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[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6356397.jpg|thumb|[[Gian Lorenzo Bernini]], ''[[La Verità svelata dal Tempo]]''. Roma, [[Galleria Borghese]] (fotografia di [[Paolo Monti]]).]]
[[File:Beata Ludovica Albertoni (Bernini).jpg|thumb|[[Gian Lorenzo Bernini]], ''[[Beata Ludovica Albertoni (Bernini)|Estasi della Beata Ludovica Albertoni]]''. Roma, [[Chiesa di San Francesco a Ripa|San Francesco a Ripa]].]]
Il '''Barocco''' è un movimento estetico, ideologico e culturale sorto in [[Italia]] tra la fine del [[XVI secolo|XVI]] e l'inizio del [[XVII secolo]], e dall'Italia propagatosi in tutta Europa nel mondo delle arti, della letteratura, della musica, e in numerosi altri ambiti, fino alla metà del [[XVIII secolo]].<ref>Sul vigoroso propagarsi del Barocco e sul conclusivo esaurimento della sua spinta propulsiva ha osservato [[Dino Formaggio]]: «Il potente respiro del Barocco italiano investe ormai in mille modi diversi e diversamente si riflette nelle corti e nelle società borghesi d’Europa; finché l'originario e vigorosamente paradossale suo fuoco logico, così modernamente vivo di controsignificanze, verrà a spegnersi quasi del tutto tra le lievi grazie dorate del [[Rococò]]» (D. Formaggio, ''Il Barocco in Italia'', Milano 1960, p. 42).</ref> In senso stretto l'espressione viene riferita a una specifica corrente artistica fiorita a [[Roma]] tra il [[anni 1620|terzo]] e il [[1630|quarto decennio]] del XVII secolo e rappresentata in modo eminente dall'opera di [[Gian Lorenzo Bernini]], [[Francesco Borromini]] e [[Pietro da Cortona]], con cospicui antefatti nell'opera di alcuni autori tardo-cinquecenteschi, come il [[Paolo Veronese|Veronese]], il [[Tintoretto]] e soprattutto i [[Carracci]].<ref>Su quest'ultimo aspetto cfr., per es., Giuliano Briganti, ''Milleseicentotrenta, ossia il Barocco'', in ''“Paragone”'', 13 (1951), pp. 8-17.</ref> Ma lo snodo fondamentale è costituito dall'opera di [[Caravaggio]].<ref>Piero Adorno in ''L'arte italiana'', vol II, tomo II: «…il suo peso storico è stato incalcolabile, senza di lui non sarebbero comprensibili… Rubens e Velazquez… Vermeer, Rembrandt…».</ref> In senso generale il Barocco è stato definito una «denominazione e qualifica dello stile secentesco: dapprima con senso dispregiativo, a indicare opera o forma goffa, pesante, strampalata, soprattutto artificiosa e involuta; oggi come designazione positiva e storica di quella civiltà letteraria e artistica (compresa tra il [[Rinascimento]] e l'[[Illuminismo]])».<ref>Salvatore Battaglia, ''Grande dizionario della lingua italiana'', vol. II, Torino 1995, p. 76.</ref>
 
Il '''Barocco''' è un periodo artistico, ideologico e culturale iniziato a manifestarsi in [[Italia]] tra la fine del XVI e i primi decenni del XVII secolo, e durato in tutta Europa fino alla metà del XVIII secolo<ref>[[Dino Formaggio]], ''Il Barocco in Italia'', Milano, 1960, p. 42: «Il potente respiro del Barocco italiano investe ormai in mille modi diversi e diversamente si riflette nelle corti e nelle società borghesi d'Europa; finché l'originario e vigorosamente paradossale suo fuoco logico, così modernamente vivo di controsignificanze, verrà a spegnersi quasi del tutto tra le lievi grazie dorate del [[Rococò]]».</ref>. Esso abbraccia non solo il mondo dell'architettura e delle arti, ma anche la letteratura, la musica, le scienze e la filosofia.
Lo storico francese [[Fernand Braudel]] individua nell'epoca barocca il punto di massimo irradiamento della civiltà italiana, indicando nel Barocco «una nuova forma di gusto e di cultura, una ‘civiltà’ che rivestirà l'intera Europa» e darà vita a «una serie di creazioni moderne», come l'[[opera]], il [[Storia del teatro#Teatro moderno|teatro moderno]] e la [[scienza moderna]].<ref>Fernand Braudel, ''Il secondo Rinascimento: due secoli e tre Italie'', Torino 1986, pp. 84-85. Il saggio di Braudel smentisce il topos storiografico che vorrebbe l'Italia del Seicento in condizioni economiche precarie, se non rovinose, e mostra come per ampi tratti del secolo (specie nella prima metà) la penisola abbia potuto contare su un quadro economico interno assai vitale e florido.</ref>
 
Il '''Barocco''' è un movimento estetico, ideologico e culturale sorto in [[Italia]] tra la fine del [[XVI secolo|XVI]] e l'inizio del [[XVII secolo]], e dall'Italia propagatosi in tutta Europa nel mondo delle arti, della letteratura, della musica, e in numerosi altri ambiti, fino alla metà del [[XVIII secolo]].<ref>Sul vigoroso propagarsi del Barocco e sul conclusivo esaurimento della sua spinta propulsiva ha osservato [[Dino Formaggio]]: «Il potente respiro del Barocco italiano investe ormai in mille modi diversi e diversamente si riflette nelle corti e nelle società borghesi d’Europa; finché l'originario e vigorosamente paradossale suo fuoco logico, così modernamente vivo di controsignificanze, verrà a spegnersi quasi del tutto tra le lievi grazie dorate del [[Rococò]]» (D. Formaggio, ''Il Barocco in Italia'', Milano 1960, p. 42).</ref> In senso stretto l'espressione viene riferita a unauno specificaspecifico correnteambito artisticaartistico fioritafiorito a [[Roma]] tra il [[anni 1620|terzo]] e il [[1630|quarto decennio]] del XVII secolo e rappresentatarappresentato in modo eminente dall'opera di [[Gian Lorenzo Bernini]], [[Francesco Borromini]] e [[Pietro da Cortona]], con cospicui antefattiprecedenti nell'opera di alcuni autori tardo-cinquecenteschi, come il [[Paolo Veronese|Veronese]], il [[Tintoretto]] e soprattutto i [[Carracci]].<ref>Su quest'ultimo aspetto cfr., per es., Giuliano Briganti, ''Milleseicentotrenta, ossia il Barocco'', in ''“Paragone”'', 13 (1951), pp. 8-17.</ref> Ma loUno snodo fondamentale è costituito dall'operainoltre dall’opera di [[Caravaggio]].<ref>Piero Adorno in"Il 'realismo'L'arte italiana'',di volCaravaggio II,- tomocaduta II:ogni «…ilimpalcatura suoaccademica peso- storicodiventa èla statocontroparte incalcolabiledella sua stessa umanità, senzala disuprema luiobiettività none sarebberoquindi comprensibili…anche Rubensla esuprema Velazquez…potenza Vermeerdel suo stile", Rembrandt…».Stefano Bottari, 1966, ne ''i diamanti dell'arte''</ref>. In senso generale il Barocco è stato definito una «denominazione e qualifica dello stile secentesco: dapprima con senso dispregiativo, a indicare opera o forma goffa, pesante, strampalata, soprattutto artificiosa e involuta; oggi come designazione positiva e storica di quella civiltà letteraria e artistica (compresa tra il [[Rinascimento]] e l'[[Illuminismo]])».<ref>Salvatore Battaglia, ''Grande dizionario della lingua italiana'', vol. II, Torino 1995, p. 76.</ref>.
Il barocco è un movimento sia artistico che culturale, che ha coinvolto tutti gli aspetti dell'arte inclusa la [[musica barocca|musica]] le cui caratteristiche si possono riassumere in: uno stile unitario ed organico, pezzi da 12 o più parti, lo stile del canto più severo, declamatorio e prevalentemente sillabico, contrasti: lento-veloce forte-piano e uno stile concertante italiano, contrappuntistico tedesco e strumentale francese.
 
Lo storico francese [[Fernand Braudel]] individua nell'epoca barocca il punto di massimo irradiamento della civiltà italiana, indicando nel Barocco «una nuova forma di gusto e di cultura, una ‘civiltà’‘civiltà' che rivestirà l'intera Europa» e darà vita a «una serie di creazioni moderne», come l'[[opera]], il [[Storia del teatro#Teatro moderno|teatro moderno]] e la [[scienza moderna]].<ref>Fernand Braudel, ''Il secondo Rinascimento: due secoli e tre Italie'', Torino 1986, pp. 84-85. Il saggio di Braudel smentisce il topos storiografico che vorrebbe l'Italia del Seicento in condizioni economiche precarie, se non rovinose, e mostra come per ampi tratti del secolo (specie nella prima metà) la penisola abbia potuto contare su un quadro economico interno assai vitale e florido.</ref>.
 
== Origine del termine ==
Il termine "barocco" si riconduce a una duplice origine. Per un verso deriva dal francese ''baroque'', che ricalca il portoghese ''barroco'' e lo spagnolo ''barrueco'', i quali stanno a designare la perla di forma irregolare.<ref>Il primo a fare menzione della perla "''barroco''" sembra essere stato il botanico portoghese [[Garcia de Orta|Garcia da Orta]], che nei suoi ''Coloquios dos simples e drogas da India'', definisce le perle indiane «uns barrocos mal afeiçoados e não redondos, e com aguas mortas» (''Coloquios dos simples e drogas da India'', Goa 1563, colloquio 35, foglio 139 v.). Sull'etimo di ''barroco'' / ''barrueco'' sono state avanzate dai linguisti (p. es. Diez, Körting, Meyer-Lübke e Bloch) varie e curiose ipotesi, come la derivazione dall’arabodall'arabo ''barraqa'' (“aprire gli occhi”), dal latino ''bis-roca'' (“pietra storta”) o ''verruca'' (“bitorzolo”) e dallo spagnolo ''barro'' (“escrescenza”, a sua volta dal latino ''varus'' “storto”). Cfr. Giovanni Getto, ''Il barocco letterario in Italia'', Milano, Bruno Mondadori, 2000, pp. 391-392.</ref> In quest'accezione il termine è quindi usato per connotare anzitutto una realtà fisica e in seconda battuta le sue ricadute estetiche e psicologiche. Fra coloro che impiegarono ''baroque'' in questo senso, si può ricordare [[Charles de Brosses]], che intorno al 1739 se ne serve per stigmatizzare alcuni innovativi − e a suo giudizio bizzarri − elementi architettonici di [[Palazzo Pamphilj|palazzo Pamphili]].
 
Le sue prime attestazioni in italiano si riallacciano però a un termine della [[sillogistica]] [[Scolastica (filosofia)|scolastica]], "baròco”. In quest'accezione la voce è di estrazione colta ed è impiegata per designare una realtà intellettuale, logica e metafisica. Nel linguaggio della scolastica “baroco” non è che un artificio per memorizzare un modo della seconda figura sillogistica, quello nel quale la premessa maggiore (indicata con la A di “ba”) è universale affermativa, mentre la premessa minore (indicata con la O di “ro”) e la conclusione (indicata con la O di “co”) sono particolari negative.<ref>Premessa minore e conclusione sono dunque affini (e ciò sta a segnalare l’identitàl'identità della vocale, O), perché entrambe particolari negative, ma non completamente identiche (e ciò sta a segnalare la differenza di consonante, R e C).</ref> Tale struttura dà vita a un ragionamento che pur non essendo falso risulta tuttavia astruso e stravagante (per esempio: tutti gli uomini sono razionali; alcuni animali non sono razionali; alcuni animali non sono uomini). “Baroco” diventa quindi emblema di ragionamento rigoroso nella forma, ma fragile nel contenuto logico, e l'espressione “argomento in baroco” fa il suo ingresso nell'uso italiano come sinonimo di bizzarria logica, tortuoso ragionamento fine a sé stesso.
 
In Italia il contatto fra le due accezioni, vale a dire l'applicazione del concetto di “(argomento in) baroco”barocco” all'ambito dello stile, si deve a [[Francesco Milizia (scrittore d'arte)|Francesco Milizia]], che nel suo ''Dizionario delle belle arti e del disegno'' (1797) scrive: «Barocco è il superlativo del bizzarro, l’eccessol'eccesso del ridicolo. [[Francesco Borromini|Borromini]] diede in delirii, ma [[Guarino Guarini|Guarini]], [[Andrea Pozzo|Pozzi]], [[Carlo Marchionni|Marchione]] nella sagrestia di S. Pietro ecc. in barocco».<ref>Francesco Milizia, ''Dizionario delle belle arti e del disegno'', II, 131. Per una storia del termine "barocco" si veda Bruno Migliorini, ''Etimologia e storia del termine "barocco"'', in ''Manierismo, barocco, rococò'', Roma 1962, pp. 39 e segg. Migliorini segnala anche un terzo etimo, che riconduce il vocabolo a una tipologia di contratto usuraio ("barocchio" o "baroccolo").</ref>
 
In ogni caso − sia che si faccia riferimento alle tre sillabe ba-ro-co usate nella [[Scolastica (filosofia)|scolastica]] medievale per indicare un [[sillogismo]] della "seconda figura"<ref>[[Benedetto Croce]], ''Il concetto di Barocco'', in ''La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia'', 23, 1925, pp. 129-143.</ref> sia che si guardi al francese ''baroque'' (cfr. ''[[Dictionnaire de l'Académie française]]'', edizione del 1694) con riferimento ad una perla irregolare (l'italiana "scaramazza"), dallo spagnolo ''barueco'' o dal portoghese ''barroco''<ref>[[René Wellek]], ''The Concept of Baroque in Literary Scholarship'', in ''“The Journal of Aesthetics and Art Criticism”'', vol. 5, n. 2, ''Special Issue on Baroque Style in Various Arts'' (dicembre 1946), pp. 77-109.</ref> ''−'' resta evidente l'originario significato derisorio con cui il termine veniva utilizzato.
 
L'uso del vocabolo da parte dei critici e degli storici dell'arte risale comunque alla seconda metà del [[XVIII secolo|Settecento]] (si veda il già citato [[Francesco Milizia (scrittore d'arte)|Francesco Milizia]]). Riferita inizialmente alle [[arti figurative]], l'espressione viene successivamente applicata anche alla [[letteratura]] e ad altri ambiti, e verso la fine dell'Ottocento inizia a perdere, almeno parzialmente, la sua connotazione negativa.
 
== L'elaborazione del concetto ==
La messa a fuoco della categoria estetico-stilistica e storico-culturale di “barocco” è il frutto di un laborioso processo critico. Il significato di "barocco" è stato a lungo caratterizzato in senso svalutativo. Ancora agli inizi del Novecento [[Benedetto Croce]] asseriva che, a rigore, l'espressione "arte barocca" doveva ritenersi contraddittoria.<ref>«Si dica pure ‘età barocca’barocca' e ‘arte barocca’barocca'; ma non si perda mai la coscienza che, a rigor di termini, quel che è veramente arte non è mai barocco» (Croce, ''Storia dell'età barocca in Italia'', Milano 1993, p. 60).</ref> Dell'arte barocca si sottolineava pressoché esclusivamente «l’esaltazionel'esaltazione dei moti fisici e spirituali oltre ogni norma di classica contenutezza, l’ampollositàl'ampollosità, il desiderio di meravigliare con spettacolose, illusive scenografie e invenzioni stravaganti e inattese»,<ref>Enzo Carli - Gian Alberto Dell'Acqua, ''Storia dell'arte'', vol. III, Bergamo 1972, p. 227.</ref> caratteri che indubbiamente le competono, ma che sono ben lungi dall'esaurirne la natura e la portata. Fra i primi a proporre una decisa rivalutazione del Seicento artistico e delle sue propaggini settecentesche, va segnalato [[Heinrich Wölfflin]], che già sul finire del XIX secolo cercò di isolare i caratteri propri del barocco attraverso la loro contrapposizione agli stilemi dell'arte rinascimentale: forme aperte nell'arte barocca contro forme chiuse in quella [[Rinascimento|rinascimentale]], profondità contro superficie, dinamismo contro staticità, ecc.<ref>Si vedano: H. Wölfflin, ''Renaissance und Barock: eine Untersuchung über Wesen und Entstehung des Barockstils in Italien.'' München 1888 ([https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/woelfflin1888 versione online]), trad. it. ''Rinascimento e barocco: ricerche intorno all'essenza e all'origine dello stile barocco in Italia'', Milano 2017; e H. Wölfflin, ''Kunstgeschichtliche Grundbegriffe: Das Problem der Stilentwicklung in der neueren Kunst'', München 1915 ([[iarchive:kunstgeschichtli00wluoft|versione online]]); trad. it. ''Concetti fondamentali della storia dell'arte'', Milano 2016.</ref> Non molto più tardi [[Werner Weisbach]] individuava nella sensibilità barocca una nuova, inquieta, visione del mondo, legata ai rivolgimenti religiosi del XVI secolo, [[Riforma protestante]] e soprattutto [[Controriforma|Controriforma cattolica]] (Giulio Carlo Argan arriverà a definire il Barocco «una rivoluzione culturale in nome dell’ideologiadell'ideologia cattolica»<ref>G. C. Argan, ''Storia dell’artedell'arte italiana'', vol. III, Firenze 1984, p. 257. Per la Chiesa, chiarisce Argan, «la cultura è una via di salvezza, ma tutta l’umanitàl'umanità deve salvarsi […]. Bisogna dunque che la cultura penetri in tutti gli strati della società; bisogna che ogni attività umana, anche la più umile, abbia un’origineun'origine culturale e un fine religioso […]. Per questo il Barocco diventa ben presto uno ''stile'' e passa dalla sfera dell’artedell'arte a quella del costume, della vita sociale» (''ibidem'', pp. 257-258).</ref>); non solo uno stile artistico, dunque, ma un'autentica fase della civiltà.<ref>Di Weisbach si veda soprattutto ''Der Barock als Kunst der Gegenreformation'', Berlin 1921.</ref>
 
Non è mancato chi, come [[Eugeni d'Ors|Eugenio d’Orsd'Ors]], ha assegnato all'idea di “barocco” valore metastorico, ravvisandovi una ricorsiva fase di reazione imaginifica ai periodi di chiaro e razionale equilibrio classico.<ref>Si veda E. d’Orsd'Ors, ''Du Baroque'', Paris 1936 (trad. it. ''Del Barocco'', a cura di Luciano Anceschi, Milano 2011).</ref> Quando si usa il termine "barocco" per indicare il gusto delle manifestazioni artistiche seicentesche si tende peraltro a porre l'accento su quelle caratterizzate da un'estrosità eccentrica e compiaciuta, spesso ai limiti della bizzarria: non va però dimenticato come anche in tale epoca siano presenti espliciti richiami ai moduli classici e come il linguaggio classico rimanga pur sempre per gli artisti un termine di riferimento.<ref>Sul tema cfr. Victor L. Tapiè, ''Barocco e classicismo,'' Milano 1998.</ref>
 
Merita poi rilievo l'acquisizione critica secondo cui gli esponenti del mondo barocco, ''in primis'' di quello letterario, avevano piena coscienza del carattere "moderno" e innovativo dell'orizzonte stilistico e ideologico che alimentavano, o cui comunque appartenevano. Come scrive [[Franco Croce]], anche se «nei primi anni del Seicento […] non assistiamo […] a una netta contrapposizione tra amanti del presente da un lato […] e ''[[Laudator temporis acti|laudatores temporis acti]]'' dall'altro», in quegli stessi anni è tuttavia «costante la coscienza delle particolari qualità dell'età moderna (siano esse giudicate positive o negative) e differenti sono poi le conseguenze, le scelte del gusto che di volta in volta se ne traggono».<ref>Franco Croce, ''Critica e trattatistica del barocco'', in ''Storia della letteratura italiana'': ''il Seicento'', Milano 1967, p. 475.</ref>
 
== La poeticaPoetica del Barocco ==
[[File:Peter Paul Rubens - The Fall of Phaeton (National Gallery of Art).jpg|thumb|left|[[Peter Paul Rubens]]'', La ''Caduta di [[Fetonte]]''., Washington, National Gallery of Art.]]
Il Barocco si presenta come affermazione di valori etici ed estetici ben definiti e agevolmente riconoscibili, legati apparentemente in modo eminente, anche se non esclusivo, alla Controriforma cattolica. Si registra, per esempio, una decisa rivalutazione degli elementi realistici, istantanei e particolari nella rappresentazione, ma anche l'attribuzione di uno statuto di dignità e autonomia alla facoltà immaginativa, nonché il riconoscimento di un ruolo centrale alla capacità di persuadere. Nell'elaborazione teorica del Barocco grande rilievo viene ad assumere la riflessione sulla ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' di Aristotele, che suggerisce nuovi modi di intendere il concetto di imitazione, fino ad assimilarlo a quello di “finzione”. L'attenzione agli intenti persuasivi dell'attività creativa conduce inoltre all'affermarsi di un ideale retorico dell'arte, al quale viene informata la ricerca dei più svariati elementi espressivi e stilistici: l'efflorescenza decorativa, i giochi di luce, l'amplificazione, la torsione, la ricerca dell'arguzia, della sorpresa, la lievitazione del piano semantico e simbolico, ecc.
 
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== Letteratura barocca ==
{{Vedi anche|Letteratura barocca}}
In ambito letterario il Barocco si connota soprattutto per la ricerca, ora freddamente intellettualistica ora emotivamente partecipe, dello stupefacente, dell'arguzia concettuale, dell'immagine singolare e dell'analogia inusitata, proposti in un'ardita commistione di sensualismo e ingnegnositàingegnosità (secondo la celebre formula del [[Benedetto Croce|Croce]]<ref>B. Croce, ''Sensualismo e ingegnosità nella lirica del ’600'600'', in ''Saggi sulla letteratura italiana del Seicento'', Bari 1911, pp. 377-433.</ref>).
 
Gli autori barocchi frequentano con disinvoltura tutti i generi letterari, dal poema alla lirica, dal dramma al romanzo, dalla cronaca di viaggio al saggio erudito, dalla prosa devozionale al trattato teorico, opponendo al contegno tematico e stilistico della letteratura rinascimentale, un coraggioso sperimentalismo. In ambito poetico, per esempio, la rigorosa canonica della tradizione [[Petrarchismo|petrarchista]], che aveva segnato la produzione lirica del Cinquecento, viene rimodulata, dilatata e infine respinta e trascesa con il disinvolto ampliamento della materia trattata (accanto all'armonia della bellezza si canta il brutto, il deforme, il macabro) e con l'arricchimento degli strumenti espressivi (a partire dalla dilatazione del patrimonio iconico e del repertorio lessicale). Rispetto ai modelli del secolo precedente, la letteratura barocca presenta quindi un'assai maggiore varietà nei temi e una più ampia libertà nelle forme.
[[File:È del poeta il fin la meraviglia.png|thumb|upright=1.4|«È del poeta il fin la meraviglia…» La celeberrima terzina in cui [[Giovan Battista Marino]] enuncia la missione del poeta (dalla ''Fischiata XXXIII'' nell'edizione 1619 della ''Murtoleide'').]]
La teoria letteraria barocca sancisce poi l'emancipazione dell'attività creativa da ogni vincolo di natura estrinseca, non ascrivibile cioè alla pura e semplice dimensione estetica.<ref>Una delle formulazioni più avanzate – e fortunate – in tal senso è ''[[Il cannocchiale aristotelico]]'' di [[Emanuele Tesauro]] (Torino 1654 e, in edizione definitiva, 1670).</ref> Il primato dell'immaginazione riceve così una formale consacrazione, che dota di solide basi il gusto della meraviglia, dell'arguzia concettuale, della metafora funambolica, della deviazione dalla norma, e gran parte degli altri elementi distintivi della produzione letteraria barocca.<ref>A partire dalla poesia lirica, con le varie declinazioni del [[concettismo]]: dal [[marinismo]] italiano all’all'[[eufuismo]] inglese, il [[preziosismo]] francese, il [[culteranesimo]] spagnolo, ecc.</ref> Accanto a tali aspetti, e con essi in stretta connessione, la letteratura barocca coltiva un acceso interesse per l'illusorio, il sogno, la metamorfosi, nonché il senso di una studiata teatralità, che trova esemplificazione nella figura della “macchina” (intesa come mirabolante costrutto dell'ingegno).
 
Per indicare gli accessi parossistici del concettismo viene a talvolta utilizzato il termine "barocchismo".
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[[File:Vivaldi.jpg|thumb|Presunto ritratto di [[Antonio Vivaldi]], uno dei più influenti musicisti dell'epoca barocca.]]
{{vedi anche|Musica barocca}}
Con la formula "musica barocca" si fa riferimento a un periodo della storia musicale che oltrepassa in misura notevole i limiti cronologici dell'arte e della letteratura propriamente barocche. L'attività di molti dei più celebri musicisti ordinariamente classificati come "barocchi" − da [[Antonio Vivaldi|Vivaldi]] a [[Johann Sebastian Bach|Bach]], da [[Henry Purcell|Purcell]] a [[Georg Friedrich Händel|Händel]], da [[Jean-Philippe Rameau|Rameau]] a [[Domenico Scarlatti]] − si svolge interamente nel XVIII secolo. Altri operano fra la fine del XVII e l'inizio del XVIII. E per converso i compositori attivi nel pieno del Seicento vengono spesso classificati come tardo-rinascimentali o protobarocchi. Fra il fenomeno del Barocco musicale e quello del Barocco artistico e letterario non sussiste pertanto una piena corrispondenza temporale. Del resto, nonostante persista con tenacia nell'uso corrente, l'espressione "musica barocca" è stata progressivamente accantonata dalla manualistica musicologica in favore di soluzioni più neutre come, "musica dell'età barocca", "Seicento (o Settecento) musicale", "musica del Seicento (o del Settecento)" e simili.<ref>«Non si meravigli troppo il lettore se, contro ogni aspettativa e desiderio, troverà scritta la parola ‘barocco’‘barocco' soltanto in questa pagina del libro», scrive, ad esempio, Lorenzo Bianconi in apertura del suo volume sul Seicento musicale (L. Bianconi, ''Il Seicento'', Torino 1991, p. XV).</ref>
 
La musica dell'età barocca si articola in un'enorme varietà di generi, scuole e correnti, una polivocità che rende alquanto difficile tracciarne un profilo unitario. Un elemento comune si può indicare nel dominio, pressoché incontrastato, della scrittura [[Contrappunto|contrappuntistica]]. Sebbene il contrappunto non possa definirsi una tecnica compositiva di ideazione barocca, in tale epoca esso raggiunge le sue espressioni più ricche e rigorose, culminanti nell'opera di [[Johann Sebastian Bach]]. Il gusto barocco della costruzione ingegnosa trova innumerevoli campi d'applicazione anche in ambito musicale. Fra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento giunge, per esempio, a compiuta perfezione il sofisticato meccanismo compositivo della [[Fuga (musica)|fuga]], viene fissata la forma canonica del [[Concerto (composizione musicale)|concerto]], vengono poste le basi per lo sviluppo della [[sonata]], ecc. Altre caratteristiche si possono riassumere in: uno stile unitario ed organico, pezzi da 12 o più parti, lo stile del canto più severo, declamatorio e prevalentemente sillabico, contrasti: lento-veloce forte-piano e uno stile concertante italiano, contrappuntistico tedesco e strumentale francese.
 
Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento prende poi forma l'[[opera]], che dalla [[Opera italiana|nativa Italia]] si propagherà rapidamente al resto d'Europa.<ref>Occorre peraltro «distinguere la nascita dell’operadell'opera in musica, avvenuta a Firenze nel 1600, da quella dell’teatrodell'teatro d’operad'opera, avvenuta a Venezia nel 1637» (F. Dorsi-G-Rausa, ''Storia dell’operadell'opera italiana'', Milano 2000, p. 28). Nella Venezia del 1637 sorge anche il primo teatro d'opera, il [[Teatro San Cassiano|San Cassian]].</ref> Nell'opera poesia, musica, danza e arti figurative si danno convegno, animando uno spettacolo totale basato su «due presupposti imperiosi e tenaci: la dottrina degli affetti e l’ideal'idea del meraviglioso»,<ref>Carl Dahlhaus, ''Drammaturgia dell’operadell'opera italiana'', Torino 2005, p. 9.</ref> l'una e l'altra solidi capisaldi della poetica barocca. All'Italia barocca si deve l'invenzione stessa dell'ambiente teatrale moderno, con la sua struttura a emiciclo, i suoi fondali, il sipario, le macchine, ecc.
{{vedi anche|Teatro all'italiana}}
Accanto all'opera nasce, ancora una volta in Italia, il genere musicale drammatico dell'[[Oratorio (musica)|oratorio]], che conoscerà notevole fortuna anche nei principali paesi Europei.
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro |autore=[[Benedetto Croce]] |titolo=Storia della età barocca in Italia: pensiero, poesia e letteratura, vita morale |città=Bari |editore=[[Giuseppe Laterza & Figli|Laterza]] |anno=1929 |sbn=IT\ICCU\PUV\0444282PUV0444282}}
* {{Cita libro |autore=[[Dino Formaggio]] |titolo=Il Barocco in Italia |editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] |città=Milano |anno=1960 |sbn=IT\ICCU\LO1\0014651LO10014651}}
* {{Cita libro |autore=[[Mario Perniola]] |titolo=La società dei simulacri |editore=[[Cappelli Editore|Cappelli]] |città=Bologna |anno=1983 |annooriginale=1980 |sbn=IT\ICCU\MIL\0190158MIL0190158}}
* {{Cita libro |autore=[[Luciano Anceschi]] |titolo=L'idea del barocco |città=Bologna |editore=Nuova Alfa |anno=1984 |sbn=IT\ICCU\CFI\0077251CFI0077251}}
* {{Cita libro |autore=Anna Menichella |voce=Barocco |titolo=L'Arte (Critica e Conservazione) |serie=Enciclopedia tematica aperta |pp=181–183181-183 |città=Milano |editore=[[Jaca Book]] |anno=1993 |isbn=88-16-43910-6}}
* {{Cita libro |autore=[[Andrea Battistini]] |titolo=Il Barocco: cultura, miti, immagini |città=Roma |editore=[[Salerno Editrice|Salerno]] |anno=2000 |isbn=88-8402-316-5}}