Napata: differenze tra le versioni

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'''Napata''' (''Nàpata''; in [[lingua egizia|egizio]] ''Np.t''; in [[lingua greca antica|greco]] τὰ Νάπατα<ref>[http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0099.tlg001.perseus-grc1:17.1.54 Strabo, Geography, §17.1.54]</ref> e Ναπάται<ref>[https://topostext.org/work/241#N469.1 Stephanus of Byzantium, Ethnica, §N469.1]</ref>; in [[lingua latina|latino]] ''Napăta;'' in [[Lingua meroitica|meroitico]] ''Napa'')<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/napata_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ voce dell'Enciclopedia Treccani]</ref> è una località situata nella antica [[Nubia]]. Il nome attuale è [[Gebel Barkal]] ([[Sudan]]), ed è situata sulla riva orientale del [[Nilo]] nei pressi della città di Karima (18,5° N, 31,9° E) (circa 400 km a nord della capitale [[Khartum]]). Il sito era occupato da una città che costituiva l'insediamento permanente più meridionale del [[Nuovo Regno (Egitto)|Nuovo Regno d'Egitto]] (XVI-XI secolo a.C.) e il principale centro di culto nubiano del [[Divinità egizia|dio]] [[Amon]]. Fu la capitale della [[XXV dinastia egizia]] (di origini nubiane) e, dopo la sua caduta nel [[663 a.C.]], del [[Regno di Kush]]. Nel [[593 a.C.]] fu saccheggiata dagli egizi e la capitale kushita fu trasferita a [[Meroe]]. La città fu saccheggiata una seconda volta dai [[Impero romano|Romani]] nel [[23 a.C.]] ma fu ricostruita e continuò a prosperare come centro di culto di Amon.<ref>Timothy Kendall (2001), "Napata", in [[Donald B. Redford]], ''The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt'', Oxford University Press.</ref>
 
I termini "Napata" o "Periodo napatano" possono anche riferirsi alla storia del regno kushita dalla sua ascesa intorno al 750 a.C. fino al 270 a.C., quando Napata perse il primato politico in favore di Meroe, nuovo centro di potere e di sepoltura dei reali. Il periodo successivo della storia kushita è infatti quello detto "meroitico", che si concluse con il crollo del regno.<ref name="RAL">[[Richard A. Lobban]], "Napata", ''Historical Dictionary of Ancient and Medieval Nubia'' (Scarecrow, 2004), pp. 274–276.</ref>
'''Napata''' (''Nàpata''; in [[lingua egizia|egizio]] ''Np.t''; in [[lingua greca antica|greco]] τὰ Νάπατα; in [[lingua latina|latino]] ''Napăta'')<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/napata_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ voce dell'Enciclopedia Treccani]</ref> è una località situata nella antica [[Nubia]]. Il nome attuale è [[Gebel Barkal]] ([[Sudan]]), ed è situata sulla riva orientale del [[Nilo]] nei pressi della città di Karima (18,5° N, 31,9° E) (circa 400 km a nord della capitale [[Khartum]]).<br> Le gole di Napata sono citate nel opera [[Aida]] di [[Giuseppe Verdi]].
 
Le "''gole di Napata''" sono citate nell'opera ''[[Aida]]'' di [[Giuseppe Verdi]].
 
==Storia==
===Origini===
La fondazione di Napata è attribuita a [[Thutmose III]] intorno al [[XV secolo a.C.|1450 a.C.]] All'inizio del [[I millennio a.C.]], in seguito all'indebolimento del controllo egizio, divenne il centro dell'indipendente Regno di Kush. Capitale del [[Kush|regno di Nubia]], intorno al [[750 a.C.]], a seguito di alcune campagne di conquista, la città ebbe il rango di capitale dell'[[Egitto]] durante la [[XXV dinastia egizia]]. Anche con lo spostamento della capitale a [[Meroe]], Napata rimase una delle ''città sante'' ove avveniva l'incoronazione del sovrano meroitico. Con il lento declino del regno di Meroe, conclusosi col completo collasso nel [[350]] d.C. circa, la città perse importanza e venne distrutta dai [[Civiltà romana|romani]].
La fondazione di Napata è attribuita a [[Thutmose III]] intorno al [[XV secolo a.C.|1450 a.C.]], contestualmente cioè all'occupazione egizia stabile della Nubia ed all'identificazione del sito di [[Gebel Barkal]] quale confine meridionale del [[Nuovo Regno (Egitto)|Nuovo Regno d'Egitto]]. Nel 1075 a.C., il [[Primo profeta di Amon|Sommo Sacerdote di Amon]] a [[Tebe (Egitto)|Tebe]], capitale dell'Egitto, divenne abbastanza potente da limitare il potere del faraone [[Smendes I|Smendes]] della [[XXI dinastia egizia|XXI Dinastia]] post-Ramesside [[Alto Egitto|sull'Alto Egitto]]. Questo fu l'inizio del [[Terzo periodo intermedio|Terzo Periodo Intermedio]] (1075-664 a.C.). La frammentazione del potere in Egitto permise ai nubiani di riconquistare l'autonomia, sancita dalla fondazione del '''[[Regno di Kush]]''' che a Napata ebbe la sua capitale. Una stele eretta a Napata nel [[VIII secolo a.C.]] presenta un re kushita (il cui titolo è stato martellato) come l'unico sovrano legittimato dal dio Amon, nominando i re e i capi libici che condividevano l'Egitto a quel tempo e derivavano la loro legittimità dalla discrezione dei militari che li appoggiavano [https://clae.hypotheses.org/189] .
 
===Napata capitale della Nubia e dell'Egitto===
Successivamente si riprese ma mai tornò all'antico splendore e potenza. Ospita le rovine di numerosi templi e palazzi tra i quali un tempio di [[Amon]] ed uno di [[Mut]].
[[ImageFile:Kushite necklace spacer.jpg|right|thumb|Iscrizioni su una lastra d'oro ritrovata a Napata. La scrittura utilizzata è quella dei [[geroglifici egizi]]]]
Nel 750 a.C. Napata era una città sviluppata, mentre l'Egitto soffriva ancora di instabilità politica. Re [[Kashta]], il cui nome egizio significa appunto "''il Kushita''", ne approfittò e attaccò l'Alto Egitto. La sua politica fu perseguita dai successori [[Pianki]] e [[Shabaka]] (721-707 a.C.) che alla fine portarono l'intera Valle del Nilo sotto il controllo kushita nel secondo anno del suo regno. Complessivamente, i re kushiti governarono l'Alto Egitto per circa un secolo e l'intero Egitto per circa 57 anni, dal 721 al 664 a.C. Essi costituiscono la [[XXV dinastia egizia]] riportataci da [[Manetone]].
 
L'impero egiziano riunito sotto la XXV Dinastia era esteso quanto il Nuovo Regno di Thutmose e inaugurò una rinascita.<ref>{{Cita libro|autore=Diop|nome=Cheikh Anta|titolo=The African Origin of Civilization|url=https://archive.org/details/africanoriginciv00diop|anno=1974|editore=Lawrence Hill Books|città=Chicago, Illinois|pp=[https://archive.org/details/africanoriginciv00diop/page/n252 219]–221|isbn=1-55652-072-7}}</ref> La religione, le arti e l'architettura furono riportate all'antica magnificenza. [[Taharqa]] e i suoi successori costruirono o restaurarono templi e monumenti lungo tutto il Nilo: a [[Menfi (Egitto)|Menfi]], [[Complesso templare di Karnak|Karnak]], [[Kawa]], Gebel Barkal, ecc.<ref>{{Cita libro|autore=Bonnet|nome=Charles|titolo=The Nubian Pharaohs|url=https://archive.org/details/nubianpharaohsbl00unse|anno=2006|editore=The American University in Cairo Press|città=New York|pp=[https://archive.org/details/nubianpharaohsbl00unse/page/n145 142]–154|isbn=978-977-416-010-3}}</ref>
==Contatti con l'[[Impero romano]]==
[[Image:Kushite necklace spacer.jpg|right|thumb|Iscrizioni su una lastra d'oro ritrovata a Napata. La scrittura utilizzata è quella dei [[geroglifici egizi]]]]
Ai tempi di [[Augusto]] Napata era la capitale del regno nubiano di [[Meroe]] e fu conquistata dai Romani nel [[23 a.C.]].
 
Il regno di Taharqa e quello del successore [[Tanutamani]] furono segnati dai conflitti con l'impero neo-assiro. Intorno al 670 a.C., l'imperatore [[Esarhaddon]] (681-669 a.C.) conquistò il Basso Egitto ma permise ai regni locali di esistere per arruolarli come suoi alleati contro i sovrani kushiti dell'[[Alto Egitto]], accettati con riluttanza dai potentati del [[Delta del Nilo]]. Quando [[Assurbanipal]] succedette a Esarhaddon, Taharqa convinse alcuni governanti del Basso Egitto alla ribellione contro gli assiri. Assurbanipal stroncò però la coalizione e deportò i leader egizi nella sua capitale, [[Ninive]], nominando il capo [[Libu|libico]] Necao, sovrano di Menfi e [[Sais]]: [[Necao I]] fu il primo re della [[XXVI dinastia egizia]] (664-525 a.C.), nota anche come "dinastia saitica". Nel 664 a.C., gli Assiri diedero il colpo finale, saccheggiando Tebe e Menfi. Lo stesso anno, Taharqa morì. Il nuovo re kushita, Tanutamani (664–653 a.C.), uccise Necao I quello stesso anno quando tentò d'invadere il Basso Egitto. Tuttavia, Tantamani non fu in grado di sconfiggere gli Assiri, che sostenevano il figlio di Necao, [[Psammetico I]]. Tanutamani alla fine abbandonò il suo tentativo di conquistare il Basso Egitto e si ritirò a Napata. Tuttavia, la sua autorità sull'Alto Egitto fu riconosciuta fino al suo ottavo anno di regno (656 a.C.), quando Psammetico I inviò una flotta navale nell'Alto Egitto e riuscì a porre tutto l'Egitto sotto il suo controllo.
Infatti, per far fronte ad una rivolta scoppiata ad [[Alessandria d'Egitto]] nel [[25 a.C.]], [[Publio Petronio (prefetto d'Egitto)|Publio Petronio]] richiamò le truppe dalla frontiera meridionale egiziana. La candace (*), regina reggente di [[Meroe]], approfittò della situazione ed invase l'[[Egitto]], penetrando nel territorio della [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]] e saccheggiando il [[tempio]] di [[Templi di File|File]].
 
La XXV Dinastia si concluse con la ritirata dei suoi governanti a Napata. Fu lì (a [[El-Kurru]] e [[Nuri]] ) che tutti i faraoni della XXV Dinastia furono sepolti sotto le prime piramidi che la valle del Nilo aveva visto dal [[Medio Regno (Egitto)|Medio Regno]].<ref>{{Cita libro|autore=Mokhtar|nome=G.|titolo=General History of Africa|anno=1990|editore=University of California Press|città=California, USA|pp=161-163|isbn=0-520-06697-9}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Emberling|nome=Geoff|titolo=Nubia: Ancient Kingdoms of Africa|anno=2011|editore=Institute for the Study of the Ancient World|città=New York|pp=9-11|isbn=978-0-615-48102-9}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Silverman|nome=David|titolo=Ancient Egypt|url=https://archive.org/details/ancientegypt00davi_0/page/36|anno=1997|editore=Oxford University Press|città=New York|pp=[https://archive.org/details/ancientegypt00davi_0/page/36 36–37]|isbn=0-19-521270-3}}</ref> La dinastia fondata da Kashta continuò a governare lo stato kushita che fiorì a Napata e poi a [[Meroe|Meroë]] almeno fino al II secolo d.C.
Petronio condusse allora una campagna militare nel paese [[Nubia|nubiano]], 870 miglia a sud di [[Assuan]], per respingere l'esercito invasore, che fu sconfitto nel [[24 a.C.]]
 
===Napata capitale del Regno di Kush===
In seguito l'esercito egizio assieme ai Romani marciò fino alla capitale Napata, che fu saccheggiata. La candace, costretta da Petronio al pagamento di pesanti tributi, si rivolse ad [[Augusto]], con il quale sancì un trattato di pace.
[[File:Nuri main pyr.northeast.jpg|thumb|Le [[piramidi nubiane]] a [[Nuri]], sepoltura dei sovrani kushiti di Napata.]]
Napata rimase il centro del Kush per altre due generazioni, dal 650 al 590 a.C. La sua economia era essenzialmente basata sull'oro ed aveva nell'Egitto della XXVI dinastia un importante alleato economico. L'architettura, i dipinti e altre forme artistiche e culturali di Napata erano estese a tutto il paese. Le usanze funerarie praticate erano quelle egizie, inclusa la rediviva moda delle [[Piramidi nubiane|piramidi]]. Inoltre, diverse [[divinità egizia|antiche divinità egizie]] erano adorate: il dio più importante era il tebano [[Amon]] e il [[Tempio di Amon (Jebel Barkal)|Tempio di Amon]] ed il [[Tempio di Mut (Jebel Barkal)|Tempio di Mut]] erano i più importanti di Napata, situato ai piedi del Gebel Barkal.<ref>World Studies The Ancient World Chapter 3 Section 5 Pages 100, 101 and 102</ref>
 
Dopo la conquista achemenide dell'Egitto, Napata perse la sua influenza economica. La stessa regione di Napata si stava inaridendo e perdendo bestiame e messi. Un ''raid'' achemenide colpì gravemente Napata nel 591 a.C. Cresceva nel frattempo, a discapito di Napata, il potere politico ed economico di Meroe. La c.d. "[[isola di Meroe]]", una penisola formata dal Nilo e dal [[Atbara|fiume Atbarah]], era un'area ricca di ferro che stava diventando una fonte essenziale di ricchezza. [[Meroe]] alla fine divenne la capitale politica del Regno di Kush, portando all'abbandono di Napata che mantenne però il ruolo di "capitale religiosa" in quanto sede dell'incoronazione del sovrano meroitico.
(*) Candace è un titolo che veniva conferito alle regine vedove che reggevano il regno per conto dei figli minori.
 
Ai tempi di [[Augusto]], Napata era la capitale del regno kushita e fu conquistata dai Romani nel [[23 a.C.]] Infatti, per far fronte ad una rivolta scoppiata ad [[Alessandria d'Egitto]] nel [[25 a.C.]], il [[Governatori romani d'Egitto|governatore dell'Egitto romano]] [[Publio Petronio (prefetto d'Egitto)|Publio Petronio]] richiamò le truppe dalla frontiera meridionale egiziana. La [[kandake|candace]] (regina reggente di Meroe), approfittò della situazione ed invase l'[[Egitto]], penetrando nel territorio della [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]] e saccheggiando i [[templi di File]]. Petronio condusse allora 10.000 uomini in una campagna militare nel Kush, 870 miglia a sud di [[Assuan]], per respingere l'esercito invasore che fu sconfitto nel [[24 a.C.]] In seguito, i [[legionario romano|legionari]] marciarono fino a Napata che fu saccheggiata. La candace, costretta da Petronio al pagamento di pesanti tributi, si rivolse ad Ottaviano con il quale sancì un trattato di pace. Nella ''[[Res gestae divi Augusti]]'' ( "Atti del divo Augusto"), [[Augusto|Augustus]] sostiene che "una penetrazione è stato fatto per quanto riguarda la città di Napata, che è accanto a Meroe.<ref>Augustus, "The Deeds of the Divine Augustus," ''Exploring the European Past: Texts & Images'', Second Edition, ed. Timothy E. Gregory (Mason: Thomson, 2008), 119.</ref>
 
Dopo il sacco romano, Napata fu restaurata dal re [[Natakamani]], che rinnovò il tempio di Amon e costruì un palazzo. Successivamente, il sito fu abbandonato, i suoi edifici saccheggiati e distrutti. Ci sono prove circostanziali che questo potrebbe essere stato il risultato di cambiamenti religiosi.<ref>Alessandro Roccati (2003), "Napata, the Destroyed City: A Method for Plundering", in M. Liverani, ed., ''Arid Lands in Roman Times: Papers from the International Conference (Rome, July 9th–10th, 2001)'' (Florence: All'insegna del Giglio), pp. 59–64.</ref>
 
Con il lento declino del regno di Meroe, conclusosi col completo collasso nel [[350]] d.C. circa, la città perse importanza e venne distrutta dai [[Civiltà romana|romani]].
 
Successivamente si riprese ma mai tornò all'antico splendore e potenza. Ospita le rovine di numerosi templi e palazzi tra i quali un tempio di [[Amon]] ed uno di [[Mut]].
 
==Economia==
Situata in quello che oggi è il Sudan centrale, il regno di Napata disponeva di molte risorse. Molti giacimenti di rame e oro sfruttabili erano presenti in Nubia e l'[[agricoltura]] vi era possibile come in tutta la [[Valle del Nilo]], mentre le piogge invernali [[sahel]]iane facilitavano la [[pastorizia]]. Gli scavi archeologici a Gash-Barka hanno anche rivelato interessanti flussi commerciali, in particolare di [[incenso]] e gomme aromatiche ottenute dalla ''[[boswellia]]'', tra il sud della [[penisola arabica]] e il [[Mediterraneo]] attraverso Bab-el-Mandeb, la regione nubiana e le oasi del [[deserto libico]]. Questa rotta permette di raggiungere il Mediterraneo dall'Arabia senza passare per il [[Litorale levantino|Levante]] e quindi di evitare le tasse che vi si praticavano. Alcune potenze levantine, come gli Assiri durante il VII secolo a.C., con le loro alte tasse sui commerci, spinsero i mercanti a prediligere la rotta africana.<ref name=":0">{{cita libro|autore1=Damien A|autore2=Moreno-Garcia JC|titolo=L'Égypte des pharaons - De Narmer à Dioclétien|città=Parigi|editore=[[Belin éditeur|Belin]]|anno=2016|isbn=978-2-7011-6491-5|capitolo=L'Égypte prise en étau : entre Napata et Assur (751-664)}}</ref>
 
==Note==
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* Fischer. Rudolph. ''Die schwarzen Pharaonen''. Gustav Lübbe Verlag, Bergisch Gladbach 1986. ISBN 3-88199-303-7
* Kendall, Timothy. ''The Gebel Barkal Temples 1989-90: A Progress Report''. Work of the Museum of Fine Arts, Boston, Sudan Mission. Geneva: 7th International Conference for Nubian Studies, 3-8 Sept., 1990.
*Frédéric Colin, ''Le faiseur de rois et de chefs libyens, sur la stèle de Napata au Musée de Khartoum, SNM 1851'', Carnet de laboratoire en archéologie égyptienne, 6 maggio 2020, https://clae.hypotheses.org/189, consulté le 21 maggio 2020.
*[[Erik Hornung|Hornung, Erik]] . 1999. ''History of Ancient Egypt: An Introduction''. Tradotto dal [[Germania|tedesco]] da David Lorton. ''Grundzüge der ägyptischen Geschichte'' . New York, USA: Cornell University Press. {{ISBN|0-8014-8475-8}}
*Grimal, Nicolas. 1992. ''A History of Ancient Egypt'' . Tradotto dal [[Lingua francese|francese]] da [[Ian Shaw]] . ''Histoire de L'Egypte Ancienne'' . Oxford, Regno Unito: Blackwell Publishers. {{ISBN|0-631-17472-9}}
*Bianchi, Robert Steven. 1994. ''The Nubians: People of the Ancient Nile''. Connecticut, USA: Millbrook Press. {{ISBN|1-56294-356-1}}
*Taylor, John. 1991. ''Egypt and Nubia''. Londra, Regno Unito: The British Museum Press. {{ISBN|0-674-24130-4}}
*[[UNESCO]] . 2003. ''General History of Africa'' vol.2 ''Ancient Civilizations of Africa'' . Berkeley, CA: University of California Press. {{ISBN|0-435-94806-7}}
 
== Voci correlate ==
*[[Meroe]]
 
== Altri progetti ==
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{{Patrimoni Unesco|Sudan}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Siti archeologici nubiani]]