Giorgio Parodi: differenze tra le versioni
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|Nome = Giorgio Parodi
|Immagine = Giorgio parodi 1935.jpg
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|Battaglie = [[Battaglia delle Alpi Occidentali]]
|Comandante_di = [[50º Stormo|50º Stormo Assalto]]
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|Note =
|Ref =dati tratti da ''Grande Enciclopedia Aeronautica''<ref name=M6p482>{{Cita|Mancini 1936|p. 482}}.</ref>
}}
{{Bio
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|Sesso = M
|LuogoNascita = Venezia
|GiornoMeseNascita = 15 aprile
|AnnoNascita = 1897
|LuogoMorte = Genova
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|Attività3 = imprenditore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , veterano della [[
}}
{{Citazione|Preoccupatevi degli interessi del nostro Paese più che del vostro. Non circondatevi di troppi agi; non sottraetevi al servizio militare, né al pagamento delle tasse. Siate indulgenti con gli altri e severi con voi stessi. Prego Iddio che i vostri figli siano la gioia della vostra vita come voi lo siete per me.| dalla lettera-testamento di Giorgio Parodi ai figli.<ref>[[Massimo Zamorani]], ''Il pilota «lattuga» che fondò la Guzzi'', Il Giornale, 18 agosto 2005.</ref>}}
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Nacque a [[Venezia]] nel 1897,<ref name=Pannullo>Antonio Pannullo, ''Giorgio Parodi, l'asso dell'aviazione fascista che fondò la Moto Guzzi'', ''Il Secolo d'Italia'', Genova, 18 agosto 2015.</ref> figlio di [[Emanuele Vittorio Parodi|Emanuele Vittorio]], noto armatore [[Genova|genovese]]; si arruolò volontario nella [[Regia Marina]] allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] e, in quanto non ancora maggiorenne, dovette chiedere il permesso paterno.<ref name=Pannullo/> Partì con il proprio motoscafo, ma qualche tempo dopo si appassionò al mondo dell'aviazione.
Il 2° Capo Meccanico Parodi chiese ed ottenne di conseguire il brevetto di [[Pilota (aviazione)|pilota]] e poi di [[pilota militare]], volando a bordo degli [[idrovolante|idrovolanti]] [[Macchi L.3]] della [[252ª Squadriglia]] basata all'[[isola di Sant'Andrea (Venezia)]].
Nell'estate del [[1917]] fu decorato con una prima [[Ricompense al valor militare|medaglia d'argento al valor militare]]<ref name=Pannullo/> per aver partecipato a numerose missioni.<ref group=N>Si trattava di 16 missioni di ricognizione e di 12 da bombardamento.</ref>
Passato alla [[260ª Squadriglia]] su [[Macchi M.5]], il 24 febbraio 1918 Parodi
Successivamente, mentre attaccava un pallone da osservazione nemico fu a sua volta attaccato da un [[aereo da caccia]], rimanendo ferito, ma riuscì a rientrare alla base con il suo velivolo. Per questo fatto fu decorato con una seconda medaglia d'argento al valor militare. Trasferito dal mese di maggio ai velivoli della caccia terrestre della [[241ª Squadriglia]] del [[Lido di Venezia]], conseguì due vittorie aeree in 26 missioni operative, e fu decorato con una terza medaglia d'argento al valor militare.<ref name=Pannullo/>
Il 6 agosto 1917, su uno [[Hanriot HD.1]], abbatté un dirigibile Drachen ed un ricognitore Brandenburg vicino a [[San Stino di Livenza]].
In quel periodo conobbe alla Stazione idrovolanti di Venezia il meccanico di aerei [[Carlo Guzzi]],<ref name=Pannullo/> col quale condivideva la passione per le [[motocicletta|moto]] e le corse motociclistiche.<ref group=N>Insieme a Guzzi e Parodi avrebbe dovuto esserci come socio anche l'aviatore e commilitone Giovanni Ravelli, che però decedette in un incidente aereo nel corso del 1919. L’aquila d’oro ad ali spiegate che si vede su tutte le moto della Guzzi rappresenta la presenza eterna di Giovanni Ravelli nella società e fu adottata per espresso desiderio di Parodi e Guzzi.</ref> Grazie a un prestito di
La prima moto sviluppata dai due fu la ''G.P.'', nome derivato dalle iniziali di Guzzi e Parodi. "G.P." erano però anche le sue iniziali, per cui Giorgio, onde evitare fraintendimenti e con un grande gesto di lealtà e di generosità verso il progettista Carlo Guzzi, decise di cambiare il nome della moto commerciale derivata dalla G.P. (la ''Normale'') in ''Moto Guzzi'', riservandosi la scelta del logo con l'aquila d'oro, simbolo degli aviatori militari.<ref name=Pannullo/>
Rimasto sempre appassionato al mondo aeronautico, fu promotore della costituzione della sezione genovese del Reale Aero Club d'Italia (RAeCI)<ref group=N>Che nel [[1936]] cambiò la denominazione in Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA).</ref>
Nel corso del [[1935]] partì, di nuovo volontario, per la [[guerra d'Etiopia]]<ref name=L5p43>{{Cita|Lioy 1965|p. 43}}.</ref>, dove ottenne un'altra medaglia di bronzo al valor militare per un attacco a volo radente effettuato sull'[[Aeroporto di Addis Abeba-Bole|aeroporto]] di [[Addis Abeba]].<ref name=L5p76>{{Cita|Lioy 1965|p. 76}}.</ref>
[[File:Statua a Giorgio Parodi.jpg|sinistra|miniatura|Statua a Giorgio Parodi presso il Belvedere di Mura delle Cappuccine a Genova]]
Arruolatosi volontario per la terza volta allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], il 15 giugno [[1940]], durante una ricognizione fotografica sul porto di [[Tolone]], il bimotore [[Fiat B.R.20|Fiat B.R.20 Cicogna]] da lui pilotato venne colpito da un caccia [[Dewoitine D.520]], incendiandosi. Egli rimase ai comandi per consentire ai sopravvissuti dell'equipaggio<ref group=N>Due membri dell'equipaggio del B.R.20 rimasero uccisi nell'azione.</ref> di lanciarsi, prima di [[Paracadute|paracadutarsi]] a sua volta in mare.
Trasferito successivamente in [[Africa settentrionale italiana|Africa Settentrionale]] nel maggio [[1941]], entrò in servizio nel [[50º Stormo|50º Stormo Assalto]]<ref name=U7p153>{{Cita|Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1977|p. 153}}.</ref>, venendo decorato con una quarta medaglia d'argento<ref group=N>Il suo comandante l'aveva proposto per la concessione della [[Medaglia d'oro al valor militare]], che non fu accettata.</ref> nel maggio 1942<ref name=U7p154>{{Cita|Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1977|p. 154}}.</ref>, quando decollò alla ricerca di un aereo non rientrato dalla missione. Durante il lungo volo sul [[Deserto del Sahara|deserto]], un motore andò in avaria ed esplose, causandogli serie ferite al volto. Malgrado ciò fornì al secondo le indicazioni per il rientro e, una volta atterrato, riferì sulle ricerche e diede istruzioni su come continuarle; venne poi operato, ma le gravi lesioni gli causarono la perdita di un occhio e non poté più volare.
Nel [[1954]] contribuì a finanziare parte della "Scuola materna comunale Aldo Natoli" insieme al fondatore, il commendatore Aldo Natoli, a [[Lierna]] sul [[lago di Como]], creando un metodo prescolastico innovativo.
Parodi, che fu mentore della pioniera dell'aviazione [[Carina Massone Negrone]], morì il 18 agosto [[1955]]<ref name=Pannullo/>, lasciando una figlia (Marina) e due figli (Roberto e Andrea) nati in seguito al matrimonio (avvenuto a [[Genova]] nel novembre del [[1937]]) con [[Cais di Pierlas|Elena Cais dei conti di Pierlas]], nipote del famoso storico nizzardo [[Eugenio Cais di Pierlas]].
A Genova, nel quartiere di Albaro, la strada che unisce via Angelo Orsini e Via Puggia è intitolata a Giorgio Parodi, "aviatore pluridecorato al valor militare", mentre nel quartiere di Carignano gli è dedicata una statua<ref>{{Cita web|url=https://www.genova24.it/2021/05/ecco-la-nuova-statua-di-giorgio-parodi-linaugurazione-con-lo-show-delle-frecce-tricolori-2-259812/|titolo=Ecco la nuova statua di Giorgio Parodi: l’inaugurazione con lo show delle Frecce Tricolori|accesso=29
==Lo sport==
Giorgio Parodi fu un grande appassionato degli sport motoristici. Sui campi di gara si presentava spesso sotto lo [[pseudonimi dei piloti|pseudonimo]] di "Lattuga",<ref name=Pannullo/> come al tempo usavano molti piloti delle famiglie nobili o molto conosciute, per riservatezza. Aveva scelto tale nomignolo perché definiva una verdura tra le più umili, privo di ogni enfasi e adatto a sottolineare il principio di essenzialità che caratterizzò tutta la sua vita.
Nel periodo tra le due guerre fu pilota istruttore e da competizione. Vinse l'[[Avioraduno]] Sahariano tenutosi a [[Tripoli]] nel 1935,<ref>''Il genovese Giorgio Parodi vince l'avioraduno sahariano'', in ''Le vie dell'aria'', 9 giugno 1935.</ref> e poi il IV Avioraduno del Littorio, tenutosi a [[Rimini]] il 15 luglio [[1939]]. Nello stesso anno e a bordo dello stesso aereo [[SAI Ambrosini 7|SAI 7]], conquistò il primato mondiale di velocità di volo in circuito chiuso sulla distanza di 100 km, alla media di 392 km/h.
Nel campo motociclistico Parodi rappresentò la vera anima sportiva della Moto Guzzi, in perenne "lotta" con il socio Carlo Guzzi che avrebbe preferito dedicare i suoi preziosismi tecnici esclusivamente a migliorare l'affidabilità, le prestazioni e il comfort della produzione di serie.<ref name="Perrone">Gianni Perrone, ''Moto Guzzi 4 "La Romana"'', ''[[Moto Storiche]]'' - 12/1997, [[Editoriale C&C]], [[Milano]].</ref>
L'attività sportiva della Guzzi, sotto la direzione di Parodi, fu improntata alla minuziosa attenzione e controllo di ogni particolare, oltre che a uno spirito di competizione che si rifaceva alle norme cavalleresche osservate dagli aviatori della prima guerra mondiale.<ref name=Perrone/>
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=== Annotazioni ===
<references group=N/>
=== Fonti ===
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[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Medaglie di bronzo al valor militare]]
[[Categoria:Fondatori di impresa]]
[[Categoria:Moto Guzzi]]
[[Categoria:Personalità del settore dei trasporti]]
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