Papa Giovanni X: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua|
{{Papa della Chiesa cattolica
|nome=Papa Giovanni X
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|elezione = marzo [[914]]
|insediamento= marzo [[914]]
|fine pontificato = 27 maggio [[928]]
|cardinali=[[:Categoria:Cardinali nominati da Giovanni X|vedi categoria]]
|predecessore=[[papa Lando]]
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|luogo di nascita = [[Tossignano]]
|consacrato = [[904]] da [[papa Sergio III]]
|data di morte = [[
|luogo di morte = [[Roma]]
|sepoltura =
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|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Epoca = 900
|Attività = papa
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|Attività3 = cardinale
|Nazionalità = italiano
|FineIncipit = è stato il 122º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal marzo [[914]] al 27 maggio [[928]]
}}
==Biografia==
=== Carriera ecclesiastica ===
Secondo le ''Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano'', Giovanni
La svolta per la carriera ecclesiastica di Giovanni avvenne proprio grazie ai conti di Tuscolo<ref>Secondo [[Liutprando di Cremona]] Teodora era divenuta amante dello stesso Giovanni.</ref>, quando questi spinsero [[papa Sergio III]] (904-911) a nominarlo [[arcidiocesi di Bologna|vescovo di Bologna]], sede che però Giovanni non governò mai<ref>{{Cita|Liutprando|p. 828}}.</ref>. Verso la fine del 904 Cailone morì<ref>{{Cita web|autore =|url =http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/28021/CRONOTASSI_DEI_VESCOVI_DI_RAVENNA.pdf |titolo =Cronotassi dei Vescovi di Ravenna, file pdf sul sito della diocesi|accesso =7/1/2015|editore =|data =|urlmorto =sì|urlarchivio =https://web.archive.org/web/20150108150817/http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/28021/CRONOTASSI_DEI_VESCOVI_DI_RAVENNA.pdf|dataarchivio =8 gennaio 2015}}</ref>, permettendo a Giovanni di occupare la ben più prestigiosa sede di [[Arcidiocesi di Ravenna-Cervia|Ravenna]], diocesi che guidò dal 905<ref name=:1 /> fino all'elezione papale<ref name=":2">{{Cita|Rendina|p. 315}}.</ref>. Nel 907 papa Sergio III lo nominò [[cardinale]], ma il [[titolo cardinalizio]] assegnatogli è rimasto ignoto<ref>{{miranda|bios907.htm#Giovanni|Giovanni}}</ref>.
=== L'elezione al Soglio ===
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=== Il pontificato ===
==== La costruzione delle alleanze (914-915) ====
Nonostante l'appoggio dell'aristocrazia fosse risultato determinante per la sua elezione, Giovanni X non fu un pontefice fantoccio, ma anzi, fu l'ultimo papa a far valere il suo potere anche sulla nobiltà romana, prima di una lunga serie di pontefici "cortigiani"<ref name=":2" />. Giovanni fu infatti un convinto sostenitore della necessità che l'autorità spirituale (il papa) e quella temporale (l'imperatore) si potessero sostenere reciprocamente contro l'anarchia feudale che dilagava nell'Europa del IX secolo, e quindi anche nel ''[[Regno d'Italia (Sacro Romano Impero)|Regnum Italicum]]''. La sua posizione si riscontra in una serie di epistole indirizzate a [[Berengario del Friuli|Berengario I del Friuli]]:
{{Citazione|Nelle lettere quinta e sesta, dirette l'una allo stesso Berengario [del Friuli]), l'altra ai vescovi [[
[[File:Berengario emperador.jpg|thumb|Ioanne Palatio, ''Berengario I imperatore'', incisione in ''Aquila Saxonica Sub Qua Imperatores Saxones'', 1673.]]
Una delle sue prime decisioni politiche fu quella di stringere un'alleanza con [[Alberico I di Spoleto|Alberico I]], Marchese di [[Camerino]], allora ''dominus'' del [[Ducato di Spoleto]] e dell'intera [[Italia centrale]]<ref>In quanto marito di [[Marozia]], figlia di Teofilatto e Teodora. Vedi: {{Cita|Arnaldi
Per affermare invece l'indipendenza della Santa Sede dall'aristocrazia romana, Giovanni volle ripristinare l'autorità imperiale. Formalmente il titolo apparteneva al provenzale [[Ludovico il Cieco|Ludovico III]] (887-928), che però, sconfitto e accecato (da cui il soprannome di Ludovico il Cieco) da [[Berengario del Friuli]] (ca. 850-924) nel corso della guerra per la corona d'Italia, a causa della sua menomazione non era più in grado di mantenere la sua autorità sull'Italia e sulla Chiesa<ref name=":2" />. Dall'[[888]] Berengario cinse la corona d'Italia. Fu proprio al monarca italiano che il papa offrì la corona imperiale. Nonostante la sua posizione non fosse di primo piano<ref>Berengario aveva in realtà sconfitto Ludovico III, ma è pur vero che il 24 settembre 899 il suo esercito era stato annientato dagli Ungari nella battaglia del Brenta, e quella posizione di debolezza gli impedì, fino a tutto il pontificato di [[Papa Sergio III|Sergio III]] (904-911), di aspirare alla corona imperiale.</ref>, Berengario rappresentava l'unico feudatario italiano che avesse qualche pretesa valida al trono imperiale. Inoltre, a parere del Brezzi<ref>Paolo Brezzi, ''La civiltà del Medio Evo europeo'', Ed. Eurodes, 1978, p. 50.</ref>, la nomina imperiale di Berengario doveva essere, per il papa, l'espressione di un gioco di forze inteso a contrapporre le influenze politiche locali e spoletine con quella di un'autorità esterna a Roma. Invitato dunque a Roma, l'incoronazione dell'ormai sessantenne re d'Italia avvenne nei primi giorni di dicembre del 915 in [[Antica
==== Difesa dell'Italia e della cristianità dai Saraceni ====
{{Vedi anche|Battaglia del Garigliano (915)}}
Se fino alla morte di Berengario la situazione all'interno del ''Regnum Italiae'' poteva dirsi sotto controllo, non era così al di là dei suoi confini. L'[[Europa orientale]] era devastata dalle incursioni degli [[Magiari|Ungari]], mentre il [[Europa settentrionale|Nord]] era dilaniato dalle scorrerie dei [[Vichinghi]]. Tuttavia il pericolo maggiore per la [[Penisola italiana]] era costituito dai [[Saraceni]], che con i loro continui assalti alle coste erano progressivamente penetrati anche nell'interno, giungendo già nell'846, sotto il pontificato di [[Papa Sergio II|Sergio II]], a saccheggiare le
{{Citazione|Infatti avevano fondato una colonia fortificata sul monte Garigliano, ove custodivano abbastanza al sicuro le mogli, i bambini prigionieri e ogni suppellettile.|{{Cita|Liutprando|p. 826, cap. 44}}|In monte quippe Gareliano munitionem constituerant, in quo uxores, parvulos captivos, omnemque suppellectilem satis tuto servabant|lingua = Latino|lingua2 = Italiano}}
Giovanni X era dunque deciso a stroncare una volta per tutte la minaccia saracena. Con un felice sforzo diplomatico, l'energico pontefice riuscì a riunire le forze dei vari principati italiani contro il nemico comune, coalizzando le truppe pontificie con le milizie dei Ducati del Centro-Sud ([[Spoleto]], [[Gaeta]], [[Napoli]], [[Salerno]] e [[Benevento]]<ref name=":5">{{Cita|Rendina|p. 316}}.</ref>), la
Per concentrare il nemico in un'unica posizione, la Lega cristiana attaccò gli insediamenti saraceni in [[Tuscia]] (Sutri), a [[Trevi]] e in [[Sabina]], costringendoli a confluire lungo le rive del [[Garigliano]], dove nel giugno del 915 furono sconfitti definitivamente in una [[Battaglia del Garigliano (915)|battaglia campale]] dalla coalizione guidata da Alberico e dallo stesso Giovanni X<ref name=":6">{{Cita|Gregorovius|p. 884}}.</ref>. La Lega cristiana ottenne una vittoria talmente netta<ref>{{Cita libro|autore = Liutprando da Cremona|titolo = Antapodosis|anno = |editore = |città = |posizione = Libro II|capitolo = 54}}</ref> da scongiurare definitivamente nuove mire dei musulmani sulla Penisola<ref name=":4" />. Gregorovius narra, in toni enfatici, l'impresa del pontefice e il suo ritorno a Roma:
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==== Governo della Chiesa e relazioni esterne (915-924) ====
[[File:Emperor Leo VI detail.jpg|miniatura|[[Mosaico]] raffigurante l'imperatore Leone VI a [[Santa Sofia (Istanbul)|Santa Sofia]], a [[Istanbul]].]]
Passato il pericolo esterno, Giovanni si poté concentrare sul governo della Chiesa. Oltre ad intervenire in seno a diatribe sorte nella Chiesa franca<ref name=":1" />, il pontefice dovette prendere posizione anche nelle questioni matrimoniali dell'[[Imperatori bizantini|imperatore bizantino]] [[Leone VI il Saggio|Leone VI]] (886-912) il quale, pur di avere un erede maschio, si era sposato per la quarta volta, contraendo un matrimonio considerato alla stregua di [[Concubinato|concubinaggio]] da parte del clero bizantino. Entrato dunque in contrasto con il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|patriarca]] [[Nicola I Mistico|Nicola il Mistico]], Leone VI lo depose ma, dopo la morte dell'imperatore (912), Nicola entrò a far parte del [[consiglio di reggenza]] in nome di [[Costantino VII Porfirogenito]], il figlio avuto da quel quarto matrimonio. Nicola, per salvare l'unità dell'Impero e mantenere la concordia con la Chiesa bizantina, giunse ad una formula di compromesso, che condannava, come principio generale, il
Nel periodo in cui la sua autorità fu maggiormente riconosciuta, Giovanni si adoperò per rafforzare la propria posizione nei territori dell'ex impero carolingio, presiedendo sinodi tramite legati, oppure intrattenendo relazioni con i vescovi d'oltralpe. Ne sono esempio le lettere che inviò ai [[Arcidiocesi di Rouen|vescovi di Rouen]] e di [[Arcidiocesi di Reims|Reims]] sul modo di trattare i [[Normanni]] convertiti al cristianesimo, nonché la presidenza assunta nel sinodo di [[Hohenaltheim]] sulla riforma dei costumi ecclesiastici<ref>{{Cita|Kelly|p. 212}}.</ref>.
Negli anni di tranquillità seguiti alla sconfitta dei [[Saraceni]] Giovanni X poté tra l'altro procedere al completamento della ricostruzione della [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Basilica del Laterano]], in parte distrutta da un terremoto verificatosi negli ultimi anni del secolo precedente e non ancora interamente restaurata, e al potenziamento della ''schola cantorum''<ref>{{Cita|Kelly|p. 213}}.</ref>. Assegnò la [[Diocesi di Cesena-Sarsina|cattedra vescovile di
[[File:Marozia.jpg|thumb|Marozia, disegno tratto da Franco Cesati, ''I Misteri del Vaticano o la Roma dei Papi'', vol.1, 1861]]
==== Arresto, detenzione e morte (925-926) ====
In una tale situazione politica Giovanni X riuscì a mantenere la pace interna per quasi dieci anni, fino a quando, il 7 aprile 924<ref name=":3" />, Berengario fu assassinato a [[Verona]] dalla fazione che sosteneva [[Rodolfo di Francia|Rodolfo di Borgogna]] quale imperatore. Il potere imperiale, che si era mantenuto saldo negli anni e che aveva garantito a Giovanni X il mantenimento del controllo su Roma e il libero esercizio del suo magistero spirituale, veniva ora meno. La scomparsa di Berengario e la mancanza di un pretendente potente che potesse succedere in tutta tranquillità all'imperatore assassinato rigettò nel caos più completo il Regno d'Italia, e permise all'aristocrazia romana di riprendere il sopravvento sul pontefice.
Nel frattempo erano però morti anche i principali alleati del Papa nell'aristocrazia romana, Teofilatto (920 ca.) e Teodora (916), mentre il nuovo re d'Italia, [[Ugo di Provenza]], era stato eletto dai principi elettori a [[Pavia]] nel luglio del 926 senza chiedere l'assenso papale<ref name=":8">{{Cita|Rendina|p. 318}}.</ref>. Giovanni X ora non aveva nessun alleato su cui poter contare. Così, nominò il fratello Pietro Console di Roma e Duca di Spoleto<ref name=":1" />. Nello stesso anno fu ordita una congiura contro il pontefice, che Giovanni sventò. Sull'effettivo [[Alberico I di Spoleto#Alberico di Spoleto nella storiografia|ruolo di Alberico]] nel colpo di mano gli storici sono divisi. La vera mente della congiura, [[Marozia]], attese di trovare un alleato migliore per soggiogare il volitivo pontefice. Nel [[925]], o [[926]], si risposò con il Duca di Toscana, [[Guido di Toscana|Guido]] (fratello di Ugo di Provenza), il quale disponeva di un proprio esercito<ref name=":8" />.
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</ref><ref name=":11">{{Cita|Sestan-Bosisio|p. 209}}.</ref>.
La situazione politica, che era rimasta stabile per circa un anno, precipitò nel [[927]]: approfittando del fatto che il papa e suo fratello Pietro erano fuori Roma, Marozia e Guido chiusero le porte dell'Urbe impedendo così al pontefice e al Re d'Italia di rientrare<ref name=":11" />; l'alleanza tra il papa e l'imperatore era infatti troppo pericolosa per i progetti di Marozia di dominio dell'Urbe, e d'altra parte anche Guido aveva tutto l'interesse a contenere la potenza temporale della Chiesa (impersonata dal fratello del papa, Pietro)<ref>P. Brezzi, cit., p. 54.</ref>. Ugo di Provenza, di fronte a una situazione che vedeva coinvolti in prima persona il fratello e la cognata, preferì non intervenire e ritornò a Pavia, lasciando soli Giovanni e Pietro<ref name=":11" />. Nel dicembre dello stesso 927
Sulle cause della sua morte sono state proposte varie ipotesi: nelle ''Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano'' è scritto che Giovanni fu soffocato con un guanciale dallo stesso Guido<ref name=":8" /><ref>{{Cita|Benacci|p. 160}}.</ref>, mentre Gregorovius (basandosi su [[Liutprando di Cremona|Liutprando]]) ritiene che il deposto pontefice fosse morto per [[inedia]] o per [[strangolamento]]<ref name="
▲Sulle cause della sua morte sono state proposte varie ipotesi: nelle ''Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano'' è scritto che Giovanni fu soffocato con un guanciale dallo stesso Guido<ref name=":8" /><ref>{{Cita|Benacci|p. 160}}.</ref>, mentre Gregorovius (basandosi su [[Liutprando di Cremona|Liutprando]]) ritiene che il deposto pontefice fosse morto per [[inedia]] o per [[strangolamento]]<ref name="Cita|Gregorovius|p. 890"/>.
== Note ==
<references/>
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<references group="E" />
;Moderna
* {{DBI|nome=ALBERICO di Spoleto|nomeurl=alberico-di-spoleto|autore=[[Girolamo Arnaldi]]|volume=1|anno=1960|cid=Arnaldi 1960}}
* {{
* [[Cesare Baronio]], ''Annales ecclesiastici'', in: {{Cita libro|autore = Cesare Baronio|titolo=Annales Ecclesiastici Caesaris Baronii|curatore=[[Augustin Theiner]]|editore=Barri-Ducis-Guerin et sociis|città=Torino|anno=1868|volume=15|url=https://archive.org/stream/annalesecclesias15barouoft#page/n7/mode/2up|accesso=3 novembre 2015|SBN=
* {{Cita libro|autore = Giuseppe Benacci|titolo = Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano|anno = 1840|editore = Tipografia Benacci|città = Imola|url = https://archive.org/stream/bub_gb_Uh6v9And48UC#page/n0/mode/2up|accesso = 3 novembre 2015|SBN =
* {{Cita libro|autore = Karl Bihlmeyer ed Hermann Tuechle|titolo = Il Medioevo|anno = 1960|editore = Morcelliana|città = Brescia|collana = Storia della Chiesa|volume = 2|edizione = 2|curatore = Igino Rogger|SBN =
* {{Cita libro|Tommaso Di Carpegna Falconieri|titolo = Guido, conte marchese di Camerino, duca marchese di Spoleto, re d'Italia, imperatore|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|data = 2004|volume = 61|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-conte-marchese-di-camerino-duca-marchese-di-spoleto-re-d-italia-imperatore_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso = 30 ottobre 2015|SBN=
* {{Cita libro|autore = [[Claudia Gnocchi]]|titolo = Giovanni X|collana=Enciclopedia dei Papi|editore= Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|data = 2000|volume=2|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-x_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|accesso = 3 novembre 2015|SBN=
* {{Cita libro|autore=Ferdinand Gregorovius|titolo=Storia della città di Roma nel Medioevo|editore=
* {{Cita libro|autore = John N.D. Kelly|titolo = Vite dei papi|anno = 1995|editore = EDIZIONI PIEMME Spa|città = Casale Monferrato|ISBN = 88-384-2290-7|curatore = Antonella Riccio, Erio Castellucci, Fabrizio Capanni|annooriginale = 1986|cid = Kelly}}
* {{Cita libro|autore=[[Gaetano Moroni]]|titolo=Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni|editore=Tipografia Emiliana|città=Venezia|anno=1845|volume=31|url=https://books.google.it/books?id=x2YAAAAAMAAJ&printsec=frontcover&vq#v=onepage&q&f=false|accesso=3 novembre 2015|SBN=
* {{Cita libro|autore = [[Claudio Rendina]]|titolo = I Papi - storia e segreti|anno = 2005|editore = Newton&Compton editori|città = Roma|SBN =
* {{Cita libro|autore = Ernesto Sestan e Alfredo Bosisio|titolo = L'Alto Medioevo|anno = 1967|editore = Istituto geografico De Agostini|città = Novara|collana = Storia Universale|volume = 3|SBN =
* {{Cita libro|autore=Sigfrido Sozzi|titolo=Breve storia della città di Cesena|anno=1972|editore=Circolo culturale "Rodolfo Morandi"|città=Cesena|cid=Sozzi|SBN=RAV0294607}}
== Voci correlate ==
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[[Categoria:Morti assassinati]]
[[Categoria:Cardinali nominati da Sergio III]]
[[Categoria:Saeculum obscurum]]
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