Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni

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{{Monarca
{{WIP open|Fabio Daziano|3=03 maggio 2023}}{{Monarca
|nome = Arduino d'Ivrea
|immagine = Arduino d'ivrea.jpg
|legenda = Arduino d'Ivrea
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|titolo = [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|Re d'Italiadegli Italici]]
|sottotitolo = (formalmente '''Re degli Italici''')
|inizio regno = 15 febbraio [[1002]]
|fine regno = [[1014]]
|incoronazione = 15 febbraio [[1002]]
|predecessore = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
|successore = [[Enrico II il Santo|Enrico II]]
|data di nascita = [[955]] circa
|luogo di nascita = [[Pombia]]
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}}
{{Bio
|Nome = Arduino di Dadoned'Ivrea
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = odetto anche ''' Arduino dadi PombiaDadone''', meglio conosciuto comeo '''Arduino d'Ivreada Pombia'''
|ForzaOrdinamento = Arduino d'Ivrea
|Sesso = M
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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è statofu [[Marca d'Ivrea#Marchesi|marchese d'Ivrea]] dal [[990]] alla morte e poi [[ReSovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re d'Italia]] dal [[1002]] al [[1014]]
}}
 
== Biografia ==
NelArduino nacque nel [[955]] circa nacque Arduino, figlio, secondo una ipotesi tradizionale, del conte [[Dadone di Pombia]]. La sua ascendenza dagli [[Anscarici]] non è certa (si veda la pagina del padre per approfondire).
 
=== Marchese di Ivrea ===
{{vedi anche|Marca di d'Ivrea}}
Il marchese d'Ivrea [[Corrado d'Ivrea|Corrado Cono]] fu trasferito al [[ducato di Spoleto]], Camerino e Pentapoli delle Marche fra il 990 e il 996. L'imperatore [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]] individuò il successore in Arduino, e, intorno al [[990]] Arduino fu nominato marchese della [[marca di d'Ivrea]]<ref>{{cita|Gabiani|vol. I, p. 444}}.</ref> {{Senza fonte|e nel 991 [[Conte palatino|conte di palazzo]]}}<ref>N. Gabiani, ''Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3.'', 1927-1934, vol. I, pag. 444.</ref>. La marca<ref group="Riferimenti">Come specificato da Giuseppe Sergi: «Ivrea era un centro di potere tradizionale molto consolidato. Era stata capoluogo di un [[Ducato di Ivrea|ducato longobardo]] ed era stata fino al 950 centro di una dominazione marchionale che comprendeva anche Torino e si estendeva su gran parte del Piemonte e della Liguria. Dopo il 950 era sopravvissuta una marca eporediese di dimensioni più ridotte, limitata al Piemonte nord-orientale e ai comitati che ho prima ricordati.» Lo storico prosegue definendo, per questa altezza cronologica, cosa era una marca: «Le definizioni di «marca» sono sempre un po' discutibili, perché normalmente i marchesi erano conti in prima persona nei singoli diversi comitati, e a differenza di questi ultimi probabilmente la marca non era una vera circoscrizione pubblica, bensì un ambito di coordinamento militare». Per approfondire, si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=17, più note 13 e 14|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> comprendeva i comitati di [[Ivrea]], [[Vercelli]], [[Pombia]]-[[Novara]], della [[val d'Ossola]]<ref group="Riferimenti">Per una mappa dei suoi possedimenti marchionali, si veda {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)1995|Giuseppe Sergi]]|titolo=I confini del poterep. Marche e signorie fra due regni medievali|anno=1995|editore=Einaudi|città=Torino|p=149}} .</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|curatore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]2018|p=15|capitolo=Arduino,. la vicenda di un anomalo marchese-re|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Alfredo Lucioni<ref name=":16">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=49-51|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, sulla scorta di Francesco Panero<ref>{{cita libro|autore=Francesco Panero, ''|titolo=Una signoria vescovile nel cuore dell'impero. Funzioni pubbliche, diritti signorili e proprietà della Chiesa di Vercelli dall'età tardocarolingia all'età sveva'', |collana=Biblioteca della Società storica vercellese, |città=Vercelli, |editore=Società Storica Vercellese, |anno=2004, |posizione=pp. 51-52 e p. 69 nota 44.}}</ref>, avanza l'ipotesi che la sua ascesa fu dovuta all'imperatrice madre (in quel momento reggente) [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]], sulla base di un diploma emesso da Arduino cinque giorni dopo l'incoronazione, in cui conferma dei beni e diritti dell'[[Monastero di San Salvatore (Pavia)|abbazia di San Salvatore]] di [[Pavia]]: in esso, infatti, cita la ormai defunta imperatrice, cosa mai fatta in nessun diploma dell'abbazia precedente al suo. Adelaide avrebbe elevato Arduino in contrasto alla stirpe anscarica (se si parte dal presupposto che Arduino non ne faceva parte), favorendo il figlio di Dadone, titolare del comitato di Milano (anche se tale attribuzione è nuovamente non certa), città situata nei pressi di Como, sede del vescovo Pietro, alleato di Adelaide e possibile sponsorizzatore di Arduino per la carica marchionale, oltre che suo futuro sostenitore per la sua ascesa al trono italico. Tutto ciò che è sicuro riguardo alla sua ascesa a marchese di Ivrea è che essa poteva «essere stata esito di un trasferimento, suggerito dall'appartenenza a una famiglia influente, titolare di poteri ufficiali in un'area più orientale (lombarda) rispetto a Ivrea [data la probabile appartenenza del padre Dadone al milanese]; oppure può essere l'ascesa di un ''homo novus'', scelto dal re per la sua intraprendenza militare e perché meritava fiducia»<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)2018|Giuseppep. Sergi]]|curatore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=18|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
Tra il [[997]] e il [[999]] Arduino ebbe forti contrasti con i vescovi della sua marca, in quanto, interprete massimalista del suo ufficio pubblico, tentò di restaurare il potere pubblico marchionale contrastando l'ascesa locale dei vescovi, anche se a "livello nazionale", fuori dalla sua marca quando divenne re, non contrastò questa tendenza. Il 17 o 18 marzo del [[997]]<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=44, nota 65|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> il [[vescovo di Vercelli]], [[Pietro di Vercelli|Pietro]], venne assassinato da un gruppo di ''milites'' del vercellese fedeli ad Arduino<ref group="Riferimenti">I nomi degli esecutori materiali dell'assassinio sono citati in un diploma di Ottone III del 7 maggio 999: «''Damus omnia predia Ardoini filii Daidonis, quia hostis publicus adiudicatus episcopum Petrum Vercellensem interfecit et interfectum incendere non expavit, et predia eorum qui exploratu armis et ipsis manibus huic crudelitati interfuerunt, id est filiorum Teperti de Cassale Goslini, Aimini de Liuurno, Alberti et Gribaldi de Vnglano''». {{la}} [https://www.dmgh.de/mgh_dd_o_ii__dd_o_iii/#page/749/mode/1up Ottonis III. ''Diplomata''], a cura di Th. Sickel, in [[Monumenta Germaniae Historica|MGH]], ''Diplomata regum et imperatorum Germaniae'', Hannoverae, Impensis Bibliopolii Hahniani, 1893, vol. II/2, n. 323, pp. 749-750).</ref>. A [[Ivrea]], invece, il vescovo [[Warmondo]], intento a recuperare il controllo sulla vassallità episcopale e sul complesso patrimoniale diocesano, minacciò Arduino di scomunicarlo e di porre su di lui un anatema, e, dato che non venne ascoltato, scomunicò Arduino unitamente al fratello Amedeo, ad un certo Everardo e i ''milites'' vescovili e cittadini di Ivrea sostenitori del marchese<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=40-42|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
Data l'inefficacia degli atti fin qua adottati, i vescovi scrissero una lettera a [[papa Gregorio V]], redatto forse in occasione di un sinodo tenuto a Pavia il 20 settembre 998 presieduto da Ottone III, che prese posizione contro l'alienazione delle proprietà degli enti religiosi, per informarlo delle azioni di Arduino e delle pene a lui afflitte<ref name=":14">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=42-43|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Il papa quindi scrisse a sua volta una lettera ad Arduino datata gennaio 999, in cui lo minacciò di cessare con le sue azioni contro i vescovi della sua marca pena l'anatema nella Pasqua di quell'anno (in tale lettera non vi è menzione dell'uccisione del vescovo di Vercelli Pietro, ricordata inoltre solo in maniera implicita dai vescovi nella lettera inviata in precedenza al pontefice)<ref name=":14" />.
 
Nel [[999]] il nuovo [[papa Silvestro II]], appena salito al soglio pontificio per volere di [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]] e già partecipe, in qualità di arcivescovo di Ravenna, al sopramenzionato sinodo a Pavia in cui era stata evidenziata la situazione, convocò Arduino a [[Roma]] e lo dichiarò ''hostis publicus'' (quindi formalmente non fu scomunicato<ref name=":8" />, anche perché lo era già prima) di fronte al [[sinodo]] e allo stesso imperatore<ref name="DBI">[[Girolamo Arnaldi]], [http://www{{cita|DBI}}.treccani.it/enciclopedia/re-d-italia-arduino_(Dizionario-Biografico)/ «ARDUINO, re d'Italìa»], ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref><ref name="EBU">AA.VV., [http://www.treccani.it/enciclopedia/arduino-re-d-italia/ Arduino re d{{cita|'Italia], ''[[Enciclopedia biografica universale]] Treccani'', edTreccani. [[2006]]}}</ref><ref name=":15">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=38-39|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Egli si assunse la colpa dell'assassinio del vescovo di Vercelli Pietro e la pena prevedeva che vivesse separato da tutti, che rinunciasse a vestirsi con abiti di lino e a non mangiare più carne, a non avere più i sacramenti, che girasse disarmato e a non dormire per più di due notti di fila nello stesso luogo, eccezion fatta in caso di malattia; la pena alternativa era di farsi monaco<ref name=":15" />. Per quanto riguarda la tarda azione papale nei confronti di Arduino, avvenuta ben due anni dall'uccisione del vescovo di Vercelli Pietro, essa è spiegabile dal fatto che Gregorio V fu cacciato da Roma nell'autunno del 996 fino a inizio del 998, quando Ottone III rovesciò l'antipapa [[Giovanni Filagato]] (Giovanni XVI), senza contare la morte del suddetto papa. Però bisogna considerare che, nel periodo dell'esilio forzato di Roma, Gregorio V era a Pavia, fisicamente vicino al luogo dell'assassinio di Pietro, ma a ciò non conseguì nessuna immediata reazione<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=45-46|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Anche l'atteggiamento imperiale fu ambivalente, ed Ottone III nella lotta tra i vescovi della marca di Ivrea ed Arduino assunse un atteggiamento di neutralità e ciò è dovuto al dominio presso la corte di [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]], nonna e reggente dell'imperatore, probabile protettrice di Arduino e possibile artefice della sua ascesa al potere: tal riposizionamento di potere presso la corte imperiale è visibile nella lotta contro il già citato antipapa Giovanni Filagato, ex protetto della defunta [[Teofano Scleraina|Teofano]] e rivale di Adelaide<ref name=":16" />.
 
Nel periodo tra il 999 e il 1002 non si hanno informazioni su Arduino, se non di suo fratello Guiberto<ref>{{la}} [https://www.dmgh.de/mgh_dd_o_ii__dd_o_iii/#page/811/mode/1up Ottonis III. ''Diplomata''], a cura di Th. Sickel, in [[Monumenta Germaniae Historica|MGH]], ''Diplomata regum et imperatorum Germaniae'', Hannoverae, Impensis Bibliopolii Hahniani, 1893, vol. II/2, n. 383, p. 811, in data 1°º novembre 1000).</ref>, definito ''comes'', che presenziò in un placito a Pavia in cui era presente Ottone III, e il figlio [[Arduino II d'Ivrea|Ardicino]]<ref>''I placiti del Regnum Italiae»'', a cura di C. Manaresi, Fonti per la storia d'Italia, 96, Roma, Istituto storico italiano per il medioevo, 1957, vol. II/1, n. 266, p. 476.</ref>, convocato al [[Palazzo Reale (Pavia)|palazzo regio]] a Pavia ma ivi fuggito di notte prima di incontrare l'imperatore<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=54, nota 108|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Per quanto riguarda quest'ultimo, l'ipotesi secondo cui venne investito della marca il suddetto figlio<ref name="EBU" />, risulta poco probabile<ref name=":8">{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)2018|Giuseppep. Sergi]]|curatore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=20|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. L'assenza di notizie dirette riguardo all'agire politico di Arduino non deve essere scambiata per una sua «sterilizzazione politica»<ref name=":17">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=54|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> a seguito degli eventi romani o non si spiegherebbe la sua ascesa al trono pochi anni dopo. Come evidenziato da Alfredo Lucioni fu «certo una efficace integrazione fra alte protezioni politiche, capacità di mobilitazione di forze militari adesioni nel mondo religioso a permettere al marchese di superare senza troppi danni la condanna romana nella primavera del 999, la morte dell'imperatrice Adelaide il 16 dicembre dello stesso anno e la progressiva ascesa di Leone di Vercelli grazie alle sue relazioni con Ottone III e con Silvestro II»<ref name=":17" />.
 
{{Senza fonte|L'imperatore Ottone, con l'intercessione del pontefice che scomunicò i due marchesi, sollevò dall'incarico Arduino, conferendo la reggenza della marca al cugino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], incaricato anche di sedare la ribellione arduinica. Questa ulteriore scomunica non pose tuttavia fine alla lotta di Arduino. Olderico non riuscì nel suo intento, anzi, la ribellione dei conti italiani si allargò al punto che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.}}
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==== L'ascesa al trono ====
[[File:Ivrea Duomo Lapide Arduino.jpg|thumb|Duomo di Ivrea, lapide di riconciliazione di [[Warmondo]] per il millenario dall'elevazione a re d'Italia da parte di Arduino]]
Il 15 febbraio [[1002]], approfittando della morte di Ottone III avvenuta solo ventitré giorni prima, un certo<ref group="Riferimenti">Per la quantità di ''[[Grandi del regno|potentes]]'' che appoggiarono Arduino per l'elevazione al trono italico (che, si ricorda, in quest'epoca la carica di sovrano ha un carattere d'ufficio e non dinastico/ereditario) si veda {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito2018|editore=[[ilpp. Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=32-33, nota 24|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> gruppo di ''[[Grande del regno|potentes]]'' elessero a [[re d'Italia]] Arduino, venendo incoronato dal vescovo di Pavia Guido<ref group="Riferimenti">In realtà sembra che il vescovo non partecipò attivamente all'incoronazione: questo dato è una congettura dell'erudito pavese del XIX secolo Giuseppe Robolini, anche se questo assunto è ripreso come vero da Guido P. Majocchi, ''Pavia città regia. Storia e memoria di una capitale medievale'', Roma, Viella, 2008, p.65. Per i dettagli, si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=54, nota 108|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> nella [[basilica di San Michele Maggiore]] della città<ref>{{la}} ''[https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&l=it&bandnummer=bsb00000858&pimage=00533&v=100&nav= Catalogi regum Italicorum Oscelenses]'', in [[Monumenta Germaniae Historica|MGH]], ''Scriptores rerum Longobardicarum et Italicarum'', a cura di G. Waitz, Hannoverae, Impensis Bibliopolii Hanhiani, 1878, p. 520, citato da {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=55|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Arduino aveva il sostegno di almeno alcune grandi famiglie, tra cui gli [[Obertenghi]], stirpe di appartenenza della moglie [[Berta degli Obertenghi (regina d'Italia)|Berta]]<ref name=":8" />, aspiranti alla [[Marca di Tuscia|carica marchionale di Tuscia]], carica non occupata dalla morte del marchese [[Ugo II di Toscana|Ugo II]] il 21 dicembre 1001 e non assegnata per la morte, avvenuta un mese dopo, di Ottone III, e, da essa, forse, aspirarono al trono italico<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)2018|Giuseppep. Sergi]]|curatore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=33, nota 25|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, anche se tali ipotesi riguardo a tali ambizioni non è universamenteuniversalmente accettata<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)2018|Giuseppep. Sergi]]|curatore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=34, nota 26|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Ulteriori suoi sostenitori furono il già citato [[vescovo di Como]] Pietro ed il [[vescovo di Asti]] [[Pietro (vescovo di Asti)|Pietro]] (forse figlio del [[Conti palatini di Lomello|conte di Lomello]] Cuniberto e quindi nipote del vescovo di Como citato poc'anzi)<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=52-54|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Ciò mostra che in realtà «Arduino trovò appoggi al di fuori dell'ambiente sociale dei ''secundi milites'' scontenti delle politiche episcopali al quale la vecchia storiografia aveva circoscritto la cerchia dei suoi seguaci»<ref name=":1" />, radunando attorno alla propria figura «una solidarietà composita, che sulla base di interessi anche molto lontani percorreva e spaccava verticalmente la società»<ref>{{cita libro|autore=Germana Gandino, ''|capitolo=Orizzonti politici ed esperienze culturali dei vescovi di Vercelli tra i secoli IX e XI'', in Ead., |titolo=Contemplare l'ordine. Intellettuali e potenti dell'alto medioevo, |città=Napoli, |editore=Liguori, |anno=2004, |p. =74.}}</ref>.
 
Il cronista Adalbondo nella sua ''Vita Heinrici II imperatoris''<ref>{{la}} Adalboldo, ''[https://www.dmgh.de/mgh_ss_4/index.htm#page/686/mode/1up Vita Heinrici II imperatoris]'', a cura di G. Waitz, in ''[[Monumenta Germaniae Historica|MGH]]'', ''Scriptores'', Hannoverae, Impensis Bibliopolii Aulici Haniani, 1841, vol. 4, p. 687.</ref>, fornisce la lista dei nemici di Arduino al momento dell'incoronazione, pur non essendo un elenco esauriente e a tratti discutibile<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=55|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. La lista comprende il marchese [[Tedaldo di Canossa]], l'[[arcivescovo di Ravenna]] Federico<ref>{{treccani|federico_(Dizionario-Biografico)|Federico}}</ref><ref group="Riferimenti">Nel già citato diploma emesso pochi giorni l'incoronazione a favore dell'[[Monastero di San Salvatore (Pavia)|abbazia di San Salvatore]] di [[Pavia]], retta dall'abate Andrea, confermò al monastero alcuni beni e diritti preesistenti, ma, in più, ridiede al monastero il controllo (o quantomeno il diritto) sull'[[abbazia di Pomposa]], che era passata meno di un anno prima all'arcidiocesi di Ravenna a seguito di un'assemblea svoltasi il 4 aprile 1001 all'interno della [[basilica di Sant'Apollinare in Classe]] di Ravenna davanti a papa Silvestro II, in precedenza arcivescovo della suddetta diocesi, e di Ottone III. Per approfondire, si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=63-64|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, il [[vescovo di Modena]], il [[vescovo di Novara]] [[Pietro III (vescovo di Novara)|Pietro III]] e il [[vescovo di Vercelli]] [[Leone di Vercelli|Leone]], principale<ref group="Riferimenti">Tale ruolo di "principale" nemico di Arduino fu affibbiato dallo storico del XIX secolo [[Luigi Provana del Sabbione|Luigi Provana]], sicome vedaevidenziato da {{Cita librocita|autore=Umberto Levra|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=133|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> nemico di Arduino. Un ulteriore nemico non citato dal cronista fu senza alcun dubbio il [[vescovo di Parma]] e cugino di Tedaldo Sigifredo<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=63, nota 143|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, oltre che il già citato [[vescovo di Ivrea]] [[Warmondo]], forse sostituito brevemente da Arduino nella cattedra episcopale con un certo Ottobiano<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=69-73|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Un ulteriore possibile avversario fu il [[vescovo di Torino]] [[Gezone]]<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=80-81|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. In posizione più ambigua, ma favorevole ad Enrico II, Adalbondo riporta l'[[arcivescovo di Milano]]<ref group="Riferimenti">Milano, possibile area di origine o di esercizio della carica comitale del padre di Arduino, Dadone, era nell'area di influenza dei principali alleati di Arduino, gli Obertenghi. Da notare che Arduino donò un pallio alla Chiesa milanese e che gli atti privati redatti tra il 1002 e il 1004 a Milano e nell'area a nord di essa sono datati a partire dalla salita al trono di Arduino. Si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=56-57|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> [[Arnolfo II da Arsago|Arnolfo]] (di ritorno dall'[[Impero bizantino]], da dove aveva scortato fino a [[Bari]] la promessa sposa di Ottone III, [[Zoe Porfirogenita|Zoe]]), il [[vescovo di Cremona]] Olderico<ref group="Riferimenti">Della [[Conti del Seprio|stirpe comitale dei Seprio]], distretto a nord di Milano, era un protetto di Adelaide. In una carta risulta che il vescovo accettò la conferma di alcuni beni da parte del messo Adelelmo detto Azzo, messo di Arduino, Difficilmente quindi fu avversario di Arduino. Si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=57-58|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, il [[vescovo di Piacenza]] Sigifredo<ref group="Riferimenti">Della stirpe comitale dei de Besate, la posizione di Sigifredo è di difficile interpretazione: forse in un primo momento fu favorevole ad Arduino, ma la cosa non è certa. Si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=58-59|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, il già menzionato vescovo di Pavia Guido (che risulta improbabile fosse nemico di Arduino), il [[vescovo di Brescia]]<ref group="Riferimenti">Brescia [[Contea di Brescia|era un comitato]] nelle mani di Tedaldo di Canossa. Non è possibile chiarire se il vescovo di Brescia citato da Adalbondo e Tietmaro fosse l'anziano Adalberto o Landolfo da Arsago, fratello dell'arcivescovo di Milano. Il vescovo di Brescia, in una discussione con Arduino, avrebbe irritato il sovrano a tal punto che quest'ultimo lo afferrerò per i capelli e lo sbatté a terra, nonostante fosse un suo sostenitore. Si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=59-60|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> e il [[vescovo di Como]] Pietro III (anche se in realtà, come delineato prima, si schierò con Arduino, tanto da apparire in qualità di arcicancelliere di Arduino del regno in nove diplomi redatti tra il 27 febbraio 1002 e il 28 gennaio 1005<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=60|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>).

Gli storici hanno individuato altri possibili sostenitori, come il [[vescovo di Lodi]] [[Andrea (vescovo di Lodi)|Andrea]]<ref name=":2">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=61-63|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, il [[vescovo di Bergamo]] [[Reginfredo]]<ref name=":2" />, il [[vescovo di Tortona]] (sede dell'omonimo comitato obertengo, appartenente alla [[Marca obertenga|marca della Liguria Orientale]]) Teno<ref name=":2" /> ed il [[vescovo di Modena]] Warino<ref name=":2" />. In area ligure, sotto dominio obertengo, il [[vescovo di Genova]] Giovanni non appare nei documenti aventi come riferimento cronologico l'ascesa sul trono di Arduino, al contrario del [[Vescovo di Savona|vescovo di Vado-Savona]] [[Giovanni I (vescovo di Savona)|Giovanni]]<ref name=":2" />. Anche [[Lucca]] sostenne Arduino, divenendo una vera e propria testa di ponte arduinica nella nemica [[marca di Tuscia]], venendo sconfitta dalla vicina [[Pisa]], sostenitrice di Enrico II, nel 1003 o 1004<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=64-65|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Per quanto riguarda le abbazie, Arduino emise dei diplomi per la già citata [[Monastero di San Salvatore (Pavia)|abbazia di San Salvatore]] di Pavia e al monastero femminile di San Salvatore "Brisciano" di Lucca retto dalla badessa Adelperga (22 agosto 1002); l'abate Ambrogio di San Ponziano di Lucca, fratello di Leone giudice e fautore dello schieramento di Lucca per Arduino, venne destituito a seguito della sconfitta di Lucca<ref group="Riferimenti">Ambrogio venne sostituito da un altro abate, per poi essere reintegrato nella carica nel 1022 quando ormai la situazione politica era ormai radicalmente mutata.</ref>, mentre le vicissitudini dell'abate dell'[[Abbazia di San Salvatore (Abbadia San Salvatore)|abbazia di San Salvatore]] presso il [[Monte Amiata]], Winizo, sono state collegate alle lotte arduiniche; l'[[Abbazia di Nonantola|abbazia di San Silvestro]] di Nonantola si schierò con Arduino<ref group="Riferimenti">All'epoca era abate Rodolfo I, eletto lo stesso anno. Il 28 febbraio 1003, l'abbazia venne ceduta da Enrico II al già citato Sigifredo, vescovo di Parma, su richiesta del cugino e marchese Tedaldo di Canossa; non si sa se la cessione avvenne perché l'abbazia era filo arduinica o lo divenne dopo la cessione al vescovo parmense. Sembra inoltre che il monastero coltivò rapporti economici con Oberto II e il nipote Adalberto della stirpe rivale ai Canossa degli Obertenghi, senza contare il richiamo alla defunta imperatrice Adelaide in alcuni scritti. Per approfondire, si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=68-69 con relative note|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref><ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=63-69|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Il fatto che la [[Elezione reale dei Franchi Orientali del 1002|successione ad Ottone III]] in Germania non fosse chiara, dettò probabilmente la scelta di campo per alcuni dei sopracitati.
 
==== Lotta con Enrico II ====
[[Enrico II il Santo|Enrico II]] in un primo tempo decise di contrastare e deporre Arduino (1002) inviando delle truppe in Italia aventi come capo [[Ottone I di Carinzia|Ottone]], [[Ducato di Carinzia|duca di Carinzia]] e [[Marca di Verona|margravio di Verona]]. Tuttavia, grazie ad alcune abili mosse di Arduino, l'esercito di Ottone venne bloccato alle Chiuse dell'[[Adige]] nella valle del [[Brenta]] (attuale [[Val Sugana]]) e sconfitto, dopo aver cercato di accerchiare il nemico, tra il [[1002]] e il [[1003]]. Arduino, secondo alcune fonti, conquistò così anche il titolo di [[Marca di Verona|marchese di Verona]]<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=|cognome=Notteriva|data=31 luglio 2018|titolo=Alessandro Barbero Re Arduino Sans despartir 2015|rivista=|volume=|numero=|accesso=28 novembre 2018|url=https://www.youtube.com/watch?v=ufip_8JwW9A}}</ref>.
 
Visto tale rovescio militare per le milizie dei vescovi e le truppe imperiali, Enrico, ormai sovrano incontrastato dei Franchi Orientali, nell'aprile [[1004]] calò in [[Italia]] con un poderoso esercito. L'esercito italico si disperse senza combattere<ref name=":3" /> e Arduino fu costretto a ripiegare nella sua marca. Enrico II giunse a Verona, ove giunse il marchese Tedaldo di Canossa. Da [[Verona]], andò a [[Brescia]], ove incontrò il vescovo della città e l'arcivescovo di Ravenna con tutti i suoi suffraganei. Da Brescia, Enrico II si recò a Bergamo (il vescovo della città [[Reginfredo]] probabilmente cambiò fronte, sostenendo Enrico II), ove venne accolto dall'arcivescovo di Milano Arnolfo e quindi tutto il seguito si recò a Pavia<ref name=":3" />, ove Enrico II, il 14 maggio, si fece eleggere re d'Italia per poi il giorno seguente essere incoronato nella [[Basilica di San Michele Maggiore|chiesa di San Michele]]<ref name=":3" />. I pavesi si ribellarono al nuovo sovrano e lo costrinsero a fuggire dalla città; i disordini provocarono un incendio in città; da segnalare che il vescovo pavese Guido non si sa quali delle due parti sostenesse<ref name=":3" />. Dal marzo del suddetto anno, non vennero emanati documenti che conteggiavano gli anni dall'ascesa al trono di Arduino nell'area padano-piemontese<ref name=":3" />. I sostenitori di Arduino diminuirono ulteriormente con la morte, nello stesso anno, del [[vescovo di Cremona]] Olderico, che aveva mostrato simpatie arduiniche, venendo elevato al soglio episcopale Landolfo, appartenente alla cappella regia di Enrico II<ref name=":3" />; inoltre il [[vescovo di Como]], Pietro III, cancelliere di Arduino, venne sostituito dal transalpino Eberardo<ref group="Riferimenti">Enrico II scelse in questa posizione di potere strategica (infatti Como controllava gli itinerari alpini più rapidi per giungere a Pavia e Milano) un suo stretto collaboratore; forse da identificare con un altro [[Eberardo I di Bamberga|Eberardo]], che nel 1007 lasciò la cattedra episcopale comasca per diventare [[Vescovo di Bamberga|vescovo della neonata diocesi Bamberga]], cara al sovrano, per essere sostituito dal cappellano regio Alberico</ref><ref name=":3" />; il vescovo di Asti [[Pietro (vescovo di Asti)|Pietro]], nipote del vescovo di Como, invece, rimase fedele ad Arduino<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=73-74|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.[[File:Sparone Rocca Re Arduino.JPG|thumb|I resti della [[Chiesa di Santa Croce (Sparone)|roccaforte di Arduino]] a [[Sparone]]]]
 
Dopo l'incoronazione di Enrico II, segue un decennio, quello tra il 1004 e il 1013/1014, scarsamente documentato, in cui si hanno poche informazioni e per di più di difficile individuazione cronologica precisa<ref name=":4" />. Rimane daBisogna sottolineare che Arduino, ritiratosi nella rocca di [[Sparone]] in [[valle di Locana]] nel pieno del [[Canavese]], rivendicòcontinuò a rivendicare la corona d'Italia in contrapposizione ad Enrico II per dieci anni, tra ildal [[1004]] e il [[1014]], tantoe il suo potere era comunque sufficientemente credibile da emettereavere dei richiedenti per dei diplomi regi e coniandoda poter coniare una sua moneta<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Franca Maria|cognome=Vanni|titolo=il denaro di Arduino trovato a Bolsena|lingua=en|accesso=28 novembre 2018|url=https://www.academia.edu/17962594/il_denaro_di_Arduino_trovato_a_Bolsena|via=''academia.edu''}}</ref>. La forte opposizione dei vescovi e di alcuni conti e marchesi fedeli all'imperatore non gli permise però di esercitare la sua autorità su molte terre del regno, anche se doveva essere presente una certa mobilità della corte regia data l'emissione di dieci diplomi; sicuramente Arduino aveva il sostegno del vescovo di Asti [[Pietro (vescovo di Asti)|Pietro]] e dell'astigiano, appartenente alla [[marca di Torino]], retta dall'arduinico [[Olderico Manfredi II]], il quale però si mantenne neutrale<ref name=":4" />. Questa neutralità si mantenne anche quando il fratello di questo, [[Alrico]], venne nominato da Enrico II vescovo di Asti al posto del nemico Pietro: ciò avvenne senza l'assenso dell'arcivescovo Arnolfo, la quale diocesi aveva come suffraganea Asti, e di conseguenza l'arcivescovo accolse Pietro rifiutando la consacrazione del nuovo vescovo; la suddetta cerimonia venne quindi direttamente eseguita dal pontefice [[Giovanni XVIII]] tra il 4 maggio e il 24 giugno 1008, fatto che acuì la collera di Arnolfo; la situazione si risolse quando Olderico Manfredi e Alrico, dopo che l'arcivescovo si era mosso contro Asti a seguito di una condanna ad un sinodo, eseguirono una umiliante cerimonia di penitenza nella [[Basilica vetus|cattedrale di Santa Maria Maggiore]] a Milano tra il 17 ottobre 1008 e la metà di aprile dell'anno seguente; nonostante ciò, Alrico mantenne il seggio vescovile e Arduino non riuscì a sfruttare queste tensioni per trarre dalla propria parte Arnolfo<ref name=":5">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=74-76|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. A partire dai primi mesi di quell'anno, inoltre, nell'astigiano i documenti notarili cominciarono ad essere redatti usando gli anni di regno di Enrico II<ref name=":5" />.
 
In questa fase di debolezza, Arduino venne assediato nel castello di Sparone, ma egli riuscì a vincere l'assedio e lui e i suoi "Sparonisti"<ref group="Riferimenti">L'assedio di Sparone divenne un episodio capitale per gli avversari di Arduino, a giudicare dai continui accenti alla fortezza da parte di Leone di Vercelli. Benzone di Alba, decenni dopo, definisce Arduino «bestia Sparonis» mentre i suoi sostenitori sono definiti nei suoi scritti «Sparonisti»). Si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=77, nota 195|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> pochi mesi dopo, riuscirono ad occupare la città di Vercelli, sede episcopale di [[Leone di Vercelli|Leone]]<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=77|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Sembra addirittura che Arduino riuscì ad occupare Pavia, anche se ciò è provato da un solo documento tramessotrasmesso in una copia seicentesca, in cui Arduino diede il suo assenso ad una donazione da parte dldel figlio Ottone di un complesso fondiario alla diocesi di Pavia retta dal nuovo vescovo Rainaldo<ref name=":9">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=77-78, più note 197 e 198|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Non va tenuto invece conto di un documento che vuole Arduino presso l'[[abbazia di Bobbio]], considerato un falso<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=78-79|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Nel novarese, Arduino partecipò in prima persona ad atti militari assieme ai conti di Pombia, oltre che nell'area prealpina tra Como e Milano con i fratelli Ugo e Berengario, figli del defunto conte Sigifredo e di Railenda (figlia del conte di Piacenza [[Riprando II]]);<ref tuttigroup="Riferimenti">Se eranola alleatiregina di[[Berta Arduinodegli eObertenghi parenti(regina perd'Italia)|Berta]] viaapparteneva matrimonialealla stirpe degli [[Obertenghi<ref>{{Cita]], libro|autore=Alfredofiglia di Lucioni|curatore=[[GiuseppeOberto SergiII (Margravio di Milano)|Oberto II]]|titolo=Arduino frae storiaRailenda, e mito|editore=[[ilnon a quella Mulino]]|città=[[BolognaAleramici|aleramica]], ella fu la sorellastra dei suddetti Ugo e Berengario. Il conte di Vicenza, Lanfranco, era a sua volta fratellastro di Berta, il quale ebbe una figlia, Immilla, consorte di Uberto il Rufo di Pombia. Per approfondire, si veda {{Cita|Lucioni|pp=81-. 82|capitolo=Re-83, Arduinonota il219}}.</ref>; contestotutti religioso:erano monachesimoalleati di Arduino e vescoviparenti fraper inimicizievia ematrimoniale protezionidegli Obertenghi<ref>{{Cita|ISBN=978Lucioni|pp. 81-88-15-27837-182}}.</ref>. Quest'ultima stirpe, inoltre, nel frattempo lottava nell'area veneta ed Arduino riuscì ad ottenere in tale area, in controtendenza rispetto al quadro generale di decadimento progressivo, il supporto del [[vescovo di Vicenza]] Gerolamo, lasciando lo schieramento di Enrico II e per questo privato della carica episcopale nei primi mesi del 1013, venendo sostituito da Tedaldo<ref name=":7">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=82-84, più notanote 223 e 224|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
Nonostante questi sforzi, Arduino non poté supportare ulteriormente la situazione politica: Enrico II, che nel frattempo si era dovuto occupare di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao di Polonia]], [[Italienzug|scese nuovamente in Italia]] nel [[1013]]; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino): in tale frangente, gli [[Obertenghi]] furono annichiliti dal sovrano, alcuni di loro imprigionati e trasferiti Oltralpe<ref group="Riferimenti">Tietmaro (si veda {{Cita libro|autore=[[Tietmaro''Cronaca'' di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo, Taddei|titolo=Cronacatr. di Tietmaro|collana=FontiM. tradotte per la storia dell'Alto MedioevoTaddei|editore=Pisa University Press|pp=193-194|capitolo=Libro VII, 1|ISBN=978, pp. 193-8833390857194}} e, con relative note, {{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=''Chronicon. L'anno', milletr. edi l'imperoP. degli OttoniBugiani|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=541|capitolo=Libro VII, 1 (1)|ISBN=978-88-99959-29-6, p. 541}}) riferisce che una settimana dopo l'incoronazione di Enrico II e di Cunegonda, il 21 febbraio, ci fu uno scontro tra i romani e i tedeschi sul ponte Tiberino provocata da tre fratelli Obertenghi, figli di [[Oberto II (Margravio di Milano)|Oberto II]], [[Ugo (margravio di Milano)|Ugo]], [[Alberto Azzo I|Azzone]] e Adalberto, di cui ne furono catturati due (uno riuscì a sfuggire), e trasferiti uno preso [[Fulda]] e l'altro presso il [[castello di Giebichenstein]], usata come "prigione politica da Enrico II, Corrado II ed Enrico III il Nero. In seguito, sempre secondo Tietmaro ({{Cita libro|autore=[[Tietmaro''Cronaca'' di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo, Taddei|titolo=Cronacatr. di Tietmaro|collana=FontiM. tradotte per la storia dell'Alto MedioevoTaddei|editore=Pisa University Press|p=233|capitolo=Libro VIII, 1|ISBN=978-8833390857, p. 233}} e {{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=''Chronicon. L'anno', milletr. edi l'imperoP. degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=651Bugiani|capitolo=Libro VIII, 1 (1)|ISBN=978-88-99959-29-6, p. 651}}), il 25 gennaio 1018 Azzone (Ezzelino) venne rilasciato dalla prigionia. SI veda per la vicenda e per ulteriori fonti {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=25-28|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, e i loro interessi patrimoniali furono minati alla base con la creazione da parte di Enrico II della [[diocesi di Bobbio]]<ref name=":11">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro''Cronaca'' di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo, Taddei|titolo=Cronacatr. di Tietmaro|collana=FontiM. tradotte per la storia dell'Alto MedioevoTaddei|editore=Pisa University Press|p=194|capitolo=Libro VII, 3|ISBN=978-8833390857, p. 194}}.</ref><ref name=":12">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=''Chronicon. L'anno', milletr. edi l'imperoP. degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=543Bugiani|capitolo=Libro VII, (3)|ISBN=978-88-99959-29-6, p. 543}}</ref>, affidata all'abate dell'abbazia, situata nel cuore dei possedimenti obertenghi<ref name=":7" />. Nonostante i fedeli di Arduino, una volta che Enrico II era ritornato in Germania<ref group="Riferimenti">Nella [http://calendario.eugeniosongia.com/calendarioperpetuo.htm Pasqua del 1014, il 25 aprile], Enrico II era a Pavia e vi sostò per varie settimane e oltrepassò le Alpi a maggio.</ref>, compissero ancora nel 1014 una serie di incursioni su [[Novara]], che venne assediata<ref name=":13">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=28|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>, [[Vercelli]] (in quest'ultima sede occupata da Arduino stesso, e vi cacciò il vescovo Leone<ref name=":11" /><ref name=":12" /><ref name=":13" />) e [[Como]]<ref name=":0" /><ref name=":7" />, il sovrano, vista la perdita di Vercelli e una grave infermità sopraggiunta<ref>{{Cita libro|autorename=[[TietmaroCT205 di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=205|capitolo=Libro VII, 24|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref>{{Cita libro|autorename=[[TietmaroCB575 di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=575|capitolo=Libro VII, 24 (17)|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>, fu costretto a deporre le insegne reali sull'altare dell'abbazia di Fruttaria, e, secondo [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]], provò a negoziare i possedimenti della contea di Ivrea<ref group="Riferimenti">Tietmaro non specifica quale contea era oggetto di trattative. Secondo [[Ferdinando Gabotto]], ''Un millennio di storia eporediese (356-1357)'', in ''Eporediensia'', [[Biblioteca della [[Società storica subalpina|Società Storica Subalpina]], vol. IV, Pinerolo, Tip. Chiantore-Mascarelli, 1900, p.32, la contea oggetto di trattative era il comitato di Ivrea (comitato citato anche da Piero Bugiani in {{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=''Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=. 526, nota 288|ISBN=978-88-99959-29-6''Chronicon'', tr. di P. Bugiani}}). Ciò è messo in dubbio da [[Giuseppe Sergi (storico){{cita|Giuseppe Sergi]], ''I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali'', Torino, Einaudi, 1995 |p. 148}}. Secondo {{Cita libro|autore=Gian Savino Pene Vidari|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=91-94|capitolo=Canavese, Arduino. Aspetti socio-istituzionali|ISBN=978-88-15-27837-1}}, il comitato in questione era più semplicemente una "contea del Canavese", fuori dall'area cittadina e quindi dagli interessi cittadini, una parte di territorio situato nella campagna già di fatto controllato da Arduino e i suoi fedeli (e in cui i discendenti del sovrano opereranno ancora circa un secolo dopo).</ref> per i suoi eredi, ma Enrico rifiutò<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro''Cronaca'' di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo, Taddei|titolo=Cronacatr. di Tietmaro|collana=FontiM. tradotte per la storia dell'Alto MedioevoTaddei|editore=Pisa University Press|p=187|capitolo=Libro VI, 93|ISBN=978-8833390857, p. 187}}.</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=''Chronicon. L'anno', milletr. edi l'imperoP. degli OttoniBugiani|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=525-527|capitolo=Libro VI, (93) 57|ISBN=978, pp. 525-88-99959-29-6527}}). Ciò è messo in dubbio da Sergi. Secondo KING, probabilmente, data la forte indipendenza delle diocesi, la contea poteva essere una "contea del Canavese", non interferente con i poteri vescovili cittadini e che formalizzava una realtà in cui Arduino e i suoi fedeli controllavano di fatto la campagna.</ref>.
 
=== Ritiro e morte ===
Si ritirò quindi nell'[[abbazia di Fruttuaria]] a [[San Benigno Canavese]], eretta sul confine della diocesi di Ivrea e Torino pochi anni prima a inizio secolo da [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], [[Abbazia di San Benigno (Digione)|abate di San Benigno]] di [[Digione]], per volontà dei de Vulpiano, stirpe a cui il neo abate apparteneva e fedeli di Arduino<ref name=":6">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=79-80|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. Quest'ultimo era molto legato avendone appoggiato l'edificazione con un diploma del 28 gennaio 1005<ref name="DBI" /><ref name=":6" />, oltre che probabilmente suo nipote (la madre Perinzia era forse sorella di Arduino); Rosa Maria Dessì<ref>R.M.{{cita Dessi,libro|lingua=fr|autore-capitolo=Rosa ''[Maria Dessi|url=https://www.academia.edu/2587082 |capitolo=La double conversion d'Arduin d'Ivrée. Pénitence et conversion autour de l'an Mil]'', in ''|titolo=Guerriers et moines. Conversion et sainteté aristocratiques dans l'Occident médiéval (IX-XIIè siècle)'', di |curatore=M. Lauwers, |città=Antibes, |editore=Éditions APDCA, |anno=2002}}</ref> ha avanzato l'ipotesi che dovesse divenire un ''[[Hauskloster]]'' di Arduino in quanto questo luogo venne scelto dal sovrano ormai decaduto come luogo di sepoltura per sé, la moglie Berta e i propri figli, ma tale tesi non è universalmente accettata<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=80, notanote 204 e 205|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI" /> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]]. [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]] riferisce che la sua morte avvenne il 30 ottobre del medesimo anno<ref name=CT205 >{{Cita libro|autore=[[Tietmaro''Cronaca'' di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo, Taddei|titolo=Cronacatr. di Tietmaro|collana=FontiM. tradotte per la storia dell'Alto MedioevoTaddei|editore=Pisa University Press|p=205|capitolo=Libro VII, 24|ISBN=978-8833390857, p. 205}}.</ref><ref name=CB575 >{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=''Chronicon. L'anno', milletr. edi l'imperoP. degli OttoniBugiani|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=575|capitolo=Libro VII, 24 (17.)|ISBN=978-88-99959-29-6, p. 575}}.</ref>, ma la storiografia ha ritenuto più precisa la data del 14 dicembre, morte registrata dall'obituario dell'[[Abbazia di San Benigno (Digione)|abbazia di San Benigno]] di [[Digione]] per volere dell'abate [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], fondatore di FrutturariaFruttuaria<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppep. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=31, nota 19|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
Nonostante la sua morte, i suoi fedeli, con l'aiuto contingente aiuto del marchese [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], rimasero compatti e riuscirono nel 1016 ad occupare Ivrea scacciandone il vescovo<ref name=":02">{{Cita libro|autore=Gian Savino Pene Vidari|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=104-106|capitolo=Canavese, Arduino. Aspetti socio-istituzionali|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>. La marca di Ivrea non ebbe più un titolare, data la ricerca di indipendenza delle diocesi di Vercelli e Novara, unitamente alla più debole diocesi di Ivrea, ostacolata quest'ultima dalla stirpe discendente di Arduino<ref name=":02" />.
 
== Matrimonio e figli ==
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*[[Arduino II d'Ivrea|Arduino]] (detto anche Ardicino), da taluni considerato successore del padre alla marca d'Ivrea nel 999<ref name="EBU" />, ma oggi considerato improbabile<ref name=":8" />;
* Ottone, citato in un diploma tramessotrasmesso in una copia seicentesca, in cui Arduino diede il suo assenso ad una donazione da parte del suddetto figlio di un complesso fondiario alla diocesi di Pavia retta dal nuovo vescovo Rainaldo<ref name=":9" />;
* Guiberto, che, assieme ai fratelli, tentò un'alleanza provvisoria poco dopo la morte del loro padre con il marchese di Torino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], che si fa giurare fedeltà agli abitanti di Ivrea<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)2018|Giuseppep. Sergi]]|curatore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=22|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref> nel 1016<ref name=":02" />.
Arduino avrebbe avuto anche un altro figlio, Reghino, presente nella cronaca di Fruttuaria ma in realtà mai esistito: esso infatti non compare in nessuna altra fonte e fu inventato di sana pianta dai conti di Valperga per legittimarsi<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Soglie del Medioevo. Le grandi questioni, i grandi maestri|anno=2016|editore=Donzelli|p=327|ISBN=9788868435240}}</ref>.
 
== Le vicende delle spoglie di Arduino ==
[[File:Castello Masino 02.JPG|left|thumb|Il [[castello di Masino]] dove sono conservate le spoglie di Arduino]]
 
Nel 1525 il cardinale [[Bonifacio Ferrero]], abate di Fruttuaria, considerava indegno il fatto che le ceneri di Arduino, scomunicato in vita dal vescovo d'Ivrea, fossero conservate come preziose reliquie sotto l'altare maggiore dell'abbazia e venisse a loro un vero e proprio culto, come se fosse un santo. Decise dunque di violare il sepolcro e di seppellire in terra sconsacrata le ceneri che si erano conservate<ref name=":10">{{Cita libro|autore=Umberto Levra|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=123-127|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
Nel 1658 il conte [[Filippo San Martino di Agliè]], favorito della reggente del ducato di Savoia [[Cristina di Borbone-Francia]] e celebre commediografo che pretendeva di discendere da re Arduino, chiese all'abate Paolo Grato Gromo di Ternengo di poter riesumare i resti di Arduino dall'orto del monastero e di poterle trasportare nel suo [[Castello Ducale di Agliè|castello di Agliè]]. Il conte non era nuovo ad atti di tal tipo, tanto che l'anno precedente aveva ottenuto le presunte ceneri di [[Anscario I|Attone Anscario]], morto nell'898 e capostipite dei marchesi d'Ivrea, e le aveva sepolte nella [[Pieve di San Lorenzo (Settimo Vittone)|chiesa di San Lorenzo]] in Castello a [[Settimo Vittone]]<ref name=":10" />.
 
Nel 1764 il castello di Aglié venne acquistato da [[Carlo Emanuele III di Savoia]] allo scopo di darlo in appannaggio al ramo cadetto dei [[Duca di Chiablese|duchi di Chiablese]]<ref name=":022">{{Cita|Pene Vidari|pp. 88-89}}.</ref>, al quale nulla importava delle spoglie di Arduino. Nel 1769 i resti furono trafugati dalla marchesa Cristina di Saluzzo Miolans, moglieamante del precedenteconte proprietario[[Carlo delFrancesco castellodi Valperga|Francesco Valperga di AgliéMasino]] e moglie del marchese Giuseppe di San Martino, amanteprecedente proprietario del conte [[Carlo Francescocastello di Valperga|Francesco Valperga di Masino]]Aglié<ref name=":10" />.
 
Racconta [[Giuseppe Giacosa]] che: <br />
{{Citazione|...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria...}}
La cassetta con le presunte ceneri di Arduino furonofu quindi portateportata dalla marchesa presso il [[castello di Masino]], di proprietà dell'amante e(che "legittimo"si considerava discendente del sovrano); i Savoia di fatto non reagirono seriamente al furto, così come i San Martino, il tutto a vantaggio dei [[Valperga (famiglia)|Valperga]] di Masino, nuovi proprietari delle spoglie<ref name=":022" />. La storia si inserisce con evidenza nelle strategie di nobilitazione dinastica perseguite con frequenza nel passato. Nella cappella del suddetto castello, ora di proprietà del [[Fondo per l'Ambiente Italiano|FAI]], le spoglie mortali di re Arduino riposano finalmente in pace ancora oggi<ref name=":10" />. Nel 1827 o 1828, il [[Re di Sardegna#Savoia|re di Sardegna]] [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice]] a la regina [[Maria Cristina di Borbone-NapoliDue Sicilie (1779-1849)|Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie]] visitarono il castello di Masino e fecero aprire l'urna con per vederne il contenuto, poi essa fu risigillata e poi benedetta, benedizione ripetuta nel 1892 per volere del conte [[Cesare Valperga di Masino]], cattolico conservatore e [[Sindaci di Torino|sindaco di Torino]] fino al settembre 1870, quando si dimise in protesta per la [[presa di Roma]], il quale fece inoltre apporre una lapide che ripercorre le vicende delle spoglie di Arduino<ref name=":103">{{Cita libro|autore=Umberto Levra|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=140-141|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
==La sua figura==
La figura di Arduino, come rilevato dallo storico canavesano del XIX secolo [[Antonino Bertolotti]], non godeva nel [[Canavese]] di grande fama, fama che riuscì ad acquisire nell'immaginario collettivo e folcloristico grazie al suddetto studioso e ai suoi epigoni, i quali esagerarono la considerazione che Arduino deteneva per il folclore locale, fatto in realtà decisamente recente e a loro contemporaneo<ref name=":102">{{Cita libro|autore=Umberto Levra|curatore=[[Giuseppepp. Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=137-139|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|ISBN=978-88-15-27837-1}}.</ref>.
 
La cultura e la [[storiografia]] romantica resero popolare la figura di Arduino di Ivrea, vedendo in lui un esponente precoce della lotta per la liberazione dell'Italia dalle catene della dominazione straniera, attribuendo un significato simbolico alla sua nomina a [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re d'Italia]]. In realtà non c'era in lui nessuna coscienza nazionale.
 
Per contro, la [[Chiesa (comunità)|Chiesa]], memore delle sanguinarie scorribande di Arduino contro i [[Diocesi di Ivrea|vescovi di Ivrea]] e di [[Arcidiocesi di Vercelli|Vercelli]], aveva teso in passato a ridimensionarne la statura politica e militare, vedendo nelle sue gesta la mera brama di potere e la mancanza di rispetto per le prerogative ecclesiastiche.
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Una così ampia diffusione di manifestazioni folcloristiche (che coinvolgono amministrazioni locali, associazioni e gruppi in costume) va spiegata facendo riferimento a quella che è stata nel tempo la costruzione del mito di Arduino.
La genesi del mito (dopo secoli di '' damnatio memoriae'') è da collocarsi verso il XIV secolo quando i "conti del Canavese" - vale a dire i [[Valperga (famiglia)|conti di Valperga]], di San Martino ed altri - rivendicarono, per ragioni di prestigio e di legittimazione dei loro domini, una discendenza da Arduino, ultimo signore della marca d'Ivrea<ref>Quaccia F. Quaccia, "''Genesi e prime testimonianze del mito arduinico"'', in AA.VV., {{cita|''Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia'', pubblicazione a cura dell'Associazione di Storia e Arte Canavesana, [[U|pp. Allemandi & C.]], Torino, 2002, pp.26-42}}.</ref>.
 
Consolidatosi nel [[Canavese]] il dominio dei Savoia, con la storiografia del [[XVII secolo]], più attenta alla autorevolezza delle fonti, le ragioni per sviluppare il mito di Arduino sono quelle di "ricordare che principi italiani avevano dal Piemonte retto legittimamente gran parte dell'Italia settentrionale"<ref>{{cita libro|Aldo|Garosci A., ''|Storiografia piemontese tra il Cinque e il Settecento'', Torino, |1971|Tirrenia-Stampatori, 1971, |Torino|p. =229}},</ref>. Arduino diventa così l'indomito combattente che si oppose ed osò sfidare l'imperatore germanico.
 
È ovviamente con il [[Risorgimento]] che tale messaggio "patriottico" trova più vasto ascolto: le vicende di Arduino incoronato re d'Italia vengono esaltate al di là del loro reale significato storico. A tale esaltazione patriottica si connette la [[Romanticismo|cultura]] romantica del [[XIX secolo]] (che trova un valido esponente in Canavese nella figura di [[Giuseppe Giacosa]]) che si compiace di un Medioevo leggendario fatto di castelli, armature e coraggiosi cavalieri.
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}}
* AA.VV., [http://www.treccani.it/enciclopedia/{{Treccani|arduino-re-d-italia/ |Arduino re d'Italia], |cid=''[[Enciclopedia biografica universale]] Treccani'', edizione 2006Treccani.}}.
* AA.VV.,{{cita ''libro|titolo=Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia'', |edizione=pubblicazione a cura dell'Associazione di Storia e Arte Canavesana, [[|editore=U. Allemandi & C.]], |città=Torino, |anno=2002|cid=''Arduino mille anni dopo''}}
* [[Ludovico Antonio Muratori]],''Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750'', Firenze 1827.
* {{cita libro|Valter|Fascio V., ''|Giallobenigno ovvero enigma in luogo di Fruttuaria'',|2005|Carta e Penna|Torino, 2005.|isbn=9788889209202}}
* Tibone M.L., Cardino L.M., Il ''Canavese. Terra di storia e di arte'', Torino, 1993.
* {{cita libro|Niccola|Gabiani|Asti nei principali suoi ricordi storici|1927-1934|volume=voll. 1-3|Tipografia Michele Varesio|Asti|url=https://books.google.it/books/about/Asti_nei_principali_suoi_ricordi_storici.html?id=bmoZAQAAMAAJ&redir_esc=y|cid=Gabiani}}
* Ramella P., ''Yporegia - Ivrea e Canavese nel Medioevo'', Ivrea, 1997.
* {{cita libro|autore1=Maria Luisa Moncassoli Tibone|autore2=L. M. Cardino|titolo=Il Canavese. Terra di storia e di arte|editore=Omega|città=Torino|anno=1993}}
* Gabiani N., ''Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3.'' Tip. Vinassa 1927-1934.
* {{cita libro|autore=[[Ludovico Antonio Muratori]],'|titolo=[[Annali d'Italia|Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750'', ]]|città=Firenze |anno=1827.}}
* Fascio V., ''Giallobenigno ovvero enigma in luogo di Fruttuaria'', Torino, 2005.
* {{cita libro|Pietro|Ramella|Yporegia - Ivrea e Canavese nel Medioevo|1997|Banca di credito cooperativo di Vische e del Canavese|Ivrea}}
* AA.VV., ''Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia'', pubblicazione a cura dell'Associazione di Storia e Arte Canavesana, [[U. Allemandi & C.]], Torino, 2002
* {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali|anno=1995|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Sergi 1995|isbn=9788806130589}}
* Cesare Violini, ''Arduino d'Ivrea, re d'Italia e il dramma del suo secolo'', Torino, [[Società Subalpina Editrice]], 1942
*''{{cita libro|titolo=Arduino fra storia e mito'', a cura di G.|curatore=Giuseppe Sergi, |città=Bologna, |editore=Il Mulino, |anno=2018.|ISBN=978-88-15-27837-1}}
**{{cita libro|autore-capitolo=Giuseppe Sergi|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Arduino, la vicenda di un anomalo marchese-re|cid=Sergi 2018}}
**{{cita libro|autore-capitolo=Alfredo Lucioni|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|cid=Lucioni}}
**{{Cita libro|autore-capitolo=Gian Savino Pene Vidari|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Canavese, Arduino. Aspetti socio-istituzionali|cid=Pene Vidari}}
**{{Cita libro|autore=Umberto Levra|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|cid=Levra}}
*{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|ISBN=978-8833390857|cid=''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei}}
*{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|altri=cura e traduzione di Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|ISBN=978-88-99959-29-6||cid=''Chronicon'', tr. di P. Bugiani}}
 
== Voci correlate ==