Je suis partout: differenze tra le versioni

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I redattori e i collaboratori della rivista lavorano anche in altre testate della medesima area politica: ''[[La Gerbe]]'', il ''[[Journal de Rouen]]'', ''[[Paris-Soir]]'' e soprattutto al ''[[Le Petit Parisien|Petit Parisien]]''; in questo modo estendono ancora la propria influenza.
 
Il settimanale esercita una certa influenza su un pubblico piuttosto giovane e colto. La sua audience diventa sempre maggiore durante l'Occupazione: la tiratura passa da 46 000 copie nel [[1939]] a 250 000 nel [[1942]]. Pubblica in appendice romanzi di [[Jean Anouilh]] (''[[Léocadia]]''), [[Marcel Aymé]] (''[[Travelingue]]''), [[René Barjavel]] (''[[RavageDiluvio di fuoco]]''), [[Jean de laLa Varende]] (''[[Les derniers galériens]]''), [[Jacques Decrest]] (''[[Les jeunes filles perdues]]'') o ancora di [[Jean de Baroncelli]] (''[[Vingt-six hommes]]''), e interviste ad alcuni di loro. La rivista pubblica anche sei lettere di [[Louis-Ferdinand Céline]]<ref>[http://lewebceline.free.fr/contreceline/les_lettres.htm LES<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, insieme ad articoli su di lui.
 
Dopo l'allontanamento di Brasillach, ritenuto troppo moderato, la direzione è assunta da [[Pierre-Antoine Cousteau]]. Questo cambiamento segna un ulteriore scivolamento: ''Je suis partout'' si allinea completamente al [[nazismo]], dimentica l'apertura agli intellettuali che aveva prodotto parte del successo degli [[anni 1930|anni trenta]] e sposa l'anti-intellettualismo dei nazisti e fascisti più fanatici: apre le sue colonne ad esponenti delle [[Waffen-SS]].