Tempio di Giove Ottimo Massimo: differenze tra le versioni
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{{NN|architettura|agosto 2023}}
{{Sito archeologico
|Nome = Tempio di Giove Ottimo Massimo
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Le grandi dimensioni testimoniano l'importanza di Roma all'epoca dei re etruschi e probabilmente erano state decise con la volontà di fare di Roma la sede della lega federale latina, al posto del tempio sul ''mons Albanus''.
All'inizio del [[III secolo a.C.]] il frontone venne abbellito con una quadriga bronzea, che sostituì la precedente fittile, mentre nel [[192 a.C.]] vi vennero apposti degli scudi dorati dagli edili curuli [[Marco Emilio Lepido]] e [[Lucio Emilio Paolo Macedonico|Lucio Emilio Paolo]]. Nel 179 a.C. i censori [[Marco Emilio Lepido (console 187 a.C.)|Marco Emilio Lepido]] e [[Marco Fulvio Nobiliore]] restaurano alcune aree del tempio, segno di una struttura pensata per parti affiancate e sovrapposte non collegate omogeneamente tra loro.
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[[File:Tempel Jupiter Optimus.JPG|upright=1.4|thumb| Il Tempio su retro [[Denario]] romano]]
Il tempio fu quasi totalmente distrutto da un incendio nell'[[83 a.C.]] e con esso i [[Libri sibillini]], che vi erano conservati<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], IV, 61.</ref>. La ricostruzione in pietra, voluta da [[Lucio Cornelio Silla]], fu affidata a [[Quinto Lutazio Catulo (console 78 a.C.)|Quinto Lutazio Catulo]] che la terminò nel [[69 a.C.]], conservando fedelmente la pianta e l'aspetto precedenti: secondo alcune fonti Silla fece prelevare per questa ricostruzione due colonne del [[tempio di Zeus Olimpico]] a [[Atene]]. Interventi di restauro si ebbero sotto [[
{{Citazione|[...] e così [Augusto] fece portare al santuario di Giove Capitolino sedicimila libbre d'oro, con pietre preziose e perle per un valore di cinquanta milioni di [[sesterzi]].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 30}}.}}
Sappiamo anche che durante il consolato di [[Druso maggiore]] nel [[9 a.C.]], quasi fosse un presagio di sventura per il figlio adottivo del ''princeps'', il tempio fu danneggiato da una tempesta e da alcuni fulmini caduti sulla città di [[Roma (città antica)|Roma]].<ref name="DioneLV,1,1">{{cita|Cassio Dione|LV, 1.1}}.</ref>
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L'edificio del secondo tempio andò in fiamme il 19 dicembre 69, quando scoppiarono i combattimenti tra le truppe di [[Vespasiano]] e i difensori della città durante l'[[Guerra civile romana (68-69)|Anno dei Quattro Imperatori]]. Come nuovo imperatore, Vespasiano si affrettò a ricostruire il tempio e incaricò il cavaliere [[Lucio Giulio Vestino]] di farlo. Il nuovo edificio - ancora una volta più magnifico del precedente - fu consacrato nel 75.
Già nell'80, il terzo edificio bruciò in un grande incendio nella città di Roma. [[Domiziano]], imperatore dall'81, eresse il quarto e più grandioso edificio, destinato a durare nei secoli successivi. Sia il tetto che le porte erano pesantemente dorati. Secondo [[Plutarco]], il costo della sola doratura ammontava a 12.000 talenti d'argento, una cifra enorme.<ref>[[Plutarco]], ''[[Vite parallele]]'', XV.3</ref>
Durante il [[Sacco di Roma (455)|sacco di Roma del 455]], il tempio di Giove Capitolino fu danneggiato e spogliato dai [[Vandali]] di re [[Genserico]], per attestato dello storico [[Procopio di Cesarea]]:
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I resti delle fondazioni più estesi si vedono all'interno del [[Museo Nuovo Capitolino]], mentre un lato della parte posteriore è di fronte al giardino di piazzale Caffarelli.<ref name=musei>[https://www.museicapitolini.org/it/museo/scavi/giardino_romano Gli scavi su Musei Capitolini]</ref> L'angolo anteriore destro infine si trova sulla via del Tempio di Giove.
La decorazione del tempio originario, risalente alla fine del VI secolo a.C., è stata rinvenuta nel 2014, permettendo per la prima volta di ricostruire l'aspetto del tempio nella fase più antica. Gli elementi lignei del tetto e degli architravi erano rivestiti con lastre in terracotta e altri elementi di eccezionali dimensioni decorati a
Le lastre originarie furono sostituite parzialmente con nuove terrecotte agli inizi del IV secolo a.C e di nuovo alla fine del III - inizi del II secolo a.C. Questi materiali furono gettati negli strati utilizzati per costituire la piazza antistante il tempio, la cosiddetta Area Capitolina, tra il primo e il secondo quarto del II secolo a.C.
Altri materiali del tempio
== Area capitolina ==
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Templi minori, sacelli, trofei e statue monumentali occupavano l'area: più volte si dovette procedere a fare spazio trasportando statue e trofei altrove, come nel [[179 a.C.]] o all'epoca di [[Augusto]], che trasferì numerosi monumenti al [[Campo Marzio (antichità)|Campo Marzio]].
Un resto di uno di questi tuttora conservato è la fondazione quadrata in [[opera cementizia]] con scaglie di [[selce]] che venne scoperta nel XIX secolo aprendo via del Tempio di Giove e che oggi è tagliata in due dalla stessa strada. Alcuni identificano qui il [[podio]] del [[tempio di Giove Custode]], edificato da [[Domiziano]] in ricordo del periodo scampato durante l'assedio del Campidoglio da parte dei seguaci di [[Vitellio]]{{
Tra i templi veri e propri c'era [[tempio di Fides|quello di Fides]], sul lato meridionale dell'area, e il [[tempio di Ops]], leggermente più a nord. Molti materiali franati sono stati rintracciati nella sottostante [[area di Sant'Omobono]]. Tra questi ci sono i frammenti di un basamento in marmo nero con Vittorie e trofei a rilievo, che doveva essere la base del gruppo bronzeo della ''Consegna di [[Giugurta]] dal re [[Bocco I|Bocco di Mauretania]] a [[Lucio Cornelio Silla|Silla]]'': anche per questa rappresentazione, che escludeva qualsiasi contributo di [[Gaio Mario|Mario]] nella guerra, i rapporti tra i due uomini si deteriorarono rendendo inevitabile la contesa (oggi i resti sono nel [[Museo Capitolino]]). Poco distante venne scoperta anche una statua di [[Armodio e Aristogitone|Aristogitone]], uno dei [[Tirannicidio|tirannicidi]], copia di un gruppo di [[Crizio]] e [[Nesiote]] posto nell'[[Agorà di Atene]] nel [[476 a.C.]]: la presenza di una tale opera sul Campidoglio è significativa ed è forse da mettere in relazione con la cacciata di [[Tarquinio il Superbo]] ([[509 a.C.]]), avvenuta subito dopo l'uccisione di [[Ipparco (figlio di Pisistrato)|Ipparco]] e l'espulsione del tiranno [[Ippia (tiranno)|Ippia]] (rispettivamente il [[514 a.C.|514]] e il [[510 a.C.]]).
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* [[Filippo Coarelli]], ''Guida archeologica di Roma'', Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1984.
* [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] e [[Mario Torelli]], ''L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma'', [[UTET]], Torino 1976.
* Francesco Galluccio, " ''Il mito torna realtà. Le decorazioni fittili del Tempio di Giove Capitolino dalla fondazione all'età medio repubblicana''", in "''Campidoglio mito, memoria, archeologia''", a cura di Claudio Parisi Presicce e Alberto Danti, (catalogo mostra, Musei Capitolini, 1º marzo - 3 luglio 2016), Roma 2016, pp. 237
*Karolina Kaderka e Pier Luigi Tucci, "The Capitoline Temple of Jupiter. The Best, the Greatest, but not Colossal", Römische Mitteilungen (Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung) 127 (2021), pp.
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/_Texts/PLATOP/Aedes_Jovis_Capitolini**.html|Aedes Jovis Capitolini}}
* {{cita web|http://www.archeoroma.com/Campidoglio/tempio_di_giove_capitolino.htm|Tempio di Giove capitolino}}
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