Potere Operaio: differenze tra le versioni
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{{Partito politico
|nome = Potere Operaio
|leader = [[Toni Negri]], [[Franco Piperno]], [[Oreste Scalzone]], [[Lanfranco Pace]], [[Valerio Morucci]]
|stato = ITA
|fondazione =
|confluito in = [[Autonomia Operaia]]
|sede = [[Roma]]
|abbreviazione = Pot.Op.
|ideologia = [[Comunismo]]<br />[[Marxismo]]<br />[[Operaismo]]
|collocazione = [[Sinistra extraparlamentare]]
|testata = ''Potere Operaio''
|categorie = no
}}
[[File:Potere-operaio.jpg|thumb|upright=1.4|Scritta sul muro di uno slogan di Potere operaio]]
'''Potere Operaio''' è stato un gruppo della [[sinistra extraparlamentare]] italiana attivo fra il
{{Approfondimento|titolo=Inno di Potere Operaio (Stato e padroni)|contenuto=
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|data=
|citazione=[...] Giairo Daghini, uno dei fondatori e un quadro storico di Potere Operaio. La sua casa di via Sirtori diventerà la redazione del giornale «Potere Operaio» di cui Giairo Daghini è stato a lungo redattore con Oreste Scalzone.
|urlmorto=sì
}}</ref>), [[Sergio Bologna]] (per un decennio professore alla facoltà patavina di Scienze politiche), Ferruccio Gambino; parte del [[Movimento (sociologia)|movimento]] [[studente]]sco di Roma con Piperno, Scalzone.
Nel settembre
Il gruppo ebbe un periodico (settimanale fino al
=== Impostazione teorica ===
Potere Operaio (abbreviato con la sigla Pot.Op.) è stato il gruppo della sinistra extraparlamentare più rappresentativo dell'[[operaismo]], la corrente marxista che faceva capo in particolare a [[Mario Tronti]] (tra i fondatori di "Classe Operaia") che negli
L'operaio massa, descritto da Tronti come "rude razza pagana senza ideali, senza fede e senza morale", era un soggetto slegato dal concetto di controllo dei mezzi di produzione proprio della tradizione comunista del movimento operaio, soggetto allo sfruttamento capitalistico e all'[[alienazione]] della catena di montaggio, spesso nel caso italiano emigrato e quindi straniero e senza radici affettive e culturali. Questo nuovo soggetto sarebbe stato in grado, con la sua conflittualità intrinseca verso l'organizzazione del lavoro capitalistico, di destrutturare l'impalcatura immobilistica della [[sindacato|rappresentanza sindacale]] e del [[riformismo]] dei partiti della sinistra portando all'interno della fabbrica (e fuori) una lotta radicale e spontanea che, una volta indirizzata politicamente, avrebbe configurato l'inizio di un [[rivoluzione|processo rivoluzionario]].
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Il centralismo operaio e del mondo della fabbrica nel contesto metropolitano nell'azione politica di Pot.Op. è stato l'elemento distintivo del gruppo (insieme a [[Lotta Continua]] che, seppur con differenze, condivideva questa impostazione) dal resto della sinistra extraparlamentare, orientata da un lato ad impostazioni estreme-ortodosse del [[marxismo-leninismo]], dall'altro all'influenza dei movimenti rivoluzionari internazionali, dal [[terzomondismo]] di ispirazione [[Ernesto Guevara|guevarista]] al [[maoismo]] "contadino" e alla [[rivoluzione culturale]].
=== "Lavoro Illegale"
{{P|[la sezione riporta notizie dubbie, cita pochissime fonti e le poche che cita appartengono a un testo che ha l'impianto di un libro di giornalismo scandalistico più che di storiografia]|politica|aprile 2025|arg2=storia}}
[[File:Potereoperaio.jpg|upright=1.4|thumb|destra|Milano: manifestazione di Potere Operaio a fianco del Duomo (Fotografia realizzata da Tonino Conti)]]
Potere Operaio disponeva, dal
L'idea che prima o poi si sarebbe dovuto mettere in conto un lavoro "armato" convinse i vertici di Pot.Op. (con il placet decisivo di Toni Negri) ad autorizzare la creazione di una struttura che si occupasse del "lavoro sporco". L.I. si interessava di tutti gli aspetti illegali delle lotte, gestiva la circolazione delle armi, preparava l'armamentario dei servizi d'ordine per gli scontri in piazza. Nel Nord Italia, in particolare nella zona [[Como|comasca]] si stabilì un legame tra L.I. e i [[Gruppi d'Azione Partigiana|GAP]], sulla base di rapporti già esistenti tra militanti di Pot.Op e [[Giangiacomo Feltrinelli]]. L'"arruolamento" in L.I. avveniva per chiamata dai membri interni, non esistevano quindi procedure per l'ammissione volontaria, seppur fossero molte le domande dei militanti per entrare nella struttura.
Nell'aprile
In seguito al fatto dentro Pot.Op. iniziò un lavoro di indagine interna per scoprire se i tre aderenti che nell'ambiente venivano considerati gli autori fossero davvero i responsabili dell'attentato. I tre, che vennero successivamente indagati formalmente dalla magistratura, professarono la loro innocenza (ma Clavo ammise invece la propria colpevolezza durante un duro "interrogatorio" condotto da Valerio Morucci con armi alla mano<ref>[[Aldo Giannuli]], ''Bombe a inchiostro'', Rizzoli, Milano 2008, pag. 258.</ref>) e divennero un simbolo del movimento extraparlamentare in quanto considerati innocenti e vittime di una repressione arbitraria dello Stato. Pot.Op. diede così il via ad una campagna di "controinformazione" (o piuttosto di disinformazione<ref>Aldo Giannuli, ''Bombe a inchiostro'', Rizzoli, Milano 2008, pag. 259.</ref>) dove si sosteneva che ad appiccare l'incendio alla porta di casa Mattei fossero stati dei militanti del [[Movimento Sociale Italiano|Movimento Sociale]] e quindi che sarebbe stato opportuno indagare su un possibile regolamento di conti interno all'area [[neofascismo|neofascista]].<br />
Quando ad alcuni dei vertici di Pot.Op. fu chiaro che in realtà gli autori dell'attentato erano realmente i tre indagati del gruppo, si dovette affrontare il problema di una struttura illegale ingestibile che poteva mettere a repentaglio la stessa struttura politica dell'organizzazione. Questo punto, rappresentato dal solo sospetto che potessero essere stati i tre militanti (sussisteva ancora nella base del gruppo la convinzione della loro innocenza), costituì uno degli elementi che portarono quello stesso anno allo scioglimento di Potere Operaio.
=== Scissione e diaspora ===
Nel giugno
Parte dell'esperienza di Potere Operaio venne raccolta dalla nascente [[Autonomia Operaia]], mentre alcuni
Nell'area di [[Porto Marghera]] rimase attiva l'Assemblea Autonoma, che tra 1973 e il 1974 si esprimeva con un bollettino ciclostilato<ref>{{Cita web|url=https://archivioautonomia.it/argomenti/lavoro-zero-riv-gior-der-app/|titolo=Lavoro zero – ottobre 73|sito=Archivio Autonomia|accesso=21 maggio 2025}}</ref>, divenuto nel 1975 la rivista LAVORO ZERO, con Augusto Fenzi direttore, che uscì con due numeri unici nel luglio e dicembre 1975, diventando dal febbraio dell'anno successivo fino a maggio "giornale comunista del Veneto" <ref>{{Cita web|url=https://www.chicago86.org/archivio-storico/riviste/lavoro-zero|titolo=Lavoro Zero - giornale comunista dal Veneto|sito=Chicago86|accesso=21 maggio 2025}}</ref> .
==Dirigenti, membri e simpatizzanti conosciuti==
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Il gruppo dirigente era costituito da:
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*Tra i membri più
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:*[[Ritanna Armeni]]
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*Valerio Morucci, ''Ritratto di un terrorista da giovane'', Piemme, 1999
*Collettivo Potere Operaio,[https://primavalle73.blogspot.com/ '' Primavalle - Incendio a porte chiuse''], Giulio Savelli, 1974
===Sitologia===
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==Voci correlate==
*[[Lotta Continua]]▼
*[[Anni di piombo]]
*[[Rogo di Primavalle]]▼
*[[Lavoro Illegale]]▼
*[[Autonomia Operaia]]
*[[
*[[Fatti della Bussola del 1968]]
▲*[[Lavoro Illegale]]
▲*[[Lotta Continua]]
*[[Processo 7 aprile]]
▲*[[Rogo di Primavalle]]
*[[Toni Negri]]
== Altri progetti ==
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{{Anni di piombo}}
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▲[[Categoria:Operaismo]]
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