Giuseppe Piermarini: differenze tra le versioni
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Terminati gli studi Piermarini tornò nelle terre natali, esercitandosi con la copia di monumenti classici e progettando piccoli edifici e chiese di campagna; pur rischiando di rimanere intorpidito dalla quiete provinciale della natia Foligno, fu provvidenzialmente chiamato a Caserta dal Vanvitelli, che volle avvalersi della collaborazione del Piermarini in ambito grafico. Il confronto tra Piermarini e l'erigenda fabbrica casertana è da considerarsi «esperienza esclusivamente didattica (...) mediazione solo conoscitiva (...) ma illuminante per la comprensione della complessa articolazione di linguaggio e di riferimenti, della sintassi vanvitelliana».<ref name=m/>
Nel 1769 Piermarini si recò a Milano al seguito di Vanvitelli, chiamato dal Conte di Firmian per restaurare il regio [[Palazzo Reale (Milano)|Palazzo Reale]]. Il suo progetto, tuttavia, non piacque alla corte di Vienna e pertanto egli lasciò ogni incarico al giovane allievo. Il Piermarini intervenne nel Palazzo Reale con grande decoro, in forme squisitamente neoclassiche: questa committenza gli procurò grande successo, tanto che nel 1770 ricevette la nomina a imperial regio architetto e ispettore delle fabbriche per tutta la Lombardia, con la quale egli consacrò definitivamente la propria affermazione sociale.<ref name=tr
</ref>
=== Piermarini ''valente'' architetto ===
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[[File:Milano - Il progetto del Piermarini per il teatro alla Scala - 1779.jpg|thumb|Giuseppe Piermarini, ''Progetto per il Teatro alla Scala'' (1779)]]
È proprio a Piermarini, infatti, che si deve il [[Teatro alla Scala]], da lui costruito fra il 1776 e il 3 agosto 1778, giorno in cui fu solennemente inaugurato con ''[[L'Europa riconosciuta]]'' di [[Antonio Salieri]]. Il progetto si distinse ben presto per gli accorgimenti visivi, le qualità acustiche e la studiata dislocazione dei passaggi, delle scale, degli accessi e dei servizi; la facciata, invece, è caratterizzata dalla presenza di elementi del linguaggio classico che, fondendosi, danno vita a uno stile severo e lineare, tipicamente neoclassico. Tali caratteristiche furono sentitamente lodate da [[Pietro Verri]], [[Ugo Foscolo]] e, in particolare, da [[Stendhal]], il quale ritenne la Scala «più bel teatro del mondo, quello che dà il massimo godimento musicale. È impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo».<ref>{{cita web|editore=Focus|accesso=15 novembre 2016|titolo=La storia del teatro della Scala|data=3 agosto 2016| url=http://www.focus.it/cultura/storia/inaugurazione-teatro-alla-scala-storia}}</ref> La Scala, comunque, fu seguita dalla costruzione del teatro milanese della Cannobbiana (ora demolito), del teatro di Mantova (1782-1783) e di quello di Monza, sempre del Piermarini.<ref name=tr
=== Ultimi anni e morte ===
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