Papa Giovanni X: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua||Giovanni X (disambigua)|Giovanni X}}
{{Papa della Chiesa cattolica
|nome=Papa Giovanni X
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|elezione = marzo [[914]]
|insediamento= marzo [[914]]
|fine pontificato = 27 maggio [[928]]
|cardinali=[[:Categoria:Cardinali nominati da Giovanni X|vedi categoria]]
|predecessore=[[papa Lando]]
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|luogo di nascita = [[Tossignano]]
|consacrato = [[904]] da [[papa Sergio III]]
|data di morte = [[929928]]
|luogo di morte = [[Roma]]
|sepoltura =
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|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 929928
|Epoca = 900
|Attività = papa
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|Attività3 = cardinale
|Nazionalità = italiano
|FineIncipit = è stato il 122º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal marzo [[914]] al 27 maggio [[928]]
}}
 
==Biografia==
=== Carriera ecclesiastica ===
Secondo le ''Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano'', Giovanni, della nobile [[Cenci (famiglia)|famiglia dei Cenci]], nacque in questa località sita nelle colline sopra [[Imola]], intorno all'860<ref name=":0">{{Cita|Rendina|p. 314}}.</ref><ref>{{Cita|Benacci|pp. 9-10}}.</ref>. Intrapresa la carriera ecclesiastica, completò il diaconato a [[Bologna]] (ove fu ordinato dal vescovo Pietro<ref name=":0" />) per poi diventare procuratore dell'[[Arcidiocesi di Ravenna-Cervia|arcivescovo di Ravenna]] Cailone<ref name=":0" /><ref name=:1>{{Cita|Gnocchi}}.</ref>. Giovanni soggiornò spesso a Roma come legato arcivescovile e fu in queste circostanze che strinse rapporti con l'aristocrazia romana, in particolare con il ''[[Magister militumsuperista]]'' [[Teofilatto]] dei [[conti di Tuscolo]] (ca. 860 - ca. 924) e con sua moglie [[Teodora (X secolo)|Teodora]]<ref name=":0" />.
 
La svolta per la carriera ecclesiastica di Giovanni avvenne proprio grazie ai conti di Tuscolo<ref>Secondo [[Liutprando di Cremona]] Teodora era divenuta amante dello stesso Giovanni.</ref>, quando questi spinsero [[papa Sergio III]] (904-911) a nominarlo [[arcidiocesi di Bologna|vescovo di Bologna]], sede che però Giovanni non governò mai<ref>{{Cita|Liutprando|p. 828}}.</ref>. Verso la fine del 904 Cailone morì<ref>{{Cita web|autore =|url =http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/28021/CRONOTASSI_DEI_VESCOVI_DI_RAVENNA.pdf |titolo =Cronotassi dei Vescovi di Ravenna, file pdf sul sito della diocesi|accesso =7/1/2015|editore =|data =|urlmorto =sì|urlarchivio =https://web.archive.org/web/20150108150817/http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/28021/CRONOTASSI_DEI_VESCOVI_DI_RAVENNA.pdf|dataarchivio =8 gennaio 2015}}</ref>, permettendo a Giovanni di occupare la ben più prestigiosa sede di [[Arcidiocesi di Ravenna-Cervia|Ravenna]], diocesi che guidò dal 905<ref name=:1 /> fino all'elezione papale<ref name=":2">{{Cita|Rendina|p. 315}}.</ref>. Nel 907 papa Sergio III lo nominò [[cardinale]], ma il [[titolo cardinalizio]] assegnatogli è rimasto ignoto<ref>{{miranda|bios907.htm#Giovanni|Giovanni}}</ref>.
Nel 907 papa Sergio III lo nominò [[cardinale]], ma il [[titolo cardinalizio]] assegnatogli è rimasto ignoto.<ref>{{miranda|bios907.htm#Giovanni|Giovanni}}</ref>
 
=== L'elezione al Soglio ===
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Tra fine marzo e inizio aprile<ref name=":1" /><ref name=":9">{{Cita web|url = https://w2.vatican.va/content/vatican/it/holy-father/giovanni-x.html|titolo = Giovanni X|accesso = 8/1/2015|editore = vatican.va}}</ref> del [[914]] Giovanni salì al Soglio pontificio. In realtà, all'epoca era ancora valido il decreto conciliare XV del [[Concilio di Nicea I]], che proibiva a chi era già vescovo di diventare papa<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/__PG.HTM|titolo = Canoni del Concilio di Nicea I|accesso = 7/1/2015|editore= Intratext}}</ref>. L'elezione irregolare parve ai più come tale anche per le turbolente diatribe tra le opposte fazioni che si erano scatenate verso gli ultimi anni del IX secolo, ma la volontà del console di Roma Teofilatto e della sua famiglia prevalse sulla forza della legge<ref>{{Cita|Gnocchi}}:
{{Citazione|Le cause del trasferimento di Giovanni da Ravenna a Roma sono sconosciute. Nonostante i trasferimenti avvenuti dopo la polemica antiformosiana, quello di [[Papa Stefano VI|Stefano VI]] e di [[Papa Sergio III|Sergio III]], i canoni che proibivano tale pratica erano tuttora in vigore ([[Papa Giovanni IX|Giovanni IX]] aveva ribadito la validità della norma al concilio di Ravenna, nell'898). D'altra parte anche prima dell'elezione di [[Papa Formoso|Formoso]] c'erano stati dei trasferimenti di vescovi da una sede ad un'altra, e più in particolare da altre sedi alla Sede romana; ma la polemica antiformosiana, in cui si scontravano interessi di ben più ampia portata, e che aveva preso spunto da questa infrazione per invalidare tutti gli atti di quel papa, nel 914 si era ormai esaurita. Teofilatto e la sua famiglia avevano ottenuto il potere, e ormai in difesa di Formoso scriverà - proprio negli anni del pontificato di G. - soltanto l'autore anonimo dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Invectiva''. G. non dovette dunque preoccuparsi di giustificare il suo trasferimento presso la Sede romana, dove si suppone che sia stato chiamato proprio dagli esponenti dell'aristocrazia locale.}}</ref>.
 
=== Il pontificato ===
==== La costruzione delle alleanze (914-915) ====
Nonostante l'appoggio dell'aristocrazia fosse risultato determinante per la sua elezione, Giovanni X non fu un pontefice fantoccio, ma anzi, fu l'ultimo papa a far valere il suo potere anche sulla nobiltà romana, prima di una lunga serie di pontefici "cortigiani"<ref name=":2" />. Giovanni fu infatti un convinto sostenitore della necessità che l'autorità spirituale (il papa) e quella temporale (l'imperatore) si potessero sostenere reciprocamente contro l'anarchia feudale che dilagava nell'Europa del IX secolo, e quindi anche nel ''[[Regno d'Italia (Sacro Romano Impero)|Regnum ItaliaeItalicum]]''. La sua posizione si riscontra in una serie di epistole indirizzate a [[Berengario del Friuli|Berengario I del Friuli]]:
{{Citazione|Nelle lettere quinta e sesta, dirette l'una allo stesso Berengario [del Friuli]), l'altra ai vescovi [[Adalberto_Adalberto (vescovo_di_Bergamovescovo di Bergamo)|Adalberto di Bergamo]] ed Ardingo di Brescia, Giovanni (X), mentre lamenta le difficoltà di ogni genere in cui versava la sua Chiesa, espone una sua dottrina dei rapporti fra regno e sacerdozio, basata sulla separazione e sulla collaborazione, di là da ogni pretesa di subordinare il primo al secondo, che è la coerente risposta di un uomo di chiesa ai problemi connessi con la crisi di autorità che si era abbattuta sull'Europa occidentale dopo la fine dell'[[impero carolingio]] [...]|{{Cita|Arnaldi 21967}}}}
 
[[File:Berengario emperador.jpg|thumb|Ioanne Palatio, ''Berengario I imperatore'', incisione in ''Aquila Saxonica Sub Qua Imperatores Saxones'', 1673.]]
Una delle sue prime decisioni politiche fu quella di stringere un'alleanza con [[Alberico I di Spoleto|Alberico I]], Marchese di [[Camerino]], allora ''dominus'' del [[Ducato di Spoleto]] e dell'intera [[Italia centrale]]<ref>In quanto marito di [[Marozia]], figlia di Teofilatto e Teodora. Vedi: {{Cita|Arnaldi 11960}}</ref>. Già forte dell'alleanza con l'[[Ottimati|aristocrazia romana]], Giovanni portava così dalla sua parte anche uno dei nobili più potenti della Penisola.
 
Per affermare invece l'indipendenza della Santa Sede dall'aristocrazia romana, Giovanni volle ripristinare l'autorità imperiale. Formalmente il titolo apparteneva al provenzale [[Ludovico il Cieco|Ludovico III]] (887-928), che però, sconfitto e accecato (da cui il soprannome di Ludovico il Cieco) da [[Berengario del Friuli]] (ca. 850-924) nel corso della guerra per la corona d'Italia, a causa della sua menomazione non era più in grado di mantenere la sua autorità sull'Italia e sulla Chiesa<ref name=":2" />. Dall'[[888]] Berengario cinse la corona d'Italia. Fu proprio al monarca italiano che il papa offrì la corona imperiale. Nonostante la sua posizione non fosse di primo piano<ref>Berengario aveva in realtà sconfitto Ludovico III, ma è pur vero che il 24 settembre 899 il suo esercito era stato annientato dagli Ungari nella battaglia del Brenta, e quella posizione di debolezza gli impedì, fino a tutto il pontificato di [[Papa Sergio III|Sergio III]] (904-911), di aspirare alla corona imperiale.</ref>, Berengario rappresentava l'unico feudatario italiano che avesse qualche pretesa valida al trono imperiale. Inoltre, a parere del Brezzi<ref>Paolo Brezzi, ''La civiltà del Medio Evo europeo'', Ed. Eurodes, 1978, p. 50.</ref>, la nomina imperiale di Berengario doveva essere, per il papa, l'espressione di un gioco di forze inteso a contrapporre le influenze politiche locali e spoletine con quella di un'autorità esterna a Roma. Invitato dunque a Roma, l'incoronazione dell'ormai sessantenne re d'Italia avvenne nei primi giorni di dicembre del 915 in [[Antica Basilicabasilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]]<ref>{{Cita|Sestan-Bosisio|p. 201}}.</ref><ref name=":3">{{Cita|Arnaldi 21967}}.</ref>, dopodiché Berengario rinnovò tutte le promesse di protezione e difesa da parte sua nei confronti della Chiesa<ref name=":10">{{Cita|Moroni|p. 51}}.</ref>.
 
==== Difesa dell'Italia e della cristianità dai Saraceni ====
{{Vedi anche|Battaglia del Garigliano (915)}}
Se fino alla morte di Berengario la situazione all'interno del ''[[Regnum Italiae]]'' poteva dirsi sotto controllo, non era così al di là dei suoi confini. L'[[Europa orientale]] era devastata dalle incursioni degli [[Magiari|Ungari]], mentre il [[Europa settentrionale|Nord]] era dilaniato dalle scorrerie dei [[Vichinghi]]. Tuttavia il pericolo maggiore per la [[Penisola italiana]] era costituito dai [[Saraceni]], che con i loro continui assalti alle coste erano progressivamente penetrati anche nell'interno, giungendo già nell'846, sotto il pontificato di [[Papa Sergio II|Sergio II]], a saccheggiare le Basilichebasiliche di San Pietro e [[Basilica di San Paolo fuori le mura|San Paolo fuori le mura]]<ref>{{Cita|Bihlmeyer - Tuechle|p. 51}}.</ref>. Già [[papa Giovanni VIII]] (872-882) aveva cercato di eliminare alla radice il problema, ma la scarsa collaborazione dei duchi e principi dell'Italia meridionale, più interessati a intrattenere rapporti commerciali con i [[Saraceni]] che ad evitare le loro scorribande, aveva mandato a monte il progetto del pontefice<ref>{{Cita|Rendina|p. 292}}.</ref>. Solo all'epoca di [[papa Stefano V]] (885-891) [[Guido II di Spoleto|Guido da Spoleto]] aveva inflitto loro una pesante (ma non definitiva) sconfitta nei pressi del [[Garigliano|fiume Garigliano]]<ref>{{Cita|Di Carpegna Falconieri}}.</ref>, al confine tra Lazio e Campania, dove intorno all'880 i Saraceni avevano fondato una colonia, vero e proprio avamposto militare da cui facevano partire gli assalti contro le città italiane<ref name=":4">{{Cita web|autore = Giuseppe Cossutto|url = http://www.italiamedievale.org/sito_acim/contributi/arabi_lazio.html|titolo = Gli arabi nel Lazio nei secoli nono e decimo|accesso = 8/1/2015|editore = Associazione Culturale Italia Medievale|data = }}</ref>:
{{Citazione|Infatti avevano fondato una colonia fortificata sul monte Garigliano, ove custodivano abbastanza al sicuro le mogli, i bambini prigionieri e ogni suppellettile.|{{Cita|Liutprando|p. 826, cap. 44}}|In monte quippe Gareliano munitionem constituerant, in quo uxores, parvulos captivos, omnemque suppellectilem satis tuto servabant|lingua = Latino|lingua2 = Italiano}}
 
Giovanni X era dunque deciso a stroncare una volta per tutte la minaccia saracena. Con un felice sforzo diplomatico, l'energico pontefice riuscì a riunire le forze dei vari principati italiani contro il nemico comune, coalizzando le truppe pontificie con le milizie dei Ducati del Centro-Sud ([[Spoleto]], [[Gaeta]], [[Napoli]], [[Salerno]] e [[Benevento]]<ref name=":5">{{Cita|Rendina|p. 316}}.</ref>), la flotta [[ImperoMarina dibizantina|flotta Bisanzio|bizantina]] guidata dallo ''[[stratego]]s'' [[Niccolò Picingli]]<ref name=":6" /> e i contingenti dell'esercito imperiale guidati da [[Adalberto II di Toscana|Adalberto di Toscana]], luogotenente per conto di Berengario<ref name=":5" />. I ducati bizantini della Campania, legati da tempo ai Saraceni da rapporti di natura commerciale<ref name=":4" /><ref name=":5" />, furono attratti nell'alleanza in cambio di concessioni di titoli e di terre da parte di Giovanni X<ref name=":1" /><ref name=":5" />.
 
Per concentrare il nemico in un'unica posizione, la Lega cristiana attaccò gli insediamenti saraceni in [[Tuscia]] (Sutri), a [[Trevi]] e in [[Sabina]], costringendoli a confluire lungo le rive del [[Garigliano]], dove nel giugno del 915 furono sconfitti definitivamente in una [[Battaglia del Garigliano (915)|battaglia campale]] dalla coalizione guidata da Alberico e dallo stesso Giovanni X<ref name=":6">{{Cita|Gregorovius|p. 884}}.</ref>. La Lega cristiana ottenne una vittoria talmente netta<ref>{{Cita libro|autore = Liutprando da Cremona|titolo = Antapodosis|anno = |editore = |città = |posizione = Libro II|capitolo = 54}}</ref> da scongiurare definitivamente nuove mire dei musulmani sulla Penisola<ref name=":4" />. Gregorovius narra, in toni enfatici, l'impresa del pontefice e il suo ritorno a Roma:
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==== Governo della Chiesa e relazioni esterne (915-924) ====
[[File:Emperor Leo VI detail.jpg|miniatura|[[Mosaico]] raffigurante l'imperatore Leone VI a [[Santa Sofia (Istanbul)|Santa Sofia]], a [[Istanbul]].]]
Passato il pericolo esterno, Giovanni si poté concentrare sul governo della Chiesa. Oltre ad intervenire in seno a diatribe sorte nella Chiesa franca<ref name=":1" />, il pontefice dovette prendere posizione anche nelle questioni matrimoniali dell'[[Imperatori bizantini|imperatore bizantino]] [[Leone VI il Saggio|Leone VI]] (886-912) il quale, pur di avere un erede maschio, si era sposato per la quarta volta, contraendo un matrimonio considerato alla stregua di [[Concubinato|concubinaggio]] da parte del clero bizantino. Entrato dunque in contrasto con il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|patriarca]] [[Nicola I Mistico|Nicola il Mistico]], Leone VI lo depose ma, dopo la morte dell'imperatore (912), Nicola entrò a far parte del [[consiglio di reggenza]] in nome di [[Costantino VII Porfirogenito]], il figlio avuto da quel quarto matrimonio. Nicola, per salvare l'unità dell'Impero e mantenere la concordia con la Chiesa bizantina, giunse ad una formula di compromesso, che condannava, come principio generale, il quartofatto matrimoniodi sposarsi quattro volte, ma convalidava in via eccezionale quelloil quarto matrimonio di Leone VI (quello che gli aveva consentito di daredato un erede al trono). Il Patriarca scrisse dunque tra il 920 e il 921<ref name=":1" /> a Giovanni X, chiedendogli un parere in merito;. Non si conosce la risposta del papa<ref name=":1" /> (in Occidente, comunque, si era più tolleranti che in Oriente riguardo alla tetragamia), che però non dovette essere negativa se è vero che dopo quello scambio epistolare ripresero buoni rapporti tra Roma e Costantinopoli<ref name=":1" />.
 
Nel periodo in cui la sua autorità fu maggiormente riconosciuta, Giovanni si adoperò per rafforzare la propria posizione nei territori dell'ex impero carolingio, presiedendo sinodi tramite legati, oppure intrattenendo relazioni con i vescovi d'oltralpe. Ne sono esempio le lettere che inviò ai [[Arcidiocesi di Rouen|vescovi di Rouen]] e di [[Arcidiocesi di Reims|Reims]] sul modo di trattare i [[Normanni]] convertiti al cristianesimo, nonché la presidenza assunta nel sinodo di [[Hohenaltheim]] sulla riforma dei costumi ecclesiastici<ref>{{Cita|Kelly|p. 212}}.</ref>.
 
Negli anni di tranquillità seguiti alla sconfitta dei [[Saraceni]] Giovanni X poté tra l'altro procedere al completamento della ricostruzione della [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Basilica del Laterano]], in parte distrutta da un terremoto verificatosi negli ultimi anni del secolo precedente e non ancora interamente restaurata, e al potenziamento della ''schola cantorum''<ref>{{Cita|Kelly|p. 213}}.</ref>. Assegnò la [[Diocesi di Cesena-Sarsina|cattedra vescovile di Cesena]], una città della [[Romagna]], a [[Mauro di Cesena|Mauro]], suo nipote<ref>{{Cita|Sozzi|p. 44}}.</ref>.
 
[[File:Marozia.jpg|thumb|Marozia, disegno tratto da Franco Cesati, ''I Misteri del Vaticano o la Roma dei Papi'', vol.1, 1861]]
 
==== Arresto, detenzione e morte (925-926) ====
In una tale situazione politica Giovanni X riuscì a mantenere la pace interna per quasi dieci anni, fino a quando, il 7 aprile 924<ref name=":3" />, Berengario fu assassinato a [[Verona]] dalla fazione che sosteneva [[Rodolfo di Francia|Rodolfo di Borgogna]] quale imperatore. Il potere imperiale, che si era mantenuto saldo negli anni e che aveva garantito a Giovanni X il mantenimento del controllo su Roma e il libero esercizio del suo magistero spirituale, veniva ora meno. La scomparsa di Berengario e la mancanza di un pretendente potente che potesse succedere in tutta tranquillità all'imperatore assassinato rigettò nel caos più completo il Regno d'Italia, e permise all'aristocrazia romana di riprendere il sopravvento sul pontefice.
 
Nel frattempo erano però morti anche i principali alleati del Papa nell'aristocrazia romana, Teofilatto (920 ca.) e Teodora (916), mentre il nuovo re d'Italia, [[Ugo di Provenza]], era stato eletto dai principi elettori a [[Pavia]] nel luglio del 926 senza chiedere l'assenso papale<ref name=":8">{{Cita|Rendina|p. 318}}.</ref>. Giovanni X ora non aveva nessun alleato su cui poter contare. Così, nominò il fratello Pietro Console di Roma e Duca di Spoleto<ref name=":1" />. Nello stesso anno fu ordita una congiura contro il pontefice, che Giovanni sventò. Sull'effettivo [[Alberico I di Spoleto#Alberico di Spoleto nella storiografia|ruolo di Alberico]] nel colpo di mano gli storici sono divisi. La vera mente della congiura, [[Marozia]], attese di trovare un alleato migliore per soggiogare il volitivo pontefice. Nel [[925]], o [[926]], si risposò con il Duca di Toscana, [[Guido di Toscana|Guido]] (fratello di Ugo di Provenza), il quale disponeva di un proprio esercito<ref name=":8" />.
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</ref><ref name=":11">{{Cita|Sestan-Bosisio|p. 209}}.</ref>.
 
La situazione politica, che era rimasta stabile per circa un anno, precipitò nel [[927]]: approfittando del fatto che il papa e suo fratello Pietro erano fuori Roma, Marozia e Guido chiusero le porte dell'Urbe impedendo così al pontefice e al Re d'Italia di rientrare<ref name=":11" />; l'alleanza tra il papa e l'imperatore era infatti troppo pericolosa per i progetti di Marozia di dominio dell'Urbe, e d'altra parte anche Guido aveva tutto l'interesse a contenere la potenza temporale della Chiesa (impersonata dal fratello del papa, Pietro)<ref>P. Brezzi, cit., p. 54.</ref>. Ugo di Provenza, di fronte a una situazione che vedeva coinvolti in prima persona il fratello e la cognata, preferì non intervenire e ritornò a Pavia, lasciando soli Giovanni e Pietro<ref name=":11" />. Nel dicembre dello stesso 927 MarzoiaMarozia e Guido passarono alla fase successiva del loro piano, occupando il [[Palazzo del Laterano]]<ref name=:1 />. Pietro, privo delle forze militari necessarie, si rifugiò a [[Orte]], dove chiamò in aiuto gli Ungari<ref name=:1 />. L'iniziativa però gli costò cara in quanto, rientrato a Roma nel maggio [[928]], fu ucciso dal popolo e dall'aristocrazia sotto gli occhi del fratello<ref name=":8" />: i Romani perché spinti dal legame con Marozia, gli altri perché irritati dall'arrivo di quelle famigerate orde barbariche<ref name="Cita|cita-Gregorovius|p. 890-p890">{{Cita|Gregorovius|p. 890}}.</ref>. Giovanni, a questo punto, rimase senza più alleati: anche Ugo re d'Italia, infatti, preferì rimanere a guardare l'evolvere degli eventi, senza agire. Nel maggio 928 Giovanni X fu arrestato/catturato a Orte per ordine di Marozia, vennee depostocondotto ea Roma. Qui fu rinchiuso in carcere in [[Castel Sant'Angelo]], dove quasi certamente fu eliminato da Marozia e Guido tra maggio 928 e i primi mesi del [[929]]<ref name=":8" /> o addirittura il luglio del [[929]]<ref name=":9" />, quando già si erano succeduti due papi al suo posto: [[Papa Leone VI|Leone VI]] (maggio 928) e [[Papa Stefano VII|Stefano VII]] (dicembre 928).
 
Sulle cause della sua morte sono state proposte varie ipotesi: nelle ''Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano'' è scritto che Giovanni fu soffocato con un guanciale dallo stesso Guido<ref name=":8" /><ref>{{Cita|Benacci|p. 160}}.</ref>, mentre Gregorovius (basandosi su [[Liutprando di Cremona|Liutprando]]) ritiene che il deposto pontefice fosse morto per [[inedia]] o per [[strangolamento]]<ref name="Cita|cita-Gregorovius|p. 890-p890"/>.
 
Sulle cause della sua morte sono state proposte varie ipotesi: nelle ''Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano'' è scritto che Giovanni fu soffocato con un guanciale dallo stesso Guido<ref name=":8" /><ref>{{Cita|Benacci|p. 160}}.</ref>, mentre Gregorovius (basandosi su [[Liutprando di Cremona|Liutprando]]) ritiene che il deposto pontefice fosse morto per [[inedia]] o per [[strangolamento]]<ref name="Cita|Gregorovius|p. 890"/>.
== Note ==
<references/>
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<references group="E" />
;Moderna
* {{DBI|nome=ALBERICO di Spoleto|nomeurl=alberico-di-spoleto|autore=[[Girolamo Arnaldi]]|volume=1|anno=1960|cid=Arnaldi 1960}}
* {{Cita libro|autore = [[Girolamo Arnaldi]]|titolo = ALBERICO di Spoleto|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|editore= Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|data = 1960|volume=1|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/alberico-di-spoleto_%28Dizionario_Biografico%29/|accesso = 4 novembre 2015|SBN= IT\ICCU\PAL\0013194|cid= Arnaldi 1}}
* {{Cita libroDBI|autore nome= [[Girolamo Arnaldi]]|titolo = BERENGARIO I, duca-marchese del Friuli, re d'Italia, imperatore|collananomeurl=Dizionario Biografico degli Italiani|editore= Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|volume=9|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/berengario-i-duca-marchese-del-friuli-re-d-italia-imperatore_%28Dizionario-Biografico%29/imperatore|accesso autore=[[Girolamo 3 novembre 2015Arnaldi]]|SBNvolume= IT\ICCU\RAV\00188679|anno=1967|cid= Arnaldi 2|anno = 1967}}
* [[Cesare Baronio]], ''Annales ecclesiastici'', in: {{Cita libro|autore = Cesare Baronio|titolo=Annales Ecclesiastici Caesaris Baronii|curatore=[[Augustin Theiner]]|editore=Barri-Ducis-Guerin et sociis|città=Torino|anno=1868|volume=15|url=https://archive.org/stream/annalesecclesias15barouoft#page/n7/mode/2up|accesso=3 novembre 2015|SBN=IT\ICCU\PUV\0612486PUV0612486|cid=Baronio}}
* {{Cita libro|autore = Giuseppe Benacci|titolo = Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano|anno = 1840|editore = Tipografia Benacci|città = Imola|url = https://archive.org/stream/bub_gb_Uh6v9And48UC#page/n0/mode/2up|accesso = 3 novembre 2015|SBN = IT\ICCU\UBO\1007237UBO1007237|cid = Benacci}}
* {{Cita libro|autore = Karl Bihlmeyer ed Hermann Tuechle|titolo = Il Medioevo|anno = 1960|editore = Morcelliana|città = Brescia|collana = Storia della Chiesa|volume = 2|edizione = 2|curatore = Igino Rogger|SBN = IT\ICCU\RAV\0268782RAV0268782|cid = Bihlmeyer - Tuechle}}
* {{Cita libro|Tommaso Di Carpegna Falconieri|titolo = Guido, conte marchese di Camerino, duca marchese di Spoleto, re d'Italia, imperatore|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|data = 2004|volume = 61|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-conte-marchese-di-camerino-duca-marchese-di-spoleto-re-d-italia-imperatore_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso = 30 ottobre 2015|SBN=IT\ICCU\VEA\0181211VEA0181211|cid=Di Carpegna Falconieri}}
* {{Cita libro|autore = [[Claudia Gnocchi]]|titolo = Giovanni X|collana=Enciclopedia dei Papi|editore= Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|data = 2000|volume=2|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-x_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|accesso = 3 novembre 2015|SBN= IT\ICCU\USS\0002453USS0002453|cid= Gnocchi}}
* {{Cita libro|autore=Ferdinand Gregorovius|titolo=Storia della città di Roma nel Medioevo|editore=SocietaSocietà Editrice Nazionale|volume=1|città=Roma|anno=1900|url=https://archive.org/stream/storiadellacitt00manzgoog#page/n6/mode/2up|accesso=3 novembre 2015|oclc=14015483|cid=Gregorovius}}
* {{Cita libro|autore = John N.D. Kelly|titolo = Vite dei papi|anno = 1995|editore = EDIZIONI PIEMME Spa|città = Casale Monferrato|ISBN = 88-384-2290-7|curatore = Antonella Riccio, Erio Castellucci, Fabrizio Capanni|annooriginale = 1986|cid = Kelly}}
* {{Cita libro|autore=[[Gaetano Moroni]]|titolo=Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni|editore=Tipografia Emiliana|città=Venezia|anno=1845|volume=31|url=https://books.google.it/books?id=x2YAAAAAMAAJ&printsec=frontcover&vq#v=onepage&q&f=false|accesso=3 novembre 2015|SBN=IT\ICCU\RMR\0002466RMR0002466|cid=Moroni}}
* {{Cita libro|autore = [[Claudio Rendina]]|titolo = I Papi - storia e segreti|anno = 2005|editore = Newton&Compton editori|città = Roma|SBN = IT\ICCU\PAL\0279694PAL0279694|cid=Rendina}}
* {{Cita libro|autore = Ernesto Sestan e Alfredo Bosisio|titolo = L'Alto Medioevo|anno = 1967|editore = Istituto geografico De Agostini|città = Novara|collana = Storia Universale|volume = 3|SBN = IT\ICCU\RCA\0587313RCA0587313|cid=Sestan-Bosisio}}
* {{Cita libro|autore=Sigfrido Sozzi|titolo=Breve storia della città di Cesena|anno=1972|editore=Circolo culturale "Rodolfo Morandi"|città=Cesena|cid=Sozzi|SBN=RAV0294607}}
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|titolo=Giovanni X|url=https://w2.vatican.va/content/vatican/it/holy-father/giovanni-x.html|accesso=3 novembre 2015|editore=vatican.va}}
* {{Cita web|titolo=Ioannes X|editore=documentacatholicaomnia.eu|url=http://www.documentacatholicaomnia.eu/01_01_0914-0928-_Ioannes_X.html|accesso=3 novembre 2015|lingua=la}}, Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici.
* {{Cita web|titolo=Cronotassi dei Vescovi di Ravenna|url=http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/28021/CRONOTASSI_DEI_VESCOVI_DI_RAVENNA.pdf|accesso=3 novembre 2015|editore=webdiocesi.chiesacattolica.it|formato=PDF|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150108150817/http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/28021/CRONOTASSI_DEI_VESCOVI_DI_RAVENNA.pdf|dataarchivio=8 gennaio 2015}}
* {{Cita web|titolo=Canone XV del Concilio di Nicea I|url=http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/__PG.HTM|accesso=3 novembre 2015|editore=Biblioteca Digitale IntraText|lingua=la, ita}}
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[[Categoria:Morti assassinati]]
[[Categoria:Cardinali nominati da Sergio III]]
[[Categoria:Saeculum obscurum]]