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'''Via Giulia''' è una strada di Roma, importante per motivi storici e architettonici.
 
La strada, il cui progetto fu commissionato da [[Giulio II]] a [[Donato Bramante]], fu una delle prime importanti realizzazioni urbanistiche della Roma papale. La sua apertura rispondeva a tre scopi: la creazione di un'arteria di scorrimento inserita in unaun nuovo sistema di strade sovrapposto al dedalo di vicoli della Roma medievale; l'edificazione di un grande viale circondato da sontuosi edifici per testimoniare la rinnovata grandezza della chiesa; e infine, la fondazione di un nuovo centro amministrativo e bancario vicino al Vaticano, sede dei papi, e lontano dal tradizionale centro cittadino del Campidoglio, dominato dalle famiglie baronali romane avversarie della chiesa.
 
Nonostante l'interruzione del progetto dovuto alla ''[[Pax romana (1511)|Pax Romana]]'' del 1511 e alla morte del papa due anni dopo, la nuova strada divenne da subito uno dei centri principali del Rinascimento a Roma. Numerosi palazzi e chiese furono costruiti dai più importanti architetti dell'epoca, come [[Raffaello Sanzio]] e [[Antonio da Sangallo il Giovane]], i quali spesso scelsero anche di trasferirsi nella via. A questi si affiancarono diverse famiglie nobili, mentre le nazioni europee e le città stato italiane scelsero di costruire le loro chiese nella via o nelle immediate vicinanze.
 
Nel [[Età barocca|periodo barocco]] l'attività edilizia, diretta dai migliori artisti dell'epoca come [[Francesco Borromini]], [[Carlo Maderno]] e [[Pietro da Cortona]], proseguì senza sosta, mentre la strada, indirizzo favorito della nobiltà romana, divenne teatro di tornei, feste e sfilate carnevalesche. In questo periodo i papi e i mecenati privati continuarono ad occuparsi della strada fondando istituti di carità e fornendo acqua potabile alla zona.
 
Dalla metà del 18ºXVIII secolo, lo spostamento del centro della città verso il [[Campo Marzio]] causò la cessazione dell'attività edilizia e l'abbandono della strada da parte della nobiltà. QuestaQuest'ultima venne sostituita da una popolazione artigiana conche vi si trasferì insieme lealle sue botteghe, e Via Giulia assunse quell'aspetto solitario e solenne che l'avrebbe caratterizzata per duecento anni.
 
Dopo un declino di due secoli, a partire dalla metà del Novecento la strada ha vissuto una rinascita, e oraadesso è di nuovo uno degli indirizzi più prestigiosi della città.
== Ubicazione ==
La strada si estende in direzione sud-sudest - nord - nordovest sulla riva sinistra (est) del [[Tevere]], tra Piazza San Vincenzo Pallotti, davanti a [[Ponte Sisto]], e Piazza dell'Oro. È lunga circa un chilometro, e attraversa i [[rioni di Roma|Rioni]] [[Regola (rione di Roma)|Regola]] e [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]].
 
==Denominazioni==
La strada ha preso il nome dal suo committente, [[Papapapa Giulio II]] [[della Rovere]] (r. 1503-1513), che la fece costruire nel 1508.<ref name=bramanteDbi/><ref name=del472>{{Cita|Delli| p. 472}}.</ref> È stata chiamata anche ''Via Magistralis'' ("Strada principale in latino") per la sua importanza<ref name=del472/>, e anche ''Via recta'' ("Via Dritta") per la forma del suo tracciato.<ref name=del473/>
==Storia==
LA Roma, fin dall'alto [[Medioevo]], mentre il cuore politico e rappresentativo della città sembrava essere rimasto sul Campidoglio, l'area dell'antico ''[[Campo Marzio (antichità)|Campus Martius]]'' si sviluppò fin dall'inizio del Medioevo in uno dei quartieri più densamente popolati di(''abitato'').<ref>{{Cita|Visceglia Roma(2003)}}.</ref> Il dedalo di stretti vicoli era attraversato da tre sole anguste strade: la ''Via Papalis'' ("Via Papale"),<ref>Oggi ''Via dei Banchi Nuovi'' - ''via del Governo Vecchio'' - ''piazza di Pasquino'' - ''piazza di S.Pantaleo'' - ''piazza d'Aracoeli'' - ''Campidoglio'' - ''Stradone di S.Giovanni''</ref> la ''Via Peregrinorum'' ("Via dei Pellegrini")<ref>Oggi ''Via dei Banchi Vecchi'' - ''Via del Pellegrino'' - ''Via dei Giubbonari'' </ref> e la ''Via Recta'' ("Via Diritta").<ref>Oggi ''[[via dei Coronari]]''</ref><ref name=tem57>{{Cita|Temple| p. 57}}.</ref> Attraverso queste strade, verso la strettoia di [[Ponte Sant'Angelo]], fin dal [[Medioevo]] si snodavano quasi quotidianamente solenni [[processioni]]. Già nel primo [[Anno Santo]] del 1300, proclamato da [[Papapapa Bonifacio VIII]] (r. 1294-1303), la folla sul ponte verso [[Castel Sant'Angelo]] era così numerosa che, come [[Dante Alighieri]] descrive nella [[Divina Commedia]], si dovette creare una sorta di sistema di traffico bidirezionale per evitare ingorghi o panico.<ref>Dante Aligheri: Inferno, canto XVIII, vv. 28-3-3</ref> Dopo [[Scisma d'occidente|il ritorno]] di [[Papapapa Martino V]] (r. 1417-1431) a Roma nel 1420, le masse di pellegrini aumentarono di nuovo enormemente, soprattutto negli anni del Giubileo. Il 29 Dicembredicembre 1450, l'ultimo giorno dell'Anno Santo, sul ponte scoppiò il panico, cosa che provocò la morte di più di 300 persone.<ref name=gi9038>{{Cita|Gigli (1990) p. 38}}.</ref><ref name=gi9040>{{Cita|Gigli (1990) p. 40}}.</ref>. A seguito della catastrofe del 1450, [[Papapapa Niccolò V]] (r. 1447-1455) ordinò che Ponte Sant'Angelo fosse sgomberato dalle bancarelle e dalle botteghe e furono avviati i primi interventi urbanistici nella zona. Nel 1475, per alleggerire il percorso di pellegrinaggio attraverso il Ponte, [[Papapapa Sisto IV]] (r. 1471-1484) ordinò la ricostruzione del [[Ponte Sisto]], che porta il suo nome, attraverso il [[Tevere]]. [[:File:Ponte Sisto Bauinschrift 1475.jpg|(iscrizione)]], collegando così i ''rioni'' [[Regola (rione di Roma)|Regola]] e [[Trastevere]].<ref name=pie7982>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 82}}.</ref> Contemporaneamente egli dispose il restauro della ''Via Pelegrinorum'' e dell'area intorno a ''[[Campo de' Fiori]]''. [[:File:Via Florea Stadterneuerung.jpg|(iscrizione)]]. Secondo il cronista [[Stefano Infessura]], tuttavia, anche motivazioni strategiche furono decisive ai fini di questi progetti.<ref>Stefano Infessura: ''Diario Rerum Romanorum''; Roma 1890 p. 79 s.: Febbraio 1475</ref> Nel 1497 [[Papapapa Alessandro VI]] (r. 1492-1503) decretò l'ampliamento della ''Via Pelegrinorum''<ref>Iscrizione all'ingresso di Via del Pellegrino: ALEX VI PONT MAX POST INSTAURATAM ADRIANI MOLEM ANGUSTAS ANGUSTAS VRBIS VIAS AMMPLIARI IVSSIT MCCCCCCLXXXXVII (''Alessandro VI. Pont. Max. ha ordinato di allargare le strette vie della città dopo il restauro di Castel Sant'Angelo'')</ref> [[:File:Via del Pellegrino Inschrift Alexander VI.jpg|(Fig.)]] e iniziò il restauro di ''[[Via della Lungara]]'' sulla riva destra del [[Tevere]] da [[Ponte Sisto]] alla [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]].
===Il progetto di Giulio II===
[[File:Inschrift Julius II. Via Curato-Banchi.jpg|thumb|iscrizione di Giulio II, 1512]]
Oltre alla ricostruzione della Basilica di San Pietro, Giulio II fece realizzare molti progetti nell'ambito del rinnovamento urbano di Roma (la ''Renovatio Romae''), compito iniziato quarant'anni prima da suo zio, [[Papapapa Sisto IV]] (r. 1471-1484), nei rioni di [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]], [[Parione]], [[Sant'Eustachio (rione di Roma)|Sant'Eustachio]] e [[Colonna (rione di Roma)|Colonna]].<ref name=cast378>{{Cita|Castagnoli| ppp. 378}}.</ref> Una delle più importanti fu la creazione di due nuovi rettifili a destra e a sinistra del Tevere: Via Giulia, una nuova strada di rappresentanza che attraversava il quartiere più popoloso di Roma, dal [[Ponte Sisto]] al quartiere dei mercanti fiorentini sull'ansa del [[Tevere]],<ref name=pie798>{{Cita|Pietrangeli(1979)| p. 8}}.</ref> e un rettilineo lungo la riva destra del Tevere dalla [[Porta Settimiana]] in [[Trastevere]] all'[[Ospedale di Santo Spirito in Sassia|Ospedale di Santo Spirito]] in [[Borgo (rione di Roma)|Borgo]], la ''[[Via della Lungara]]''.<ref name=cast38081>{{Cita|Castagnoli| pp. 380-381}}.</ref> Entrambe le strade fiancheggiavano il Tevere ed erano strettamente collegate ad esso.<ref name="po19"/> La Lungara quindi, che nelle intenzioni del [[Papapapa]] doveva raggiungere Piazza di [[Santa Maria in Trastevere]] e il [[Porto di Ripa Grande]], aveva il duplice scopo di redistribuire il flusso dei pellegrini verso San Pietro<ref name=cast38081/> e di permettere il trasporto delle merci provenienti dalla [[Via Aurelia]] e dalla [[Via Portuense]] verso il centro della città.<ref name="po19"/>
 
L'idea principale dietro questi interventi era quella di sovrapporre una rete stradale regolare con il baricentro dato dal fiume all'insieme disordinato di edifici che era la Roma medievale; insieme alla nuova [[Borgo Nuovo (Roma)|Via Alessandrina]], appena inaugurata nel Borgo da Alessandro VI, e alla ''Via dei Pettinari'' che collegava il [[Trastevere]] da un lato e il [[Campidoglio]] dall'altro, la Lungara e Via Giulia, che secondo il progetto originario avrebbe dovuto raggiungere anche l'Ospedale di Santo Spirito in [[Borgo (rione di Roma)|Borgo]] grazie al ricostruito ''[[Pons Neronianus]]'',<ref name=del472/><ref name=cast380>{{Cita|Castagnoli|ppp. 380}}.</ref> venivano a creare una struttura quadrangolare regolare nel labirinto di vicoli della città.<ref name="po19"/> Grazie a questi interventi, il centro della città si sarebbe spostato in direzione del Vaticano e di Trastevere, a scapito del [[Palazzo Senatorio]] sul [[Campidoglio]], simbolo del potere della nobiltà romana.<ref name=tem124"po19"/><ref name="po19"tem124/> Questo progetto doveva dunque frenare il potere papale dalla dipendenza delle potenti famiglie nobiliari della città, soprattutto gli [[Orsini]] e i [[Colonna (famiglia)|Colonna]].<ref name=tem124>{{Cita|Temple| p. 124}}.</ref>. Oltre a ciò, questi progetti avevano un obiettivo celebrativo, rafforzando la fama del Pontefice come unificatore dell'Italia e rinnovatore di Roma; infatti nel 1506, dopo la fine della [[peste]], il Papapapa sconfisse rapidamente le potenti famiglie dei [[Baglioni (famiglia)|Baglioni]] e dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]], conquistando [[Perugia]] e [[Bologna]].<ref name="po19">{{Cita|Portoghesi| p. 19}}.</ref> Un'iscrizione lungo la ''Via dei Banchi Nuovi''<ref>''Giulio II p.o.m. che estese il potere di Santa Romana Chiesa e liberò l'Italia. La città di Roma, che assomigliava più a una città conquistata che a una pianificata, abbellita per la gloria dell'Impero''</ref> testimonia questa intenzione.
 
Oltre a possedere una funzione di comunicazione e di rappresentanza, la strada avrebbe dovuto ospitare il nuovo centro amministrativo laico della città.<ref name="po19"/> Un disegno del Bramante scoperto agli Uffizi da [[Luitpold Frommel]] mostra un nuovo grande complesso amministrativo, il ''Palazzo dei Tribunali'', che si affaccia su una piazza di rappresentanza (il ''Foro Iulio'') aperta sulla nuova strada.<ref name="po19"/> Questo foro venne progettato tra il ''Palazzo'' stesso e la vecchia ''[[Cancelliere#Chiesa_cattolicaChiesa cattolica|Cancelleria]]'' (oggi Palazzo Sforza-Cesarini).<ref name=tem6768/> Questo nuovo centro non era lontano dalla [[Camera Apostolica]] (la tesoreria del Papapapa) nel [[Palazzo della Cancelleria]] e dal nuovo [[ Palazzo della Zecca Vecchia|palazzo della Zecca]], eretto dal Bramante ai margini di via dei Banchi Nuovi (strada detta anche ''Canale di Ponte'', ampliata dal Papapapa).<ref name=tem6768>{{Cita|Temple| pp. 67-68}}.</ref> Lungo questa strada si trovavano le abitazioni e gli uffici di commercianti e grandi banchieri italiani ed europei, come gli [[Altoviti]], i Ghinucci, gli [[Acciaiuoli]], i [[Chigi]] e i [[Fugger]].<ref name=cast378/> Furono infatti ricercati e promossi legami economici più stretti con i banchieri toscani, in particolare con [[Agostino Chigi]].<ref name="po19"/><ref name=chigiDbi>{{DBI|nome=Agostino Chigi||nomeurl=agostino-chigi|autore=Francesco Dante|volume=24|anno=1980|accesso=13 Aprileaprile 2020}}</ref><ref name="po19"/>
Intorno al 1508, [[Donato Bramante]], il capomastro costruttore della nuova [[Basilica di San Pietro]], incaricato dal Papa, iniziò gli espropri e le relative demolizioni (il suo soprannome a Roma era ''Mastro ruinante'', dopo le demolizioni da lui effettuate nel cantiere di San Pietro) per creare la nuova strada nel quartiere più densamente popolato e densamente costruito del Campo Marzio.<ref name=bramanteDbi>{{DBI|nome=Donato Bramante|nomeurl=donato-bramante|autore=Arnaldo Bruschi|volume=13|anno=1971|accesso=13 Aprile 2020}}</ref>
 
Intorno al 1508, [[Donato Bramante]], il capomastro costruttore della nuova [[Basilica di San Pietro]], incaricato dal papa, iniziò gli espropri e le relative demolizioni (il suo soprannome a Roma era ''Mastro ruinante'', dopo le demolizioni da lui effettuate nel cantiere di San Pietro) per creare la nuova strada nel quartiere più densamente popolato e densamente costruito del Campo Marzio.<ref name="bramanteDbi">{{DBI|nome=Donato Bramante|nomeurl=donato-bramante|autore=Arnaldo Bruschi|volume=13|anno=1971|accesso=13 aprile 2020}}</ref>
[[Giorgio Vasari]] scrive:
 
{{quote|Si[[Giorgio risolvéVasari]] il Papa di mettere in strada Giulia, da Bramante indrizzata, tutti gli uffici e le ragioni di Roma in un luogo, per la commodità ch’a i negoziatori averia recato nelle faccende, essendo continuamente fino allora state molto scomode.}}scrive:<ref name=vasBra>Giorgio Vasari: Vita di Donato Bramante – 1568</ref>
 
{{citazione|Si risolvé il Papa di mettere in strada Giulia, da Bramante indrizzata, tutti gli uffici e le ragioni di Roma in un luogo, per la commodità ch’a i negoziatori averia recato nelle faccende, essendo continuamente fino allora state molto scomode.}}
Tuttavia, già nel 1511, con l'accordo (la cosiddetta ''Pax Romana'') tra le famiglie Orsini e Colonna, nemiche da secoli, l'intero progetto di via Giulia si arrestò e la costruzione del Palazzo dei Tribunali fu interrotta definitivamente.<ref name=tem124/> A parte qualche resto isolato tra Via del Gonfalone e Vicolo del Cefalo, del palazzo non è rimasto nulla.<ref name=pie52/>
 
Tuttavia, già nel 1511, con l'accordo (la cosiddetta ''[[Pax romana (1511)|Pax Romana]]'') tra le famiglie Orsini e Colonna, nemiche da secoli, l'intero progetto di via Giulia si arrestò e la costruzione del Palazzo dei Tribunali fu interrotta definitivamente.<ref name=tem124/> A parte qualche resto isolato tra Via del Gonfalone e Vicolo del Cefalo, del palazzo non è rimasto nulla.<ref name=pie52/>
===Via Giulia nel 16º e 17º secolo===
 
===Via Giulia nel XVI e XVII secolo===
[[File:G.Vasi - Collegio Ecclesiastico a Ponte Sisto.jpg|thumb|Fontana di Ponte Sisto con l'"Ospizio dei Mendicanti" in una [[incisione]] di [[Giuseppe Vasi]]. (1759)]]
Dopo la morte di [[Giulio II]] nel 1511513, il suo successore, [[Papapapa Leone X]] (r. 1513-1521) della [[Medici|Casa dei Medici]], proseguì i lavori.<ref name=cas382>{{Cita|Castagnoli| p. 382}}.</ref> Soprattutto nella parte settentrionale della strada tra i ruderi incompiuti del Palazzo dei Tribunali e il quartiere delle banche, si svolsero ulteriori attività edilizie, sostenendo così la comunità dei mercanti fiorentini.<ref name=cas382/> In questa zona, importanti artisti, come [[Raffaello]] e [[Antonio da Sangallo il Giovane]], acquistarono appezzamenti di terreno o costruirono imponenti palazzi.<ref name=pie40/><ref name="pie36/><ref" name=pie36/> Dalla [[Chiesa di San Biagio degli Armeni|chiesa di San Biagio]], in direzione sud, la zona cambiava radicalmente: la parte centrale di via Giulia intorno al Monte dei Planca Incoronati era in stato di degrado con edifici poveri, osterie, bordelli e piazze disdicevoli, come ''piazza padella'', demolita alla fine degli anni Trenta del Novecento, luogo di [[duello|duelli]] e accoltellamenti fino alla fine dell'Ottocento.<ref name=del504>{{Cita|Delli| p. 504}}.</ref> La zona compresa tra via del Gonfalone, via delle Carceri, via di Monserrato e il Tevere era uno dei quartieri più malfamati della Roma sin dal medioevo; un manoscritto del 1556 riporta che il quartiere intorno alla chiesa di ''San Niccolò degli Incoronati'', poi demolita, ospitava "....150 case di gente molto semplice, puttane e persone dubbie...".<ref name=arm424>{{Cita|Armellini| p. 424}}.</ref>
Il quartiere intorno alla chiesa di [[Aurea di Ostia|Santa Aurea]], oggi Spirito Santo dei Napoletani, nel Medioevo si chiamava ''Castrum Senense'', perché era abitato principalmente da senesi.<ref name=del473>{{Cita|Delli| p. 473}}</ref> Per questa zona terminale di via Giulia venne elaborato un piano di sviluppo architettonico ben definito, il cui punto di partenza fu la costruzione di [[Palazzo Farnese (Roma)|palazzo Farnese]]. Dalla metà del 16º secolo in poi, l'"Ospizio dei Mendicanti", costruito nel 1586 dall'architetto [[Domenico Fontana]] per ordine di [[Papa Sisto V]] (r. 1585-1590), segnò l'estremità meridionale di Via Giulia.<ref name=pie7976/> L'edificio, concepito per risolvere il problema dell'accattonaggio in città, con una dotazione annuale di 150.000 ''[[Scudo (moneta)|scudi]]'' poteva dare lavoro a 2.000 uomini e donne.<ref name=cas415>{{Cita|Castagnoli| p. 415}}</ref>
 
Il quartiere intorno alla chiesa di [[Aurea di Ostia|Santa Aurea]], oggi Spirito Santo dei Napoletani, nel Medioevo si chiamava ''Castrum Senense'', perché era abitato principalmente da senesi.<ref name="del473">{{Cita|Delli| p. 473}}.</ref> Per questa zona terminale di via Giulia venne elaborato un piano di sviluppo architettonico ben definito, il cui punto di partenza fu la costruzione di [[Palazzo Farnese (Roma)|palazzo Farnese]]. Dalla metà del XVI secolo in poi, l'"Ospizio dei Mendicanti", costruito nel 1586 dall'architetto [[Domenico Fontana]] per ordine di [[papa Sisto V]], segnò l'estremità meridionale di Via Giulia.<ref name="pie7976" /> L'edificio, concepito per risolvere il problema dell'accattonaggio in città, con una dotazione annuale di 150.000 ''[[Scudo (moneta)|scudi]]'' poteva dare lavoro a 2.000 uomini e donne.<ref name="cas415">{{Cita|Castagnoli| p. 415}}.</ref>
All'inizio del 16º secolo era diventato di moda per le varie nazioni europee e le città-stato italiane far costruire le proprie chiese a Roma, le cosiddette "[[Chiese nazionali di Roma|chiese nazionali]]".<ref name=cas392/> I rioni di [[Regola (rione di Roma)|Regola]] e [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]], lungo le strade processionali e percorse dai pellegrini, erano gli indirizzi preferiti a questo scopo. I [[repubblica di Firenze|fiorentini]] (con [[Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (Roma)|San Giovanni]]), i [[repubblica di Siena|senesi]] (con [[Chiesa di Santa Caterina da Siena (Roma)|Santa Caterina]]) e i [[Regno di Napoli|napoletani]] (con [[Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani|Santo Spirito]]), fecero costruire le loro chiese nazionali in via Giulia,<ref name=del473/><ref name=pie16/> mentre le chiese dei [[Bologna|Bolognesi]] ([[Chiesa dei Santi Giovanni Evangelista e Petronio|San Giovanni e Petronio]]), degli spagnoli ([[Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli|Santa Maria in Monserrato]]), degli inglesi ([[Chiesa di San Tommaso di Canterbury (Roma)|San Tommaso di Canterbury]]) e degli svedesi ([[Chiesa di Santa Brigida (Roma)|Santa Brigida]]) si trovavano nelle vicinanze, essendo tutte nel rione della Regola.<ref name=cas392>{{Cita|Castagnoli| p. 392}}</ref>.
 
All'inizio del XVI secolo era diventato di moda per le varie nazioni europee e le città-stato italiane far costruire le proprie chiese a Roma, le cosiddette "[[Chiese nazionali di Roma|chiese nazionali]]".<ref name=cas392/> I rioni di [[Regola (rione di Roma)|Regola]] e [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]], lungo le strade processionali e percorse dai pellegrini, erano gli indirizzi preferiti a questo scopo. I [[repubblica di Firenze|fiorentini]] (con [[Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (Roma)|San Giovanni]]), i [[repubblica di Siena|senesi]] (con [[Chiesa di Santa Caterina da Siena (Roma)|Santa Caterina]]) e i [[Regno di Napoli|napoletani]] (con [[Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani|Santo Spirito]]), fecero costruire le loro chiese nazionali in via Giulia,<ref name=del473/><ref name=pie16/> mentre le chiese dei [[Bologna|Bolognesi]] ([[Chiesa dei Santi Giovanni Evangelista e Petronio|San Giovanni e Petronio]]), degli spagnoli ([[Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli|Santa Maria in Monserrato]]), degli inglesi ([[Chiesa di San Tommaso di Canterbury (Roma)|San Tommaso di Canterbury]]) e degli svedesi ([[Chiesa di Santa Brigida (Roma)|Santa Brigida]]) si trovavano nelle vicinanze, essendo tutte nel rione della Regola.<ref name=cas392>{{Cita|Castagnoli| p. 392}}.</ref>.
Per rifornire il quartiere di sufficiente acqua potabile, [[Papa Paolo V]] (r. 1605-1621) fece portare l'[[Acquedotto dell'Acqua Paola|Acqua Paola]] oltre Tevere attraverso ponte Sisto, e nel 1613 sulla facciata dell'ospizio dei mendicanti e in asse con via Giulia fu costruita una fontana, il [[Fontana di Ponte Sisto|Fontanone di Ponte Sisto]].<ref name=pie7978/> Questa fontana fu demolita nel 1879 e ricostruita nel 1898 sul lato opposto di [[Ponte Sisto]], in quella che oggi è Piazza Trilussa [[:File:Fontana di Ponte Sisto.jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7978/>
 
Per rifornire il quartiere di sufficiente acqua potabile, [[papa Paolo V]] fece portare l'[[Acquedotto dell'Acqua Paola|Acqua Paola]] oltre Tevere attraverso ponte Sisto, e nel 1613 sulla facciata dell'ospizio dei mendicanti e in asse con via Giulia fu costruita una fontana, il [[Fontana di Ponte Sisto|Fontanone di Ponte Sisto]].<ref name=pie7978/> Questa fontana fu demolita nel 1879 e ricostruita nel 1898 sul lato opposto di [[Ponte Sisto]], in quella che oggi è [[Piazza Trilussa]] [[:File:Fontana di Ponte Sisto.jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7978/>
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1645 Antonio Tempesta Via Giulia marked.svg|Via Giulia; Particolare da ''Almae urbis Romae prospectus'' di [[Antonio Tempesta]] (1645)
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Alla fine del 16ºXVI secolo il tracciato di via Giulia era sostanzialmente definito. Le due estremità della strada erano il quartiere dei fiorentini a nord e l'Ospizio dei Mendicanti a sud. Più che un'arteria commerciale, la via era una passeggiata molto frequentata e un luogo di festeggiamenti, processioni (come quella delle ''ammantate'', ragazze senza marito che ricevevano annualmente la loro dote dall'università degli orefici di Sant'Eligio) e corse.<ref name=pie799>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 9}}.</ref><ref name=pie7910/> Nel 1603 Tiberio Ceuli tenne a Palazzo Sacchetti un [[Torneo (medievale)|torneo]].<ref name=doc>{{Cita libro|url=https://archive.org/stream/ldpd_7219594_000/ldpd_7219594_000_djvu.txt|titolo=Documenti del Barocco Romano|p=58 [c440] (1)|accesso=5 marzo 2020|editore=Miscellanea della R. Società Romana di Storia Patria|curatore=J. A. F. Orbaan|anno=1920|città=Roma}}</ref> Nel 1617 il [[Cardinale]] [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]] organizzò un torneo presso l'Oratorio della Compagnia della Morte, al quale invitò, tra gli altri, otto cardinali.<ref name=gig118>{{Cita|Gigli (1958)| p. 118}}.</ref> Durante i mesi estivi la strada era talvolta allagata per il piacere del popolo e della nobiltà.<ref name=pie7910>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 10}}.</ref> Una delle celebrazioni più affascinanti fu organizzata dai [[Famiglia Farnese|Farnese]] nel 1638 in occasione della nascita del [[Delfino di Francia]], il futuro re [[Luigi XIV]] (r. 1643-1715).<ref name=pie7910/> Via Giulia ospitò corse di [[Bufalo mediterraneo italiano|bufali]], sfilate di carri carnascialeschi; si ricorda inoltre l'organizzazione di un [[palio]] di gobbi ignudi durante il [[carnevale]] del 1663.<ref name=pie798/> Durante il carnevale, via Giulia fu teatro anche di diverse feste organizzate appositamente dai fiorentini.<ref name=pie7910/>
Nel periodo [[barocco]], altri importanti progetti edilizi contribuirono a formare il successivo aspetto della strada: il completamento della chiesa di [[San Giovanni dei Fiorentini]],<ref name=pie16/> la costruzione delle ''[[Carceri Nuove (Roma)|Carceri Nuove]]'',<ref name=pie7913/> la nuova edificazione di [[Palazzo Falconieri]]<ref name=pie7944/> e la costruzione delle chiese di Sant'Anna dei Bresciani e [[Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Roma)|Santa Maria del Suffragio]].<ref name=pie56>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 56}}</ref> Nonostante queste opere, il carattere della strada cambiò poco. Nel generale sviluppo urbano di Roma via Giulia venne piuttosto lasciata ai margini.
 
Il 20 agosto 1662, Via Giulia fu il teatro di un episodio che ebbe conseguenze importanti: una rissa nei pressi di ponte Sisto fra soldati pontifici della [[guardia corsa papale]] e soldati francesi al seguito dell'ambasciatore di [[Luigi XIV]] [[Carlo III di Créquy]] ebbe come conseguenza il ritiro dell'ambasciatore da Roma e l'invasione francese di [[Avignone]].<ref name="ce25">{{Cita|Ceccarelli|pp. 25-6}}.</ref> Per evitare conseguenze peggiori, il papa fu costretto a umiliarsi, sciogliendo la guardia corsa ed erigendo una piramide d'infamia.<ref name="ce25"/>
===Lo sviluppo nel 18º e 19º secolo===
Anche nel 18º secolo la Via Giulia rimase principalmente un luogo deputato alle feste: nel 1720 i senesi tennero una splendida festa per celebrare l'elevazione del loro connazionale [[Marc'Antonio Zondadari]] a Gran Maestro dell'[[Sovrano Militare Ordine di Malta|Ordine di Malta]]:<ref name=pie798/> in quell'occasione una macchina di [[fuochi d'artificio]] venne incendiata vicino al Fontanone di Ponte Sisto;<ref name=pie7910/> due [[arco trionfale|archi trionfali]] vennero innalzati sopra la strada, uno a Santo Spirito e l'altro vicino Palazzo Farnese;<ref name=pie798/><ref name=pie7910/> la Fontana del Mascherone versò per il popolo vino al posto dell'acqua.<ref name=pie7910/>
 
Nel periodo [[barocco]], altri importanti progetti edilizi contribuirono a formare il successivo aspetto della strada: il completamento della chiesa di [[San Giovanni dei Fiorentini]],<ref name=pie16/> la costruzione delle ''[[Carceri Nuove (Roma)|Carceri Nuove]]'',<ref name=pie7913/> la nuova edificazione di [[Palazzo Falconieri]]<ref name=pie7944/> e la costruzione delle chiese di [[Chiesa di Sant'Anna dei Bresciani|Sant'Anna dei Bresciani]] e [[Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Roma)|Santa Maria del Suffragio]].<ref name=pie56>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 56}}.</ref> Nonostante queste opere, il carattere della strada cambiò poco. Nel generale sviluppo urbano di Roma via Giulia venne piuttosto lasciata ai margini.
Sotto [[Papa Clemente XI]] (r. 1700-1721) i mendicanti ospitati nell'ospizio omonimo furono trasferiti nel nuovo [[Complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande|ospizio di San Michele a Ripa]].<ref name=pie7980>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 80}}</ref> L'edificio su via Giulia venne allora in parte occupato da ragazze povere non maritate ("zitelle" in [[Romanesco]]), e in parte da una congregazione formata da 100 preti e 20 [[Chierico|chierici]] i quali dovevano pregare per le anime dei sacerdoti defunti.<ref name=pie7980/> A causa di ciò l'edificio si chiamò da allora in poi "Ospizio dei cento preti".<ref name=pie7980/>
 
===Lo sviluppo nel XVIII e XIX secolo===
Nel 19º secolo furono realizzati o restaurati solo pochi nuovi edifici: tra questi il carcere giovanile (Palazzo del Gonfalone) (1825-27), la ristrutturazione dell'Ospizio Armeno accanto alla [[chiesa di San Biagio della Pagnotta]] (1830), la nuova facciata dello Spirito Santo dei Napoletani (1853) e soprattutto il [[Collegio Spagnolo]] (1853). Tuttavia, questo non fermò il declino generale della strada iniziato alla metà del 18º secolo.<ref name=del474>{{Cita|Delli| p. 474}}</ref> La nobiltà abbandonò i palazzi della via per trasferirsi nel nuovo centro della vita urbana, il [[Campo Marzio]], e la strada al loro posto ospitò una popolazione artigiana, assumendo un aspetto solitario e solenne.<ref name=ber332>{{Cita|Bertarelli| p. 332}}</ref>
Anche nel XVIII secolo la Via Giulia rimase principalmente un luogo deputato alle feste: nel 1720 i senesi tennero una splendida festa per celebrare l'elevazione del loro connazionale [[Marc'Antonio Zondadari]] a Gran Maestro dell'[[Sovrano Militare Ordine di Malta|Ordine di Malta]]:<ref name=pie798/> in quell'occasione una macchina di [[fuochi d'artificio]] venne incendiata vicino al Fontanone di Ponte Sisto;<ref name=pie7910/> due [[arco trionfale|archi trionfali]] vennero innalzati sopra la strada, uno a Santo Spirito e l'altro vicino Palazzo Farnese;<ref name=pie798/><ref name=pie7910/> la Fontana del Mascherone versò per il popolo vino al posto dell'acqua.<ref name=pie7910/>
 
Sotto [[papa Clemente XI]] i mendicanti ospitati nell'ospizio omonimo furono trasferiti nel nuovo [[Complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande|ospizio di San Michele a Ripa]].<ref name=pie7980>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 80}}.</ref> L'edificio su via Giulia venne allora in parte occupato da ragazze povere non maritate ("zitelle" in [[romanesco]]), e in parte da una congregazione formata da 100 preti e 20 [[Chierico|chierici]] i quali dovevano pregare per le anime dei sacerdoti defunti.<ref name=pie7980/> A causa di ciò l'edificio si chiamò da allora in poi "Ospizio dei cento preti".<ref name=pie7980/>
 
Nel XIX secolo furono realizzati o restaurati solo pochi nuovi edifici: tra questi il carcere giovanile (Palazzo del Gonfalone) (1825-27), la ristrutturazione dell'Ospizio Armeno accanto alla [[chiesa di San Biagio della Pagnotta]] (1830), la nuova facciata dello Spirito Santo dei Napoletani (1853) e soprattutto il [[Collegio Spagnolo]] (1853). Tuttavia, questo non fermò il declino generale della strada iniziato alla metà del XVIII secolo.<ref name=del474>{{Cita|Delli| p. 474}}.</ref> La nobiltà abbandonò i palazzi della via per trasferirsi nel nuovo centro della vita urbana, il [[Campo Marzio]], e la strada al loro posto ospitò una popolazione artigiana, assumendo un aspetto solitario e solenne.<ref name=ber332>{{Cita|Bertarelli| p. 332}}.</ref>
 
===Via Giulia dal 1870===
Dopo che nel 1870 Roma [[Breccia di porta Pia|divenne la capitale]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], nel 1873 fu iniziata la regolamentazione delle rive del Tevere con la costruzione dei [[lungotevere]], che dal 1888 furono eretti lungo la strada, causando fra l'altro la distruzione della chiesa di Sant'Anna dei Bresciani.<ref name=pie8110>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 10}}.</ref> Oltre a ciò, il Lungotevere tagliò completamente via Giulia dal Tevere. Le facciate che si affacciavano sul fiume con [[logge]] e giardini, come nei Palazzi Medici-Clarelli, Sacchetti, Varese e [[Palazzo Falconieri|Falconieri]], persero il loro scopo. Significative demolizioni di edifici durante il periodo fascista hanno lasciato un ampio vuoto tra via della Barchetta e il vicolo delle Prigioni, che a tutt'oggi è stato solo parzialmente colmato dal nuovo edificio del Liceo Classico Virgilio.<ref name=pie791822>{{Cita|Pietrangeli (1979), pp. 18-22}}.</ref>
 
Significative demolizioni di edifici durante il periodo fascista hanno lasciato un ampio vuoto tra via della Barchetta e il vicolo delle Prigioni, che a tutt'oggi è stato solo parzialmente colmato dal nuovo edificio del Liceo Classico Virgilio.<ref name=pie791822>{{Cita|Pietrangeli (1979), pp. 18-22}}</ref> Oggi la strada è uscita dalla sua lunga fase di decadenza ed è di nuovo uno delle strade più prestigiose della città.<ref name=nyt>{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/2008/06/29/travel/29globe.html|titolo=A Stroll in Rome With a Papal Pedigree-Via Giulia celebrates its 500th birthday this year|autore=Elisabeth Rosenthal|data=29 giugno 2008|accesso=8 marzo 2020|giornale=The New York Times|lingua=en}}</ref><ref name=pie7910/>
Oggi la strada è uscita dalla sua lunga fase di decadenza ed è di nuovo uno delle strade più prestigiose della città.<ref name="pie7910" /><ref name="nyt">{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/2008/06/29/travel/29globe.html|titolo=A Stroll in Rome With a Papal Pedigree-Via Giulia celebrates its 500th birthday this year|autore=Elisabeth Rosenthal|data=29 giugno 2008|accesso=8 marzo 2020|giornale=The New York Times|lingua=en}}</ref> In occasione del 500º anniversario della strada, nel 2008 si sono svolte numerose manifestazioni; alcune chiese e palazzi sono stati restaurati e aperti ai visitatori.<ref name="nyt" />
 
==Passeggiata per Via Giulia==
Via Giulia si estende in direzione nord-nordovest per circa un chilometro, da Piazza San Vincenzo Pallotti sul [[Ponte Sisto]] a Piazza dell'Oro di fronte alla chiesa di [[San Giovanni dei Fiorentini]]. Dalla metà del 16ºXVI secolo in poi, l'"Ospizio dei Mendicanti", costruito nel 1586 da [[Domenico Fontana]] per ordine di Sisto V, segnava l'estremità meridionale della via.<ref name=pie7976>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 76}}.</ref> Nel 1613, sotto Paolo V, una fontana che portava al rione [[Regola (rione di Roma)|Regola]] I'[[Acquedotto Traiano|Acqua Paola]], venne costruita addossata alla sua facciata (vedi incisione di [[Giuseppe Vasi]] sopra).<ref name=pie7978>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 78}}.</ref> Questa fontana fu demolita insieme all'ospizio nel 1879 e ricostruita nel 1898 sul lato opposto di Ponte Sisto sull'attuale [[Piazza Trilussa]] [[:File:Fontana di Ponte Sisto.jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7978/>
[[File:Via Giulia Roma.svg|400px|center|Mappa di via Giulia]]
 
===1 Palazzetto Pateras Pescara (Via Giulia 251)===
[[File:Via Giulia Pal Pateras Pescara (Consulat de France).jpg|thumb|100pxupright=0.5|1 Palazzetto Pateras Pescara]]
Quest'ultimo edificio di via Giulia verso sud fu costruito nel 1924 da [[Marcello Piacentini]] per conto dell'Avvocato Pateras.<ref name=pie7962>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 62}}.</ref> Oggi ospita il Consolato della Repubblica Francese a Roma.<ref name=pie7962/>
===2 Fontana del Mascherone===
[[File:Fontana del Mascherone Via Giulia.jpg|thumb|100pxupright=0.5|2 Fontana del Mascherone]]
La fontana, posta diagonalmente rispetto a [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], fu costruita intorno al 1626, a spese della famiglia [[Farnese]], dasu progetto di [[Carlo Rainaldi]].<ref name=pie7956>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 56}}.</ref> Fin dal 1570 una fontana pubblica, alimentata dall'acquedotto dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Aqua Virgo]]'', era stata prevista in Via Giulia.<ref name=pie7956/> Tuttavia, l'installazione fu possibile solo dopo il prolungamento della condotta dell'acquaAcqua Paola sul [[Ponte Sisto]] nel 1612 ad opera di Paolo V.<ref name=pie7956/><ref name=pie7958>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 58}}.</ref> La fontana è costituita da un antico [[maschera|mascherone]] di marmo su un fondo di [[volute]] anch'esse in marmo, coronato da un [[Fleur-de-lis|giglio]] di metallo, simbolo di casa [[Famiglia Farnese|Farnese]].<ref name="pie7956" /> Essa fu posta contro il muro nel 1903, perdendo gran parte del suo fascino.<ref name="pie7956" /> Nella casa di fronte (in angolo con via del Mascherone) morì nel 1830 il poeta [[Wilhelm Waiblinger]] [[:File:Via Giulia Sterbehaus Wilhelm Waiblinger.jpg|(Fig.)]].<ref>{{Cita web|url=https://pietreparlanti.it/2020/04/13/wilhelm-waiblinger/|titolo=Wilhelm Waiblinger|data=13 aprile 2020|accesso=1º giugno 2020|dataarchivio=30 settembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200930211121/https://pietreparlanti.it/2020/04/13/wilhelm-waiblinger/|urlmorto=sì}}</ref>
<ref name=pie7956/> Essa fu posta contro il muro nel 1903, perdendo gran parte del suo fascino.<ref name=pie7956/> Nella casa di fronte (in angolo con via del Mascherone) morì nel 1830 il poeta [[Wilhelm Waiblinger]] [[:File:Via Giulia Sterbehaus Wilhelm Waiblinger.jpg|(Fig.)]].<ref>{{Cite web|url=https://pietreparlanti.it/2020/04/13/wilhelm-waiblinger/|title=Wilhelm Waiblinger|date=13 Aprile 2020|access-date=1 Giugno 2020}}</ref>
 
===3 Palazzo Farnese (Via Giulia 186)===
{{MainVedi anche|Palazzo Farnese (Roma)}}
[[File:Palazzo Farnese Gartenseite.jpg|thumb|100pxupright=0.5|3 Palazzo Farnese]]
La facciata verso il giardino di questo palazzo, uno dei più importanti di Roma, è orientata verso via Giulia.<ref name=pie7956/> Fu progettata a partire dal 1549 secondo i disegni del [[Jacopo Barozzi da Vignola|Vignola]] e completata da [[Giacomo della Porta]] nel 1589.<ref name=cal213>{{Cita|Callari| p. 213}}.</ref> Il giardino tra la facciata e via Giulia era un tempo adornato dal famoso [[Toro Farnese]] (ora nel [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]]) [[:File:Farnese Bull MAN Napoli Inv6002 n01.jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7956/> Il palazzo è ora sede dell'Ambasciata di Francia in Italia.<ref>{{cita web|url=https://it.ambafrance.org/-Palazzo-Farnese-|titolo=Palazzo Farnese|editore=Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères|accesso=15 maggio 2020|dataarchivio=13 agosto 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200813111553/https://it.ambafrance.org/-Palazzo-Farnese-|urlmorto=sì}}</ref>
 
===3a Camerini Farnesiani (Via Giulia 253-260)===
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Dietro una fila di bassi edifici (i "Camerini Farnesiani") [[:File:Via Giulia 253-260 Palazzetto Farnese.jpg|(Fig.)]], che oggi appartengono all'Ambasciata di Francia, si trovava un piccolo palazzo con giardino, il Palazzetto Farnese, costruito intorno al 1603 dal [[Cardinale]] [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]] come suo [[eremo]] (ritiro religioso),<ref name=pie7954/> e conosciuto anche come ''Eremo del Cardinale''. Questo ritiro privato del Cardinale, decorato da [[affresco|affreschi]] di [[Giovanni Lanfranco]], era accessibile direttamente da Palazzo Farnese attraverso una terrazza e un ponte su via Giulia, l'Arco Farnese.<ref name=pie7954/> L'edificio e il giardino caddero vittima della regolazione del Tevere dopo il 1870.
===4 Arco Farnese===
[[File:Via Giulia Farnesebogen.jpg|thumb|100pxupright=0.5|4 Arco Farnese]]
Il ponte che attraversa via Giulia e la terrazza collegata di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], eretto nel 1603,<ref name=pie7954>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 54}}.</ref> fu utilizzato anche come tribuna da cui, soprattutto durante il [[Carnevale]], si potevano assistere a cortei festivi, giochi e corse di cavalli in via Giulia.
===5 Santa Maria dell'Orazione e Morte===
{{MainVedi anche|Chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte}}
[[:File:Santa Maria dell Orazione e Morte.jpg|(Fig.)]] La chiesa, costruita nel 1575-76, si trova nelle immediate vicinanze di Palazzo Farnese e apparteneva alla Compagnia della Morte, fondata nel 1538.<ref name=pie7948>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 48}}.</ref> Questa confraternita aveva il compito di seppellire i morti recuperati dal fiume o trovati nella [[Campagna romana]]. L'edificio, essendo troppo piccolo, fu demolito nel 1733 e ricostruito da [[Ferdinando Fuga]] nel 1737.<ref name=pie7950>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 50}}.</ref> Il suo ampio cimitero sulle rive del Tevere fu demolito quasi completamente per la costruzione del lungotevere nel 1886.<ref name=pie7948/>
 
===6 Palazzo Falconieri (anche Palazzo Odescalchi Falconieri) (Via Giulia 1)===
{{MainVedi anche|Palazzo Falconieri}}
[[File:Regola - via Giulia palazzo Falconieri facciata 1180066.JPG|thumb|100pxupright=0.5|6 Palazzo Falconieri]]
L'edificio originario, che confina direttamente con la chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte, fu costruito nel 16ºXVI secolo per la nobile famiglia romana dei Ceci.<ref name=bal>{{Cita web|url=http://www.roma.balassiintezet.hu/it/2011-12-16-16-59-37/9-quickmenuhun/|titolo=Il genio di Borromini nei saloni delle feste di casa Falconieri|cognome=Rendina|nome=Claudio|data=11.09. settembre 2011|sito=www.roma.balassiintezet.hu|editore=Istituto Balassi|accesso=16 maggio 2020}}</ref> Venduto dai Ceci nel 1574 alla famiglia [[Odescalchi]] e da quest'ultima nel 1606 alla [[famiglia Farnese]], passò al nobile fiorentino [[Orazio Falconieri]] nel 1638 per 16.000 scudi.<ref name=bal/><ref name=pie7944>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 44}}.</ref><ref name=bal/> Nel 1646/1649 commissionò all'architetto [[Francesco Borromini]] l'ampliamento del palazzo.<ref name=pie7944/> I lati della facciata su via Giulia sono decorati da due [[pilastri]] a forma di grandi erme con petti femminili e teste di falco.<ref name=pie7946>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 46}}.</ref> La facciata sul lato del [[Tevere]] presenta una loggia a tre archi.<ref name=pie7946/> risalente al 1646. Dal 1814 vi abitò il cardinale [[Joseph Fesch]], zio di [[Napoleone Bonaparte]]; questi dal 1815 al 1818 ospitò nel palazzo la sorellastra [[Letizia Ramolino]], madre dell'imperatore.<ref name=pie7946/> Nel 1927 il Regno d'Italia cedette il palazzo al [[Ungheria|Stato Ungherese]], che ne fece la sede dell'[[Accademia d'Ungheria]].<ref name=pie7946/> Oggi il palazzo è sede, oltre che dell'Accademia, del ''Pontificium Institutum Ecclesiasticum Hungaricum in Urbe''.<ref>{{Cita web|url=http://pmi.katolikus.hu/?page_id=130&lang=it|accesso=15 maggio 2020|titolo=Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese}}</ref>
 
===7 Palazzo Baldoca-Muccioli (Via Giulia 167)===
[[:File:Via Giulia Palazzo Baldoca Muccioli.jpg|(Fig.)]]
La storia di questo palazzo è strettamente legata a quella del vicino Palazzo Cisterna.<ref name=pie7940/> Entrambe le proprietà furono acquistate dallo scultore [[Guglielmo della Porta]].<ref name=pie7940/> Lo scultore intorno al 1546 inizio'iniziò a lavorare al servizio di [[Papapapa Paolo III]] (r. 1534-1549), e alla morte di [[Sebastiano del Piombo]] venne nominatore ''custode del piombo'' (cioè [[guardasigilli]]), una carica molto lucrativa.<ref name=dellaPortaGuDbi>{{DBI|nome-url=guglielmo-della-porta|nome=DELLA PORTA, Guglielmo|autore=Carrol Brentano|volume=37|anno=1989|accesso=16 Maggio 2020}}</ref> Anche l'edificio fu probabilmente costruito da lui. Lo scultore cedette l'edificio alla famiglia Baldoca e poi ai Muccioli. All'inizio del 20ºXX secolo il palazzo era la residenza dell'ambasciatore inglese a Roma, Lord Rennel of Rodd, che lo acquistò e lo fece restaurare nel 1928.<ref name=pie7940/>
 
===8 Palazzo Cisterna (Via Giulia 163)===
[[:File:Palazzo Cisterna (Rom).jpg|(Fig.)]]
Il Palazzo Cisterna fu costruito da [[Guglielmo della Porta]] e servì come sua residenza.<ref name=pie7940/> Sopra l'[[architrave]] delle finestre del primo piano si legge l'iscrizione '''FRANCISCVS TANCREDA ET GVILELMVS D(ella) P(orta) ME(ediolanensis) - S(culptor) CI(vis) RO(manus)''' [[:File:Palazzo Cisterna (Roma).jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7940/> Da una lettera ad un amico, sembra che il palazzo sia stato completato nel 1575. All'inizio del 1600 i missionari spagnoli acquistarono il palazzo, che vendettero alla famiglia Cisterna all'inizio del 20ºXX secolo.<ref name=pie7940/> Nella seconda metà del 20ºXX secolo fu venduto alla famiglia Ducci.<ref>{{Cita web|url=http://www.fondazioneducci.org/it/sedi/|titolo=Fondazione Ducci - Sedi - Il Palazzo Cisterna|accesso=16 maggio 2020}}</ref>
 
===9 Santa Caterina da Siena in Via Giulia===
{{MainVedi anche|Chiesa di Santa Caterina da Siena (Roma)}}
[[File:Regola - S. Caterina da Siena.JPG|thumb|100pxupright=0.5|9 Santa Caterina da Siena]] La storia di questa chiesa è strettamente legata alla storia della confraternita dei Senesi.<ref name=pie7936>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 36}}.</ref> Una comunità di mercanti, banchieri e artigiani senesi viveva nel quartiere della futura via Giulia, dove all'epoca sorgeva il cosiddetto ''castrum Senense'', fin dal 14ºXIV secolo.<ref name=pie7936/> Nel 1519 la Confraternita fu canonicamente eretta da Leone X.<ref name=pie7936/> Nel 1526 essa commissionò a [[Baldassarre Peruzzi]] la costruzione della chiesa in onore dei loro santi, un [[Oratorio (architettura)|oratorio]] e una casa per i chierici.<ref name=pie7936/>
Il finanziamento fu fornito dalla nobiltà senese a Roma, soprattutto dal cardinale [[Giovanni Piccolomini]] e dal banchiere [[Agostino Chigi]]. Essendo in condizioni fatiscenti, fu ricostruito tra il 1766 e il 1768 su progetto di [[Paolo Posi]],<ref name=pie7938>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 38}}.</ref> mentre la decorazione dell'interno fu completata nel 1775.<ref name=pie7938/> L'[[Arciconfraternita]] dei senesi possiede ancora oggi l'edificio.<ref name=pie7940>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 40}}.</ref> In occasione del 500º anniversario della via nel 2008 la pala d'altare di [[Girolamo Genga]] è stata restaurata.<ref>{{Cita web|url=http://www.arciconfraternitasantacaterina.it/Oratorio.html|titolo=L'Oratorio di Santa Caterina da Siena in Via Giulia|accesso=1º giugno 2020|editore=Arciconfraternita Santa Caterina da Siena}}</ref>
 
===10 Palazzo Varese (Via Giulia 14-21)===
[[:File:Via Giulia Palazzo Varese (1).jpg|(Fig.)]] Il palazzo di fronte alla Chiesa dei Senesi fu costruito tra il 1617 e il 1618 da [[Carlo Maderno]] per conto di monsignor Diomede Varese.<ref name=pie7934>{{Cita|Pietrangeli (1979)|p. 34}}.</ref> Nel 1788 monsignor Giuseppe degli Atti Varese, in occasione dell'estinzione della sua famiglia, donò l'edificio alla [[Congregazione per la Dottrina della Fede]].<ref name=pie7934/> Dopo varie modifiche il palazzo è infine entrato in possesso dei [[Mancini (famiglia)|Mancini]].<ref name=pie7936/>.
La facciata è ripartita in due piani superiori e un mezzanino. Al piano terra si apre il portale principale, sopra di esso un balcone su mensoloni, fiancheggiato da tre finestre ciascuna. Attraverso il portale si entra nel cortile con tre ordini di arcate [[:File:Via Giulia Palazzo Varese (2).jpg|(Fig.)]]. Il cortile era originariamente aperto su un giardino sul fiume.
 
===11 Sant'Eligio degli Orefici (Via di Sant'Eligio 9)===
{{MainVedi anche|Chiesa di Sant'Eligio degli Orefici}}
[[File:Sant' Eligio degli Orefici - Außenansicht.jpg|thumb|100pxupright=0.5|11 Sant'Eligio]]
La chiesetta, poco distante da via Giulia, è la chiesa della corporazione degli orefici e argentieri romani.<ref name=pie7930>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 30}}.</ref> È considerata uno degli edifici di [[Raffaello]], anche se è possibile che dopo la morte dell'artista sia stata terminata da [[Baldassarre Peruzzi]].<ref name=pie7932>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 32}}.</ref>
 
===12 Palazzo del Collegio Spagnolo (Via Giulia 151)===
[[File:Via Giulia Collegio Spagnolo.jpg|thumb|100pxupright=0.5|12 Collegio Spagnolo]]
Il ''Palacio de Monserrat'' di [[Antonio Sarti]] e [[Pietro Camporese il Giovane|Pietro Camporese]] fu costruito nel 1862 per volontà della Regina di Spagna [[Isabella II di Spagna|Isabella II]] ed è oggi il Centro Superiore Spagnolo di Studi Ecclesiastici.<ref name=pie7936/><ref name=ba>{{Cita web|url=http://www.30giorni.it/articoli_id_22512_l1.htm|autore=Pina Baglioni|accesso=4 maggio 2020|titolo=Gli Storici di Via Giulia}}</ref> L'Istituto è annesso alla Chiesa Nazionale Spagnola di [[Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli|Santa Maria di Monserrato]], in via di Monserrato, alle sue spalle.<ref name=ba/> Con il completamento di questo complesso edilizio nel 19ºXIX secolo, l'attività edilizia in via Giulia si arrestò.
 
===13 Liceo Statale Virgilio (Via Giulia n. 35 ss.)===
Uno dei più importanti complessi scolastici statali di Roma è stato costruito tra il 1936 e il 1939<ref name=pie7922>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 22}}.</ref> da [[Marcello Piacentini]]. Il complesso edilizio tra via Giulia e il Lungotevere dei Tebaldi comprende la facciata del [[Collegio Ghislieri (Roma)|Collegio Ghislieri]] [[:File:Via Giulia Collegio Ghisleri.jpg|(Fig.)]], progettata da [[Carlo Maderno]] (16ºXVI secolo), e la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani.
 
===14 Palazzo Ricci (Via Giulia 146)===
[[:File:Via Giulia Palazzo Ricci.jpg|(Fig.)]] L'edificio attuale era in origine un insieme di edifici non collegati tra loro, costruiti in tempi diversi, di fronte al [[Collegio Ghislieri (Roma)|Collegio Ghislieri]].<ref name=pie7928>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 28}}.</ref> Il complesso edilizio fu accorpato nel 1634 e nel 1683. La facciata principale, che si affaccia su piazza de' Ricci, mostra resti fortemente sbiaditi di uno [[sgraffito]] di [[Polidoro da Caravaggio]] (XVI secolo). Sul lato rivolto verso via Giulia, una facciata continua ha dato al complesso l'attuale aspetto uniforme. [[:File:Via Giulia Palazzo Ricci.jpg|(Fig.)]].
[[:File:Via Giulia Palazzo Ricci.jpg|(Fig.)]]
L'edificio attuale era in origine un insieme di edifici non collegati tra loro, costruiti in tempi diversi, di fronte al [[Collegio Ghislieri (Roma)|Collegio Ghislieri]].<ref name=pie7928>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 28}}</ref> Il complesso edilizio fu accorpato nel 1634 e nel 1683. La facciata principale, che si affaccia su piazza de'Ricci, mostra resti fortemente sbiaditi di uno [[sgraffito]] di [[Polidoro da Caravaggio]] (16º secolo). Sul lato rivolto verso via Giulia, una facciata continua ha dato al complesso l'attuale aspetto uniforme. [[:File:Via Giulia Palazzo Ricci.jpg|(Fig.)]].
 
===15 Spirito Santo dei Napoletani===
{{MainVedi anche|Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani}}
[[File:Via Giulia Santo Spirito dei Napoletani 1.jpg|thumb|100pxupright=0.5|15 Spirito Santo dei Napoletani]]
Nel catalogo di [[Pio V]] questa chiesa è elencata sotto il nome di ''Santa Aura in strada Iulia''.<ref name=arm423>{{Cita|Armellini| p. 423}}.</ref> Essa era dedicata a [[Aurea di Ostia|Santa Aurea]], la patrona di [[Ostia (Roma)|Ostia]].<ref name=arm423/> Alla chiesa era annesso un convento di suore.<ref name=arm423/> Nel 1439 la chiesa fu restaurata a spese del cardinale [[Guillaume d'Estouteville]].<ref name=arm423/> Nel 1572 il cardinale Inigo d'Avalos fondò nell'edificio fatiscente la ''Confraternita dello Spirito Santo dei Napoletani'', che nel 1574 la acquistò dalle suore.<ref name=pie7924>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 24}}.</ref>
 
Tra il 1619 e il 1650 fu eretto un nuovo edificio, con un progetto di [[Ottavio Mascherino]] e una facciata di [[Cosimo Fanzago]].<ref name=pie7924/> Era dedicato allo Spirito Santo.<ref name=pie7924/> Nei secoli successivi fu più volte ristrutturato, all'inizio del 18º secolo da [[Carlo Fontana]],<ref name=pie7924/> mentre a metà dell'Ottocento la facciata venne rifatta su progetto di Antonio Cipolla (1853).<ref name=pie7926>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 26}}</ref> Era la Chiesa Nazionale del [[Regno delle Due Sicilie]]. L'ultimo [[Regno delle Due Sicilie|Re di Napoli]] [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] e sua moglie [[Maria Sofia di Baviera| Maria Sofia Amalia, duchessa in Baviera]], sono stati sepolti nella chiesa nel 1942.<ref name=pie7926/><ref name=del475>{{Cita|Delli| p. 475}}</ref> Dopo lunghi lavori di restauro, la chiesa è di nuovo aperta al pubblico dal 1986. [[:File:Santo Spirito dei Napoletani (Inneres).jpg|(Fig.)]]
Tra il 1619 e il 1650 fu eretto un nuovo edificio, con un progetto di [[Ottavio Mascherino]] e una facciata di [[Cosimo Fanzago]].<ref name="pie7924" /> Era dedicato allo Spirito Santo.<ref name="pie7924" /> Nei secoli successivi fu più volte ristrutturato, all'inizio del XVIII secolo da [[Carlo Fontana]],<ref name="pie7924" /> mentre a metà dell'Ottocento la facciata venne rifatta su progetto di Antonio Cipolla (1853).<ref name="pie7926">{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 26}}.</ref> Era la Chiesa Nazionale del [[Regno delle Due Sicilie]]. L'ultimo [[Regno delle Due Sicilie|Re di Napoli]] [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] e sua moglie [[Maria Sofia di Baviera|Maria Sofia Amalia, duchessa in Baviera]], sono stati sepolti nella chiesa nel 1942.<ref name="pie7926" /><ref name="del475">{{Cita|Delli| p. 475}}.</ref> Dopo lunghi lavori di restauro, la chiesa è di nuovo aperta al pubblico dal 1986. [[:File:Santo Spirito dei Napoletani (Inneres).jpg|(Fig.)]]
 
===16 San Filippo Neri in Via Giulia===
{{MainVedi anche|Chiesa di San Filippo Neri (Roma)}}
[[:File:Via Giulia Oratorio San Filippo Neri.jpg|(Fig.)]] La chiesetta di fronte alle [[Carceri Nuove (Roma)|Carceri Nuove]] fu donata da un guantaio fiorentino, Rutilio Brandi, intorno al 1600, ed era originariamente dedicata a [[San Trofimo]].<ref name=pie7916>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 16}}.</ref> Ad essa egli collegò una residenza per ragazze non sposate (''zitelle'') e un ospedale per sacerdoti malati.<ref name=pie7918>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 18}}.</ref> Dal momento che la residenza era intitolata a [[San Filippo Neri]], dopo qualche tempo anche la chiesa cambiò la sua dedica in San Filippo.<ref name=arm422>{{cita|Armellini|p. 422}}.</ref> Nel 1728 [[Filippo Raguzzini]] restaurò la chiesa per conto di [[Papapapa Benedetto XIII]] (r. 1724-1730).<ref name=pie7918/> La chiesa scampò a malapena la distruzione per la costruzione di una grande strada che avrebbe dovuto unire [[Ponte Mazzini]] alla [[Chiesa Nuova (Roma)|Chiesa Nuova]], poi mai realizzata a causa della seconda guerra mondiale.<ref name=pie7918/> Sconsacrato e abbandonato dopo la guerra, l'edificio è stato restaurato nel 2000 ma rimane profano.<ref>{{Cita web|url=https://www.flickr.com/photos/dealvariis/albums/72157619990091265/with/14918292589/|autore=Alvaro de Alvariis|titolo=S. Filippo Neri|sito=flickr.com|accesso=3 aprile 2020}}</ref>
 
===17 Carceri Nuove (Via Giulia 52)===
{{MainVedi anche|Carceri Nuove (Roma)}}
[[File:Via Giulia Carceri Nuove 1.jpg|thumb|100pxupright=0.5|17 Carceri Nuove]]
Dal 1430 l'influente famiglia [[Savelli (famiglia)|Savelli]] aveva il monopolio del funzionamento delle carceri della città, in particolare la famigerata [[Corte Savella]] in via di Monserrato 42. Il disumano sistema penale di Corte Savella spinse [[Papapapa Innocenzo X]] (r. 1644-1655)) a togliere ai Savelli il monopolio sul sistema penale romano. Come segno di una nuova ''Justitia Papalis'', egli fece costruire in via Giulia il nuovo istituto penale, le ''Carceri Nuove'', in sostituzione della Corte Savella, delle [[carceri di Tor di Nona]] e di [[Palazzo del Governatore di Borgo|quelle di Borgo]].<ref name=pie7913>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 13}}.</ref> Questo nuovo carcere fu costruito tra il 1652 e il 1655 dall'architetto [[Antonio Del Grande]].<ref name=pie7913/><ref>Iscrizione sopra il portale: '''IVSTITIAE ET CLEMENTIAE SECVRIORI AC MITIORI REORVM CVSTODIAE NOVVM CARCEREM INNOCENTIVS X PONT. MAX. POSVIT ANNO DOMINI MDCLV''' (''Innocenzo X. P.M. costruì il nuovo carcere nell'anno del Signore 1655, per la giustizia, la clemenza per la custodia sicura e umana dei detenuti'')</ref> Le Carceri Nuove a quel tempo erano considerate un modello di sistema penitenziario umano. L'edificio e la sua destinazione d'uso hanno avuto un'influenza piuttosto negativa sull'immagine della magnifica strada, il che ha portato all'interruzione di ulteriori attività edilizie negli anni successivi, ma anche al mantenimento del carattere [[rinascimento romano|rinascimentale]] della strada.<ref name=pie7910/> L'edificio servì come carcere fino all'apertura di [[Regina Coeli]] a [[Trastevere]].<ref name=pie7914>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 14}}.</ref> nel 1883, più avanti fino al 1931 come carcere giovanile.<ref name=pie7914/> Dal 1931 il palazzo ospitò la sede del ''Centro di Studi Penitenziari'' e una biblioteca specializzata.<ref name=pie7914/> Oggi il palazzol'edificio ospita la ''Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo''.<ref>{{Cita web|url=https://www.indicepa.gov.it/ricerca/n-dettagliouffici.php?prg_ou=1647|titolo=Direzione Nazionale Antimafia|sito=indicepa.gov.it|accesso=1º giugno 2020}}</ref>
 
===17a Palazzo del Gonfalone===
[[File:Via Giulia Carceri Nuove Museo Criminologico.jpg|thumb|100pxupright=0.5|17a Palazzo del Gonfalone]]
L'austero e sobrio edificio, tra il Vicolo della Scimia e via del Gonfalone, non ha ingresso su via Giulia.<ref name=pie64/> Fu costruito tra il 1825 e il 1827 sotto [[Papapapa Leone XII]] (r. 1823-1829), secondo il progetto di [[Giuseppe Valadier]], come carcere giovanile.<ref name=pie64>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 64}}.</ref> Oggi l'edificio ospita il ''[[museo criminologico]]''.<ref name=pie66>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 66}}.</ref>
 
===18 Santa Maria del Suffragio===
{{MainVedi anche|Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Roma)}}
[[File:Via Giulia Santa Maria del Suffragio.jpg|thumb|100pxupright=0.5|18 S.M. del Suffragio]]
Nel 1592 fu fondata la ''Confraternita del Suffragio'' accanto alla [[chiesa di San Biagio della Pagnotta]] con il pio scopo di implorare l'intercessione per le anime del purgatorio.<ref name=pie56/> La Confraternita ricevette l'approvazione di [[Papapapa Clemente VIII]] (r. 1592-1605) nel 1594<ref name=pie56/> e fu elevata al rango di ''Arciconfaternita'Arciconfraternita'' da [[Paolo V]] nel 1620. Grazie a diverse donazioni, nel 1662 l'erezione della chiesa iniziò con un progetto dell'architetto [[Carlo Rainaldi]].<ref name=pie56/> L'edificio fu consacrato nel 1669, e la facciata fu terminata nel 1680.<ref name=pie56/> L'interno della chiesa fu ristrutturato nel 1869; gli affreschi all'interno della chiesa sono - tra gli altri - di [[Cesare Mariani (pittore)|Cesare Mariani]] (''Incoronazione della Vergine'') e [[Giuseppe Bartolomeo Chiari]] (''[[Natività di Maria]]'' e ''Adorazione dei Magi'').<ref name=pie58>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 58}}.</ref>
 
===19 Palazzo dei Tribunali===
[[File:Via Giulia Sofà (Palazzo dei Tribunali) 1.jpg|thumb|100pxupright=0.5|19 Sofà]]
Il progetto più importante previsto da Giulio II per la nuova strada era l'edificio dell'amministrazione centrale, in cui dovevano essere raggruppati gran parte degli importanti uffici e tribunali della città ("tribunali").<ref name=pie50/> L'incarico del Papapapa a [[Donato Bramante]], all'epoca principalmente architetto della nuova [[Basilica di San Pietro]],<ref name=pie50/> fu dato intorno al 1506, e i lavori di costruzione nell'area tra Vicolo del Cefalo e Via del Gonfalone iniziarono prima del 1508,<ref name=pie50/> ma furono interrotti già nel 1511 dopo la ''Pax Romana''.<ref name=tem124/> Con la morte di [[Giulio II]] nel 1513, le attività edilizie furono completamente interrotte. [[Giorgio Vasari]] scrive:
{{quotecitazione|Onde Bramante diede principio al palazzo ch’a San Biagio su ’l Tevere si vede, nel quale è ancora un tempio corinzio non finito, cosa molto rara, et il resto del principio di opera rustica bellissimo che è stato gran danno che una sì onorata et utile e magnifica opra non si sia finita, ché da quelli della professione è tenuto il più bello ordine che si sia visto mai in quel genere.}}<ref name=vasBra/><ref name=pie52/><ref name=pie50>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 50}}.</ref><ref name=pie52/>
Dell'edificio oggi sono visibili solo alcuni resti dei possenti muri perimetrali in [[bugnato]], chiamati ''i sofà di Via Giulia'' dalla popolazione romana. Essi sono situati lungo Via Giulia tra Via del Gonfalone e Vicolo del Cefalo.<ref name=pie52/>
 
===20 San Biagio della Pagnotta (San Biagio degli Armeni)===
{{MainVedi anche|Chiesa di San Biagio degli Armeni}}
[[File:Via Giulia San Biagio della Pagnotta.jpg|thumb|100pxupright=0.5|20 San Biagio]]
Questa antica chiesa, dedicata a [[San Biagio]] di [[Distretto di Sivaslı|Sebaste]], viene già citata nei cataloghi ecclesiastici del Medioevo con il nome di ''San Biagio de Cantu Secuta''.<ref name=pie52>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 52}}.</ref> Il nome "della pagnotta" deriva dalla parola romana ''pagnotta'', che vi venivano distribuiti ai fedeli il 3 febbraio (festa di San Biagio de Cantu Secuta). La chiesa fu annessa ad una delle prime abbazie di Roma.<ref name=pie54>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 54}}.</ref> La chiesa fu annessa ad una delle prime abbazie di Roma.<ref name=pie52/> Un'iscrizione all'interno ricorda la costruzione della chiesa da parte di un abate Dominicus nel 1072.<ref name=arm356>{{Cita|Armellini (1891)| p. 356}}.</ref> Secondo il progetto del Bramante, questa chiesa doveva essere inclusa nella costruzione del Palazzo dei Tribunali. Dal 1539 al 1835 fu una chiesa [[parrocchia]]le.<ref name=pie54/> Nel 1826 [[Papapapa Gregorio XVI]] (r. 1831-1846) assegnò la chiesa alla [[Armeni|comunità armena]] di Santa Maria Egiziaca.<ref name=pie54/> Da allora si chiama anche ''San Biagio degli Armeni''.<ref name=pie52/>
 
===21 Palazzo Ricci-Donarelli (Via Giulia n. 99-105)===
Il palazzo, situato di fronte a Palazzo Sacchetti, era in origine un gruppo di edifici residenziali appartenuti prima alla [[Ricci (famiglia)|famiglia Ricci]] e poi alla famiglia Donarelli.<ref name=pie48>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 48}}.</ref> Il complesso è stato ristrutturato nel 1663, forse da [[Carlo Rainaldi]].<ref name=pie50/>
 
===22 Palazzo Sacchetti (Via Giulia 66)===
{{MainVedi anche|Palazzo Sacchetti}}
[[File:Palazzo Sacchetti Via Giulia (Rom).jpg|thumb|100pxupright=0.5|22 Palazzo Sacchetti]]
[[Antonio da Sangallo il Giovane]] costruì il palazzo su un terreno acquistato nel 1542 dal [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] Vaticano.<ref name=pie40>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 40}}.</ref> La facciata porta ancora lo stemma martellato di Paolo III.<ref name=pie40/> Il figlio Orazio ereditò l'edificio e lo vendette nel 1552 al cardinale [[Giovanni Ricci (cardinale)|Giovanni Ricci]] di [[Montepulciano]], che fece ampliare il palazzo fino alle dimensioni attuali dall'architetto [[Nanni di Baccio Bigio]].<ref name=pie40/> Un'iscrizione<ref>Iscrizione sulla facciata [[:File:Ponte - via Giulia palazzo Sacchetti - domus Antonii Sangalli architecti 1160658.JPG|(Fig.)]]: DOMVS/ANTONII/SANGALLI/ARCHITECTI/MDLIII (casa dell'architetto Antonio Sangallo 1553)</ref> Sulla facciata laterale sul Vicolo del Cefalo si legge che il palazzo fu liberato dal censo nel 1555.[[:File:Via Giulia Palazzo Sacchetti Zensus 1555.jpg|(Fig.)]]<ref name=pie46/> Il palazzo cambiò più volte proprietario.<ref name=pie40/><ref name=pie42>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 42}}.</ref> Nel 1649 fu acquistato dalla famiglia fiorentina dei [[Sacchetti (famiglia)|Sacchetti]], di cui porta ancora il nome.<ref name=pie42/> Il portale d'ingresso in marmo di via Giulia è fiancheggiato su entrambi i lati da tre grandi finestre con [[inferriata|inferriate]], soglia e [[Cornice (architettura)|cornice]] a [[mensola]].<ref name=pie44>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 44}}.</ref> Poi, tra la prima e la seconda metà del seicento fu la residenza della famiglia Acquaviva d'Aragona d'Atri a Roma, tanto che entrò nel lascito del cardinale [[Ottavio Acquaviva d'Aragona (cardinale 1654)|Ottavio Acquaviva]] juniore a favore del nipote [[Francesco Acquaviva d'Aragona|Cardinale Francesco Acquaviva]] d'Aragona, che ricevette il censo in eredità da casa Sacchetti<ref>{{Cita libro|autore=Maria Gemma Paviolo|titolo=I testamenti dei cardinali. Francesco Acquaviva d'Aragona (1665-1725)}}</ref>. Nell'angolo sinistro del palazzo c'è una piccola fontana [[:File:Palazzo Sacchetti Delfinbrunnen.jpg|(Fig.)]] affiancata da [[Cariatide|Cariatidi]] con due delfini inseriti nel muro.<ref name=pie44/> Questo si riferisce ai successivi proprietari, la famiglia Ceuli, il cui stemma è stato martellato.<ref name=pie44/> All'interno spiccano il Salone dei Mappamondi, progettato da [[Francesco Salviati]],<ref name=pie46>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 46}}.</ref> e la sala da pranzo con due [[affresco|affreschi]] di [[Pietro da Cortona]].<ref name=pie46/> La scrittrice [[Ingeborg Bachmann]] visse in questo palazzo nel 1973 morendo all'[[ospedale Sant'Eugenio]] il 17 ottobre 1973.<ref>{{CiteCita booklibro|url=https://books.google.ch/books?id=tid3BQAAQBAJ&pg=PT97&lpg=PT97&dq=ingeborg+bachmann+%22sacchetti%22&source=bl&ots=gkxL3t55HB&sig=ACfU3U3LQYlDTselY-x1xYUrmMeh6UO8AQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi-3q2I_t3pAhWI4IUKHSy5C6sQ6AEwEXoECAkQAQ#v=onepage&q=ingeborg%20bachmann%20%22sacchetti%22&f=false|titletitolo=Ingeborg Bachmann|authorautore=Hans Höller|publishereditore=Rowohlt Verlag GmbH|access-dateaccesso=31 Maggiomaggio 2020|languagelingua=de}}</ref>
 
===23 Palazzo con gli stemmi Farnesianifarnesiani (Via Giulia 93)===
[[File:Via Giulia (Rom);Palast mit den Farnese Wappen.jpg|thumb|100pxupright=0.5|23 Palazzo con gli stemmi Farnesianifarnesiani]]
Il primo proprietario dell'edificio potrebbe essere stato [[Durante Duranti]], amante di [[Costanza Farnese]], o [[Guglielmo della Porta]], che in questo caso sarebbe stato anche l'architetto.<ref name=pie48/> Il palazzo prende il nome dai tre stemmi della famiglia Farnese, che furono aggiunti alla facciata sotto Paolo III.<ref name=pie48/> Al centro del piano superiore si trova lo stemma di [[Paolo III]] con la tiara papale e le chiavi tra due [[unicorni]].<ref name=pie48/> A sinistra lo stemma del cardinale [[Alessandro Farnese il Giovane|Alessandro Farnese]] e a destra lo stemma del fratello [[Ottavio Farnese]] o di [[Pierluigi Farnese]], entrambi [[Ducato di Parma e Piacenza|Duchi di Parma and Piacenza]].<ref name=pie48/>
 
===24 Palazzo Medici Clarelli (Via Giulia 79)===
[[File:Via Giulia Palazzo Medici Clarelli.jpg|thumb|100pxupright=0.5|24 Palazzo Medici Clarelli]]
[[Antonio da Sangallo il Giovane]] costruì anche questo palazzo come sua residenza privata intorno al 1535-1536.<ref name=pie34>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 34}}.</ref> Dopo la morte di Sangallo nel 1546 il palazzo passò in possesso del fiorentino Migliore Cresci.<ref name=pie34/> Un'iscrizione sopra il portale principale [[:File:Via Giulia Palazzo Medici Clarelli (Inschrift).jpg|(Fig.)]] immortala il Duca [[Cosimo I de' Medici]].<ref name=pie34/> Il palazzo appartenne per qualche tempo al Consolato toscano a Roma.<ref name=pie34/> Alla fine del 17ºXVII secolo fu acquistato dalla famiglia Marini Clarelli.<ref name=spech>{{Cita web|url=http://www.specchioromano.it/fondamentali/Lespigolature/2003/SETTEMBRE/Palazzo%20Medici%20Clarelli%20a%20via%20Giulia.htm|autore=Alessandro Venditti|titolo=Palazzo Medici Clarelli|editore=Specchio Romano|accesso=16 maggio 2020}}</ref>
Nel 19ºXIX secolo fu utilizzato come caserma e nel 1870 fu venduto alla città di Roma.<ref name=spech/> La facciata (riccamente istoriata all'epoca di Cresci), così come il portale sono rivestiti di [[bugnato]].<ref name=pie36>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 36}}.</ref> Ai lati del portale ci sono grandi finestre su [[mensola|mensole]] mal rifatte.<ref name=pie36/>
 
===25 Casa di Raffaello (via Giulia 85)===
[[:File:Via Giulia Casa di Raffaello.jpg|(Fig.)]] Questo palazzo, erroneamente chiamato Casa di [[Raffaello]], fu costruito dopo il 1525 per il [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] Vaticano su progetto dell'architetto Bartolomeo de Ramponibus.<ref name=pie36/> Raffaello originariamente acquistò qui diversi appezzamenti di terreno.<ref name=pie36/> Tuttavia, morì prima della costruzione dell'edificio, di cui esistono disegni suoi e di Antonio da Sangallo il Giovane.<ref name=pie36/> Un'iscrizione sopra le finestre del primo piano ricorda Raffaello: '''POSSEDEVA RAF SANZIO NEL MDXX'''.<ref name=pie36/>
[[:File:Via Giulia Casa di Raffaello.jpg|(Fig.)]]
Questo palazzo, erroneamente chiamato Casa di [[Raffaello]], fu costruito dopo il 1525 per il [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] Vaticano su progetto dell'architetto Bartolomeo de Ramponibus.<ref name=pie36/> Raffaello originariamente acquistò qui diversi appezzamenti di terreno.<ref name=pie36/> Tuttavia, morì prima della costruzione dell'edificio, di cui esistono disegni suoi e di Antonio da Sangallo il Giovane.<ref name=pie36/> Un'iscrizione sopra le finestre del primo piano ricorda Raffaello: '''POSSEDEVA RAF SANZIO NEL MDXX'''.<ref name=pie36/>
 
===26 Quartiere dei Fiorentini===
Nel 1448 i mercanti fiorentini residenti a Roma (molti di loro si stabilirono nell'ansa del Tevere, nell'odierno [[rioni di Roma|Rione]] [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]]), fondarono la "Compagnia della Pietà", affine alla ''[[Misericordia (confraternita)|Misericordia]]'' fiorentina.<ref name=pie14>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 14}}.</ref> Entrambi i Papipapi della [[famiglia Medici]], Leone X e [[Papa Clemente VII|Clemente VII]] (r. 1523-1534), favorirono l'afflusso di fiorentini in particolare. Dal 1515 il Comune ebbe un proprio consolato, la cui sede si trovava in un palazzo in via del Consolato eretto nel 1541 e demolito nel 1888 per la costruzione di [[Corso Vittorio Emanuele (Roma)|Corso Vittorio Emanuele]].<ref name=pie26>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 26}}.</ref>
Aveva anche le sue leggi, il suo tribunale, persino la sua prigione. Alcuni degli edifici eretti verso la fine del 15ºXV secolo che appartenevano ai fiorentini [[:File:Via Giulia Case dei Fiorentini (0).jpg|(Fig.)]] sono ancora oggi conservati di fronte alla chiesa di [[San Giovanni dei Fiorentini]].<ref name=pie24>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 24}}.</ref>
<gallery mode="packed" widths="200" heights="200" "="">
Via Giulia Case dei Fiorentini (1).jpg|Case dei Fiorentini
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</gallery>
===27 San Giovanni dei Fiorentini===
{{MainVedi anche|San Giovanni dei Fiorentini}}
[[File:San Giovanni dei Fiorentini (Roma).jpg|thumb|200px|San Giovanni dei Fiorentini]]
Nel 1519 la "Nazione" dei fiorentini ricevette da Leone X il privilegio di costruire una chiesa parrocchiale in onore di [[San Giovanni Battista]].<ref name=pie16>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 16}}.</ref> La chiesa sorge all'estremità settentrionale di via Giulia, nel quartiere fiorentino.<ref name=pie16/> La chiesa riflette con la sua imponenza l'immagine politica e di potere della famiglia Medici, che un tempo possedeva un palazzo proprio accanto alla chiesa. Il cantiere della chiesa, la più grande e importante di via Giulia, la cui costruzione fu iniziata all'inizio del 16ºXVI secolo, ebbe una durata di oltre 200 anni.<ref name=pie16/>
Essa riunisce le opere di tre grandi maestri costruttori di Roma, [[Giacomo della Porta]], [[Carlo Maderno]] e [[Francesco Borromini]].<ref name=pie16/> Gli ultimi due artisti sono sepolti nella chiesa nella stessa tomba.
<ref name=pie20>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 20}}.</ref> L'altare, iniziato da [[Pietro da Cortona]], è stato continuato da Borromini e terminato da [[Ciro Ferri]].<ref name=pie20/>
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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<references/>
==Bibliografia==
*{{Cita libro|autore=Giorgio Vasari|wkautore=Giorgio Vasari|titolo=Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri|editore=Giunti|città=Firenze|anno=1568}}
*{{Cita libro
*{{Cita libro|autore=Giacinto Gigli|titolo= Diario romano, 1608-1670|città= Roma|editore= Staderini|anno= 1958|cid= Gigli}}
|autore=Giorgio Vasari
*{{Cita libro|autore=Mariano Armellini|titolo= Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX|anno= 1891|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Armellini/ARMCHI*/home.html|cid=Armellini}}
|wkautore=Giorgio Vasari
*{{Cita libro|autore=Luigi Vittorio Bertarelli|editore=Touring Club Italiano|città=Milano|anno=1925|titolo=Roma e dintorni|cid=Bertarelli}}
|titolo=Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri
*{{Cita libro|autore=Luigi Callari|titolo=I Palazzi di Roma|editore=Ugo Sofia-Moretti|città=Roma|anno=1932|cid=Callari}}
|editore=Giunti
*{{Cita libro|autore= Giuseppe Ceccarelli ("Ceccarius")|titolo=Strada Giulia|editore=Danesi|città= Roma|anno=1940}}
|città=Firenze
*{{Cita libro| autore1=[[Ferdinando Castagnoli]]| autore2= Carlo Cecchelli| autore3=[[Gustavo Giovannoni]]| autore4= Mario Zocca| titolo=Topografia e urbanistica di Roma|editore=Cappelli|città=Bologna| anno =1958|cid=Castagnoli}}
|anno=1568
*{{Cita libro| autore= [[Paolo Portoghesi]] | titolo=Roma del Rinascimento| editore=Electa| città = Milano| anno=1970| cid = Portoghesi}}
}}
*{{Cita libro|autore=Carlo Pietrangeli|wkautore=Carlo Pietrangeli|titolo=Guide rionali di Roma|volume=Regola (III)|editore=Fratelli Palombi Editori|città=Roma|edizione=2|anno=1979|cid=Pietrangeli (1979)}}
*{{Cita libro|autore=Giacinto Gigli
*{{Cita libro|autore=Carlo Pietrangeli|wkautore=Carlo Pietrangeli|titolo=Guide rionali di Roma|volume=Ponte (IV)|editore=Fratelli Palombi Editori|città=Roma|edizione=3|anno=1981|cid=Pietrangeli (1981)}}
|titolo= Diario romano, 1608-1670
|città= Roma
|editore= Staderini
|anno= 1958
|cid= Gigli
}}
*{{Cita libro|autore=Mariano Armellini
|titolo= Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX
|anno= 1891
|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Armellini/ARMCHI*/home.html
|cid=Armellini
}}
*{{Cita libro|autore=Luigi Vittorio Bertarelli
|editore=Touring Club Italiano
|città=Milano
|anno=1925
|titolo=Roma e dintorni
|cid=Bertarelli
}}
*{{Cita libro
|autore=Luigi Callari
|titolo=I Palazzi di Roma
|editore=Ugo Sofia-Moretti
|città=Roma
|anno=1932
|cid=Callari
}}
*{{cita libro| autore1=[[Ferdinando Castagnoli]]| autore2= Carlo Cecchelli| autore3=[[Gustavo Giovannoni]]| autore4= Mario Zocca| titolo=Topografia e urbanistica di Roma|editore=Cappelli|città=Bologna| anno =1958|cid=Castagnoli}}
*{{cita libro| autore= [[Paolo Portoghesi]] | titolo=Roma del Rinascimento| editore=Electa| città = Milano| anno=1970| cid = Portoghesi}}
*{{Cita libro
|autore=Carlo Pietrangeli
|wkautore=Carlo Pietrangeli
|titolo=Guide rionali di Roma
|volume=Regola (III)
|editore=Fratelli Palombi Editori
|città=Roma
|edizione=2
|anno=1979
|cid=Pietrangeli (1979)
}}
*{{Cita libro
|autore=Carlo Pietrangeli
|wkautore=Carlo Pietrangeli
|titolo=Guide rionali di Roma
|volume=Ponte (IV)
|editore=Fratelli Palombi Editori
|città=Roma
|edizione=3
|anno=1981
|cid=Pietrangeli (1981)
}}
*{{cita libro|autore =Sergio Delli|titolo=Le strade di Roma|editore=Newton & Compton|città=Roma|anno=1988|cid= Delli}}
*{{cita libro| autore= Laura Gigli| titolo=Guide rionali di Roma| volume=Borgo (I)| editore=Fratelli Palombi Editori| città = Roma| ISSN=0393-2710| anno=1990| cid=Gigli (1990)}}
*{{Cita conferenza| url = http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/424.html| titolo = Identità urbana, rituali civici e spazio pubblico a Roma tra Rinascimento e Controriforma| autore = Maria Antonietta Visceglia| data = 2-4 Aprile 2003| conferenza = Urbs: Concepts and realities of public space / Concetti e realtà dello spazio pubblico| editore = Università degli Studi di Roma "La Sapienza"| organizzazione = Istituto Olandese di Roma| città = Roma| accesso = 30 gennaio 2021| dataarchivio = 31 gennaio 2021| urlarchivio = https://web.archive.org/web/20210131091105/http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/424.html| urlmorto = sì}}
*{{Cita libro
*{{cita libro|autore=Nicholas Temple|titolo=Renovatio Urbis; Architecture, urbanism and ceremony in the Rome of Julius II|editore=Routledge|città=New York|anno=2011| ISBN=978-0-203-81848-0|lingua=en|cid=Temple}}
|autore=Nicholas Temple
|titolo=Renovatio Urbis; Architecture, urbanism and ceremony in the Rome of Julius II
|editore=Routledge
|città=New York
|anno=2011
| ISBN=978-0-203-81848-0
|lingua=en
|cid=Temple
}}
 
==Per approfondire==
*{{Cita libro|nome=Luigi |cognome=Salerno|wkautore=Luigi Salerno |autore2=Luigi Spezzaferro |autore3=Manfredo Tafuri|wkautore3=Manfredo Tafuri|titolo=Via Giulia: una utopia urbanistica del 500|città=Roma|editore=Staderini|anno=1973}}
 
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== Collegamenti esterni ==
*{{collegamenti esterni}}
*{{cita web|http://www.morelli.it/foglio/giulia/storia.html|''La storia di Via Giulia''}}
*{{cita web | 1 url= http://www.viagiulia500morelli.com it/foglio/giulia/storia.html| 2 titolo= ''CinquecentenarioLa storia di Via Giulia'' | urlmorto = sì }}
*{{cita web|url=https://maps.google.it/maps?f=q&hl=it&q=Via+Giulia,+00186+Roma+Roma,+Lazio,+Italia&ie=UTF8&sll=41.895888,12.489052&sspn=14.412817,29.619141&z=15&ll=41.897901,12.467895&spn=0.014087,0.043001&om=1|titolo=Via Giulia dal satellite}}
*{{cita web|url=https://www.info.roma.it/strade_dettaglio.asp?ID_indirizzi=195 |titolo=''Via Giulia su Info.roma.it"}}
 
{{Controllo di autorità}}