti e in materia di servizi di ''media'' in ambito locale - una lettera h) secondo cui - ferma restando la libertà di espressione - va contrastata la tendenza contemporanea di
distruggere o comunque ridimensionare gli elementi o simboli della storia e della tradizione della [[Nazione]] (cancel culture)"<ref>[https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/429765.pdf XIX legislatura, Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 109], "Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, recante il testo unico dei servizi di media audiovisivi in considerazione dell’evoluzione delle realtà del mercato, in attuazione della direttiva (UE) 2018/1808 di modifica della direttiva 2010/13/UE", pagina 3 della relazione introduttiva; a pagina 28 del documento si rinviene poi, per la prima volta in un testo normativo, la locuzione ''cancel culture''.</ref>.
 
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== Bibliografia ==
*{{Cita libro|autore=[[Alan Dershowitz]]|titolo=Cancel Culture: The Latest Attack on Free Speech and Due Process|url=https://archive.org/details/cancelculturelat0000alan|editore=Hot Books|lingua=ingleseen|ISBN=978-1510764903}}
*{{Cita libro|autore=Guia Soncini|titolo=L'era della suscettibilità|anno=2021|editore=Marsilio|lingua=it|ISBN=978-8829709878}}
*{{Cita libro|autore=Emanuele Mastrangelo|autore2=Enrico Petrucci|titolo=Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia|anno=2020|editore=Eclettica|lingua=it|ISBN=978-8832165562}}
*{{Cita libro|autore=Massimo L.Salvadori|titolo=In difesa della storia - Contro manipolatori e iconoclasti|anno=2021|editore=Donzelli|lingua=it|ISBN=978-8855222679}}
*{{Cita libro|autore=Costanza Rizzacasa D'Orsogna|titolo=Scorrettissimi. La cancel culture nella cultura americana|anno=2022|editore=Laterza|lingua=it|ISBN=978-8858146989}}