Impresa di Fiume: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
aggiunte info |
|||
(6 versioni intermedie di 6 utenti non mostrate) | |||
Riga 42:
{{Vedi anche|Vittoria mutilata}}A Fiume, nell'aprile 1919 l'irredentista fiumano [[Giovanni Host-Venturi]] e l'esponente nazionalista [[Giovanni Giuriati]] crearono una [[milizia]] di volontari filo-italiani per resistere in caso di annessione jugoslava della città.<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 223</ref>
Nel frattempo [[Gabriele D'Annunzio]] si era recato a [[Roma]] per tenere una serie di comizi in favore dell'italianità di Fiume. I discorsi di D'Annunzio coinvolsero un numero crescente di reduci e adolescenti.<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata nº 142, Settembre 1969 pag. 35: "Sulle migliaia di giovani reduci senza lavoro le grandi parole fanno presto a far breccia."</ref>
Tra la primavera e l'estate 1919, la situazione a Fiume divenne sempre più incandescente, a causa delle tensioni tra attivisti irredentisti (appoggiati dai militari italiani) e militari francesi, filo-jugoslavi. Il 29 giugno scoppiò un tafferuglio fra militari francesi e militanti pro-italiani, che ricevettero man forte da soldati italiani. Gli scontri, noti come "Vespri fiumani", durarono fino al 6 luglio e provocarono la morte di nove francesi.<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/03/16/impresa-fiume-gabriele-dannunzio/|titolo=L'impresa di Fiume|editore=ilpost.it|data=16 marzo 2014|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
▲Tra la primavera e l'estate 1919, la situazione a Fiume divenne sempre più incandescente, a causa delle tensioni tra attivisti irredentisti (appoggiati dai militari italiani) e militari francesi, filo-jugoslavi. Il 29 giugno scoppiò un tafferuglio fra militari francesi e militanti pro-italiani, che ricevettero man forte da soldati italiani. Gli scontri, noti come "Vespri fiumani", durarono fino al 6 luglio e provocarono la morte di nove francesi.<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/03/16/impresa-fiume-gabriele-dannunzio/|titolo=L'impresa di Fiume|editore=ilpost.it|data=16 marzo 2014|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
Fu riunita una commissione militare interalleata, che decise lo scioglimento del Consiglio Nazionale Fiumano e pretese il ritiro dei reparti coinvolti negli scontri.
I militari più politicizzati erano alcuni battaglioni dei [[Granatieri di Sardegna|Granatieri]]. I reparti lasciarono Fiume il 25 agosto, accompagnati da manifestazioni irredentiste, e si acquartierarono a [[Ronchi dei Legionari|Ronchi di Monfalcone]].<ref>Marina Cattaruzza, ''L'Italia e il confine orientale'', Società editrice Il Mulino, Bologna, 2007, pag. 147-148: "...il ritiro dei granatieri di Sardegna era accompagnato da parossistiche dimostrazioni di folla, vestita di bianco rosso e verde, con le donne che si gettavano in ginocchio dinanzi ai partenti supplicandoli di non lasciarle nelle mani dei croati e i bambini che si aggrappavano alle loro gambe e li afferravano per le mani."</ref>
{{citazione|Sono i Granatieri di Sardegna che Vi parlano. È Fiume che per le loro bocche vi parla. [...] Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti i morti per l'unità d'Italia: Fiume o morte! e manterremo, perché i granatieri hanno una fede sola e una parola sola. L'Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo.|Dalla lettera inviata a D'Annunzio da alcuni ufficiali dei Granatieri di Sardegna}} Il 30 giugno d'Annunzio aveva già ricevuto una richiesta di sostegno da parte di una delegazione fiumana. Nel frattempo, nazionalisti e militari al confine avevano organizzato una rete di volontari, pronti a un'azione di forza.
Riga 54 ⟶ 55:
Ai primi di settembre D'Annunzio garantì ai [[Cospirazione|cospiratori]] che il [[7 settembre]] avrebbe raggiunto Ronchi per guidare il ritorno dei granatieri a Fiume. I molti dubbi e un'improvvisa influenza lo costrinsero a onorare l'impegno solo l'[[11 settembre]] [[1919]].
Prima di partire, D'Annunzio informò uno dei principali sostenitori della ribellione adriatica: [[Benito Mussolini]], direttore del giornale ''[[Il Popolo d'Italia]]'' e fondatore dei [[Fasci italiani di combattimento]].<ref>Fonte: [http://www.rigocamerano.org/pstwonew.htm rigocamerano.org] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070311015337/http://www.rigocamerano.org/pstwonew.htm |data=11 marzo 2007 }}</ref>
{{citazione|Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile... Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio.|D'Annunzio a Mussolini, 11 settembre 1919<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata n° 142, Settembre 1969 pag. 36</ref>}}
[[File:Medaglia Fiume.JPG|thumb|left|upright=0.7|[[Medaglia commemorativa della spedizione di Fiume|Medaglia Commemorativa di Bronzo della Marcia di Ronchi]] (1919-1920)]]
D'Annunzio arrivò a Ronchi in compagnia di alcuni ufficiali, tra cui il tenente [[Guido Keller]], il tenente Almerigo Ongaro e l'ufficiale degli alpini Cornelio Andersen, che requisì gli autocarri per il trasporto delle truppe. Il comandante dei granatieri presenti a Ronchi, il maggiore [[Carlo Reina]]<ref name="Mulino 2012">[[Roberto Vivarelli]], Storia delle origini del fascismo, volume I, Il Mulino, 2012, pag. 563</ref> accettò di affiancare il poeta guidando una colonna ribelle a Fiume. All'alba del [[12 settembre]] [[1919]] la colonna si mise in viaggio verso Fiume. Lungo la strada si unirono [[bersaglieri]], cavalleggeri e [[Arditi]], cui si aggiunsero i volontari irredentisti di Host-Venturi.<ref name="Mulino 2012"/>
Oltrepassato il confine e ignorati i richiami alla disciplina del governatore militare [[Vittorio Emanuele Pittaluga]], D'Annunzio entrò in città acclamato dalla popolazione italiana. Nel pomeriggio lo scrittore si affacciò al palazzo del governatore e proclamò l'[[annessione]] di Fiume all'Italia.
Riga 79 ⟶ 80:
Questa lettera apparve su ''Il Popolo d'Italia'' il 20 settembre emendata dalle parti più polemiche (quelle che appaiono in corsivo). Mussolini avviò rapidamente una sottoscrizione pubblica per finanziare Fiume che raccolse quasi tre milioni di lire. Una prima tranche di denaro, ammontante a {{formatnum:857842}} lire, fu consegnata a D'Annunzio il 7 ottobre. Parte del denaro, con un'autorizzazione pubblica del poeta, fu utilizzata per finanziare lo [[squadrismo]] milanese.<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 232: "Il Comandante riconosceva di averlo autorizzato a trattenere una cifra imprecisata per i suoi "combattenti".</ref>
Quando alcuni redattori de ''Il Popolo d'Italia'' accusarono Mussolini di avere sottratto a D'Annunzio una parte dei fondi, il poeta prese le difese del capo fascista con una lettera pubblica, nella quale affermò che legionari e fascisti stavano combattendo la stessa lotta: "dichiaro anche una volta che
Il 26 ottobre si tennero a Fiume le elezioni che videro proporsi, per la prima volta, i fautori dell'annessione all'[[Italia]] guidati da [[Riccardo Gigante]]. La lista annessionistica vinse circa il 77% dei consensi e Gigante divenne sindaco della città il 26 novembre.
Riga 139 ⟶ 140:
Nell'autunno del 1920 Fiume divenne il centro di un piano insurrezionale, che aveva lo scopo di rovesciare il [[Governo Giolitti V|governo Giolitti]] e imporre un nuovo regime in Italia. Secondo le intenzioni dei golpisti, una spedizione doveva partire dal Carnaro e marciare su Roma (o passando per Trieste o con uno sbarco ad Ancona) e assumere il potere. L'eversione era motivata da timori che riguardavano sia la politica interna, sia quella estera. Nel mese di settembre, infatti, era in corso l'[[occupazione delle fabbriche]] e la destra temeva che i [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] potessero trasformare la protesta in un tentativo rivoluzionario, anche perché il governo si mostrava troppo morbido nei confronti degli operai, non reprimendo l'occupazione con la dovuta energia. Inoltre, D'Annunzio e i suoi seguaci erano preoccupati per le trattative tra Italia e Jugoslavia in merito al confine orientale, temendo che il governo potesse lasciare Fiume e la Dalmazia agli slavi.
Al complotto presero parte vari elementi dello schieramento dannunziano. Anzitutto, i legionari che già occupavano Fiume e i [[Associazione Nazionalista Italiana|nazionalisti]], che furono tra i più attivi nell'invitare il poeta a "osare", tanto che elementi come [[Alfredo Rocco]], [[Francesco Coppola (politico)|Francesco Coppola]] e lo stesso [[Enrico Corradini]] si recarono più volte da D'Annunzio per discutere il progetto. L'atteggiamento dei fascisti era più cauto: Mussolini non intendeva rischiare il suo futuro politico su un progetto incerto.<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Erminio|cognome=Fonzo|titolo=Storia dell'Associazione nazionalista italiana (1910-1923)|url=https://www.worldcat.org/oclc/1001485208|editore=Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2017|pp=228-253|ISBN=978-88-495-3350-7}}</ref>
Il piano giunse a un livello avanzato di elaborazione e nel mese di settembre e ottobre i potenziali eversori tenevano riunioni quasi quotidiane a Roma, presso la redazione de ''[[L'Idea Nazionale]]''. I golpisti erano sostenuti da una cordata di industriali, tra i quali [[Oscar Sinigaglia]], che intendevano finanziare l'impresa, ma altri settori del mondo industriale preferirono tenersi in disparte.
Riga 145 ⟶ 146:
I golpisti speravano di trascinare dalla loro parte alcuni ufficiali del [[Regio Esercito]], in particolare l'ammiraglio [[Enrico Millo]], governatore della Dalmazia, e il generale [[Enrico Caviglia]]. Senza l'appoggio dei militari, infatti, il piano era destinato al fallimento. Si aspettavano, inoltre, che i corpi di pubblica sicurezza, in particolare i [[Reali Carabinieri]], non avrebbero preso le armi contro di loro.
Le voci sull'organizzazione del colpo di Stato divennero di pubblico dominio alla fine di settembre e tutti i giornali italiani se ne interessarono. [[Giovanni Giolitti|Giolitti]], con un'abile manovra, riuscì a stroncare sul nascere i propositi dannunziani: da un lato, fece avvicinare da suoi emissari gli elementi più malleabili del fronte golpista, a partire da Mussolini, che fecero venire meno il sostegno; dall'altro, si assicurò la fedeltà degli alti gradi dell'esercito.<ref name=":0" />
I golpisti, pertanto, vistisi privati del sostegno dei militari, furono costretti a recedere dai loro propositi. Il piano insurrezionale non fu messo in atto, ma tra i potenziali eversori restò l'idea di prendere il potere con la forza, che sarebbe stata realizzata nel 1922 con la [[Marcia su Roma]].
Riga 178 ⟶ 179:
D'Annunzio cercò appoggio politico in diverse fazioni e cercò di estendere il bacino dei suoi seguaci.
Tra i legionari dannunziani erano presente un nucleo di reduci sovversivi che vedeva nella rivolta fiumana l'inizio di una "rivoluzione nazionale" che unisse i valori del [[nazionalismo italiano]] e del [[sindacalismo rivoluzionario]], già espressa nel [[sansepolcrismo]] dei primi [[Fasci italiani di combattimento|Fasci italiani di Combattimento]]. Seppure in minoranza, la frangia "rivoluzionaria" dei legionari - caratterizzata da figure come [[Mario Carli]] e [[Guido Keller]] - avrebbero influenzato profondamente la propaganda, la memorialistica e la storiografia sull'Impresa di Fiume. Tra i partecipanti all’impresa fiumana va annoverato il Movimento Ardito che aderì con entusiasmo all’impresa Fiumana e fu di questa una colonna portante. Il tenente colonnello Francesco Lorenzo Pullé inviato dal governo italiano a Fiume per quantificare le forze armate fiumane affermò che gli arditi erano presenti con 2065 uomini (secondi solo ai bersaglieri con 2474) tra cui personaggi importanti quali gli arditi [[Ettore Muti]] e [[Renato Ricci]], [[Mario Carli]]. Nella relazione di [[Gino Coletti]] segretario e promotore della Associazione Nazionale Arditi d’Italia (ANAI) in occasione del congresso dell’Anai del 13 marzo 1921 (pubblicata nell’opuscolo “Due Anni di passione Ardita” 1919-1921 a cura della Libreria Editrice de l’Ardito - Milano) diceva, a proposito del comportamento dell’Associazione verso l’impresa di Fiume: “Sarà bene mi soffermi per dire quanto è stato fatto dall’Associazione Arditi per l’impresa di Fiume. Essa ha dato i migliori legionari dei quali molti sono caduti durante le cinque giornate. Per la sede di Milano sono passati e sono stati sussidiati (viaggi, diaria, viatici, ecc.) oltre duemila legionari per i quali è stata spesa la somma di L.
Ad accrescere il peso simbolico della "sinistra" legionaria, la collaborazione tra D'Annunzio e [[Alceste de Ambris]], che nel gennaio 1920 fu chiamato a fianco del poeta come "capo di gabinetto politico": la loro collaborazione portò alla redazione della [[Carta del Carnaro]] e alla costituzione di una vasta rete di sostenitori in Italia.<ref>da ''La Conquista'', presente in Claudia Salaris ''Alla festa della rivoluzione'' Il Mulino, Bologna</ref>
Il mito di D'Annunzio si fondava sul suo grande carisma, dando origine a leggende circa la sua popolarità. Alcuni seguaci e simpatizzanti sostennero che lo stesso [[Lenin]], contestando l'inattività del Partito Socialista Italiano, definì D'Annunzio come uno degli uomini in grado di realizzare la [[rivoluzione]] in [[Italia]].<ref>"Voi socialisti non siete rivoluzionari. In Italia ci sono soltanto tre uomini che possono fare la rivoluzione: Mussolini, D'Annunzio e Marinetti". Cfr. E. Settimelli ''Mille giudizi di statisti'', Erre, Milano e cfr. A. Schiavo ''Futurismo e Fascismo'', Volpe, Roma, 1981</ref><ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 247: "Lo stesso Bombacci nel dicembre 1920 affermò che "il movimento dannunziano è perfettamente e profondamente rivoluzionario. Lo ha detto anche Lenin al Congresso di Mosca". In effetti sembra che Lenin avesse definito D'Annunzio "l'unico rivoluzionario in Italia", ma per bollare l'inettitudine dei socialisti, più che per lodarlo".</ref> L'aneddoto, riportato da alcuni socialisti dissidenti tra cui [[Nicola Bombacci]], non è mai stato confermato, né risultano prese di posizione ufficiali del governo sovietico a favore di D'Annunzio.
Lo storico Roberto Vivarelli, indica nell'Impresa di Fiume una svolta decisiva del processo di decadimento e di crisi dello [[Stato liberale]]. L'impresa contribuì a rendere pubblica ed esasperatamente chiara la realtà di uno Stato debole oberato da interessi di parte e spesso corrotto. In questo contesto Mussolini, appoggiò la ''sortita'' di D'Annunzio e ne sfruttò il ''momento propizio''. Mussolini comprendeva l'intuito di D'Annunzio: l'impresa era la grande occasione per restituire all'Italia quella unità che il patto di [[Londra]] le aveva sottratto.<ref>{{cita web|url=https://www.worldcat.org/title/dopoguerra-in-italia-e-lavvento-del-fascismo-1918-1922-1-dalla-fine-della-guerra-allimpresa-di-fiume/oclc/490852341|titolo=Il dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo (1918-1922) – 1: Dalla fine della guerra all'impresa di Fiume (Book, 1967)|editore=worldcat.org|accesso=22 marzo 2014}}</ref>
Il fascismo fu influenzato per molti aspetti dall'esperienza fiumana: oltre ai riti e ai simboli del combattentismo, assumerà anche i modi di praticare la politica, come l'imposizione di determinati slogan e valori tramite la [[comunicazione di massa]], il culto del capo, la repressione delle opposizioni.
Il prestigio dell'esperienza fiumana rimase intatto durante il fascismo. Dopo il 1938 gli ex legionari fiumani erano tra le categorie che potevano essere risparmiate dalle [[leggi razziali fasciste]].<ref>{{citazione|Art. 14. Il Ministro per l'interno, sulla documentata istanza degli interessati, può, caso per caso, dichiarare non applicabili le disposizioni dell'art 10, nonché dell'art. 13, lett. h):
a) ai componenti le famiglie dei caduti nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola e dei caduti per la causa fascista;
b) a coloro che si trovino in una delle seguenti condizioni:
Riga 196 ⟶ 197:
3. mutilati, invalidi, feriti della causa fascista;
4. iscritti al Partito Nazionale Fascista negli anni 1919-20-21-22 e nel secondo semestre del 1924;
5.
[http://www.romacivica.net/novitch/LeggiRaz/DifRazza.htm Provvedimenti per la difesa della razza italiana DECRETO-LEGGE 17 novembre 1938-XVII, numero 1728] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081212005823/http://www.romacivica.net/novitch/LeggiRaz/DifRazza.htm|data=12 dicembre 2008}}</ref>
=== Il rapporto tra D'Annunzio e Mussolini ===
Il rapporto tra D'Annunzio e Mussolini fu complesso: inizialmente fascisti e fiumani collaborarono attivamente, anche grazie ai fondi raccolti tramite ''[[Il Popolo d'Italia]].'' In un secondo momento, D'Annunzio si indispettì per l'atteggiamento dimostrato da Mussolini verso il [[trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]].<ref>[http://www.gabrieledannunzio.it/volo_arcangelo.asp ''Il volo dell’arcangelo'' da gabrieledannunzio.it, 1º luglio 2015]</ref><ref>[https://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2013/11/21/news/gabriele-dannunzio-e-il-volo-dellarcangelo-che-cambio-la-storia-rischio-di-perdere-la-vita-si-penso-ad-un-attentato-in-realta-fu-spinto-da-una-signora-importunata-915808/]</ref>
===La posizione di Gramsci===
In un articolo dell'ottobre 1919, [[Antonio Gramsci|Gramsci]] valutò l'impresa di Fiume come un sintomo di quel processo di disfacimento che (secondo lui) stava in quel periodo gravemente indebolendo lo Stato italiano; Gramsci, infatti, interpretava la fondazione della repubblica fiumana come una iniziativa di tipo secessionista nei confronti del Regno d'Italia; per Gramsci, il fatto che un avventuriero come D'Annunzio avesse potuto sfidare in armi l'autorità del governo era un segnale significativo della incapacità della borghesia italiana a conservare integro lo Stato unitario; nella visione gramsciana, solamente il proletariato avrebbe potuto, soppiantando per via rivoluzionaria la borghesia come classe dominante, impedire la disgregazione definitiva dello Stato.<ref>Antonio Gramsci, ''L'unità nazionale'' (articolo non firmato) in "L'Ordine Nuovo", anno I, n. 20, 4 ottobre 1919.</ref>
In un successivo articolo del gennaio 1921, Gramsci riaffermò la sua interpretazione della impresa di Fiume come "clamorosa prova delle condizioni di debolezza, di prostrazione, di incapacità funzionale dello Stato borghese italiano [...] in completo sfacelo"; osservò tuttavia che il Partito socialista non aveva saputo approfittare di tale situazione di debolezza dello Stato capitalistico (situazione che ora Gramsci riconosceva come temporanea) per rafforzare a fini rivoluzionari le posizioni del proletariato; Gramsci concludeva che la liquidazione della repubblica di Fiume compiuta da Giolitti aveva oggettivamente rafforzato lo Stato borghese e, di conseguenza, aveva indebolito politicamente la classe operaia.<ref>Antonio Gramsci, ''Fiume'' (articolo non firmato) in "L'Ordine Nuovo", 11 gennaio 1921; ora in Antonio Gramsci, ''Socialismo e fascismo. L'Ordine Nuovo 1921-1922'', Einaudi, Torino 1978 (settima edizione), pp. 34-6.</ref>
In un articolo dello stesso periodo, Gramsci condanna duramente il "cinismo [...] triviale" del governo Giolitti, il quale, durante l'impresa di Fiume, aveva dipinto nella sua propaganda con i colori più foschi D'Annunzio e i suoi legionari, indicati alla pubblica esecrazione come saccheggiatori e nemici della patria; ma
Occorre aggiungere che nei primi mesi del 1921, quando l'offensiva violenta dello [[squadrismo]] era ormai pienamente dispiegata, Gramsci intravide una possibilità di approfittare tatticamente del dissidio in quel periodo esistente fra D'Annunzio e Mussolini, e di tentare un accordo con i legionari fiumani per formare una coalizione armata contro i fascisti; tale tentativo si concretizzò nell'aprile 1921 in un viaggio di Gramsci a [[Gardone Riviera]] per incontrare D'Annunzio; ma tale incontro (di cui si era fatto mediatore un legionario che frequentava la redazione de "L'Ordine Nuovo") non ebbe mai luogo.<ref>[[Paolo Spriano]], ''Storia del Partito comunista italiano. I. Da Bordiga a Gramsci'', Einaudi, Torino 1967, pp 133-4.</ref>
== Note ==
Riga 219 ⟶ 221:
*{{cita libro|autore=[[Paolo Alatri]]|titolo=Nitti, D’Annunzio e la questione adriatica|editore=[[Feltrinelli]]|città=Milano|anno=1959|p=|isbn=|cid=Alatri 1959}}
*{{cita libro|autore=Paolo Alatri|titolo=Scritti politici di Gabriele D’Annunzio|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=1980|p=|isbn=|cid=Alatri 1980}}
*[[Ernesto Cabruna]]
*{{cita libro|autore=[[Marina Cattaruzza]]|titolo=L’Italia e il confine orientale|editore=[[Il Mulino]]|città=[[Bologna]]|anno=2007|p=|isbn=|cid=Cattaruzza 2007}}
*{{cita libro|autore=[[Renzo De Felice]]|titolo=D'Annunzio politico (1918-1928)|editore=[[Editori Laterza]]|città=[[Bari]]|anno=1978|p=|isbn=|cid=De Felice 1978}}
Riga 241 ⟶ 243:
=== Narrativa ===
*{{cita libro|autore=[[Alessandro Barbero]]|titolo=[[Poeta al comando]]|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]|città=Milano|anno=2003|p=|isbn=|cid=Barbero 2003}}
*{{cita libro|autore=[[Giulio Leoni]]|titolo=[[E trentuno con la morte...]]|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]|città=Milano|anno=2003|p=|isbn=|cid=Leoni 2003}}
*{{cita libro|autore=Gabriele Marconi|titolo=Le stelle danzanti|editore=[[Vallecchi]]|città=Firenze|anno=2009|p=|isbn=|cid=Marconi 2009}}
*{{cita libro|autore=[[Antonella Sbuelz]]|titolo=Greta Vidal|editore=[[Frassinelli]]|città=Segrate|anno=2009|p=|isbn=|cid=Sbuelz 2009}}
=== Filmografia ===
*''[[Fiume o morte!]]'', docu-film di [[Igor Bezinović]], Croazia, 2025
== Voci correlate ==
|