Impresa di Fiume: differenze tra le versioni
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|Esito = Ritiro dei ribelli dannunziani
|Mutamenti_territoriali = Proclamazione dello [[Stato Libero di Fiume]]
|Schieramento1 = [[Forze armate fiumane]]<br />[[File:Labaro Reggenza Italiana del Carnaro.svg|20px]] [[Reggenza italiana del Carnaro]]<br />[[File:Logo Fasci di Combattimento.svg|20px]] [[Fasci italiani di combattimento]]<br />[[File:Eagle of Associazione Nazionalista Italiana.svg|20px]] [[Associazione Nazionalista Italiana]]
|Schieramento2 = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Governo Nitti I]]<br />[[Governo Nitti II]]<br />[[Governo Giolitti V]]
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|Note =
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L{{'}}'''impresa di Fiume''' fu un episodio del [[periodo interbellico]], che consistette nell'occupazione della città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], contesa tra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
L'intento fu quello di proclamare l'annessione della città all'Italia forzando in tal modo la mano ai delegati delle potenze vincitrici della [[prima guerra mondiale]], all'epoca impegnati nella [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi]]. La spedizione fu capeggiata dal poeta [[Gabriele D'Annunzio]] e organizzata da una coalizione politica guidata dall'[[Associazione Nazionalista Italiana]], cui parteciparono esponenti del [[
== Storia ==
=== Il contesto nel primo dopoguerra ===
{{Vedi anche|Trattato di Versailles|Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Rapallo (1920)}}
La città multietnica di Fiume era un [[Città e distretto di Fiume|Corpus separatum e municipio autonomo]] delle [[Terre della Corona di Santo Stefano]] nell'ambito dell'[[Impero austro-ungarico]]. Un censimento del
A seguito delle [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattative di pace]] del 1919 e del [[
▲La città multietnica di Fiume era un [[Città e distretto di Fiume|Corpus separatum e municipio autonomo]] delle [[Terre della Corona di Santo Stefano]] nell'ambito dell'[[Impero austro-ungarico]]. Un censimento del [[1910]] (nel quale fu richiesta la lingua materna - Muttersprache), calcolò una popolazione di {{formatnum:49806}} abitanti: {{formatnum:24212}} dichiaravano come propria lingua l'italiano, {{formatnum:12926}} il croato e altre lingue, soprattutto ungherese, sloveno e tedesco. Nel censimento non si consideravano i dati della località di [[Sussak]], località a maggioranza croata separato dalla città dal [[Eneo (fiume)|fiume Eneo]] e appartenente al confinante [[Regno di Croazia e Slavonia]].
Nell'
▲A seguito delle [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattative di pace]] del 1919 e del [[Trattato di Rapallo (1920)]] l'Italia ottenne le terre "[[irredentismo|irredente]]": [[Trento]], [[Trieste]] e l'[[Istria]]. Il presidente statunitense [[Woodrow Wilson]] si oppose all'annessione italiana di altre terre. I territori contesi erano, in particolare, la regione della [[Dalmazia]], (parte della quale era stata richiesta dall'Italia nel [[patto di Londra]]) e la città di Fiume, situata in una regione prevalentemente croata ma reclamata da Roma in quanto abitata in maggioranza da [[italofoni]].
▲Nell'[[ottobre]] [[1918]] si costituirono a Fiume due governi: un Consiglio nazionale croato e un Consiglio nazionale italiano,<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata nº 142, Settembre 1969, pag. 34: "La cittadinanza.... aveva proclamato fino dal 30 ottobre 1918, all'indomani del conflitto, la propria volontà di unirsi all'Italia."</ref> di cui fu nominato presidente [[Antonio Grossich]]. Nel frattempo, i delegati italiani a Parigi [[Vittorio Emanuele Orlando]] e [[Sidney Sonnino]], ingaggiarono con gli alleati una polemica che culminò con il loro temporaneo ritiro dalle trattative, tra il 24 aprile e il 5 maggio.
▲=== I preparativi ed i primi tumulti ===
{{Vedi anche|Vittoria mutilata}}A Fiume, nell'aprile 1919 l'irredentista fiumano [[Giovanni Host-Venturi]] e l'esponente nazionalista [[Giovanni Giuriati]] crearono una [[milizia]] di volontari filo-italiani per resistere in caso di annessione jugoslava della città.<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 223</ref>
Nel frattempo [[Gabriele D'Annunzio]] si era recato a [[Roma]] per tenere una serie di comizi in favore dell'italianità di Fiume. I discorsi di D'Annunzio coinvolsero un numero crescente di reduci e adolescenti.<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata nº 142, Settembre 1969 pag. 35: "Sulle migliaia di giovani reduci senza lavoro le grandi parole fanno presto a far breccia."</ref>
Tra la primavera e l'estate 1919, la situazione a Fiume divenne sempre più incandescente, a causa delle tensioni tra attivisti irredentisti (appoggiati dai militari italiani) e militari francesi, filo-jugoslavi. Il 29 giugno scoppiò un tafferuglio fra militari francesi e militanti pro-italiani, che ricevettero man forte da soldati italiani. Gli scontri, noti come "Vespri fiumani", durarono fino al 6 luglio e provocarono la morte di nove francesi.<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/03/16/impresa-fiume-gabriele-dannunzio/|titolo=L'impresa di Fiume|editore=ilpost.it|data=16 marzo 2014|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
▲Tra la primavera e l'estate 1919, la situazione a Fiume divenne sempre più incandescente, a causa delle tensioni tra attivisti irredentisti (appoggiati dai militari italiani) e militari francesi, filo-jugoslavi. Il 29 giugno scoppiò un tafferuglio fra militari francesi e militanti pro-italiani, che ricevettero man forte da soldati italiani. Gli scontri, noti come "Vespri fiumani", durarono fino al 6 luglio e provocarono la morte di nove francesi.<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/03/16/impresa-fiume-gabriele-dannunzio/|titolo=L'impresa di Fiume|editore=ilpost.it|data=16 marzo 2014|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
Fu riunita una commissione militare interalleata, che decise lo scioglimento del Consiglio Nazionale Fiumano e pretese il ritiro dei reparti coinvolti negli scontri.
I militari più politicizzati erano alcuni battaglioni dei [[Granatieri di Sardegna|Granatieri]]. I reparti lasciarono Fiume il 25 agosto, accompagnati da manifestazioni irredentiste, e si acquartierarono a [[Ronchi dei Legionari|Ronchi di Monfalcone]].<ref>Marina Cattaruzza, ''L'Italia e il confine orientale'', Società editrice Il Mulino, Bologna, 2007, pag. 147-148: "...il ritiro dei granatieri di Sardegna era accompagnato da parossistiche dimostrazioni di folla, vestita di bianco rosso e verde, con le donne che si gettavano in ginocchio dinanzi ai partenti supplicandoli di non lasciarle nelle mani dei croati e i bambini che si aggrappavano alle loro gambe e li afferravano per le mani."</ref>
{{citazione|Sono i Granatieri di Sardegna che Vi parlano. È Fiume che per le loro bocche vi parla. [...] Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti i morti per l'unità d'Italia: Fiume o morte! e manterremo, perché i granatieri hanno una fede sola e una parola sola. L'Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo.|Dalla lettera inviata a D'Annunzio da alcuni ufficiali dei Granatieri di Sardegna}} Il 30 giugno d'Annunzio aveva già ricevuto una richiesta di sostegno da parte di una delegazione fiumana. Nel frattempo, nazionalisti e militari al confine avevano organizzato una rete di volontari, pronti
=== L'occupazione della città ===
Ai primi di settembre D'Annunzio garantì ai [[Cospirazione|cospiratori]] che il [[7 settembre
Prima di partire, D'Annunzio informò uno dei principali sostenitori della ribellione adriatica: [[Benito Mussolini]], direttore del giornale ''[[Il Popolo d'Italia]]'' e fondatore dei [[Fasci italiani di combattimento]].<ref>Fonte: [http://www.rigocamerano.org/pstwonew.htm rigocamerano.org] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070311015337/http://www.rigocamerano.org/pstwonew.htm |data=11 marzo 2007 }}</ref>
{{citazione|Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile... Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio.|D'Annunzio a Mussolini, 11 settembre 1919<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata n° 142, Settembre 1969 pag. 36</ref>}}
[[File:Medaglia Fiume.JPG|thumb|left|upright=0.7|[[Medaglia commemorativa della spedizione di Fiume|Medaglia Commemorativa di Bronzo della Marcia di Ronchi]] (1919-1920)]]
D'Annunzio arrivò a Ronchi in compagnia di alcuni ufficiali, tra cui il tenente [[Guido Keller]], il tenente Almerigo Ongaro e l'ufficiale
Oltrepassato il confine e ignorati i richiami alla disciplina del governatore militare [[Vittorio Emanuele Pittaluga]], D'Annunzio entrò in città acclamato dalla popolazione italiana. Nel pomeriggio lo scrittore si affacciò al palazzo del governatore e proclamò l'[[annessione]] di Fiume all'Italia.
{{citazione|Italiani di Fiume! Nel mondo folle e vile, Fiume è oggi il segno della libertà; nel mondo folle e vile vi è una sola verità: e questa è Fiume; vi è un solo amore: e questo è Fiume! Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abiezione... Io soldato, io volontario, io mutilato di guerra, credo di interpretare la volontà di tutto il sano popolo d'Italia proclamando l'annessione di Fiume.|Dal discorso tenuto da D'Annunzio il 12 settembre dal Palazzo del Governo di Fiume}}
Questa giornata sarà in seguito celebrata dallo stesso poeta come il giorno della "''Santa Entrata''", ricalcando il [[Santa Intrada|nome]] col quale per secoli venne ricordato l'ingresso dei rappresentanti [[Repubblica di Venezia|veneziani]] a [[Zara (Croazia)|Zara]] nel
I [[Francia|francesi]] e gli [[Inghilterra|inglesi]] evitarono ogni intromissione, per non aumentare il rischio di scontri. Nelle settimane successive, altri reparti provenienti dal confine si unirono ai ribelli, fino a raggiungere una cifra approssimativa di
Il 10 ottobre, il sindacato Film ([[Federazione italiana lavoratori del mare]]) dirottò su Fiume il piroscafo ''Persia'' carico di armi e munizioni. L'azione fu eseguita su ordine del segretario del sindacato, [[Giuseppe Giulietti (sindacalista)|Giuseppe Giulietti]], simpatizzante della rivolta.
=== Le reazioni del governo italiano ===
D'Annunzio costituì un "Gabinetto di Comando" al cui vertice pose [[Giovanni Giuriati]]. Il [[governo Nitti I]] guidato da [[Francesco Saverio Nitti]] disconobbe l'azione di d'Annunzio e incaricò il [[Commissario straordinario]] per la Venezia-Giulia, il generale [[Pietro Badoglio]], di reprimere la ribellione. Il commissario inviò un aereo su Fiume, per lanciare un proclama in cui si ordinava ai ribelli di rientrare nei ranghi, dichiarando disertori coloro che avessero persistito nell'occupazione di Fiume.
L'ultimatum di Badoglio non sortì effetti significativi.<ref>{{cita libro | autore= Pietro Badoglio. Roma 1946. | anno=1946 | titolo= Rivelazioni su Fiume | città=[[Roma]] | url=http://www.icsm.it/articoli/ri/regioesercitofascismo.html#4up | accesso=25 marzo 2016}}</ref> Nitti decise di porre la città sotto embargo impedendo l'afflusso di viveri per i ribelli, ma rifornendo la popolazione tramite la [[Croce Rossa Italiana|Croce Rossa]]. Nonostante ciò,
{{citazione|Mio caro Mussolini,
Questa lettera apparve su ''Il Popolo d'Italia'' il 20 settembre emendata dalle parti più polemiche (quelle che appaiono in corsivo). Mussolini avviò rapidamente una sottoscrizione pubblica per finanziare Fiume che raccolse quasi tre milioni di lire. Una prima tranche di denaro, ammontante a {{formatnum:857842}} lire, fu consegnata a D'Annunzio il 7 ottobre. Parte del denaro, con un'autorizzazione pubblica del poeta, fu utilizzata per finanziare lo [[squadrismo]] milanese.<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 232: "Il Comandante riconosceva di averlo autorizzato a trattenere una cifra imprecisata per i suoi "combattenti".</ref>
Quando alcuni redattori de ''Il Popolo d'Italia'' accusarono Mussolini di avere sottratto a
Il 26 ottobre si tennero a Fiume le elezioni che videro proporsi, per la prima volta, i fautori dell'annessione all'[[Italia]] guidati da [[Riccardo Gigante]]. La lista annessionistica vinse circa il 77% dei consensi e Gigante divenne sindaco della città il 26 novembre.
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Dopo le [[Elezioni politiche italiane del 1919]] tenutesi il 16 novembre [[Francesco Saverio Nitti]] fu riconfermato al governo ([[Governo Nitti II]]).
=== Il plebiscito per il ''
Al fine di risolvere pacificamente la crisi, a metà ottobre Nitti incaricò il generale Badoglio di intavolare delle trattative dirette con
{{citazione|L'annessione formale, oggi è assolutamente impossibile. Però il governo d'Italia assume solenne l'impegno e vi dà formale garanzia che l'annessione possa avvenire in un periodo prossimo...
Cittadini! Se voi rifiutate queste proposte, voi comprometterete in modo fors'anche irreparabile la città, i vostri ideali, i vostri più vitali interessi. Decidete! Decidete voi, che siete figli e i padroni di voi e di Fiume, e non permettete, non tollerate che altri abusino del vostro nome, del vostro diritto, e degli interessi supremi d'Italia e di Fiume.|Parte del testo del volantino affisso nottetempo sui muri di Fiume per conto del governo italiano}}
Il 15 dicembre il Consiglio nazionale della città di Fiume approvò le proposte del governo italiano con 48 voti favorevoli e 6 contrari. Gli elementi più accesi della popolazione e dei legionari contestarono le decisioni prese dal Consiglio arrivando anche a intimidire gli elementi più moderati con la benevola tolleranza del Vate,<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 245: "Il timore che la popolazione, ormai stanca, votasse in massa per il sì indusse i legionari più scalmanati a violenze e a intimidazioni apertamente tollerate da d'Annunzio".</ref> al punto che il quotidiano nazionalista ''[[La Vedetta d'Italia]]'' fu
{{citazione|È da accogliersi la proposta del governo italiano dichiarata accettabile dal Consiglio nazionale nella seduta del 15 dicembre 1919, sciogliendo Gabriele
Lo scrutinio iniziò la sera stessa mostrando un andamento nettamente favorevole all'accoglimento delle proposte italiane, ma allo stesso tempo i legionari bloccarono lo scrutinio sequestrando le urne.<ref>Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini, ''Fiume, l'ultima impresa di D'Annunzio'', Le scie Mondadori, 2009 Milano, pag. 217</ref> D'Annunzio colse l'occasione di annullare quelle elezioni dall'esito sfavorevole.
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La decisione di D'Annunzio sembrò inaccettabile anche a suoi importanti collaboratori. [[Giovanni Giuriati]] si dimise dalla carica di capo di Gabinetto. Scrisse a D'Annunzio:
{{citazione|Io sono venuto a Fiume per difendere le secolari libertà di questa terra, non per violentarle o reprimerle|Testo della lettera con la quale Giovanni Giuriati rassegnò le proprie dimissioni da capo gabinetto}}▼
▲{{citazione|Io sono venuto a Fiume per difendere le secolari libertà di questa terra, non per violentarle o reprimerle.|Testo della lettera con la quale Giovanni Giuriati rassegnò le proprie dimissioni da capo di gabinetto}}
Gli subentrò [[Alceste De Ambris]], ex [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] e [[interventismo|interventista]], giunto a Fiume nel gennaio del [[1920]].▼
▲Gli subentrò [[Alceste
Badoglio interruppe ogni trattativa e lasciò l'incarico di commissario della Venezia Giulia. Al suo posto subentrò il generale [[Enrico Caviglia]].
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{{citazione|Il povero Nitti è furibondo per le indegne cose di Fiume […]. Non solo proclamano la repubblica di Fiume, ma preparano lo sbarco in [[Ancona]], due raid aviatori armati sopra l'[[Italia]] e altre delizie del genere. Fiume è diventato un postribolo, ricetto di malavita e di prostitute più o meno ''high-life''. Nitti mi parlò di una marchesa Incisa, che vi sta vestita da ardita con tanto di pugnale. Purtroppo non può dire alla Camera tutte queste cose, per l'onore d'Italia.|}}
Nella stessa Fiume gli ufficiali del Regio
Al contempo il problema degli approvvigionamenti diventò sempre più pressante tanto che circa quattromila bambini dovettero sfollare da Fiume con il supporto dei [[Fasci
Il 22 aprile gli autonomisti di [[Riccardo Zanella]], ostili ai legionari dannunziani, con l'appoggio dei [[Partito Socialista Italiano|socialisti]], proclamarono lo sciopero generale.<ref>Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini, ''Fiume, l'ultima impresa di D'Annunzio'', Le scie Mondadori, 2009 Milano, pag. 218</ref>
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=== La Reggenza Italiana del Carnaro ===
{{Vedi anche|Reggenza Italiana del Carnaro|Carta del Carnaro}}
[[File:Proclamazione della Reggenza italiana del Carnaro.jpg|thumb|Proclamazione della [[Reggenza italiana del Carnaro]]
La situazione di stallo in cui si trovava la città di Fiume da ormai diversi mesi, e forse la rinuncia ufficiale del [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Regno d'Ungheria]] a ogni diritto sull'antico possedimento, spinsero D'Annunzio a una nuova azione, la proclamazione di uno stato indipendente, la [[Reggenza
{{citazione|La vostra vittoria è in voi. Nessuno può salvarvi, nessuno vi salverà: non il Governo d'Italia che è insipiente ed è impotente come tutti gli antecessori; non la nazione italiana che, dopo la vendemmia della guerra, si lascia pigiare dai piedi sporchi dei disertori e dei traditori come un mucchio di vinacce da far l'acquerello... Domando alla Città di vita un atto di vita. Fondiamo in Fiume d'Italia, nella Marca Orientale d'Italia, lo Stato Libero del Carnaro.|Dal discorso di D'Annunzio del 12 agosto 1920 in cui proclamò la Reggenza
L'8 settembre, pochi giorni dopo la proclamazione dell'indipendenza fu promulgata la [[Carta del Carnaro]]. La politica dannunziana a Fiume, anche per via di tentennamenti, non fu univoca. L'obiettivo di partenza era il ricongiungimento di Fiume all'Italia, ma vista l'impossibilità di raggiungere tale obiettivo, tentò di costituire uno
Il nuovo Stato vide l'ingresso nel governo di personalità come [[Giovanni Host-Venturi]], [[Maffeo Pantaleoni]] e [[Icilio Bacci]].
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Nell'autunno del 1920 Fiume divenne il centro di un piano insurrezionale, che aveva lo scopo di rovesciare il [[Governo Giolitti V|governo Giolitti]] e imporre un nuovo regime in Italia. Secondo le intenzioni dei golpisti, una spedizione doveva partire dal Carnaro e marciare su Roma (o passando per Trieste o con uno sbarco ad Ancona) e assumere il potere. L'eversione era motivata da timori che riguardavano sia la politica interna, sia quella estera. Nel mese di settembre, infatti, era in corso l'[[occupazione delle fabbriche]] e la destra temeva che i [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] potessero trasformare la protesta in un tentativo rivoluzionario, anche perché il governo si mostrava troppo morbido nei confronti degli operai, non reprimendo l'occupazione con la dovuta energia. Inoltre, D'Annunzio e i suoi seguaci erano preoccupati per le trattative tra Italia e Jugoslavia in merito al confine orientale, temendo che il governo potesse lasciare Fiume e la Dalmazia agli slavi.
Al complotto presero parte vari elementi dello schieramento dannunziano. Anzitutto, i legionari che già occupavano Fiume e i [[Associazione Nazionalista Italiana|nazionalisti]], che furono tra i più attivi nell'invitare il poeta a "osare", tanto che elementi come [[Alfredo Rocco]], [[Francesco Coppola (politico)|Francesco Coppola]] e lo stesso [[Enrico Corradini]] si recarono più volte da
Il piano giunse a un livello avanzato di elaborazione e nel mese di settembre e ottobre i potenziali eversori tenevano riunioni quasi quotidiane a Roma, presso la redazione
I golpisti speravano di trascinare dalla loro parte alcuni ufficiali del [[Regio Esercito]], in particolare l'ammiraglio [[Enrico Millo]], governatore della Dalmazia, e il generale [[Enrico Caviglia]]. Senza l'appoggio dei militari, infatti, il piano era destinato al fallimento. Si aspettavano, inoltre, che i corpi di pubblica sicurezza, in particolare i [[Reali Carabinieri]], non avrebbero preso le armi contro di loro.
Le voci sull'organizzazione del colpo di Stato divennero di pubblico dominio alla fine di settembre e tutti i giornali italiani se ne interessarono. [[Giovanni Giolitti|Giolitti]], con un'abile manovra, riuscì a stroncare sul nascere i propositi dannunziani: da un lato, fece avvicinare da suoi emissari gli elementi più malleabili del fronte golpista, a partire da Mussolini, che fecero venire meno il sostegno; dall'altro, si assicurò la fedeltà degli alti gradi dell'esercito.<ref name=":0" />
I golpisti, pertanto, vistisi privati del sostegno dei militari, furono costretti a recedere dai loro propositi. Il piano insurrezionale non fu messo in atto, ma tra i potenziali eversori restò l'idea di prendere il potere con la forza, che sarebbe stata realizzata nel 1922 con la [[Marcia su Roma]].
=== Il trattato di Rapallo ===
{{vedi anche|Trattato di Rapallo (1920)}}Poche settimane dopo, il 12 novembre 1920, Italia e Jugoslavia firmarono il [[Trattato di Rapallo (1920)|
Pochi giorni dopo il generale Caviglia comunicò a D'Annunzio i dettagli del trattato di Rapallo. De Ambris avvertì lo scrittore che la popolazione e gli alleati in Italia erano disposti ad accettarlo.
{{citazione|...lo stato d'animo dei fiumani è in complesso per l'accettazione del Trattato di Rapallo. In Italia domina lo stesso sentimento anche negli amici più fedeli, i quali non lo dicono apertamente solo per non avere l'aria di abbandonarci.|Alceste De Ambris a D'Annunzio prima che quest'ultimo respingesse il Trattato di Rapallo}}
D'Annunzio rifiutò il trattato fin dal primo momento. Ai tentativi di mediazione rispose con le armi, mandando i legionari a occupare le isole di [[Arbe]] e [[Veglia (isola)|Veglia]], che il trattato destinava alla Jugoslavia. Quando il
=== La sconfitta dei ribelli ===
{{Vedi anche|Natale di sangue}}
Gli scontri iniziati il 24 dicembre furono battezzati da
Il 28 dicembre
{{citazione|Io rassegno nelle mani del Podestà e del Popolo di Fiume i poteri che mi furono conferiti il 12 settembre 1919 e quelli che il 9 settembre 1920 furono conferiti a me e al Collegio dei Rettori adunati in Governo Provvisorio. Io lascio il Popolo di Fiume arbitro unico della propria sorte, nella sua piena coscienza e nella sua piena volontà... Attendo che il popolo di Fiume mi chieda di uscire dalla città, dove non venni se non per la sua salute. Ne uscirò per la sua salute. E gli lascerò in custodia i miei morti, il mio dolore, la mia vittoria.|Dalla lettera scritta da D'Annunzio in cui rassegnava le dimissioni al generale Ferrario}}
Il 31 dicembre 1920,
In Italia, la legislatura a causa delle reazioni nel Paese si chiuse anticipatamente e le elezioni politiche si tennero nel maggio
=== Lo Stato libero di Fiume e l'annessione all'Italia ===
{{vedi anche|Stato libero di Fiume}}
Nell'anno
Il 3 marzo
== Le conseguenze
[[File:Stamp Fiume 1922 5c ovpt.jpg|thumb|upright=0.7|Francobollo del
D'Annunzio cercò appoggio politico in diverse fazioni e cercò di estendere il bacino dei suoi seguaci.
Tra i legionari dannunziani erano presente un nucleo di reduci sovversivi che vedeva nella rivolta fiumana l'inizio di una "rivoluzione nazionale" che unisse i valori del [[nazionalismo italiano]] e
Ad accrescere il peso simbolico della "sinistra" legionaria, la collaborazione tra D'Annunzio e [[Alceste
Il mito di
Lo storico Roberto Vivarelli, indica nell'Impresa di Fiume una svolta decisiva del processo di decadimento e di crisi dello [[Stato liberale]]. L'impresa contribuì a rendere pubblica ed esasperatamente chiara la realtà di uno Stato debole oberato da interessi di parte e spesso corrotto. In questo contesto Mussolini, appoggiò la ''sortita'' di D'Annunzio e ne sfruttò il ''momento propizio''. Mussolini comprendeva l'intuito di D'Annunzio: l'impresa era la grande occasione per restituire all'Italia quella unità che il patto di [[Londra]] le aveva sottratto.<ref>{{cita web|url=https://www.worldcat.org/title/dopoguerra-in-italia-e-lavvento-del-fascismo-1918-1922-1-dalla-fine-della-guerra-allimpresa-di-fiume/oclc/490852341|titolo=Il dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo (1918-1922) – 1: Dalla fine della guerra all'impresa di Fiume (Book, 1967)|editore=worldcat.org|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
Il fascismo fu influenzato per molti aspetti dall'esperienza fiumana: oltre ai riti e ai simboli del combattentismo, assumerà anche i modi di praticare la politica, come l'imposizione di determinati slogan e valori tramite la [[comunicazione di massa]], il culto del capo, la repressione delle opposizioni.
Il prestigio dell'esperienza fiumana rimase intatto durante il fascismo. Dopo il 1938 gli ex legionari fiumani erano tra le categorie che potevano essere risparmiate dalle [[leggi razziali fasciste]].<ref>{{citazione|Art. 14. Il Ministro per l'interno, sulla documentata istanza degli interessati, può, caso per caso, dichiarare non applicabili le disposizioni dell'art 10, nonché dell'art. 13, lett. h):
a) ai componenti le famiglie dei caduti nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola e dei caduti per la causa fascista;
b) a coloro che si trovino in una delle seguenti condizioni:
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3. mutilati, invalidi, feriti della causa fascista;
4. iscritti al Partito Nazionale Fascista negli anni 1919-20-21-22 e nel secondo semestre del 1924;
5.
[http://www.romacivica.net/novitch/LeggiRaz/DifRazza.htm Provvedimenti per la difesa della razza italiana DECRETO-LEGGE 17 novembre 1938-XVII, numero 1728] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081212005823/http://www.romacivica.net/novitch/LeggiRaz/DifRazza.htm|data=12 dicembre 2008}}</ref>
=== Il rapporto tra D'Annunzio e Mussolini ===
Il rapporto tra D'Annunzio e Mussolini fu complesso: inizialmente fascisti e fiumani collaborarono attivamente, anche grazie ai fondi raccolti tramite ''[[Il Popolo d'Italia]].'' In un secondo momento, D'Annunzio si indispettì per l'atteggiamento dimostrato da Mussolini verso il [[trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]].<ref>[http://www.gabrieledannunzio.it/volo_arcangelo.asp ''Il volo dell’arcangelo'' da gabrieledannunzio.it, 1º luglio 2015]</ref><ref>[https://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2013/11/21/news/gabriele-dannunzio-e-il-volo-dellarcangelo-che-cambio-la-storia-rischio-di-perdere-la-vita-si-penso-ad-un-attentato-in-realta-fu-spinto-da-una-signora-importunata-915808/]</ref>
===La posizione di Gramsci===
In un articolo dell'ottobre 1919, [[Antonio Gramsci|Gramsci]] valutò l'impresa di Fiume come un sintomo di quel processo di disfacimento che (secondo lui) stava in quel periodo gravemente indebolendo lo Stato italiano; Gramsci, infatti, interpretava la fondazione della repubblica fiumana come una iniziativa di tipo secessionista nei confronti del
In un successivo articolo del gennaio 1921, Gramsci riaffermò la sua interpretazione della impresa di Fiume come "clamorosa prova delle condizioni di debolezza, di prostrazione, di incapacità funzionale dello Stato borghese italiano [...] in completo sfacelo"; osservò tuttavia che il Partito socialista non aveva saputo approfittare di tale situazione di debolezza dello Stato capitalistico (situazione che ora Gramsci riconosceva come temporanea) per rafforzare a fini rivoluzionari le posizioni del proletariato; Gramsci concludeva che la liquidazione della repubblica di Fiume compiuta da Giolitti aveva oggettivamente rafforzato lo Stato borghese e, di conseguenza, aveva indebolito politicamente la classe operaia.<ref>Antonio Gramsci, ''Fiume'' (articolo non firmato) in "L'Ordine Nuovo", 11 gennaio 1921; ora in Antonio Gramsci, ''Socialismo e fascismo. L'Ordine Nuovo 1921-1922'', Einaudi, Torino 1978 (settima edizione), pp. 34-6.</ref>
In un articolo dello stesso periodo, Gramsci condanna duramente il "cinismo [...] triviale" del governo Giolitti, il quale, durante l'impresa di Fiume, aveva dipinto nella sua propaganda con i colori più foschi D'Annunzio e i suoi legionari, indicati alla pubblica esecrazione come saccheggiatori e nemici della patria; ma
Occorre aggiungere che nei primi mesi del 1921, quando l'offensiva violenta dello [[squadrismo]] era ormai pienamente dispiegata, Gramsci intravide una possibilità di approfittare tatticamente del dissidio in quel periodo esistente fra D'Annunzio e Mussolini, e di tentare un accordo con i legionari fiumani per formare una coalizione armata contro i fascisti; tale tentativo si concretizzò nell'aprile 1921 in un viaggio di Gramsci a [[Gardone Riviera]] per incontrare D'Annunzio; ma tale incontro (di cui si era fatto mediatore un legionario che frequentava la redazione de "L'Ordine Nuovo") non ebbe mai luogo.<ref>[[Paolo Spriano]], ''Storia del Partito comunista italiano. I. Da Bordiga a Gramsci'', Einaudi, Torino 1967, pp 133-4.</ref>
== Note ==
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=== Storiografia ===
*{{cita libro|autore=[[Paolo Alatri]]
*{{cita
*[[Ernesto Cabruna]] ,Fiume-10 gennaio 1921- 23 marzo 1922, Zizzini, Montegiorgio,1932.
*{{cita libro|autore=[[Marina Cattaruzza]]
*{{cita libro|autore=[[Renzo De Felice]]
*{{cita libro|autore=Paolo Cavassini
*{{cita libro|autore=[[Ferdinando Gerra]]
*{{cita libro|autore=[[Giordano Bruno Guerri]]
*{{cita libro|autore=[[Michael A. Ledeen]]|titolo=D'Annunzio a Fiume|editore=Editori Laterza|città=[[Bari]]|anno=1975|p=|isbn=|cid=Ledeen 1975}}
*{{cita libro|autore=Marco Mondini
*{{cita libro|autore=[[George L. Mosse]]
*{{cita libro|autore=[[Raoul Pupo]]
*{{cita libro|autore=[[Claudia Salaris]]
*{{cita libro|autore=Enrico Serventi Longhi
*{{cita libro|autore=Federico Carlo Simonelli
*{{cita libro|autore=Giovanni Stelli
*{{cita libro|autore=[[Lucio Villari]]|titolo=La luna di Fiume|editore=Guanda|città=Milano|anno=2019|p=|isbn=|cid=Villari 2019}}
=== Memorialistica ===
*{{cita libro|autore=[[Giovanni Comisso]]
*{{cita libro|autore=[[Leone Kochnitzky]]
▲* [[Giovanni Comisso]], ''Il porto dell'amore'', Longanesi, Milano 1924.
▲* [[Leone Kochnitzky]], ''La quinta stagione o i centauri di Fiume'', Zanichelli, Bologna 1922.
=== Narrativa ===
*{{cita libro|autore=[[Alessandro Barbero]]
*{{cita libro|autore=[[Giulio Leoni]]|titolo=[[E trentuno con la morte...]]|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]|città=Milano|anno=2003|p=|isbn=|cid=Leoni 2003}}
*{{cita libro|autore=Gabriele Marconi|titolo=Le stelle danzanti|editore=[[Vallecchi]]|città=Firenze|anno=2009|p=|isbn=|cid=Marconi 2009}}
*{{cita libro|autore=[[Antonella Sbuelz]]|titolo=Greta Vidal|editore=[[Frassinelli]]|città=Segrate|anno=2009|p=|isbn=|cid=Sbuelz 2009}}
=== Filmografia ===
*''[[Fiume o morte!]]'', docu-film di [[Igor Bezinović]], Croazia, 2025
== Voci correlate ==
* [[Alceste
* [[Benito Mussolini]]
* [[Forze armate fiumane]]
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