|Immagine = Palmyra 03.jpg
|LarghezzaImmagine = 350px
|Didascalia = Antiche rovine della città di Palmira ([[2010]])
|Civiltà = [[Assiri]], [[Punici]], [[Greci|greca]], [[Impero romano|romana]], [[Bizantini|bizantina]], [[Arabi|araba]]
|Utilizzo = [[Carovana|Città carovaniera]]
|nome = Sito archeologico di Palmyra
|nomeInglese = Site of Palmyra
|immagine = PalmyreValley Vueof Generalethe Tombs, View to Palmyra, Syria.jpg
|anno = 1980
|tipologia = Culturali
|pericolo= segnalato a rischio dal [[2013]]<ref>{{cita web|titolo=Emergency Red List of Syrian Antiquities at Risk is launched in New York|url=http://whc.unesco.org/en/news/1073|editore=UNESCO - Word Heritage Convention|data=30 settembre 2013}}</ref>
|criterio = (i) (ii) (iv)
|link = 23
}}
'''Palmira''' (in [[Lingua palmirena|palmireno]] [[File:Tdmr.png|65x65px]], ''Tadmor'', "palma"; [[Greco antico|greco]] Παλμύρα, ''Palmyra'', come in [[lingua latina|latino]]; in [[aramaico]], ''Tadmor'', {{arabo|تدمر}}, ''Tadmur''), chiamata anche la ''Sposa del Deserto'', fu in tempi antichi una delle più importanti [[città della Siria]], e per un certo periodo capitale dell'importante [[Regno di Palmira]], un [[impero]] di breve durata governato dalla regina [[Zenobia]] in contrasto con l'[[Imperoimpero Romanoromano]] nel [[III secolo d.C]]. La piccola cittadina moderna nei pressi delle rovine porta lo stesso nome e si trova nel [[Governatorato di Homs]].
Il sito archeologico ha subito gravigravissimi danni durante la [[guerra civile siriana]], ada opera di sistematiche distruzioni del gruppo [[JihadismoJihādismo|terrorista]] dello [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]] nel [[2013]], ma è stata riconquistata dalla [[Siria]] nel [[2016]].
== Geografia ==
La città si trova in una [[oasi]] a {{M|240 |u=km}} a nord-est di [[Damasco]] e {{M|200 |u=km}} a sud-ovest della città di [[Deir el-Zor|Deir ez-Zor]], che si trova sul fiume [[Eufrate]]. È particolarmente nota per essere stata la capitale del [[Regno di Palmira|Regno indipendente di Palmira]], sotto il governo della regina [[Zenobia]].
È stato per lungo tempo un vitale centro carovaniero, tanto da essere soprannominata la ''Sposa del deserto'', per i viaggiatori ede i mercanti che attraversavano il deserto siriaco per collegare l'Occidente (Roma e le principali città dell'impero) con l'Oriente (la Mesopotamia, la Persia, fino all'India e alla Cina), che ebbe un notevole sviluppo tra il I ede il III secolo d.C. ebbe un notevole sviluppo.
Il nome [[lingua greca|greco]] della città, ''Palmyra'' (Παλμύρα), è la fedele traduzione dall'originale [[aramaico]], '''Tadmor''', che significa 'palma', per la presenza di [[Phoenix dactylifera|palme tipiche del deserto]] nell'[[oasi]] attorno a cui sorge. Secondo le ''[[Antichità giudaiche]]'' di [[Giuseppe Flavio]] (AI, VIII), il nome le fu attribuito dal re [[Salomone]] e fu condiviso anche dai Greci.<ref>{{cita libro|autore=Valeria Smedile|autore2=Elena Caliri|autore3=Vincenzo Fera|url=https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3132291/217233/Valeria%20Smedile%20-%20Dinamiche%20politico-economiche%20e%20fenomeni%20culturali%20a%20Palmira%20nei%20primi%20tre%20secoli%20dell%27Impero.pdf|formato=pdf|titolo=Dinamiche politico-economiche e fenomeni culturali a Palmira nei primi tre secoli dell'impero|p=9|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201231232338/https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3132291/217233/Valeria%20Smedile%20-%20Dinamiche%20politico-economiche%20e%20fenomeni%20culturali%20a%20Palmira%20nei%20primi%20tre%20secoli%20dell%27Impero.pdf|urlmorto=no|accesso=31 dicembre 2020}}</ref> Tadmor (anche '''Tadmur'''; in [[Lingua araba|arabo]] تدمر) è l'attuale nome della cittadina sorta in prossimità delle rovine, che dipende molto dal [[turismo]]. Anche se la fonte sulfurea che alimentava l'oasi originale di Palmira sembra esaurita, oggi Tadmor, con un sistema di irrigazione del terreno, riesce a mantenere viva una fiorente oasi artificiale che permette ai 45.000{{formatnum:45000}} abitanti di vivere non solo di turismo ma anche di agricoltura.
== Storia ==
=== Origini ===
[[File:Temple of Bel in Palmyra.JPG|thumb|upright=1.4|Il [[Tempio di Bel|tempio di Baal]].]]
La città, nota colcon il nome di Tadmor nel [[II millennio a.C.]], è menzionata per la prima volta in documenti provenienti dagli archivi assiri di [[Kanech]], in [[Cappadocia]], nel XIX secolo a.C., e poi è citata più volte negli archivi di [[Mari (città antica)|Mari]], nel XVIII secolo a.C. Viene poi citata ancora negli archivi assiri, nell'XI secolo a.C., come Tadmor del deserto. A quel tempo era solo una città commerciale nella estesa rete che univa la Mesopotamia e la Siria settentrionale. Tadmor è citata anche nella [[Bibbia]] ([[Libri delle Cronache|Secondo libro delle Cronache]] 8.4) come una città del deserto fortificata da [[Re Salomone|Salomone]]. La città di ''Tamar''<ref>Questa località che qualcuno pensa che si possa trattare di ''Tadmor'', in realtà è una località vicina al [[Mar Morto]].</ref> è menzionata nel [[Primo libro dei Re]] (9.18), anch'essa fondata e fortificata da Salomone.
Dopo queste citazioni su Palmira cala il silenzio per circa un millennio, e solo nel I secolo a.C. la città viene citata colcon il nuovo nome, che le è stato dato durante il regno dei [[Seleucidi]] (IV - I secolo a.C.).
=== Periodo greco-romano ===
{{Vedi anche|Seleucidi}}
Quando i [[Seleucidi]] presero il controllo della [[Siria (regione storica)|Siria]] nel [[323 a.C.]] la città fu abbandonata a sé stessa e divenne indipendente. Palmira fiorì come città carovaniera durante il [[I secolo a.C.]], come ci testimonia lo [[storico]] [[Ebrei|giudeo]] [[Flavio Giuseppe]], nel secolo successivo, sviluppando un proprio dialetto semitico e un proprio alfabeto. Anche se la Siria era divenuta provincia romana nel [[64 a.C.]], pare che Palmira abbia mantenuto una certa autonomia e la città era tanto ricca che, nel [[41 a.C.]], [[Marco Antonio]] cercò di occuparla per saccheggiarla ma fallì nel tentativo.
==== Romani ====
{{Vedi anche|Limes orientale}} ▼
[[File:The Scene of the Theater in Palmyra.JPG|thumb|left|Il [[teatro romano (architettura)|teatro romano]].]]
[[File:PalmyraAncientAvenue.JPG|thumb|Il [[decumano massimo]] della città.]]
▲{{Vedi anche|Limes orientale}}
In seguito Palmira fu annessa ufficialmente alla [[provincia romana]] di [[Siria]], verso il [[19 d.C.]], durante il regno di [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]] ([[14]]-[[37]]), e con [[Nerone]] ([[54]]-[[68]]) fu integrata nella provincia. In quegli anni lo scrittore [[Plinio il Vecchio]], nel suo [[Naturalis Historia]], descrive Palmira mettendone in rilievo la ricchezza del suolo e la sua importanza per il ruolo che ricopriva come principale via di commercio tra [[Persia]], [[India]], [[Cina]] e l'[[impero romano]]. Sotto [[Tiberio]] era già così ricca che costruì il [[Tempio di Bel|santuario di Baal]], colcon il tempio dedicato a Baal, a Yarhibol (il Sole) e Aglibol (la Luna) e con la cooperazione degli sceicchi nomadi l'autorità di Palmira fu riconosciuta dalle oasi del deserto, tanto da renderla un vero e proprio stato. Nel [[24]] avevano fondato una colonia sull'Eufrate e avevano un fondaco a Vologasia, città del regno dei Parti, da dove raggiungevano le coste del [[golfo persico]], dove arrivavano le navi provenienti dall'India.
[[File:Palmyrenian relief Louvre AO18174.jpg|thumb|Rilievo di giovane con stilo e [[tavoletta cerata]]|left]]
[[File:Palmyrenian relief Louvre AO4147.jpg|thumb|Busto funerario femminile di Palmira dalla collezione conservata al [[museo del Louvre]]. Dallo stile di tali ritratti è evidente l'influenza romana e l'abbigliamento elaborato dei soggetti testimonia la ricchezza della città.]]
{{chiarire|Sotto [[Traiano]]|prima si afferma che fu annessa sotto Tiberio, poi Nerone, adesso Traiano}} la città fu incorporatacompresa nella nuova provincia di Arabia, risultante dall'annessione dello stato satellite della [[Nabatea]]. Nel [[129]] [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] visitò Palmira e la proclamò città libera, dandole il nome di ''Palmira Hadriana''. Tra la fine del II e l'inizio del III secolo, [[Settimio Severo]] oppure il suo successore, il figlio [[Caracalla]], concessero a Palmira lo statuto di ''città libera''.
BenchéPalmira, benché fosse in una posizione strategica sia per l'impero romano che per quello [[parti]]co, Palmira non era mai stata coinvolta nelle guerre tra le due potenze, ma dopo che nel [[224]] il fondatore della dinastia [[Sasanidi|sasanide]] [[Ardashir I]] ascese al potere, a partire dal [[230]] il commercio palmireno diminuì a causa dell'occupazione [[Sasanidi|sasanide]] della [[Cappadocia]] (Nisibis cadde nel [[237]]) e della [[Mesopotamia]]; la città di [[Carre (città)|Carre]] nel territorio tra il [[Tigri]] e l'[[Eufrate]] cadde nel [[238]]. Negli anni seguenti, le incursioni dei [[Sasanidi]] continuarono con continuità anche sotto il regno del successore di Ardashir, [[Sapore I|Shapur I]], che arrivò a minacciare Antiochia. In questo contesto si inserì la figura di [[Settimio Odenato|Odenato]].
Odenato, discendente della famiglia gentilizia palmirena dei Settimi, che ricevette la [[cittadinanza romana]], quando nel [[193]] parteggiò per [[Settimio Severo]] contro [[Pescennio Nigro]] venne nominato governatore della [[Syria (provincia romana)|provincia di Siria]] da [[Valeriano]]. Nel [[260]], dopo che Valeriano fu sconfitto a [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]] e venne catturato, Odenato intervenne in aiuto dei Romani e inseguì sino a [[Ctesifonte]] l'esercito sasanide che, sconfitto dal generale [[Ballista|Callisto]], si stava ritirando. Durante tale azione Odenato riuscì a procurare notevoli perdite al nemico e l'impresa fu apprezzata dall'imperatore [[Gallieno]], figlio di Valeriano, e dopo che Odenato, durante la ribellione dei [[Macriani]] nel [[261]], sconfisse e uccise il generale Callisto, gli conferì il titolo di ''Dux Romanorum'' e "Corrector totius Orientis". I titoli indicavano una generica preminenza, ma non il governo effettivo, che spettava ai governatori romani. In seguito Odenato però si proclamò anche ''re dei re'' indicando che stava creando uno Stato autonomo. Fu per merito di Odenato che negli anni successivi i Persiani non effettuarono altre incursioni.
==== Regno indipendente di Zenobia di Palmira ====
{{vedi anche|Regno di Palmira|campagne orientali di Aureliano|assedio di Palmira|Zenobia}}
[[File:Impero romano 260.png|thumb|Il regno di Palmira alla sua massima estensione, in verde]]
[[File:Zenobia regina di Palmira.jpg|left|thumb|Bassorilievo rinvenuto a Palmira, [[Museo Nazionale di Damasco]]: possibile ritratto di [[Zenobia]].]]
Nel [[268]], a seguito di un complotto politico (ordito dalla moglie di Odenato, [[Zenobia]])<ref>[[Maconio]] forse era stato sobillato dall'imperatore [[Gallieno]], con la promessa di metterlo al posto di [[Settimio Odenato|Odenato]], ma molto più probabilmente da [[Zenobia]], che voleva che ada Odenato succedesse uno dei suoi figli e non [[Settimio Erodiano|Hairan]] che era figlio della prima moglie del marito.</ref>, [[Settimio Odenato|Odenato]] e il figlio maggiore [[Settimio Erodiano|Hairan]] furono assassinati da [[Maconio]]<ref>[[Maconio]] non riuscì a succedere allo zio (o cugino) perché fu assassinato subito dopo.</ref>, cugino o nipote (a seconda delle fonti) di Odenato. Poco dopo la morte del governatore (re dei re), sua moglie [[Zenobia]] prese il potere in nome del figlio minorenne [[Vaballato]], colcon il sogno e l'ambizione di creare un impero d'Oriente da affiancare all'impero di Roma. Il disinteresse apparente degli imperatori romani e la morte, nel [[269]], dell'imperatore [[Claudio il Gotico|Claudio II]] e del fratello QuintilianoQuintillo, incoraggiarono la regina a ribellarsi all'autorità romana. Si autoproclamò [[Augusta (titolo)|Augusta]] e ''Imperatrix Romanorum'' ed assunse il titolo onorifico di ''Discendente di Cleopatra''.
Nel [[270]] Zenobia nominò comandante supremo delle truppe palmirene l'abile generale [[Zabdas|generale Zabdas]], e lo inviò in suo nome all'attacco delle province romane di Arabia, Palestina ed [[Egitto]], conquistandole. L'Egitto aveva una notevole importanza per il fatto che, dopo la chiusura delle vie carovaniere del nord, il commercio con l'India passava proprio da quella regione. Allora Zenobia si spinse con le sue truppe a nord, conquistò la [[Cappadocia]] e la [[Bitinia]] arrivando sino alla città di [[Ankara|Ancira]]. Zenobia però non aveva l'approvazione del Senato di Roma, inoltre non tutte le legioni di stanza in Oriente la seguirono. In quello stesso anno ([[270]]) Aureliano viene acclamato imperatore dalle legioni del [[Limes romano|limes]] danubiano.
All'inizio del [[272 ]] [[Aureliano]] riconquistò l' [[Egitto ]], poi la [[Bitinia]] e la [[Cappadocia ]], e dopo averavere [[battaglia di Immae|avuto ragione]] della cavalleria pesante palmirena ad [[Antiochia di Siria|Antiochia]], [[Battaglia di Emesa|sconfisse l'esercito palmireno ]] comandato dal generale [[Zabdas ]] e dalla stessa Zenobia adnella [[ battaglia di Emesa]]. ▼
▲All'inizio del [[272]] [[Aureliano]] riconquistò l'[[Egitto]], poi la [[Bitinia]] e la [[Cappadocia]], e dopo aver [[battaglia di Immae|avuto ragione]] della cavalleria pesante palmirena ad [[Antiochia di Siria|Antiochia]], [[Battaglia di Emesa|sconfisse l'esercito palmireno]] comandato dal generale [[Zabdas]] e dalla stessa Zenobia ad [[Emesa]].
[[File:Denarius-Zenobia-s3290.jpg|thumb|[[Zenobia]] raffigurata su una moneta.]]
Mentre Palmira era [[Assedio di Palmira|sotto assedio]], la regina e il Consiglio cittadino pensarono di inviare un'ambasceria, guidata da Zenobia in persona, presso il re persiano [[Sapore I]] (ignorando che questi fosse deceduto in quei frangenti), con lo scopo di ricevere rinforzi e salvare così il Regno di Palmira. Zenobia decise allora di salire sul più veloce dei suoi dromedari assieme al figlioletto, e di tentare di raggiungere il regno dei Sasanidi, ma a sessanta miglia da Palmira venne raggiunta e catturata dall'Imperatore poco prima che attraversasse l'Eufrate.
Con la loro regina catturata e gran parte dell'esercito annientato e stremato, il generale Zabdas sul finire del [[272]] consegnò la città ai romani: il Regno di Palmira era stato sottomesso senza che l'oasi e la città avessero subito alcuna violenza. Le province orientali riconobbero di nuovo l'autorità di Aureliano. Successivamente la regina ede i suoi fedelissimi raggiunsero in catene Emesa per essere processati. La regina, timorosa per la sua vita (l'esercito romano aveva infatti esplicitamente chiesto che fosse giustiziata), fece ricadere la colpa della sua ribellione ai suoi consiglieri, che con i loro consigli avevano influenzato le sue decisioni, essendo ella una femmina (sesso debole) e dunque facilmente influenzabile. Ne fece le spese il filosofo [[Cassio Longino (retore)|Longino]], primo consigliere di Zenobia, reo di averavere scritto la lettera con cui la regina aveva rifiutato la resa, e punito con la morte. Assieme al filosofo Cassio Longino molti altri funzionari di Zenobia, come il sofista Callinico e lo stesso generale Zabdas, furono condannati a morte ma Zenobia ebbe invece salva la vita.
Zenobia e Vaballato, i due sconfitti, furono inviati a Roma, ma secondo quanto testimoniato dallo storico bizantino [[Zosimo (storico)|Zosimo]] il figlio morì durante il viaggio. La regina venne però mostrata in ogni città che Aureliano raggiunse per tornare in Occidente.<ref>[[Zenobia]] e [[Vaballato]] [[assedio di Palmira|dopo la cattura]] furono inviati a Roma, ma, secondo quanto testimoniato dallo storico bizantino [[Zosimo (storico)|Zosimo]], il figlio morì durante il viaggio. Zenobia venne esibita come trofeo durante le celebrazioni per il trionfo di [[Aureliano]] del [[274]].</ref>
Palmira, che non aveva sofferto danni in occasione della resa, l'anno dopo ([[273]]) a seguito di una ribellione fu saccheggiata<ref>Il tempio di Baal fu saccheggiato per vendetta dalla [[Legio III Cyrenaica]] che, in questo modo, vendicò il saccheggio del proprio tempio a [[Bosra]] da parte dell'esercito di Palmira, nel [[270]].</ref>, i suoi tesori furono portati via e le mura furono abbattute; la città fu abbandonata e tornò ada essere un piccolo villaggio, divenendo una base militare per le [[legione romana|legioni romane]].
==== Tardo impero romano, Bisanzio e conquista araba ====
[[Diocleziano]] tra il [[293]] e [[303]] fortificò la città per cercare di difendere Palmira dalle mire dei [[Sasanidi]]. Fece costruire entro le mura difensive ada occidente della città un grande accampamento (il ''campo di Diocleziano''), con un pretorio ede un santuario per le insegne per la [[Legio I Illyricorum|Legio I Illirica]]. A partire dal IV secolo le notizie su Palmira si diradano.
Durante il periodo della [[Imperoimpero bizantino|dominazione bizantina]] furono costruite alcune chiese, anche se la città aveva perso importanza. Nel VI secolo l'imperatore [[Giustiniano]], per l'importanza strategica della zona, fece rinforzare le mura e vi installò una guarnigione. Nonostante ciò la città venne conquistata dagli Arabi di [[Khalid ibn al-Walid]] nel [[634]]. Sotto il dominio degli Arabi la città andò in rovina.
Benché la storia di Palmira fosse nota, il sito e l'oasi vennero visitate solo nel [[1751]] da una comitiva di disegnatori (tra cui l'italiano [[Giovanni Battista Borra]]) capeggiati da due inglesi, [[Robert Wood (archeologo)|Robert Wood]] e [[James Dawkins]], che nel [[1753]] pubblicarono in inglese e francese ''Les Ruines de Palmyra, autrement dite Tadmor au dèsert'', che crearono grande interesse per il sito e l'oasi. Solo però verso la fine del XIX secolo vennero iniziate ricerche di carattere scientifico e si cominciarono a copiare e a decifrare le iscrizioni. Infine, dopo l'instaurazione del mandato francese sulla [[Siria]], vennero iniziati gli scavi per portare alla luce i vari reperti. Scavi che sono continuati negli anni, ma interrotti dalla guerra nel 2015<ref>{{Cita news|url = http://www.repubblica.it/esteri/2015/05/21/news/_palmira_e_caduta_lo_stato_islamico_controlla_tutta_la_citta_a_soli_200_km_da_damasco-114885499/?ref=HRER3-1|titolo = L'Isis conquista Palmira. Unesco: "Già distrutti alcuni monumenti". Casa Bianca "preoccupata"|sito=Repubblica|data = 21 maggio 2015}}</ref>.
== Sito archeologico ==
==== Tempio di Al-lāt ====
[[File:Lion in the garden of Palmyra Archeological Museum, 2010-04-21.jpg|thumb|Il ''[[Leone di Al-lāt]]'' nei giardini del [[Museo archeologico di Palmira]] (distrutto nel 2015).]]
Il tempio, dedicato alla dea pre-islamica [[Allat|Al-lāt]], venne distrutto daiper cristianiordine tradel gli[[Prefetto annidel pretorio d'Oriente|prefetto]] romano [[378Materno Cinegio]] esotto l'imperatore [[386Teodosio|Teodosio I]] tra gli anni 378 e 386 e per questo motivo è quasi scomparso,<ref>{{Cita libro|nome=Richard|cognome=Stoneman|titolo=Palmyra and its empire: Zenobia's revolt against Rome|edizione=Nachdr.|data=2005|editore=Univ. of Michigan Press|ISBN=978-0-472-08315-2}}</ref>: oggi ne rimane solo l'altare, qualche colonna e il telaio della porta. Nel [[1977]] venne rinvenuta una colossale [[Leone di Al-lāt|statua raffigurante un leone]], animale sacro alla dea, che protegge un [[orice]]. La statua rappresentava il rifiuto della dea a qualsiasi sacrificio e spargimento di sangue, infatti sulla zampa il leone recava inscritto "''Al-Lāt benedirà chi non spargerà sangue nel santuario''". La statua, sita nel giardino del [[Museo archeologico di Palmira|Museo archeologico]], venne distrutta dai miliziani jihadisti dell'auto-proclamato [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]] il 23 maggio [[2015]]<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/06/01/is-scempio-dei-jihadisti-sulle-rovine-di-leone20.html|titolo=Is, scempio dei jihadisti sulle rovine di Palmira "Distrutto l'antico Leone"|data=1º giugno 2015|accesso=21 gennaio 2017|pubblicazione= la Repubblica}}</ref>.
==== Tempio di Baal-hamon ====
Il tempio di Baal-hamon era situato sulla cima della collina di Jabal al-Muntar e venne costruito nell'[[89]]. Consisteva in una cella e un vestibolo con due colonne e aveva una torre difensiva collegata a esso. È stato scoperto un mosaico raffigurante il tempio, il quale ha rivelato che sia la cella sia il vestibolo erano decorati con [[Merlo (architettura)|merli]].
==== Tempio di Bel (o Baal) ====
{{vedi anche|tempio di Bel}}
[[File:Temple of Bel, Palmyra 02.jpg|thumb|Il ''[[tempio di Bel]]'' (prima della distruzione del 2015).]]
L'edificio religioso, dedicato a Bel o [[Baal]], assimilato al [[Religione greca|greco]] [[Zeus]] (o al [[Religione romana|romano]] [[Giove (divinità)|Giove]]), fu edificato sotto il dominio [[parti]]co con elementi sia di tipo greco-corinzio, sia babilonese nella incongrua merlatura superiore del tempio (I secolo d.C.).<ref>Federico Arborio Mella, ''L'impero persiano. Da Ciro il grande alla conquista araba'', Milano 1980, p.338.</ref> Il tempio fu consacrato tra il [[32]] e il [[38]], il [[colonnato]] fu ultimato nel II secolo, verso il [[120]], mentre i [[propilei]] furono innalzati alla fine del II secolo. Il recinto sacro è molto ampio di forma quadrangolare, 205x210 metri, contornato da un alto muro di cinta esterno, affiancato da un [[portico]] sorretto da un doppio colonnato. Il santuario aveva un ingresso monumentale, che ha subito delle modifiche quando gli Arabi hanno trasformato il santuario in una fortezza. L'ampio cortile interno era completamente lastricato. la cella del tempio misura 10 metri x 30. Il tempio aveva due nicchie, una rivolta a nord, che conteneva la triade di divinità palmirene, Baal, Yarhibol (il ''[[Sole]]'') e Aglibol (la ''[[Luna]]''). In epoca araba la cella del tempio fu trasformata in moschea, come dimostrava il [[miḥrāb]] presente sul muro meridionale della cella.
Il tempio è stato completamente distrutto dall'auto-proclamato [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]] a fine agosto [[2015]]; ne rimane l'ingresso<ref>{{Cita web|autore = Il Post|url = http://www.ilpost.it/2015/09/01/nazioni-unite-confermato-distruzione-tempio-baal-bel-palmira-isis/|titolo = Distruzione del tempio di Baal|accesso = |data = }}</ref>.
<gallery>
File:HPIM3132.JPG|Ingresso principale
File:HPIM3140.JPG|L'interno
File:HPIM3146.JPG|Parete esterna
File:HPIM3145 2.JPG|I propilei che, prima della distruzione, non sonoerano mai caduti.
File:HPIM3131.JPG|Ampio cortile interno con duplice colonnato e muro di cinta
File:HPIM3144.JPG|Bassorilievo della processione in onore di Baal (in groppa al dromedario) su un frontone
{{vedi anche|tempio di Baalshamin}}
[[File:HPIM3190.JPG|thumb|Area e ''[[tempio di Baalshamin]]'' (prima della distruzione del 2015).]]
Il [[tempio di Baalshamin]] (il ''signore del cielo''), consacrato nel [[130]], era dedicato ada una divinità paragonabile a [[Mercurio (divinità)|Mercurio]] (il [[Religione greca|greco]] [[Ermes]]) ed era gestito da una tribù nomade{{citazioneSenza necessariafonte}}.
Con l'avvento del [[cristianesimo]], nel [[V secolo]], il tempio venne trasformato in una chiesa.
Era una delle strutture antiche più complete conservatesi a Palmira, ma è stato completamente distrutto dai miliziani jihadisti dell'auto-proclamato [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]] il 23 agosto [[2015]]<ref name=Baalshamin />.
==== Tempio di Nabu ====
[[File:Temple of Nabu, Palmira, HPIM3168.jpg|thumb|Colonnato e tempio di Nabu.]]
Poco dopo averavere oltrepassato l'arco di [[Settimio Severo]], sulla sinistra, vi è il tempio di Nabu, una divinità [[mesopotamica]], assimilata ad [[Apollo]]. Il tempio fu edificato tra la fine del [[I secolo|I]] e la metà del [[II secolo]]. All'interno del recinto, tre lati hanno un portico sorretto da colonne, mentre il quarto è chiuso da un muro.
<gallery>
File:HPIM3166.JPG|Rovine del colonnato del santuario
{{vedi anche|Grande colonnato di Palmira|Arco monumentale (Palmira)}}
[[File:Palmyra - Monumental Arch.jpg|thumb|L'arco di [[Settimio Severo]] e la via colonnata (prima della distruzione).]]
La via colonnata, lunga {{formatnum:1100}} metri, inizia di fronte all'ingresso del Tempio di Bel ede il primo tratto si concludeva con l'arco monumentale a tre [[arcate]], costruito probabilmente durante l'impero di [[Settimio Severo]], tra la fine del [[II secolo|II]] e l'inizio del [[III secolo]] e congegnato per mascherare un cambio di direzione di 30 gradi del secondo tratto dalla via, andato distrutto dall'azione devastante dell'[[Stato Islamico (organizzazione)|ISIS]]<ref>{{Cita web|autore = UNESCO|url = http://en.unesco.org/news/director-general-condemns-destruction-arch-triumph-palmyra-extremists-are-terrified-history|titolo = L'UNESCO condanna la distruzione dell'Arco di Trionfo|accesso = |data = }}</ref>. La via colonnata, le cui colonne presentano delle mensole che erano sormontate da statue, aveva una carreggiata larga 11 metri, affiancata da due portici di 7 metri.
<gallery>
File:HPIM3163.JPG|Colonne con mensola portastatua
==== Tetrapylon ====
[[File:HPIM3185.JPG|thumb|Il ''Tetrapilo'' prima della distruzione del [[2017]].]]
Il ''Tetrapylon'' ([[Tetrapilo]]) fu eretto durante l'impero di [[Diocleziano]], alla fine del [[III secolo]].
Consisteva in una piattaforma quadrata e in ogni angolo si trovava un gruppo di quattro colonne (tetra, ''τέσσαρες'', in [[Lingua greca|greco]] significa ''quattro'').
Ogni gruppo di colonne sosteneva una cornice di oltre 150centocinquanta tonnellate e teneva al centro un piedistallo dove forse, in origine, era posta una statua. Tra le sedici colonne del complesso, solo una era originale (in [[granito]] rosa dell'[[Egitto]]), le altre risalivano ada un restauro del [[1963]] ed erano fatte in [[cemento]].
Il ''Tetrapylon'' è stato distrutto quasi completamente nel gennaio [[del 2017]] dai miliziani jihadisti dell'auto-proclamato [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]]<ref name="RefA">{{cita news|url=http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/20/foto/palmira_isis_distrugge_il_tetrapilo_e_la_facciata_del_teatro_romano-156443965/1/|titolo=Palmira: Isis distrugge il Tetrapilo e la facciata del teatro romano|data=20 gennaio 2017|accesso=21 gennaio 2017|pubblicazione= la Repubblica}}</ref>.
==== Campo e Terme di Diocleziano ====
{{vedi anche|Campo di Diocleziano}}
[[File:HPIM3171.JPG|thumb|Rovine delle terme con le quattro colonne monolitiche dell'ingresso.]]
Sulla destra della via colonnata, di fronte al Tempio di Nabu, sorgevano le terme di [[Diocleziano]], edificate nel [[II secolo]]. L'edificio, di non grandi dimensioni, 85 metri x 51, ha un ingresso di quattro colonne monolitiche di [[granito]] proveniente dall'[[Egitto]].
[[File:Diocletian's camp and Qasr Ibn Maʿan.jpg|thumb|Il [[Campo di Diocleziano]], sormontato dal castello Qasr Ibn Maʿan.]]
[[File:PalmyraPanoramaZoom.jpg|verticale=1.5|thumb|Panorama di Palmira all'alba]]
[[File:Palmyre - théâtre pano.jpg|upright=1.4|thumb|Panoramica del teatro, con scena e cavea (prima del danneggiamento).]]
Il teatro è un tipico [[teatro romano (architettura)|teatro romano]] edificato nella seconda metà del [[II secolo]] ed era conservato in ottime condizioni. Era dotato di un [[palcoscenico]] che misurava 45,5 × 10,5 metri, accessibile attraverso due scalinate, e da un [[proscenio]] decorato da varie nicchie e colonne in [[stile corinzio]]. La [[cavea]] ha un diametro di 92 metri.
[[File:Teatro romano di Palmira, scena.jpg|thumb|La scena del teatro prima della sua esplosione]]
Nel gennaio [[del 2017]] la facciata del Teatro è stata fatta esplodere dall'auto-proclamato [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]]<ref name="RefA" />.
==== Agorà e Senato ====
[[File:HPIM3179.JPG|thumb|Il colonnato dell'agorà.]]
L'agorà ({{lang-grc|ἀγορά}}, da ἀγείρω = radunare), il [[Forum (luogo)|foro]] delle città romane, costruita all'inizio del [[II secolo]], presenta una pianta quadrangolare (84x71 metri), con portici sui quattro lati.
Le colonne presentano delle mensole che erano sormontate da statue. Presso l'angolo sud-ovest dell'agorà sorgeva una basilica rettangolare (815 metri x 12) che si suppone potesse servire per i banchetti.
[[File:HPIM3178.JPG|thumb|Ruderi della curia (senato) e locale per negozio e mercato accanto all'agorà.]]
Il [[Senato]], piuttosto piccolo, aveva un [[vestibolo (architettura)|vestibolo]] ede una corte interna ed era contornato da alcune botteghe.
[[File:HPIM3182.JPG|thumb|Resti delle mura della basilica accanto all'agorà.]]
[[File:HPIM3183.JPG|thumb|Resti della cinta muraria e sullo sfondo una [[necropoli]].]]
Il circuito delle mura difensive racchiudeva tutto il sito monumentale.
Fu costruita nel [[III secolo]] e racchiudeva un'area di circa 140centoquaranta [[ettaro|ettari]].
=== Necropoli ===
La più importante e particolare era la [[Torre di Elahbel]], famosa per le decorazioni interne, comprendenti un soffitto a cassettoni e vari altorilievi raffiguranti i personaggi ivi sepolti.
[[File:HPIM3155.JPG|thumb|Rovine di altre tombe.]]
La Torre di Elahbel ede altre tombe sono state fatte saltare in aria dai jihadisti dell'auto-proclamato [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato islamico]] nell'agosto [[del 2015]].
=== Oasi ===
[[File:HPIM3156.JPG|thumb|L'attuale oasi di Tadmor.]]
A sud del centro carovaniero si trovava la fonte ''Efqa'', che per millenni ha alimentato l'[[oasi]]. {{chiarire|DaDal circa vent'anni|Da quando? Specificare anno o decennio}}1994 il corso dell'acqua è stato deviato più ada est per il nuovo centro cittadino.
== Distruzioni nel sito ==
Non è stato risparmiato dalla [[Guerra civile siriana|guerra civile]] in Siria, ede ha subito parecchiingenti danni e distruzioni<ref>{{cita news|autore=Carla Reschia|titolo=Siria, in macerie i gioielli dell’Unesco|url=http://www.lastampa.it/2013/11/08/esteri/siria-in-macerie-i-gioielli-dellunesco-UtEC7F9TC2uujnMSFzTE2J/pagina.html|pubblicazione=La Stampa|data=8 novembre 2013|citazione=Nemmeno Palmyra, la leggendaria città del deserto, dimora della regina Zenobia che si oppose, secondo la tradizione, tanto all'impero romano come a quello persiano, è stata risparmiata. I carri armati e le batterie di missili hanno ripetutamente straziato tutti gli edifici monumentali che ne facevano una meta d’obbligo, il tempio di Baal, i colonnati del Decumano, il teatro e anche i Propilei che avevano retto a più di un terremoto}}</ref>. Il 21 maggio [[2015]] l'[[ISIS]] (l'auto-proclamato Stato Islamico) ha dichiarato catturata la città ede il suo sito archeologico<ref>{{cita news|titolo=Palmira conquistata dall’Isis (FOTO): “Civili in fuga, ospedale evacuato”. Decapitati soldati siriani e monumenti distrutti|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/20/isis-jihadisti-nel-centro-di-palmira-civili-in-fuga-ospedale-evacuato/1703820/|data=20 maggio 2015|accesso=28 marzo 2016|pubblicazione=Il Fatto Quotidiano}}
</ref><ref>{{cita news|url=http://www.corriere.it/esteri/15_maggio_21/isis-conquista-palmira-uccisi-decine-governativi-foto-video-web-4802bc26-ff9c-11e4-8e1b-bb088a57f88b.shtml|titolo=Isis conquista Palmira: uccisi decine di governativi, foto e video sul web. Unesco: alcuni monumenti distrutti|data=21 maggio 2015|accesso=28 marzo 2016|pubblicazione= Il Corriere della Sera}}</ref>.
Nell'agosto [[del 2015]] è stata diffusa la notizia che i militanti jihadisti dell'ISIS hanno fatto saltare in aria il [[tempio di Baalshamin]] risalente al [[II secolo]] ede anticamente adibito al culto del dio [[Mercurio (divinità)|Mercurio]]<ref name=Baalshamin>{{cita news|titolo=Isis ha distrutto il tempio di Baalshamin a Palmira|url=http://www.corriere.it/esteri/15_agosto_23/isis-distrutto-tempio-palmira-dd1bf7cc-49d5-11e5-b566-99560c716b18.shtml|pubblicazione=Il Corriere della Sera|data=23 agosto 2015}}</ref><ref>{{cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/24/siria-isis-distrugge-tempio-di-baal-shamin-a-palmira-dedicato-a-mercurio/1978248/|titolo= Siria, Isis distrugge tempio di Baal Shamin a Palmira dedicato a Mercurio|pubblicazione=Il Fatto Quotidiano|data=24 agosto 2015|accesso=28 marzo 2016}}</ref>.
Il 30 agosto [[2015]] viene diffusa la notizia della distruzione del [[tempio di Bel]], uno dei più importanti edifici del sito archeologico siriano dedicato al dio Bel, l'equivalente del dio [[Zeus]] per i greci e [[Giove (divinità)|Giove]] per i romani, risalente al [[I secolo]]<ref>{{cita news|titolo=Isis distrugge tempio di Bel a Palmira|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/08/30/isis-distrugge-tempio-di-bel-a-palmira_a03bab99-3323-4292-97f4-547415be95b1.html|pubblicazione=ANSA|data=31 agosto 2015}}</ref><ref>{{cita news|titolo=Palmyra's Temple of Bel 'destroyed'|url=https://www.bbc.com/news/world-middle-east-34111092|pubblicazione=CNN|data=settembre 2015|lingua=en}}</ref>. Il giorno seguente le [[Nazioni Unite]] per mezzo di foto satellitari ne confermano la totale distruzione<ref>{{Cita web|pubblicazione = Il Post|url = http://www.ilpost.it/2015/09/01/nazioni-unite-confermato-distruzione-tempio-baal-bel-palmira-isis/|titolo = Le Nazioni Unite confermano la distruzione del tempio Baal a Palmira ada opera dell'ISIS.|accesso = 28 marzo 2016 |data = 1º settembre 2016}}</ref>. Il giornalista britannico [[Robert Fisk]] ha rivelato in un articolo pubblicato sul quotidiano ''[[The Independent]]'' che reperti delle rovine sono già in vendita sul [[mercato nero]] internazionale<ref>{{cita news|autore=[[Robert Fisk]]|lingua=en|pubblicazione=The Independent|titolo=Isis profits from destruction of antiquities by selling relics to dealers – and then blowing up the buildings they come from to conceal the evidence of looting|url=https://www.independent.co.uk/voices/isis-profits-from-destruction-of-antiquities-by-selling-relics-to-dealers--and-then-blowing-up-the-buildings-they-come-from-to-conceal-the-evidence-of-looting-10483421.html|accesso=28 marzo 2016|data=3 settembre 2015}}</ref>.
La battaglia per la riconquista di Palmira da parte dell'esercito siriano riprende nell'estate del 2015, diventa più intensa dal novembre con l'appoggio aereo russo e la presenza di unità terrestri straniere ed entra nella fase finale solo all'inizio di marzo [[del 2016]], quando oltre {{formatnum:6000}} combattenti lanciano l'assalto alla città da tre diverse direttrici; l'area archeologica viene liberata il 24 marzo, il castello medievale il 25<ref>{{Cita web|url=http://www.agensu.it/archivio/articoli/634/la-battaglia-di-palmira|titolo=Angelo Gambella, La Battaglia di Palmira in AGENSU : Agenzia telematica d'informazione per la storia e le Scienze Umane|sito=www.agensu.it|accesso=2 aprile 2016}}</ref>.
Il 27 marzo viene annunciata, da parte dell'esercito regolare siriano, la completa riconquista di Palmira<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/27/news/siria_le_forze_di_assad_hanno_il_pieno_controllo_della_citta_di_palmira-136377090/|titolo=Siria, le forze di Assad riconquistano Palmira|data=27 marzo 2016|accesso=27 marzo 2016|pubblicazione=La Repubblica}}</ref><ref>{{cita news|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/03/27/damasco-riprende-pieno-controllo-palmira_55e2c736-2c9c-497e-8ee2-a8ceba0d33b5.html|titolo=Siria: Damasco riprende pieno controllo Palmira|pubblicazione=ANSA|data=27 marzo 2016|accesso=27 marzo 2016}}</ref>. Il giorno dopo, il direttore delle antichità siriane Maamoun Abdulkarim ha affermato che nell'insieme il complesso è in buono stato<ref>{{cita news|url=http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_28/palmira-direttore-antichita-meglio-quanto-temessimo-46941626-f4b2-11e5-ad8f-b6693bfe4739.shtml|titolo=Palmira, il direttore delle antichità «Meglio di quanto temessimo»|data=28 marzo 2016|accesso=28 marzo 2016|pubblicazione=Il Corriere della Sera|autore=Marta Serafini}}</ref> e che un gruppo di esperti farà una stima dei danni<ref>{{cita news|pubblicazione=ANSA|titolo=Palmira liberata, archeologi 'scioccati' dalle devastazioni dell'Isis|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/03/28/palmira-liberata-archeologi-scioccati-dalle-devastazioni-dellisis_787c2328-bd41-4fe1-9813-3191246e5d3d.html}}</ref>. Molte delle più importanti vestigia (tra cui l'Agorà, il teatro romano e le mura delle città), infatti, sono quasi intatte. Oltre al tempio di Bel, però, sono stati trovati distrutti anche il tempio di Baal Shamin, le torri funerarie romane, e l'[[Arco monumentale (Palmira)|Arco di Trionfo]]<ref>{{cita web|pubblicazione=La Repubblica|titolo=Siria, Palmira riconquistata: intatte le vestigia più importanti|accesso=28 marzo 2016|url=http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/27/foto/siria_palmira_riconquistata_intatte_le_vestigia_piu_importanti-136411865/1/?ref=HREC1-11#1}}</ref>.
A [[Roma]], dal 7 ottobre all’11 dicembre [[2016]], sono stati esposti alcuni dei reperti monumentali distrutti a Palmira e ricostruiti in scala 1:1 in [[Italia]], con la mostra "''Rinascere dalle distruzioni''". Ovvero, il ''Toro antropomorfo di Nimrud'', il soffitto del [[tempio di Bel]] e una delle sale dell’archivio di Stato del Palazzo di [[Ebla]]. Inoltre sono conservati a Roma due ritratti marmorei che verranno restaurati e riconsegnati a guerra finita.
L'ex sindaco di Roma, [[Francesco Rutelli]], ha dichiarato di volervolere ricostruire Palmira con le stampanti 3D. «[...] andremo a ricostruire quanto è stato distrutto, con l’aiuto delle autorità locali e internazionali. L’Italia è già pronta per farfare tornare Palmira al suo antico splendore»<ref>{{cita news|autore=Carla Reschia<!--|titolo=Siria, in macerie i gioielli dell’Unesco-->|url=http://www.tempi.it/palmira-rutelli-ricostruiremo-quello-che-isis-ha-distrutto#.WIO0tCPcnqA|titolo= Palmira, Rutelli: «Ricostruiremo quello che l’Isis ha distrutto»|data= 21 gennaio 2017|accesso= 21 gennaio 2017|pubblicazione= Tempi}}</ref>
== Note ==
== Bibliografia ==
* Alfonso Anania - Antonella Carri - Lilia Palmieri - Gioia Zenoni, ''Siria: viaggio nel cuore del Medio Oriente'', Polaris 2009, pp. 521–558
* [[Franz Cumont]], ''Le province confinarie d'Oriente'', in ''Cambridge University - Storia del mondo antico'', vol. IX, Garzanti, Milano, ult. ediz. 1988, pp. 231–259
* [[Arthur Christensen]], ''La Persia sasanide'', in ''Cambridge University - Storia del mondo antico'', vol. IX, Garzanti, Milano, ult. ediz. 1988, pp. 429–449
* [[Andreas Alföldi]], ''Le invasioni delle popolazioni stanziali, dal Reno al Mar Nero'', in ''Cambridge University - Storia del mondo antico'', vol. IX, Garzanti, Milano, ult. ediz. 1988, pp. 450–477
* [[Andreas Alföldi]], ''La crisi dell'impero (249-270 d.C.)'', in ''Cambridge University - Storia del mondo antico'', vol. IX, Garzanti, Milano, ult. ediz. 1988, pp. 478–550
* [[Harold Mattingly]], ''La ripresa dell'impero'', in ''Cambridge University - Storia del mondo antico'', vol. IX, Garzanti, Milano, ult. ediz. 1988, pp. 599–655
* A.A.V.V., ''Palmyra: impianto urbano, via colonnata e ninfeo B'', Youcanprint, Tricase 2014, pp. 1–48. ISBN 978-88-911309-6-9
*V. Smedile, ''Palmira: Dinamiche politico-economiche e fenomeni culturali nei primi tre secoli dell'impero'', Aracne, Roma 2018. ISBN 978-88-255-2330-0
{{div col}}
* [[Lingua palmirena]]
* [[Aleppo]]
* [[Apamea]]
* [[Baalbek]]
* [[Damasco]]
* [[Khaled al-Asaad]]
* [[Sidone]]
* [[Tarso (Turchia)]]
* [[Tiro (Libano)]]
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://whc.unesco.org/en/list/23|titolo=Scheda UNESCO}}
* {{cita web|url=https://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&sll=5.878857,-162.073481&sspn=0.043287,0.054502&ie=UTF8&hq=&hnear=Palmira,+Hims,+Siria&t=h&layer=x&g=Palmyra+siria&ll=34.550168,38.271486&spn=0.00448,0.0109&z=17|titolo=Posizione Palmira su Google maps}}
* {{cita web | url = http://users.unimi.it/progettopalmira | titolo = Palmira. Missione Archeologica Italo-Siriana dell'Università degli Studi di Milano | accesso = 3 ottobre 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20200619182452/http://users.unimi.it/progettopalmira | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.romadailynews.it/attualita/palmira-lisis-distrugge-due-antichi-mausolei-0256255|titolo=Palmira, l'Isis distrugge due antichi mausolei}}
* Daniele Trucco, [https://web.archive.org/web/20160306171047/http://nexusedizioni.it/it/CT/il-leone-di-palmira-riflessione-in-due-atti-su-una-distruzione-4947?parentSlug=cultura-27&fixed_cms=sezioni Il leone di Palmira]
[[Categoria:Città romane in Siria]]
[[Categoria:Regni arabi preislamici]]
[[Categoria:Distruzioni del patrimonio artistico]]
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