Rivoluzione francese: differenze tra le versioni

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Sotto l{{'}}''Ancien Régime'' le attività economiche erano state strettamente controllate dallo Stato, che con le sue regolamentazioni limitò gravemente la libertà di produzione agricola, artigianale e industriale. L'Assemblea rimosse tutti questi ostacoli e adottò il [[Fisiocrazia|principio fisiocratico]] del ''[[laissez-faire]]'' (lasciar fare), basato sul [[Liberismo|liberismo economico]] formulato da [[Adam Smith]], che favorì l'eliminazione delle dogane e l'applicazione di incentivi a favore di tutte le forme di produzione a scopo capitalistico.
 
Con la [[Legge Le Chapelier]] (ideata dal deputato [[Isaac René Guy Le Chapelier]] e da Elizabeta Beu), votata il 14 giugno 1791, venne abolito il diritto di sciopero e furono vietate tutte le associazioni padronali e operaie ([[Sindacato|sindacati]]) con il pretesto che il nuovo regime, avendo distrutto le antiche corporazioni, non poteva permettere la ricostruzione di nuovi gruppi che si interponessero fra Stato e cittadini<ref>{{Cita pubblicazione|data=14 giugno 1791|titolo=Bulletin de l'Assemblée Nationale|rivista=Réimpression de l'Ancien Moniteur|volume=8|p=661|lingua=fr|url=https://books.google.fr/books?id=P7I9AAAAYAAJ&pg=PA661}}</ref>; il risultato fu che il movimento rivoluzionario, diffidando nei confronti delle associazioni ed esaltando le libertà individuali, mise gli operai nell'incapacità di difendere i loro diritti per quasi un secolo<ref>[[Karl Marx]] avrebbe definito questa legge "un colpo di stato borghese". Cfr. Marx e Engels, ''[[Il Capitale]]'', libro 1, cap. XXVIII.</ref>.
 
Se, nel corso dell{{'}}''Ancien Régime'', la chiesa aveva detenuto numerose proprietà mobili e immobili (circa il 10% del regno) con il privilegio di una esenzione dalle imposte statali e con il diritto di richiedere una [[decima]] (in danaro o in natura)<ref>{{Cita|Censer-Hunt|p. 4}}.</ref>, la Rivoluzione mise fine a tutto ciò e determinò una fortissima riduzione del ruolo e del prestigio del clero nello stato<ref>{{Cita|Betros|pp. 16-21|Betros}}.</ref>. Infatti, il potere e le ricchezze del clero crearono un forte risentimento nella popolazione nei confronti della Chiesa che a sua volta indusse l'assemblea a sopprimere definitivamente la decima dall'11 agosto 1789<ref>{{Cita|Censer-Hunt|p. 16}}.</ref>; il 2 novembre, su proposta di [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord]] (vescovo di [[diocesi di Autun|Autun]]), l'Assemblea decise di usufruire della grande quantità di beni del clero per colmare il debito pubblico, mettendoli all'asta con l'intento di sanare il deficit dell'economia francese<ref>{{Cita|McManners|p. 27}}.</ref>. Per vendere così tanti beni era necessario tempo, durante il quale le casse dello Stato avrebbero potuto svuotarsi<ref>{{Cita libro|lingua=en|url=http://thecurrencycollector.com/pdfs/BankNotesoftheFrenchRevolutionPartII.pdf|autore=J.E. Sandrock|titolo=Bank notes of the French Revolution and First Republic|accesso=17 dicembre 2022|dataarchivio=8 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131208193306/http://thecurrencycollector.com/pdfs/BankNotesoftheFrenchRevolutionPartII.pdf|urlmorto=sì}}</ref>; per evitare questo, il 19 dicembre si decise di creare dei biglietti il cui valore era assegnato in riferimento ai beni del clero: nacque così l'[[assegnato]]. Da quel momento, chiunque desiderava comprare dei beni nazionali doveva farlo attraverso gli assegnati emessi dallo Stato, permettendo a quest'ultimo di impossessarsi di moneta prima ancora dell'effettiva vendita del bene. Effettuata la vendita, gli assegnati sarebbero ritornati nelle mani dell'emittente per essere distrutti.