Institutio oratoria: differenze tra le versioni
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{{Libro
|tipo =
|titolo = La formazione dell'oratore<br />(Institutio oratoria)
|titoloorig = Institutio oratoria
|titolialt = L'istituzione oratoria
|titoloalfa =
|immagine = Quintilian, Institutio oratoria ed. Burman (Leiden 1720), frontispiece.jpg
|didascalia =
▲|annoorig = [[I secolo]]
|forza_cat_anno = no
|annoita =
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|sottogenere = [[Retorica|retorico]]
|lingua = la
|editioprinceps = Roma, [[Giovanni Filippo De Lignamine]], 1470
}}
L''''''Institutio oratoria''''' ("La formazione dell'oratore") è l'opera maggiore di [[Marco Fabio Quintiliano]] e l'unica ad esserci
Dedicata a
Si tratta, dunque, di un vero e proprio manuale di [[pedagogia]] e retorica, emulazione del ''De oratore'' di [[Cicerone]], considerato da Quintiliano in qualità di modello ideale di oratore e di trattatistica retorica.
==Struttura
All'interno dei dodici libri l'autore mira a seguire idealmente la formazione di un oratore:
Il primo libro fa parte a sé, trattando di problemi vari di pedagogia relativi all'istruzione "elementare" (una novità assoluta nel panorama culturale antico): dalla scelta del maestro, al modo di insegnare i primi elementi di scrittura e lettura, dalla questione se sia più utile l'istruzione pubblica o privata (e in questo lui privilegia la scuola pubblica poiché suscita nei piccoli l'attitudine alla vita sociale, stimolanti forme di competizione e crea amicizie), al modo di riconoscere e invogliare le capacità dei singoli discepoli, e così via. ▼
▲Il primo libro
Il secondo, invece, chiarisce la didattica del retore, consiglia la lettura di autori "''optimi''", né troppo antichi né troppo moderni, esorta gli scolari a praticare declamazioni attinenti alla vita reale (e a puntare comunque alla "sostanza delle cose"), con un linguaggio semplice ed appropriato. ▼
▲Il secondo, invece, chiarisce la didattica del retore, consiglia la lettura di autori "''optimi''", né troppo antichi né troppo moderni, esorta gli scolari a praticare declamazioni attinenti alla vita reale (e a puntare comunque alla "sostanza delle cose"), con un linguaggio semplice ed appropriato.
I libri dal III al VII trattano della ''inventio'' e della ''dispositio'', cioè lo studio degli argomenti da inserire nelle cause e l'arte di distribuirli; ▼
Il terzo libro consta di una rassegna delle fonti dottrinali di cui Quintiliano si servì nel contesto della composizione dell'opera; tra di esse spiccano trattati di età alessandrina risalenti al III-II sec. a.C., e ad autori latini come [[Cicerone]], [[Aulo Cornelio Celso|Celso]] e [[Plinio il Vecchio]].
I libri dall'VIII al X, dell'''[[elocutio]]'', ovvero della scelta dello stile e dell'orazione. Il X libro insegna i modi di acquisire la ''facilitas'', cioè la disinvoltura nell'espressione; qui, prendendo in esame gli autori da leggere e da imitare, Quintiliano inserisce un famoso excursus storico-letterario sugli scrittori greci e latini (in cui compara Cicerone a [[Demostene]]), preziosa testimonianza sui canoni critici dell'antichità (ma i giudizi hanno un carattere esclusivamente retorico). ▼
▲I libri dal
L'XI libro parla della ''memoria'' e dell'''actio'', cioè dell'arte di tenere a mente i discorsi e di porgerli. ▼
I libri dall'VIII al IX sono incentrati sull{{'}}''[[elocutio]]'', ovvero della scelta dello stile e contengono un'ampia rassegna altamente tecnica delle [[figura_retorica|figure di parola e di pensiero]].
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▲L'XI libro
Il XII libro (la parte "''longe gravissimam''", "di gran lunga più impegnativa" dell'opera) presenta, infine, la figura dell'oratore ideale: le sue qualità morali, i principi del suo agire, i criteri da osservare, il ''[[vir bonus dicendi peritus]]'' di [[Marco Porcio Catone|catoniana]] memoria.
==
L'''Institutio oratoria'' si delinea, dunque, come un programma complessivo di formazione culturale e morale, scolastica ed intellettuale, che il futuro oratore deve seguire scrupolosamente, dall'infanzia fino al momento in cui avrà acquistato qualità e mezzi per affrontare un uditorio (il termine "institutio" sta ad indicare, propriamente, "insegnamento, educazione, istruzione", confrontabile col termine greco di "''paidèia''"): e ciò, in risposta alla corruzione contemporanea dell'eloquenza, che Quintiliano vede in termini moralistici, e per la quale individua come rimedi il risanamento dei costumi e la rifondazione delle scuole.
Ma, soprattutto, propugnò il criterio del ritorno all'antico, alle fonti della grande eloquenza romana, i cui onesti principi erano stati sanciti dall'oratoria di Catone e la cui perfezione era stata toccata da [[Cicerone]].
Le fonti dell'opera furono, quasi certamente, la "Retorica" d'[[Aristotele]] e proprio gli scritti retorici dell'Arpinate, anche se, a differenza di quest'ultimo, egli intende formare non tanto l'uomo di stato, guida del popolo, ma semplicemente e principalmente l'"uomo".
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== Utopia dell'oratore "totale" ==
Pur nella nuova situazione politica, in un impero unitario e pacificato, Quintiliano ripropone così il modello di [[oratore]] di età repubblicana, di stampo catoniano-ciceroniano; è nel recupero dell'oratoria per un nuovo spazio di missione civile il vero scopo di Quintiliano, in cui si risolve la problematica dei rapporti fra oratore e principe tracciata nel XII libro e tacciata, dalla critica, di [[servilismo]] dimenticando, a tal proposito, che egli doveva effettivamente molto alla [[Dinastia flavia|dinastia Flavia]] (in particolare a Domiziano, addirittura osannato come sommo poeta) e la sua appartenenza
L'[[oratore]] perfetto deve avere, secondo Quintiliano, una
== La riscoperta del testo in età umanistica ==
Fino agli inizi del [[XV secolo]], l'<nowiki/>''Institutio oratoria'' fu nota solo in forma frammentaria. La riscoperta del testo integrale si deve all'[[Umanesimo|umanista]] [[Poggio Bracciolini]], [[Poggio Bracciolini#Cacciatore di manoscritti|"cacciatore" di manoscritti di testi classici]], che nel [[1416]] rinvenne, presso la biblioteca del [[Abbazia di San Gallo|monastero di San Gallo]], un codice in cui l'<nowiki/>''Institutio oratoria'' era conservata in forma completa. Bracciolini comunicò le circostanze del rinvenimento in una lettera all'umanista [[Guarino Veronese]], suo amico; la lettera, datata dicembre 1416 (seconda silloge, ''Ep''. IV 5), può essere considerata un documento emblematico dell'[[Umanesimo]], perché da essa emergono alcuni motivi cruciali della nuova mentalità (dall'ammirazione per i classici al sentimento di appartenenza a un'''élite'' proprio degli umanisti, dalla polemica contro il [[Medioevo]] al classicismo retorico e ideologico).<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Paolo|cognome=Chiesa|titolo=La trasmissione dei testi latini: storia e metodo critico|edizione=Nuova [2a] edizione|collana=Studi superiori|data=2024|editore=Carocci editore|pp=91-98|ISBN=978-88-290-2242-7}}</ref>
Nella lettera, Bracciolini riferisce di aver immediatamente comunicato la scoperta ai due umanisti suoi amici [[Leonardo Bruni]] e [[Niccolò Niccoli]], i quali gli chiesero di avere al più presto una copia dell'opera. La copia che Bracciolini fece di propria mano e inviò a Bruni è andata perduta, ma è attraverso essa che l'''Institutio oratoria'' fu conosciuta dagli umanisti italiani. Da allora, l'opera sarebbe divenuta oggetto di studi approfonditi e intense discussioni.<ref name=":0" />
== Edizioni ==
* {{Cita libro|titolo=L'istituzione oratoria|curatore=Rino Faranda|città=Torino|editore=Unione tipografico-editrice torinese|anno=1968|volume=2 voll.|lingua=la, it|sbn=SBL0326644|anteposizione-curatore=no|postscript=nessuno}}; 2ª ed., a cura di Piero Pecchiura, 1979.
* {{Cita libro|titolo=Istituzione oratoria|edizione=prefazione traduzione e note di Orazio Frilli|città=Bologna|editore=Nicola Zanichelli editore|anno=1972-1978|volume=5 voll.|lingua=la, it|sbn=SBL0345439}}
==Note==
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==Bibliografia==
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== Altri progetti ==
{{Interprogetto|testo=la:De Institutione Oratoria |etichetta=''Institutio oratoria''|preposizione=dell'}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|letteratura|lingua latina}}
[[Categoria:Saggi del I secolo]]
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