Cecco Angiolieri: differenze tra le versioni
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[[File:Decameron- ÖNB 2561 - Neuvième journée, nouvelle 4.png|thumb|[[Decameron]], quarta novella: Cecco Angiolieri viene ingiustamente accusato di furto da Fortarrigo]]
{{Bio
|Nome = Francesco
|Cognome = Angiolieri
|
|Sesso = M
|LuogoNascita = Siena
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|Epoca2 = 1300
|Attività = poeta
|Attività2 =
|Nazionalità = italiano
}}
Contemporaneo di [[Dante Alighieri]]
== Biografia ==
[[File:Coa fam ITA angiolieri4.jpg|thumb|Stemma della famiglia Angiolieri]]
Cecco Angiolieri nacque a Siena da una famiglia particolarmente benestante, intorno al 1260. Il padre era il banchiere Angioliero degli Angiolieri, figlio di Angioliero detto "Solafica"; fu [[Cavalleria medievale|cavaliere]], fece parte dei Signori del Comune nel [[1257]] e nel [[1273]] (dopo essere stato priore per due volte) ed appartenne all'ordine dei [[Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria]] (i cosiddetti «Frati Gaudenti»). La madre era Monna Lisa, appartenente alla nobile e potente casata dei [[Salimbeni (famiglia)|Salimbeni]], anch'ella iscritta al suddetto ordine.<ref name=DBI/>
Si presume che il giovane Cecco trascorse la sua fanciullezza a Siena, dove ricevette anche una prima educazione. Di famiglia tradizionalmente guelfa, nel [[1281]] Cecco figurò tra i [[Guelfi e ghibellini|Guelfi]] senesi all'"assedio" dei concittadini [[Guelfi e ghibellini|ghibellini]] asserragliati nel [[castello]] di [[Torri di Maremma]] nei pressi di [[Roccastrada]], e fu più volte multato per essersi allontanato dal campo senza la dovuta licenza. Da altre multe fu colpito a Siena l'anno successivo, l'
Militò come alleato dei [[Firenze|fiorentini]] nella campagna contro [[Arezzo]] nel [[1289]], conclusasi con la [[battaglia di Campaldino]]; è possibile che qui abbia incontrato [[Dante Alighieri]], che pure figurava tra i combattenti dello scontro. Il [[s:Rime (Angiolieri)/C - Lassar vo’ lo trovare di Becchina|sonetto 100]], datato tra il [[1289]] e il [[1294]], sembra confermare che i due si conoscessero, in quanto Cecco si riferisce a un personaggio che entrambi dovevano ben conoscere (''Lassar vo' lo trovare di Becchina, / Dante Alighieri, e dir del mariscalco''); questo ''mariscalco'' vanesio tra le donne fiorentine, anch'egli impegnato a Campaldino, è stato identificato con un tal Amerigo di Narbona, «giovane e bellissimo del corpo, ma non molto sperto in fatti d'arme» ([[Dino Compagni]], ''[[Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi]]'', I, 7).<ref name=ED/>
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Nel [[1302]] Cecco svendette per bisogno una sua vigna a tale Neri Perini del Popolo di Sant'Andrea per settecento lire ed è questa l'ultima notizia disponibile sull'Angiolieri in vita. Proprio per questa ragione si oppose a ogni forma di politica proclamandosi persona libera e indipendente; si ritiene che questa sua imposizione fosse dovuta al bando politico che lo allontanò da Siena.
Dopo il [[1303]] fu a [[Roma]], probabilmente sotto la protezione del [[cardinale]] senese [[Riccardo Petroni]]. Da un documento del 25 febbraio [[1313]] sappiamo che cinque dei suoi figli (Meo, Deo, Angioliero, Arbolina e Sinione; un'altra figlia, Tessa, era già emancipata) - rinunciarono all'eredità perché troppo gravata dai debiti. Si può quindi presupporre che Cecco Angiolieri sia morto intorno al [[1310]], forse tra il [[1312]] e i primi giorni del [[1313
== Poetica ==
{{vedi anche|Rime (Cecco Angiolieri)}}
La poetica di Cecco Angiolieri rispetta tutti i canoni della tradizione comica toscana. I suoi sonetti da parte della critica sono generalmente considerati, specie dopo gli studi di [[Mario Marti]], la caricaturale rifrazione del [[Dolce stil novo]]: questa posizione antistilnovistica emerge specialmente nella poesia dialogata ''Becchin' amor'', dove si narra di un'amante sensuale e meschina, con dei connotati certamente antitetici a quelli angelici della [[Beatrice Portinari|Beatrice]] di dantesca memoria. Questa sua polemica contro i ''poetae novi'' del dolce stile, attuata con uno smodato uso della mimesi caricaturale e con uno stile tagliente e impetuoso, viene inoltre calata nei vicoli tumultuosi della sua [[Siena]] natia, tanto da far esclamare a Marti «quante figure di scorcio nei suoi sonetti!».<ref name=DBI/>
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[[Francesco Flora]], a proposito di Cecco Angiolieri, riferendosi particolarmente al suo più noto sonetto, «S'i' fossi foco, arderei 'l mondo», analizza l'impeto «della sua matta e sinistra vitalità», che lo travolgerebbe fino al pensiero del delitto dei propri genitori, se tale pensiero, espresso in forma elaborata, non fosse domato «in una trasfigurazione verbale» talmente audace da confinare con l'innocenza.<ref>Francesco Flora, ''Cecco Angiolieri'', sta in Francesco Flora, ''Storia della letteratura italiana'', V voll., Volume I, ''Dal Medio Evo alla fine del Quattrocento'', Arnoldo Mondadori Editore (c) 1940, nuova edizione riveduta, X, giugno 1958, p. 91.</ref>
==
{{s sezione|letteratura}}
Il problema testuale è centrale per la lettura e l'interpretazione dell'opera angiolieresca, per due motivi: il primo è che le edizioni attualmente in uso differiscono nel numero dei sonetti a lui attribuiti; il secondo, che è la causa del primo, è che dal [[1874]], anno in cui [[Alessandro D'Ancona]] pubblicò il suo studio su Cecco Angiolieri,<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-d-ancona_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Alessandro D'Ancona}}</ref> al poeta senese si sono attribuiti sonetti che invece sono opera di altri autori, in primis [[Meo de' Tolomei]], suo concittadino e contemporaneo. L'equivoco si è chiarito solo negli [[anni 1950|anni cinquanta]] del [[XX secolo]], tuttavia continua a dare adito a problemi di attribuzione.
== In musica ==
Tre sonetti sono stati realizzati in canzoni liriche per soprano e pianoforte da Davide Verotta, vedi {{cita web|url=https://imslp.org/wiki/Rime_di_Cecco_Angiolieri%2C_O.15_(Verotta%2C_Davide)|titolo=Rime di Cecco|data=2022}}. Il sonetto ''S'ì fosse foco, arderei 'l mondo'', è stato messo in musica nel 1968 (come
== Edizioni delle poesie ==
* ''I sonetti,'' editi criticamente ed illustrati per cura di [[Aldo Francesco Massera]], Bologna, N. Zanichelli, 1906.
*''Le rime'', Edizione completa annotata e commentata [a cura di] [[Domenico Giuliotti]], Siena, Giuntini-Bentivoglio, 1914.
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*Fernando Figurelli, ''La musa bizzarra di Cecco Angiolieri'', Napoli, Raffaele Pironti, 1950.
*{{cita pubblicazione | autore = Elena Landoni | anno = 1989 | titolo = Note su Cecco Angiolieri: antistilnovismo o antipoesia? | rivista = Testo | volume = 17 |numero=| pp = 3-31 }}
* {{cita libro|autore=Elena Landoni|titolo=Il "libro" e la "sententia". Scrittura e significato nella poesia medievale: Iacopone da Todi, Dante, Cecco Angiolieri|url=https://archive.org/details/illibroelasenten0000land|data=|anno=1990|editore=Vita e pensiero|città=Milano|isbn=88-343-0446-2|pp=[https://archive.org/details/illibroelasenten0000land/page/141 141]-178}}
*{{cita libro|cognome=Maier|nome=Bruno|wkautore=Bruno Maier|titolo=La personalità e la poesia di Cecco Angiolieri|data=|anno=1947|editore=Cappelli Editore|città=Bologna}}
*{{cita libro|autore=Mario Marti|wkautore=Mario Marti|titolo=Cecco Angiolieri e i poeti autobiografici tra il 200 e il 300|data=|anno=1946|editore=Tip. Vergine|città=Galatina}}
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