Barocco a Gallipoli: differenze tra le versioni

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Questo stile si caratterizza dalla presenza del [[Carparo]] (una pietra calcarenitica, derivante dalla cementazione di sedimenti di roccia calcarea) e dai numerosi motivi floreali e angelici stravaganti ed eccessivi, in sintonia con i canoni del [[Barocco romano]] e [[Barocco leccese|leccese]], nonché a quelli della etimologia della parola stessa "barocco", che si riferisce ad una pietra irregolare. Questi caratteri hanno la funzione di meravigliare l'uomo, facendo capire che la realtà non è così semplice, ma presenta diverse sfaccettature. Si diffuse a [[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]] grazie alla presenza di artisti come Zimbalo, Cino, Riccardi e Penna, che non furono dei veri e propri architetti, ma degli scalpellini con una esperienza pluriennale.<ref name="Pindinelli" >{{cita|Pindinelli}}.</ref>
 
== Cenni storiciStoria ==
{{citazione|[Il Barocco gallipolino] indicò un'altra via alla scenografia, alla magniloquenza, alla decorazione barocca che non fosse solo quella degli altari e degli scultori ma anche quella dei pittori.|Antonio Cassiano, direttore del [[Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano]] di [[Lecce]]<ref name="Pindinelli" />}}
[[File:Palazzo Tafuri Gallipoli.jpg|thumb|left|upright|L'ingresso principale di Palazzo Tafuri]]
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== Edifici ==
=== Basilica cattedraleconcattedrale ===
[[File:Gallipoli Cattedrale 5.JPG|thumb|Il soffitto ligneo della concattedrale]]
 
Rientra in questo stile la [[concattedrale di Sant'Agata]] il cui prospetto, riccamente decorato, è caratterizzato da nicchie contenenti statue e busti di santi. L'interno, a pianta a croce latina a tre navate, ospita pregevoli altari barocchi, tra cui il maestoso altare maggiore policromo, opera di [[Cosimo Fanzago]].
 
Il prospetto, in carparo, è diviso in due ordini. Il primo si presenta scandito da lesene-paraste scanalate di ordine dorico intervallate dai portali di accesso alle navate e dalle nicchie contenenti le statue di Sant'Agata, di San Fausto e di San Sebastiano. Sotto alla statua di San Sebastiano è presentapresente la scritta latina: <small>ISTEQUE MORBO LIBERAT URBEM</small>. Il secondo, per cui furono adottate soluzioni fornite dall'architetto leccese Giuseppe Zimbalo, ospita, in corrispondenza delle due nicchie presenti nel piano inferiore, altrettante nicchie, inquadrate da decorate cornici leggermente timpanate, in cui trovano sistemazione le statue di Santa Marina, a sinistra, e di Santa Teresa d'Avila, a destra.
 
=== Altri edifici ===
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[[Categoria:Architettura barocca in Italia|Gallipoli]]
[[Categoria:Gallipoli (Italia)]]
[[Categoria:Barocco leccese]]