Concilio Vaticano II: differenze tra le versioni
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{{Concilio ecumenico
|nome = Concilio Vaticano II
|immagine = Second Vatican Council by Lothar Wolleh 006.jpg| I padri conciliari escono dalla [[basilica di San Pietro]] a conclusione di una seduta|
|luogo = {{SCV}}
|data = 11 ottobre [[1962]] - 8 dicembre [[1965]]
|accettato = [[Chiesa cattolica|cattolici]] (XXI)
|precedente = [[Concilio Vaticano I]]
|successivo = ''nessuno''
|convocato = [[Papa Giovanni XXIII]]
|presieduto = [[Papa Giovanni XXIII]]<br />[[Papa Paolo VI]]
|partecipanti = circa 2450
|argomenti = La Chiesa nel [[modernità|mondo moderno]], [[ecumenismo]], [[ispirazione della Bibbia]]
|documenti = quattro costituzioni, nove decreti e tre dichiarazioni (vedi [[Documenti del Concilio Vaticano II]])
|Gruppi scismatici =
|scismatici = [[Fraternità sacerdotale San Pio X]]<br/>[[Sedevacantismo]]<br/>[[Sedeprivazionismo]]<br/>[[Chiesa cattolica palmariana]]}}
{{Concili della Chiesa cattolica}}
Il '''Concilio Ecumenico Vaticano II''', abbreviato come '''Vaticano II''', è stato il ventunesimo e il più recente [[concilio ecumenico]] della [[Chiesa cattolica]].
La sua convocazione fu annunciata da [[papa Giovanni XXIII]] il 25 gennaio 1959 presso la sala capitolare del [[Abbazia di San Paolo fuori le mura|Monastero di San Paolo di Roma]]<ref>{{Cita web|url=http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/speeches/1959/documents/hf_j-xxiii_spe_19590125_annuncio.html|titolo=Allocuzione con la quale il Sommo Pontefice annuncia il Sinodo Romano, il Concilio Ecumenico e l'aggiornamento del Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1959) {{!}} Giovanni XXIII|sito=w2.vatican.va|accesso=14 aprile 2019}}</ref> al termine della [[settimana di preghiera per l'unità dei cristiani]].<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/2019/01/24/vaticaninsider/dalle-agende-di-giovanni-xxiiiintuizione-del-concilio-e-sua-denominazione-X2SLVElv6BNFAlmbDRjvGI/pagina.html|titolo=Dalle agende di Giovanni XXIII, l’intuizione del Concilio e la sua denominazione|cognome=Malnati|nome=Ettore|sito=LaStampa.it|lingua=IT|accesso=14 aprile 2019}}</ref> I lavori conciliari ebbero luogo nel corso di quattro sessioni, la cui lingua ufficiale fu il latino. Nella storia ecclesiastica, fu il concilio che in assoluto diede rappresentanza alla maggior varietà di lingue ed etnie. All'evento furono invitati ad assistere anche alcuni esponenti delle altre confessioni cristiane.
La prima sessione iniziò nell'ottobre 1962 e si interruppe a seguito della morte del Pontefice il 3 giugno dell'anno seguente. Le altre tre sessioni furono convocate e presiedute dal suo successore [[papa Paolo VI]], fino al termine dei lavori l'8 dicembre 1965, solennità dell'[[Immacolata Concezione]]. I vescovi cattolici discussero gli argomenti riguardanti la vita della Chiesa e la sua apertura alle istanze del mondo moderno e contemporaneo<ref>{{Cita pubblicazione|url=http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_en.html |titolo=Gaudium et spes. Pastoral Constitution on the Church in the Modern World |città=Roma, IT |serie= concilio Vaticano II |sito=Vaticano}}.</ref>. Il Vaticano promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti.
L'importanza del Concilio Vaticano II è stata paragonata a quella del [[Concilio di Trento]] (1545-1563), e il suo ruolo nel XX secolo e nel futuro della Chiesa è ancora oggetto di dibattito storico e dottrinale<ref name="RosaCracco2001">{{Cita libro|autore=Gabriele De Rosa, Giorgio Cracco|titolo=Il papato e l'Europa|url=http://books.google.com/books?id=cGNilPheXA8C&pg=PA237|anno=2001|editore=Rubbettino Editore|isbn=978-88-498-0222-1|p=237}}</ref>. Pertanto, come il Concilio di Trento è stato il concilio della [[Controriforma]] (o "prima riforma cattolica"), il Concilio Vaticano II è stato chiamato il concilio della "seconda riforma cattolica".
== Storia ==
=== I tentativi precedenti ===
Fin dalla sospensione del [[Concilio Vaticano I]], interrotto nel [[1870]] a causa della [[presa di Roma]], l'orientamento generale delle gerarchie ecclesiastiche era di riprenderne le sessioni per completare i lavori lasciati in sospeso.<ref name=Riccardi>Andrea Riccardi, ''Il Papa all'origine del Concilio,'' in ''Concilio Vaticano II. Ricerche e documenti. 4'', 2004, pp. 25-40.</ref> Nell'enciclica ''[[Ubi Arcano Dei Consilio]]'' del [[1922]] [[papa Pio XI]] aveva manifestato il proposito di riprendere il Vaticano I,<ref>{{Cita web|http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19221223_ubi-arcano-dei-consilio_it.html|Testo integrale dell'enciclica Ubi Arcano Dei Consilio|17 aprile 2013}}</ref> e, a questo scopo, aveva inviato a cardinali e vescovi una lettera chiedendo il loro parere sulla ripresa dell'assise. L'iniziativa, tuttavia, sfumò a causa della vastità del dibattito e della [[questione romana]] ancora aperta.<ref name=Riccardi/>
Anche [[Papa Pio XII|Pio XII]] aveva valutato la possibilità di riprendere le sessioni del concilio o di indirne uno nuovo, affidando la questione al [[Sant'Uffizio]], dove una piccola commissione incominciò a lavorare su queste ipotesi il 15 marzo [[1948]]. Nel febbraio dell'anno seguente papa Pacelli istituì la commissione speciale preparatoria, nominando [[Francesco Borgongini Duca]] come presidente e il gesuita Pierre Charles come segretario. La commissione concluse che una mera ripresa del Vaticano I non sarebbe stata in grado di affrontare i numerosi nuovi problemi, sorti nella Chiesa dal 1870 ad allora, e la convocazione di un nuovo concilio avrebbe comportato notevoli difficoltà in merito alla sua organizzazione e impostazione.<ref>Andrea Riccardi, ''Preparare il Concilio: Papa e Curia alla vigilia del Vaticano II'', in ''Le Deuxième Concile du Vatican (1959-1965)'', Collection de l'École Française de Rome, 113, Roma, 1989, pp. 181-184.</ref> Sentito il parere della commissione, il 4 gennaio [[1951]] papa Pacelli dispose l'abbandono del progetto.<ref>Giovanni Caprile, ''Un nuovo progetto di concilio al tempo di Pio XII'', in ''Il Concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione. Parte 1'', pp. 15-35.</ref>
La decisione di Pio XII fu motivata principalmente dal fatto che, nel corso del suo pontificato, erano sorte in ambiti protestanti francesi, olandesi e tedeschi numerose tendenze teologiche innovatrici, le quali, sfruttando l'assise conciliare, avrebbero potuto insinuarsi nella dottrina cattolica.<ref>Benny Lai, ''Il Papa non eletto: Giuseppe Siri, cardinale di Santa Romana Chiesa'', Roma e Bari, Laterza, 1993, p. 179.</ref>
=== L'indizione ===
[[File:Paus Johannes XXIII , kop, Bestanddeelnr 924-1801 (cropped).jpg|thumb|left|[[Papa Giovanni XXIII]]]]
L'annuncio ufficiale dell'indizione di un concilio venne dato da [[papa Giovanni XXIII]] il 25 gennaio [[1959]], a soli tre mesi dalla sua elezione al soglio pontificio, nella [[Basilica di San Paolo fuori le mura]], insieme all'annuncio di un [[sinodo]] della [[diocesi di Roma]] e dell'aggiornamento del [[Codice di Diritto Canonico]]:<ref>{{cita news|autore=Papa Giovanni XXIII|url=http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/speeches/1959/documents/hf_j-xxiii_spe_19590125_annuncio_it.html|titolo=Annuncio del Sinodo romano, del Concilio ecumenico e dell'aggiornamento del Codice di Diritto Canonico|data=25 gennaio 1959}}</ref>
{{Citazione|Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale.}}
[[File:Second Vatican Council by Lothar Wolleh 005 – unframed.jpg|miniatura|La [[Basilica di San Pietro in Vaticano|basilica di San Pietro]] durante il Concilio Vaticano II]]
Il 16 maggio venne nominata la commissione antepreparatoria, presieduta dal [[cardinale]] [[Domenico Tardini]], la quale consultò tutti i cardinali, i [[vescovo|vescovi]] cattolici, le congregazioni romane, i superiori generali delle famiglie religiose cattoliche, le [[università]] cattoliche e le facoltà [[teologia|teologiche]], per chiedere suggerimenti sugli argomenti da trattare. In dicembre il papa dichiarò inoltre che il concilio non sarebbe stato considerato una prosecuzione del [[Concilio Vaticano I]] (sospeso, ma non concluso, nel [[1870]]) ma avrebbe avuto una propria fisionomia; fu tuttavia chiaro subito che uno dei principali compiti del Concilio sarebbe stato il completamento della riflessione sulla Chiesa, sia nel rapporto con il mondo sia nella definizione della sua identità e natura, già avviata dal Vaticano I con la costituzione ''[[Pastor Aeternus]]'' e poi interrotta.<ref>{{cita libro|Joseph | Ratzinger | La mia vita. Ricordi (1927-1977) | 1997 | San Paolo }}
</ref> Nel [[1960]] venne poi nominata la commissione preparatoria, presieduta dallo stesso papa, la quale definì gli argomenti da trattare durante le sessioni plenarie del Concilio.
Nel settembre 1959, la Penitenzieria Apostolica concesse l'[[indulgenza]] per la preghiera ufficiale di invocazione dello Spirito Santo sui padri conciliari.<ref>{{cita web| url =https://www.radiospada.org/2013/07/immagine-rara-il-conc-vat-ii-smentito-dal-testo-di-un-santino-per-il-suo-buon-esito-1959/ | titolo =Immagine rara. Il Conc. Vat. II smentito dal testo di un santino “per il suo buon esito” (1959)| data=28 luglio 2013}}</ref> Tale atto segnò l'inizio di un esteso periodo di preghiera in preparazione dei lavori del Vaticano II.
Il 25 dicembre [[1961]] Giovanni XXIII firmò la [[costituzione apostolica]] ''Humanae Salutis''<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/apost_constitutions/1961/documents/hf_j-xxiii_apc_19611225_humanae-salutis.html|titolo=Humanae Salutis (25 dicembre 1961) {{!}} Giovanni XXIII|sito=www.vatican.va|accesso=2025-04-30}}</ref> con la quale indiceva ufficialmente il concilio<ref>{{cita news|autore=Papa Giovanni XXIII|url= http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/apost_constitutions/documents/hf_j-xxiii_apc_19611225_humanae-salutis_it.html|titolo=Costituzione Apostolica ''Humanae salutis''|data=25-12-196}}</ref>; il 2 febbraio [[1962]] promulgò infine il ''[[motu proprio]]'' ''Consilium''<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/motu_proprio/documents/hf_j-xxiii_motu-proprio_19620202_concilium.html|titolo=Lettera Apostolica «Motu Proprio» Consilium che definisce il giorno di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (2 febbraio 1962) {{!}} Giovanni XXIII|sito=www.vatican.va|accesso=2025-04-30}}</ref>, con il quale stabiliva il giorno di apertura dello stesso: la data scelta fu l'11 ottobre che, secondo le parole dello stesso papa, «si ricollega al ricordo del grande [[Concilio di Efeso]], che ha la massima importanza nella [[storia della Chiesa]]».<ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/motu_proprio/documents/hf_j-xxiii_motu-proprio_19620202_concilium_it.html|titolo=Lettera Apostolica ''Motu Proprio'' ''Consilium''|autore=Papa Giovanni XXIII|data=2 febbraio 1962}}</ref>
Il 1º luglio [[1962]] pubblicò inoltre l'[[enciclica]] ''[[Paenitentiam Agere]]'', nella quale si invitavano [[clero]] e [[laicato]] a «prepararsi alla grande celebrazione conciliare con la [[preghiera]], le buone opere e la penitenza», ricordando che nella [[Bibbia]] «ogni gesto di più solenne incontro tra Dio e l'umanità [...] è stato sempre preceduto da un più suadente richiamo alla preghiera e alla penitenza»<ref>{{cita web|url=http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_01071962_paenitentiam_it.html|titolo=Paenitentiam agere, Lettera Enciclica nella quale si invita a fare penitenza per il buon esito del Concilio|data=1º luglio 1962|autore= Papa Giovanni XXIII }}</ref>.
=== L'apertura ===
[[File:Konzilseroeffnung 2.jpg|miniatura|I padri conciliari in [[piazza San Pietro]] il giorno dell'apertura del Concilio]]
[[File:Konzilseroeffnung 1.jpg|miniatura|Apertura del Concilio Vaticano II]]
Il Concilio fu aperto ufficialmente l'11 ottobre [[1962]] all'interno della [[basilica di San Pietro in Vaticano]] con cerimonia solenne. In tale occasione, papa Giovanni pronunciò il celebre discorso ''[[Gaudet Mater Ecclesia]]'' ("Gioisce la Madre Chiesa") nel quale indicò quale fosse lo scopo principale del concilio:
{{Citazione|[…] occorre che questa [[dottrina cristiana|dottrina]] certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione.|Papa Giovanni XXIII – Discorso per la solenne apertura del SS. Concilio, 11 ottobre [[1962]]<ref name="gaudet">{{cita news|data=11 ottobre 1962|url=http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/speeches/1962/documents/hf_j-xxiii_spe_19621011_opening-council_it.html|titolo=Discorso per la solenne apertura del SS. Concilio|autore=Papa Giovanni XXIII}}</ref>}}
Il sinodo si caratterizzò pertanto subito per una marcata natura "pastorale": non si proclamarono nuovi [[dogma|dogmi]] (benché siano stati affrontati dogmaticamente i misteri della Chiesa e della Rivelazione), ma si vollero interpretare i "segni dei tempi" ({{passo biblico|Mt|16, 3}}); la Chiesa avrebbe dovuto riprendere a parlare con il mondo, anziché arroccarsi su posizioni difensive.
Nello stesso discorso Roncalli si rivolse anche ai «profeti di sventura», gli esponenti della [[Curia romana|Curia]] e del [[clero]] più avversi all'idea di celebrare un Concilio:<ref name="gaudet" />
{{Citazione|Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa|}}
Quella stessa sera il pontefice pronunciò inoltre il celebre "[[discorso della luna]]".<ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/speeches/1962/documents/hf_j-xxiii_spe_19621011_luna_it.html |titolo= Saluto ai fedeli partecipanti alla fiaccolata in occasione dell'apertura del Concilio ecumenico Vaticano II|data=11 ottobre 1962|autore=Papa Giovanni XXIII}}</ref>
=== Un concilio "ecumenico" ===
[[File:Second Vatican Council by Lothar Wolleh 007.jpg|miniatura|I padri conciliari nella [[basilica di San Pietro]]]]
[[File:Second Vatican Council by Lothar Wolleh 003.jpg|miniatura|Alcuni dei padri conciliari durante una seduta]]
Fu un vero e proprio Concilio "[[ecumenismo|ecumenico]]": raccolse quasi 2500 fra [[cardinale|cardinali]], [[patriarca (cristianesimo)|patriarchi]] e [[vescovo|vescovi]] cattolici da tutto il mondo.
Al momento dell'apertura, il vescovo più anziano era l'italiano mons. [[Alfonso Carinci]], di 100 anni, arcivescovo titolare di [[arcidiocesi di Seleucia di Isauria|Seleucia di Isauria]], segretario emerito della [[Sacra Congregazione dei Riti]], nato a [[Roma]] il 9 novembre [[1862]] e ivi morto il 6 dicembre [[1963]]. Il più giovane era il peruviano mons. [[Alcides Mendoza Castro]], 34 anni, vescovo titolare di [[Diocesi di Metre|Metre]], [[vescovo|ausiliare]] di [[diocesi di Abancay|Abancay]], nato a [[Mariscal Cáceres]] il 14 marzo [[1928]], consacrato vescovo il 28 aprile [[1958]] e morto a [[Lima (Perù)|Lima]] il 20 giugno [[2012]].
Fu la prima vera occasione per conoscere realtà ecclesiali fino a quel momento rimaste ai margini della Chiesa. Infatti, nel corso dell'[[XX secolo|ultimo secolo]] la Chiesa cattolica da [[Europa|eurocentrica]] si era andata caratterizzando sempre più come una Chiesa universale, soprattutto grazie alle attività [[evangelizzazione|missionarie]] avviate durante il [[pontificato]] di [[Pio XI]].
La diversità non era più rappresentata dalle sole Chiese cattoliche di [[Chiesa cattolica uniate|rito orientale]], ma anche dalle Chiese [[America Latina|latino-americane]] e [[africa]]ne, che chiedevano maggiore considerazione per la loro "diversità". Non solo: al Concilio parteciparono per la prima volta, in qualità di osservatori, anche esponenti delle altre confessioni cristiane diverse da quella cattolica, come ad esempio quelle ortodosse e protestanti.
Tuttavia, Giovanni XXIII e Paolo VI affermarono che il concilio non avrebbe dovuto proclamare nessuna nuova verità dogmatica cui credere sotto pena di peccato e tale da necessitare dell'assistenza infallibile dello Spirito Santo.<ref>{{cita web|url=http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3864_Nitoglia_Fatto_dogmatico_Bergoglio_e_papa.html|titolo=Realtà e validità di un Concilio Ecumenico|autore=don [[Curzio Nitoglia]]|citazione=- Cfr. GIOVANNI XXIII, ''Allocuzione nella solenne inaugurazione del Concilio'', 11 ottobre 1962: PAOLO VI, ''Omelia durante la IX Sessione del Concilio'', 7 dicembre 1965, ripetuta il 16 gennaio 1966; J. RATZINGER, ''Discorso alla Conferenza Episcopale Cilena'', Santiago del Cile, 13 luglio 1988, in “Il Sabato”, n.° 31, 30 luglio-5 agosto 1988: «Il Concilio Vaticano II si è imposto di non definire nessun dogma, ma ha scelto deliberatamente di restare ad un livello modesto, come semplice Concilio puramente pastorale».}}</ref> Il 7 dicembre 1965 [[Paolo VI]] dichiarò:<ref>{{Cita web|url=https://alleanzacattolica.org/qual-e-lautorita-dottrinale-dei-documenti-pontifici-e-conciliari/|titolo=QUAL È L'AUTORITÀ DOTTRINALE DEI DOCUMENTI PONTIFICI E CONCILIARI?|autore=Alleanza Cattolica|sito=Alleanza Cattolica|data=1975-02-11|lingua=it-IT|accesso=2024-06-25}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1965/documents/hf_p-vi_spe_19651207_epilogo-concilio.html|titolo=Epilogo del Concilio Ecumenico Vaticano II: Allocuzione durante l'ultima Sessione Pubblica (7 dicembre 1965) {{!}} Paolo VI|sito=www.vatican.va|accesso=2024-06-25}}</ref>
{{quote|Il Magistero della Chiesa non ha voluto pronunciarsi con sentenze dogmatiche straordinarie|Paolo VI, 7 dicembre 1965, in ''Insegnamenti di Paolo VI'', vol. III, Roma 1966, p. 722}}
Pertanto, fu un concilio "ecumenico" nel senso letterale del termine, poiché coinvolse tutta l'ecumene, ma non nel senso ordinariamente inteso di un concilio appartenente al cosiddetto [[Magistero della Chiesa cattolica|magistero]] straordinario o solenne, di cui fanno parte anche i pronunciamenti del papa ''[[ex cathedra]]''. Essendo parte del magistero ordinario e autentico, si ritiene assistito dallo Spirito Santo, ma privo del [[doni dello Spirito Santo|carisma]] dell'[[infallibilità della Chiesa|infallibilità]] (se non per i dogmi proclamati da altri concili e ivi ripresi).<ref>{{cita web|url=https://www.sanpiox.it/archivio/articoli/crisi-nella-chiesa/459-se-vi-possa-essere-un-errore-nei-documenti-del-magistero|titolo=Se vi possa essere un errore nei documenti del Magistero}}</ref> Lo stesso papa Giovanni lo definì un concilio "a carattere prevalentemente pastorale".<ref>Citazione: "Per questo [per ribadire la dottrina] non occorreva un Concilio. Ma dalla rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l’insegnamento della Chiesa […] lo spirito cristiano, cattolico e apostolico del mondo intero attende un balzo in avanti verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze in corrispondenza […] all’autentica dottrina studiata ed esposta secondo le forme dell’indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno. Altra è la sostanza dell’antica dottrina del depositum fidei, ed altra è la formulazione del suo rivestimento: ed è di questo che devesi – con pazienza se occorre – tener gran conto, tutto misurando nelle forme e proporzioni di un magistero a carattere prevalentemente pastorale".Come citato in {{Cita web|url=http://www.diocesinovara.it/60-anniversario-concilio-vaticano-ii/|titolo=Concilio Vaticano II: il significato della sua intenzione pastorale|autore=andrea79|sito=Diocesi di Novara|data=2022-10-11|lingua=it-IT|accesso=2024-06-25}}</ref> Fu il primo concilio pastorale della storia, in senso tecnico. Secondo la Santa Sede:
{{quote|Giovanni XXIII volle un concilio pastorale e di aggiornamento. Questo suo pensiero fu da alcuni interpretato in senso riduttivo e distorto. Nella sua prima enciclica ''[[Ad Petri Cathedram]]'', 29 giugno 1959, egli precisò che il concilio principalmente intendeva promuovere l'incremento della fede, il rinnovamento dei costumi e l'aggiornamento della disciplina ecclesiastica. Esso avrebbe costituito uno spettacolo di verità, unità e carità, e sarebbe stato per i fratelli separati un invito all'unità voluta da Cristo. [...] Aprendo il concilio, il Papa l'11 ottobre 1962 dichiarò che il fine principale di esso era di ''custodire ed insegnare in forma più efficace il sacro deposito della dottrina cristiana''; e indicò le linee di questo esercizio magisteriale. L'auspicato rinnovamento nella vita e nella missione della Chiesa deve compiersi nella fedeltà ai sacri principi, alla dottrina immutabile, seguendo le orme dell'antica tradizione: «Il concilio vuole trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti».[...] La pastoralità del Vaticano II consiste nello studiare ed approfondire la dottrina, ''esprimendola in modo che possa essere meglio conosciuta, accettata ed amata''. Senza pronunciarsi con sentenze dogmatiche e straordinarie, il Vaticano II avrebbe espresso, con la voce della carità pastorale, il suo insegnamento su molte questioni che al presente impegnano la coscienza e l'attività dell'uomo; non si sarebbe rivolto soltanto all'intelligenza speculativa, ma avrebbe parlato all'uomo di oggi qual è.|{{cita web|url=https://www.vatican.va/jubilee_2000/magazine/documents/ju_mag_01051997_p-21_it.html|autore=Mons. [https://www.mercoglianonews.it/2014/07/stamani-scoperta-la-lapide-commemorativa-dedicata-alla-memoria-di-mons-vincenzo-carbone/ Vincenzo Carbone] (collaboratore della Segreteria Generale del Concilio Vaticano II per volere di Giovanni XXIII)|titolo=Il Concilio Vaticano II: luce per la Chiesa e per il mondo}} }}
=== L'elezione di Paolo VI ===
[[File:Second Vatican Council by Lothar Wolleh 001.jpg|miniatura|sinistra|Papa Paolo VI]]
[[File:Papa Paolo VI (1965).jpg|miniatura|Papa Paolo VI attraversa la [[Basilica Vaticana]] sulla [[sedia gestatoria]] in conclusione dell'ultima sessione del Concilio]]
La morte di papa Giovanni XXIII, avvenuta il 3 giugno del 1963, spinse molti, vista la ritrosia di alcuni vescovi conservatori nel continuare le discussioni, a ritenere opportuno di sospenderne i lavori. Questa ipotesi venne meno con l'elezione al soglio pontificio dell'[[arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], Giovanni Battista Montini ([[papa Paolo VI]]) il quale, nel suo primo radiomessaggio del 22 giugno [[1963]], parlò della continuazione del concilio come dell'«opera principale» e della «parte preminente» del suo pontificato, facendo così propria la volontà del predecessore.<ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/speeches/1963/documents/hf_p-vi_spe_19630622_first-message_it.html|titolo=''Qui fausto die''|autore= Papa Paolo VI|data=22 giugno 1963}}</ref>
Nel suo primo discorso da pontefice ai padri conciliari, Montini indicò inoltre quali fossero gli obiettivi primari del sinodo:<ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/speeches/1963/documents/hf_p-vi_spe_19630929_concilio-vaticano-ii_it.html|titolo=Discorso per l'apertura del secondo periodo del SS. Concilio|data=20 settembre 1963|autore=Papa Paolo VI}}</ref>
# Definire più precisamente il concetto di [[Chiesa (comunità)|Chiesa]];
# Il rinnovamento della [[Chiesa cattolica]];
# La ricomposizione dell'unità fra tutti i [[cristiani]];
# Dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo.
=== Chiusura ===
[[File:Anneau Concile Vatican II Doré.jpg|miniatura|sinistra|Copia dell'anello conciliare regalato da Paolo VI ai Padri conciliari nel dicembre 1965]]
Dopo quattro sessioni di lavoro, il concilio venne chiuso l'8 dicembre [[1965]]. Durante l'ultima seduta pubblica, nella sua allocuzione ai padri conciliari, il papa spiegò come il concilio avesse rivolto «la mente della Chiesa verso la direzione [[antropocentrismo|antropocentrica]] della [[modernità|cultura moderna]]», senza che però questo interesse fosse disgiunto «dall'interesse religioso più autentico», soprattutto a motivo del «collegamento [...] dei valori umani e temporali con quelli propriamente spirituali, religiosi ed eterni: [la [[Chiesa cattolica|Chiesa]]] sull'uomo e sulla terra si piega, ma al [[regno di Dio]] si solleva».<ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/speeches/1965/documents/hf_p-vi_spe_19651207_epilogo-concilio_it.html|titolo=Allocuzione in occasione dell'ultima sessione pubblica del Concilio Vaticano II|autore=Papa Paolo VI|data=9 dicembre 1965}}</ref>
Il giorno successivo vennero indirizzati dal papa otto messaggi al mondo: ai [[padri conciliari]], ai [[governo|governanti]], agli [[intellettuale|intellettuali]] (consegnato simbolicamente a [[Jacques Maritain]]), agli [[artisti]], alle [[donna|donne]], ai [[lavoro|lavoratori]], ai [[povertà|poveri]] e agli ammalati, ai [[Giovinezza|giovani]].
== Le costituzioni e i decreti ==
=== La ''Bibbia'' ===
[[File:Bibbia CEI 1968.jpg|miniatura|sinistra|Bibbia cattolica in [[lingua italiana]] tradotta nel [[1968]]]]
La costituzione ''[[Dei Verbum]]'' sulla «divina [[rivelazione]]» ricollocò al centro della vita della Chiesa e dei singoli cristiani la ''[[Bibbia]]'', che all'epoca del [[Concilio di Trento]], per reagire alla diffusione del testo in lingua volgare promosso dalla [[Riforma protestante]], era stata vincolata al testo latino e dunque di fatto riservata al [[clero]] e a quelle persone la cui istruzione permetteva loro di comprendere la lingua latina. Nel 1771, monsignor [[Antonio Martini]] aveva tradotto la Bibbia in italiano, rispondendo a un auspicio di [[Benedetto XIV]]: quest'edizione ebbe decine di ristampe fino all'inizio del Novecento; la Chiesa mise invece all'Indice tutte le Bibbie in lingua volgare prive di annotazioni esplicative, per evitare che si diffondessero interpretazioni delle Scritture difformi da quelle propugnate dal magistero romano<ref>Ad esempio nel 1820 la Congregazione dell'Indice incluse fra i libri proibiti un'edizione priva di note della Bibbia tradotta da Antonio Martini [http://www.treccani.it/enciclopedia/bibbia-la-diffusione_%28Cristiani-d%27Italia%29/ Mario Cignoni, Bibbia: la diffusione, Treccani.it]</ref>.
Incoraggiò quindi la ricerca scientifica sui testi originali (già avviata nella prima metà del secolo anche grazie all'enciclica ''[[Divino Afflante Spiritu]]'' di [[Pio XII]]), le traduzioni in lingue vive, anche secondo il parlato corrente, e la pratica della [[Lectio Divina]].
=== La Chiesa ===
[[File:Dionigi Tettamanzi with vestments.jpg|miniatura|Arcivescovo cattolico durante una celebrazione. Il Concilio Vaticano II rivide la dottrina sulla Chiesa che era stata definita dal [[Concilio di Trento]] e dal [[Concilio Vaticano I]]]]
Tra tutti i documenti conciliari, il più importante fu la costituzione dogmatica ''[[Lumen Gentium]]'', sulla Chiesa e la sua natura e organizzazione, definita da [[Paolo VI]] la «[[Magna Carta]]» del Vaticano II<ref>{{cita web|url=http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/homilies/documents/hf_p-vi_hom_19780305_it.html|titolo=Omelia per il centenario della morte di Pio IX|data=505-03-1978|autore=Papa Paolo VI}}</ref>. Nel documento venne esposta e approfondita la dottrina sulla Chiesa esposta nella costituzione ''[[Pastor Aeternus]]'' del Concilio Vaticano I, ponendo però allo stesso tempo alcune istanze riformatrici, tra le quali la rinnovata importanza attribuita ai [[laici]] e a tutto il [[popolo di Dio]] nel suo complesso nella vita della Chiesa.
La Chiesa venne innanzitutto definita come [[sacramento]] di Cristo, «segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano» e suo «corpo mistico», «popolo di Dio».
Si ribadì la struttura tripartita della Chiesa, che ricalcava tre caratteristiche cristologiche: il [[sacerdozio]], la [[profezia]] e la [[regalità]]. Il sacerdozio fu visto proprio prevalentemente dei presbiteri, la profezia dei religiosi, la regalità dei laici. Ciò nonostante ogni componente della Chiesa doveva vivere, in quanto battezzato, tutte e tre le dimensioni cristologiche. Si parlò, infatti, di "sacerdozio comune dei fedeli", come aveva già fatto l'enciclica ''[[Mediator Dei]]'' di [[papa Pio XII]]<ref>Salvador Pié-Ninot, ''[https://books.google.it/books?id=J-pJX5_4vcAC&pg=PA79&lpg=PA79 Introduzione alla ecclesiologia]'', II ed., Roma 2011, p. 78 e sgg.</ref>, ribadendo la distinzione tra sacerdozio battesimale e ministeriale ([[ordine sacro|ordinato]]).
Venne approfondito il ruolo e la natura dell'[[vescovo|episcopato]] e del suo rapporto con il [[papato]]: si specificò come i vescovi, successori degli [[Apostoli]], dovessero lavorare collegialmente tra loro e in comunione con il [[vescovo di Roma]] e successore di [[san Pietro]], cioè il papa, capo del [[collegio episcopale]].<ref>Cost. Dog. ''[[Lumen Gentium]]'', § 22</ref>
Finito il potere temporale della Chiesa, si riconobbe una preminenza del laicato cattolico nel vivere la dimensione regale, cioè il rapporto con il mondo. I laici erano, così, visti come i cristiani che assumevano una specifica funzione, "ricondurre il mondo a Cristo", testimoniare la propria fede nelle realtà temporali, e non più solo come il popolo di Dio guidato dai pastori. Importante in questo campo fu il decreto ''[[Apostolicam Actuositatem]]'', sull'apostolato dei laici, che ha rivalutato e incoraggiato il ruolo dei fedeli non consacrati e di tutto il «popolo di Dio» nell'adempimento alla missione della Chiesa e nell'opera di [[evangelizzazione]] e [[santificazione]] dell'umanità. In particolare, il Concilio riconobbe il ruolo esercitato negli ottant'anni precedenti dall'[[Azione cattolica]], o associazioni similari, nella formazione dei laici cattolici, al di fuori dei tradizionali ambiti ecclesiali.
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[[File:Foto celebrazione.jpg|miniatura|sinistra|[[Messa]] cattolica secondo il rito di Paolo VI]]
La costituzione ''[[Sacrosanctum Concilium]]'', riguardante la «Sacra [[liturgia cattolica|liturgia]]» e le celebrazioni, pur non riguardante solo la materia liturgica, ebbe un'amplissima eco, visto il principio fondante della partecipazione dei fedeli e il conseguente riconoscimento delle lingue "volgari" (parlate dal popolo) come "adatte" per la celebrazione dei [[Sacramenti]], primo fra tutti la [[Messa]], e per la [[Liturgia delle Ore]].
Il latino rimaneva la lingua ufficiale della Chiesa e di tutte le sue [[liturgia|liturgie]], ma alcune parti della liturgia (letture e acclamazioni) si sarebbero potute pronunciare nelle varie [[lingue vernacole]]. In sede di attuazione, la [[riforma liturgica]] sarebbe arrivata alla generalizzazione dell'uso della lingua nazionale nella Messa e negli altri Sacramenti.
Il Concilio ribadì inoltre l'importanza della liturgia come «fonte e culmine» della vita ecclesiale.<ref>Papa Giovanni Paolo II, lettera apostolica ''[[Tertio Millennio Adveniente]]'' [http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_10111994_tertio-millennio-adveniente_it.html n. 36]</ref>
=== Il mondo contemporaneo ===
[[File:Second Vatican Council by Lothar Wolleh 008.jpg|miniatura|Padri conciliari lasciano S. Pietro]]
Con la costituzione ''[[Gaudium et Spes]]'' sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, i padri conciliari posero l'attenzione della Chiesa sulla necessità di aprire un proficuo confronto con la cultura e con il mondo. Esso infatti, pur se lontano spesso dalla morale cristiana, era pur sempre opera di Dio e quindi luogo in cui Dio manifestava la sua presenza (e perciò fondamentalmente buono).
Si considerò pertanto compito della Chiesa, dei laici in primo luogo, ma non solo, riallacciare profondi legami con "gli uomini e le donne di buona volontà", soprattutto nell'impegno comune per la [[pace]], la [[giustizia]], le libertà fondamentali, la [[scienza]].
Tra le molte questioni affrontate dal documento, non vennero trattate in modo approfondito quelle relative alla [[contraccezione]]. Il concilio si limitò ad affermare la finalità procreativa del [[matrimonio]] (riconoscendo tuttavia la validità e l'indissolubilità di un matrimonio infecondo) e a ricordare che, nel «comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento dipende da [...] criteri oggettivi, destinati a mantenere in un contesto di vero amore l'integro senso della mutua donazione e della [[procreazione]] umana»<ref>Cost. Dog. [[Gaudium et Spes]], §§ 50-51</ref>; lasciò quindi che «alcune questioni che hanno bisogno di ulteriori e più diligenti ricerche» fossero esaminate dalla Commissione per lo studio della popolazione, della famiglia e della natalità, rimettendosi al giudizio del papa e senza quindi proporre «soluzioni concrete»<ref>Cost. Dog. [[Gaudium et Spes]], cap. I, nota 14</ref>: nel [[1968]] venne pubblicata infine l'enciclica ''[[Humanae Vitae]]''.
=== L'ecumenismo e la libertà religiosa ===
Il decreto ''[[Unitatis Redintegratio]]'' sull'unità delle confessioni cristiane e la dichiarazione ''[[Nostra Aetate]]'' sulle religioni non cristiane riconobbero invece la presenza di elementi comuni nelle altre Chiese cristiane e nelle altre confessioni religiose, rispettivamente. Si ribadì che Cristo era la Verità e l'unica Via per giungere al Padre, ma si riconobbe il ruolo delle altre realtà religiose nel contribuire all'elevazione morale del genere umano. In particolare, la ''Nostra Aetate'' contiene il ripudio dell'[[antisemitismo]] teologico.
Si riconobbe che:
{{Citazione|se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo.}}<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651028_nostra-aetate_it.html|titolo=Nostra aetate|accesso=2022-01-25}}</ref>
Con la dichiarazione ''[[Dignitatis Humanae]]'' la Chiesa cattolica accettò e fece proprio il principio della [[libertà religiosa]], cioè che all'uomo deve essere garantita la libertà di credere (rifiutando quindi l'[[ateismo]] di stato) e allo stesso tempo la fede non deve essere imposta con la forza.
=== Elenco dei documenti conciliari ===
{{Vedi anche|Documenti del Concilio Vaticano II}}
Si dividono in 4 Costituzioni, 9 Decreti e 3 Dichiarazioni.
== Il "dopo-concilio" ==
{{Vedi anche|Fraternità Sacerdotale San Pio X}}
Le aspettative per i risultati del concilio, visto da molti come una «nuova [[Pentecoste]]», furono ampie sia tra il [[clero]] che il laicato, ma rimasero in molti casi irrealizzate. Lo stesso [[Paolo VI]] espresse questo parere, annotando allo stesso tempo la perdita di importanza della Chiesa nella società:
{{Citazione|[Sembra che] da qualche fessura sia entrato il fumo di [[Satana]] nel tempio di Dio. Non ci si fida più della [[Chiesa (comunità)|Chiesa]], ci si fida del primo profano che viene a parlarci da qualche giornale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita [...] Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la [[storia della Chiesa]]. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l'[[ecumenismo]] e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli.|Omelia del 29 giugno 1972<ref>{{cita web|http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/homilies/1972/documents/hf_p-vi_hom_19720629_it.html|autore=Papa Paolo VI|data=29 giugno 1972|accesso=3 novembre 2009|titolo=Omelia in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo}}</ref>}}
Negli anni immediatamente successivi al Concilio, [[papa Paolo VI]] e i suoi successori dovettero infatti fare i conti con una profonda emorragia di sacerdoti e religiosi che interpretarono l'attenzione al mondo in maniera diversa dall'effettiva [[Dottrina della Chiesa cattolica|dottrina cattolica]]. Prese forza il movimento dei "[[preti operai]]", già attivo dal [[secondo dopoguerra]] in Francia, ma che dopo il Concilio trovò nuovo vigore grazie anche all'approvazione da parte dello stesso Paolo VI di tale pratica, precedentemente ritenuta illegittima da [[Pio XII]] e [[Giovanni XXIII]]. Nacquero le "[[Comunità cristiana di base|Comunità cristiane di base]]" le quali, soprattutto in [[Sudamerica]], testimoniando la vitalità delle Chiese locali assunsero una dimensione assai rilevante che dura ancora oggi. Sempre in America Latina, molti teologi seguaci della [[teologia della liberazione]] abbracciarono la [[Marxismo|lotta marxista]]. Da parte opposta, monsignor [[Marcel Lefebvre]] rifiutò invece la riforma della liturgia e altri pronunciamenti di "apertura" del concilio, tra cui quelli sull'[[ecumenismo]], ponendosi di fatto in una situazione di rottura con la Chiesa di Roma, fino alla costituzione di una gerarchia episcopale e sacerdotale non approvata dal papa.
=== L'ermeneutica del Concilio ===
{{vedi anche|Ermeneutica del Concilio Vaticano II}}
Una prima difficoltà riguardo all'attuazione dei documenti conciliari fu l'interpretazione del Concilio stesso e dei suoi documenti. Infatti, Giovanni XXIII aveva indicato come scopo del Concilio quello di «approfondire ed esporre» la «dottrina certa e immutabile» della Chiesa<ref name=gaudet />, mentre alcuni dei pronunciamenti del Concilio stesso sembravano contraddire alcuni elementi della dottrina tradizionale (soprattutto in merito all'[[ecumenismo]] e alla [[libertà di coscienza]]). Per questo, il Concilio fu considerato da alcuni una vera e propria rivoluzione della dottrina della Chiesa: sia da parte dei "progressisti" (che valutavano positivamente l'apertura al mondo del concilio) sia da parte di alcuni ambienti [[Cattolici tradizionalisti|tradizionalisti]] (che al contrario erano fortemente critici verso questi pronunciamenti di apertura).
La questione della corretta interpretazione del Vaticano II è stata così affrontata a lungo da storici e teologi, facendo emergere due "ermeneutiche" prevalenti: l'ermeneutica della continuità, secondo la quale il Concilio va interpretato alla luce del [[magistero della Chiesa]] precedente e successivo al Concilio e l'ermeneutica della discontinuità, che attribuisce al Concilio un valore in quanto evento cruciale, di rottura con il ''depositum Fidei'' tradizionale. La prima linea interpretativa è stata sostenuta da tutti i papi da [[Papa Paolo VI|Paolo VI]] in avanti e specialmente da [[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]]; la seconda linea interpretativa è seguita dai cosiddetti progressisti della "[[Ermeneutica del Concilio Vaticano II|scuola di Bologna]]" e, all'altro estremo, dai [[cattolici tradizionalisti|tradizionalisti]], ovviamente con valutazioni opposte sul valore del Concilio.
=== Vita ecclesiale ===
In generale, il problema della ricezione e dell'applicazione del discusso insegnamento del Concilio nella vita della Chiesa continuò a caratterizzare la vita ecclesiale cattolica della seconda metà del Novecento, anche in merito alla contemporanea "crisi" della fede religiosa tradizionale in Europa.
Nel [[1971]], nel suo libro "Ciò che credo", il filosofo cattolico [[Jean Guitton]] disse che era «prevedibile, anzi inevitabile che ci dovesse essere una crisi all'interno della Chiesa dopo il Concilio». Secondo Guitton, il Concilio aveva avuto il «merito notevole di mettere l'accento su quelle verità di tipo orizzontale di cui la Chiesa cattolica si era disinteressata, o meglio, che aveva considerato evidenti, naturali, tali da non aver bisogno di essere ricordate» (cita ad esempio l'aspetto affettivo e non solo [[procreazione|procreativo]] della [[matrimonio|vita matrimoniale]], il concetto di [[Messa]] come «comunione dei cristiani tra loro», l'idea della liturgia come «parola, insegnamento comunicato agli uomini, una prassi», la nozione di peccato collettivo, il carattere comunitario della [[preghiera]], la bellezza del [[universo|creato]] e del mondo). Tuttavia, aggiungeva che «non c'è di peggio della corruzione dell'eccellente, dato che ogni perfezione può subire un'inversione, tanto più radicale quanto più la perfezione originaria è elevata. Il pericolo dell'epoca contemporanea sarebbe quello di considerare, per un fenomeno di ''inversione'', le verità verticali come simboli delle verità orizzontali [...] Tanto ero sensibile all'urgenza di una riforma, altrettanto sono sensibile alle difficoltà che minacciano una riforma imprudente o troppo precipitosa».<ref>{{cita libro|autore=Jean Guitton|capitolo =Crisi attuale della fede cattolica|editore=Bompiani Tascabili|titolo=Ciò che credo|città=Milano|anno=1995|annooriginale=1971}}</ref>
Nel [[1985]] il cardinale [[Joseph Ratzinger]] affermava, riguardo alla "crisi" del post-concilio, che «nelle sue espressione ufficiali, nei suoi documenti autentici, il Vaticano II non può essere ritenuto responsabile di questa evoluzione che, al contrario, contraddice radicalmente sia la lettera che lo spirito dei Padri conciliari». Spiegava quindi che «se per "restaurazione" intendiamo la ricerca di un nuovo equilibrio dopo le esagerazioni di un'apertura indiscriminata al mondo, dopo le interpretazioni troppo positive di un mondo agnostico e ateo; ebbene, allora una "restaurazione" intesa in questo senso è del tutto auspicabile ed è del resto già in atto nella Chiesa. In questo senso si può che dire che è chiusa la prima fase dopo il Vaticano II. [...] Credo anzi che il tempo vero del Vaticano II non sia ancora venuto, che la sua recezione autentica non sia ancora cominciata»<ref>{{cita libro|autore=Joseph Ratzinger|coautori=Vittorio Messori|editore=San Paolo|anno=1985|città=Milano|capitolo=Un concilio da riscoprire|titolo=Rapporto sulla fede}}</ref>. Nel [[2013]], dopo la sua ascesa al soglio petrino, ritornando sull'argomento disse: «Il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale. Ma la forza reale del Concilio era presente e, man mano, si realizza sempre più e diventa la vera forza che poi è anche vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa. Mi sembra che, 50 anni dopo il Concilio, vediamo come questo Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale».<ref>{{cita web|autore=Benedetto XVI|url=http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2013/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20130214_clero-roma_it.html|titolo=Incontro con i Parroci e il Clero della Diocesi di Roma, Benedetto XVI, 14 febbraio 2013}}</ref>
Nel [[2010]], il gesuita [[Bartolomeo Sorge]] indicava tre acquisizioni teologiche del concilio che più si sarebbero rivelate «feconde e innovative» nella ricezione del Concilio da parte della realtà ecclesiale:<ref>B. Sorge, ''La traversata'', op. cit., cap. 1</ref>
# l'''ecclesiologia di comunione'' che caratterizza la concezione di Chiesa della costituzione ''[[Lumen Gentium]]'' e che, da un punto di vista storico, segnò il passaggio dalla concezione prevalente di Chiesa come «società perfetta» a quella di «popolo di Dio»
# la ''teologia delle realtà terrestri'', che avrebbe portato i cattolici a guardare il mondo con uno sguardo di maggiore fiducia e indipendenza per le realtà temporali e profane (nell'ottica di una «laicità da intendere positivamente»)
# la ''teologia biblica'', ovvero la considerazione della [[Bibbia]] come «libro aperto» a tutti.
==== La riforma liturgica ====
{{vedi anche|Riforma liturgica}}
[[File:StMarysWestMelbAltar.jpg|miniatura|Consacrazione di un altare ''versus populum'' (rivolto verso il popolo)]]
Una delle principali conseguenze del concilio fu la riforma della liturgia e la definizione del nuovo [[messale|rito]] per la [[Messa]], elaborata da una Commissione liturgica presieduta da [[Annibale Bugnini]] (nominato già ai tempi di [[Pio XII]]).
Le riforme apportate nella liturgia sono una delle eredità del concilio più evidenti soprattutto per i fedeli: il rinnovamento, andando oltre le stesse prescrizioni della costituzione ''[[Sacrosanctum Concilium]]'' in certi punti, comportò di fatto l'abbandono del [[lingua latina|latino]] (indicato invece dai padri conciliari come lingua privilegiata, seppure non esclusiva, del culto cristiano occidentale) e la modifica, la riformulazione o anche l'eliminazione di molte parti del [[messa tridentina|rito precedente]], specie quelle non attestate nella tradizione del primo millennio cristiano.
Tra le innovazioni risalta anche il distacco degli [[Altare|altari]] dalle pareti, portandoli al centro del [[presbiterio]]<ref>J. Ratzinger, ''[https://papabenedettoxvitesti.blogspot.com/2009/08/la-direzione-ultima-dellazione.html Introduzione]'' a {{cita libro|autore=Uwe Michael Lang|titolo=Rivolti al Signore. L'orientamento nella preghiera liturgica"|editore=Cantagalli|anno=2008}}</ref>; l'altare doveva risultare in tutto e per tutto una mensa attorno a cui il celebrante principale e i ministri potessero disporsi e ambulare per l'incensazione, come attestato nella prassi più antica. Ciò ha portato, di conseguenza, a uno spostamento del sacerdote, non più rivolto verso Oriente (posizione detta comunemente "ad Deum" o "ad crucem") nella stessa direzione tenuta dai fedeli (detta da Benedetto XVI "alla testa del popolo"), ma rivolto faccia a faccia verso l'assemblea degli astanti (''versus populum'').
Essa è giustificata dal nuovo rilievo teologico dato all'assemblea stessa ed è stata successivamente adottata nel [[Messale romano]]<ref>Ordinamento generale del Messale Romano, [http://www.liturgia.maranatha.it/Ordmessale/b1/5page.htm § 299]: «L'altare sia costruito staccato dalla parete, per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo: la qual cosa è conveniente realizzare ovunque sia possibile. L'altare sia poi collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l'attenzione dei fedeli»</ref>. L'innovazione può essere dedotta dal significato rinnovato che venne attribuito dal Vaticano II alla celebrazione liturgica, in cui viene messo in evidenza il ruolo del "sacerdozio battesimale", che incoraggia una partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia stessa.<ref>Cost. Dogm. ''[[Sacrosanctum Concilium]]'', [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_it.html § 48]</ref> La posizione del sacerdote verso l'assemblea dei fedeli, con la conseguente erezione di altari rivolti verso di essa, ha il significato, per gli artefici della riforma, che "l'eucaristia è un pasto consumato assieme al Signore"<ref>V. Giuliano Zanchi, ''Lo spirito e le cose: luoghi della liturgia'', [[Vita e Pensiero (casa editrice)|Vita e Pensiero]], 2003, pp. 83-85</ref>. Nella maggior parte delle chiese costruite prima della riforma liturgica, ciò ha comportato l'erezione di un secondo altare/mensa "versus populum".<ref>{{cita libro | nome= Cristina| cognome= Siccardi| titolo= L’inverno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. I mutamenti e le cause| anno= 2013| editore= Sugarco| città= Milano |p= 14}}</ref>
==== L'ecumenismo ====
Il Concilio segnò inoltre con il passare degli anni una rinnovata fase per quanto riguarda l'[[ecumenismo]] (già avviato agli inizi del secolo), e negli anni successivi alla sua chiusura vennero aperti dialoghi bilaterali con numerose confessioni cristiane, tra i quali la [[Comunione Anglicana]] ([[1966]]), la [[Federazione Luterana Mondiale]] ([[1967]]), la [[Chiesa ortodossa]] ([[1980]]).<ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/jubilee_2000/pilgrim/documents/ju_gp_07032000_p-3f_it.html|autore=Eleuterio F. Fortino|titolo=I passi avanti dell'ecumenismo|pubblicazione=Il giornale del pellegrino|data=7 marzo 2000}}</ref><ref>{{cita news|url=http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/card-kasper-docs/rc_pc_chrstuni_doc_20031110_unitatis-redintegratio_it.html|titolo=Il carattere teologicamente vincolante del Decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II "Unitatis redintegratio"|autore=[[Walter Kasper]]|data=9 novembre 2003|pubblicazione=L'Osservatore Romano}}</ref>
==== Il rapporto con gli ebrei ====
[[File:Jp2synogogue.jpg|miniatura|[[Giovanni Paolo II]] in visita alla sinagoga di Roma nel [[1986]]]]
Tra i documenti prodotti dai padri conciliari, uno, intitolato [[Nostra aetate]] si occupa dei rapporti tra religione cattolica e le altre religioni, inclusa la religione ebraica.
L'antisemitismo nella chiesa era ancora molto forte, dato che gli ebrei erano ritenuti Deicidi. Con questo documento si riconobbe il popolo ebraico come padre del cristianesimo, riconoscendo tra la chiesa Cattolica e quella Ebraica un legame spirituale. Gli Ebrei sono scagionati dal reato di Deicidio perché la responsabilità non può essere di un intero popolo ma fu una colpa personale.
Vi viene dichiarato che: "''se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura.'' "<ref>{{Cita web|url=http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651028_nostra-aetate_it.html|titolo=Nostra aetate|accesso=1 settembre 2017}}</ref>
Il Concilio determinò una svolta decisiva nei rapporti della Chiesa cattolica con l'[[Ebraismo]], che rese possibile la visita di [[papa Giovanni Paolo II]] alla [[sinagoga]] di [[Roma]] il 13 aprile [[1986]].<ref>{{cita web|autore=Papa Giovanni Paolo II|titolo=Incontro con la comunità ebraica della città di Roma|url=http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1986/april/documents/hf_jp-ii_spe_19860413_sinagoga-roma_it.html|data=13 aprile 1986}}</ref> Nel [[2010]], in occasione della visita alla sinagoga di Roma di [[Benedetto XVI]], il rabbino capo [[Riccardo Di Segni]] ribadì l'importanza del Concilio nel dialogo ebraico-cristiano affermando che «se quel che ha portato il Concilio Vaticano II venisse messo in discussione, non ci sarebbe più opportunità di dialogo»<ref>{{cita news|titolo=Il Papa in Sinagoga, tra i sorrisi clima disteso dopo le polemiche|url=http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_gennaio_17/papa-arrivato-sinagoga-1602302149992.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|data=17 gennaio 2010|accesso=10 febbraio 2010}}</ref>
== Documentari ==
* ''Il Concilio Vaticano II'' prodotto da Nova T, distribuito da HDH Communications; 2006.
* [[Alberto Melloni]], a cura di L. Bizzarri, ''Il Concilio. Storia del Vaticano II'', Edizioni RAI - ERI, Roma 2009.
* ''È appena l'aurora'', a cura di Giovanni Panozzo, [[Federazione Universitaria Cattolica Italiana|Presidenza nazionale Fuci]], Roma 2012.
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* [[Giuseppe Alberigo]] (diretta da), [[Alberto Melloni]] (a cura di): ''Storia del Concilio Vaticano II'', Peeters/[[Il Mulino]], Bologna, 1995-2001, 5 voll.
* [[Giuseppe Alberigo]], ''Breve storia del Concilio Vaticano II'', Il Mulino, Bologna 2005
* [[Agostino Marchetto]], ''Il Concilio ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia'', Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2005
* [[Michael Bredeck]], ''Das Zweite Vatikanum als Konzil des Aggiornamento. Zur hermeneutischen Grundlegung einer theologischen Konzilsinterpretation'' (Paderborner theologische Studien, 48), Paderborn: Ferdinand Schöningh 2007 (ISBN 978-3-506-76317-4)
* [[Ralf van Bühren]], ''Kunst und Kirche im 20. Jahrhundert. Die Rezeption des Zweiten Vatikanischen Konzils'' (Konziliengeschichte, Reihe B: Untersuchungen), Paderborn: Ferdinand Schöningh 2008 (ISBN 978-3-506-76388-4)
* [[Bartolomeo Sorge]], ''La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II a oggi'', Mondadori, Milano, 2010
* [[Roberto de Mattei]], ''Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta'', Lindau, Torino, 2010
* [[Brunero Gherardini]], ''Concilio Vaticano II. Il discorso mancato'', Lindau, Torino, 2011
* Brunero Gherardini: ''A domanda risponde. In dialogo con Karl Barth sulle sue "Domande a Roma" '', Frigento: Casa Mariana Editrice, 2011 (ISBN 978-88-905611-1-5). Una ragionata risposta alle domande sul Concilio Vaticano II poste da Karl Barth nel 1967 nel suo "Ad limina apostolorum."
* {{cita libro | titolo = L'altra Chiesa. A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II | altri = testi di [[Andrea Riccardi]], [[Giancarlo Zizola]], [[Luigi Barzini (1908-1984)|Luigi Barzini]], [[Carlo Bo]], [[Jean Daniélou]], [[Marco Nozza]] | anno = 2012 | editore = [[RCS Periodici]] | città = Milano | sbn = UBO4016896}}
* [[Stefano Manelli]] e Padre [[Serafino Maria Lanzetta]] (a cura di), ''Concilio Vaticano II, un concilio pastorale. Analisi storico-filosofico-teologica'', Frigento: Casa Mariana Editrice, 2011 (ISBN 978-88-905611-2-2). Con saggi di Roberto De Mattei, Brunero Gherardini, Florian Kolfhaus, Padre Serafino Maria Lanzetta, Rosario Sammarco, Athanasius Schneider
* [[Otto Hermann Pesch]], ''Il Concilio Vaticano II. Preistoria, svolgimento, risultati, storia post-conciliare'', Brescia, [[Queriniana (casa editrice)|Queriniana]], 2015<sup>2</sup>
* [[Mauro Velati]], ''Dialogo e rinnovamento. Verbali e testi del segretariato per l'unità dei cristiani nella preparazione del concilio Vaticano II (1960-1962)'', Il Mulino, Bologna, 2011
* John O'Malley SJ, ''What happened at Vatican 2'', Belknap Press of Harvard University Press, 2008. Traduzione italiana: ''Che cosa è successo nel Concilio Vaticano II'', Vita e Pensiero, Milano, 2010
* [[Lucio Coco]], ''I grandi temi del Concilio Vaticano II'', Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2012
* Brunero Gherardini, ''Il Vaticano II. Alle radici d'un equivoco'', Torino: Lindau, 2012. Un primo avvio del 'discorso mancato'.
== Voci correlate ==
* [[
* [[
* [[Concilio Vaticano I]]
* [[Documenti del Concilio Vaticano II]]
* [[Ecumenismo]]
* [[Ermeneutica del Concilio Vaticano II]]
* [[Modernità]]
* [[Modernismo teologico]]
* [[Papa Giovanni XXIII]]
* [[Riforma liturgica del rito romano]]
* [[Adeguamento liturgico delle chiese]]
==
{{interprogetto|preposizione=sul}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/index_it.htm I documenti del Concilio Vaticano II] (fonte utilizzata per la redazione della voce)
* [http://www.intratext.com/IXT/ITA0128/ Testo] con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza
* [http://www.enciclopediacattolica.it/wiki/Concilio_Vaticano_II Il Concilio Vaticano II] in Cathopedia
* {{cita web|http://www.vivailconcilio.it/|Sito promotore del Concilio Vaticano II a cura del teologo Marco Vergottini con testi di Mons. Luigi Bettazzi e del card. Carlo Maria Martini}}
* {{cita web|http://www.studistorici.com/2011/10/29/ettorre_numero_8/|Lorenzo Ettorre, «Il Concilio Vaticano II nella stampa comunista italiana (1959-1965)», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 8, 4|2011}}
* [http://www.centreleonardboyle.com/Gherardinionline.html Chiesa-Tradizione-Magistero] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120209222450/http://www.centreleonardboyle.com/Gherardinionline.html |data=9 febbraio 2012 }}, di Brunero Gherardini. Il Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione e del Magistero della Chiesa cattolica.
* [http://www.centreleonardboyle.com/Gherardinionline.html Sull'indole pastorale del Vaticano II: una valutazione] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120209222450/http://www.centreleonardboyle.com/Gherardinionline.html |data=9 febbraio 2012 }}, di Brunero Gherardini.
* [https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/12/brunero-gherardini-lantropocentrismo.html L'antropocentrismo della ''Gaudium et spes''] Di Brunero Gherardini. Tratto da 'Il Vaticano II. Alle radici d'un equivoco' pp. 185–195.
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/il-concilio-vaticano-ii-e-l-italia_(Cristiani-d'Italia)/|Giovanni Turbanti, «Il concilio Vaticano II e l'Italia» in ''Cristiani d'Italia'', Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011. (Testo on line nel sito Treccani.it)}}
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