San Vincenzo (Genova): differenze tra le versioni

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San Vincenzo, sestiere di Genova
 
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{{nd|l'omonima chiesa|Chiesa di San Vincenzo (quartiere di Genova)}}
{{Quartiere
|nomeQuartiere = San Vincenzo
|immagine = Via Brigata Liguria Genova 01.jpg
|didascalia = Veduta su via Brigata Liguria e via Fiume, sullo sfondo la [[Torre Telecom Italia (Genova)|Torre San Vincenzo]], già sede genovese della [[Telecom Italia]]
|linkMappa = municipi di Genova.png
|comuneMappa = [[Municipi di Genova|Genova]]
|siglaRegione = LIG
|siglaProvincia = GE
|nomeComune = Genova
|linkStemma = Provincia di Genova-Stemma.svg
|circoscrizione = [[Municipi di Genova|Municipio I Centro Est]]
|altriQuartieri =
|cap = 16121 - 16122
|superficie = 0.685
|abitanti = 5481
|anno = 2022
|nomeAbitanti =
|patrono =
|festivo =
|localizzazione = sì
}}
 
'''San Vincenzo''' (''San Viçenso'' {{IPA|/ˈsaŋ viˈseŋsu/}} in [[lingua ligure|ligure]]) è un [[Quartieri e frazioni di Genova|quartiere centrale]] di [[Genova]], amministrativamente compreso nel [[Municipi di Genova|Municipio I Centro Est]]. Situato a poca distanza dalla [[Stazione di Genova Brignole|stazione ferroviaria di Brignole]], comprende parte della centralissima [[Via XX Settembre (Genova)|via XX Settembre]], la principale arteria della zona commerciale di Genova.
San Vincenzo era il sestiere esterno alle Cinqueentesche Mura Vecchie, ma interno alle seicentesche [[Mura di Genova|Mura Nuove]].
 
== Descrizione del quartiere ==
Era pertanto inizialmente un sestiere di ingresso alla città storica. Prende il nome dalla chiesa di San Vincenzo.
=== Toponimo ===
Il quartiere prende il nome dalla [[Chiesa di San Vincenzo (Genova)|omonima chiesa]], oggi sconsacrata, intitolata a [[San Vincenzo di Saragozza]]. Fino alla costruzione delle "[[Mura di Genova#Le Mura Nuove|Mura Nuove]]", nel [[XVII secolo]], era un borgo esterno alla cinta difensiva della città chiamato "Borgo di Bisagno", poiché si trovava a poca distanza dall'[[Bisagno|omonimo torrente]].
 
=== Territorio ===
Passava per esso la antica aurelia romana, sul tracciato dell'attuale via San Vincenzo.
Storicamente il [[sestiere (Genova)|sestiere]] di San Vincenzo fu creato dopo la costruzione delle mura seicentesche e comprendeva tutta l'area a levante compresa tra la cinta muraria cinquecentesca e le Mura Nuove. Era quindi un territorio molto vasto che oltre alla piana sulla sponda destra del Bisagno comprendeva anche l'area collinare che oggi forma il quartiere di [[Castelletto (Genova)|Castelletto]].
 
Con la costituzione delle circoscrizioni, l'area di Castelletto fu staccata e il nucleo urbano del quartiere di San Vincenzo accorpato a quello di [[Portoria]], altro storico sestiere cittadino, creando la circoscrizione di "Portoria", suddivisa nelle "unità urbanistiche" di "San Vincenzo"<ref>Comprendente oltre alla zona di San Vincenzo propriamente detta anche il cuore dell'antico sestiere di Portoria.</ref> e "[[Carignano (Genova)|Carignano]]", ed oggi compresa nel [[Municipi di Genova|Municipio I Centro Est]].
Come quartiere semiesterno alla città antica, comprendeva un borgo, quello attorno a via San Vincenzo, una zona diorti (orti di Abrara, nella zona di via XX Settembre, e una parte a monte (San Vincenzo alto, esternamente all'Acquasola e sino alla zona dello Zerbino.
 
La zona di San Vincenzo propriamente detta comprende l'area in sponda destra del Bisagno un tempo delimitata dalle due cinte murarie: a ponente quella cinquecentesca, nel tratto tra la porta dell'Acquasola (attuale [[Piazza Corvetto (Genova)|Piazza Corvetto]]) e le mura delle Cappuccine, che ancora oggi delimita il quartiere verso Portoria e Carignano, a levante le "Mura Nuove", affacciate sul Bisagno con il grande terrapieno delle "[[Fronti Basse sul Bisagno|Fronti Basse]]", in cui si aprivano le porte Pila e Romana, sulle strade dirette a levante. Oggi, con la scomparsa delle "Fronti Basse", demolite verso la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]], l'asse di via Fiume e via Brigata Liguria delimita l'area di San Vincenzo da quella della [[Foce (Genova)|Foce]].
 
A nord il confine con il quartiere di Castelletto è costituito da un breve tratto di via Assarotti e dall'asse di via Peschiera e via F. Romani, fino alle mura dello Zerbino, che delimitano il quartiere ad est da quello di [[San Fruttuoso (Genova)|San Fruttuoso]].
== La progressiva urbanizzazione del sestiere ==
 
== Demografia ==
L'"unità urbanistica" di San Vincenzo, che come detto comprende anche l'antico sestiere di [[Portoria]], ha una popolazione di {{formatnum:5481}} abitanti (al 31 dicembre 2022<ref name="statistica_genova">{{Cita web|url=http://statistica.comune.genova.it/pubblicazioni/download/not_stat/notiziario%20anno%202022/Notiziario%204-2022.pdf|titolo=Notiziario statistico della città di Genova 4/2022|accesso=17 febbraio 2025}}</ref>).
 
I dati storici disponibili riguardano la ex circoscrizione di Portoria nel suo complesso, con le due unità urbanistiche di S.Vincenzo e [[Carignano (Genova)|Carignano]]. La storia demografica della ex circoscrizione risente delle vicissitudini urbanistiche della zona. La popolazione, {{formatnum:35877}} abitanti al primo [[censimento]] del 1861, sale a 40.260 nel 1901, dato che rappresenta il "massimo storico". Da allora, con la trasformazione di questi antichi quartieri popolari in un'area destinata a centri direzionali e attività del terziario, ha inizio un vistoso calo demografico. Gli abitanti, ancora 35.007 nel 1936, si riducono a 20.021 nel 1961,<ref name="demografia">Comune di Genova - Ufficio Statistica, Atlante demografico della città, luglio 2008.</ref> fino agli attuali 12.331, di cui 5.323, come già accennato, nella sola unità urbanistica di San Vincenzo.<ref name="statistica_genova"/>
Ai due assi viari storici di via San Vincenzo e poco distente e quasi ad essa parallela della biforcazione delle vie della Consolazione e di Abrara, a seguito del piano dell'architetto [[Carlo Barabino]], verso gli anni '40 dell'Ottocento si realizzarono le attuali via e piazza Colombo e Galata. Quindi il costruito si estese a monte, sempre a seguito del piano del Barabino del 1825, con i quartieri di via Assarotti e della circonvallazione a monte. Infine dopo il 1892 il tratto di via della Consolazione e di via Abrara venne totalmente modificato dalla realizzazione dell'attuale via XX Settembre.
 
== Storia ==
=== Le origini ===
Il ''"borgo di Bisagno"'' era in origine costituito dalle case allineate lungo la strada medioevale che usciva dalla città diretta a levante, prima attraverso la [[Porta Soprana]] e poi, con la costruzione delle mura trecentesche, attraverso la Porta degli Archi.
Questa via, frequentata da tempi remoti, come testimoniato da diversi ritrovamenti archeologici<ref name="festivalscienza">[http://www.festivalscienza.it/site/home/stampa/documento10001226.html Articolo sul Secolo XIX dell'8 ottobre 2009]</ref><ref name="Secolo_XIX">[[Il Secolo XIX]], La mia gente, 1983.</ref>, superava il Bisagno al [[Bisagno#L'antico ponte medioevale di Sant'Agata|ponte di S. Agata]], nei pressi del "[[San Fruttuoso (Genova)#Borgo Incrociati|borgo degli Incrociati]]", che un tempo, prima della costruzione delle Mura Nuove, era la naturale continuazione del "borgo di Bisagno".
 
{{citazione|''... per l'attuale via s. Vincenzo andavasi all'ospizio e spedale, che gli antichi [[Crocigeri italiani|crociati, o crucigeri]], tenevano vicino al ponte di s. Agata: qui valicato il fiume, entrava la strada Romana nella villa di Terralba (s. Fruttuoso), ed ascendeva a [[San Martino (Genova)|s. Martino d’Albaro]], seguitando per la riviera di Levante.''|[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", 1840}}
== Edifici monumentali: ==
 
Nell'[[XI secolo]] l'area del quartiere era una zona agricola di proprietà ecclesiastica, e lì nel 1059 venne edificata una cappella dedicata a [[Vincenzo di Saragozza|S. Vincenzo martire]], trasformata un secolo più tardi in [[Oratorio (architettura)|oratorio]]. Al suo posto nel [[XVII secolo]] fu costruita la [[Chiesa di San Vincenzo (Genova)|chiesa]], soppressa nel 1813 ed oggi sede del Circolo Ufficiali.<ref>[http://www.viedigenova.com/wiki/Vincenzo Note storiche su www.viedigenova.com] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160313021355/http://viedigenova.com/wiki/vincenzo |data=13 marzo 2016 }}</ref><ref name="vie_di_portoria">[http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf A. Torti, Vie di Portoria, 1996] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131016233005/http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf |data=16 ottobre 2013 }}</ref>
* Chiesa ddi N. S. della Consolazione
* Resti della chiesa di Santo Spirito (via San Vincenzo)
* Resti della chiesa di San Vincenzo trasformati dall'architetto G.B. Resasco nella palazzina degli Ufficiali (via San Vincenzo)
 
Così descrive la zona suoi "Annali" il [[Agostino Giustiniani|Giustiniani]], [[vescovo]] e [[storico]], all'inizio del [[XVI secolo|Cinquecento]]:
[[categoria: quartieri di Genova]]
 
{{citazione|''Alla porta degli archi si continua il borgo di Bisagno, distinto in soprano e sottano: il sottano contiene cinquantasette case, che sono tutte della [[Chiesa di Santo Stefano (Genova)|parrocchia di S. Stefano]], e per la maggior parte di ortolani: ed è in questo borgo il [[monastero]] di [[Chiesa di Santa Maria della Pace (Genova)|S. Maria della Pace]], abitato dai frati [[Ordine dei frati minori|Osservanti di S. Francesco]]; vi è eziandio il prato nominato della Lana.<ref>L’area in riva al Bisagno, corrispondente all'attuale [[Piazza della Vittoria (Genova)|piazza della Vittoria]] nel Medioevo era conosciuta come ''prato della lana'', perché utilizzata dai lanaioli per lavare e far asciugare la lana, successivamente filata e confezionata in panni.</ref> E nel borgo di sopra sono duecentoquattro case, delle quali ve ne sono sessanta di cittadini, il restante sono di artefici. E nel principio del borgo, dove si divide la via, è un piccolo oratorio nominato ad ''Sanctos peregrinos'', che fu il primo alloggiamento de' SS. [[Nazario e Celso]], quando assai presto dopo la passione del Salvatore vennero a predicare la fede di Cristo alla città di Genova. E poi vi è la [[Chiesa di San Vincenzo (Genova)|chiesa parrocchiale di S. Vincenzo]], e, procedendo più oltre, il [[Chiesa di Santo Spirito (Genova)|monastero di Santo Spirito]], che sono [[Monache clarisse|monache Conventuali]]; e dopo il monastero dei [[Crocigeri italiani|Crociferi]].<ref>Il riferimento è al convento dei "Crociferi" che si trovava nel [[San Fruttuoso (Genova)#Borgo Incrociati|Borgo Incrociati]], allora naturale continuazione del "borgo di Bisagno".</ref> E, tuttavia procedendo verso tramontana, quasi in fine del borgo in luogo eminente, è un grande e molto celebre monastero de' [[Ordine di Sant'Agostino|frati zoccolanti di osservanza di S. Agostino]], intitolato a S. Maria di Consolazione.<ref>Nel [[XVI secolo]] il convento degli Agostiniani all'epoca del Giustiniani si trovava ancora sull'altura dello Zerbino, soprastante il Borgo Incrociati; dopo la costruzione delle mura il monastero e l'[[Chiesa della Consolazione (Genova)|annessa chiesa]] sarebbero stati riedificati nel sito attuale, nella centrale via XX Settembre.</ref> E tutti gli abitatori di questo borgo, così partito, in molte cose civili sono riputati e trattati come proprii cittadini.''|[[Agostino Giustiniani]], "Annali della Repubblica di Genova", 1537}}
 
=== Le Mura Nuove e il sestiere di S. Vincenzo ===
Tra il 1626 e il 1632, con la costruzione delle "[[Mura di Genova#Le Mura Nuove|Mura Nuove]]", parte della zona fu inglobata all'interno della cinta difensiva; Il "borgo di Bisagno", ribattezzato con il nome della parrocchiale, insieme a [[San Teodoro (Genova)|S. Teodoro]] (altra zona cittadina inglobata nella cerchia delle mura), furono annoverati tra i [[Sestiere (Genova)|sestieri]] cittadini, andando ad aggiungersi ai quattro sestieri storici. La costruzione delle [[Mura di Genova|Mura Nuove]] venne a spezzare la continuità del borgo: mentre la zona intorno alla chiesa di S. Vincenzo fu compresa entro la nuova cerchia muraria insieme a parte della piana del Bisagno e divenne il cuore del nuovo sestiere, Borgo Incrociati ne rimase all'esterno.
{{citazione|''Il passaggio di tante persone fece popolare questa via, che fu detta ''il Borgo'', com’era veramente innanzi all’ultimo cerchio del 1633. In quest’occasione s’ebbero a spianare di molte case per dare luogo alle [[Mura di Genova|mura]], ai fossi, alle opere esteriori di militar difesa, ed allo spalto. Così quel borgo lunghissimo e popolato trovossi diviso in tre parti, cioè quella che racchiusa nelle nuove mura chiamasi ''Strada S. Vincenzo''; quella che fu spianata, e stendevasi dalla porta Romana alla chiesa de' Crociati: quella che da questa chiesa si stende sulla sponda del Bisagno presso il ponte di sant'Agata, e conserva l’antica ed assoluta appellazione di ''Borgo''.''|[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", 1840}}
 
=== L'Ottocento ===
[[File:Genova, ex Manicomio nel Sestiere di S. Vincenzo (11025217406).jpg|miniatura|Genova, ex Manicomio nel Sestiere di S. Vincenzo]]
Pur inglobato entro la cerchia muraria, il quartiere fino al [[XIX secolo]] non ebbe a subire cambiamenti significativi. Il principale insediamento abitativo rimase quello lungo la via principale, mentre il resto della piana ebbe una destinazione soprattutto agricola, con poche modeste abitazioni che si estendevano fino al colle di Carignano. L'unico edificio di qualche rilevanza nella zona detta "Abrara"<ref>Toponimo derivato da un termine [[longobardi|longobardo]] che indicava un terreno suburbano coltivato a prato ({{collegamento interrotto|1=[http://www.treccani.it/vocabolario/braida/). Braida in Vocabolario – Treccani] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref><ref>{{citazione|''I genovesi a indicar questi luoghi usavano ed usano dire ''in a brea'' (nella braida), e male italianizzarono i moderni scrivendola contrada di ''Abrara''.''|[[Federico Alizeri]], "Guida artistica per la città di Genova", 1846}}</ref> (attuale via Cesarea e strade limitrofe) era l'antica chiesa di “S. Martino de via“, in seguito S. Maria della Pace, che sarebbe stata poi demolita per fare spazio all'ampliamento urbanistico di fine secolo.
 
Il [[Genova (ampliamento urbanistico del 1825)|piano urbanistico]] predisposto dall'architetto [[Carlo Barabino]] nel 1825, volto ad estendere la città verso levante superando i limiti della città medioevale trovò, pur tra varie difficoltà, una prima parziale applicazione solo tra gli [[anni 1830|anni trenta]] e [[anni 1840|quaranta]], sotto la direzione di [[Giovanni Battista Resasco|G.B. Resasco]], che dopo la morte del Barabino, nel 1835, gli era succeduto nel ruolo di architetto civico.
A metà degli [[anni 1840|anni quaranta]] furono realizzate via [[Cristoforo Colombo|Colombo]], parallela all'antica strada di S. Vincenzo e via [[Galata (Istanbul)|Galata]], perpendicolare ad essa; all'incrocio delle nuove vie fu costruita piazza Colombo. La piazza, di forma quadrata, fu realizzata rispettando in linea di massima il progetto del Barabino, con quattro identici edifici a [[Portico|portici]], costruiti dall'impresario Pietro Gambaro.
Con le nuove case l'antico borgo di artigiani e contadini si trasformò gradualmente in un elegante quartiere residenziale.
 
Nel 1834 furono iniziati lavori per la costruzione, nella zona dell'attuale via Cesarea, del [[manicomio]], la prima struttura cittadina destinata in modo specifico al ricovero dei [[Disturbo mentale|malati mentali]]<ref name="Secolo_XIX"/>, accanto al quale sorsero alcuni casoni ad alveare destinati ai ceti operai, costruiti dall'impresario [[Francesco Ponte]].<ref name="vie_di_portoria"/>
 
Il manicomio, progettato dallo stesso Barabino, fu completato sotto la direzione di Celestino Foppiani nel 1841. La costruzione era formata da un edificio centrale di forma circolare, su cinque piani, che ospitava gli uffici dell'amministrazione e i servizi comuni. Da questo si diramavano sei raggi di fabbrica destinati alle celle dei ricoverati. Negli spazi tra le varie ali erano ricavati dei giardini, e tutto il complesso era delimitato verso l'esterno da un portico circolare<ref>[http://www.genovacards.com/genova/varie/panorama46.html Veduta del manicomio dalle mura di S. Chiara]</ref>. La struttura, che occupava complessivamenter un'area di circa due ettari, fu inaugurata il 14 agosto 1841.<ref name="Alizeri">[[Federico Alizeri|F. Alizeri]], "Guida artistica per la città di Genova", 1846.</ref> Il grande edificio ebbe tuttavia vita breve: verso la fine del secolo, con l'apertura di via XX Settembre, la zona ebbe una destinazione residenziale; fu così costruito il nuovo ospedale psichiatrico a [[Quarto dei Mille|Quarto]], dove nel 1894 furono trasferiti i ricoverati. La costruzione fu demolita nel 1914.<ref name="Secolo_XIX"/><ref name="vie_di_portoria"/>
 
Una vera e propria svolta nello sviluppo urbanistico del quartiere si ebbe verso la fine dell'Ottocento, con la realizzazione di [[Via XX Settembre (Genova)|Via XX Settembre]]. Con l'apertura di questa arteria il centro cittadino fu spostato nettamente verso levante.<ref name="demografia"/>
 
La strada, realizzata rettificando ed ampliando le esistenti [[Via Giulia (Genova)|via Giulia]] (nel quartiere di Portoria), via della Consolazione e via Porta Pila, fu caratterizzata fin dagli inizi da un'[[architettura]] in stile [[Liberty]]; tra gli architetti che parteciparono alle varie progettazioni vi fu anche il fiorentino [[Gino Coppedè]].
 
=== Il Novecento ===
[[File:Genova S Vincenzo.jpg|thumb|Vista dalle mura di S. Chiara (corso A. Podestà)]]Tra la fine dell'Ottocento e i primi due decenni del [[XX secolo|Novecento]] fu completata l'urbanizzazione della zona di Abrara, che venne totalmente modificata dopo la realizzazione di via XX Settembre, con la demolizione del manicomio, della chiesa della Pace, sconsacrata da tempo, e delle poche modeste abitazioni che sorgevano in un'area ancora in parte coltivata a orti. Al posto di questi edifici e delle residue aree agricole fu così realizzato, nel quadrilatero compreso tra via XX Settembre, via del Prato (oggi via Brigata Liguria) e le Mura di S. Chiara, un nuovo elegante quartiere residenziale e commerciale.
 
L'impianto urbanistico così delineato all'inizio del secolo non ha subito dagli [[anni 1920|anni venti]] significative modifiche. Tra gli edifici realizzati nel corso del XX secolo, il "[[Museo di storia naturale Giacomo Doria|Museo di Storia Naturale]]" (1912), il "[[Teatro della Gioventù]]" (1930), il "Palazzo degli Uffici Finanziari", costruito negli [[Anni 1930|anni trenta]] sul sito dell'ottocentesco [[mattatoio]], e il [[Torre Telecom Italia (Genova)|grattacielo Telecom]] all'angolo tra via S. Vincenzo e via Fiume, costruito negli [[anni 1960|anni sessanta]] su disegno di [[Piero Gambacciani]].
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Vie e piazze ===
Storicamente il borgo di San Vincenzo era situato sulla via diretta da Genova verso levante che, uscita dalla città attraverso le porte aperte nei successivi ampliamenti della cerchia muraria, oltrepassava il Bisagno al ponte di Sant'Agata. Nel tempo, aveva accresciuto la sua importanza un nuovo accesso da levante in corrispondenza del [[Borgo Pila]], sorto al di là del torrente sulla piana del Bisagno.
 
Gli assi viari delineati da questi percorsi corrispondono attualmente a via S. Vincenzo e via XX Settembre, al termine delle quali, nelle mura del Seicento, si aprivano rispettivamente Porta Romana e Porta Pila. Nell'area compresa tra queste due strade si è sviluppata, intorno al 1840, la prima espansione urbanistica del quartiere (via Colombo, piazza Colombo e via Galata).
 
==== Via XX Settembre ====
{{Vedi anche|Via XX Settembre (Genova)}}
Fu costruita nell'ultimo decennio dell'Ottocento, rettificando ed ampliando il percorso di [[Via Giulia (Genova)|via Giulia]] e via della Consolazione, per realizzare una nuova viabilità verso il levante, che fino ad allora aveva sbocchi inadeguati. La denominazione della nuova strada fu all'epoca oggetto di accese discussioni, finché prevalse la volontà di numerosi cittadini di vedere riconosciuta con questa intitolazione la storica data della [[Presa di Roma]]. Il tratto di strada che interessa il quartiere di S. Vincenzo (dal Ponte Monumentale a via Fiume), pur non avendo il sontuoso aspetto della parte compresa tra [[Piazza De Ferrari]] e il Ponte Monumentale, caratterizzata da alti [[portico|portici]] con [[pavimento alla veneziana]], è ugualmente fitto di eleganti e prestigiosi negozi, che fanno della via una delle mete cittadine più frequentate per gli [[shopping|acquisti]] e il passeggio. All'epoca della sua apertura, la strada, ampia, rettilinea e affiancata da palazzi di altezza inusuale per i tempi, rappresentò una vera novità per i genovesi, abituati a muoversi tra angusti [[vicolo|vicoli]]. Il concorso per la costruzione della nuova strada fu bandito nel 1883, dopo un dibattito quasi ventennale, e solo nel 1887 fu approvato il progetto di [[Cesare Gamba]]. I lavori iniziarono nel 1892. Per prima fu realizzata la parte inferiore, con la risistemazione della ex via della Consolazione, terminata l'anno successivo; la strada fu inaugurata il 18 gennaio 1896. La realizzazione dei palazzi affacciati sulla via sarebbe stata completata solo nel 1913. Tutti gli edifici preesistenti, tranne la chiesa della Consolazione e l'annesso convento, furono abbattuti e sostituiti da nuovi palazzi, costruiti per la prima volta a Genova in [[cemento armato]].<ref name="lepietremare"/><ref name="fosca"/><ref name="sagep">F. Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, 1984.</ref>
 
==== Via San Vincenzo ====
[[File:Via San Vincenzo Genova 02.jpg|thumb|left|upright=0.6|Via San Vincenzo]]La via che attraversa il centro storico del quartiere inizia dal Ponte Monumentale e giunge nei pressi della stazione Brignole. La via, molto antica, costituiva una parte del collegamento verso levante in uscita da Genova, diretto verso il colle di [[San Martino (Genova)|San Martino d'Albaro]], dopo aver superato il [[Bisagno]] al ponte di Sant'Agata. L'edilizia della via, pur segnata dallo sviluppo urbanistico di metà Ottocento, lascia intravedere tracce dell'antico insediamento suburbano, come alcuni edifici tardo-medioevali con portale, le ex chiese di San Vincenzo e Santo Spirito e alcuni palazzi rinascimentali, quali i [[Villa Grimaldi Sauli|palazzi Grimaldi-Sauli]] e [[Centurione (famiglia)|Centurione]], in cui nacque [[Virginia Centurione Bracelli]].<ref name="sagep"/><ref name="TCI"/><ref name="itinerari_portoria"/>[[File:Genova S_Vincenzo salita Tosse.jpg|thumb|upright=0.8|Salita della Tosse]] L'ultimo tratto della via fino alla fine dell'Ottocento era denominato "via di Porta Romana", perché conduceva alla seicentesca porta, demolita nel 1891.<ref name="vie_di_portoria"/> Oggi via San Vincenzo è quasi completamente [[isola pedonale|pedonalizzata]].
 
Da via San Vincenzo ha inizio la salita della Tosse, che raggiunge il bastione dell'[[Acquasola]] da dove attraverso la porta di Santa Caterina si entrava in città nei pressi della [[Chiesa di Santo Stefano (Genova)|chiesa di Santo Stefano]]. Lungo questa salita, che prendeva il nome da un antico [[oratorio (architettura)|oratorio]] intitolato a N.S. della Tosse<ref>[http://viedigenova.com/wiki/Tosse Salita della Tosse su viedigenova.com] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304134510/http://viedigenova.com/wiki/Tosse |data=4 marzo 2016 }}</ref>, ebbe la sua prima sede la compagnia del [[Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse|Teatro della Tosse]]<ref>{{Cita web |url=http://www.chiediteatro.it/gli-speciali-k2/item/244-luzzati-e-il-teatro-della-tosse.html# |titolo=Storia del “Teatro della Tosse“ su www.chiediteatro.it |accesso=12 giugno 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120821154319/http://www.chiediteatro.it/gli-speciali-k2/item/244-luzzati-e-il-teatro-della-tosse.html# |urlmorto=sì }}</ref> (trasferito prima in via Canevari, e infine dal 1986 nella sede di stradone Sant'Agostino, nella zona di [[Piazza Sarzano|Sarzano]]), fondato nel 1975 da [[Tonino Conte]], [[Emanuele Luzzati]], [[Aldo Trionfo]] e altri.
 
==== Piazza Colombo ====
{{vedi anche|Piazza Colombo}}
[[File:Genova, piazza colombo di notte.JPG|thumb|left|Piazza Colombo, veduta notturna]]Fu progettata intorno al 1830 dal Barabino e realizzata intorno al 1840 dal Resasco, su terreni in precedenza adibiti ad orti. La piazza, situata all'incrocio tra via Colombo e via Galata, ha forma quadrata ed è circondata da quattro edifici a portici, oggi animati da bancarelle di libri e negozi di antica tradizione.
 
Il progetto iniziale del Barabino prevedeva la costruzione di case popolari destinate agli sfrattati da altre zone cittadine in cui erano stati avviati piani di risanamento urbanistico, ma poiché nel frattempo il nuovo quartiere era divenuto appetibile per l'edilizia residenziale di pregio, il Resasco vi realizzò abitazioni signorili.
 
Al centro della piazza nel 1861 fu collocata la [[fontana]] seicentesca del "Genio Marino", già a Ponte Reale.<ref name="sagep"/><ref name="itinerari_portoria"/>
==== Via Galata ====
[[File:2005 1017-Genova0026.JPG|thumb|L'antica pasticceria ''Panarello'', all'angolo tra via Galata e via S. Vincenzo]]In origine questa via, conosciuta come ''[[Crêuza|Crosa]] Larga'', andava dal convento delle Brignoline fino al colle di Carignano e comprendeva anche parte della strada attualmente corrispondente a via [[Cesarea di Antiochia|Cesarea]]. Rettilinea, taglia perpendicolarmente via S. Vincenzo e via Colombo e termina oggi in via XX Settembre.
 
Dalla metà dell'Ottocento, prima dell'intitolazione alla [[Galata (Istanbul)#Galata genovese|colonia genovese]], per un breve periodo fu denominata "via al Manicomio", perché terminava di fronte al complesso dell'allora ospedale psichiatrico.<ref name="vie_di_portoria"/> In un modesto locale della via nel 1964 fu fondato il "Louisiana Jazz Club", oggi trasferito in via S. Sebastiano, nei pressi di [[Via Roma (Genova)|via Roma]]. Nato come punto di aggregazione di musicisti [[jazz]], ha ospitato alcuni dei più importanti complessi jazz internazionali.<ref>[http://www.louisianajazzclub.com/1964.htm Sito del "Louisiana Jazz Club"]</ref>
 
==== Via Fiume e via Brigata Liguria ====
Queste due strade, un tempo chiamate rispettivamente "via Edera"<ref>Via Edera, che prendeva il nome dall'[[edera]] che avvolgeva un'immagine della Madonna posta in una [[nicchia]] delle mura, andava da Porta Pila a Porta Romana.</ref> e "via del Prato"<ref>Via del Prato prendeva il nome dall'antico "prato della lana", che si trovava sulla riva al Bisagno prima della costruzione delle mura seicentesche.</ref>, delimitavano il quartiere a levante, correndo lungo le Fronti Basse. Oggi via Fiume si affaccia su piazza [[Giuseppe Verdi|Verdi]], e via [[Brigata Liguria]] corre parallela alla palazzata ovest di [[piazza della Vittoria (Genova)|piazza della Vittoria]]. In via Fiume sorgono il grattacielo ex Telecom e il Palazzo degli Uffici Finanziari, in via Brigata Liguria si trova il Museo di Storia Naturale. Fino alla metà dell'Ottocento queste vie erano modeste crose, tra le mura cittadine da una parte e orti dall'altra. Con l'urbanizzazione della zona furono allargate e fiancheggiate da abitazioni.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="sagep"/><ref name="TCI"/>
 
==== Via Serra ====
Strada di collegamento tra piazza Corvetto e la stazione Brignole (oggi percorribile a senso unico solo in questa direzione), fu aperta a proprie spese nel 1838 dalla famiglia Serra per collegare i palazzi di loro proprietà. Un tempo era denominata "via degli [[Orfano|Orfani]]" perché nella zona sorgeva fin dal 1538 l'"[[Orfanotrofio]] S. Giovanni Battista". Nella via, ampliata e migliorata nel 1845, si trovano l'Istituto Nazionale Sordomuti e diversi palazzi signorili.<ref name="vie_di_portoria"/>
 
=== Architetture civili ===
==== Villa Grimaldi-Sauli ====
{{vedi anche|Villa Grimaldi Sauli}}
[[File:Villa Grimaldi Sauli - front.jpg|thumb|left|Il palazzo Grimaldi-Sauli nella sua versione moderna]]
Si trova tra via San Vincenzo e via Colombo, accanto alla [[Torre San Vincenzo (Genova)|Torre San Vincenzo]]. Costruita tra il 1552 e il 1554 su disegno di [[Galeazzo Alessi]] per la famiglia [[Grimaldi (famiglia)|Grimaldi]], per l'imponenza delle proporzioni e la ricchezza degli ornamenti, tra i quali [[affresco|affreschi]] di [[Luca Cambiaso]]<ref>Oggi conservati nella galleria di [[Palazzo Bianco]].</ref> e [[Orazio Semino]], all'epoca della sua costruzione fu considerata dal [[Martin Pierre Gauthier|Gauthier]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/martin-pierre-gauthier/ Biografia di Martin Pierre Gauthier sul dito dell'Enciclopedia Treccani]</ref> una delle migliori ville suburbane genovesi, citata anche dal [[Giorgio Vasari|Vasari]] per i suoi [[stanza da bagno|bagni]], insolitamente ricchi di ornamenti.<ref>{{citazione|''... è bellissimo il bagno che ha fatto in casa del Sig. Gio. Battista Grimaldi in Bisagno. Questo, che è di forma tondo, ha nel mezzo un laghetto, nel quale si possono bagnare comodamente otto o dieci persone; il quale laghetto ha l'acqua calda da quattro teste di mostri marini, che pare che escano del lago, e la fredda da altrettante rane, che sono sopra le dette leste dei mostri.''|[[Giorgio Vasari]], "Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti", Volume 15, Ed. Soc. Tipografica de' classici italiani, Milano, 1811}}</ref>
[[File:Domenico Cambiaso-Villa Grimaldi Sauli.jpg|thumb|Il palazzo Grimaldi-Sauli in un dipinto ottocentesco di [[Domenico Cambiaso]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-pasquale-cambiaso_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Domenico Cambiaso sul dito dell'Enciclopedia Treccani]</ref>]]
Passato dai Grimaldi ai [[Cybo]] e infine ai [[Sauli]], a partire dal [[XVIII secolo|Settecento]] visse un graduale periodo di declino: alcuni locali furono dapprima adibiti ad altro uso (produzione della seta, magazzino), poi non si intervenne prontamente al necessario mantenimento delle strutture, e nell'[[XIX secolo|Ottocento]] fu diviso in appartamenti privati per famiglie bisognose.<ref name="Alizeri"/><ref name="Casalis">[[Goffredo Casalis|G. Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", 1840.</ref> Il grande giardino retrostante scomparve per lasciar posto all'urbanizzazione della zona. Nel 1897 un progetto per la costruzione di otto caseggiati rischiò di cancellare per sempre quanto restava della storica villa, che fu invece acquistata dal comune di Genova. Fra il 2007 e il 2009 è stata restaurata completamente, riportando alla luce il pregiato stile ottocentesco della villa che, seppur distante dalla sontuosa monumentalità della struttura originaria, è inserita nell'elenco ministeriale dei Beni Culturali e nel Piano Urbanistico Comunale rfa gli elementi di emergenza individuale.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="itinerari_portoria">[http://www.ortidicarignano.it/files/seiitinerariinportoria.pdf Sei itinerari in Portoria, Edizione Samizdat, Genova, 1997]</ref>
 
==== Grattacielo Telecom ====
{{Vedi anche|Torre Telecom Italia (Genova)}}
La '''Torre San Vincenzo''', conosciuta come "Torre Telecom" o anche "Palazzo della [[SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico|SIP]]"<ref>Dal nome che aveva negli [[anni 1960|anni sessanta]] la compagnia telefonica nazionale.</ref>, è un [[grattacielo]] di [[Genova]] che ha ospitato fino agli [[anni 1990|anni novanta]] gli uffici della [[Telecom Italia]]. Costruito tra il 1966 ed il 1968 su progetto dell'architetto [[Piero Gambacciani]], sorge in via S. Vincenzo all'angolo con via Fiume, di fronte alla [[Stazione di Genova Brignole]].<ref>[http://www.genovapress.com/Associazioni/il-grattacielo-degli-industriali.html La Torre Telecom su www.genovapress.com.]</ref>
Dal 2005 ospita la sede genovese di [[Confindustria]], oltre a varie associazioni ed imprese.
Con i suoi 21 piani raggiunge un'altezza di {{M|105|u=m}} ed è il terzo edificio più alto di Genova, dopo il [[Matitone (Genova)|Matitone]] di [[San Benigno (Genova)|San Benigno]] e la [[Torre Piacentini]] di [[Piazza Dante (Genova)|piazza Dante]].<ref>[http://www.emporis.com/city/genoa-italy/all-buildings/highrise Gli edifici più alti a Genova su www.emporis.com.]</ref>
 
==== Ponte Monumentale ====
[[File:Genova-Ponte Monumentale-DSCF7000.JPG|thumb|left|Il Ponte Monumentale]]Il Ponte Monumentale, che collega le mura dell'Acquasola con quelle di S. Chiara, fu costruito su progetto di [[Cesare Gamba]]<ref>[http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=53376 Biografia di Cesare Gamba sul sito del SIUSA]</ref> e Riccardo Haupt tra il 1893 e il 1895, in sostituzione della porta degli Archi, smontata e ricostruita sulle Mura del Prato. Sul ponte, che scavalca via XX Settembre, passa corso [[Andrea Podestà]], che correndo sui bastioni delle mura cinquecentesche e collega piazza Corvetto con la zona di [[Carignano (Genova)|Carignano]]. Divenuto uno dei luoghi simbolo della città moderna, divide l'area di Portoria da quella di S. Vincenzo ed offre un'ottima vista sulla sottostante via XX Settembre. Il ponte, alto 21 metri sul livello stradale di via XX Settembre, è costruito in pietra e mattoni, secondo la tipologia delle arcate ferroviarie in uso a quel tempo, ma è stato poi rivestito esternamente in pietra bianca di [[Mazzano]].
Nel 1949 le due arcate laterali, decorate con statue di Nino Servettaz, vennero dedicate ai [[Resistenza italiana#I caduti della Resistenza e le vittime della repressione nazifascista|caduti per la libertà]]: alcune [[epigrafe|epigrafi]] ricordano i nomi dei caduti della [[Resistenza italiana|Resistenza]], l'atto di resa delle truppe tedesche del generale Meinhold al [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] ligure (25 aprile 1945) e il testo della motivazione con cui nel 1947 venne concessa a Genova la [[medaglia d'oro della Resistenza]].<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="lepietremare">{{cita web|url=http://www.liguri.net/lepietremare/via-XX-Settembre/index.htm|titolo=Via XX Settembre|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110517115356/http://www.liguri.net/lepietremare/via-XX-Settembre/index.htm}}</ref><ref name="TCI">Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, 2009</ref><ref>{{cita web|url=https://fosca.unige.it/Ponte%20Monumentale|titolo=Ponte Monumentale|sito=Fonti per la ricerca della critica d'arte|editore=[[Università di Genova]]}}</ref>
 
==== Palazzi di via XX Settembre ====
[[File:Genova-Via XX Settembre.JPG|thumb|Via XX Settembre da via [[Luigi Cadorna|Cadorna]]; in primo piano il “Palazzo delle Cupole“]]
La lunga arteria aperta nell'ultimo scorcio dell'Ottocento è divisa in due dal Ponte Monumentale: gli edifici della parte superiore sono dotati di portici ed architettonicamente più eleganti, mentre nella parte di levante prevalgono strutture in [[Calcestruzzo armato|cemento armato]], innovative per l'epoca, arricchite dalle decorazioni tipiche del [[Art Nouveau|liberty]], che caratterizza gran parte delle nuove aree centrali della città, oppure da elementi tradizionali, ispirati all'[[architettura manierista]] o al [[gotico]] fiorentino. Gli edifici più interessanti sono quelli sul lato sud della strada.<ref name="lepietremare" /><ref name="TCI"/><ref name="Ricchetti">Mauro Ricchetti, "Liguria sconosciuta - itinerari insoliti e curiosi", Rizzoli, Milano, 2002, ISBN 88-7423-008-7</ref>
 
* '''Palazzo delle Cupole''', civ. 2. Situato all'angolo di via Brigata Liguria, lato sud, fu costruito tra il 1905 e il 1909 su disegno di [[Dario Carbone]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/dario-carbone_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Dario Carbone sul sito dell'Enciclopedia Treccani]</ref>. Costruito interamente in cemento armato, anche nelle strutture verticali, ha la facciata decorata con motivi tipici dello stile liberty. È caratterizzato da quattro torri angolari, sormontate da cupole.<ref name="lepietremare"/><ref name="fosca">{{cita web|url=https://fosca.unige.it/Via%20XX%20Settembre|titolo=Via XX Settembre|sito=Fonti per la ricerca della critica d'arte|editore=[[Università di Genova]]}}</ref>
* '''Palazzo Bianco''', civ. 4. Progettato da [[Cesare Gamba]], è ispirato ad uno stile non ben definibile, databile tra il [[XVI secolo|XVI]] e il [[XVII secolo]].<ref name="itinerari_portoria"/>
* '''Palazzo Boggio-Rosazza''', civ. 6. Anche questo realizzato su disegno di [[Cesare Gamba]]. Ispirato al fiorentino [[palazzo Medici Riccardi]], ha il basamento rifinito a [[bugnato]].<ref name="lepietremare"/><ref name="TCI"/>
* '''Palazzo Zuccarino''', civ. 10- 12. Disegnato nel 1901 da Federico Cuneo, fu costruito sull'area in cui sorgeva la [[Chiesa di Santa Maria della Pace (Genova)|chiesa di S. Maria della Pace]]. Ha la forma di una "E" rovesciata, con due cortili interni aperti sul retro.<ref name="fosca"/> Anche in questo caso lo stile appare come una contaminazione tra [[Architettura romanica|romanico]]-[[gotico]] e [[architettura manierista|manierismo]] cinquecentesco.<ref name="itinerari_portoria"/>
* '''Palazzo Zuccarino di via Maragliano''', civ. 2. Adiacente al precedente, è opera di [[Gino Coppedè]]. Ricco fino all'esasperazione dei più classici elementi decorativi tipici del celebre architetto fiorentino, è considerato tra i migliori edifici Liberty nella zona.<ref name="lepietremare"/><ref name="fosca"/><ref name="Ricchetti"/>
* '''Palazzo dei Giganti''', civ. 14. In stile Liberty, costruito nel 1906, si trova di fronte alla chiesa della Consolazione. La facciata, tripartita alla base da quattro pilastri a bugnato, è ornata da quattro coppie di [[Telamone (architettura)|telamoni]] in cemento, opera di [[Michele Sansebastiano]], che sostengono quattro gruppi di colonne binate. Il palazzo ha ospitato, prima del suo trasferimento nell'area della [[Porto antico di Genova#Galeone Neptune, Darsena e Galata - Museo del mare|Darsena]], la sede genovese del [[Bureau Veritas]], uno delle più antiche agenzie di classificazione navale, presente a Genova dal 1848.<ref name="lepietremare"/><ref name="TCI"/>
* '''Palazzo ai civ. 16-18'''. Adiacente al Ponte Monumentale, fu progettato da Adolfo Bisso nel 1898. Ha forma irregolare per seguire l'andamento dello slargo davanti al Ponte Monumentale. Attraverso il palazzo si accede all'antico teatro Margherita, oggi occupato da attività commerciali. Il vano di accesso al teatro divide l'immobile in due distinte ali, che si differenziano anche per le decorazioni della facciata: il lato di levante ha decorazioni ispirate al manierismo cinquecentesco, quello a ponente è in stile “neoromantico“, con coronamento ad archetti pensili.<ref name="fosca"/><ref name="itinerari_portoria"/>
* '''Palazzo Maineri''', civ. 23. L'edificio più significativo sul lato nord della via sorge anch'esso nei pressi del Ponte Monumentale, all'angolo con S. Vincenzo. Fu costruito tra il 1909 e il 1913 su disegno di Gino Coppedè. Per la sua posizione l'edificio ha pianta irregolare; la facciata, pur nella ricchezza di elementi decorativi in stile Liberty, vagamente ispirati a motivi egizi e cino-giapponesi, si presenta più sobria rispetto agli altri edifici disegnati dall'architetto fiorentino.<ref name="lepietremare"/><ref name="fosca"/><ref name="Ricchetti"/>
 
==== Villa Serra ====
Altro edificio che resta a testimonianza dei tempi in cui la zona fu residenza di villeggiatura dei patrizi genovesi è la villa Serra, nei pressi dell'omonima via, che oggi vediamo nel suo rifacimento ottocentesco (1836-1850), voluto dal [[marchese]] Giovanni Carlo Serra. Tra la fine dell'Ottocento e gli [[anni 1920|anni venti del Novecento]] la villa ha ospitato il lussuoso “Hotel Du Parc“, in cui soggiornò anche [[Gabriele D'Annunzio]]. Nuovamente ristrutturato, l'edificio ha ospitato dal 1959, fino alla chiusura nel 1974, la sede del [[quotidiano]] [[cattolicesimo|cattolico]] ''Il Cittadino''. Nell'edificio, attualmente di proprietà dell'[[arcidiocesi di Genova]], hanno sede il periodico diocesano "Il Settimanale Cattolico", gli uffici dell'"Apostolato liturgico" e vari enti laici e religiosi. Il palazzo era noto soprattutto per il suo vasto [[giardino|parco]], oggi molto ridimensionato e sulla cui area oggi sorgono il [[Liceo scientifico Gian Domenico Cassini|liceo Cassini]], un [[parcheggio]] e i [[campo da tennis|campi]] del Tennis Club Genova.<ref name="Alizeri"/><ref name="TCI"/><ref name="itinerari_portoria"/>
 
==== Fontana di piazza Colombo ====
Al centro di piazza Colombo si trova la [[fontana]] seicentesca del "Genio Marino", qui trasportata dal Ponte Reale. Il "barchile" barocco, realizzato nel 1643 da [[Giovanni Battista Orsolino|G. B. Orsolino]] su disegno di Ottavio e [[Pietro Antonio Corradi]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-antonio-corradi_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Pietro Antonio Corradi, con cenni al "barchile" di Ponte Reale, sul sito dell'Enciclopedia Treccani]</ref> per incarico dei protettori del [[Banco di San Giorgio]], aveva la funzione di rifornire d'acqua le navi in porto.
 
Inaugurato nel 1646, fu successivamente abbellito con la statua di [[Jacopo Garvo]], raffigurante una [[Fama (mitologia)|Fama]] alata che suona un [[nicchio (biologia)|nicchio]] marino. La statua si innalza al centro di una grossa coppa di marmo sostenuta da quattro [[cariatidi]].
 
Il monumento nel 1861 fu trasferito con delibera municipale in piazza Colombo, con funzione di [[abbeveratoio]] per le bestie da soma dei venditori di frutta e verdura e per i [[Equus caballus|cavalli]] dei [[tram]] in servizio per la Val Bisagno.<ref name="sagep"/><ref name="itinerari_portoria"/><ref>[http://www.acquedottogenova.altervista.org/126-link%20fontana%20piazza%20colombo.htm La fontana di piazza Colombo sul sito www.acquedottogenova.altervista.org]</ref>
 
==== Museo Civico di Storia Naturale "G. Doria" ====
{{Vedi anche|Museo di storia naturale Giacomo Doria}}
Il palazzo in cui ha sede il museo (Via Brigata Liguria, 9) fu costruito tra il 1905 e il 912 su progetto di [[Clodoveo Cordoni]]. Le ricche collezioni del museo, fondato dal marchese [[Giacomo Doria]] nel 1867, furono qui trasferite dalla originaria sede nella [[Villetta Di Negro]]. L'edificio si sviluppa su due piani e comprende 23 sale, in cui sono esposte le raccolte zoologiche, ampliate nel tempo a partire da quelle donate al museo dallo stesso fondatore, che le aveva riportate dai suoi viaggi.
 
Tra i reperti più interessanti, lo scheletro fossile di un [[Elephas antiquus]], il più grande elefante vissuto nelle foreste europee, rinvenuto nel 1941 nei pressi di [[Viterbo]] e quello di una balenottera comune ([[Balaenoptera physalus]]) lunga quasi 20 metri, [[Spiaggiamento di cetacei|arenatasi]] nel 1878 sulla spiaggia di [[Monterosso al Mare]].
 
Oltre alle collezioni zoologiche e [[paleontologia|paleontologiche]] è esposta anche una ricca collezione di minerali. Il museo conserva anche una biblioteca specializzata, nata con la donazione dei libri di Giacomo Doria.<ref>{{cita web|url=https://fosca.unige.it/Museo%20di%20Storia%20Naturale|titolo=Museo di Storia Naturale|sito=Fonti per la ricerca della critica d'arte|editore=Università di Genova}}</ref>
Dal 1922 ha sede presso il museo la [[Società Entomologica Italiana]].<ref>[http://www.socentomit.it/public/ Sito della Società Entomologica Italiana] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110816081724/http://www.socentomit.it/public/ |data=16 agosto 2011 }}</ref>
 
==== Teatro della Gioventù ====
{{Vedi anche|Teatro della Gioventù}}
Il Teatro della Gioventù, oggi di proprietà della [[Regione Liguria]], si trova in via Cesarea.
Costruito nel 1930 su progetto di [[Giuseppe Crosa di Vergagni]], come sede dell'[[Opera Nazionale Balilla]], dopo anni di degrado è stato completamente rinnovato nel 2004 e trasformato in una sala multifunzionale attrezzata con moderne tecnologie che ne garantiscono la fruizione anche ai non udenti.<ref name="TCI"/> È utilizzato per spettacoli di prosa, concerti [[rock]] e [[jazz]] ed altre manifestazioni teatrali e musicali.
 
==== Teatro Margherita ====
{{vedi anche|Teatro Margherita (Genova)}}
Il [[Teatro Margherita (Genova)|Teatro Margherita]], costruito originariamente nel 1854 su disegno dell'architetto Orsolini,<ref name=grondona>[https://books.google.it/books?id=NaEN6idUMuYC Guida di Genova], Grondona, 1866</ref> e inaugurato nel 1855. Descritto come "magnifico" già nella sua prima edificazione,<ref name=grondona/> si trovava appena fuori dalla Porta degli Archi, nei pressi dell'attuale Ponte Monumentale. Chiamato in origine "Teatro [[Andrea Doria]]", capace di duemila spettatori, nell'ultimo decennio dell'Ottocento fu ribattezzato "Politeama [[Margherita di Savoia|Regina Margherita]]", in onore della consorte del re [[Umberto I di Savoia|Umberto I]]. Il teatro, a cui si accedeva da via XX Settembre attraverso un portale aperto al civ. 18 della via, fu rimodernato nel 1938; distrutto da un bombardamento nel 1943, fu ricostruito tra il 1954 e il 1957.<ref name="padovano">Aldo Padovano, ''Il giro di Genova in 501 luoghi'', 2016, Newton Compton. ISBN 978-88-541-9955-2</ref> Inaugurato nuovamente nel 1957, era destinato alla [[prosa]] e alla [[Teatro di rivista|rivista]] ma in attesa della ricostruzione del [[Teatro Carlo Felice]], anch'esso distrutto dai bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]], per trent'anni ospitò anche i [[Concerto (evento musicale)|concerti]] e gli [[opera lirica|spettacoli lirici]] del Teatro Comunale dell'Opera.<ref name=padovano /><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.bcr.puglia.it/apulia/documenti/materiali/quaderni-cut/Quaderni%20CUT%20-%20n.%2006%20-%201968%20-%20Teatri%20in%20Italia.pdf Quaderni del Centro Universitario Teatrale di Bari, Quaderno n. 06 - 1968, Teatri in Italia] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
Nel 1991, con l'inaugurazione del ricostruito Teatro Carlo Felice, e venuta quindi meno la stagione della lirica, il teatro ospitò soprattutto spettacoli di prosa, commedie, teatro moderno e concerti. Continuò le rappresentazioni fino alla metà del 1993, quando la proprietà decise di vendere la struttura. L'ultima rappresentazione fu ''Pop a rebelot'' di [[Paolo Rossi (attore)|Paolo Rossi]], spettacolo messo in scena appositamente "ad oltranza", per tentare di salvare le sorti del teatro, con [[Enzo Jannacci]] e [[Dario Vergassola]].<ref name=padovano /> Tramontata fra le polemiche l'ipotesi di una ristrutturazione, la struttura fu modificata e adattata per ospitare un centro commerciale della catena [[Coin]], inaugurato nel 1998.<ref>[[Corriere della Sera]], ''All'ultimo respiro (del teatro)'', Daniela Grondona, 7 giugno 1993, pag 25</ref>
 
==== Mercato Orientale ====
{{Vedi anche|Mercato Orientale}}
[[File:Mercato Orientale, Genova, full.jpg|thumb|L'edificio del Mercato Orientale dal lato di via XX Settembre]]
Il "Mercato Orientale", che prende il nome dalla sua posizione, a levante della città, anche se oggi si trova in pieno centro cittadino, si trova tra via XX Settembre, via Galata e via Colombo, con accessi da tutte queste strade.
 
Progettato dagli ingegneri comunali Verroggio, Bisagno e Cordoni per dare una sede stabile al [[mercato]] dei prodotti agricoli che arrivavano dalla Val Bisagno, che fino ad allora si teneva in Piazza De Ferrari, fu inaugurato nel 1899.
 
Il mercato occupa l'area del [[chiostro]] del convento degli Agostiniani annesso alla chiesa della Consolazione.
 
L'edificio comprende un piano sotterraneo suddiviso in 42 magazzini ed un pianterreno formato da un porticato perimetrale colonnato che si sviluppa per circa 360 metri. Inizialmente all'aperto, il mercato è stato successivamente coperto da lucernai per aumentare lo spazio interno disponibile. La costruzione, la prima in [[cemento armato]] realizzata a Genova, occupa una superficie di 5500 metri quadrati. Le decorazioni interne sono in [[marmo]] bianco, mentre l'originale pavimento in pietra è oggi parzialmente coperto da cemento. L'ala dell'edificio prospettante su via XX Settembre ha ospitato per anni gli uffici finanziari, dal 1931 trasferiti nella nuova sede di via Fiume.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="itinerari_portoria"/><ref>{{cita web|url=https://fosca.unige.it/Mercato%20Orientale|titolo=Mercato Orientale|sito=Fonti per la storia della critica d'arte|editore=Università di Genova}}</ref>
 
==== Istituto Nazionale Sordomuti ====
Il complesso che ospita l'Istituto Nazionale Sordomuti (oggi Fondazione Assarotti) si trova nella parte a monte del quartiere, all'angolo tra via Serra e salita S. Bartolomeo degli Armeni, a poca distanza da piazza Corvetto.
 
L'istituto fu fondato all'inizio dell'Ottocento da padre [[Ottavio Assarotti]] (1753-1829), dell'ordine degli [[Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie|Scolopi]]. Il religioso, rimasto colpito da un giovane [[Sordomutismo|sordomuto]], che nonostante la sua menomazione e la mancanza di istruzione mostrava una vivace intelligenza, volle insegnargli a comunicare con l'ausilio di gesti ed in seguito anche con la scrittura. In poco tempo, egli accolse altri cinque sordomuti, aprendo così a Genova, nel 1802, la prima scuola dedicata a loro, la terza in Italia dopo quelle di Roma e di Napoli. L'istituto nel 1805 ottenne, grazie ad un decreto dell'imperatore [[Napoleone Bonaparte]]<ref>All'epoca la Liguria era stata annessa all'[[Primo Impero francese|Impero Francese]].</ref>, il riconoscimento pubblico e nel 1811 gli fu assegnata una sede nell'ex monastero delle suore [[Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida|Brigidine]] che, ristrutturato da [[Gaetano Cantone]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/gaetano-cantoni_res-b8c351b4-87e9-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Gaetano Cantone sul sito dell'Enciclopedia Treccani]</ref>, iniziò a funzionare nel dicembre dell'anno seguente. In questa sede furono installati laboratori e officine per insegnare ai giovani sordomuti i mestieri allora più richiesti:[[calzolaio|calzolai]], [[fabbro|fabbri]] e [[falegname|falegnami]] per i maschi, [[sarto|sarte]] e [[ricamatrice|ricamatrici]] per le femmine.
 
L'istituto era all'epoca all'avanguardia e numerosi studiosi venivano da tutta Italia per apprendere i metodi di insegnamento dell'Assarotti. L'attività didattica proseguì anche dopo la morte del fondatore con i suoi successori, seguendo l'evoluzione delle metodologie di insegnamento.<ref name="itinerari_portoria" /><ref>[http://www.storiadeisordi.it/2007/06/14/istituto-nazionale-dei-sordo-muti-e-chiesa-della-nostra-signora-della-misericordia-di-genova-newsletter-della-storia-dei-sordi-n-266-del-12-giugno-2007/ L'Istituto Nazionale dei Sordo Muti e la chiesa della Nostra Signora della Misericordia di Genova] sul sito www.storiadeisordi.it</ref><ref name="assarotti">[http://www.fondazioneassarotti.it Sito della Fondazione Padre Assarotti]</ref>
 
Nel 1927, l'istituto ottenne il riconoscimento di scuola pubblica statale, con nuovi programmi didattici. Il complesso fu gravemente danneggiato durante la [[seconda guerra mondiale]] e ricostruito nel 1946. Nel 2003 lo storico istituto ha cambiato il proprio stato giuridico e la denominazione in "Fondazione Padre Assarotti - Istituto Sordomuti ONLUS Genova".<ref name="assarotti"/>
 
Il complesso comprende anche la chiesa di [[Nostra Signora della Misericordia]], costruita insieme al monastero nel 1667. L'interno, a navata unica, è privo di decorazioni. L'opera più significativa che vi si trova è la [[pala d'altare|pala]] della “Madonna con san Lorenzo e [[Giovanni Battista nelle arti#Il "San Giovannino"|san Giovannino]]”, dipinta da [[Bernardo Strozzi]] nel 1629, poco prima del suo trasferimento a Venezia. Sull'altare maggiore una macchina barocca raffigurante la [[Santuario di Nostra Signora della Misericordia (Savona)#Le apparizioni mariane|Madonna della Misericordia che appare al beato Botta]]. Nel [[presbiterio]], in un'urna cinquecentesca, opera di [[Taddeo Carlone]], riposano i resti di padre Assarotti.<ref name="itinerari_portoria"/><ref>[http://www.liguriavincoli.it/SchedaVincoli.asp?VINCOLO=VINC_V_STO_ART_P&CODICE=07/00112692 Scheda della chiesa di Nostra Signora della Misericordia] su ww.liguriavincoli.it</ref>
 
=== Architetture religiose ===
{{Approfondimento
|larghezza=350px
|titolo=Gli edifici religiosi scomparsi
|contenuto=
Nel corso dell'Ottocento, l'attuazione del piano di ampliamento della città verso levante determinò la scomparsa di due storici complessi conventuali: quello di S. Maria della Pace e quello di N.S. del Rifugio.
* '''Chiesa e convento di N.S. della Pace''
{{vedi anche|Chiesa di Santa Maria della Pace (Genova)}}
* '''Conservatorio di Nostra Signora del Rifugio'''. Il complesso di N.S. del Rifugio, con l'annessa chiesa, sorgeva nell'attuale Piazza Brignole. Comprendeva il convento delle [[Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario]], note come Brignoline, e il "Conservatorio delle figlie di N.S. del Rifugio", in cui venivano ospitate e formate giovani di famiglie disagiate. Il complesso fu costruito nel 1650 per volere di [[Emanuele Brignole]] (fondatore dell'[[Albergo dei Poveri (Genova)|Albergo dei Poveri]]), per dare una sede definitiva all'istituto fondato da [[Virginia Centurione Bracelli]], già dal 1631 presente nella zona in un immobile in affitto. Dal nome del loro benefattore, che finanziò personalmente la maggior parte della spesa, le suore furono chiamate "Brignoline".<ref name="Alizeri"/><ref>[http://www.vegiazena.it/libri/libro02/immag08.htm Chiesa e convento delle "Brignoline" in un dipinto di D.Cambiaso, nella collezione topografica del Comune di Genova]</ref> Nel 1868 le suore dovettero abbandonare il complesso, demolito per la costruzione della [[Stazione di Genova Brignole|stazione ferroviaria di Brignole]] e si trasferirono nell'attuale sede di [[Marassi#Istituto delle Suore di Nostra Signora del Rifugio|Marassi]].<ref name="vie_di_portoria"/> Nel 2009, durante i lavori per la costruzione della stazione della [[Metropolitana di Genova|metropolitana]] di Brignole sono emerse le fondamenta dell'edificio, al di sotto delle quali sono stati trovati reperti archeologici risalenti al [[neolitico]].<ref name="festivalscienza"/>}}
 
==== Chiesa di N.S. della Consolazione e S. Vincenzo ====
{{Vedi anche|Chiesa della Consolazione (Genova)}}
[[File:Genova Centro - S. Rita Consolazione.jpg|thumb|left|upright=0.7|La [[chiesa della Consolazione (Genova)|chiesa della Consolazione]]]]La “chiesa di [[Madonna della Consolazione|Nostra Signora della Consolazione]] e [[Vincenzo di Saragozza|San Vincenzo martire]]“, nota semplicemente come “chiesa della Consolazione“ o anche come “chiesa di [[Rita da Cascia|Santa Rita]]“ si trova in via XX Settembre. La sua [[parrocchia]] è sede del [[vicariato]] [[Carignano (Genova)|Carignano]]-[[Foce (Genova)|Foce]] dell'[[Arcidiocesi di Genova]].<ref name="consolazione">[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=182 La chiesa della Consolazione sul sito dell'arcidiocesi di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070928063036/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=182 |data=28 settembre 2007 }}</ref>
 
La chiesa fu costruita tra il 1681 e il 1706 dagli [[Ordine Agostiniano|Agostiniani]], che avevano dovuto abbandonare il precedente complesso conventuale che sorgeva dal 1475 sul colle dello Zerbino, demolito nel 1681 per la sua vicinanza con le [[Mura di Genova#Le Mura Nuove|mura Nuove]], erette nel 1632. Furono anche iniziati lavori per costruire un grande [[chiostro]], mai completato, che verso la fine del [[XIX secolo]] sarebbe divenuto sede del [[Mercato Orientale]].<ref name="TCI"/><ref name="itinerari_portoria"/><ref name="consolazione"/>
 
La nuova chiesa fu aperta al culto già dal 1693, nel 1769 fu costruita la [[cupola]], su progetto di [[Simone Cantoni]] e solo nel 1864 fu completata la [[facciata]], ad opera di Carlo Biale.<ref name="TCI"/><ref name="itinerari_portoria"/><ref name="fosca_consolazione">{{Cita web |url=http://www.fosca.unige.it/gewiki/index.php/Nostra_Signora_della_consolazione_e_San_Vincenzo |titolo=La chiesa della Consolazione sul sito www.fosca.unige.it |accesso=12 giugno 2012 |dataarchivio=4 marzo 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304203927/http://www.fosca.unige.it/gewiki/index.php/Nostra_Signora_della_consolazione_e_San_Vincenzo |urlmorto=sì }}</ref>
 
Per le leggi di soppressione napoleoniche gli Agostiniani dovettero abbandonare il convento nel 1810. Nel 1813 la chiesa divenne parrocchiale, aggiungendo al proprio titolo anche quello della dismessa [[Chiesa di San Vincenzo (Genova)|chiesa di San Vincenzo]]. Gli agostiniani, che tuttora reggono la parrocchia, vi fecero ritorno nel 1816.<ref name="itinerari_portoria"/>
 
Dal ritorno degli Agostiniani, per tutto l'[[XIX secolo|Ottocento]], vari artisti contribuirono a completare la decorazione della chiesa, consacrata nel 1875 dall'[[Arcidiocesi di Pisa|arcivescovo di Pisa]] [[Paolo Micallef]].<ref name="itinerari_portoria"/>
 
La chiesa ha tre [[navata|navate]], separate da pilastri quadrangolari, con varie cappelle laterali. Le [[volta (architettura)|volte]] delle navate, della cupola e del [[presbiterio]] sono state interamente affrescate nell'Ottocento. La chiesa conserva numerose opere d'arte di epoche che spaziano dal [[XV secolo|XV]] al [[XIX secolo]] ed un pregevole [[Organo (strumento musicale)|organo]] ottocentesco. Nel [[refettorio]] dell'annesso convento è conservata una notevole raccolta di quadri.<ref name="TCI"/><ref name="itinerari_portoria"/><ref name="consolazione"/><ref name="fosca_consolazione"/>
 
==== Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ====
{{Vedi anche|Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Genova)}}
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo sorge a monte della stazione Brignole, in salita delle Fieschine, sull'altura di Montesano. La sua parrocchia fa parte del vicariato Carignano-Foce dell'Arcidiocesi di Genova.
 
Fu costruita nel 1874 su disegno di Giovanni Novella come cappella della nuova sede del convitto ecclesiastico, inaugurata due anni prima sulla collina di Montesano. Consacrata il 21 giugno 1874 dall'arcivescovo [[Salvatore Magnasco]], fu eretta in vicaria autonoma nel 1961 e in parrocchia nel 1968, con decreti del cardinale Siri.<ref>[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=191 La chiesa dei Santi Pietro e Paolo sul sito dell'arcidiocesi di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100407012046/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 |data=7 aprile 2010 }}</ref>
 
La chiesa, di modeste dimensioni, ha forma rotonda ed è sovrastata da una [[cupola]]; conserva alcune opere di pittori del primo Novecento e una statua della [[Nostra Signora della Guardia|Madonna della Guardia]] di [[Antonio Canepa (scultore)|Antonio Canepa]].
 
Il convitto ecclesiastico di Genova, che ospita [[presbitero|preti]] anziani e malati, tuttora esistente nell'edificio adiacente alla chiesa, fu istituito nel 1841 per iniziativa dell'arcivescovo [[Placido Maria Tadini]] e di altri esponenti del clero genovese, membri della congregazione dei "Preti secolari dei Santi Pietro e Paolo". Ebbe varie sedi provvisorie finché nel 1848 fu ospitato all'interno del convento delle Brignoline; fu infine trasferito nell'attuale sede dopo la demolizione del convento nel 1868.<ref>[http://www.bibliotecafranzoniana.it/archives/uploads/Preti%20secolari%20dei%20Santi%20Pietro%20e%20Paolo%20%5B1%5D.pdf Scheda sulla congregazione dei "Preti secolari" e il convitto ecclesiastico]</ref>
 
==== Ex chiesa di Santo Spirito ====
{{Vedi anche|Chiesa di Santo Spirito (Genova)}}
La chiesa di Santo Spirito, ora soppressa, le cui prime notizie documentate risalgono al 1157, si affaccia su via San Vincenzo. Passò successivamente (non è noto in quale epoca) alle [[monache clarisse]], che innalzarono nei pressi un [[monastero]], alle quali nel 1579 subentrarono i [[Chierici Regolari di Somasca|Padri Somaschi]] che la tennero sino alla chiusura, dovuta alle leggi di soppressione emanate nel periodo napoleonico (1798).<ref name="Alizeri"/><ref name="itinerari_portoria"/> Nel convento di S. Spirito visse per alcuni anni il religioso e letterato [[Bernardo Laviosa]] (1736-1810).<ref>
[http://books.google.it/books?id=w0FFAAAAYAAJ&pg=PR5&lpg=PR5&dq=%22Bernardo+Laviosa%22&source=bl&ots=TVmVNya3kU&sig=amcqfpmD2E0zNj1lufrobi5zjXc&hl=it&sa=X&ei=x6y_T5i-Jo_64QTF_LX0CQ&ved=0CFgQ6AEwCQ#v=onepage&q=%22Bernardo%20Laviosa%22&f=false C. Solari, Biografia di P. Bernardo Laviosa, in Memorie dell'Accademia delle scienze, lettere ed arti di Genova, Volume 3, Genova, 1814]</ref>
[[File:Genova S_Spirito abside.jpg|thumb|left|upright=0.7|L'ex chiesa di Santo Spirito, vista da via Tollot]]Nel 1771 in alcuni locali attigui al convento la nobildonna Argentina Imperiale aveva fondato la “Casa delle Addolorate“, in cui erano ospitate ex [[prostituta|prostitute]] che intendevano cambiare vita.<ref name="Alizeri"/><ref name="itinerari_portoria"/><ref>
{{collegamento interrotto|1=[http://www.provincia.genova.it/servlets/resources?contentId=111990&resourceName=Allegato-pdf F. Martini, “Perché i diritti abbiano cittadinanza”, a cura dell'Ufficio Pari Opportunità e Politiche Sociali della Provincia di Genova, Genova, 2008] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
Dopo la soppressione del convento l'edificio, oggi corrispondente al civico n. 53 di via San Vincenzo, mutò varie destinazioni d'uso: divenne prima Scuola di Carità, destinata all'istruzione dei fanciulli del quartiere<ref name="Alizeri"/>, poi sede di istituti scolastici e più recentemente sede di varie attività commerciali.<ref name="itinerari_portoria"/>
 
La chiesa ha una modesta facciata, stretta tra le case di via S. Vincenzo, con un piccolo [[sagrato]] chiuso da una cancellata. In una [[nicchia]] sulla sinistra è collocata una statua in marmo raffigurante la [[Santuario della Santa Casa#Madonna nera|Madonna di Loreto]], datata 1730. Dalla retrostante via Tollot è più evidente la tipica struttura di un edificio religioso, con l'[[abside]] semicircolare e il [[campanile]] mozzato.
 
L'interno, a [[navata]] unica, aveva sei cappelle laterali e altre due nel [[presbiterio]].<ref name="itinerari_portoria"/>
Una delle cappelle, dedicata a [[San Giovanni Battista]], fu fatta costruire dal [[Doge (Repubblica di Genova)|doge]] [[Agostino Pinelli]]. Al suo interno restano, nonostante l'aula sia stata soppalcata, alcuni [[bassorilievo|bassorilievi]] marmorei delle cappelle e alcuni affreschi nella sacrestia. Dopo la soppressione, molte opere d'arte che vi erano conservate andarono disperse.<ref name="itinerari_portoria"/> Nel 1856, quando già la chiesa era chiusa da tempo, l'altare, le statue e i marmi furono trasferiti nella [[Chiesa di Nostra Signora della Neve (Genova)|chiesa di N.S. della Neve]] di [[Bolzaneto]], dove sono tuttora visibili.<ref>[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=135 Note storiche sulla chiesa di N.S. della Neve di Bolzaneto sul sito dell'Arcidiocesi di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20041228194104/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=135 |data=28 dicembre 2004 }}</ref>
 
==== Ex chiesa di San Vincenzo ====
{{Vedi anche|Chiesa di San Vincenzo (Genova)}}
[[File:Genova ex chiesa S_Vincenzo.jpg|thumb|upright=0.7|L'ex chiesa di San Vincenzo, vista dal Ponte Monumentale]]La chiesa di [[Vincenzo di Saragozza|San Vincenzo]], situata nell'omonima via ed anch'essa chiusa al culto nell'Ottocento, è citata per la prima volta in un documento del 1059. Fu completamente riedificata all'inizio del [[XVIII secolo|Settecento]], poiché l'originaria chiesa medioevale era divenuta insufficiente per la popolazione del borgo; un secolo più tardi, per l'ulteriore incremento degli abitanti, anche la nuova chiesa divenne inadeguata, perciò nel 1813 l'arcivescovo [[Giuseppe Spina]] trasferì il titolo parrocchiale alla vicina chiesa della Consolazione.
 
La chiesa, a navata unica e cinque altari, conservava numerose opere d'arte di artisti genovesi del Seicento e del Settecento, tra i quali [[Agostino Ratti]], che vi fu anche sepolto. Dopo la chiusura al culto la maggior parte delle opere d'arte è stata trasferita alla chiesa della Consolazione.
 
L'edificio, dopo la dismissione, fu ceduto al demanio pubblico; profondamente rimaneggiato dall'architetto [[Giovan Battista Resasco]], che lo rimodellò in stile [[neoclassico]], divenne sede prima degli uffici del [[Genio militare]] e poi del [[Tribunale militare]]. Attualmente ospita il "Circolo Ufficiali dell'Esercito".<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="consolazione"/>
 
==== Oratorio delle Anime e della Cintura ====
Adiacente alla ex chiesa di S. Vincenzo, affacciato su una piazzetta a cui si accede da uno stretto [[vicolo]] accanto alla chiesa, chiuso da un cancelletto, si trova l'''"Oratorio delle Anime del Purgatorio e della Madonna della Cintura"''.
 
L'edificio fu costruito nel 1625 dalla [[Confraternita (Chiesa cattolica)#Arciconfraternita del SS Rosario|confraternita del Rosario]] sui presunti resti dell'[[Oratorio (architettura)|oratorio]] ''"ad sanctos peregrinos"'', menzionato dal Giustiniani. Passò poi alla [[Confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] delle Anime del [[Purgatorio]], fondata nel 1767. Alla fine dell'Ottocento vi confluì la confraternita della Cintura, il cui oratorio, che sorgeva nei pressi della chiesa della Consolazione, era destinato alla demolizione per l'apertura di via XX Settembre. Dall'unione di queste due antiche confraternite, entrambe di derivazione agostiniana, nacque l'attuale "confraternita delle Anime del Purgatorio e della Madonna della Cintura"
 
Il culto alla Madonna della Cintura è una devozione agostiniana, fondata su una tradizione secondo la quale la Madonna avrebbe offerto a [[santa Monica]], e per suo tramite al figlio [[Agostino d'Ippona|Agostino]], la propria [[cintura]], come segno di conversione e unione con Dio, chiedendo ai due santi di legare con la stessa altre anime a Dio. Gli Agostiniani favorirono la nascita di [[Confraternita (Chiesa cattolica)#Arciconfraternita dei Cinturati di Santa Monica e Sant'Agostino|confraternite con questo titolo]]: la prima, nel 1486, fu quella istituita presso la chiesa di Sant'Agostino in Sarzano, quindi, verso la fine del Cinquecento, anche in quella della Consolazione in Artoria, che nel Settecento fu trasferita presso l'attuale chiesa.<ref name="itinerari_portoria"/>
 
L'oratorio, esternamente molto semplice, è decorato all'interno con affreschi in pieno stile barocchetto genovese. Vi sono conservati alcuni dipinti del Seicento, ma l'opera più significativa è la statua lignea della “Madonna della Cintura”, opera di [[Giambattista Bissoni]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/giambattista-giovanni-battista-bissone_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Giambattista Bissoni sul sito dell'Enciclopedia Treccani]</ref> (1640 circa), già nella chiesa di S. Agostino in Sarzano, acquistata dalla confraternita nel 1834. Nei locali della sacrestia è conservata la dotazione della confraternita, comprendente i bastoni processionali, i crocchi per il trasporto dei crocifissi, le cappe e le mantelline indossate dai confratelli durante cerimonie e processioni.
 
==== Monastero dei santi Giacomo e Filippo ====
Il complesso monastico, che si trova nelle vicinanze di via Assarotti, fu fondato nel 1266 (1253 secondo l'[[Francesco Maria Accinelli|Accinelli]]) da un gruppo di [[monache domenicane]] sul sito di una primitiva chiesa dedicata a San Pellegrino, che era stata edificata nel 1224 da un certo Giovanni da Promontorio.<ref>[[Giovanni Battista Spotorno]], [https://books.google.it/books?id=2CSE3x4a3X4C&pg=PA12&lpg=PA12&dq=Giovanni+da+Promontorio&source=bl&ots=7plibleuCr&sig=ACfU3U2VvqCUxGpthtO69_ICH0ZLEGGQ8A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiR3p24o97oAhVKxKYKHXPbApUQ6AEwB3oECA0QNQ#v=onepage&q=%22Giovanni%20da%20Promontorio%22&f=false Notizie storico-critiche del b. Giacomo da Varazze arcivescovo di Genova], Tipografia arciv. di Luca Carniglia, 1823, Genova</ref> Fu fiorente fino al [[XV secolo]], quando subì un lento declino a causa del comportamento delle monache, che aveva provocato diversi interventi delle autorità religiose del tempo. Tra il [[XVI secolo|XVI]] e il [[XVIII secolo]] si ebbe un rifiorire della comunità, che visse momenti di grande floridezza, evidenziati da nuove decorazioni e continue migliorie a edifici e arredi. Rimasto indenne dalle leggi di soppressione napoleoniche, anche se vi confluirono religiose di altri ordini soppressi, il complesso fu parzialmente espropriato dal governo sabaudo nel 1851 ed alcuni edifici furono demoliti per l'apertura di via Assarotti. Nel 1859 le religiose abbandonarono il convento, trasformato in edificio scolastico, mentre la chiesa divenne sede della [[Corte d'assise]]. Il complesso fu gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la [[seconda guerra mondiale]]. Una targa nella sala capitolare ricorda che il [[papa Pio VII]] nel 1815 celebrò una [[messa]] nella chiesa interna al convento. Il complesso è stato completamente ristrutturato tra il 2010 e il 2015 e destinato ad uso di uffici e abitazioni.<ref name="itinerari_portoria"/><ref>[http://www.primocanale.it/news.php?id=69559 "Monastero SS. Giacomo e Filippo, al via la ristrutturazione"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100612023320/http://www.primocanale.it/news.php?id=69559 |date=12 giugno 2010 }}, articolo del 12 maggio 2010 sul sito di [[Primocanale]].</ref><ref>[http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/07/17/AR8b4a9E-bartolomeo_riconquista_monastero.shtml Articolo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160507045044/http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/07/17/AR8b4a9E-bartolomeo_riconquista_monastero.shtml |date=7 maggio 2016 }} su [[Il Secolo XIX]] del 17 luglio 2015 relativo al completamento dei lavori di ristrutturazione dell'ex monastero dei SS. Giacomo e Filippo</ref>
 
=== Architetture militari ===
{{Vedi anche|Mura di Genova}}
Il quartiere, come già accennato, un tempo esterno alle mura del [[XVI secolo|Cinquecento]], è stato poi incluso seicentesche "Mura Nuove". Quanto resta delle due cerchie murarie delimita l'attuale quartiere.
 
{{citazione|''Dall’interno della città s’entra nel sestiere di S. Vincenzo per cinque porte: dell’Arco, ossia di S. Stefano; di Portoria; dell'Acquasola; del Portello; di Carbonara. Si potrebbe aggiungere la sesta, detta di Santa Chiara, aperta verso il 1819; ma siccome dal 1822 in qua non si schiude che per pubblico servigio, non serve ad uso degli abitanti. A chi vuole uscir fuori di città sono spalancate cinque porte: Pila, Romana, Montaldo, S. Bernardino, e Chiappe.''|[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", 1840}}
 
==== Mura del Cinquecento ====
Un tratto delle mura cinquecentesche, dal bastione dell'[[Spianata dell'Acquasola|Acquasola]] fino alle mura delle Cappuccine, passando per le Mura di S. Chiara e le Mura del Prato, delimita l'area di S. Vincenzo da quelle di Portoria e Carignano. Queste mura sono ancora ben conservate: sopra di esse corre l'attuale corso A. Podestà, che scavalca via XX Settembre passando sul Ponte Monumentale. In queste mura erano aperte le porte dell'Acquasola (scomparsa con la realizzazione di piazza Corvetto), di Portoria (detta anche dell'Olivella o di [[Caterina Fieschi Adorno|S. Caterina]]), ancora esistente, che collegava il borgo di S. Vincenzo, attraverso la salita della Tosse, con il centro di [[Piccapietra]], nei pressi dell'antico [[Ospedale di Pammatone]], e infine la principale, la porta degli Archi o di S. Stefano, che sorgeva dov'è oggi il Ponte Monumentale.
 
===== Porta degli Archi =====
Realizzata nel 1539 su progetto di [[Giovanni Maria Olgiati]], era decorata sul lato esterno con [[colonna|colonne]] [[Ordine dorico|doriche]] in [[travertino]] e sormontata da una statua di [[Stefano protomartire|Santo Stefano]], realizzata da [[Taddeo Carlone]]. Nel 1896, in seguito alla realizzazione di via XX Settembre e della costruzione del Ponte Monumentale fu smontata e ricostruita presso le Mura del Prato, in via R.Banderali, nei pressi del liceo D'Oria.<ref name="Alizeri"/><ref name="TCI"/><ref>[http://www.isegretideivicolidigenova.com/ Immagini e curiosità sulle antiche strade di Genova sul sito www.isegretideivicolidigenova.com]</ref> Una [[epigrafe|targa]] ricorda il trasferimento della porta.<ref>{{citazione|''Questa porta, disegnata da G.M. Olgiato, decorava il varco orientale delle Mura Cittadine del 1536. Fu demolita per sostituirvi il Ponte Monumentale e qui ricomposta per deliberazione della Giunta Municipale. 10 giugno 1896''}}</ref>
 
<gallery>
File:Olivellage.jpg|Porta di S. Caterina
File:Muraarchige.jpg|Mura di Santa Chiara, nei pressi del Ponte Monumentale
File:Mura di Santa Chiara a Genova.jpg|Mura del Prato (in fondo alla strada s'intravede la Porta degli Archi nella sua attuale collocazione)
</gallery>
 
==== Mura Nuove ====
Della cinta seicentesca quasi nulla rimane nella zona di S. Vincenzo. La poderosa muraglia che scendeva dal colle dello Zerbino termina oggi sull'altura di Montesano, mentre l'intero tratto posto a difesa della città lungo la sponda destra del [[Bisagno]], le cosiddette ''[[Fronti Basse sul Bisagno|Fronti Basse]]'', è stato completamente smantellato sul finire dell'Ottocento per consentire lo sviluppo urbanistico della città verso levante<ref>[http://digilander.libero.it/francolanzavecchia/Tragni/PVittor80GR.jpg Panoramica sulle Fronti Basse poco prima della loro demolizione, intorno al 1880]</ref>. Due [[Porta cittadina|porte]] si aprivano tra questi bastioni, la monumentale Porta Pila e la più modesta Porta Romana.
Quest'ultima, così denominata perché situata lungo la medioevale via "Romana" che, oltrepassando il Bisagno, proseguiva verso levante, si trovava all'imbocco di via San Vincenzo, angolo via Fiume. Fu demolita nel 1891 insieme alle Fronti Basse.<ref name="Forti_Genova">Stefano Finauri, Forti di Genova.</ref>
 
===== Porta Pila =====
[[File:Porta pila Genova 05.jpg|thumb|upright=0.6|Porta Pila nella sua attuale collocazione]]
La monumentale Porta Pila, accesso in città per chi proveniva dai sobborghi orientali, sorgeva all'incrocio tra le odierne via XX Settembre e via Fiume. Disegnata da [[Bartolomeo Bianco]], secondo alcune fonti sarebbe stata costruita nel 1633, secondo altri la porta, destinata in origine alle fortificazioni di [[Porto Maurizio]], sarebbe stata trasportata a Genova tra il 1647 ed il 1649.<ref name="TCI"/><ref name="Forti_Genova"/>
 
Quando nel 1891 fu decisa la demolizione delle Fronti Basse, la porta rimase per alcuni anni a segnare l'ingresso di via XX Settembre; nel 1898 ne fu decretata la demolizione, ma per l'opposizione di numerosi cittadini fu deciso di smontarla e ricollocarla nel Bastione Montesano, alle spalle della [[Stazione di Genova Brignole|stazione ferroviaria di Brignole]]. Nel 1951, per l'ampliamento del parco ferroviario, fu nuovamente smontata e spostata nel sito attuale, lungo via Montesano.<ref name="TCI"/><ref name="Forti_Genova"/>
La porta è sormontata da una statua della Madonna, realizzata dallo scultore lombardo [[Giovanni Domenico Casella|Domenico Scorticone]] su disegno di [[Domenico Fiasella]].<ref name="itinerari_portoria"/>
 
== Società ==
=== Istruzione ===
[[File:Genova-Liceo-Ginnasio Andrea D'Oria-DSCF7031.JPG|thumb|upright=0.8|Il Liceo-Ginnasio "Andrea D'Oria"]]
Nel quartiere di S. Vincenzo hanno sede alcune antiche istituzioni scolastiche genovesi.
* ''[[Liceo ginnasio Andrea D'Oria]]''. Fondato nel 1824 come ''scuola di studi superiori'', nella sua prima sede di stradone Sant'Agostino, nella zona di [[Sarzano]], assunse l'attuale denominazione nel 1849. Nel 1937 fu trasferito nell'attuale sede di via [[Armando Diaz|Diaz]].<ref>[http://www.liceodoria.it Sito web del Liceo D'Oria]</ref>
* ''[[Liceo scientifico Gian Domenico Cassini]]''. Fondato nel 1923, dai primi [[Anni 1960|anni sessanta]] ha sede in viale Sauli, in un edificio di nuova costruzione, realizzato all'interno del parco della villa Serra. Nel panorama della [[antifascismo]] genovese è ricordato perché fu frequentato da alcuni esponenti della [[Resistenza italiana|Resistenza]] ([[Giacomo Buranello|Buranello]], [[Giorgio Issel|Issel]] e [[Walter Fillak|Fillak]], quest'ultimo espulso dal liceo per la sua militanza anntifascista).<ref>[http://www.cassinige.it/0_italiano/ita_pag_01.htm# Sito web del Liceo Cassini] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120419014323/http://www.cassinige.it/0_italiano/ita_pag_01.htm |data=19 aprile 2012 }}</ref>
* ''Istituto [[Vittorino da Feltre]]''. L'istituto intitolato all'umanista veneto fu fondato nel 1876 dai [[Barnabiti|Padri Barnabiti]], ed aveva sede al civ. 10 di salita S. Caterina. Acquistato nel 1895 dai marchesi Da Passano, all'inizio del [[XX secolo|Novecento]] fu trasferito nell'attuale sede di via Maragliano, nei pressi di via XX Settembre, costruita su parte dell'area dell'antico convento francescano di S. Maria della Pace. L'istituto, che oggi appartiene ad una società privata, è tuttora gestito dai Barnabiti, che ne hanno sempre mantenuto la gestione anche dopo i passaggi di proprietà. Comprende l'intero ciclo della scuola primaria e della media inferiore ed un [[liceo scientifico]].<ref>[http://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2007_4/pdf/14_19.pdf Storia dell'istituto Vittorino da Feltre sul periodico “La Casana“] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304054401/http://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2007_4/pdf/14_19.pdf |date=4 marzo 2016 }} del Gruppo [[Carige]], n. 4/2007</ref>
 
== Infrastrutture e trasporti ==
=== Strade urbane ===
Delle strade urbane del quartiere oggi solo via XX Settembre, con le limitrofe via Fiume e via Brigata Liguria, svolge ancora in parte un ruolo di collegamento urbano tra il centro della città e il levante, mentre le altre strade sono funzionali esclusivamente ad abitazioni ed esercizi commerciali che vi si affacciano.
 
=== Autostrade ===
Il casello autostradale più vicino è quello di ''Genova-Est'' sull'[[Autostrada A12 (Italia)|Autostrada A12]], Genova - Livorno, che si trova nel quartiere di [[Staglieno]], a {{M|5|u=km}}.
 
=== Ferrovie ===
{{simbolo|Italian traffic signs - icona stazione.svg}} La [[stazione di Genova Brignole]] si trova a poche centinaia di metri dal centro del quartiere.
 
=== Trasporti urbani ===
* '''Metropolitana'''. Il quartiere è servito dalla stazione ''[[Brignole (metropolitana di Genova)|Brignole]]'', capolinea a levante della [[metropolitana di Genova]]. Adiacente all'omonima stazione ferroviaria, questa stazione è entrata in servizio il 22 dicembre 2012, con l'apertura della tratta [[De Ferrari (metropolitana di Genova)|De Ferrari]]-Brignole.
* '''Autobus'''. Numerose linee di autobus urbani dell'[[AMT (Genova)|AMT]] attraversano il quartiere collegando il centro cittadino con [[Sampierdarena]], il levante, la Val Bisagno e le zone collinari.
* '''Ascensori pubblici'''. È in funzione dal 1959 l'[[Ascensori pubblici di Genova#Ascensore Ponte Monumentale|ascensore pubblico del Ponte Monumentale]] che, con un dislivello di {{M|23|u=m}}, collega via XX Settembre a corso A. Podestà.<ref>[http://www.amt.genova.it/rete_e_orari/ascensori_storia.asp Gli ascensori pubblici di Genova sul sito dell'AMT.]</ref>
 
=== Aeroporti ===
*{{simbolo|Italian traffic signs - icona aeroporto.svg}} [[Aeroporto di Genova-Cristoforo Colombo]] - {{M|12|u=km}}.
 
=== Ospedali ===
*{{simbolo|Italian traffic signs - icona ospedale.svg}} [[Ente Ospedaliero Ospedali Galliera|Ospedale Galliera]] - meno di {{M|1|u=km}}
*{{simbolo|Italian traffic signs - icona ospedale.svg}} [[Ospedale San Martino]] - {{M|3|u=km}}.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|||Guida d’Italia - Liguria|2009|[[Touring Club Italiano|TCI]]|Milano|}}
* {{cita libro|Fiorella|Caraceni Poleggi|Genova - Guida Sagep|1984|SAGEP Editrice - Automobile Club di Genova}}
* {{cita libro||[[Federico Alizeri]]|Guida artistica per la città di Genova|1846|Gio. Grondona Q. Giuseppe|Genova|}}
* {{cita libro||[[Goffredo Casalis]]|Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna|1840|G. Maspero|Torino|}}
* {{cita libro|Stefano|Finauri|Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi|2007|Edizioni Servizi Editoriali|Genova|isbn=978-88-89384-27-5}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202|titolo=Dati statistici del Comune sui Municipi e le ex-Circoscrizioni|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120111092225/http://www2.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202}}
* {{cita libro|url=http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf|autore=A. Torti|titolo=Vie di Portoria|editore=Edizione Samizdat|città=Genova|anno=1996|accesso=12 giugno 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131016233005/http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|url=http://www.ortidicarignano.it/files/seiitinerariinportoria.pdf|titolo=Sei itinerari in Portoria|editore=Edizione Samizdat|città=Genova|anno=1997}}
* {{cita web|url=http://www.liguri.net/lepietremare/via-XX-Settembre/index.htm|titolo=Via XX Settembre|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110517115356/http://www.liguri.net/lepietremare/via-XX-Settembre/index.htm}}
* {{cita web|url=https://fosca.unige.it/Via%20XX%20Settembre|titolo=Via XX Settembre|sito=Fonti per la ricerca della critica d'arte|editore=[[Università di Genova]]}}
* {{cita web|url=https://fosca.unige.it/Ponte%20Monumentale|titolo=Ponte Monumentale|sito=Fonti per la ricerca della critica d'arte|editore=[[Università di Genova]]}}
* {{cita web|url=https://fosca.unige.it/Mercato%20Orientale|titolo=Mercato Orientale|sito=Fonti per la ricerca della critica d'arte|editore=Università di Genova}}
* {{cita web|url=https://fosca.unige.it/Nostra%20Signora%20della%20consolazione%20e%20San%20Vincenzo|titolo=Nostra Signora della consolazione e San Vincenzo|sito=Fonti per la storia della critica d'arte|editore=Università di Genova}}
* {{cita web|url=https://fosca.unige.it/Museo%20di%20Storia%20Naturale|titolo=Museo di storia naturale|sito=Fonti per la storia della critica d'arte|editore=Università di Genova}}
* {{cita web|url=http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=182|titolo=La chiesa di N.S. della Consolazione sul sito dell'arcidiocesi di Genova|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070928063036/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=182}}
* {{cita web|url=http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique29|titolo=Museo di Storia Naturale G. Doria|accesso=12 giugno 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101113052853/http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique29#|urlmorto=sì}}
 
{{Grande Genova}}
{{Portale|Genova}}
 
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