Costabile Carducci: differenze tra le versioni

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Intraprese a [[Napoli]] gli studi universitari in legge ma non conseguì la laurea. Fu impiegato dell'ufficio registro prima a Capaccio e poi a Vallo della Lucania. Fu conciliatore ad Altavilla Silentina, gestì la scafa sul [[Sele]] dei principi Doria, appaltò i servizi postali della provincia di Salerno, fu proprietario di una taverna a Paestum e gestì l'hotel Europa a [[Salerno]].
 
Nel [[1848]], abbracciate le idee [[Carboneria|carbonare]], capeggiò i moti nel [[Cilento]]. Ottenuta la Costituzione, Carducci rivestì il ruolo di colonnello comandante nella ''guardia nazionale'' di Salerno. Ma quando la monarchia [[Borboni di Napoli|borbonica]], prendendorispondendo spuntoalla darivolta unapopolare sommossacon delle barricate a Napoli ed alle sommosse nel regno il 15 maggio, sciolse il parlamento, Carducci fu costretto a fuggire prima a [[Roma]] e poi in [[Sicilia]].
 
Il 14 giugno dello stesso anno, insieme a [[Ferdinando Petruccelli della Gattina]] ed altri rivoluzionari, tentò di organizzare delle sommosse in [[Calabria]], ma l'esercito borbonico represse ogni manifestazione e Carducci tentò di riparare nel Cilento. Durante il tragitto fu costretto da una tempesta a sostare a [[Maratea]] e, il 4 luglio, approdò sulla ''spiaggia del Porticello'' (presso [[Acquafredda (Maratea)|Acquafredda]]). Lì fu raggiunto dal [[sacerdote]] Vincenzo Peluso di [[Sapri]], uomo fidato dei Borboni, che, fingendo di essere loro alleato, uccise molti dei suoi compagni e lo fece prigioniero. Successivamente, nello stesso giorno, dopo essere stato esposto al pubblico ludibrio, Carducci fu portato nella pineta di Acquafredda e lì fu ucciso con un colpo di pistola in pieno viso.