Caduta dell'Impero romano d'Occidente: differenze tra le versioni

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Se la prima "crisi" provocata dagli Unni portò solo i Visigoti a penetrare e a ottenere uno stanziamento permanente nell'Impero, lo spostamento degli Unni dal nord del Mar Nero alla grande pianura ungherese, avvenuta agli inizi del V secolo, portò a una "crisi" ben più grave: tra il 405 e il 408 l'Impero fu invaso dagli Unni di Uldino, dai Goti di Radagaiso (405) e da Vandali, Alani, Svevi (406) e Burgundi (409), spinti all'interno dell'Impero dalla migrazione unna. Se i Goti di Radagaiso (che invasero l'Italia) e gli Unni di Uldino (che colpirono l'Impero d'Oriente) furono respinti, non fu lo stesso per gli [[attraversamento del Reno|invasori del fiume Reno del 406]].
 
In quell'anno, un numero mai visto prima di tribù barbariche approfittò del gelo per attraversare in massa la superficie ghiacciata del [[Reno]]: [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Vandali]], [[Suebi|Svevi]], [[Alani]] e [[Burgundi]] sciamarono [[Attraversamento del Reno|attraverso il fiume]], incontrando una debole resistenza a ''[[Battaglia di Magonza|Moguntiacum]]'' ([[Magonza]]) e a [[Treviri]], che furono messe a sacco.<ref>Grant, ''The History of Rome'', p. 324</ref> Le porte per la completa invasione della [[Gallia]] erano aperte. Nonostante questo grave pericolo, o forse proprio a causa di esso, l'Impero romano continuò a essere dilaniato da lotte intestine, in una delle quali Stilicone, principale difensore di Roma in quel periodo, fu [[Pena di morte|messo a morte]].<ref name="historyP327">Grant, ''The History of Rome'', p. 327</ref> Fu in un questo clima tormentato che, nonostante i rovesci subiti, Alarico tornò in Italia nel [[408]], riuscendo a mettere a segno il [[Sacco di Roma (410)|sacco di Roma]] due anni più tardi.<ref>{{cita|Matyszak|p. 267}}.</ref><ref>{{cita|Gibbon|p. 589}}.</ref><ref name=autogenerato1>Giordane, 156</ref> A quella data già da alcuni anni la capitale imperiale si era trasferita da Milano a [[Ravenna]],<ref>{{cita|Gibbon|p. 587}}.</ref> ma qualche storico candida il [[410]] quale possibile data per la caduta dell'impero romano.<ref>Wood, ''In Search of the First Civilizations'', p. 177</ref>.
 
Privato di molte delle sue precedenti [[provincia romana|province]], con un'impronta germanica sempre più spiccata, l'Impero romano degli anni successivi al 410 aveva davvero poco in comune con quello dei secoli precedenti. Nel 410 la [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] era ormai quasi del tutto sguarnita di truppe romane<ref>{{cita|Gibbon|p. 560}}.</ref><ref>Churchill, ''A History of the English-Speaking Peoples'', p. 16</ref> e già nel [[425]] non faceva ormai più parte dell'Impero, invasa com'era da [[Angli]], [[Sassoni]], [[Pitti (popolo)|Pitti]] e [[Scoti]].<ref name="historyofwarsB3P1C2"/> Gran parte dell'[[Europa occidentale]] era ormai messa alle strette "''da ogni genere di calamità e disastri''",<ref>Churchill, ''A History of the English-Speaking Peoples'', p. 17</ref> e alla fine venne divisa fra i [[Regni romano-barbarici]] dei [[Vandali]] in Africa, degli [[Suebi|Svevi]] nella Spagna nord occidentale, dei [[Visigoti]] in Spagna e nella Gallia meridionale, dei [[Burgundi]] tra la Svizzera e la Francia e dei [[Franchi]] nella Gallia settentrionale.<ref name="stormingP187">Santosuosso, ''Storming the Heavens'', p. 187</ref> Non si trattò, comunque, di una catastrofe subitanea, ma piuttosto di un lungo trapasso: infatti gli eserciti-popoli barbarici si insediarono nelle loro terre chiedendo però l'approvazione formale dell'imperatore d'Oriente, se non di quello d'Occidente.