Origini del cristianesimo: differenze tra le versioni

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[[File:Comodilla Catacomb Iesus 4th century.JPG|thumb|upright=1.3|Pittura murale raffigurante Gesù ([[catacomba di Commodilla]] a Roma, fine [[IV secolo]]-inizi del [[V secolo|V]])]]
 
Le '''origini del cristianesimo''' vanno individuate nella predicazione e negli atti di [[Gesù]], che agli occhi dei suoi seguaci e dei suoi discepoli, rappresentò la realizzazione delle aspettative [[messia]]niche presenti nella tradizione del pensiero e degli scritti sacri della civiltà [[Ebrei|ebraica]], che però, più in generale e in conformità all'istanza nazionalistica, sperava anche in una liberazione politica dalla dominazione romana.
 
== Contesto storico ==
Secondo [[Antonio Desideri]],<ref name=Desideri /> la predicazione di Gesù si inquadra in un periodo di profonda crisi spirituale, preludio di quella politica ed economica: il tradizionale [[religione greca|paganesimo greco]] non sembrava più in grado di soddisfare l'ansia di significato di fronte al mistero della vita e della morte, come appare dal diffondersi di [[Religioni misteriche|culti misterici]], come quelli [[Misteri dionisiaci|dionisiaci]], [[Misteri orfici|orfici]] ed [[Misteri eleusini|eleusini]] in [[Grecia]], quelli di [[Adone (mitologia)|Adone]] in [[Siria (regione storica)|Siria]], quelli di [[Cibele]] in [[Asia minore]], quelli di [[Mitra (divinità)|Mitra]] in [[Persia]], quelli di [[Osiride]] in [[Egitto]]. Le dottrine escatologiche di questi culti venivano illustrate attraverso riti iniziatori: l'esoterismo garantivaesulava dal controllo statale cui erano sottoposte le religioni tradizionali e, d'altra parte, non v'era preclusione di razza, casta o nazione per accedere alle sette. La diffusione del [[mitraismo]] fu di proporzioni tali che fu superata solo da quella del Cristianesimo. Particolarmente importante nella propagazione di questi culti fu il ruolo dei militari asiatici, chiamati a difendere le frontiere dell'[[Impero romano]] sul [[Danubio]], sul [[Reno]], sul [[vallo di Adriano]].<ref name=Desideri>Antonio Desideri, ''Storia e storiografia'', ed. D'Anna, Messina-Firenze, 2015, vol. I, pag. 1.</ref>
 
La scarsità di scritti ebraici e greci sull'argomento rendono complessa una valida indagine storico-critica. [[FontiGesù è menzionato in alcuni storichetesti non cristianecristiani su(principalmente Gesù|Quellinelle posteriori''[[Antichità allgiudaiche]]''epoca delledi origini[[Flavio Giuseppe]], corrispondentee aglinegli anni''[[Annales successivi(Tacito)|Annali]]'' aldi 30,[[Publio neCornelio riferisconoTacito|Tacito]]), secondoma alcuni, in maniera imprecisa o dispregiativa. Ciòciò che conosciamo del suo fondatore, Gesù, detto "ildi Cristo"lui, della sua vita, dei suoi detti e dei suoi insegnamenti proviene quasi esclusivamente dai [[Vangeli]] e dalle lettere del [[Nuovo Testamento]].
 
== Le radici ebraiche del cristianesimo ==
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Gli ebrei convertiti non si autodefinivano cristiani: ciò è testimoniato dagli ''Atti degli Apostoli'', da cui si desume che il termine "cristiani" venne coniato solo qualche decennio dopo i fatti di Gesù e probabilmente in senso dispregiativo.
{{Quote biblico|...essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani.|Atti|11.26}}
Prima di allora, veniva utilizzato il termine "la Via" per indicare i credenti cristiani.<ref group=Nota>''Atti'', {{Cita passo biblico|Atti|24.14}}, dove San Paolo dice a Festo: "...ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta".</ref>
 
La conversione di [[Paolo di Tarso|Paolo]], che di Antiochia fece la sua base per le missioni, accelerò la definizione della dottrina e chiarì l'orientamento universalistico della fede cristiana. Il tronco era ancora l'ebraismo, le sue scritture, la sua etica, ma l'attesa messianica non c'era più. Il [[concilio di Gerusalemme]] del [[50]] sancirà il riconoscimento della universalità della nuova fede e il distacco dall'osservanza dei rituali dell'ebraismo.
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La definizione delle caratteristiche peculiari che distinsero il cristianesimo dall'ebraismo non fu quindi immediata ma progressiva, anche perché lo stesso [[giudaismo]] (cioè l'ebraismo nelle forme che assunse nel periodo in questione) non si presentava come una struttura monolitica; di fronte ad alcune idee fondamentali e comuni, come il [[monoteismo]], il ritualismo del [[Tempio di Gerusalemme|Tempio]], le [[Sacre Scritture|Scritture]] e la tradizione antica, si presentava frammentato in una serie di correnti religiose che conosciamo essenzialmente tramite [[Giuseppe Flavio]] e dai [[vangeli]]: i [[sadducei]], gli [[erodiani]], i [[farisei]], gli [[zeloti]], i [[samaritani]], gli [[esseni]] e i battisti. I battisti erano presenti già da tempo nelle zone del [[Giordano (fiume)|Giordano]] ([[Giovanni il Battista]] fu uno di questi): predicavano il ravvedimento e si caratterizzavano per dei riti di iniziazione tra cui le immersioni in acqua. I sadducei erano essenzialmente l'élite aristocratica e sacerdotale, caratterizzati dalla fedeltà alla [[Torah]] e contrari alla tradizione (''[[halakhah]]''); respingevano inoltre il concetto di resurrezione. I farisei invece, pur distinti in due grandi scuole che presero nome dai [[rabbini]] [[Hillel]] e [[Shammai]], avevano un costrutto giuridico-dogmatico complesso ed in evoluzione, che influenzerà profondamente il giudaismo posteriore ed in misura minore anche il cristianesimo. Infine gli [[esseni]], comunità di appartati, che si ritenevano gli unici e veri israeliti: erano osservanti rigidi del ritualismo prescritto, con un severo codice di vita e un'aspettativa escatologico-apocalittica. Un apocrifo, il ''[[Testamento dei Dodici Patriarchi]]'', sembra essere un loro scritto cristianizzato in seguito.
 
== Il rapporto con l'[[Impero romano]] ==
[[File:Ichthys.svg|thumb|left|[[Ichthys]], [[acronimo]] di '''Ι'''ησοῦς '''Χ'''ριστός '''Θ'''εoῦ '''Υ'''ιός '''Σ'''ωτήρ (Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr)»]]
{{vedi anche|Persecuzione dei cristiani nell'Impero romano}}
Fino alla metà del [[I secolo]], neanche i Romani erano in grado di distinguere tra cristiani ed ebrei e ritennero il cristianesimo soltanto una setta estremista e litigiosa dei Giudei. Lo prova indirettamente l'espulsione dei Giudei da [[Roma]] con l'editto di [[Imperatore Claudio|Claudio]], fatto riportato sia da [[Svetonio]], il quale ritiene che l'agitatore giudeo sia un certo Cresto (''Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantis Roma expulit''), sia dal resoconto contenuto negli ''Atti'':
{{quote biblico|…dopo questi fatti, Paolo lasciò [[Atene]] e si recò a [[Corinto (città antica)|Corinto]]. Qui trovò un giudeo chiamato Aquila, oriundo del [[Ponto]], arrivato poco prima dall'[[Italia]] con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei.|Atti|18.1-2}}
I Romani infatti, all'inizio, non perseguitarono i cristiani in quanto tali e non li ritennero pericolosi per lo Stato finché non si resero conto che il cristianesimo era una religione diversa da quella ebraica (che godeva dello status di ''religio licita''<ref>{{cita libro|autore= Shlomo Sand |url= https://books.google.it/books?id=hl7QOp5qej0C&pg=PT248&lpg=PT248&dq=ebraismo+religio+licita&source=bl&ots=leBmmO1ERC&sig=DDLMRwOom9AoyTlT_5Ia9KPyK3s&hl=it&sa=X&ei=FIowT6TuA6eL4gSJtsXqBA&redir_esc=y#v=onepage&q=%22l%27ebraismo%20era%20una%20religio%20licita%22&f=false |titolo= L'invenzione del popolo ebraico |editore= Rizzoli |anno= 2010 |isbn= 978-88-17-04451-6 }}</ref>). La stessa [[persecuzione di Nerone]] fu, infatti, locale e limitata a Roma. Nel [[64]], scoppiò il [[grande incendio di Roma]], del quale il medesimo imperatore fu accusato dall'opinione pubblica, come riferisce [[Tacito]]; questi narra che l'imperatore cercò in tutti i modi di favorire le vittime del disastro e di stornare da sé l'accusa che pendeva sul suo capo, con vari provvedimenti.
{{Citazione|Tuttavia né con sforzo umano, né per le munificenze del principe o cerimonie propiziatorie agli dei perdeva credito l’infamante accusa secondo la quale si credeva che l’incendio fosse stato comandato.|Tacito, ''[[Annales di Tacito|Annales]]''}}
I cristiani apparvero in breve un perfetto capro espiatorio. A questo punto, Tacito inserisce un esplicito riferimento a Cristo ed ai suoi seguaci:
{{Citazione|Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano; quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo.|Tacito, ''Annales'', XV.44}}
Più in generale, il capo d'accusa imputato ai cristiani ("odio del genere umano") non costituiva un titolo giuridico effettivo, ma assunse, almeno secondo gli apologeti cristiani, vigore di legge, nella formulazione ''non licet esse vos'' ("essere come voi non è lecito"): la menziona [[Tertulliano]], come ''Institutum Neronianum''<ref>{{cita web|lingua= en |url= http://www.ccel.org/ccel/schaff/hcc2.v.iv.iv.html |sito= ccel.org |titolo= Causes of Roman Persecution |editore= History of the Christian Church}}</ref><ref>{{cita web|url= http://rcslibri.corriere.it/classici/verba/nerone2.htm |titolo= Nerone: colpevole o innocente? |autore= Flavio Modena |sito= rcslibri.corriere.it }}</ref>, e a lui si allineano, probabilmente sempre con riferimento a Nerone, [[Lattanzio]], l'apologeta Apollonio e [[Origene]]<ref>{{cita libro|autore= Igino Giordani |url= https://books.google.it/books?id=bAp2N8_SCC0C&pg=PA461&lpg=PA461&dq=%22non+licet+esse+vos%22+senatoconsulto&source=bl&ots=HOoSwXTR9e&sig=lgcckIxJHs8MtwqaMKBeUqfKlSk&hl=it&ei=nOiUTN2WJdDeOIWw7KMK&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&sqi=2&ved=0CBgQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22non%20licet%20esse%20vos%22%20senatoconsulto&f=false |titolo= Il messaggio sociale del cristianesimo |editore= Città Nuova |città= Roma |anno= 2001 | ISBN= 88-311-2424-2 }}</ref>. Sul fondamento giuridico delle persecuzioni ai cristiani sono state sviluppate tre teorie. La prima riguarda l'esistenza, citata da diversi autori cristiani, di una o più leggi specificatamente anticristiane, che ad oggi non sono state però identificate: un [[senatoconsulto]] del [[35]] e l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Institutum Neronianum'' sono stati ad esempio indicati in via congetturale, senza che si possa però attestare che fossero iniziative espressamente dedicate ai cristiani<ref name="Laura Solidoro Maruotti,op. cit">{{cita pubblicazione |autore= Laura Solidoro Maruotti |url= http://studitardoantichi.org/einfo2/file/Solidoro.pdf |titolo= Sul fondamento giuridico delle persecuzioni dei cristiani |altri= lezione tenuta presso la Sede napoletana dell'AST il 17 febbraio 2009 |urlmorto= sì }}</ref>. L'esercizio del potere coercitivo da parte dei magistrati romani per mantenere l'[[ordine pubblico]] costituisce invece il nucleo della seconda teoria, che enfatizza in particolare il ruolo degli organi periferici e l'azione condotta nelle [[provincia romana|province]], anche senza lo svolgimento di regolari [[processo (diritto)|processi]]<ref name="Laura Solidoro Maruotti,op. cit"/>. Secondo un terzo orientamento la repressione della nuova religione avrebbe infine trovato il suo fondamento nel [[diritto penale]] comune ([[lesa maestà]], [[sacrilegio]] e simili)<ref name="Laura Solidoro Maruotti,op. cit"/>.
 
L'atteggiamento dell'Impero nei confronti della nuova setta appare condizionato sia dalla diffidenza, e spesso dall'ostilità, del popolo, sia dal contrasto con la scala di valori dei cristiani, evidente ad esempio nel rifiuto di sacrificare all'imperatore<ref>{{cita libro|autore= C.G. Starr |titolo= Storia del mondo antico |editore= Editori Riuniti |anno= 1977 }}</ref>. Era probabile intenzione di [[Tiberio]], stando a [[Tacito]]<ref>''[[Annales di Tacito|Annales]]'', 6.32, passaggio commentato in ''[http://syrcom.cua.edu/Hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html#FNRef85 Ilaria Ramelli, Possible historical traces in the "Doctrina Addai", Gorgias Press 2009]'' {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070504221223/http://syrcom.cua.edu/hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html |data=4 maggio 2007 }}.</ref>, di legalizzare la nuova setta, soprattutto per il suo carattere messianico privo di portato politico e anti-romano. L'imperatore intendeva sottrarre alla giurisdizione del [[Sinedrio]] il cristianesimo, così com'era stato fatto per i [[Samaritani]]. L'importanza della stabilità della frontiera orientale era tale agli occhi di Tiberio che tra il [[36]] e il [[37]] il ''[[legatus]]'' in Giudea Vitellio operò su suo ordine contro [[Caifa]] e [[Ponzio Pilato|Pilato]]<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Antichità giudaiche]]'', 18. 89-90 e 122.</ref><ref>I ''commentarii'' di Vitellio sono citati da Tertulliano in ''De anima'', 46.</ref>. Vi è traccia della questione della liceità della nuova religione anche nella vicenda del senatore Apollonio (l'apologeta summenzionato), condannato a morte ai tempi di [[Commodo]] ([[183]]-[[185]]) "in base ad un senatoconsulto"<ref>Eusebio, ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia ecclesiastica]]'', 5.21.4.</ref>. Il [[prefetto del pretorio]] [[Tigidio Perenne]] avrebbe voluto salvare Apollonio, ma il responso del senatoconsulto sottolineò che ''mê exeinai Khristianous einai'', "non è lecito essere cristiani", formula che corrisponde a quella di Tertulliano (''non licet esse vos'')<ref>{{cita libro|autore= Marta Sordi |url= https://books.google.it/books?id=xvwS1h72nVoC&pg=PA28&lpg=PA28&dq=%22non+licet+esse+vos%22&source=bl&ots=PwOEq1rscO&sig=AXSyg_rrrbZjc4NMDGn39W_tVeg&hl=it&ei=LOaUTIC3GoGLOJGalIkJ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CCQQ6AEwAw#v=onepage&q=%22non%20licet%20esse%20vos%22&f=false |titolo= I cristiani e l'Impero Romano |editore= Jaca Book |anno= 2004 }}</ref>.
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== Le due anime del cristianesimo delle origini: ''ecclesia ex circumcisione'' ed ''ex gentibus'' ==
{{vedi anche|Dottrine cristologiche dei primi secoli}}
{{quote biblico|Non andrete sulla via dei gentili e non entrerete nella città dei Samaritani, ma andrete piuttosto dalle pecore della casa di Israele|Mt|10,5}}
[[File:Apsis mosaic, Santa Pudenziana, Rome W6.JPG|thumb|upright=1.6|[[Basilica]] di [[Santa Pudenziana al Viminale]] (fine del [[IV secolo]]): ai lati del Cristo, posto al centro e barbuto come [[Giove (divinità)|Giove]], stanno i cristiani ''ex gentibus'' (Paolo, a sinistra) e quelli ''ex circumcisione'' (Pietro, a destra)]]
Il proselitismo nei confronti dei "gentili" vede due momenti fondamentali: uno precedente la resurrezionemorte di CristoGesù, l'altro successivo. Finché fu in vita, infatti, Gesù proibì ai suoi discepoli di volgere la predicazione ai pagani. Ma vi sono due importanti eccezioni: quella del centurione a [[Cafarnao]] (''[[Vangelo di Matteo]]'', {{passo biblico|Mt|8,5|libro=no}}) e quella della donna siro-fenicia (''Matteo'', {{passo biblico|Mt|7,27|libro=no}}). Dopo la resurrezionemorte, il Gesù affidarisorto avrebbe affidato agli apostoli il compito di annunciare l'evangelo senza distinzioni (''Marco'', {{passo biblico|Mt|16,15|libro=no}} e ''Matteo'', {{passo biblico|Mt|28,19|libro=no}}).
 
Fu [[Paolo di Tarso]] a farsi effettivamente carico di questo mandato: per dare opportuno fondamento a questa apertura non poté limitarsi ai soli Vangeli, dovendo appoggiarsi anche all'[[Antico Testamento]], che fa esplicito riferimento alla partecipazione dei gentili alla salvezza. Era infatti una promessa degli antichi profeti, quando ad esempio si riferiscono al pellegrinaggio escatologico dei popoli al momento del giudizio finale o fanno riferimento alla sottomissione delle altre nazioni alla possanza del Signore<ref group=Nota>''[[Libro di Isaia]]'', {{Cita passo biblico|Is|2,2; 11,10; 42,1; 49,6; 62,2}}, ''[[Libro di Zaccaria]]'' {{Cita passo biblico|Zc|2,11; 8,22}}, ''[[Libro di Malachia]]'' {{Cita passo biblico|Ml|1,11}}.</ref>.
 
=== Le comunità giudeo-cristiane ===
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Dopo la caduta di [[Gerusalemme]], nel [[70]] d.C., il giudaismo palestinese iniziò a riorganizzarsi, guidato dalla componente [[Farisei|farisaica]]. Uno dei primi provvedimenti dopo la costituzione del nuovo [[Sinedrio]], non più a Gerusalemme ma a [[Iamnia]], fu quello di espellere la componente giudeo-cristiana che fino ad allora non aveva cessato di ritenersi parte del giudaismo. Erano già nati nel suo ambito alcuni scritti come il ''Vangelo di Matteo'', forse la ''Lettera di Giacomo'' e tanti altri minori, come raccolte di discorsi e atti di Gesù. L'essere staccati bruscamente dal tronco dell'ebraismo provocò un certo disorientamento nell'ambito delle comunità giudeo-cristiane: sotto l'impulso dei diversi orientamenti dei convertiti (farisei, esseni, messianisti, dottori della legge ma anche semplici contadini e benestanti) si confrontarono idee che sarebbero state, nei secoli successivi, fonte di dispute dottrinali, ad esempio in relazione alla [[trinità (cristianesimo)|trinità]] e alla realtà dell'incarnazione.
 
Nel tentativo di salvaguardare l'assoluto monoteismo del giudaismo, espresso nel solenne postulato [[Deuteronomio|deuteronomico]] "Ascolta, Israele: il Signore, Iddio nostro, è l'unico Dio" ({{passo biblico|Dt|6.4|libro=no}}), alcuni svilupparono una concezione [[Modalismo|modalistica]] della trinità di Dio, intesa non come unione di tre persone ma come tre modi di manifestarsi dell'unico Dio, che agirebbe a volte come Padre, a volte come Figlio e a volte come Spirito Santo. Tra i propugnatori di tali idee vi furono [[Noeto di Smirne]] e [[Prassea]]; il primo affermava che Cristo, essendo Dio, andava identificato col Padre, il quale quindi avrebbe sofferto sulla croce, presentandosi in forma umana come Figlio e sarebbe poi risuscitato di nuovo come "sé stesso" (patripassianesimo).
 
Una seconda posizione verteva su una concezione [[Adozionismo|adozionistica]] della figura di Gesù, semplice uomo di straordinarie virtù, adottato come Figlio di Dio e accreditato per mezzo di opere potenti in qualità di messia. [[Cerinto]], secondo [[Ireneo di Lione]], riteneva che Gesù fosse figlio di [[San Giuseppe|Giuseppe]] e [[Maria (madre di Gesù)|Maria]], che al suo battesimo il Cristo fosse sceso su di lui in forma di colomba allo scopo di annunziare il Padre ignoto e compiere miracoli, e se ne fosse dipartito prima della crocifissione. Fu proprio questo uno dei motivi che spinsero [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]] a scrivere il suo Vangelo, secondo quanto afferma Ireneo.<ref group=Nota>"Questa fede annuncia Giovanni, discepolo del Signore, volendo eliminare, mediante l'annuncio del Vangelo, l'errore che era stato seminato tra gli uomini da Cerinto e, molto prima, da coloro che sono detti Nicolaiti". Ireneo di Lione, ''Contro le eresie'', libro III, 11, 1.</ref> È proprio verso la fine del I secolo che avviene il distacco sempre più marcato tra la componente giudeo-cristiano più ortodossa e le devianze settarie. Sembrano infatti dirette a questa componente, presente in tutta l'area mediorientale e dell'Asia minore, la ''[[Lettera di Giuda]]'' e la ''[[Prima lettera di Pietro|Prima]]'' e la ''[[Seconda lettera di Pietro]]'', con il loro tono rigoristico e di avvertimento circa "coloro che si sono infiltrati tra noi".
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Tramite le scarne notizie di [[Egesippo]] ([[II secolo]]) e di [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]] sembra potersi desumere che il giudeo-cristianesimo si sia diffuso oltre i confini della Palestina ed anche in Siria.
 
== IlLa natura del messaggio cristiano: contenuti teologico - culturali ==
IlComplessivamente, il Cristianesimo èsi presentava come una religione [[escatologica]] e [[soteriologica]], come ben evidenzia lo storico della filosofia [[Giuseppe Faggin]],: il Figlio di Dio è rivelatore di una verità che non ha origini umane ed è foriero di un messaggio salvifico per l'uomo, il [[kèrigma]] (κήρυγμα). La natura fisica non è più sottomessa ad un [[Fato]] ineluttabile né è più percorsa dal Maligno in quanto Gesù Cristo assumendola in sé l'ha riscattata da ogni presenza impura e da ogni cieca necessità: è il primato del Divino e dello Spirituale. Di fronte alla [[filosofia greca]] che concepiva Dio sempre su base [[cosmologia (filosofia)|cosmologica]], ora come un Essere [[trascendente]] ma impersonale, ora come la legge stessa [[immanenza|immanente]] del [[cosmo]]<ref group=Nota>Nella filosofia greca si ricordano: il [[Nous]] (Intelligenza divina) di [[Anassagora]]; il [[panteismo]] di [[Eraclito]] (con un Lògos immanente, una Razionalità divina); l'Uno ingenerato di [[Senofane]] e di [[Parmenide]]; il [[Demiurgo]] di [[Platone]] (ordinatore del mondo sulla base di una materia preesistente e di un sistema eterno di ''Idee''); il [[Motore immobile]] di [[Aristotele]] (pensiero che pensa se stesso, è estraneo al mondo, pur essendo causa del suo divenire ordinato); il Λόγος ([[Logos]]) degli [[stoici]] (principio immanente dell'armonia del cosmo, energia ordinatrice della razionalità universale); gli dei di [[Epicuro]] viventi negli ''intermundia''; il dio cosmico ([[Phanes]]) dell'[[orfismo]]; l'[[emanatismo]] dall'Uno nel pensiero neoplatonico di [[Plotino]].</ref>, [[Cristo]] afferma la Paternità divina che è personalità vivente. Dio è volontà creatrice libera, è Amore assoluto, è "Emmanuel": Dio con noi.<ref>{{cita|Faggin 1983|pp. 179-180}}.</ref> Al centro del messaggio cristiano sta la dignità della persona insieme con l'Incarnazione di Cristo da cui è inseparabile. La "meraviglia" (θαυμασμός) di fronte all'universo, costante emozionale della cultura della [[Grecia]] antica votata alla contemplazione, cede il posto alla "speranza" nell'avvento del Regno di Dio. La [[Fede]] accoglie il messaggio soprannaturale, la [[Carità]] s'impegna a realizzarlo fra gli uomini, la [[Speranza]] è fiducia nel trionfo finale del Bene. E la filosofia cosiddetta cristiana sarà una riflessione chiarificatrice e sistematrice degli elementi [[dogma]]tici della Rivelazione, per cui col Cristianesimo non ha più senso la conoscenza pura dei Greci, l'indagine disinteressata dell'intelligenza, la filosofia come ricerca umana e razionale della verità. Cambia anche la concezione dell'arte: la creazione di opere e forme belle sono cose vane. L'arte potrà rinnovarsi solo se riuscirà ad elevare parole e immagini a rivelazioni sensibili del Divino.
 
I tre termini soprarazionali irriducibili del pensiero cristiano sono: la ''creazione del mondo'' dal nulla per un atto libero della volontà divina; l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Incarnazione divina'' in cui il corporeo assunto dal Figlio di Dio nell'unità della propria persona restaura la creazione violata dal peccato dell'uomo; la ''resurrezione dei corpi'' che chiude il ciclo della storia divina cominciato con l'atto creativo e culminata con l'incarnazione del [[Verbo (cristianesimo)|Verbo]]. L'uomo è quindi rivalutato, è divinizzato una volta saldata la lacerazione fra Divino e umano per opera dell'incarnazione; perciò la dignità della persona è centro del messaggio cristiano insieme con l'incarnazione di Cristo e da essa inseparabile.<ref>{{cita|Faggin 1983|pp. 181-}}.</ref>
Quanto al Male, esso assume un significato [[etico]] dato che non costituisce più col Bene un insanabile [[dualismo]] [[ontologico]]<ref group=Nota>Esempi di dualismo ontologico sono quelli delle antiche religioni iraniche ([[Zoroastrismo]], [[Zervanismo]], [[Mandeismo]]), del [[Manicheismo]] e dello [[Gnosticismo]].</ref> e non è nemmeno — come pensavano i [[Socrate|socratici]] intellettualisti — un venir meno dell'intelligenza, un atto di pura ignoranza, ma è un atto di ribellione della volontà che sovverte l'ordine [[cosmo|cosmico]] nei cieli (ribellione di [[Lucifero]]) e nella terra ([[peccato originale]] di [[Adamo]]).<ref>{{cita|Faggin 1983|pp. 182-184}}.</ref>
 
Il messaggio cristiano è riportato nei testi del ''[[Nuovo Testamento]]''. Il Cristo storico dei ''[[Vangeli]]''<ref group=Nota>"Vangelo" significa "buona novella", dal greco cristiano "evangèlion" che è dal greco classico ἐὖ (bene) e άγγελος (messaggero). Nel Vangelo secondo Matteo il ''[[Discorso della montagna]]'' con le Beatitudini rappresenta un cardine della fede cristiana ed un capovolgimento di valori rispetto alla mentalità del mondo.</ref> di ''[[Vangelo di Marco|Marco]]'', ''[[Vangelo di Luca|Luca]]'' e ''[[Vangelo di Matteo|Matteo]]'' assume significati dogmatico-dottrinali più rigorosi e si trasforma nel Cristo [[mistico]] nel ''[[Vangelo di Giovanni]]'' e nella predicazione di [[San Paolo]]. In quest'ultimo la [[teologia]] si fa decisamente cristocentrica, l'opera della redenzione s'inserisce nella storia illuminandone il senso universale ed il messaggio cristiano assume una formulazione dottrinale destinata ad esercitare un influsso notevolissimo sugli sviluppi del pensiero ecclesiastico.<ref>{{cita|Faggin 1983|p. 186}}.</ref> Con [[Adamo]] comincia il regno della morte e della colpa per cui l'umanità si allontana da Dio e la legge mosaica non riesce, con i suoi precetti, a infondere alla coscienza una forza morale che la salvi (''[[Lettera ai Romani]]'', 7, 7 sgg.). Cristo, antitesi di Adamo, instaura il regno della vita e della grazia: Egli è l'unico mediatore fra Dio e gli uomini, con lui tutti moriamo al peccato e rinasciamo alla vita eterna (''[[Lettera agli Ebrei]]'' 4, 14; 5, 5, ''[[Prima lettera a Timoteo]]'', 2, 5); del Suo corpo noi partecipiamo formando un'unità divina (''[[Prima lettera ai Corinzi]]'', 10, 17) e di questo corpo mistico lo Spirito è l'anima vivificante, nella quale l'uomo, riscattato dalla tirannia della legge, ritrova la sua libertà interiore: "dove è lo Spirito del Signore ivi è la libertà" (''[[Seconda lettera ai Corinzi]]'', 3, 17). E nel prologo del ''Vangelo di Giovanni'' Gesù Cristo è il Verbo incarnato; Egli è la Vita, la Luce e l'Amore: " In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta." (I, 1-5).<ref name="Faggin186-188">{{cita|Faggin 1983|pp. 186-188}}.</ref> A differenza dei tre [[sinottici]] in cui prevale lo stile parabolico<ref group=Nota>La parabola (παραβολή) è un racconto con cui viene espresso un insegnamento morale o religioso utilizzando [[allegorie]], comparazioni, similitudini. I Vangeli ci testimoniano che Gesù Cristo utilizzava la parabola frequentemente nella sua predicazione che aveva un carattere parenetico, cioè di esortazione, di ammonizione. La parenèsi sarà poi un aspetto essenziale anche delle [[Lettere di Paolo|epistole]] di San Paolo]]. </ref>, nel ''Vangelo di Giovanni'' emerge in primo piano il mistero salvifico di Cristo. Già nel prologo Giovanni affronta la questione della divinità di Cristo con un linguaggio teologico denso di influssi [[platonici]]. Cristo è il ''Lògos'' (Verbo) incarnato : il significato della presenza del divino nella storia umana è chiaro, come già ricordato, attraverso il costante ripetersi dei temi della Luce, della Verità e della vita.<ref>"Vangeli" in ''Letteratura'', le Garzantine, 2003, p. 1114.</ref><ref group=Nota>Il ''Lògos'' di Giovanni non è solo il supremo principio intelligibile, ma anche una persona concreta, Gesù Cristo. L'evangelista Giovanni, dunque, se ha ripreso il linguaggio dei filosofi greci lo ha fatto pervi affermareincludeva contenuti del tutto inediti e mai esplorati prima. Contrariamente ad unaSuperando l'[[antropologia]] di matrice [[Platone|platonica]], che intendeintendeva il corpo come carcere o comunque come un peso per l'anima, qui si assiste ad un apprezzamento della realtà corporea, fisica e mortale.</ref>
 
Dai Padri Apostolici, agli Apologisti, alla [[Patristica]], alla [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]] la riflessione razionale sulla Rivelazione originaria è tutta mirata a costruire un inequivocabile, sicuro edificio dogmatico unitario e compatto. Si tratta di un'elaborazione dottrinale molto complessa e completa dal punto di vista teologico, ottenuta attraverso i vari Concili ecumenici i quali fissano le varie formule teologiche con la diretta assistenza dello Spirito Santo. E la Verità del Cristianesimo si dichiara evidentemente come super-storica.<name="Faggin186ref>{{cita|Faggin 1983|pp. 186-188"}}.</ref>
 
Il Cristianesimo è dunque fautore di una concezione volontaristica e personalistica dell'uomo ma i fatti mondani, la natura fisica, l'universo nella sua totalità sono subordinati alla sorte spirituale della persona e al problema della sua salvezza.
"Quindi l'uomo, non il cosmo, è il nucleo del messaggio cristiano. Ma l'[[antropocentrismo]] del Cristianesimo rimanda al [[teocentrismo]] che lo condiziona e gli conferisce il suo autentico significato ideale e storico".<ref>{{cita|Faggin 1983|p. 185}}.</ref>
 
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== Bibliografia ==
* Autore anonimo, [[Didaché]] in Andrea Tomasetto (a cura di), ''Alle origini del Cristianesimocristianesimo. Didaché, lettera a Diogneto, tradizione apostolica'', Torino, Marcovalerio editore, 2013, ISBN 88-7547-002-2
* AA.VV., ''Dopo Gesù - Il trionfo del Cristianesimo'', cons. Prof. Mons. G. Ravasi, Milano, Selezione dal Reader's Digest, 1993 ISBN 88-7045-112-7
* AA.VV., ''Religioni e Miti'', ''s.v.'' «Cristianesimo», ''Dizionario enciclopedico'', Vol. I, Milano, Bompiani, 1987
* Earle F. Cairns, ''Christianity trough the Centuries'', Grand Rapids Michigan (USA), Zondervan Publishing House 1954
* {{cita libro|autore= Giuseppe Faggin |wkautore= Giuseppe Faggin |titolo= Storia della filosofia |editore= Principato editore |città= Milano |anno= 1983 |volume= 1 |cid= Faggin 1983 }}
* Andrea Filippini, ''Protocristianesimo. Il cristianesimo del I secolo alla luce degli scritti neotestamentari'', GB Editoria, Roma, 2013 ISBN 978-88-98158-08-9
* Giovanni Filoramo (a cura di), ''Storia delle religioni - Cristianesimo'', Roma, G. Laterza e Figli, 2005
* Birger Gerhardsson, "Le origini delle tradizioni evangeliche", in ''Studi di Teologia'' 5, Roma, ediz. IBE, 1980
* Floyd E. Hamilton, ''The Basis of Christian Faith'', New York, Harpers Row, 1964
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== Voci correlate ==
* [[Arte paleocristiana]]
* [[Bibliografia sulla storia del cristianesimo]]
* [[Cristianesimo e mitraismo]]
* [[Dottrine cristologiche dei primi secoli]]
* [[Età Apostolica]]
* [[Gesù nel cristianesimo]]
* [[Storicità di Gesù]]
* [[Arte paleocristiana]]
* [[Cristianesimo e mitraismo]]
* [[Storia del cristianesimo]]