Figlio dell'uomo: differenze tra le versioni
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Nell'ebraico dell'Antico Testamento, questa locuzione presenta più di una sfumatura semantica. In moltissimi casi, tuttavia, indica soltanto un essere umano e perciò molti traduttori scrivono semplicemente "uomo"; tra l'altro, ricordiamo:
* in Ez {{passo biblico|Ez|2,1|libro=no}} e nelle successive istanze di questo libro indica esplicitamente il profeta per evidenziare "l'uomo nella sua dimensione di fragilità e mortalità, sottolineando la distanza e il contrasto con la potenza di Dio" <ref>''La Bibbia Via, Verità e Vita'', Edizioni San Paolo 2009, p. 1803.</ref>,
* in Sal {{passo biblico|Sal|8,5|libro=no}}, {{passo biblico|Sal|146,3|libro=no}} e Ger {{passo biblico|Ger|49,18|libro=no}} {{passo biblico|Ger|49,33|libro=no}} indica genericamente ogni essere umano,
* analogamente in Sal {{passo biblico|Sal|144,3|libro=no}} (con ben-ʿenòhsh) indica ogni “figlio dell'uomo mortale”
L'espressione "Figlio dell'Uomo" acquista un significato particolare in Dn {{passo biblico|Dan|7,13-14|libro=no}}, una pericope che recita:
{{Citazione|Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivanoː il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto}}
Molti commentatori considerano questa figura misteriosa una personificazione dei "santi dell'Altissimo", di cui Daniele parla nei successivi versetti 18, 22 e 27, ma già la letteratura giudaica apocalittica lo intende come una figura messianica. Essa, quindi, è stata intesa dalla tradizione e dalla [[Chiesa cristiana delle origini|Chiesa primitiva]], come il ''[[trait-d'union]]'' tra l'[[Antico Testamento|Antico]] ed il [[Nuovo Testamento]], in quanto la [[ascensione di Gesù|salita al cielo di Gesù]] sarebbe l'adempiersi preciso e puntuale della profezia di Daniele.
Questa opinione resta a tutt'oggi condivisa dalla maggior parte del mondo cristiano.
Molto interessante, anche se controverso, l'utilizzo del titolo "Figlio dell'Uomo" nel ''Libro delle Parabole'', la seconda sezione del [[Libro di Enoch]]. Secondo Paolo Sacchi "il Libro delle Parabole è datato con sicurezza a circa l'anno 30 a.C. e vi appare una figura chiamata Figlio dell'Uomo che ha le seguenti caratteristiche: è una persona, non una collettività; ha natura
== Nuovo Testamento ==
Nel [[Nuovo Testamento]] l'appellativo "Figlio dell'Uomo" si riferisce sempre a [[Gesù]] ed è uno dei titoli con il quale egli stesso molte volte preferisce auto-designarsi, in segno di adempimento delle profezie. Per esempio cfr. Matteo 8,20.
Nei [[Vangelo|Vangeli]] sinottici ricorre 66 volte, incluso Giovanni ricorre circa 80 volte, quante nel [[Libro di Ezechiele]]; al di fuori di essi ricorre in At {{passo biblico|At|7,56|libro=no}}, in Eb {{passo biblico|Eb|2,6|libro=no}}, e tre volte in Ap {{passo biblico|Ap|1,9|libro=no}}, [[Visione del figlio dell'uomo|{{passo biblico|Ap|1,13|libro=no}}]] e {{passo biblico|Ap|14,14|libro=no}}.
Questa locuzione pone l'attenzione sul fatto che Gesù sia anche un essere umano essendo ''nato da una donna'', [[Maria (madre di Gesù)|Maria]] che l'ha concepito e partorito (cfr. Gal {{passo biblico|Gal|4,4|libro=no}} e Lc {{passo biblico|Lc|1,34-36|libro=no}}), sebbene con
In altri termini questa espressione vuole puntualizzare lo stretto legame di parentela esistente fra Gesù Cristo e il genere umano oltreché ovviamente essere tesa ad esaltare la sua funzione salvifica (in virtù del passo di Dn {{passo biblico|Dan|7,13|libro=no}}).
Non può sfuggire una certa affinità (per assonanza e contenuto) con altri due titoli attribuiti a Gesù:
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{{Citazione|Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio|I Gv 4,15}}
Nei Vangeli l'espressione "Figlio dell'Uomo", appare sempre pronunciata da Gesù che stando a quanto possiamo dedurre da Mc {{passo biblico|Mc|8,29-31|libro=no}} e Mc {{passo biblico|Mc|14,61-62|libro=no}} la doveva ritenere particolarmente importante per chiarire il senso delle profezie che andava ad adempiere in parole e opere.
{{cn|Gli studiosi cristiani la ritengono come un ''modo discreto''}} al quale Gesù ricorreva per rivendicare con forza la sua messianicità ma nel contempo usando l'accortezza di non allarmare i suoi ascoltatori.
Questa considerazione di fondo giustifica il fatto che essa sia utilizzata in un ampio e vario spettro di ''ambiti d'uso'':
* in Mc {{passo biblico|Mc|8,38|libro=no}} è collegata all'idea del trionfo escatologico: ''“… anche il Figlio dell'Uomo si vergognerà di lui …”'',
* in Mc {{passo biblico|Mc|8,31|libro=no}} si parla della ineluttabilità delle sofferenze: ''“E cominciò ad insegnar loro che il Figlio dell'Uomo doveva molto soffrire …”'',
* in Mc {{passo biblico|Mc|2,27-28|libro=no}} è legata alla realtà immediata di Gesù che predica ed opera miracoli: ''“E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato; perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato»”.''
Non dimentichiamo che peraltro il suo modo di parlare doveva apparire enigmatico a molti degli ascoltatori (cfr. Gv {{passo biblico|Gv|12,34|libro=no}} ''“Chi è questo Figlio dell'Uomo?”).''
In Gv 3.14, Gesù Cristo compie un parallelismo fra il Figlio dell'Uomo e il serpente di bronzo (Numeri 21,39) che Mosè fece costruire per tenere lontani i veri serpenti velenosi che uccidevano fra il popolo di Israele. In Ap 1.15-16, si trova la descrizione del Figlio dell'Uomo come uno che ha piedi di bronzo fuso a fuoco e una bocca dalla quale sporge una spada affilata dai due lati, metafora possibile della lingua biforcuta di un serpente. E Gesù afferma che si dovranno affidare al Figlio dell'Uomo, così come Mosè dovette affidarsi al serpente di bronzo.
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Nella letteratura apocalittica offerta dal profeta Daniele, l'espressione ebraica בר אנש Bar-'enash, traducibile come ''Colui che possiede le qualità di Adamo ''prima'' della cacciata dal [[Giardino dell'Eden]]'', era senza peccato, incorruttibile (senza divenire) e immortale (Lettera gli Ebrei 4,15).
Solamente quando il Gesù Cristo
Perciò, "Figlio dell'uomo" è uno dei nomi col quale il Messia stesso si chiamò, per far comprendere a tutti la sua incarnazione in un corpo umano ed espiare così i peccati dell'uomo (Is 53,10). "Figlio dell'uomo" è inteso come "stirpe dell'uomo" (Adam) o "genere umano": con la resurrezione dai morti vincere la morte una volta per sempre, per non morire mai più (Sal 16,8-10).
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Secondo i teologi cattolici, questo libro, appartenente al canone ebraico ([[Tanak]]), alla sezione degli scritti ([[Ketuvim]]), ha dato luogo all'uso dell'espressione "figlio dell'uomo" riferito al [[Messia]] atteso dal popolo ebraico.
Oltre ai numerosi passi in cui Gesù chiama sé stesso come il "Figlio dell'Uomo", parlando in prima persona, i Vangeli hanno diversi passi in cui l'Evangelista, parlando in terza persona, sceglie di chiamare Gesù in questo modo: Gv 9,35-38, e nei tre sinottici, Mt 26, 63-64; Mc 14, 61-62; Lc 22, 66-69, dove proclama nel corso del [[Processo di Gesù|processo davanti al Sinedrio]]. Nella narrazione evangelica, Gesù era il Messia di Dio e il Figlio dell'Uomo presente nelle profezie, e fu condannato per non aver mai negato questa verità.
{{quote|Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.|Matteo 5,17-20}}
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== L'interpretazione del Gesù storico ==
Secondo il teologo [[Géza Vermes]], uno dei maggiori studiosi del [[Gesù storico]] e di controtendenza, l'espressione "Figlio dell'uomo" sarebbe
Nel [[Libro di Daniele]], non sarebbe usata per una singola persona, ma per l'insieme dei "Santi dell'Altissimo" (Vermes: 181), e l'interpretazione messianica del Libro di Daniele (Figlio dell'uomo= Messia) sarebbe del II° secolo, quindi non del profeta. Parimenti, nel Vangelo non avrebbe un carattere titolare (Vermes:197).
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== Bibliografia ==
* Delbert Burkett, ''The Son of Man Debate: A History and Evaluation'', Cambridge, Cambridge University Press, 2000.
* Mogens Muller, ''The Expression Son of Man and the Development of Christology: A History of Interpretation'', New York, Routledge 2012.
* Geza Vermes,
== Voci correlate ==
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{{Cristologia|state=collapsed}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|cristianesimo}}
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