Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni

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La sua figura: Tema che meriterebbe considerazioni ben maggiori di una frase così semplicistica. Parlare di "coscienza nazionale in quel periodo" è fuorviante, ciò non toglie che il titolo di re d'Italia è emblematico
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{{Monarca
|nome = Arduino d'Ivrea
|immagine = Arduino d'ivrea.jpg
|legenda = Arduino d'Ivrea
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|titolo = [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|Re d'Italiadegli Italici]]
|sottotitolo = (formalmente '''Re degli Italici''')
|inizio regno = 15 febbraio [[1002]]
|fine regno = [[1014]]
|incoronazione = 15 febbraio [[1002]]
|predecessore = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
|successore = [[Enrico II il Santo|Enrico II]]
|data di nascita = [[955]] circa
|luogo di nascita = [[Pombia]]
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Nel 1658 il conte [[Filippo San Martino di Agliè]], favorito della reggente del ducato di Savoia [[Cristina di Borbone-Francia]] e celebre commediografo che pretendeva di discendere da re Arduino, chiese all'abate Paolo Grato Gromo di Ternengo di poter riesumare i resti di Arduino dall'orto del monastero e di poterle trasportare nel suo [[Castello Ducale di Agliè|castello di Agliè]]. Il conte non era nuovo ad atti di tal tipo, tanto che l'anno precedente aveva ottenuto le presunte ceneri di [[Anscario I|Attone Anscario]], morto nell'898 e capostipite dei marchesi d'Ivrea, e le aveva sepolte nella [[Pieve di San Lorenzo (Settimo Vittone)|chiesa di San Lorenzo]] in Castello a [[Settimo Vittone]]<ref name=":10" />.
 
Nel 1764 il castello di Aglié venne acquistato da [[Carlo Emanuele III di Savoia]] allo scopo di darlo in appannaggio al ramo cadetto dei [[Duca di Chiablese|duchi di Chiablese]]<ref name=":022">{{Cita|Pene Vidari|pp. 88-89}}.</ref>, al quale nulla importava delle spoglie di Arduino. Nel 1769 i resti furono trafugati dalla marchesa Cristina di Saluzzo Miolans, moglieamante del precedenteconte proprietario[[Carlo delFrancesco castellodi Valperga|Francesco Valperga di AgliéMasino]] e moglie del marchese Giuseppe di San Martino, amanteprecedente proprietario del conte [[Carlo Francescocastello di Valperga|Francesco Valperga di Masino]]Aglié<ref name=":10" />.
 
Racconta [[Giuseppe Giacosa]] che: <br />
{{Citazione|...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria...}}
La cassetta con le presunte ceneri di Arduino fu quindi portata dalla marchesa presso il [[castello di Masino]], di proprietà dell'amante e(che "legittimo"si considerava discendente del sovrano); i Savoia di fatto non reagirono seriamente al furto, così come i San Martino, il tutto a vantaggio dei [[Valperga (famiglia)|Valperga]] di Masino, nuovi proprietari delle spoglie<ref name=":022" />. La storia si inserisce con evidenza nelle strategie di nobilitazione dinastica perseguite con frequenza nel passato. Nella cappella del suddetto castello, ora di proprietà del [[Fondo per l'Ambiente Italiano|FAI]], le spoglie mortali di re Arduino riposano finalmente in pace ancora oggi<ref name=":10" />. Nel 1827 o 1828, il [[Re di Sardegna#Savoia|re di Sardegna]] [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice]] a la regina [[Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie (1779-1849)|Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie]] visitarono il castello di Masino e fecero aprire l'urna con per vederne il contenuto, poi essa fu risigillata e poi benedetta, benedizione ripetuta nel 1892 per volere del conte [[Cesare Valperga di Masino]], cattolico conservatore e [[Sindaci di Torino|sindaco di Torino]] fino al settembre 1870, quando si dimise in protesta per la [[presa di Roma]], il quale fece inoltre apporre una lapide che ripercorre le vicende delle spoglie di Arduino<ref name=":103">{{Cita|Levra|pp. 140-141}}.</ref>.
 
==La sua figura==