Fra Diavolo: differenze tra le versioni

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|Luogo_di_sepoltura =
|Religione = [[Chiesa cattolica|cattolica]]
|Nazione_servita = {{NAP 1441-1816}}<br>
|Forza_armata = [[Esercito delle Due Sicilie]] <br/> [[Esercito della Santa Fede]]
|Arma =
|Corpo =
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|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Prima coalizione]] <br/> [[Insorgenze antifrancesi in Italia|Insorgenze antifrancesi]]
|Campagne = [[Campagna d'Italia (1796-1797)|Campagna d'Italia]] <br/> [[Invasione di Napoli (1806)]]
|Battaglie = [[Assedio di Gaeta (1799)]] <br/> [[Battaglia di Roma (1799)]] <br/> [[Assedio di Gaeta (1806)]] <br/> [[Battaglia di Maida]]
|Comandante_di = «Legione della Vendetta»
|Decorazioni =
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=== Un anno nell'esercito borbonico (1798) ===
[[File:Mengs - Ferdinand IV of Naples, Royal Palace of Madrid.jpg|miniatura|''Ritratto di Ferdinando I di Borbone'' di [[Anton Raphael Mengs]] ([[1772]])]]
{{Vedi anche|Campagna d'Italia (1796-1797)}}
[[File:Mengs - Ferdinand IV of Naples, Royal Palace of Madrid.jpg|miniatura|''Ritratto di Ferdinando I di Borbone'' di [[Anton Raphael Mengs]] ([[1772]])]]
Nel [[1796]] il [[Regno di Napoli]] inviò quattro battaglioni del suo esercito a combattere in [[Lombardia]], al fianco degli alleati austriaci, contro l'esercito di [[Napoleone Bonaparte]], che in quell'anno aveva invaso l'Italia del Nord. La [[Terra di Lavoro]] diventò un crocevia di truppe e la famiglia di Michele pensò di trarre vantaggio dalla situazione. Nel [[1797]] presentò domanda affinché la pena per il duplice omicidio fosse commutata in servizio militare. La domanda fu accolta e Michele fu arruolato in uno dei reggimenti del [[Regno di Sicilia]]. Il comando di polizia stabilì che il servizio militare sarebbe durato tredici anni. Ai primi del [[1798]], dunque, Michele partì soldato in un corpo di fucilieri della fanteria borbonica.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 40}}.</ref> Fedelissimo suddito del [[Diritto divino dei re|re di Napoli]], disprezzava il denaro ed era attaccato profondamente [[Pro aris et focis|al trono e alla religione]].
 
Il 10 febbraio 1798 [[Roma]], capitale della cristianità, fu invasa dall'esercito francese rivoluzionario. In novembre il re di Napoli diede l'ordine di attaccare l'Urbe. L'esercito, di cui faceva parte anche Michele, conquistò la capitale il 27 novembre e, due giorni dopo, il sovrano fece il suo ingresso trionfale in città. Michele vide per la prima volta in vita sua quali fossero le conseguenze dell'occupazione militare di una città: appropriazioni indebite e soprusi che rimanevano impuniti. In breve tempo l'esercito napoletano, guidato dall'austriaco [[Karl Mack von Leiberich]], si sfaldò e rimase senza ordini, e Michele decise quindi di ritornare da solo al paese natale, Itri. Nel frattempo l'esercito napoleonico, sotto i comandi del generale [[Jean Étienne Championnet]], si riorganizzò e si preparò a invadere il Regno di Napoli.
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A Fra Diavolo non rimase che ritornare a Itri, partecipando nei mesi successivi a tutti i tentativi di rivolta antifrancese. In seguito tornò a posizionarsi con la sua banda lungo la via Appia, a ovest di Itri, e intercettò tutti i corrieri che la percorrevano; così le comunicazioni tra Roma e Napoli furono azzerate. Oltre ad impadronirsi delle vie di comunicazione, Fra Diavolo assunse il controllo assoluto del territorio da Gaeta a [[Capua]], che amministrò direttamente<ref>{{cita|Bargellini 1932|pp. 100 e 146}} - L'amministrazione capuana di Fra Diavolo ha lasciato anche un bilancio, in cui sono riportati con esattezza le poste in ''avere'' e le poste in ''dare''.</ref>: dai suoi monti, teneva d'occhio la fortezza di Gaeta in mano ai francesi.
 
Nel [[1799]] si formò una [[Seconda coalizione]] internazionale contro Napoleone e Fra Diavolo si presentò agli inglesi, che avevano il quartier generale nell'isola di [[Procida]], come soldato del Regno di Napoli chiedendo e ottenendo due cannoni e una barca.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 67-68}}.</ref> Fissò la sua base a [[Maranola]] (ora frazione collinare del comune di [[Formia]]), e continuò la sua attività di taglieggiamento lungo le principali vie di comunicazione. La sua azione fu così efficace che gli inglesi pronunciarono su di lui parole di elogio,<ref>{{Citacita|Sacchinelli 1836|pag. 186}}.</ref> che giunsero fino alle orecchie di Re Ferdinando IV a Palermo. In maggio, quando la Seconda coalizione decise di muovere l'assedio alla fortezza di Gaeta, Fra Diavolo fu scelto come comandante delle operazioni. La sua massa, composta da oltre mille uomini, fu riconosciuta come parte dell'esercito regolare. Re Ferdinando lo nominò [[capitano]], mentre la regina consorte [[Maria Carolina d'Austria]], per mostrargli la propria ammirazione, gli donò una spilla di diamanti. Il 15 maggio Fra Diavolo passò in [[rivista (militare)|rivista]] la truppa e guidò l'assedio via terra, mentre la flotta inglese bloccava la fortezza per parte di mare.
 
Ai primi di giugno entrò nel [[Principato Ultra]] l'esercito del cardinale [[Fabrizio Ruffo]], Vicario Generale di re Ferdinando. Era un'armata di volontari reclutati dallo stesso porporato a partire dal mese di febbraio<ref>{{cita|Leoni 1975|p. 92}}.</ref> e da lui battezzata «[[Esercito della Santa Fede in Nostro Signore Gesù Cristo]]». Muovendo dalla [[Calabria]], questi "Sanfedisti" avevano liberato tutti i paesi della regione<ref>{{cita|Ruffo (carteggio)|p. 94}}.</ref>, ripetendo l'opera in [[Basilicata]] e [[Puglia]], giustiziando molti dei sostenitori della Repubblica. Mentre il grosso dell'esercito francese prendeva la via del nord, lasciando a difesa di Napoli solo tre corpi d'armata, Ruffo si attendò a [[Nola]], ormai forte di contingenti regolari inglesi, russi, turchi e austriaci che l'ammiraglio [[Horatio Nelson]], sodale del cardinale, aveva sbarcato sulle coste calabresi. Al comando d'una squadra navale anglo-borbonica, Nelson provvide poi a bloccare le coste campane. Da Nola, dopo aver chiamato a sé tutti i capimassa patrioti come Fra Diavolo (dei quali Ruffo non fece mai mistero di non fidarsi ciecamente)<ref>{{cita|Ruffo (carteggio)|p. 95}}.</ref>, il cardinale diresse l'esercito a [[Somma Vesuviana]] e poi a [[Portici]], conquistandole entrambe. Nella battaglia del 13 giugno l'Esercito della Santa Fede espugnò Napoli. Fra Diavolo e i suoi presero parte marginale agli scontri e, cosa fondamentale, fu loro impedito di mettere al sacco la città, privandoli dell'agognato bottino. Frustrato, Fra Diavolo se ne tornò a Gaeta per riprendere l'assedio. Alla fine di luglio, dopo tre mesi d'assedio, il generale francese Girardon avviò i colloqui per la resa ma volle trattare solamente con gli inglesi, reputando Pezza niente più che un brigante. Il capitano, per tutta risposta, si preparò all'attacco della fortezza, ma Ruffo gl'intimò di non muoversi. La resa di Gaeta fu così firmata dal generale [[John Acton]] per i borbonici e da Nelson per gli inglesi.<ref>{{Citacita web|url=http://www.ilportaledelsud.org/fra_diavolo.htm|titolo=Fra Diavolo}}</ref><ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 102-103}}.</ref>
 
A Napoli, nel frattempo, Ferdinando pianificava la riconquista di Roma, ancora in mani francesi. Fra Diavolo si recò nel capoluogo partenopeo per partecipare all'organizzazione della campagna militare. Nella capitale soggiornò nel palazzo di Acton, [[primo ministro]] del governo borbonico e favorito della regina Maria Carolina. Il 14 agosto si sposò con Fortunata Rachele De Franco, ragazza napoletana conosciuta durante l'occupazione francese, nella chiesa della parrocchia di Sant'Arcangelo all'Arena. I testimoni di nozze furono due suoi compagni d'armi, entrambi di Itri.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 105}}.</ref>
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Il 20 agosto 1799 Fra Diavolo partì da Napoli con la sua truppa. Il 9 settembre giunse a [[Velletri]], poi si acquartierò ad [[Albano Laziale]]. Prima di sferrare l'attacco alla Città Eterna attese l'arrivo delle forze regolari napoletane e rimase in quella posizione fino a metà settembre. Per garantire rifornimenti di viveri alla truppa, non esitò a calare sui villaggi vicini e a saccheggiarli.<ref>Luca Topi, ''"C'est absolumment la Vandée". L'insorgenza del Dipartimento del Circeo (1798-1799)'', FrancoAngeli, Milano, 2003, p. 156.</ref> Sempre durante il suo soggiorno ad Albano Laziale, Pezza si macchiò dell'omicidio del sindaco del paese.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 112-117}}.</ref> Roma fu liberata dalle truppe napoletane il 30 settembre ma il nuovo governo mostrò un'inaspettata diffidenza nei confronti degli insorgenti: alle masse non venne concesso di entrare in città. Anche le truppe di Fra Diavolo furono colpite dal provvedimento.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 123}}.</ref> Inoltre, vennero disarmate e la loro paga fu tagliata. Gli uomini non poterono fare altro che tornare ai loro villaggi.
 
Fra Diavolo subì una sorte peggiore. Ad Albano venne arrestato (fu preso mentre dormiva) e venne incarcerato a [[Castel Sant'Angelo]]. Il capomassa non attese l'inizio del processo: fuggì nella notte tra il 3 e il 4 dicembre. L'arresto era stato ordinato da Diego Naselli{{Chiarire|2 = Per quale motivo?}}, generale dell'esercito napoletano. Egli non sapeva però che il 24 ottobre, da Napoli, il sovrano aveva nominato Michele Pezza [[colonnello]] di fanteria. Dopo 200&nbsp;km di fuga, Fra Diavolo giunse a Napoli, dove ottenne di essere ricevuto dal re. Ferdinando IV credette al suo racconto e lo ricompensò, cancellando i debiti che la sua armata aveva contratto per le battaglie sostenute.
 
=== Gli anni a Napoli (1800-1806) ===
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=== Da colonnello a ricercato numero uno (1806) ===
[[File:Joseph-Bonaparte.jpg|miniatura|''Ritratto di re Giuseppe I Bonaparte'' di [[François Gérard]] ([[1808]] circa)]]
{{Vedi anche|Campagna d'Italia (1805)}}
[[File:Joseph-Bonaparte.jpg|miniatura|''Ritratto di re Giuseppe I Bonaparte'' di [[François Gérard]] ([[1808]] circa)]]
Nel [[1806]] Napoleone riportò una vittoria decisiva sulla [[Quarta coalizione]] (la [[Terza coalizione]] del [[1805]] non influì direttamente sul Regno di Napoli). Una delle sue prime decisioni fu quella di dichiarare guerra al Regno di Napoli. Il Consiglio di guerra di Ferdinando IV decise di richiamare all'azione sia il cardinal Ruffo sia i capimassa. Ruffo rifiutò l'offerta<ref>{{cita pubblicazione|autore=Benedetto Croce|titolo=Il Romanticismo legittimistico e la caduta del Regno di Napoli|giornale=La Critica|anno=1924|volume=22|p=264}}</ref> e dei capimassa ormai non restava (vivo e operativo) che il colonnello Pezza, ben felice di tornare in azione. Fra Diavolo lasciò Napoli e tornò nelle province a reclutare uomini abili alle armi tra la popolazione ma, mentre si preparava alla guerra, gli giunse la notizia che il re aveva abbandonato Napoli per riparare, come aveva già fatto nel 1799, a [[Palermo]]. Pochi giorni dopo ricevette un'ordinanza con la quale veniva ordinato ai comandanti militari di non aggredire l'armata napoleonica. «''In conseguenza, S. M. comanda che il colonnello Pezza (Fra Diavolo) e gli altri incaricati di battaglioni volanti non facciano alcun movimento, né resistenza contro la detta armata''». Supportato dalle armi del capace e spietato [[Maresciallo dell'Impero|Maresciallo]] [[Andrea Massena]], [[Giuseppe Bonaparte]], fratello di Napoleone, fu incoronato re di Napoli per volere dell'imperatore francese.
{{Vedi anche|Assedio di Gaeta (1806)}}
Fra Diavolo fu uno dei due soli comandanti militari che disobbedirono all'ordine: il secondo fu il generale principe [[Luigi d'Assia-Philippsthal]], comandante della fortezza di Gaeta. Fra Diavolo, che aveva sempre desiderato che la fortezza fosse la base delle sue operazioni, vi si recò senza indugio. Pochi giorni dopo, i francesi giunsero davanti alla fortezza e la cinsero d'assedio. Nelle settimane seguenti, Fra Diavolo si lanciò in spericolate operazioni di disturbo delle postazioni francesi. Poi li sfidò in campo aperto con pochi uomini. A [[Sant'Oliva]] rischiò di essere preso, insieme al fratello Nicola, ma riuscì a riparare fortunosamente a [[Maranola]], poi a [[Scauri]] s'imbarcò per Gaeta. Tentato con il denaro dai francesi, rifiutò di tradire il suo re.
{{Vedi anche|Insurrezione calabrese}}
Negli ultimi giorni di aprile, Fra Diavolo fu chiamato dal monarca a Palermo. L'inglese [[William Sidney Smith]], ammiraglio della flotta reale, gli prospettò un progetto che ricalcava l'impresa dei Sanfedisti di sette anni prima: la sollevazione delle Calabrie e l'avanzata dell'esercito fino a Napoli. Il 28 giugno Smith fu nominato comandante in capo della spedizione con Fra Diavolo luogotenente. L'operazione cominciò il giorno dopo e Pezza, alla testa della sua «Legione della Vendetta», sbarcò da navi inglesi ad [[Amantea]] e conseguì ripetute vittorie sui francesi. Il 1º luglio, 6&nbsp;000 inglesi, comandati dal generale Stuard, sbarcarono a nord di [[Piana di Sant'Eufemia|Sant'Eufemia]] ma furono respinti da un contingente polacco comandato dal colonnello Grabinski fino alla pianura di [[Maida]], dove furono affrontati da 5&nbsp;000 francesi comandati dal generale [[Jean Reynier]]: nella [[Battaglia di Maida]], i due eserciti si scontrarono alla pari, avendo i napoleonici buona cavalleria e sei cannoni da opporre ai sedici pezzi d'artiglieria degli inglesi, e fu solo l'arrivo di Fra Diavolo a sbloccare la situazione, permettendo a Stuard di bloccare le comunicazioni con [[Vibo Valentia|Monteleone]]; Reynier riaprì lo scontro presso il [[fiume Amato]] e dopo cinque ore di battaglia gli inglesi ebbero la vittoria, portando mille e cento prigionieri, nonché viveri e munizioni che Reynier aveva dovuto lasciare durante la ritirata.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 196}}.</ref> Il generale francese [[Jean Antoine Verdier]] riparò verso [[Cassano all'Ionio]] ma fu respinto dagli abitanti che si erano sollevati in massa dopo che, a [[Marcellinara]], Reyner aveva aperto il fuoco sui paesani (convinti di stare acclamando l'arrivo di truppe fedeli al Borbone!).
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=== L'ultima battaglia e la morte ===
Giunto a [[Cava de' Tirreni]], Fra Diavolo passò in rivista i suoi uomini per l'ultima volta, stabilendo che il gruppo si sarebbe sciolto e che ognuno avrebbe preso la sua strada. Vagò per giorni e giorni da un paese all'altro, finché il 1º novembre, esausto, fu riconosciuto dal titolare di una spezieria e catturato a [[Baronissi]]. Condotto a [[Salerno]] e identificato, il 3 novembre fu trasferito in prigione a Napoli su una vettura circondata da lancieri polacchi. Il 10 novembre fu condannato a morte dal Tribunale straordinario riunito a [[Castel Capuano]]. Alla richiesta di declinare le generalità, dichiarò di essere colonnello dell'[[esercito borbonico]]. Fu giustiziato per [[impiccagione]] in [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]] l'11 novembre, vestito con l'uniforme di brigadiere dell'esercito borbonico e con il brevetto di duca di Cassano al collo<ref>{{Citacita pubblicazione|autore=Pier Giacomo Sottoriva|anno=1986|mese=marzo - maggio|titolo=Il brigantaggio post-unitario|rivista=Quaderni del CEPIG|editore=Tipolitografia Scuderi|città=Latina|numero=6-7|p=33}}</ref>, il suo corpo venne lasciato molte ore fino a sera bene in vista come monito per la popolazione. Non appena la Real Famiglia apprese dell'impiccagione di Pezza, celebrò il suo funerale nella [[cattedrale di Palermo]]. Fu sepolto nella [[Complesso degli Incurabili|Chiesa degli Incurabili]]. Nel 2019 fu inaugurata una scultura, raffigurante il busto di Pezza, a Itri, il suo paese natale<ref>{{Citacita web|url=https://latinatu.it/fra-diavolo-torna-a-itri-celebrato-da-un-convegno-e-un-busto/|titolo=Fra Diavolo torna a Itri|accesso=21 febbraio 2023}}</ref>.
 
== Letteratura, opera e cinema ==
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* {{cita libro|autore=Vittorio Gleijeses|titolo=Napoli nostra e le sue storie|editore=Società Editrice Napoletana|anno=1973|pp=249-252}}
* {{cita libro|Ernesto|Jallonghi|Fra' Diavolo (colonnello M. Pezza) nella storia e nell'arte|1910|Società Tipograffica Editrice Cooperativa| Firenze}}
* {{Citacita libro |nome=Georges |cognome=Lefebvre |wkautore=Georges Lefebvre |titolo=Napoleone |anno=2009 |editore=Editori Laterza |città=Bari |cid=Lefebvre 2009 |ISBN=978-88-420-5902-8}}
* {{cita libro|autore=Francesco Leoni|titolo=Storia della controrivoluzione in Italia (1789-1859)|città=Napoli|editore=Guida|anno=1975|cid=Leoni 1975}}
* {{cita libro|Pino|Pecchia|Il Colonnello Michele Pezza (frà Diavolo). Protagonista dell'Insorgenza in Ciociaria e Terra di Lavoro. 1798-1806|2005|Arti Grafiche Kolbe|Fondi}}
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{{Portale|biografie|Due Sicilie|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:InsorgenzeEsercito antifrancesidella Santa Fede in ItaliaNostro Signore Gesù Cristo]]
[[Categoria:Militari dell'esercito del Regno delle Due Sicilie]]
[[Categoria:Persone giustiziate per impiccagione]]
[[Categoria:Banditismo nell'età moderna]]