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[[File:Légended'Durupt - Henri III poussant du pied le cadavre du duc de Guise.jpg|thumb|[[Enrico III di Francia|Enrico III]] osserva il cadavere di [[Enrico di Guisa]]]]
I '''monarcomachi''' (dal [[Lingua greca antica|greco]] ''μόναρχος'', monarca e ''μάχομαι'', combattere) furono quegli scrittori politici che tra la seconda metà del [[XVIIIXVI secolo|XVI]] e i primi decenni del [[XVII secolo]] si opposero alla trasformazione dell'impianto [[monarchia|monarchico]] in senso [[Assolutismo monarchico|assolutistico]] e sostennero il diritto del popolo alla ribellione (fino alla messa a morte del monarca) contro quei [[Sovrano|sovrani]] che angariavanovessavano la vita spirituale dei [[Cittadinanza (diritto)|sudditi]], conculcando i diritti religiosi dei liberi fedeli.
{{citazione|Ma benché in tali disposizioni [Publicola] si fosse dimostrato popolare e moderato legislatore, per i reati particolarmente gravi stabilì pene esagerate. Promulgò una legge per cui si poteva uccidere senza processo [senza il ricorso alla ''[[provocatio ad populum]]''] chiunque aspirasse alla tirannide: il suo uccisore non rispondeva dell'omicidio se era in grado di fornire prove del reato dell'ucciso. Poiché essendo impossibile che chi tenta tali cose possa farlo di nascosto, e altrettanto impossibile che chi non si nasconde diventi così formidabile da non poter più essere chiamato in giudizio, [Publicola] concesse in questo caso a chi ne avesse l'autorità di anticipare contro il reo quella sentenza che la natura stessa del reato rendeva ineseguibile più tardi.|[[Plutarco]], [[Vite parallele]], [[Solone]] e [[Publio Valerio Publicola|Publicola]], XII, 1-2<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=8esKAQAAIAAJ&pg=PA225&dq=plutarco+publicola&hl=it&sa=X&ei=J-G8T4S8DYbj4QTwm8lz&ved=0CEgQ6AEwAw#v=onepage&q=plutarco%20publicola&f=false|titolo=Le vite parallele di Plutarco, Volume 1|accesso=23 maggio 2012}}</ref>}}
I '''monarcomachi''' (dal [[Lingua greca antica|greco]] ''μόναρχος'', monarca e ''μάχομαι'', combattere) furono quegli scrittori politici che tra la seconda metà del [[XVIII secolo|XVI]] e i primi decenni del [[XVII secolo]] si opposero alla trasformazione dell'impianto [[monarchia|monarchico]] in senso [[Assolutismo monarchico|assolutistico]] e sostennero il diritto del popolo alla ribellione (fino alla messa a morte del monarca) contro quei [[Sovrano|sovrani]] che angariavano la vita spirituale dei [[Cittadinanza (diritto)|sudditi]], conculcando i diritti religiosi dei liberi fedeli.
 
==Utilizzo del termine==
Il termine "''monarcomaco''" fu introdotto dal [[giurista]] [[Scozia|scozzese]] [[William Barclay]] nel trattato ''De regno et regali potestate'' ([[1600]]). L'attività dei monarcomachi si esplicò durante l'epoca delle [[guerre di religione francesi]] nella seconda metà del XVI secolo.
 
La [[Pamphlet|libellistica]] monarcomaca si pone anche all'origine delle teorizzazioni sul [[contratto sociale|contrattualismo]], la [[Principio di sovranità popolare|sovranità popolare]] e il [[giusnaturalismo]]. L'idea del tirannicidio era già stata teorizzata da [[Giovanni di Salisbury]] che nel ''Policraticus'' (1159) sostiene, seppur in maniera ambigua e non senza ripensamenti, la legittimità della ribellione contro gli abusi del monarca.<blockquote>"Porro tyrannum occidere non modo licitum est sed aequum et iustum. Qui gladium accipit, gladio dignus est interire"</blockquote><blockquote>"Inoltre, l'uccisione di un tiranno non è solo un atto lecito, bensì auspicabile e giusto. Chi si impossessa (illegittimamente) della spada, è degno di perire per questa"</blockquote>
== I precedenti antichi ==
Già nell'[[Antichità classica|antichità]] l'idea dell'uccisione del tiranno era presente nel mondo romano in [[età repubblicana]]. [[Plutarco]] cita dei provvedimenti adottati da [[Publio Valerio Publicola|Publicola]] per contrastare l'ascesa della [[monarchia]], teorizzando la giustezza del [[regicidio]]:
{{citazione|Ma benché in tali disposizioni [Publicola] si fosse dimostrato popolare e moderato legislatore, per i reati particolarmente gravi stabilì pene esagerate. Promulgò una legge per cui si poteva uccidere senza processo [senza il ricorso alla ''[[provocatio ad populum]]''] chiunque aspirasse alla tirannide: il suo uccisore non rispondeva dell'omicidio se era in grado di fornire prove del reato dell'ucciso. Poiché essendo impossibile che chi tenta tali cose possa farlo di nascosto, e altrettanto impossibile che chi non si nasconde diventi così formidabile da non poter più essere chiamato in giudizio, [Publicola] concesse in questo caso a chi ne avesse l'autorità di anticipare contro il reo quella sentenza che la natura stessa del reato rendeva ineseguibile più tardi.|[[Plutarco]], [[Vite parallele]], [[Solone]] e [[Publio Valerio Publicola|Publicola]], XII, 1-2<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=8esKAQAAIAAJ&pg=PA225&dq=plutarco+publicola&hl=it&sa=X&ei=J-G8T4S8DYbj4QTwm8lz&ved=0CEgQ6AEwAw#v=onepage&q=plutarco%20publicola&f=false|titolo=Le vite parallele di Plutarco, Volume 1|accesso=23 maggio 2012}}</ref>}}
Quest'idea sarà recuperata nel medioevo e troverà una prima teorizzazione in [[Giovanni di Salisbury]]. Egli nel ''[[Policraticus]]''<ref>il Policraticus fu scritto prima della morte di [[Tommaso Becket|Becket]] e l'intento non fu quello di vendicarlo, bensì di ammonire lui ed il sovrano ([[Enrico II d'Inghilterra|Enrico II]]) dai rischi della loro condotta.</ref> ([[1159]]) sostiene, seppur in maniera ambigua e non senza ripensamenti, la legittimità della ribellione contro gli abusi del monarca:
{{citazione|Inoltre, l'uccisione di un tiranno non è solo un atto lecito, bensì auspicabile e giusto. Chi si impossessa (illegittimamente) della spada, è degno di perire per questa.|[[Giovanni di Salisbury]], ''Policraticus''|Porro tyrannum occidere non modo licitum est sed aequum et iustum. Qui gladium accipit, gladio dignus est interire.|lingua=la}}
 
== Le teorie monarcomache ==
Le teorie furono accolte tanto in seno al [[protestantesimo]] (sostenute da personalità come [[George Buchanan (umanista)|George Buchanan]] e [[CharlottePhilippe Duplessis-Mornay]], autore insieme a [[Hubert Languet]], secondo teorie non del tutto accertate, delle ''[[Vindiciae contra tyrannos]]'' del [[1579]]), quanto in seno al [[chiesa cattolica|cattolicesimo]] come diritto alla difesa dell'ortodossia contro il prevalere di confessioni ritenute eretiche o ostili (difese dai [[Compagnia di Gesù|gesuiti]] [[spagnoli]] [[Juan de Mariana]] e [[Francisco Suárez]], autori rispettivamente del ''De rege et regiregis institutione'' ([[1598]]) e del ''Tractatus de Legibus ac de Deo legislatore'' ([[1612]]) e dal [[cardinale]] [[Roberto Bellarmino]]). Altri monarcomachi protestanti furono [[François Hotman]] (autore di ''Francogallia'' del [[1573]] in cui, sulla base di una analisi della storia istituzionale della [[Sovrani di Francia|monarchia francese]], accusava l'autorità persecutrice dei re e invocava il primato dell'"assemblea popolare" contro gli abusi dei sovrani), [[Teodoro di Beza]], autore del trattato ''Du droit des magistrats sur leurs sujets'' ([[1575]]), [[Odet de La Noue]], [[Johannes Althusius]] e il [[riformismo|riformatore]] scozzese [[John Knox]].
 
I monarcomachi ritenevano che ogni regime politico dovesse fondarsi sul consenso del popolo, quandanche il potere del sovrano (prerogativa popolare trasferita pro tempore al sovrano) dipendesse dal volere di [[Dio]]<ref>Simonutti, Luisa, ''Contro la servitù delle coscienze. Assolutisti e monarcomachi di fronte alla tolleranza nella Francia d'Ancien régime'', Scienza e politica. N. 21, 1999, Bologna : CLUEB, 1999.</ref>. Il patto intervenuto in origine fra re e popolo sanciva la subalternità del monarca alla legge (e non poteva essere ammessa la subordinazione della legge al monarca). EmandandoEmanando ogni potere da Dio, la stessa rivolta e il medesimo tirannicidio venivano giustificati dal patrocinio divino. Nel 1575 Teodoro di Bèze, che subentrò a [[Giovanni Calvino|Calvino]] come capo della [[Protestantesimo|chiesa protestante]] [[Ginevra|ginevrina]], che sosteneva l'esistenza di un "contratto" tacito tra re e popolo che obbligherebbe il primo ad agire nel rispetto del secondo, in ''Du droit des Magistrats sur leurs sujets'' giunse a invocare l'idea dell'assassinio ispirato da Dio, dunque lecito, contro quei monarchi divenuti persecutori.<ref name=ref1>{{cita libro|Koenigsberger| H.G., Mosse G.L., Bowler G.Q.| L'Europa del Cinquecento | [[2004]] | [[RCS MediaGroup|RCS]] | [[Milano]]}} pp. 407-411</ref> Un opuscolo anonimo del [[1578]] affermava che legittimo era il diritto del popolo a uccidere il tiranno, che sarebbe stato ottemperato solo da eletti chiamati da Dio stesso.<ref name=ref1/>
 
Le ''[[Vindiciae contra tyrannos]]'' del 1579 affermavano l'esistenza di un doppio patto, tra re e popolo e Dio e l'altro tra popolo e re. In particolare il secondo patto può giustificare il ricorso al tirannicidio. Se un re non attende agli impegni di giustizia contratti col popolo è ritenuta necessaria la sollevazione del popolo e la deposizione del despota da parte dei "guardiani dei patti" (l'istituto monarchico si riduceva, come in Hotman, a incarico magistraturalemagistratuale voluto da Dio a beneficio degli uomini).<ref name=ref1/>
 
Del 1590 è invece uno scritto riconducibile agli ambienti della [[Lega cattolica (Francia)|lega cattolica]] francese]], il ''Justa de reipublicae christianae in reges impios et haereticos auctoritate'', in cui, forse un dissidente [[Inghilterra|inglese]] sosteneva la necessità della fine della monarchia ereditaria e l'elezione popolare dei sovrani scelti dalla [[Chiesa (istituzionecomunità)|Chiesa]]. Il sovrano autore di atti repressivi contro la religione sarebbe dovuto giustamente perire per mano del popolo. Più moderata era invece la posizione di Bellarmino che affermava la deposizione del monarca laddove necessario, fermo restando che vi intervenisse il Papa in persona, ma solo limitatamente ai casi in cui veniva messa in pericolo l'anima dei credenti.
 
== Episodi famosi di tirannicidio ==
[[File:Death-of-Henry4.jpg|thumb|upright=0.8|La scena del [[regicidio]] di [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]] in una [[stampa]] d'epoca.]]
Famoso sostenitore delle teorie monarcomache in campo cattolico fu il monaco [[Jacques Clément]] il quale il 1º agosto [[1589]], a [[Saint-Cloud]] assassinò [[Enrico III di Francia]] per vendicare l'uccisione del capo della fazione cattolica [[Enrico di Guisa]], (responsabile di una sommossa che gli aveva sottratto il controllo di [[Parigi]]), e il cambio di fronte del sovrano passato all'alleanza con il leader dello schieramento protestante [[Enrico IV di Francia]]. Questi gli subentrerà come Enrico IV di Francia dopo la pubblica conversione al cattolicesimo.
 
Lo stesso Enrico IV, il 14 maggio [[1610]], dopo diversi tentativi di assassinio subiti negli anni, venne ucciso a colpi di pugnale da [[François Ravaillac]], un fanatico cattolico [[converso]] [[Foglianti|fogliante]], (il quale temeva che il re intendesse muovere guerra contro le potenze cattoliche) e quindi contro il [[papa Paolo V]], mentre si recava in carrozza all'arsenale della [[Bastiglia (Parigi)|Bastiglia]].<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/francois-ravaillac/ Francois Ravaillac nell’Enciclopedianell'Enciclopedia Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.sapere.it/enciclopedia/Ravaillac,+Fran%C3%A7ois.html Ravaillac, François - Sapere.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Altro famoso caso di "tirannicidio" fu quello di [[Guglielmo I d'Orange]]. (gliGli [[Casa d'Orange-Nassau|Orange]], prima di diventare difensori della causa delle [[Repubblica delle Sette Province Unite|Province Unite]] protestanti, erano stati una famiglia cattolica). Guglielmo I fu ucciso nella sua casa da [[Balthasar Gérard]], sostenitore del cattolico [[Sovrani di Spagna|re di Spagna]] [[Filippo II di Spagna|Filippo II d'Asburgo]], il quale aveva posto sul capo deldell'eretico [[principato di Orange|principe olandese]] una taglia di 25.000 [[corone]].
 
== Note ==
<references/>
 
==Fonti Bibliografia ==
* {{cita libro|Koenigsberger| H.G., Mosse G.L., Bowler G.Q.| L'Europa del Cinquecento | [[2004]] | [[RCS MediaGroup|RCS]] | [[Milano]]}}
* {{cita libro|Rosa| Mario, Verga Marcello| Storia dell'età moderna | [[2011]] | [[Arnoldo Mondadori Editore]] | [[Milano]]}}
*[ {{cita web|url=http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&dizionario=2&id=840 |titolo=Monarcomachi - Dizionario Storico del Diritto Italiano ed Europeo]|accesso=13 novembre 2011|dataarchivio=26 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131026001250/http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&id=840&dizionario=2|urlmorto=sì}}
*[ {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/monarcomaco/ |Monarcomaco - Treccani]}}
*[ {{cita web|http://www.sapere.it/enciclopedia/monarc%C3%B2maco.html |MONARCÒMACO - Sapere.it]}}
 
== Voci correlate ==
* [[Contratto sociale]]
* [[Principio di sovranità popolare]]
* [[Guerre di religione francesi]]
* [[Tirannicidio]]
* [[Giusnaturalismo]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{ThesaurusCollegamenti BNCFesterni}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|politica|filosofia|storia}}
[[Categoria:Filosofia del diritto]]
[[Categoria:Filosofia politica]]