Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni

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{{Monarca
|nome = Arduino d'Ivrea
|immagine = Arduino d'ivrea.jpg
|legenda = Arduino d'Ivrea
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|titolo = [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|Re d'Italiadegli Italici]]
|sottotitolo = (formalmente '''Re degli Italici''')
|inizio regno = 15 febbraio [[1002]]
|fine regno = [[1014]]
|incoronazione = 15 febbraio [[1002]]
|predecessore = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
|successore = [[Enrico II il Santo|Enrico II]]
|data di nascita = [[955]] circa
|luogo di nascita = [[Pombia]]
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}}
{{Bio
|Nome = Arduino di Dadoned'Ivrea
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = odetto anche ''' Arduino dadi PombiaDadone''', meglio conosciuto comeo '''Arduino d'Ivreada Pombia'''
|ForzaOrdinamento = Arduino d'Ivrea
|Sesso = M
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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è statofu [[Marca d'Ivrea#Marchesi|marchese d'Ivrea]] dal [[990]] alla morte e [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re d'Italia]] dal [[1002]] al [[1014]]
}}
 
== Biografia ==
NelArduino nacque nel [[955]] circa nacque Arduino, figlio, secondo una ipotesi tradizionale, del conte [[Dadone di Pombia]]. La sua ascendenza dagli [[Anscarici]] non è certa (si veda la pagina del padre per approfondire).
 
=== Marchese di Ivrea ===
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==== L'ascesa al trono ====
[[File:Ivrea Duomo Lapide Arduino.jpg|thumb|Duomo di Ivrea, lapide di riconciliazione di [[Warmondo]] per il millenario dall'elevazione a re d'Italia da parte di Arduino]]
Il 15 febbraio [[1002]], approfittando della morte di Ottone III avvenuta solo ventitré giorni prima, un certo<ref group="Riferimenti">Per la quantità di ''[[Grandi del regno|potentes]]'' che appoggiarono Arduino per l'elevazione al trono italico (che, si ricorda, in quest'epoca la carica di sovrano ha un carattere d'ufficio e non dinastico/ereditario) si veda {{Cita|Sergi 2018|pp. 32-33, nota 24}}.</ref> gruppo di ''[[Grande del regno|potentes]]'' elessero a [[re d'Italia]] Arduino, venendo incoronato dal vescovo di Pavia Guido<ref group="Riferimenti">In realtà sembra che il vescovo non partecipò attivamente all'incoronazione: questo dato è una congettura dell'erudito pavese del XIX secolo Giuseppe Robolini, anche se questo assunto è ripreso come vero da Guido P. Majocchi, ''Pavia città regia. Storia e memoria di una capitale medievale'', Roma, Viella, 2008, p.65. Per i dettagli, si veda {{Cita|Lucioni|p. 54, nota 108}}.</ref> nella [[basilica di San Michele Maggiore]] della città<ref>{{la}} ''[https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&l=it&bandnummer=bsb00000858&pimage=00533&v=100&nav= Catalogi regum Italicorum Oscelenses]'', in [[Monumenta Germaniae Historica|MGH]], ''Scriptores rerum Longobardicarum et Italicarum'', a cura di G. Waitz, Hannoverae, Impensis Bibliopolii Hanhiani, 1878, p. 520, citato da {{Cita|Lucioni|p. 55}}.</ref>. Arduino aveva il sostegno di almeno alcune grandi famiglie, tra cui gli [[Obertenghi]], stirpe di appartenenza della moglie [[Berta degli Obertenghi (regina d'Italia)|Berta]]<ref name=":8" />, aspiranti alla [[Marca di Tuscia|carica marchionale di Tuscia]], carica non occupata dalla morte del marchese [[Ugo II di Toscana|Ugo II]] il 21 dicembre 1001 e non assegnata per la morte, avvenuta un mese dopo, di Ottone III, e, da essa, forse, aspirarono al trono italico<ref>{{Cita|Sergi 2018|p. 33, nota 25}}.</ref>, anche se tali ipotesi riguardo a tali ambizioni non è universamenteuniversalmente accettata<ref>{{Cita|Sergi 2018|p. 34, nota 26}}.</ref>. Ulteriori suoi sostenitori furono il già citato [[vescovo di Como]] Pietro ed il [[vescovo di Asti]] [[Pietro (vescovo di Asti)|Pietro]] (forse figlio del [[Conti palatini di Lomello|conte di Lomello]] Cuniberto e quindi nipote del vescovo di Como citato poc'anzi)<ref name=":1">{{Cita|Lucioni|pp. 52-54}}.</ref>. Ciò mostra che in realtà «Arduino trovò appoggi al di fuori dell'ambiente sociale dei ''secundi milites'' scontenti delle politiche episcopali al quale la vecchia storiografia aveva circoscritto la cerchia dei suoi seguaci»<ref name=":1" />, radunando attorno alla propria figura «una solidarietà composita, che sulla base di interessi anche molto lontani percorreva e spaccava verticalmente la società»<ref>{{cita libro|autore=Germana Gandino|capitolo=Orizzonti politici ed esperienze culturali dei vescovi di Vercelli tra i secoli IX e XI|titolo=Contemplare l'ordine. Intellettuali e potenti dell'alto medioevo|città=Napoli|editore=Liguori|anno=2004|p=74}}</ref>.
 
Il cronista Adalbondo nella sua ''Vita Heinrici II imperatoris''<ref>{{la}} Adalboldo, ''[https://www.dmgh.de/mgh_ss_4/index.htm#page/686/mode/1up Vita Heinrici II imperatoris]'', a cura di G. Waitz, in ''[[Monumenta Germaniae Historica|MGH]]'', ''Scriptores'', Hannoverae, Impensis Bibliopolii Aulici Haniani, 1841, vol. 4, p. 687.</ref>, fornisce la lista dei nemici di Arduino al momento dell'incoronazione, pur non essendo un elenco esauriente e a tratti discutibile<ref>{{Cita|Lucioni|p. 55}}.</ref>. La lista comprende il marchese [[Tedaldo di Canossa]], l'[[arcivescovo di Ravenna]] Federico<ref>{{treccani|federico_(Dizionario-Biografico)|Federico}}</ref><ref group="Riferimenti">Nel già citato diploma emesso pochi giorni l'incoronazione a favore dell'[[Monastero di San Salvatore (Pavia)|abbazia di San Salvatore]] di [[Pavia]], retta dall'abate Andrea, confermò al monastero alcuni beni e diritti preesistenti, ma, in più, ridiede al monastero il controllo (o quantomeno il diritto) sull'[[abbazia di Pomposa]], che era passata meno di un anno prima all'arcidiocesi di Ravenna a seguito di un'assemblea svoltasi il 4 aprile 1001 all'interno della [[basilica di Sant'Apollinare in Classe]] di Ravenna davanti a papa Silvestro II, in precedenza arcivescovo della suddetta diocesi, e di Ottone III. Per approfondire, si veda {{Cita|Lucioni|pp. 63-64}}.</ref>, il [[vescovo di Modena]], il [[vescovo di Novara]] [[Pietro III (vescovo di Novara)|Pietro III]] e il [[vescovo di Vercelli]] [[Leone di Vercelli|Leone]], principale<ref group="Riferimenti">Tale ruolo di "principale" nemico di Arduino fu affibbiato dallo storico del XIX secolo [[Luigi Provana del Sabbione|Luigi Provana]], come evidenziato da {{cita|Levra|p. 133}}.</ref> nemico di Arduino. Un ulteriore nemico non citato dal cronista fu senza alcun dubbio il [[vescovo di Parma]] e cugino di Tedaldo Sigifredo<ref>{{Cita|Lucioni|p. 63, nota 143}}.</ref>, oltre che il già citato [[vescovo di Ivrea]] [[Warmondo]], forse sostituito brevemente da Arduino nella cattedra episcopale con un certo Ottobiano<ref name=":3">{{Cita|Lucioni|pp. 69-73}}.</ref>. Un ulteriore possibile avversario fu il [[vescovo di Torino]] [[Gezone]]<ref>{{Cita|Lucioni|pp. 80-81}}.</ref>. In posizione più ambigua, ma favorevole ad Enrico II, Adalbondo riporta l'[[arcivescovo di Milano]]<ref group="Riferimenti">Milano, possibile area di origine o di esercizio della carica comitale del padre di Arduino, Dadone, era nell'area di influenza dei principali alleati di Arduino, gli Obertenghi. Da notare che Arduino donò un pallio alla Chiesa milanese e che gli atti privati redatti tra il 1002 e il 1004 a Milano e nell'area a nord di essa sono datati a partire dalla salita al trono di Arduino. Si veda {{Cita|Lucioni|pp. 56-57}}.</ref> [[Arnolfo II da Arsago|Arnolfo]] (di ritorno dall'[[Impero bizantino]], da dove aveva scortato fino a [[Bari]] la promessa sposa di Ottone III, [[Zoe Porfirogenita|Zoe]]), il [[vescovo di Cremona]] Olderico<ref group="Riferimenti">Della [[Conti del Seprio|stirpe comitale dei Seprio]], distretto a nord di Milano, era un protetto di Adelaide. In una carta risulta che il vescovo accettò la conferma di alcuni beni da parte del messo Adelelmo detto Azzo, messo di Arduino, Difficilmente quindi fu avversario di Arduino. Si veda {{Cita|Lucioni|pp. 57-58}}.</ref>, il [[vescovo di Piacenza]] Sigifredo<ref group="Riferimenti">Della stirpe comitale dei de Besate, la posizione di Sigifredo è di difficile interpretazione: forse in un primo momento fu favorevole ad Arduino, ma la cosa non è certa. Si veda {{Cita|Lucioni|pp. 58-59}}.</ref>, il già menzionato vescovo di Pavia Guido (che risulta improbabile fosse nemico di Arduino), il [[vescovo di Brescia]]<ref group="Riferimenti">Brescia [[Contea di Brescia|era un comitato]] nelle mani di Tedaldo di Canossa. Non è possibile chiarire se il vescovo di Brescia citato da Adalbondo e Tietmaro fosse l'anziano Adalberto o Landolfo da Arsago, fratello dell'arcivescovo di Milano. Il vescovo di Brescia, in una discussione con Arduino, avrebbe irritato il sovrano a tal punto che quest'ultimo lo afferrerò per i capelli e lo sbatté a terra, nonostante fosse un suo sostenitore. Si veda {{Cita|Lucioni|pp. 59-60}}.</ref> e il [[vescovo di Como]] Pietro III (anche se in realtà, come delineato prima, si schierò con Arduino, tanto da apparire in qualità di arcicancelliere di Arduino del regno in nove diplomi redatti tra il 27 febbraio 1002 e il 28 gennaio 1005<ref>{{Cita|Lucioni|p. 60}}.</ref>).

Gli storici hanno individuato altri possibili sostenitori, come il [[vescovo di Lodi]] [[Andrea (vescovo di Lodi)|Andrea]]<ref name=":2">{{Cita|Lucioni|pp. 61-63}}.</ref>, il [[vescovo di Bergamo]] [[Reginfredo]]<ref name=":2" />, il [[vescovo di Tortona]] (sede dell'omonimo comitato obertengo, appartenente alla [[Marca obertenga|marca della Liguria Orientale]]) Teno<ref name=":2" /> ed il [[vescovo di Modena]] Warino<ref name=":2" />. In area ligure, sotto dominio obertengo, il [[vescovo di Genova]] Giovanni non appare nei documenti aventi come riferimento cronologico l'ascesa sul trono di Arduino, al contrario del [[Vescovo di Savona|vescovo di Vado-Savona]] [[Giovanni I (vescovo di Savona)|Giovanni]]<ref name=":2" />. Anche [[Lucca]] sostenne Arduino, divenendo una vera e propria testa di ponte arduinica nella nemica [[marca di Tuscia]], venendo sconfitta dalla vicina [[Pisa]], sostenitrice di Enrico II, nel 1003 o 1004<ref>{{Cita|Lucioni|pp. 64-65}}.</ref>. Per quanto riguarda le abbazie, Arduino emise dei diplomi per la già citata [[Monastero di San Salvatore (Pavia)|abbazia di San Salvatore]] di Pavia e al monastero femminile di San Salvatore "Brisciano" di Lucca retto dalla badessa Adelperga (22 agosto 1002); l'abate Ambrogio di San Ponziano di Lucca, fratello di Leone giudice e fautore dello schieramento di Lucca per Arduino, venne destituito a seguito della sconfitta di Lucca<ref group="Riferimenti">Ambrogio venne sostituito da un altro abate, per poi essere reintegrato nella carica nel 1022 quando ormai la situazione politica era ormai radicalmente mutata.</ref>, mentre le vicissitudini dell'abate dell'[[Abbazia di San Salvatore (Abbadia San Salvatore)|abbazia di San Salvatore]] presso il [[Monte Amiata]], Winizo, sono state collegate alle lotte arduiniche; l'[[Abbazia di Nonantola|abbazia di San Silvestro]] di Nonantola si schierò con Arduino<ref group="Riferimenti">All'epoca era abate Rodolfo I, eletto lo stesso anno. Il 28 febbraio 1003, l'abbazia venne ceduta da Enrico II al già citato Sigifredo, vescovo di Parma, su richiesta del cugino e marchese Tedaldo di Canossa; non si sa se la cessione avvenne perché l'abbazia era filo arduinica o lo divenne dopo la cessione al vescovo parmense. Sembra inoltre che il monastero coltivò rapporti economici con Oberto II e il nipote Adalberto della stirpe rivale ai Canossa degli Obertenghi, senza contare il richiamo alla defunta imperatrice Adelaide in alcuni scritti. Per approfondire, si veda {{Cita|Lucioni|pp. 68-69 con relative note}}.</ref><ref>{{Cita|Lucioni|pp. 63-69}}.</ref>. Il fatto che la [[Elezione reale dei Franchi Orientali del 1002|successione ad Ottone III]] in Germania non fosse chiara, dettò probabilmente la scelta di campo per alcuni dei sopracitati.
 
==== Lotta con Enrico II ====
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Dopo l'incoronazione di Enrico II, segue un decennio, quello tra il 1004 e il 1013/1014, scarsamente documentato, in cui si hanno poche informazioni e per di più di difficile individuazione cronologica precisa<ref name=":4" />. Bisogna sottolineare che Arduino, ritiratosi nella rocca di [[Sparone]] in [[valle di Locana]] nel pieno del [[Canavese]], continuò a rivendicare la corona d'Italia in contrapposizione ad Enrico II per dieci anni, dal [[1004]] e il [[1014]], e il suo potere era comunque sufficientemente credibile da avere dei richiedenti per dei diplomi regi e da poter coniare una sua moneta<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Franca Maria|cognome=Vanni|titolo=il denaro di Arduino trovato a Bolsena|lingua=en|accesso=28 novembre 2018|url=https://www.academia.edu/17962594/il_denaro_di_Arduino_trovato_a_Bolsena|via=''academia.edu''}}</ref>. La forte opposizione dei vescovi e di alcuni conti e marchesi fedeli all'imperatore non gli permise però di esercitare la sua autorità su molte terre del regno, anche se doveva essere presente una certa mobilità della corte regia data l'emissione di dieci diplomi; sicuramente Arduino aveva il sostegno del vescovo di Asti [[Pietro (vescovo di Asti)|Pietro]] e dell'astigiano, appartenente alla [[marca di Torino]], retta dall'arduinico [[Olderico Manfredi II]], il quale però si mantenne neutrale<ref name=":4" />. Questa neutralità si mantenne anche quando il fratello di questo, [[Alrico]], venne nominato da Enrico II vescovo di Asti al posto del nemico Pietro: ciò avvenne senza l'assenso dell'arcivescovo Arnolfo, la quale diocesi aveva come suffraganea Asti, e di conseguenza l'arcivescovo accolse Pietro rifiutando la consacrazione del nuovo vescovo; la suddetta cerimonia venne quindi direttamente eseguita dal pontefice [[Giovanni XVIII]] tra il 4 maggio e il 24 giugno 1008, fatto che acuì la collera di Arnolfo; la situazione si risolse quando Olderico Manfredi e Alrico, dopo che l'arcivescovo si era mosso contro Asti a seguito di una condanna ad un sinodo, eseguirono una umiliante cerimonia di penitenza nella [[Basilica vetus|cattedrale di Santa Maria Maggiore]] a Milano tra il 17 ottobre 1008 e la metà di aprile dell'anno seguente; nonostante ciò, Alrico mantenne il seggio vescovile e Arduino non riuscì a sfruttare queste tensioni per trarre dalla propria parte Arnolfo<ref name=":5">{{Cita|Lucioni|pp. 74-76}}.</ref>. A partire dai primi mesi di quell'anno, inoltre, nell'astigiano i documenti notarili cominciarono ad essere redatti usando gli anni di regno di Enrico II<ref name=":5" />.
 
In questa fase di debolezza, Arduino venne assediato nel castello di Sparone, ma egli riuscì a vincere l'assedio e lui e i suoi "Sparonisti"<ref group="Riferimenti">L'assedio di Sparone divenne un episodio capitale per gli avversari di Arduino, a giudicare dai continui accenti alla fortezza da parte di Leone di Vercelli. Benzone di Alba, decenni dopo, definisce Arduino «bestia Sparonis» mentre i suoi sostenitori sono definiti nei suoi scritti «Sparonisti»). Si veda {{Cita|Lucioni|p. 77, nota 195}}.</ref> pochi mesi dopo, riuscirono ad occupare la città di Vercelli, sede episcopale di [[Leone di Vercelli|Leone]]<ref>{{Cita|Lucioni|p. 77}}.</ref>. Sembra addirittura che Arduino riuscì ad occupare Pavia, anche se ciò è provato da un solo documento tramessotrasmesso in una copia seicentesca, in cui Arduino diede il suo assenso ad una donazione da parte dldel figlio Ottone di un complesso fondiario alla diocesi di Pavia retta dal nuovo vescovo Rainaldo<ref name=":9">{{Cita|Lucioni|pp. 77-78, più note 197 e 198}}.</ref>. Non va tenuto invece conto di un documento che vuole Arduino presso l'[[abbazia di Bobbio]], considerato un falso<ref>{{Cita|Lucioni|pp. 78-79}}.</ref>. Nel novarese, Arduino partecipò in prima persona ad atti militari assieme ai conti di Pombia, oltre che nell'area prealpina tra Como e Milano con i fratelli Ugo e Berengario, figli del defunto conte Sigifredo e di Railenda (figlia del conte di Piacenza [[Riprando II]])<ref group="Riferimenti">Se la regina [[Berta degli Obertenghi (regina d'Italia)|Berta]] apparteneva alla stirpe degli [[Obertenghi]], figlia di [[Oberto II (Margravio di Milano)|Oberto II]] e Railenda, e non a quella [[Aleramici|aleramica]], ella fu la sorellastra dei suddetti Ugo e Berengario. Il conte di Vicenza, Lanfranco, era a sua volta fratellastro di Berta, il quale ebbe una figlia, Immilla, consorte di Uberto il Rufo di Pombia. Per approfondire, si veda {{Cita|Lucioni|pp. 82-83, nota 219}}.</ref>; tutti erano alleati di Arduino e parenti per via matrimoniale degli Obertenghi<ref>{{Cita|Lucioni|pp. 81-82}}.</ref>. Quest'ultima stirpe, inoltre, nel frattempo lottava nell'area veneta ed Arduino riuscì ad ottenere in tale area, in controtendenza rispetto al quadro generale di decadimento progressivo, il supporto del [[vescovo di Vicenza]] Gerolamo, lasciando lo schieramento di Enrico II e per questo privato della carica episcopale nei primi mesi del 1013, venendo sostituito da Tedaldo<ref name=":7">{{Cita|Lucioni|pp. 82-84, più note 223 e 224}}.</ref>.
 
Nonostante questi sforzi, Arduino non poté supportare ulteriormente la situazione politica: Enrico II, che nel frattempo si era dovuto occupare di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao di Polonia]], [[Italienzug|scese nuovamente in Italia]] nel [[1013]]; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino): in tale frangente, gli [[Obertenghi]] furono annichiliti dal sovrano, alcuni di loro imprigionati e trasferiti Oltralpe<ref group="Riferimenti">Tietmaro (si veda {{Cita|''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei|Libro VII, 1, pp. 193-194}} e, con relative note, {{Cita|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani|Libro VII, 1 (1), p. 541}}) riferisce che una settimana dopo l'incoronazione di Enrico II e di Cunegonda, il 21 febbraio, ci fu uno scontro tra i romani e i tedeschi sul ponte Tiberino provocata da tre fratelli Obertenghi, figli di [[Oberto II (Margravio di Milano)|Oberto II]], [[Ugo (margravio di Milano)|Ugo]], [[Alberto Azzo I|Azzone]] e Adalberto, di cui ne furono catturati due (uno riuscì a sfuggire), e trasferiti uno preso [[Fulda]] e l'altro presso il [[castello di Giebichenstein]], usata come "prigione politica da Enrico II, Corrado II ed Enrico III il Nero. In seguito, sempre secondo Tietmaro ({{Cita|''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei|Libro VIII, 1, p. 233}} e {{Cita|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani|capitolo=Libro VIII, 1 (1), p. 651}}), il 25 gennaio 1018 Azzone (Ezzelino) venne rilasciato dalla prigionia. SI veda per la vicenda e per ulteriori fonti {{Cita|Lucioni|pp. 25-28}}.</ref>, e i loro interessi patrimoniali furono minati alla base con la creazione da parte di Enrico II della [[diocesi di Bobbio]]<ref name=":11">{{Cita|''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei|Libro VII, 3, p. 194}}.</ref><ref name=":12">{{Cita|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani|capitolo=Libro VII, (3), p. 543}}</ref>, affidata all'abate dell'abbazia, situata nel cuore dei possedimenti obertenghi<ref name=":7" />. Nonostante i fedeli di Arduino, una volta che Enrico II era ritornato in Germania<ref group="Riferimenti">Nella [http://calendario.eugeniosongia.com/calendarioperpetuo.htm Pasqua del 1014, il 25 aprile], Enrico II era a Pavia e vi sostò per varie settimane e oltrepassò le Alpi a maggio.</ref>, compissero ancora nel 1014 una serie di incursioni su [[Novara]], che venne assediata<ref name=":13">{{Cita|Lucioni|p. 28}}.</ref>, [[Vercelli]] (in quest'ultima sede occupata da Arduino stesso, e vi cacciò il vescovo Leone<ref name=":11" /><ref name=":12" /><ref name=":13" />) e [[Como]]<ref name=":0" /><ref name=":7" />, il sovrano, vista la perdita di Vercelli e una grave infermità sopraggiunta<ref name=CT205 /><ref name=CB575 />, fu costretto a deporre le insegne reali sull'altare dell'abbazia di Fruttaria, e, secondo [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]], provò a negoziare i possedimenti della contea di Ivrea<ref group="Riferimenti">Tietmaro non specifica quale contea era oggetto di trattative. Secondo [[Ferdinando Gabotto]], ''Un millennio di storia eporediese (356-1357)'', in ''Eporediensia'', [[Biblioteca della [[Società storica subalpina|Società Storica Subalpina]], vol. IV, Pinerolo, Tip. Chiantore-Mascarelli, 1900, p.32, la contea oggetto di trattative era il comitato di Ivrea (comitato citato anche da Piero Bugiani in {{Cita|''Chronicon''|p. 526, nota 288|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani}}). Ciò è messo in dubbio da {{cita|Sergi 1995|p. 148}}. Secondo {{Cita|Pene Vidari|pp. 91-94}}, il comitato in questione era più semplicemente una "contea del Canavese", fuori dall'area cittadina e quindi dagli interessi cittadini, una parte di territorio situato nella campagna già di fatto controllato da Arduino e i suoi fedeli (e in cui i discendenti del sovrano opereranno ancora circa un secolo dopo).</ref> per i suoi eredi, ma Enrico rifiutò<ref>{{Cita|''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei|Libro VI, 93, p. 187}}.</ref><ref>{{Cita|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani|Libro VI, (93) 57, pp. 525-527}}. Ciò è messo in dubbio da Sergi. Secondo KING, probabilmente, data la forte indipendenza delle diocesi, la contea poteva essere una "contea del Canavese", non interferente con i poteri vescovili cittadini e che formalizzava una realtà in cui Arduino e i suoi fedeli controllavano di fatto la campagna.</ref>.
 
=== Ritiro e morte ===
Si ritirò quindi nell'[[abbazia di Fruttuaria]] a [[San Benigno Canavese]], eretta sul confine della diocesi di Ivrea e Torino pochi anni prima a inizio secolo da [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], [[Abbazia di San Benigno (Digione)|abate di San Benigno]] di [[Digione]], per volontà dei de Vulpiano, stirpe a cui il neo abate apparteneva e fedeli di Arduino<ref name=":6">{{Cita|Lucioni|pp. 79-80}}.</ref>. Quest'ultimo era molto legato avendone appoggiato l'edificazione con un diploma del 28 gennaio 1005<ref name="DBI" /><ref name=":6" />, oltre che probabilmente suo nipote (la madre Perinzia era forse sorella di Arduino); Rosa Maria Dessì<ref>{{cita libro|lingua=fr|autore-capitolo=Rosa Maria Dessi|url=https://www.academia.edu/2587082|capitolo=La double conversion d'Arduin d'Ivrée. Pénitence et conversion autour de l'an Mil|titolo=Guerriers et moines. Conversion et sainteté aristocratiques dans l'Occident médiéval (IX-XIIè siècle)|curatore=M. Lauwers|città=Antibes|editore=Éditions APDCA|anno=2002}}</ref> ha avanzato l'ipotesi che dovesse divenire un ''[[Hauskloster]]'' di Arduino in quanto questo luogo venne scelto dal sovrano ormai decaduto come luogo di sepoltura per sé, la moglie Berta e i propri figli, ma tale tesi non è universalmente accettata<ref>{{Cita|Lucioni|p. 80, note 204 e 205}}.</ref>.
 
Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI" /> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]]. [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]] riferisce che la sua morte avvenne il 30 ottobre del medesimo anno<ref name=CT205 >{{Cita|''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei|Libro VII, 24, p. 205}}.</ref><ref name=CB575 >{{Cita|''Chronicon'', tr. di P. Bugiani|Libro VII, 24 (17.), p. 575}}.</ref>, ma la storiografia ha ritenuto più precisa la data del 14 dicembre, morte registrata dall'obituario dell'[[Abbazia di San Benigno (Digione)|abbazia di San Benigno]] di [[Digione]] per volere dell'abate [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], fondatore di FrutturariaFruttuaria<ref>{{Cita|Lucioni|p. 31, nota 19}}.</ref>.
 
Nonostante la sua morte, i suoi fedeli, con l'aiuto contingente del marchese [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], rimasero compatti e riuscirono nel 1016 ad occupare Ivrea scacciandone il vescovo<ref name=":02">{{Cita|Pene Vidari|pp. 104-106}}.</ref>. La marca di Ivrea non ebbe più un titolare, data la ricerca di indipendenza delle diocesi di Vercelli e Novara, unitamente alla più debole diocesi di Ivrea, ostacolata quest'ultima dalla stirpe discendente di Arduino<ref name=":02" />.
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*[[Arduino II d'Ivrea|Arduino]] (detto anche Ardicino), da taluni considerato successore del padre alla marca d'Ivrea nel 999<ref name="EBU" />, ma oggi considerato improbabile<ref name=":8" />;
* Ottone, citato in un diploma tramessotrasmesso in una copia seicentesca, in cui Arduino diede il suo assenso ad una donazione da parte del suddetto figlio di un complesso fondiario alla diocesi di Pavia retta dal nuovo vescovo Rainaldo<ref name=":9" />;
* Guiberto, che, assieme ai fratelli, tentò un'alleanza provvisoria poco dopo la morte del loro padre con il marchese di Torino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], che si fa giurare fedeltà agli abitanti di Ivrea<ref>{{Cita|Sergi 2018|p. 22}}.</ref> nel 1016<ref name=":02" />.
Arduino avrebbe avuto anche un altro figlio, Reghino, presente nella cronaca di Fruttuaria ma in realtà mai esistito: esso infatti non compare in nessuna altra fonte e fu inventato di sana pianta dai conti di Valperga per legittimarsi<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Soglie del Medioevo. Le grandi questioni, i grandi maestri|anno=2016|editore=Donzelli|p=327|ISBN=9788868435240}}</ref>.
 
== Le vicende delle spoglie di Arduino ==
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Nel 1658 il conte [[Filippo San Martino di Agliè]], favorito della reggente del ducato di Savoia [[Cristina di Borbone-Francia]] e celebre commediografo che pretendeva di discendere da re Arduino, chiese all'abate Paolo Grato Gromo di Ternengo di poter riesumare i resti di Arduino dall'orto del monastero e di poterle trasportare nel suo [[Castello Ducale di Agliè|castello di Agliè]]. Il conte non era nuovo ad atti di tal tipo, tanto che l'anno precedente aveva ottenuto le presunte ceneri di [[Anscario I|Attone Anscario]], morto nell'898 e capostipite dei marchesi d'Ivrea, e le aveva sepolte nella [[Pieve di San Lorenzo (Settimo Vittone)|chiesa di San Lorenzo]] in Castello a [[Settimo Vittone]]<ref name=":10" />.
 
Nel 1764 il castello di Aglié venne acquistato da [[Carlo Emanuele III di Savoia]] allo scopo di darlo in appannaggio al ramo cadetto dei [[Duca di Chiablese|duchi di Chiablese]]<ref name=":022">{{Cita|Pene Vidari|pp. 88-89}}.</ref>, al quale nulla importava delle spoglie di Arduino. Nel 1769 i resti furono trafugati dalla marchesa Cristina di Saluzzo Miolans, moglieamante del precedenteconte proprietario[[Carlo delFrancesco castellodi Valperga|Francesco Valperga di AgliéMasino]] e moglie del marchese Giuseppe di San Martino, amanteprecedente proprietario del conte [[Carlo Francescocastello di Valperga|Francesco Valperga di Masino]]Aglié<ref name=":10" />.
 
Racconta [[Giuseppe Giacosa]] che: <br />
{{Citazione|...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria...}}
La cassetta con le presunte ceneri di Arduino fu quindi portata dalla marchesa presso il [[castello di Masino]], di proprietà dell'amante e(che "legittimo"si considerava discendente del sovrano); i Savoia di fatto non reagirono seriamente al furto, così come i San Martino, il tutto a vantaggio dei [[Valperga (famiglia)|Valperga]] di Masino, nuovi proprietari delle spoglie<ref name=":022" />. La storia si inserisce con evidenza nelle strategie di nobilitazione dinastica perseguite con frequenza nel passato. Nella cappella del suddetto castello, ora di proprietà del [[Fondo per l'Ambiente Italiano|FAI]], le spoglie mortali di re Arduino riposano finalmente in pace ancora oggi<ref name=":10" />. Nel 1827 o 1828, il [[Re di Sardegna#Savoia|re di Sardegna]] [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice]] a la regina [[Maria Cristina di Borbone-NapoliDue Sicilie (1779-1849)|Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie]] visitarono il castello di Masino e fecero aprire l'urna con per vederne il contenuto, poi essa fu risigillata e poi benedetta, benedizione ripetuta nel 1892 per volere del conte [[Cesare Valperga di Masino]], cattolico conservatore e [[Sindaci di Torino|sindaco di Torino]] fino al settembre 1870, quando si dimise in protesta per la [[presa di Roma]], il quale fece inoltre apporre una lapide che ripercorre le vicende delle spoglie di Arduino<ref name=":103">{{Cita|Levra|pp. 140-141}}.</ref>.
 
==La sua figura==
La figura di Arduino, come rilevato dallo storico canavesano del XIX secolo [[Antonino Bertolotti]], non godeva nel [[Canavese]] di grande fama, fama che riuscì ad acquisire nell'immaginario collettivo e folcloristico grazie al suddetto studioso e ai suoi epigoni, i quali esagerarono la considerazione che Arduino deteneva per il folclore locale, fatto in realtà decisamente recente e a loro contemporaneo<ref name=":102">{{Cita|Levra|pp. 137-139}}.</ref>.
 
La cultura e la [[storiografia]] romantica resero popolare la figura di Arduino di Ivrea, vedendo in lui un esponente precoce della lotta per la liberazione dell'Italia dalle catene della dominazione straniera, attribuendo un significato simbolico alla sua nomina a [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re d'Italia]]. In realtà non c'era in lui nessuna coscienza nazionale.
 
Per contro, la [[Chiesa (comunità)|Chiesa]], memore delle sanguinarie scorribande di Arduino contro i [[Diocesi di Ivrea|vescovi di Ivrea]] e di [[Arcidiocesi di Vercelli|Vercelli]], aveva teso in passato a ridimensionarne la statura politica e militare, vedendo nelle sue gesta la mera brama di potere e la mancanza di rispetto per le prerogative ecclesiastiche.
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}}
* {{Treccani|arduino-re-d-italia|Arduino re d'Italia|cid=''Enciclopedia biografica universale'', Treccani.}}.
* {{cita libro|titolo=Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia|edizione=pubblicazione a cura dell'Associazione di Storia e Arte Canavesana|editore=[[U. Allemandi & C.]]|città=Torino|anno=2002|cid=''Arduino mille anni dopo''}}
* {{cita libro|Valter|Fascio|Giallobenigno ovvero enigma in luogo di Fruttuaria|2005|Carta e Penna|Torino|isbn=9788889209202}}
* {{cita libro|Niccola|Gabiani|Asti nei principali suoi ricordi storici|1927-1934|volume=voll. 1-3|Tipografia Michele Varesio|Asti|url=https://books.google.it/books/about/Asti_nei_principali_suoi_ricordi_storici.html?id=bmoZAQAAMAAJ&redir_esc=y|cid=Gabiani}}
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**{{Cita libro|autore=Umberto Levra|curatore=Giuseppe Sergi|titolo=Arduino fra storia e mito|capitolo=Il mito risorgimentale e «italiano» di re Arduino|cid=Levra}}
*{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|ISBN=978-8833390857|cid=''Cronaca'' di Tietmaro, tr. di M. Taddei}}
*{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatorealtri=Pierocura e traduzione di Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|ISBN=978-88-99959-29-6||cid=''Chronicon'', tr. di P. Bugiani}}
 
== Voci correlate ==