Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni
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{{Monarca
|nome = Arduino d'Ivrea
|immagine = Arduino d'ivrea.jpg
|legenda = Arduino d'Ivrea
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|titolo = [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|Re
|sottotitolo =
|inizio regno = 15 febbraio [[1002]]
|fine regno = [[1014]]
|incoronazione = 15 febbraio [[1002]]
|predecessore = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
|successore = [[Enrico II il Santo|Enrico II]]
|data di nascita = [[955]] circa
|luogo di nascita = [[Pombia]]
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}}
{{Bio
|Nome = Arduino
|Cognome =
|PostCognomeVirgola =
|ForzaOrdinamento = Arduino d'Ivrea
|Sesso = M
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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit =
}}
== Biografia ==
=== Marchese di Ivrea ===
{{vedi anche|Marca
Il marchese d'Ivrea [[Corrado d'Ivrea|Corrado Cono]] fu trasferito al [[ducato di Spoleto]], Camerino e Pentapoli delle Marche fra il 990 e il 996. L'imperatore [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]] individuò il successore in Arduino, e, intorno al [[990]] Arduino fu nominato marchese della [[marca
Tra il [[997]] e il [[999]] Arduino ebbe forti contrasti con i vescovi della sua marca, in quanto, interprete massimalista del suo ufficio pubblico, tentò di restaurare il potere pubblico marchionale contrastando l'ascesa locale dei vescovi, anche se a "livello nazionale", fuori dalla sua marca quando divenne re, non contrastò questa tendenza. Il 17 o 18 marzo del [[997]]<ref>{{Cita
Data l'inefficacia degli atti fin qua adottati, i vescovi scrissero una lettera a [[papa Gregorio V]], redatto forse in occasione di un sinodo tenuto a Pavia il 20 settembre 998 presieduto da Ottone III, che prese posizione contro l'alienazione delle proprietà degli enti religiosi, per informarlo delle azioni di Arduino e delle pene a lui afflitte<ref name=":14">{{Cita
Nel [[999]] il nuovo [[papa Silvestro II]], appena salito al soglio pontificio per volere di [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]] e già partecipe, in qualità di arcivescovo di Ravenna, al sopramenzionato sinodo a Pavia in cui era stata evidenziata la situazione, convocò Arduino a [[Roma]] e lo dichiarò ''hostis publicus'' (quindi formalmente non fu scomunicato<ref name=":8" />, anche
Nel periodo tra il 999 e il 1002 non si hanno informazioni su Arduino, se non di suo fratello Guiberto<ref>{{la}} [https://www.dmgh.de/mgh_dd_o_ii__dd_o_iii/#page/811/mode/1up Ottonis III. ''Diplomata''], a cura di Th. Sickel, in [[Monumenta Germaniae Historica|MGH]], ''Diplomata regum et imperatorum Germaniae'', Hannoverae, Impensis Bibliopolii Hahniani, 1893, vol. II/2, n. 383, p. 811, in data 1
{{Senza fonte|L'imperatore Ottone, con l'intercessione del pontefice che scomunicò i due marchesi, sollevò dall'incarico Arduino, conferendo la reggenza della marca al cugino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], incaricato anche di sedare la ribellione arduinica. Questa ulteriore scomunica non pose tuttavia fine alla lotta di Arduino. Olderico non riuscì nel suo intento, anzi, la ribellione dei conti italiani si allargò al punto che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.}}
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==== L'ascesa al trono ====
[[File:Ivrea Duomo Lapide Arduino.jpg|thumb|Duomo di Ivrea, lapide di riconciliazione di [[Warmondo]] per il millenario dall'elevazione a re d'Italia da parte di Arduino]]
Il 15 febbraio [[1002]], approfittando della morte di Ottone III avvenuta solo ventitré giorni prima, un certo<ref group="Riferimenti">Per la quantità di ''[[Grandi del regno|potentes]]'' che appoggiarono Arduino per l'elevazione al trono italico (che, si ricorda, in quest'epoca la carica di sovrano ha un carattere d'ufficio e non dinastico/ereditario) si veda {{Cita
Il cronista Adalbondo nella sua ''Vita Heinrici II imperatoris''<ref>{{la}} Adalboldo, ''[https://www.dmgh.de/mgh_ss_4/index.htm#page/686/mode/1up Vita Heinrici II imperatoris]'', a cura di G. Waitz, in ''[[Monumenta Germaniae Historica|MGH]]'', ''Scriptores'', Hannoverae, Impensis Bibliopolii Aulici Haniani, 1841, vol. 4, p. 687.</ref>, fornisce la lista dei nemici di Arduino al momento dell'incoronazione, pur non essendo un elenco esauriente e a tratti discutibile<ref>{{Cita
Gli storici hanno individuato altri possibili sostenitori, come il [[vescovo di Lodi]] [[Andrea (vescovo di Lodi)|Andrea]]<ref name=":2">{{Cita ==== Lotta con Enrico II ====
[[Enrico II il Santo|Enrico II]] in un primo tempo decise di contrastare e deporre Arduino (1002) inviando delle truppe in Italia aventi come capo [[Ottone I di Carinzia|Ottone]], [[Ducato di Carinzia|duca di Carinzia]] e [[Marca di Verona|margravio di Verona]]. Tuttavia, grazie ad alcune abili mosse di Arduino, l'esercito di Ottone venne bloccato alle Chiuse dell'[[Adige]] nella valle del [[Brenta]] (attuale [[Val Sugana]]) e sconfitto, dopo aver cercato di accerchiare il nemico, tra il [[1002]] e il [[1003]]. Arduino, secondo alcune fonti, conquistò così anche il titolo di [[Marca di Verona|marchese di Verona]]<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=|cognome=Notteriva|data=31 luglio 2018|titolo=Alessandro Barbero Re Arduino Sans despartir 2015|rivista=|volume=|numero=|accesso=28 novembre 2018|url=https://www.youtube.com/watch?v=ufip_8JwW9A}}</ref>.
Visto tale rovescio militare per le milizie dei vescovi e le truppe imperiali, Enrico, ormai sovrano incontrastato dei Franchi Orientali, nell'aprile [[1004]] calò in [[Italia]] con un poderoso esercito. L'esercito italico si disperse senza combattere<ref name=":3" /> e Arduino fu costretto a ripiegare nella sua marca. Enrico II giunse a Verona, ove giunse il marchese Tedaldo di Canossa. Da [[Verona]], andò a [[Brescia]], ove incontrò il vescovo della città e l'arcivescovo di Ravenna con tutti i suoi suffraganei. Da Brescia, Enrico II si recò a Bergamo (il vescovo della città [[Reginfredo]] probabilmente cambiò fronte, sostenendo Enrico II), ove venne accolto dall'arcivescovo di Milano Arnolfo e quindi tutto il seguito si recò a Pavia<ref name=":3" />, ove Enrico II, il 14 maggio, si fece eleggere re d'Italia per poi il giorno seguente essere incoronato nella [[Basilica di San Michele Maggiore|chiesa di San Michele]]<ref name=":3" />. I pavesi si ribellarono al nuovo sovrano e lo costrinsero a fuggire dalla città; i disordini provocarono un incendio in città; da segnalare che il vescovo pavese Guido non si sa quali delle due parti sostenesse<ref name=":3" />. Dal marzo del suddetto anno, non vennero emanati documenti che conteggiavano gli anni dall'ascesa al trono di Arduino nell'area padano-piemontese<ref name=":3" />. I sostenitori di Arduino diminuirono ulteriormente con la morte, nello stesso anno, del [[vescovo di Cremona]] Olderico, che aveva mostrato simpatie arduiniche, venendo elevato al soglio episcopale Landolfo, appartenente alla cappella regia di Enrico II<ref name=":3" />; inoltre il [[vescovo di Como]], Pietro III, cancelliere di Arduino, venne sostituito dal transalpino Eberardo<ref group="Riferimenti">Enrico II scelse in questa posizione di potere strategica (infatti Como controllava gli itinerari alpini più rapidi per giungere a Pavia e Milano) un suo stretto collaboratore; forse da identificare con un altro [[Eberardo I di Bamberga|Eberardo]], che nel 1007 lasciò la cattedra episcopale comasca per diventare [[Vescovo di Bamberga|vescovo della neonata diocesi Bamberga]], cara al sovrano, per essere sostituito dal cappellano regio Alberico</ref><ref name=":3" />; il vescovo di Asti [[Pietro (vescovo di Asti)|Pietro]], nipote del vescovo di Como, invece, rimase fedele ad Arduino<ref name=":4">{{Cita
Dopo l'incoronazione di Enrico II, segue un decennio, quello tra il 1004 e il 1013/1014, scarsamente documentato, in cui si hanno poche informazioni e per di più di difficile individuazione cronologica precisa<ref name=":4" />.
In questa fase di debolezza, Arduino venne assediato nel castello di Sparone, ma egli riuscì a vincere l'assedio e lui e i suoi "Sparonisti"<ref group="Riferimenti">L'assedio di Sparone divenne un episodio capitale per gli avversari di Arduino, a giudicare dai continui accenti alla fortezza da parte di Leone di Vercelli. Benzone di Alba, decenni dopo, definisce Arduino «bestia Sparonis» mentre i suoi sostenitori sono definiti nei suoi scritti «Sparonisti»). Si veda {{Cita
Nonostante questi sforzi, Arduino non poté supportare ulteriormente la situazione politica: Enrico II, che nel frattempo si era dovuto occupare di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao di Polonia]], [[Italienzug|scese nuovamente in Italia]] nel [[1013]]; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino): in tale frangente, gli [[Obertenghi]] furono annichiliti dal sovrano, alcuni di loro imprigionati e trasferiti Oltralpe<ref group="Riferimenti">Tietmaro (si veda {{Cita
=== Ritiro e morte ===
Si ritirò quindi nell'[[abbazia di Fruttuaria]] a [[San Benigno Canavese]], eretta sul confine della diocesi di Ivrea e Torino pochi anni prima a inizio secolo da [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], [[Abbazia di San Benigno (Digione)|abate di San Benigno]] di [[Digione]], per volontà dei de Vulpiano, stirpe a cui il neo abate apparteneva e fedeli di Arduino<ref name=":6">{{Cita
Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI" /> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]]. [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]] riferisce che la sua morte avvenne il 30 ottobre del medesimo anno<ref name=CT205 >{{Cita
Nonostante la sua morte, i suoi fedeli, con l'aiuto contingente
== Matrimonio e figli ==
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*[[Arduino II d'Ivrea|Arduino]] (detto anche Ardicino), da taluni considerato successore del padre alla marca d'Ivrea nel 999<ref name="EBU" />, ma oggi considerato improbabile<ref name=":8" />;
* Ottone, citato in un diploma
* Guiberto, che, assieme ai fratelli, tentò un'alleanza provvisoria poco dopo la morte del loro padre con il marchese di Torino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], che si fa giurare fedeltà agli abitanti di Ivrea<ref>{{Cita
Arduino avrebbe avuto anche un altro figlio, Reghino, presente nella cronaca di Fruttuaria ma in realtà mai esistito: esso infatti non compare in nessuna altra fonte e fu inventato di sana pianta dai conti di Valperga per legittimarsi<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Soglie del Medioevo. Le grandi questioni, i grandi maestri|anno=2016|editore=Donzelli|p=327|ISBN=9788868435240}}</ref>.
== Le vicende delle spoglie di Arduino ==
[[File:Castello Masino 02.JPG|left|thumb|Il [[castello di Masino]] dove sono conservate le spoglie di Arduino]]
Nel 1525 il cardinale [[Bonifacio Ferrero]], abate di Fruttuaria, considerava indegno il fatto che le ceneri di Arduino, scomunicato in vita dal vescovo d'Ivrea, fossero conservate come preziose reliquie sotto l'altare maggiore dell'abbazia e venisse a loro un vero e proprio culto, come se fosse un santo. Decise dunque di violare il sepolcro e di seppellire in terra sconsacrata le ceneri che si erano conservate<ref name=":10">{{Cita
Nel 1658 il conte [[Filippo San Martino di Agliè]], favorito della reggente del ducato di Savoia [[Cristina di Borbone-Francia]] e celebre commediografo che pretendeva di discendere da re Arduino, chiese all'abate Paolo Grato Gromo di Ternengo di poter riesumare i resti di Arduino dall'orto del monastero e di poterle trasportare nel suo [[Castello Ducale di Agliè|castello di Agliè]]. Il conte non era nuovo ad atti di tal tipo, tanto che l'anno precedente aveva ottenuto le presunte ceneri di [[Anscario I|Attone Anscario]], morto nell'898 e capostipite dei marchesi d'Ivrea, e le aveva sepolte nella [[Pieve di San Lorenzo (Settimo Vittone)|chiesa di San Lorenzo]] in Castello a [[Settimo Vittone]]<ref name=":10" />.
Nel 1764 il castello di Aglié venne acquistato da [[Carlo Emanuele III di Savoia]] allo scopo di darlo in appannaggio al ramo cadetto dei [[Duca di Chiablese|duchi di Chiablese]]<ref name=":022">{{Cita|Pene Vidari|pp. 88-89}}.</ref>, al quale nulla importava delle spoglie di Arduino. Nel 1769 i resti furono trafugati dalla marchesa Cristina di Saluzzo Miolans,
Racconta [[Giuseppe Giacosa]] che: <br />
{{Citazione|...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria...}}
La cassetta con le presunte ceneri di Arduino
==La sua figura==
La figura di Arduino, come rilevato dallo storico canavesano del XIX secolo [[Antonino Bertolotti]], non godeva nel [[Canavese]] di grande fama, fama che riuscì ad acquisire nell'immaginario collettivo e folcloristico grazie al suddetto studioso e ai suoi epigoni, i quali esagerarono la considerazione che Arduino deteneva per il folclore locale, fatto in realtà decisamente recente e a loro contemporaneo<ref name=":102">{{Cita
La cultura e la [[storiografia]] romantica resero popolare la figura di Arduino di Ivrea, vedendo in lui un esponente precoce della lotta per la liberazione dell'Italia dalle catene della dominazione straniera, attribuendo un significato simbolico alla sua nomina a [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re d'Italia]].
Per contro, la [[Chiesa (comunità)|Chiesa]], memore delle sanguinarie scorribande di Arduino contro i [[Diocesi di Ivrea|vescovi di Ivrea]] e di [[Arcidiocesi di Vercelli|Vercelli]], aveva teso in passato a ridimensionarne la statura politica e militare, vedendo nelle sue gesta la mera brama di potere e la mancanza di rispetto per le prerogative ecclesiastiche.
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Una così ampia diffusione di manifestazioni folcloristiche (che coinvolgono amministrazioni locali, associazioni e gruppi in costume) va spiegata facendo riferimento a quella che è stata nel tempo la costruzione del mito di Arduino.
La genesi del mito (dopo secoli di '' damnatio memoriae'') è da collocarsi verso il XIV secolo quando i "conti del Canavese" - vale a dire i [[Valperga (famiglia)|conti di Valperga]], di San Martino ed altri - rivendicarono, per ragioni di prestigio e di legittimazione dei loro domini, una discendenza da Arduino, ultimo signore della marca d'Ivrea<ref>
Consolidatosi nel [[Canavese]] il dominio dei Savoia, con la storiografia del [[XVII secolo]], più attenta alla autorevolezza delle fonti, le ragioni per sviluppare il mito di Arduino sono quelle di "ricordare che principi italiani avevano dal Piemonte retto legittimamente gran parte dell'Italia settentrionale"<ref>{{cita libro|Aldo|Garosci
È ovviamente con il [[Risorgimento]] che tale messaggio "patriottico" trova più vasto ascolto: le vicende di Arduino incoronato re d'Italia vengono esaltate al di là del loro reale significato storico. A tale esaltazione patriottica si connette la [[Romanticismo|cultura]] romantica del [[XIX secolo]] (che trova un valido esponente in Canavese nella figura di [[Giuseppe Giacosa]]) che si compiace di un Medioevo leggendario fatto di castelli, armature e coraggiosi cavalieri.
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|volume = 4
|accesso = 10 dicembre 2017
|cid=DBI
}}
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* [[Ludovico Antonio Muratori]],''Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750'', Firenze 1827.▼
* {{cita libro|Valter|Fascio
* {{cita libro|Niccola|Gabiani|Asti nei principali suoi ricordi storici|1927-1934|volume=voll. 1-3|Tipografia Michele Varesio|Asti|url=https://books.google.it/books/about/Asti_nei_principali_suoi_ricordi_storici.html?id=bmoZAQAAMAAJ&redir_esc=y|cid=Gabiani}}
* {{cita libro|autore1=Maria Luisa Moncassoli Tibone|autore2=L. M. Cardino|titolo=Il Canavese. Terra di storia e di arte|editore=Omega|città=Torino|anno=1993}}
▲* {{cita libro|autore=[[Ludovico Antonio Muratori]]
▲* Fascio V., ''Giallobenigno ovvero enigma in luogo di Fruttuaria'', Torino, 2005.
* {{cita libro|Pietro|Ramella|Yporegia - Ivrea e Canavese nel Medioevo|1997|Banca di credito cooperativo di Vische e del Canavese|Ivrea}}
▲* AA.VV., ''Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia'', pubblicazione a cura dell'Associazione di Storia e Arte Canavesana, [[U. Allemandi & C.]], Torino, 2002
* {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali|anno=1995|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Sergi 1995|isbn=9788806130589}}
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**{{cita libro|autore-capitolo=Giuseppe Sergi|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|cid=Sergi 2018}}
**{{cita libro|autore-capitolo=Alfredo Lucioni|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|cid=Lucioni}}
**{{Cita libro|autore-capitolo=Gian Savino Pene Vidari|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Canavese, Arduino. Aspetti socio-istituzionali|cid=Pene Vidari}}
**{{Cita libro|autore=Umberto Levra|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|cid=Levra}}
*{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|ISBN=978-8833390857|cid=''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei}}
*{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|altri=cura e traduzione di Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|ISBN=978-88-99959-29-6||cid=''Chronicon'', tr. di P. Bugiani}}
== Voci correlate ==
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*[[Basilica di San Michele Maggiore]]
*[[Regno d'Italia (Sacro Romano Impero)|Regno d'Italia]]
*[[Arduino (hardware)]]
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